Dolce mamma, dolce culla.
Onorata da quell’arte del passato,
incastonata nelle meraviglie
raccontata maestosa
da inchiostri indelebili.
La mia dolce mamma,
la mia dolce culla.
Cambiar non devi tu dolce mamma
nata quasi perfetta
dal cuore e dall’ardore
di quei nonni combattenti.
Ardore dimenticato,
per una storia ormai scritta.
Posati come semi
ormai spenti di pensiero
da un sospiro lento
veniamo trascinati.
Se solo tu potessi
sapere che potresti salvare noi
cedendo un poco
della tua grande umiltà
agli animi gelidi
e chiusi nel proprio io.
Fai aprire gli occhi che non vedono
fai capire loro
che nessuno mai può essere
così prigioniero
di tanti pregi, astuzie e furbizie
da negare ai figli tuoi
la solidarietà
e l’uguaglianza
che un popolo unito crea.
Perdona dolce mamma
noi che solo da vecchi testi
sappiamo che quegli eroi
coraggiosi, puri,
nell’animo e nel pensiero lo erano.
Noi fieri di essere figli di Italia
torniamo a pensare che
possiamo cambiare
solo se sappiamo
che noi possiamo.
Andrea Lastella, IV H
ITIS “Enrico Fermi” – Frascati