Dolce mamma, dolce culla. Onorata da quell’arte del passato, incastonata nelle meraviglie raccontata maestosa da inchiostri indelebili. La mia dolce mamma, la mia dolce culla. Cambiar non devi tu dolce mamma nata quasi perfetta dal cuore e dall’ardore di quei nonni combattenti. Ardore dimenticato, per una storia ormai scritta. Posati come semi ormai spenti di pensiero da un sospiro lento veniamo trascinati. Se solo tu potessi sapere che potresti salvare noi cedendo un poco della tua grande umiltà agli animi gelidi e chiusi nel proprio io. Fai aprire gli occhi che non vedono fai capire loro che nessuno mai può essere così prigioniero di tanti pregi, astuzie e furbizie da negare ai figli tuoi la solidarietà e l’uguaglianza che un popolo unito crea. Perdona dolce mamma noi che solo da vecchi testi sappiamo che quegli eroi coraggiosi, puri, nell’animo e nel pensiero lo erano. Noi fieri di essere figli di Italia torniamo a pensare che possiamo cambiare solo se sappiamo che noi possiamo. Andrea Lastella, IV H ITIS “Enrico Fermi” – Frascati