Famiglie e bambini venuti da lontano

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COMUNE DI FERRARA
ISTITUZIONE DEI SERVIZI EDUCATIVI
SCOLASTICI E PER LE FAMIGLIE
U.O. Politiche Familiari e Genitorialità
in collaborazione con
Servizio Statistico del Comune di Ferrara
FAMIGLIE E BAMBINI VENUTI DA LONTANO
Uno sguardo dentro la comunità ferrarese
ricerca a cura di Ebe Quintavalla
elaborazioni statistiche a cura di Stefania Agostini
PROGETTO “DIVENTARE GENITORI LONTANO DA CASA”
Piano di Zona di Ferrara
COMUNE DI FERRARA
ISTITUZIONE DEI SERVIZI EDUCATIVI
SCOLASTICI E PER LE FAMIGLIE
U.O. Politiche Familiari e Genitorialità
in collaborazione con
Servizio Statistico del Comune di Ferrara
FAMIGLIE E BAMBINI VENUTI DA LONTANO
Uno sguardo dentro la comunità ferrarese
ricerca a cura di Ebe Quintavalla
elaborazioni statistiche a cura di Stefania Agostini
PROGETTO “DIVENTARE GENITORI LONTANO DA CASA”
Piano di Zona di Ferrara
La redazione del volume è stata curata da
GIFT – Unità di Documentazione “S. Andreoli”
In particolare, per i testi Sara Cambioli e per le figure Michele Rossoni
Le foto in copertina sono tratte dall’esperienza della Scuola della Domenica
e del Corso d’italiano dello Spazio Bambini Piccola Casa.
Questo volume è stato stampato presso TipoLito San Giorgio - Ferrara
Dicembre 2008
Indice
Presentazione
Alessandra Chiappini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
Obiettivi e limiti di un lavoro di ricerca
Ebe Quintavalla . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
Un’indagine statistica sui minori stranieri a Ferrara a fine 2005
Stefania Agostini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
Uno sguardo dentro la comunità ferarrese
ricerca a cura di Ebe Quintavalla
I cittadini e le cittadine stranieri nel contesto della
popolazione ferrarese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
Le famiglie straniere nel quadro cittadino . . . . . . . . . . . . . . . . 28
I minori stranieri che vivono con i genitori a Ferrara . . . . . . . . . . 40
Alcune riflessioni e qualche indicazione di lavoro . . . . . . . . . . . 45
Appendice 1
a cura di Tullio Monini
Il Progetto “Diventare Genitori Lontano da casa”
del Piano di Zona di Ferrara . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49
Appendice 2
a cura di Laura Lepore
Diventare madri “lontano da casa”
I focus group con le mamme straniere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55
Presentazione
di Alessandra Chiappini
Presidente Istituzione per i Servizi Educativi, Scolastici e per le Famiglie - Comune
di Ferrara
Credo sia innegabile che l’immigrazione si vada attestando come il fenomeno
connotante la nostra contemporaneità o, meglio, la nostra quotidianità. Le
condizioni che lo supportano, fra le quali guerre, carenza di opportunità
lavorative, povertà, persecuzioni politiche, non certo in via di alleggerimento,
convincono che tale situazione non si diluirà nel prossimo futuro.
La piena coscienza di questo fenomeno e la conoscenza dei connotati specifici
che esso assume sul proprio territorio costituiscono certamente il primo
importante strumento per una comunità che aspiri all’efficacia della gestione
e a un fruttuoso servizio. Una comunità consapevole, dunque, non può non
attrezzarsi per comprendere e monitorare la situazione con mezzi adeguati
La presente ricerca, che risponde a questa logica, è stata fortemente voluta
dall’U. O. Politiche Familiari e Genitorialità dell’Istituzione Servizi Educativi,
Scolastici e per le Famiglie del Comune di Ferrara, che l’ha realizzata in stretta
e valida collaborazione con l’Ufficio Statistica Comunale. Lo strumento
ottenuto è anche prodotto qualificante del progetto Diventare genitori
lontano da casa che, all’interno del Piano di Zona comunale, ha consentito
di aumentare le conoscenze disponibili sulle famiglie immigrate con bambini
e di sperimentare modalità estremamente innovative di intervento, quali i
corsi di italiano per mamme straniere con bambini piccoli. Grazie al concorso
del Centro Territoriale permanente, diretto dal prof. Giovanni Fioravanti, è
stato possibile consolidare e qualificare queste sperimentazioni e arricchire
il progetto con un corso di italiano per donne straniere a bassa scolarità,
altrimenti relegate all’esclusione di fatto dalle dinamiche della socialità,
in quanto prive del primario strumento di comunicazione. Tutte queste
iniziative integrano l’ormai tradizionale Scuola della Domenica per bambini
arabi a rischio di perdita totale della lingua di origine e ci pare davvero
importante evidenziare e valorizzare la collaborazione fra tanti soggetti
diversi, diversi nelle competenze e nelle responsabilità ma accomunati dal
medesimo modello operativo e valoriale. Allo stesso modo, è confortante
constatare e apprezzare come l’indagine, oltre che dello strumento statistico,
si sia valsa del rapporto di dialogo con i soggetti più sensibili del fenomeno
migratorio, vale a dire le mamme di bimbi in tenerissima età, attraverso i
focus group realizzati dal Centro per le Famiglie grazie alla determinante
collaborazione della dr.ssa Laura Lepore dell’Unità Operativa Integrazione
della stessa Istituzione.
I dati rilevati a Ferrara, pur nella specificità di taluni aspetti, rimarcano
5
le tendenze più generali dell’immigrazione nel nostro Paese. Fra queste
appaiono con chiarezza la femminilizzazione dei flussi e la tendenza alla
stanzializzazione, anche grazie ai ricongiungimenti familiari, che stemperano
marcatamente l’aspetto esclusivamente lavoristico o quello, meno frequente,
prettamente politico, dell’emigrazione.
Poiché si è convinti che la mobilità internazionale, e quella migratoria in
primis, stia diventando sempre più strumento ed espressione di democrazia
reale, in quanto consente di aspirare almeno potenzialmente a una più
efficace esigibilità dei propri diritti fondamentali al di fuori da situazioni
originarie che li negano, credo sia necessario e indemandabile adoperarsi
affinché tali potenzialità si attualizzino al meglio.
Sono gratissima a Ebe Quintavalla per aver messo a disposizione della nostra
città la sua ben nota competenza e la sua straordinaria generosità. E’ per
noi un’ennesima prova della sua vicinanza alle nostre attività e alle nostre
attitudini, e ragione, al tempo stesso, di grande soddisfazione e di speranza
in tempi per molti aspetti così difficili.
6
Obiettivi e limiti di un lavoro di ricerca
di Ebe Quintavalla
ricercatrice e sociologa, Parma
Questo piccolo dossier1, che ci auguriamo possa via via arricchirsi e
perfezionarsi nel corso dei prossimi anni, è parte integrante del progetto
“Diventare Genitori Lontano da casa”, promosso e coordinato dal Centro per le
Famiglie di Ferrara nel quadro del Piano di Zona 2005-2007 2.
Suo obiettivo è quello di rendere disponibile agli Enti e agli operatori dei
diversi servizi che si occupano di famiglie, genitorialità e infanzia uno
strumento conoscitivo dinamico, dialogante e di facile lettura, in grado di
fornire un essenziale quadro del fenomeno dell’immigrazione straniera nel
comune di Ferrara per quanto riguarda in particolare le famiglie straniere
con figli in età evolutiva.
Una rappresentazione che possa offrire quindi alcuni spunti in più per
riflessioni mirate sul nuovo scenario sociale che si sta disegnando nella
nostra città con la presenza dei “nuovi cittadini e delle famiglie venute da
lontano”. Una rappresentazione tesa anche ad aprire spazi di confronto sullo
sviluppo di politiche e opportunità che siano sempre più attente a mettere
in campo strategie di inclusione volte ad incontrare diritti, bisogni, problemi
ma anche aspirazioni, desideri e progetti che questa nuova realtà ci presenta.
Un confronto che deve essere attraversato da un interrogativo di fondo:
quale responsabilità hanno gli adulti, e più complessivamente la comunità
territoriale, verso la nascita e la crescita dei bambini e dei ragazzi in un
contesto sociale multiculturale in grado di offrire a tutti, quelli autoctoni e
quelli “arrivati”, opportunità adeguate e necessarie per il loro sviluppo?
Come può essere condivisa meglio questa responsabilità anche fra Servizi ed
operatori, e diventare sempre più una progettualità comune, dove ciascuno
fa la sua parte in un’ottica di reciprocità?
Anche se il fenomeno dell’immigrazione non è nuovo né sconosciuto
nella nostra storia, quando assume proporzioni così ampie e in continuo
aumento, rischia di essere percepito come una specie di invasione sociale
Alla redazione del dossier hanno contribuito Liliana Guidetti e Tullio Monini del Centro per le Famiglie
e Caterina Malucelli del Servizio Statistica del Comune di Ferrara. In particolare sono particolarmente
debitrice verso Liliana Guidetti che mi ha sostenuto nell’impegnativo lavoro di impostazione e stesura
del report e ha rivisto e discusso a più riprese i dati statistici su cui esso si basa.
1
2
Il progetto “Diventare genitori lontano da casa” (v. Appendice 1) oltre alla formazione degli operatori
e alla sperimentazione di servizi innovativi per bambini e genitori stranieri, si è proposto di approfondire
la realtà della presenza straniera a Ferrara con l’indagine statistica presentata da questo dossier e con
alcuni focus group con donne immigrate di diverse culture sintetizzati nella seconda appendice di
questa pubblicazione.
7
da cui difendersi, in quanto mette in crisi, in modo rapido e imprevedibile,
assetti organizzativi e relazionali collaudati vissuti come stabili sia dalla
popolazione autoctona che dallo stesso sistema dei welfare locali.
Non vi è dubbio, peraltro, che il tema della migrazione sia un problema
all’ordine del giorno per la società ferrarese, non solo in quanto il numero di
stranieri presenti nel nostro territorio sta rapidamente aumentando, portando
progressivamente il comune di Ferrara agli stessi livelli della regione; ma
soprattutto perché la loro vita quotidiana, le loro strategie di convivenza e la
formazione delle famiglie hanno introdotto stili relazionali e pratiche di cura
che stanno già modificando la fisionomia della nostra comunità.
Per questo è necessario, innanzitutto, cercare di leggere i cambiamenti in
atto in modo condiviso per cogliere i nodi di criticità più pesanti e i passaggi
più difficili che queste nuove famiglie della migrazione devono affrontare,
sostenendo ed affiancando tutte le strategie possibili volte a co-costruire,
mantenere e sviluppare inclusione sociale. Un’inclusione attiva su cui far
convogliare ogni risorsa possibile tesa sia ad individuare e prevenire forme di
disagio e di difficoltà che possono innescare percorsi involutivi senza ritorno,
sia ad evitare problemi di conflitto sociale o di devianza che comporterebbero
serie problematiche di convivenza e di sicurezza sociale.
Scopo di questa pubblicazione è dunque quello di “cominciare a costruire”
uno strumento essenziale, che potremmo chiamare “di minima”, per una
più mirata osservazione dei cambiamenti che stanno avvenendo nella
comunità ferrarese in presenza della nuova realtà migratoria, a partire dai
dati socio-demografici che riguardano minori e famiglie.
Per realizzare questa ricerca, abbiamo chiesto la collaborazione del Servizio
Statistica comunale, con l’idea di avvicinarci il più possibile alla realtà dei
minori stranieri e delle loro famiglie che risiedono a Ferrara, pur consapevoli3
del fatto che il fenomeno migratorio è caratterizzato da una forte mobilità e da
“aree” di sommerso, e che quindi non è facilmente rilevabile e sintetizzabile
con le sole fonti statistiche (che per quanto accurate di per sé non sono in
grado di dare completamente conto della realtà degli stranieri presenti sul
nostro territorio). Il Servizio Statistica ha compiuto per noi una ricognizione
mirata delle informazioni disponibili su tutti i minori “stranieri” o con un
genitore straniero inseriti in anagrafe comunale al 31 dicembre 20054.
A partire da questo primo lavoro si potranno successivamente mettere in
relazione, dati socio-demografici, dati di attività dei servizi che già le diverse
Le statistiche sugli stranieri non possono infatti che riguardare quelli in regola con il permesso di
soggiorno e quindi non riguardano quelli che ne sono sprovvisti che come noto sono un numero del
tutto significativo.
3
4
Dal momento che l’indagine del Servizio Statistica è riferita al 31 dicembre 2005, la maggioranza dei
dati statistici utilizzati nel presente dossier si riferiscono per ragioni di omogeneità all’anno 2005
8
istituzioni raccolgono, nonché esperienze e riflessioni dei diversi luoghi
operativi in cui si incontrano o si incrociano pezzi della realtà migratoria.
L’obiettivo più modesto che caratterizza l’avvio di questo percorso e di
questo primo dossier, è invece quello di mettere in circuito solo i dati socio/
demografici elaborati secondo un’ottica progettuale ed operativa, tesa a dare
un supporto conoscitivo ragionato ai Servizi che si occupano di famiglie,
genitorialità e infanzia.
I dati essenziali che presentiamo, “di minima” come dicevamo, presuppongono
già la ricerca e l’individuazione di indicatori significativi condivisi e fortemente
ancorati alle riflessioni e ai vissuti degli stessi “migranti”. Migranti assunti
nei loro tratti comuni di persone venute d’altrove attraverso percorsi faticosi
ma anche nelle loro diverse provenienze geoculturali, nelle loro differenze di
genere e di età per cui non possono essere visti secondo logiche omologanti.
Solo partendo da riflessioni approfondite fra i diversi attori (quale esito di
letture statistiche, osservazioni e relazioni con il mondo della migrazione) si
possono attivare azioni mirate che siano espressione di una cultura costruita
insieme, il cui riferimento è la valorizzazione delle differenze, l’inclusione
sociale, il diritto alle pari opportunità, la messa in campo di azioni positive.
Una cultura, dunque, che possa innescare un interesse positivo ed un’attenzione
accogliente verso genitori, bambini e famiglie venute da lontano e quindi aiutare
a superare o almeno a stemperare stereotipi e pregiudizi che rischiano di
accomunare, in unico blocco indifferenziato, quanti provengono da paesi
stranieri diversi.
9
Un’indagine statistica sui minori stranieri a Ferrara a fine 2005
a cura di Stefania Agostini
ricercatrice Servizio Statistica del Comune di Ferrara
La presenza straniera a Ferrara sta conoscendo una rapida crescita: negli
ultimi 10 anni gli stranieri residenti sono quintuplicati (senza tenere
conto, per mancanza di dati, delle presenze irregolari e clandestine e delle
domiciliazioni temporanee), e ne sono profondamente mutate anche le
caratteristiche demografiche e familiari. Dieci anni fa gli stranieri residenti a
Ferrara erano poco più di 1.000, le famiglie con stranieri 734 e le famiglie di
stranieri appena 476; un terzo erano asiatici, un quarto provenivano da Paesi
dell’Unione Europea, il 12,4% dall’Africa settentrionale e solo il 10,0% dagli
altri Paesi Europei. La presenza di famiglie con un nucleo, con o senza altre
persone, era abbastanza consistente, complessivamente il 36% delle famiglie
con almeno un componente straniero, proprio per la prevalenza di gruppi
etnici, come gli asiatici, che mantengono le loro strutture familiari anche nei
paesi di immigrazione o ne creano di nuove.
A partire dal 2002, a seguito dei provvedimenti che hanno consentito la
regolarizzazione di molti stranieri, l’immigrazione straniera ha subito
un’accelerazione, in particolare dai Paesi dell’Est europeo e dal Nordafrica,
ma si è trattato inizialmente soprattutto di singoli alla ricerca di un lavoro,
che solo in seguito si sono ricongiunti con la loro famiglia o ne hanno creata
una nuova. Secondo i dati più recenti in nostro possesso (31-12-2006), dei
quasi seimila stranieri residenti, che rappresentano il 4,4% dei ferraresi, circa
la metà (48%) viene dai Paesi Europei non appartenenti all’UE-255, il 12%
dall’Africa settentrionale e il 17% da Paesi asiatici. Hanno ricominciato ad
aumentare le famiglie con almeno un componente straniero costituite da
un nucleo (coppie con o senza figli o nucleo monogenitore); l’immigrazione
straniera tende dunque a stabilizzarsi anche per effetto dei ricongiungimenti
familiari e cresce la presenza dei bambini stranieri nelle scuole.
Negli anni più recenti, l’immigrazione a Ferrara è diventato quindi un
fenomeno di indubbio rilievo che tocca ormai tutti gli aspetti della società
civile, e si può sicuramente affermare che sta aumentando anche l’influenza
che le caratteristiche demografiche e sociali delle diverse comunità etniche
Al 31.12.05 appartengono all’UE-25: Italia, Austria, Belgio, Cipro, Danimarca, Estonia,
Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi
Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Spagna,
Svezia e Ungheria. Nel 2007 l’UE si è ulteriormente ampliata, includendo anche Bulgaria e
Romania, ma, dal momento che l’indagine al centro di questo lavoro risale a fine 2005, si è
preferito considerare la situazione in essere in tale periodo.
5
11
hanno sul complesso della popolazione ferrarese.
Innanzi tutto occorre ricordare che proprio l’aumento dell’immigrazione
straniera è stata la causa principale dell’inversione di tendenza della
popolazione residente, che negli ultimi anni ha registrato incrementi
dell’entità complessiva, dopo quasi trent’anni di contrazione.
Fig. 1
Fig. 1bis
La ricerca di un lavoro è certamente il motivo che determina la presenza
straniera, come si può osservare dalle figure 1 e 1 bis. Sono, infatti, le classi di
età lavorative quelle numericamente più consistenti in questo contingente.
Pertanto, la struttura per età degli stranieri è più giovane e di conseguenza la
popolazione straniera ha un tasso di mortalità inferiore e un tasso di natalità
superiore rispetto al resto dei residenti.
Le donne sono nel complesso in numero superiore rispetto agli uomini,
ma con notevoli differenze fra le diverse nazionalità, anche a motivo del
tipo di attività per la quale i cittadini di quella nazionalità hanno maggiori
possibilità di trovare un impiego: netta la superiorità femminile per ucraine,
polacche, nigeriane, rumene e moldave, mentre tunisini, camerunesi,
marocchini e albanesi sono principalmente uomini. Non si può parlare di
prevalenza di un sesso sull’altro per alcune comunità, come quella cinese,
che tradizionalmente si insediano nel nuovo paese mantenendo le strutture
familiari o costituendone di nuove.
Nell’ultimo decennio la presenza straniera a Ferrara è stata interessata, oltre
che dall’intensificarsi dei flussi migratori, dalla crescente presenza di famiglie
straniere (fig. 2). Questo processo di stabilizzazione appare legato a progetti
migratori di medio-lungo periodo.
12
Le famiglie con almeno un componente straniero sono quasi triplicate, sia
per effetto dell’arrivo a Ferrara di familiari dal Paese d’origine, sia per la
costituzione di nuovi nuclei.
Fig. 2 – Numero famiglie residenti nel comune di Ferrara. Anagrafe al 31/12/2005
famiglie residenti a Ferrara
con almeno un componente
straniero
componenti
della
famiglie stranieri
famiglia
1
1.313
1.313
2
714
1.089
3
442
935
4
309
896
5
111
419
6
40
186
7
12
58
8
2
16
10 o più
4
30
totale
2.947
4.942
famiglie composte
da soli stranieri
famiglie composte
sia da stranieri che
italiani
famiglie
stranieri
famiglie
stranieri
1.313
375
229
182
72
28
6
2
2
1.313
750
687
728
360
168
42
16
21
0
339
213
127
39
12
6
0
2
0
339
248
168
59
18
16
0
9
2.209
4.085
738
857
NB. Al totale degli stranieri ne vanno aggiunti 72 che, vivendo in comunità, portano il totale a 5014 (fonte
al 31.12.05).
Aumentano le famiglie con almeno un componente straniero, sia quelle
costituite da coppie (con o senza figli) che quelle monogenitoriali, a conferma
della stabilizzazione della presenza straniera nel nostro comune (fig. 3)
Anche le strutture familiari sono ovviamente differenti: rispetto alle famiglie
di soli italiani, quelle con o di stranieri sono più spesso unipersonali (ma con
la differenza che si tratta di persone giovani), monogenitoriali, composte da
coppie conviventi con o senza la presenza di figli e di altra tipologia, spesso
formate da persone che convivono principalmente per motivi abitativi. In
aumento il numero di minori stranieri (fig. 4) e, di conseguenza, quello delle
famiglie con minori.
Sono questi ultimi gli aggregati oggetto principale della presente ricerca;
su di essi sono perciò state approfondite le analisi, con elaborazioni anche
molto complesse, proprio allo scopo di rispondere alle esigenze della ricerca
che vuole riflettere sui nuovi scenari sociali conseguenti all’immigrazione
straniera, osservando i cambiamenti che stanno avvenendo nella nostra
13
comunità e analizzando in particolare la realtà e le problematiche connesse
all’esercizio della genitorialità e ai percorsi di sviluppo evolutivo dei minori
stranieri.
Aumentano le famiglie con almeno un componente straniero, sia quelle costituite da coppie
(con o senza figli) che quelle monogenitoriali, a conferma della stabilizzazione della presenza
straniera nel nostro comune (fig. 3)
Fig.3 -3Distribuzione
- Distribuzione
percentuale
famiglie
per
tipologia.
Fig.
percentuale
delle famigliedelle
per tipologia.
Anno
2005
Anno 2005
60,0
Tot. famiglie
con stranieri
50,0
di stranieri
40,0
30,0
20,0
10,0
0,0
Persone sole
Coppie coniugate
Coppie
coniugate+figli
Coppie conviventi
Un genitore+figli
Coppie
conviventi+figli
(anche del conv.)
Altra tipologia
Anche le strutture familiari sono ovviamente differenti: rispetto alle famiglie di soli italiani,
quelle con o di stranieri sono più spesso unipersonali (ma con la differenza che si tratta di
persone
giovani),
monogenitoriali,
coppie conviventi
con o senza
la presenza
di 2005,
La ricerca
è partita
dagli composte
archivi da
anagrafici
comunali
al 31
dicembre
figli e di altra tipologia, spesso formate da persone che convivono principalmente per motivi
nei quali
sono registrati
tutti
i residenti
a Ferrara
e dai quali
è stato
possibile
In aumento
il numero di
minori
stranieri (fig.
4) e, di conseguenza,
quello
delle faabitativi.
costruire
l’archivio delle famiglie residenti.
miglie
con minori.
Sono
ultimi
gli aggregati attenzione
oggetto principale
presente ricerca;
su di essi sono perSi èquesti
posta
particolare
alledella
famiglie
con componenti
stranieri,
ciò state approfondite le analisi, con elaborazioni anche molto complesse, proprio allo scopo
per
le
quali
è
stato
necessario
effettuare
verifiche
e
aggiustamenti;
infatti, a
di rispondere alle esigenze della ricerca che vuole riflettere sui nuovi scenari sociali consevolteall’immigrazione
le relazioni di
parentela
fra ii cambiamenti
componenti
esatte,
sia
guenti
straniera,
osservando
che non
stannosono
avvenendo
nella
no-a causa
stra
comunità e analizzando
in particolare
la realtà
le problematiche
connessetrascrivibili
all’esercizio nella
di imprecisioni
nei nomi
stranieri,
none sempre
facilmente
della genitorialità e ai percorsi di sviluppo evolutivo dei minori stranieri.
nostra lingua, sia per alcune leggi anagrafiche, che limitano la trascrizione
di atti stranieri di natalità e matrimonio. Queste verifiche, molto complesse
e laboriose, non vengono effettuate nella tradizionale elaborazione annuale
delle famiglie, ma in questa occasione le abbiamo ritenute fondamentali per
avere una visione il più possibile reale delle famiglie straniere, soprattutto di
quelle con minori.
Con questo studio si è quindi cercato di rappresentare nel modo più
14
8
completo la presenza crescente di famiglie straniere con minori, viste nelle
loro peculiarità e nelle loro interdipendenze con il quadro demografico
La
ricerca è partita
dagli archivi
complessivo
della nostra
città. anagrafici comunali al 31 dicembre 2005, nei quali sono
strati tutti i residenti a Ferrara e dai quali è stato possibile costruire l’archivio delle fam
residenti.
Fig.
Ferrara. Dati
Fig.44-- Stranieri
Stranieri minorenni
minorenni residenti nel comune di Ferrara.
Dati al
al 31.12.05
31.12.05
Stranieri minorenni residenti al 31/12/05 nel Comune di Ferrara
M
F
1.000
900
800
700
600
500
400
300
200
100
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
0
Si è posta particolare attenzione alle famiglie con componenti stranieri, per le quali è sta
cessario effettuare verifiche e aggiustamenti; infatti, a volte le relazioni di parentela
componenti non sono esatte, sia a causa di imprecisioni nei nomi stranieri, non sempre
mente trascrivibili nella nostra lingua, sia per alcune leggi anagrafiche, che limitano l
scrizione di atti stranieri di natalità e matrimonio. Queste verifiche, molto complesse e
riose, non vengono effettuate nella tradizionale elaborazione annuale delle famiglie, m
questa occasione le abbiamo ritenute fondamentali per avere una visione il più possibile
delle famiglie straniere, soprattutto di quelle con minori.
Con questo studio si è quindi cercato di rappresentare nel modo più completo la pre
crescente di famiglie straniere con minori, viste nelle loro peculiarità e nelle loro interd
denze con il quadro demografico complessivo della nostra città.
15
UNO SGUARDO DENTRO
LA COMUNITÀ FERRARESE
ricerca a cura di Ebe Quintavalla
I CITTADINI E LE CITTADINE STRANIERI
NEL CONTESTO DELLA POPOLAZIONE FERRARESE
Breve inquadramento della popolazione ferrarese complessiva 6
I tratti salienti della struttura della popolazione ferrarese sono noti da
tempo, a partire dal suo progressivo “invecchiamento” che indubbiamente
ne costituisce uno dei tratti più rilevanti, assieme ad un tasso di natalità tra i
più bassi dell’intero Paese.
In particolare a fine 2005, come si può osservare dalla figura 5, gli abitanti del
comune di Ferrara sono complessivamente 132.471 (61.908 Maschi e 70.563
Femmine), di cui 5.014 stranieri, pari al 3,8% della popolazione.
Sempre con riferimento a tutta la popolazione comunale, i ragazzi e le ragazze
in età minore (0/17 anni) sono 15.128 pari all’11,4% della popolazione, mentre
le persone anziane (ultrasessantacinquenni) sono 34.891 pari al 26,5% della
popolazione complessiva, identificando Ferrara come la città più vecchia
della regione. Da notare, anche, come nell’ambito della coorte anziana le
donne rappresentano il 61% del totale, una percentuale che raggiunge l’80%
tra le persone ultraottantenni.
Fig. 5 - Popolazione residente a Ferrara per fasce di età.
Dati al 31.12.2005
fasce di età
n° persone
0/17
15.128
% sul totale
della
popolazione
11,4
18/34
23.008
17,3
35/54
40.625
30,6
55/64
18.819
14,2
65 e oltre
34.891
26,5
totale
132.471
100%
Fonte: Istat/demo, popolazione italiana al 31.12.2005
Come si può vedere, la struttura per età della popolazione ferrarese segnala
dunque un forte peso dell’età adulta ed anziana che, dai 55 anni in su,
rappresenta ben il 40,7% con un investimento procreativo fra i più contenuti,
6
La fonte dei dati statistici forniti nel presente capitolo, quando non indicata diversamente dalle
Tabelle, è l’Annuario statistico 2006 “Ferrara in cifre” , giugno 2007
19
così come confermato anche dal basso peso che ha la popolazione minorile
che, come si è visto, rappresenta l’ 11,4% della popolazione a fronte di un
valore medio regionale del 14,8 (Fonte Istat/demo).
I dati 2005 sono, peraltro, la risultante di un doppio movimento demografico:
il calo progressivo della popolazione residente che ha caratterizzato per molti
anni Ferrara e che solo nel 2002 ha lasciato spazio ad un, seppur contenuto,
trend di incremento della popolazione, cui certamente ha contribuito il
forte aumento del flusso migratorio registrato negli stessi anni e un lieve
incremento delle nascite, cui ha senza dubbio notevolmente contribuito
anche la stessa popolazione straniera.
Gli stranieri residenti a Ferrara nel panorama regionale e nazionale7
Al fine di consentire un inquadramento essenziale del fenomeno migratorio
nella realtà ferrarese, appare opportuno contestualizzarlo nella realtà
provinciale, regionale e nazionale, in modo da avere alcuni essenziali termini
di confronto.
Al 31 dicembre 2005 risultano dunque residenti nel comune di Ferrara 5.014
stranieri (di cui 2.202 maschi e 2.812 femmine) pari al 3,8% della complessiva
popolazione comunale (fig. 6 e 7). Si tratta di un valore che, nonostante gli
incrementi in corso, conferma ancora la nostra città come quella con il più
basso tasso di immigrazione nella regione Emilia Romagna essendo gli altri
capoluoghi attestati da tempo su percentuali superiori al 6%.
Fig. 6 - Popolazione residente nel comune di Ferrara tra il 1995 e il 2007.
1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007
totale residenti
135.135 134.297 133.270 132.681 132.127 131.713 131.032 130.169 131.135 131.907 132.471 133.214 133.591
totale nati nell’anno 722
735
746
801
728
815
842
828
858
893
887
962
936
stranieri residenti
935 1.067 1.137 1.268 1.468 1.741 2.128 2.428 3.018 4.120 5.014 5.875 6.938
% stranieri
0,7
0,8
0,9
1
1,1
1,3
1,6
1,9
2,3
3,1
3,8
4,4
5,2
Fonte: Servizio Statistica del Comune di Ferrara
Alla stessa data, in provincia di Ferrara risiedono 13.444 stranieri pari, anch’essi,
al 3,8% della popolazione totale, confermando così la stessa posizione del
comune di Ferrara nella graduatoria dei flussi migratori presenti sul territorio
regionale.
Le fonti statistiche dei dati riportati nel presente capitolo sono, quando non indicati diversamente,
l’Annuario statistico 2006 - Ferrara in cifre, giugno 2007 e, per quanto riguarda i dati nazionali e
regionali, L’immigrazione straniera in Emilia Romagna nel 2005, Clueb 2007.
7
20
935
% stranieri
1.067 1.137 1.268 1.468 1.741 2.128 2.428 3.018 4.120 5.014 5.875 6.9
0,7
0,8
0,9
1
1,1
1,3
1,6
1,9
2,3
3,1
3,8
4,4
5
Fonte: Servizio Statistica del Comune di Ferrara
A fine 2005, risiedono invece nella regione Emilia Romagna 289.013 stranieri,
Alla
data,
in provincia
di Ferrara
risiedono 8),
13.444
stranieri
anch’essi,
al 3,8% d
pari stessa
al 6,9%
della
popolazione
regionale(fig.
valore
che lapari,
colloca
al
popolazione
totale,
stessa posizione
del comune
di Ferrara nella grad
secondo posto
nellaconfermando
graduatoria così
dellelaregioni
italiane quanto
ad incidenza
toria
dei
flussi
migratori
presenti
sul
territorio
regionale.
di stranieri, preceduta solo dalla Lombardia (7%).
Fig.
Fig.77--Residenti
Residentinel
nelcomune
comunedidiFerrara
Ferraraalal31/12/2007
31/12/2007
140.000
stranieri
italiani
130.000
120.000
110.000
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
100.000
Complessivamente in Italia risiedono nello stesso anno 2.402.157 stranieri,
statistiche
dei dati riportati
nel presente
capitolo sono, quando
non fra
indicati
diversamente, l’Ann
pari al Le
5%fonti
della
popolazione
nazionale,
una percentuale
peraltro
le più
statistico 2006 - Ferrara in cifre, giugno 2007 e, per quanto riguarda i dati nazionali e regionali, L'immigrazione strani
basseRomagna
dell’Unione
Europea
che presenta, sempre nel 2005, un valore medio
Emilia
nel 2005,
Clueb 2007.
del 7% corrispondente ad oltre 20 milioni di individui con provenienze
anche diverse da quelle del panorama immigratorio italiano e con una
stabilizzazione decisamente più consolidata.
Come già accennato, i flussi migratori stranieri nel comune di Ferrara hanno
assunto un importante significato solo a partire dal 2002, quando cioè si è
passati da 2.128 stranieri del 2001 alle 5.014 unità presenti, appunto, a fine
2005, con un aumento in quattro anni pari al 135%, in coincidenza certamente
non casuale con le nuove procedure che hanno consentito ricongiungimenti
familiari e stabilizzazione dei flussi migratori italiani. 8
1
8
Legge n. 189 del 30 luglio 2002 “Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di asilo”
conosciuta come legge Bossi – Fini.
21
A fine 2005, risiedono invece nella regione Emilia Romagna 289.013 stranieri, pari al 6,9% d
Se, come detto,
il fenomeno8),
dell’immigrazione
straniera
si presenta
popolazione
regionale(fig.
valore che la colloca
al secondo
postoa Ferrara
nella graduatoria d
con un italiane
certo ritardo
e in
ancora
contenuto,
rispetto solo
sia aldalla
complessivo
regioni
quanto
admodo
incidenza
di stranieri,
preceduta
Lombardia (7%).
panorama regionaleinche
nazionale,
tuttavia
tenuto
il trendpari al 5% d
Complessivamente
Italia
risiedonovanello
stesso
anno presente
2.402.157che
stranieri,
di aumento nazionale,
segnalato tra
2002 e il 2005
identifica
come
la città Europea
popolazione
unail percentuale
peraltro
fra leFerrara
più basse
dell’Unione
emiliana con
gli incrementi
più
significativi
di popolazione
straniera
corso
presenta,
sempre
nel 2005, un
valore
medio del
7% corrispondente
ad in
oltre
20 milioni di in
e
non
è
difficile
prevedere
un
possibile
avvicinamento
in
tempi
brevi
agli
vidui con provenienze anche diverse da quelle del panorama immigratorio italiano e con
altri territori regionali.
stabilizzazione
decisamente più consolidata.
Fig. 88 - -Stranieri
residenti
nel comune
di Ferrara,
nella provincia
di Ferrara,
regione
Fig.
Stranieri
residenti
nel comune
di Ferrara,
nella provincia
di nella
Ferrara,
nella regione Em
Emilia Romagna.
Dati in percentuale
al 31.12.05
Romagna.
Dati in percentuale
al 31.12.05
percentuale di stranieri rispetto alla popolazione
8
7
6,9
6
5
4
3,8
3,8
comune di Ferrara
provincia di Ferrara
3
2
1
0
regione Emilia-Romagna
Come
già accennato,
flussi migratori
stranieri
nel comune
di Ferrara
hanno assunto un
Al 31 dicembre
2006,i infatti,
la popolazione
straniera
registrata
in anagrafe
portante
significato
solo
a
partire
dal
2002,
quando
cioè
si
è
passati
da
2.128
stranieri del 2
comunale, raggiunge già le 5.875 unità, pari al 4,4% della popolazione
alle
5.014 unitàcon
presenti,
appunto,del
a fine
conall’anno
un aumento
in quattro
anni pari al 135%
complessiva,
un incremento
18%2005,
rispetto
precedente
e il dato
coincidenza
certamente
non
casuale
con
le
nuove
procedure
che
hanno
consentito
ricongi
raggiunto a fine 2007 è di 6.938 unità, con un ulteriore incremento rispetto al
1
gimenti
2006 delfamiliari
18%. e stabilizzazione dei flussi migratori italiani.
Se, come detto, il fenomeno dell’immigrazione straniera si presenta a Ferrara con un certo
tardo e in modo ancora contenuto, rispetto sia al complessivo panorama regionale che na
nale, va tuttavia tenuto presente che il trend di aumento segnalato tra il 2002 e il 2005 ide
fica Ferrara come la città emiliana con gli incrementi più significativi di popolazione s
niera in corso e non è difficile prevedere un possibile avvicinamento in tempi brevi agli a
territori regionali.
Al 31 dicembre 2006, infatti, la popolazione straniera registrata in anagrafe comunale, r
giunge già le 5.875 unità, pari al 4,4% della popolazione complessiva, con un increme
del 18% rispetto all’anno precedente e il dato raggiunto a fine 2007 è di 6.938 unità, con un
teriore incremento rispetto al 2006 del 18%.
22
Provenienza dei cittadini stranieri residenti a Ferrara 9
I cittadini e le cittadine stranieri residenti a Ferrara a fine 2005 provengono
per il 48% dai paesi dell’Est europeo e dai Balcani e più complessivamente
dai paesi non appartenenti all’UE 25, seguiti dagli africani (19,5%) e dagli
asiatici (16,3%) di cui, quelli provenienti dal Marocco e dalla Cina, hanno
costituito la più significativa presenza già attorno al 2000.
Oggi la comunità in assoluto più presente a Ferrara è quella Ucraina, 745
persone nel 2005 e ben 916 nel 2006, o meglio delle donne ucraine, quasi tutte
assistenti familiari che costituiscono oltre l’85% di tale popolazione.
Segue la comunità albanese con 657 unità (diventata 754 nel 2006), più
equilibrata nel rapporto maschi/femmine in quanto è stata un’immigrazione
maschile ma, quasi contemporaneamente, anche familiare, nel senso che le
mogli hanno raggiunto presto i mariti; poi quella moldava e quella rumena,
mentre è al 5° posto (anche per il 2006) quella marocchina che tuttavia viene
percepita dai Servizi sociali ed educativi come una delle più numerose.
Quest’ultima comunità, infatti, essendo da più tempo presente sul territorio
cittadino, ha indubbiamente raggiunto un radicamento e una stabilizzazione
familiare che hanno “prodotto” filiazioni già nei primi anni 2000 e di cui né
dà conto il numero significativo di minori, in particolare quelli della fascia
0/6 anni, che appunto già in tali anni frequentavano i servizi per l’infanzia
ferraresi.
La figura 9 e il relativo istogramma (fig. 10) mostrano con chiarezza la mappa
geoculturale rappresentata dai primi 12 paesi di provenienza degli immigrati
residenti a Ferrara.
Il panorama delle diverse provenienze presenta, peraltro, un quadro più
frastagliato se si considerano i dati delle famiglie in cui sono presenti
minori, anziché quelle formate da singoli individui. Ciò consentirà infatti
una più precisa caratterizzazione di genere e familiare della realtà migratoria
presente a Ferrara a fine 2005.
Per quanto riguarda le fasce d’età che caratterizzano la popolazione straniera,
emerge una situazione che, per quanto soggetta ad evoluzioni non del tutto
prevedibili in tempi lunghi, si contraddistingue (rispetto al totale della
popolazione residente) per una presenza di stranieri molto accentuata nella
fasce dei giovani, degli adulti e in quella minorile.
In concreto, assumendo come riferimento gli stranieri presenti a Ferrara nel
2005, si evidenzia che più del 56% ha meno di 34 anni (mentre è del 27,7% la
percentuale riferita alla stessa coorte di età calcolata su tutta la popolazione
I dati statistici riportati nel capitolo sono prevalentemente riferiti all’anno 2005 e sono tratti da “Gli
stranieri nel comune di Ferrara, anno 2005, Quaderno sulla famiglia n. 7; per il 2006 la fonte è l’
“Annuario statistico 2006, “ Ferrara in cifre” , giugno 2007.
9
23
comunale,) il 37% ha una età compresa fra i 35 e i 54 anni (a fronte del 30,6%
se la percentuale viene calcolata su tutta la popolazione comunale) e, infine,
solo il 6,8% ha più di 55 anni, contro il 40,7% di tutta la popolazione comunale
compresa in tale fascia di età.
Fig. 9 - Stranieri residenti a Ferrara per i primi 12 paesi di provenienza. Dati al 31.12.2005
% sul
di cui Femmine
totale
di cui
n°
% sul
degli
Maschi
persone totale
stranieri
Ucraina
745
14,8
94
651
87,5
Albania
657
13,1
375
282
43
Moldavia
429
8,5
179
250
58
Romania
379
7,5
157
222
59
Marocco
336
6,7
201
135
40
Per
quanto
riguarda
le
fasce
d’età
che
caratterizzano
la
popolazione
straniera,
emerge una siCina
235
4,7
125
110
47
tuazione che, per quanto soggetta ad evoluzioni non del tutto prevedibili in tempi lunghi, si
Tunisia
203
4
140
63
31
contraddistingue (rispetto al totale della popolazione residente) per una presenza di stranieri
Filippine
155
3
68
87
56
molto accentuata nella fasce dei giovani, degli adulti e in quella minorile.
Nigeria
145
2,8
57
88
60 si evidenzia
In concreto, assumendo come riferimento gli stranieri presenti a Ferrara nel 2005,
Polonia
139
2,7
19
120
86alla stessa coche più del 56% ha meno di 34 anni (mentre è del 27,7% la percentuale riferita
orte
di
età
calcolata
su
tutta
la
popolazione
comunale,)
il
37%
ha
una
età
compresa
Camerun
131
2,6
82
49
37 fra i 35 e i
54Grecia
anni (a fronte del 30,6% se123
la percentuale
viene
calcolata
su
tutta
la
popolazione
2,4
72
51
41,4 comunale)
paese di
provenienza
n° totale
e,
infine,
il 6,8%
ha piùdi di
55 anni,
contro
il 40,7% di
tutta
la popolazione
comunale comFonte:
Gli solo
stranieri
nel comune
Ferrara
- Anno
2005, Quaderni
sulla
famiglia
n. 7, anno 2006
presa in tale fascia di età.
Fig.1010- Stranieri
- Stranieri
residenti
a Ferrara
per12i paesi
primidi12
paesi di provenienza.
Dati al 31.12.2005
Fig.
residenti
a Ferrara
per i primi
provenienza.
Dati al 31.12.2005
Paese di provenienza degli stranieri
745
657
379
336
131
ci
a
123
G
re
er
un
on
ia
139
Po
l
N
ig
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ne
ia
145
C
am
155
pi
a
ni
si
a
203
Tu
C
in
ia
co
oc
M
ar
vi
a
ia
an
R
om
da
M
ol
an
Al
b
U
cr
ai
na
235
Fi
lip
429
Zone di residenza della popolazione straniera
24
La distribuzione della popolazione straniera nei quartieri della città evidenzia una forte concentrazione soprattutto nelle zone più “popolari” del centro storico e nelle aree di più vecchio
Zone di residenza della popolazione straniera
La distribuzione della popolazione straniera nei quartieri della città
evidenzia una forte concentrazione soprattutto nelle zone più “popolari”
del centro storico e nelle aree di più vecchio insediamento, dove il mercato
dell’affitto, che mette in circuito anche molti alloggi fatiscenti, è comunque
più abbordabile e dove abitano i molti anziani presso cui lavorano le tante
assistenti familiari dell’Est europeo.
In tali scelte abitative incide, ovviamente e non poco, la rete di solidarietà e
il “passaparola” fra connazionali, legati spesso da “catene migratorie” per
cui quello “arrivato prima” fa da facilitatore e apripista per la ricerca sia del
lavoro che dell’abitazione per chi “arriva dopo”.
In sostanza, come mostra la figura 11, le aree urbane di maggior insediamento
da parte di stranieri sono il Centro città, la circoscrizione Giardino-ArianuovaDoro (soprattutto la zona fra la stazione ferroviaria e via Oroboni), il quartiere
Via Bologna e le zone di Barco-Pontelagoscuro.
Fig. 11 - Distribuzione residenze stranieri nel territorio cittadino. Anno 2004
paese di provenienza
zona cittadina di maggior insediamento
Moldavia e Romania
Centro città
Via Bagaro
Maggior concentrazione nella zona tra stazione e via
Oroboni
Ucraina e Fed. Russa
Centro città
Via Bologna, S.Giorgio, Quacchio e Barco
Maggior concentrazione nella zona tra stazione e via
Oroboni
Albania
Zona fra via Bologna e Foro Boario,
via Oroboni, zona Grattacielo
Centro storico e zona medioevale
Barco e Pontelagoscuro
Algeria, Marocco e Tunisia
Via Verga
Zona Grattacielo
Via Carlo Mayr
Camerun e Nigeria
Zona Grattacielo
Zona Pontelagoscuro
Cina
Zona Grattacielo
Via Bologna
Polonia
Centro storico e zona medioevale
Fonte: Gli stranieri nel comune di Ferrara - Anno 2005 - Quaderni sulla famiglia - n. 7, anno 2006.
25
Fisionomia della popolazione straniera a Ferrara
In sintesi, la breve analisi appena fatta ci consegna:
• un flusso di immigrazione straniera ancora contenuto ma in
fortissima espansione dal 2002, proveniente in particolare dall’Est
europeo (Ucraina, Moldavia, Romania che costituisce oggi, come
ovunque in Italia, il più grosso serbatoio del “badantato”) e dai Balcani
(soprattutto Albania la cui immigrazione, iniziata come maschile e con
un impiego prevalente nel settore edilizio, ha visto progressivamente
molti ricongiungimenti familiari);
• tale flusso si è affiancato ad una immigrazione con una storia più antica
di insediamento, comunque datata poco prima del 2000, costituita
soprattutto da immigrati provenienti dai paesi asiatici (in particolare
da Filippine e Cina, di tipo femminile la prima, e di tipo familiare la
seconda, seppure con caratteristiche particolari in quanto nel caso della
Cina la crescita dei figli piccoli è stata “delegata” in modo prevalente ai
nonni rimasti nei paesi d’origine per consentire alle madri un massiccio
investimento lavorativo) e dal Maghreb, inizialmente a prevalenza
maschile, ma che ha visto progressivamente molti ricongiungimenti
familiari;
• una popolazione immigrata giovane (come ovunque in Italia): in media
30 anni per i maschi e 34 per le femmine (sulle quali indubbiamente
incide l’età delle badanti che come noto sono donne non giovanissime,
anche se le ultime arrivate, almeno in regione, sono significativamente
più giovani del primo blocco);
• una maggiore presenza di donne (pari al 56% del totale), la quale
presenta un incremento progressivo, soprattutto negli ultimi anni
(in linea con la tendenze regionale e nazionale), sia a motivo dei
ricongiungimenti familiari (questo non per le donne provenienti
dall’UE25) sia a motivo della nuova occupazione lavorativa “da
badante” che ha interessato in modo massiccio soprattutto le donne
dell’Est europeo, in particolare ucraine e polacche che sono oltre l’80%
degli immigrati provenienti da questi Paesi. Queste ultime hanno
un’età che si aggira mediamente sui 40 anni e pertanto molte sono
madri con un’esperienza matrimoniale in corso o alle spalle, anche se
ultimamente, come accennato sopra, stanno arrivando anche ragazze
nubili poco più che maggiorenni. Si tratta di giovani con chiari progetti
matrimoniali e che stanno “facendo famiglia” con italiani, e nel caso
specifico con ferraresi, come ci segnalano diverse ricerche sul nostro
territorio e su quello più ampio della provincia.
26
Tale preponderanza di donne ha ovviamente una forte correlazione con
la genitorialità, con i radicamenti e i traghettamenti familiari; ma anche
con fenomeni nuovi quali la gestione della “maternità a distanza” (che
riguarda un’alta percentuale di donne straniere, soprattutto dell’Est
europeo con figli, anche piccoli, lasciati nei paesi di provenienza) e
i ricongiungimenti familiari al femminile (figli che, senza i padri,
raggiungono le madri immigrate) che vanno progressivamente ad
ingrossare la realtà delle famiglie monogenitoriali.
• un aumento significativo di minorenni, in particolare con una presenza
sempre più forte nella prima infanzia (con molti bambini nelle fasce 0/3
e 3/6 anni, in gran numero nati in Italia e a Ferrara) e con una crescita
altrettanto significativa di preadolescenti ed adolescenti (10/17 anni),
in arrivo soprattutto dai paesi dell’Est europeo. Ragazze e ragazzi che,
come già detto, vengono a ricongiungersi a quelle tante madri che
stanno trasformando quello che doveva essere un progetto transitorio
di immigrazione “lavorativa” in un insediamento a lungo termine
o comunque in una opportunità da cogliere (in base alla normativa
vigente che consente ricongiungimenti automatici ai figli minorenni),
per un futuro lavorativo e di vita migliore da offrire ai propri figli.
• una distribuzione, nel tessuto cittadino, per aggregazioni geoculturali omogenee, che vede una forte concentrazione nella zona
fra la stazione ferroviaria e via Oroboni: situazione, questa, che sta
rappresentando una fonte di grosse criticità per il quartiere.
27
LE FAMIGLIE STRANIERE NEL QUADRO CITTADINO
Il quadro delle famiglie ferraresi
A fine 2005 risiedono complessivamente a Ferrara 61.147 famiglie con una
media di 2,2 componenti per nucleo.
In particolare e con specifico riferimento all’obiettivo del presente lavoro, la
composizione delle medesime presenta i seguenti connotati: 20.917 famiglie
pari al 34,2% del totale, sono monopersonali: di esse, quasi la metà è costituita
da anziani, soprattutto donne, che arrivano ad essere l’80% delle persone
ultraottantenni; 40.230 famiglie pari al 65,8% del totale, sono composte da
più persone per una media di 2,7 membri per nucleo; 12.255 famiglie pari al
20% del totale, hanno almeno un figlio minorenne (0/17). Di queste ultime,
4.481, pari al 7,3% di tutte le famiglie ferraresi, hanno almeno un bambino di
età 0/5 anni, mentre sono 7.774 le unità familiari, pari al 12,7%, e che hanno
un ragazzo/a di età 6/17 anni (fig. 12).
Fig. 12
12 -- Le
unun
figlio
in età
Fig.
Le famiglie
famiglieferraresi
ferraresicon
conalmeno
almeno
figlio
in minore.
età minore.
13%
nuclei familiari in cui non
sono presenti bambini
7%
nuclei familiari in cui sono
presenti bambini 0/5 anni
nuclei familiari in cui sono
presenti minori 6/17 anni
80%
28
Come si evince dai dati sopra riportati, peraltro complessivamente in
linea sia con il quadro regionale, nazionale che, più in generale, con quello
comunitario, siamo in presenza di un panorama costituito da famiglie molto
piccole (esattamente 2,16 componenti per nucleo), tra le quali si distingue
l’alto numero delle unipersonali in continuo aumento, in particolare quelle
costituite da anziani (soprattutto donne), quale esito dell’invecchiamento
della popolazione (nel ‘97 le unipersonali erano 15.446 a fronte delle 21.000
unità attuali). Emerge con chiarezza, inoltre, una realtà di nuclei familiari
con pochi figli (più precisamente con molti figli unici) e senza altri membri
oltre ai genitori con i propri figli, e di nuclei monogenitoriali, in particolare
quelli con figli in età 0/6 il cui genitore convivente è la madre. I dati analitici
delle nostre statistiche comunali ci dicono anche di un continuo aumento,
nel corso dell’ultimo decennio, dei nuclei monogenitoriali, in particolare
di quelli con bambini in età 0/6 e in cui è la madre l’unica figura adulta
presente.
Il quadro delle famiglie straniere a Ferrara
Un ulteriore dato che certamente contraddistingue oggi la struttura familiare
di Ferrara è il deciso aumento delle famiglie straniere, sia per quanto
riguarda quelle formate solo da stranieri che quelle formate da coppie miste.
Un aumento che è superiore, in percentuale, a quello delle singole persone,
a significare che siamo in presenza di un processo di “familiarizzazione” del
fenomeno migratorio che l’indagine condotta a 31 dicembre 2005 dal Servizio
Statistica consente di approfondire e di conoscere meglio.
A fine 2005, le famiglie costituite da soli stranieri o con almeno un
componente straniero residenti a Ferrara sono dunque 2.947, pari al 4,8 %
delle famiglie ferraresi (fig. 2 riportata di nuovo qui di seguito). Il numero
medio di componenti è di 1,7 persone per nucleo. Come già evidenziato
per la popolazione generale, anche le famiglie straniere vedono nel 2006 un
incremento significativo rispetto al 2005, pari al 14%.
Composizione e struttura delle famiglie straniere
Uno sguardo più analitico sulle famiglie straniere residenti a Ferrara ci
consegna ci fa osservare che 2.209 famiglie, pari al 75% del totale, sono
composte solo da stranieri di tutte le età e che 738 famiglie, pari al 25% del
totale, sono composte da persone italiane e persone straniere, le cosiddette
famiglie miste (anch’esse con componenti di tutte le età).
Per quanto riguarda la loro struttura possiamo ancora osservare che 1.313,
29
pari al 44,5%, del totale, sono monopersonali (si tratta quindi di stranieri che
vivono soli, e che 1.634 famiglie, pari al 55,5%, sono pluripersonali con una
media di 2,3 unità per nucleo.
Fig. 2 – Numero famiglie residenti nel comune di Ferrara. Anagrafe al 31/12/2005
famiglie residenti a Ferrara
con almeno un componente
straniero
famiglie composte
famiglie composte
sia da stranieri che
da soli stranieri
italiani
componenti
della
famiglie stranieri famiglie stranieri famiglie stranieri
famiglia
1
2
3
4
5
6
7
8
10 o più
1.313
714
442
309
111
40
12
2
4
1.313
1.089
935
896
419
186
58
16
30
1.313
375
229
182
72
28
6
2
2
1.313
750
687
728
360
168
42
16
21
0
339
213
127
39
12
6
0
2
0
339
248
168
59
18
16
0
9
totale
2.947
4.942
2.209
4.085
738
857
NB. Al totale degli stranieri ne vanno aggiunti 72 che, vivendo in comunità, portano il totale a 5.014 (fonte
al 31.12.05).
Con riferimento alle sole famiglie pluripersonali si evince che:
- 896 famiglie, pari al 55% del totale, sono composte da sole persone straniere
e presentano una media di 4,1 membri per nucleo;
- 738 famiglie, pari al restante 45%, sono composte da persone italiane e
straniere;
- 892 famiglie, pari al 54,5% di quelle pluripersonali (in numeri assoluti
1.634), sono composte solo da adulti in cui, al di là delle coppie coniugate o
conviventi more uxorio, sole o con altri membri presenti nel nucleo, (dove
si presume che molti di questi “altri” siano figli maggiorenni) spiccano 323
situazioni , pari al 36 , in cui la convivenza non è “legata” da rapporti di
filiazione o di tipo coniugale/paraconiugale. Trattasi di persone con rapporti
di parentela più o meno stretti (fratelli, cugini, cognati, ecc.) o con rapporti di
amicizia/solidarietà in quanto provenienti dagli stessi paesi ma che hanno
30
in comune la necessità di condividere un alloggio (fra i problemi più pesanti
che le persone appena arrivate devono affrontare) e i costi di tale alloggio.
Famiglie in cui sono presenti figli minori
Se poi andiamo ad analizzare la situazione delle famiglie straniere
pluripersonali in relazione alla presenza di figli minori, possiamo osservare
che, come si evince dalla figura 13, 742 famiglie, pari al 45,5% delle famiglie
pluripersonali (e al 25% del totale delle famiglie analizzate a fine 2005 dal
Servizio Statistica), hanno almeno un figlio in età minore .
Di queste 742 famiglie (con riferimento a famiglie pluripersonali in cui è
presente almeno un minore), sappiamo che:
- 572 famiglie, pari al 77% del loro totale, hanno entrambi i genitori compresenti;
- 170 famiglie, pari al restante 23 %, sono monogenitoriali di cui l’87% (149
in numeri assoluti) a presenza esclusiva materna.
Fig. 13 - Nuclei con minori o con almeno un genitore straniero, in valori assoluti.
Dati al 31.12.05.
nuclei con minori
o con almeno
un genitore straniero
padre
italiano
presente
nel nucleo straniero
non presente nel nucleo
totale
madre
presente nel nucleo
italiana
48
48
straniera
151
373
149
673
non
presente
nel nucleo
21
21
totale
151
442
149
742
Una riflessione seppur sintetica sulle famiglie straniere presenti a Ferrara a
fine 2005, anche in relazione al loro andamento in questi ultimissimi anni,
consente di mettere in evidenza alcuni fenomeni: quello dell’immigrazione
straniera è una realtà costituita principalmente da unità familiari giovani; è
una situazione in forte sviluppo numerico (come confermano i dati 2006 e
2007); vede un contemporaneo incremento, seppure con valori diversi, delle
famiglie unipersonali (44,5% del totale su cui sta incidendo significativamente
l’alto numero di donne dell’Est Europa che vengono a fare le assistenti
familiari), e di quelle pluripersonali (55% del totale), in particolare con figli
minori, segnale di un generalizzato processo di stabilizzazione in corso cui
partecipa anche un aumento delle famiglie monogenitoriali (ragazzi dell’Est
che stanno raggiungendo le madri nei contesti migratori).
31
Il fenomeno migratorio ferrarese è caratterizzato, inoltre, da una peculiare
femminilizzazione che sta incidendo contemporaneamente sul numero e sul
genere delle famiglie unipersonali (sempre più al femminile), su un nuovo
tipo di ricongiungimento familiare, di cui si è fatto cenno sopra, costituito
da preadolescenti ed adolescenti che raggiungono le loro madri incidendo
conseguentemente sull’aumento delle famiglie monogenitoriali e, da ultimo,
su una peculiare e sofferta condizione di maternità a distanza che caratterizza
in modo significativo le donne dell’Est europeo rispetto a cui il welfare locale
non può disinteressarsi.
La composizione delle famiglie pluripersonali con almeno un componente
straniero è nell’insieme più bassa di quella delle famiglie ferraresi
pluripersonali (2,3 a fronte di 2,7). Si tratta, tuttavia, di una dimensione
contraddistinta da dinamiche e processi molto diversi da quelli che
caratterizzano le famiglie ferraresi in quanto vi incidono individui singoli
con progetti matrimoniali e procreativi ancora da realizzare. Al riguardo va
precisato che, se si considerano le unità familiari costituite da soli stranieri, tale
dimensione è significativamente più robusta in quanto segnala una media di
4,1 componenti per nucleo. Su tali valori incide un investimento procreativo
più forte, ma anche la presenza di un modello familiare che prevede una
compresenza di parenti e di persone non legate da vincoli di parentela di cui
si parlerà più avanti (compresenza che si intensifica per necessità nel contesto
migratorio, soprattutto nelle immigrazioni più giovani).
Dai dati ottenuti, emerge in ogni caso una netta preponderanza di famiglie
composte da soli stranieri in cui è presente una percentuale ancora piccolissima,
ma probabilmente destinata ad aumentare, di famiglie pluristraniere (ovvero
costituite da componenti della coppia con provenienza da paesi diversi) ma
anche una presenza ormai significativa, e in aumento, di famiglie miste,
anch’essa destinata ad aumentare.
Tali famiglie, la cui entità è ancora poco conosciuta in quanto nuove sulla
scena sociale, presentano peculiarità ma anche criticità di intreccio e
ricomposizione culturale del quotidiano per quanto riguarda gli aspetti
relazionali, educativi, di cura e crescita dei figli su cui appare urgente aprire
riflessioni ed approfondimenti anche ai fini di approcci più puntuali da parte
dei servizi.
Per quanto riguarda i dati sulle famiglie straniere con minori, va senz’altro
segnalata la percentuale molto elevata di famiglie monogenitoriali. Si tratta
infatti di 170 nuclei, pari al 23% del totale delle famiglie con minori (fig. 14)
in cui è presente almeno un componente straniero.
32
investimento procreativo più forte, ma anche la presenza di un modello familiare che prevede una compresenza di parenti e di persone non legate da vincoli di parentela di cui si parlerà
più avanti (compresenza che si intensifica per necessità nel contesto migratorio, soprattutto
nelle immigrazioni più giovani).
Dai dati ottenuti, emerge in ogni caso una netta preponderanza di famiglie composte da soli
stranieri in cui è presente una percentuale ancora piccolissima, ma probabilmente destinata
Tale
valoredi èfamiglie
quasipluristraniere
triplo rispetto
a quello
presentato
delle
ad
aumentare,
(ovvero costituite
da componenti
della dall’insieme
coppia con
provenienza
da paesi diversi)
ma anche una presenza
significativa,
e in (9%).
aumento,
famiglie ferraresi
monogenitoriali
con ormai
un figlio
minore
E’diquesto un
famiglie miste, anch’essa destinata ad aumentare. Tali famiglie, la cui entità è ancora poco
aspetto in
diquanto
grandissima
per
le esigenze
dicriticità
supporto
e per i
conosciuta
nuove sulla rilevanza
scena sociale, sociale
presentano
peculiarità
ma anche
di
problemi
che pone,culturale
su cuidelinfluiscono
fattori
che
devono
essere indagati
intreccio
e ricomposizione
quotidiano perpiù
quanto
riguarda
gli aspetti
relazionali,
educativi,
di cura e crescita dei figli su cui appare urgente aprire riflessioni ed approfondicon puntualità.
menti anche ai fini di approcci più puntuali da parte dei servizi.
Fig.
- Famiglie
inpresenti
cui sono
presenti
Fig.
14 14
- Famiglie
in cui sono
figli minori.
Datifigli
riferitiminori.
alla figuraDati
2
riferiti alla figura 2
famiglie pluripersonali con almeno un minore
20%
solo mamma
3%
solo papà
entrambi i genitori
77%
Per quanto riguarda i dati sulle famiglie straniere con minori, va senz’altro segnalata la perUno dimolto
questi,
didicui
si èmonogenitoriali.
già fatto cenno
al infatti
punto
precedente,
sicuramente
centuale
elevata
famiglie
Si tratta
di 170
nuclei, pari al è23%
del
totale delle famigliefemminile
con minori (fig.proveniente
14) in cui è presente
almeno un
componente
straniel’immigrazione
dall’Est
che
sta richiamando
figli
ro.
Tale
valore
è
quasi
triplo
rispetto
a
quello
presentato
dall’insieme
delle
famiglie
ferraresi
minori; ma anche, nel complesso, l’intrinseca difficoltà, per chi immigra, di
monogenitoriali con un figlio minore (9%). E’ questo un aspetto di grandissima rilevanza soinserirsi
nei nuovi
contesti
mette
ciale
per le esigenze
di supporto
e per i socio/culturali,
problemi che pone, su situazione
cui influiscono che
più fattori
che di fatto a
devono
essere indagati
con puntualità.
Uno di questi,
di cui sie èconiugali,
già fatto cennospecie
al puntose
predura prova
la tenuta
dei rapporti
familiari
appesantiti
cedente, è sicuramente l’immigrazione femminile proveniente dall’Est che sta richiamando
da
difficoltà
economiche,
da
problemi
di
inserimento,
da
assenza
di reti
figli minori; ma anche, nel complesso, l’intrinseca difficoltà, per chi immigra, di inserirsi nei
primarie
appoggiarsi,
dacheculture
diverse
che ladevono
ricomporsi, da
nuovi
contesti cui
socio/culturali,
situazione
mette di fatto
a dura prova
tenuta dei rapportipercorsi
familiari e di
coniugali,
se appesantiti da
difficoltàdal
economiche,
da problemi
di inserisceltaspecie
matrimoniale
dettati
bisogno
di uscire
da contesti di
mento, da assenza di reti primarie cui appoggiarsi, da culture diverse che devono ricomporsi,
solitudine
e
di
sofferenza
esistenziale.
da percorsi di scelta matrimoniale dettati dal bisogno di uscire da contesti di solitudine e di
sofferenza esistenziale.
La stragrande maggioranza (87%) delle famiglie straniere monogenitoriali
20
con minori è costituita da madri, aspetto che le accomuna alla situazione
delle famiglie italiane (e più complessivamente a quelle di tutto il mondo)
ma che, per la condizione diversa della donna straniera, assume peculiarità
diverse e più complesse.
Al riguardo, va comunque considerato che, in analogia a quanto già
detto sopra per le famiglie pluripersonali, in molti di questi ultimi nuclei
sono presenti altre persone (da conviventi more uxorio a parenti, amiche,
connazionali) che possono essere vincoli o risorse a seconda delle specifiche
situazioni, ma che in ogni modo incidono sulla dimensione relazionale,
educativa ed organizzativa.
33
Uno zoom sulle famiglie straniere con minori
L’elaborazione fatta ad hoc, ci consente di fare un approfondimento specifico
sulle 742 famiglie con minori residenti a Ferrara, i cui genitori sono entrambi
stranieri o uno italiano e uno di provenienza straniera. La situazione a fine
2005 presenta un quadro articolato come emerge dalle figure 15 e 16.
Fig. 15 - Famiglie straniere con figli minori in rapporto alla cittadinanza dei genitori. Dati
al 31.12.2005
tipologia dell’unità familiare con minori
con entrambi i genitori stranieri e della stessa nazionalità
con entrambi i genitori stranieri ma non della stessa
nazionalità
con entrambi i genitori di cui madre straniera e padre italiano
con entrambi i genitori di cui padre straniero e madre italiana
nuclei monogenitoriali con madre straniera presente
nuclei monogenitoriali con padre straniero presente
totale famiglie
n°
nuclei
364
%
9
1
151
48
149
21
20
6
21
3
742
100
49
Fonte: Servizio Statistica del Comune di Ferrara
Come si può notare, 373 unità familiari con minori, pari al 50% del totale
sono composte da entrambi i genitori stranieri (un dato che comprende
i 9 nuclei di famiglie “pluristraniere”, vale a dire con due genitori di
nazionalità diverse).
Sono 199, invece, le unità familiari, pari al 26,8%, sono costituite da famiglie
miste e il 24,2% è composto da famiglie monogenitoriali, il cui il genitore
straniero convivente con il minore è quasi sempre la madre, presente in 149
situazioni su 170 (vale a dire nell’88% dei casi).
Pertanto, su 742 famiglie straniere con minori, ben 673, pari al 91% vedono
presente una madre “venuta da lontano” impegnata in una complessa e
faticosa operazione di traghettamento, radicamento, gestione e sviluppo
familiare nella nuova realtà migratoria in cui affronta anche l’esperienze
34
della gravidanza e della maternità, spesso in solitudine, fuori dal proprio
contesto socio/culturale e dalle reti femminili di riferimento e di sostegno.
Fig.1616
- Famiglie
straniere
conminori
figli minori
in rapporto
alla cittadinanza
Fig.
- Famiglie
straniere
con figli
in rapporto
alla cittadinanza
dei genitori.dei genitori.
Datialal
31.12.2005
Dati
31.12.2005
Tipologia delle famiglie straniere con figli minori
21
con entrambi i genitori stranieri e
della stessa nazionalità
149
con entrambi i genitori stranieri ma
non della stessa nazionalità
con entrambi i genitori di cui madre
straniera e padre italiano
364
48
con entrambi i genitori di cui padre
straniero e madre italiana
nuclei monogenitoriali con madre
straniera presente
nuclei monogenitoriali con padre
straniero presente
151
9
Pertanto,
su 742 famiglie
straniere dei
con minori,
ben 673, pari al 91% vedono presente
una
Provenienza
geoculturale
genitori
madre “venuta da lontano” impegnata in una complessa e faticosa operazione di traghettamento, radicamento, gestione e sviluppo familiare nella nuova realtà migratoria in cui affronLa provenienza delle coppie di genitori stranieri della stessa nazionalità,
ta anche l’esperienze della gravidanza e della maternità, spesso in solitudine, fuori dal procome si può vedere dalla figura 17 e 18, segnala ai primi posti l’Albania,
prio contesto socio/culturale e dalle reti femminili di riferimento e di sostegno.
seguita a molta distanza dal Marocco, dalla Moldavia e dalla Cina.
Provenienza geocultura le dei genitori
Fig. 17 - Unità familiari con minori ed entrambi i genitori stranieri della stessa nazionalità
La
provenienza
delle6 coppie
diprovenienza.
genitori stranieri
stessa nazionalità, come si può vedere
articolati
per i primi
paesi di
Dati aldella
31.12.2005
dalla figura 17 e 18, segnala ai primi posti l’Albania
, seguita a molta distanza dal Marocco,
dalla
Moldavia
e dalla Cina:
paesi questiunità
che, come già detto
paese
di provenienza
deitutti
genitori
% in altra occasione, fanno
familiari
parte di insediamenti migratori “più antichi”,
che hanno già concluso da tempo i propri riAlbania
89
24,5
congiungimenti
familiari (Albania e Marocco), hanno
avuto da
subito una immigrazione di
tipo
familiare (es. la Cina) o comunque ricongiungimenti
recenti
(es. l’Albania).
Marocco
42
11,5
Moldavia
40
11
Cina
35
9,5
Fig. 17 - Unità familiari con minori ed entrambi i genitori stranieri della stessa nazionalità articolati per i primi
26
7,1
6 Romania
paesi di provenienza. Dati al 31.12.2005
Tunisia
23
6,3
unità
Filippine
22 %
6
paese
di provenienza dei genitori
familiari
Fonte: Servizio Statistica del Comune di Ferrara
Albania
Marocco
Moldavia
Cina
Romania
89
42
40
35
26
24,5
11,5
11
9,5
7,1
35
Tutti paesi questi che, come già detto in altra occasione, fanno parte di
insediamenti migratori “più antichi”, che hanno già concluso da tempo i propri
ricongiungimenti familiari (Albania e Marocco), hanno avuto da subito una
immigrazione di tipo familiare (es. la Cina) o comunque ricongiungimenti
recenti (es. l’Albania).
La provenienza, invece, dei genitori stranieri che hanno sposato una
La provenienza, invece, dei genitori stranieri che hanno sposato una persona italian
persona italiana, segnala una situazione diversa fra padri e madri in quanto
gnala una situazione diversa fra padri e madri in quanto i primi provengono in modo s
i primi provengono in modo significativo dall’Africa (39%) e dall’Europa
cativo dall’Africa (39%) e dall’Europa centrale (29%), mentre le madri, come già anno
centrale (29%), mentre le madri, come già annotato in diversi punti di
diversi
questo lavoro,
perdai
circa
un terzo
dai paesi
dell’Est Europ
questo punti
lavoro,diprovengono
perprovengono
circa un terzo
paesi
dell’Est
Europeo
dimostrazione
cheche
unauna
quota
nonnon
marginale
di tali
migranti,
sono
nubili
o separate/divo
(a dimostrazione
quota
marginale
di tali
migranti,
sono
nubili
o
eseparate/divorziate)
per il 23% dall’Europa
centrale.
e per il 23% dall’Europa centrale.
Fig.
18 --Unità
Unitàfamiliari
familiari
minori
ed entrambi
i genitori
stranieri
dellanazionalità
stessa nazionalità per p
Fig. 18
concon
minori
ed entrambi
i genitori
stranieri
della stessa
provenienza.
Dati
al
31.12.2005
per paesi di provenienza. Dati al 31.12.2005
Paese di provenienza dei genitori
89
44
26
23
22
12
12
7
7
5
Al
tri
35
Ir a
n
40
Al
ba
ni
a
M
ar
oc
co
M
ol
da
vi
a
C
in
R
om a
an
ia
Tu
ni
si
a
Fi
lip
p
C ine
am
er
un
U
Ex
cr
Ju ain
go a
sl
av
ia
N
ig
er
ia
42
Anno di immigrazione a Ferrara
Anno di immigrazione a Ferrara
Gli anni in cui è avvenuta l’immigrazione dei padri e delle madri (con
Gli
in cui è avvenuta
l’immigrazione
padri e delle
madri (con figli sia ma
figlianni
sia maggiorenni
che minorenni
al data dei
del 31.12.2005)
riconfermano
data del
31.12.2005) riconfermano
le d
renni
che minorennilealdiverse
complessivamente
caratterizzazioni
di generecomplessivamente
dei flussi
caratterizzazioni
di
genere
dei
flussi
migratori:
carattere
prevalentemente
ma
migratori: carattere prevalentemente maschile (anche se non massiccio)
(anche
se non massiccio)
perprima
l’immigrazione
avvenuta
prima del 2000; caratter
per l’immigrazione
avvenuta
del 2000; carattere
prevalentemente
valentemente
femminile,
per
quanto
riguarda
il
periodo
succe
Osservando i dati riportati nella figura 19, si rileva che circa il 55% delle madri sono
36
grate a Ferrara dal 2003 al 2005; il 23% dal 2000 al 2002 e il rimanente 18 % dal ‘93
(resta una quota piccolissima di 35 madri arrivate tra il 1972 e il 1993). Per i padri, in
femminile, per quanto riguarda il periodo successivo.
Osservando i dati riportati nella figura 19, si rileva che circa il 55% delle
madri sono emigrate a Ferrara dal 2003 al 2005; il 23% dal 2000 al 2002 e
il rimanente 18 % dal ‘93 al ‘99 (resta una quota piccolissima di 35 madri
arrivate tra il 1972 e il 1993). Per i padri, invece, si rileva che il 47% è
emigrato a Ferrara tra il 2003 e il 2005; il 27% dal 2000 al 2002 e il 26%
prima del 2000, in particolare tra il 1993 e il 1999.
Come già detto, va sempre tenuto presente che, sul forte incremento delle
presenze
stranieri
registrato
nel 2002-2003
anche
2004incremento
per gli strascichi
Come
giàdi
detto,
va sempre
tenuto
presente(eche,
sulnelforte
delle presenze d
legati
alle
procedure
burocratiche),
ha
certamente
inciso
l’effetto
nieri registrato nel 2002-2003 (e anche nel 2004 per gli strascichi della
legatinuova
alle procedure bu
normativa
nazionale inciso
(Legge l’effetto
n°189, 30
luglio
2002)
sulla regolarizzazione,
tiche),
ha certamente
della
nuova
normativa
nazionale (Legge n°189, 30
rispetto
a
cui
molti
immigrati
clandestini,
in
realtà
già
presenti
sul nostro
2002) sulla regolarizzazione, rispetto a cui molti immigrati clandestini,
in realtà già pr
territorio,
hanno
potuto
ottenere
il
permesso
di
soggiorno.
sul nostro territorio, hanno potuto ottenere il permesso di soggiorno.
Fig. 19 Immigrazione di padri e madri. Dati al 31.12.05
Fig. 19 Immigrazione di padri e madri. Dati al 31.12.05
immigrazione di padri e madri per anni
55%
47%
22%
26%
< 1999
23%
27%
2000/2002
2003/2005
Composizione delle
famiglie
stranierestraniere
con minori con
in rapporto
ai in rapport
Composizione
delle
famiglie
minori
componenti presenti
componenti presenti
Come già accennato, la realtà delle famiglie straniere segnala una pluralità
Come
già accennato,
la realtà
delleefamiglie
straniere
una
pluralità di conv
di convivenze
piuttosto
articolata
varia: da
quelle segnala
coniugali,
a quelle
piuttosto
articolata
e
varia:
da
quelle
coniugali,
a
quelle
con
persone
con persone che vivono more/uxorio, a quelle, in cui sono presenti parenti che vivon
re/uxorio,
cuinoi
sono
presenti parenti
vari e altre
persone
da noi
vari e altrea quelle,
personeinda
generalmente
classificate
come
estranee,
congeneralment
sificate
come estranee,
con
semplificazione
che in questoeccessiva
caso appare
una semplificazione
che
in una
questo
caso appare decisamente
e chedecisamente
siva
e
che
denuncia
un
concetto
di
famiglia
decisamente
“eurocentrico”.
denuncia un concetto di famiglia decisamente “eurocentrico”.
Entrando nel merito, con la figura 20 è possibile evidenziare la presenza di un numero
ficativo di genitori non legati da un rapporto matrimoniale (122 pari a oltre un terzo
famiglie con entrambi i genitori presenti). Se questo dato è in aumento anche per le fa
37
ferraresi e più complessivamente occidentali, si ritiene che qui possa assumere
una d
significatività anche sulla base delle esperienze che stanno facendo i Servizi sociali territ
Entrando nel merito, con la figura 20 è possibile evidenziare la presenza
di un numero significativo di genitori non legati da un rapporto
matrimoniale (122 pari a oltre un terzo delle famiglie con entrambi i genitori
presenti). Se questo dato è in aumento anche per le famiglie ferraresi e più
complessivamente occidentali, si ritiene che qui possa assumere una diversa
significatività anche sulla base delle esperienze che stanno facendo i Servizi
sociali territoriali.
Fig. 20 - Famiglie straniere con minori: tipologia delle convivenze familiari in ordine alla
presenza o meno di altri membri oltre ai genitori con i loro figli. Dati al 31.12.2005
tipologia familiare
n. famiglie
%
coppia coniugata con figli
coppia di conviventi con figli
un solo genitore con figli
coppia coniugata con figli e altre persone
coppia di conviventi con figli e altre persone
un solo genitore con figli e altre persone
un solo genitore con figli e altre persone e convivente
361
95
97
94
27
36
32
48,6
13
13
12,6
3,6
4,7
4,3
totale
742
100
Fonte: Servizio Statistica del Comune di Ferrara
Infatti, pur considerando che ad alzare tale percentuale possano contribuire
specifiche difficoltà di registrazione anagrafica, non vi è dubbio che essa rimane
in assoluto un dato rilevante che con ogni probabilità è motivato non tanto
da una scelta, per così dire “ideologica,” di distanziamento dall’istituzione
matrimoniale (che di per sé nulla toglie alla responsabilizzazione familiare da
parte della coppia), ma da situazioni di fragilità del legame spesso connesse
intrinsicamente a investimenti relazionali precari o superficiali, motivati,
come già accennato, dal bisogno di uscire da situazioni di solitudine e di
sofferenza emotiva che spesso accompagnano la condizione di migrante,
specie in fase iniziale. E’ purtroppo in questo contesto che possono prendere
corpo più facilmente genitorialità a rischio di separazione, con padri latitanti,
invisibili e spesso irrangiungibili, anche per quanto riguarda la condivisione
degli impegni economici.
Sempre osservando i dati riportati nella figura 19, si può rilevare una presenza
significativa di famiglie per così dire “estese”, formate da componenti
che non sono legati da un rapporto di filiazione (ma da cugini, zii, cognati,
ecc.) e nemmeno di parentela (es. connazionali) che riguardano il 20% delle
38
famiglie bigenitoriali (114 su 577) e il 26,8% delle famiglie monogenitoriali10.
In particolare, come già considerato, quest’ultima percentuale, unitamente
ai 32 conviventi more uxorio, configura in modo diverso e significativo
molte di quelle famiglie in cui, pur essendo assente un genitore, di fatto
quello presente (in genere la madre) può contare su altre risorse adulte per
l’organizzazione quotidiana e per una qualche corresponsabilizzazione nei
confronti dei minori.
Queste diverse composizioni familiari si presentano comunque difficilmente
rilevabili e sono caratterizzate da un “metissage” che meriterebbe
approfondimenti articolati e puntuali, considerando fra l’altro che proprio
in quanto a convivenza multipla sono unità familiari di per sé mobili poiché
le diverse esigenze di coabitazione possono modificarsi con rapidità (in base
anche alle mobilità lavorative) per cui è possibile dar conto solo delle loro
caratteristiche più generali e di alcune probabili linee di tendenza.
In tale percentuale non sono state considerate le 32 persone che convivono more uxorio con il
genitore in quanto ritenuti una convivenza di tipo “paraconiugale” e non di tipo solidaristico
o parentale anche se la suddetta famiglia resta ovviamente sempre monogenitoriale)
10
39
I MINORI STRANIERI CHE VIVONO
CON I GENITORI A FERRARA
I minori stranieri o con un genitore straniero presenti a Ferrara alla fine del
2005 sono 1.134 pari al 7,5 % di tutti i minori ferraresi e al 21,4 % della
popolazione straniera in cui si sono compresi anche i minori di famiglie
miste (fig. 21) .
Come mostrano le statistiche degli ultimi anni, si tratta di un numero in
continuo aumento e che rappresenta ormai un’entità del tutto significativa
rispetto al complesso della popolazione minorile ferrarese, in particolare
nella fascia di età 0/10 anni.
Fig. 21 - Minori stranieri o con almeno un genitore straniero residente a Ferrara.
Dati al 31.12.005
fascia di
età in anni
0-2
3-5
6-10
11-13
14-17
totale
n° minori
stranieri
% rispetto al
totale dei minori
stranieri
% rispetto al
totale della
popolazione
297
220
303
144
170
1.134
26,1
19,4
26,7
12,6
14,9
100
11,4
8,4
7,4
5,8
5,0
7,5
Fonte: Servizio Statistica del Comune di Ferrara
I minori stranieri per luogo di nascita
I minori stranieri nati a Ferrara sono quasi la metà del totale (esattamente il
45%) e in gran parte, come vedremo subito, compresi nella fascia di età tra 0
e 10 anni (fig. 22).
Fig. 22 - Minori stranieri o con almeno un genitore straniero residenti a Ferrara per luogo
di nascita. Dati al 31.12.2005
luogo di nascita
n. minori
%
Ferrara
altre città italiane
fuori dall’Italia
totale
509
163
462
1.134
45
14
41
100
Fonte: Servizio Statistica del Comune di Ferrara
40
I minori nati in Italia ma non a Ferrara, sono solo il 14,4% e la percentuale non
comprende, se non in piccolissima parte, la fascia di età 0-2, in quanto negli
ultimi anni le nascite sono avvenute praticamente quasi tutte in famiglie già
stabilizzate a Ferrara.
Come si può osservare dalla figura 23 e 24, i minori stranieri nati altrove (456
in numero assoluto), presumibilmente nei paesi di provenienza dei genitori,
sono arrivati in Italia quasi tutti dopo il 2000 (88%) e in particolare dal 2003 in
avanti (il 70% fino al 2005), con un aumento notevole nel 2004 e più ancora nel
2005, quando gli arrivi sono stati addirittura 125, e con un’età compresa tra i 6
e i 17 anni in cui il numero prevalente è dato da preadolescenti e adolescenti.
Fig. 23 - Minori stranieri con almeno un genitore straniero residenti a Ferrara per luogo
di nascita. Dati al 31.12.2005
età dei
bambini
n° minori
residenti
0/2
3/5
6 / 10
11 / 13
14 / 17
totale
297
220
303
144
170
1.134
nati a Ferrara
n°
265
121
91
23
9
509
%
89,2
55
30
16
5,3
44,8
di cui
nati altrove
in Italia
n°
%
25
8,4
52
23,6
49
16,2
22
15,2
15
8,8
163
14,4
nati all’estero
n°
7
47
163
99
146
462
%
2,4
21,4
53,8
68,8
85,9
40,8
Fonte: Servizio Statistica del Comune di Ferrara
All’interno di questa fascia si ritiene siano compresi ragazzi e ragazze
dell’Est europeo, vicini alla maggiore età, che stanno raggiungendo le madri
occupate come assistenti familiari anche se la mancanza del dato relativo
alle provenienze non consente di affermare in assoluto tale ipotesi.
Fig. 24 - Minori stranieri non nati in Italia per anni di arrivo a Ferrara.
Dati al 31.12.2005
anni
anni 1991/1999
anni 2000/2002
anno 2003
anno 2004
anno 2005
totale
0-5
6-10
11-13
14-17
totale
%
10
7
15
19
51
13
34
29
38
47
161
15
17
18
29
19
98
24
30
17
35
40
146
52
91
71
117
125
456
11,4
20
15,5
25,6
27,5
100
Fonte: Servizio Statistica del Comune di Ferrara
41
I genitori con cui vivono i minori stranieri residenti a Ferrara
Ponendo ora l’attenzione ai minori stranieri che vivono a Ferrara al 31
dicembre 2005, articolati per la cittadinanza dei genitori, troviamo sostanziale
conferma del quadro visto poc’anzi.
Fig. 25 - Minori stranieri residenti a Ferrara per tipologia familiare. Dati al 31.12.2005
tipologie familiari
con entrambi i genitori stranieri
con madre straniera e padre italiano
con padre straniero e madre italiana
con un genitore convivente straniero: la madre
con un genitore convivente straniero: il padre
totale minori
n° minori
%
635
205
74
193
27
1.134
56
18
6,5
17
2,5
100
Fonte: Servizio Statistica del Comune di Ferrara
Con riferimento alla figura 25, si può osservare che 914 minori, ovvero l’80,5%
del totale, vive con entrambi i genitori. Di essi 635, ovvero il 56% del totale,
vive con entrambi i genitori stranieri, mentre 279, pari al 25%, vive con un
genitore straniero e uno italiano (nel 74% dei casi ha la madre come genitore
straniero).
Fig. 26 - Stranieri a Ferrara per i primi 12 paesi di provenienza: individui, minori e
famiglie con minori. Dati al 31.12.2005
individui
Ucraina
Albania
Moldavia
Romania
Marocco
Cina
Tunisia
Filippine
Nigeria
Polonia
Camerun
famiglie
745
657
429
379
336
235
203
155
145
139
131
Albania
Marocco
Moldavia
Cina
Romania
Tunisia
Filippine
Ucraina
Camerun
Nigeria
Polonia
minori
89
43
41
35
26
24
22
12
12
7
4
Albania
Moldavia
Marocco
Cina
Tunisia
Ucraina
Romania
Filippine
Camerun
Nigeria
Polonia
174
105
99
75
70
67
62
40
24
24
21
Fonte: Annuario statistico 2006, Comune di Ferrara; per famiglie e minori elaborazione del Servizio Statistica del Comune
42
Di particolare rilievo è poi il fatto che ben 220 minori, ovvero il 19,5%, vive
in una famiglia monogenitoriale il cui genitore presente è per l’88% delle
situazioni, una madre straniera.
L’aggregazione di tali dati segnala così che queste ultime sono impegnate
nella cura e nell’educazione di 1.033 figli minorenni, pari al 91% del totale, sia
insieme ai rispettivi coniugi o partner con cui condividono la responsabilità
di 840 minori (pari al 74% del totale), sia da sole, assicurando accudimento e
cura a 193 minori pari al 17% del totale.
Infine, se andiamo ad analizzare il numero dei minori immigrati per paesi di
provenienza vediamo che, ai primi posti, e non potrebbe essere altrimenti,
ci sono più o meno gli stessi paesi da cui provengono le famiglie e che
fanno riferimento in qualche modo ai flussi meno recenti. Sicuramente le
famiglie immigrate che sono a Ferrara da più tempo sono anche quelle con
figli adolescenti e già maggiorenni ma, come abbiamo visto, vi sono molti
adolescenti e preadolescenti anche nei ”nuovi arrivi“, soprattutto dall’Est
europeo.
Pertanto, proprio questa fascia di età, peraltro particolarmente critica
ed esposta a diversi rischi, è quella su cui appare più urgente investire,
unitamente alla prima infanzia rispetto alla quale si è già più attrezzati e
vi sonoproprio
comunque
corso
progetti
innovativi.
Pertanto,
questain
fascia
di età,
peraltro
particolarmente critica ed esposta a diversi
Restaè quella
il fatto
cheappare
la familiarizzazione
atto deiallaprocessi
migratori
rischi,
su cui
più urgente investire,in
unitamente
prima infanzia
rispetto
presenta
e situazione
delicate
certamente
alla
quale sitratti
è già peculiari
più attrezzati
e vi sono comunque
inche
corsoriguardano
progetti innovativi.
Resta
il fatto che
la familiarizzazione
in atto
dei processi
migratori
presenta
tratti le
pele famiglie
nel
loro insieme, ma
anche
i singoli
individui
dentro
culiari
e
situazione
delicate
che
riguardano
certamente
le
famiglie
nel
loro
insieme,
famiglie e i minori (figg. 26 e 27).
ma anche i singoli individui dentro le famiglie e i minori (figg. 26 e 27).
Fig.2727- -Stranieri
Stranieri
a Ferrara
i primi
12 paesi
di provenienza:
minori econ minori.
Fig.
a Ferrara
per iper
primi
12 paesi
di provenienza:
individui,individui,
minori e famiglie
Dati
al 31.12.2005
famiglie
con minori. Dati al 31.12.2005
stranieri a Ferrara per provenienza: adulti e minori
800
700
600
500
adulti
400
minori
300
200
100
ria
Po
lo
ni
a
C
am
er
un
ig
e
pi
ne
N
a
isi
Fi
lip
in
a
Tu
n
C
ia
M
ol
da
via
R
om
an
ia
M
ar
oc
co
ba
n
Al
U
cr
ai
n
a
0
Si pensi in primo luogo alle donne, in quanto più direttamente investite nei percorsi di tra43
ghettamento, mediazione, cura della vita e inclusione quotidiana, quindi più caricate di affaticamento psicologico ed emotivo. Assieme alle donne, appaiono particolarmente vulnerabili
(per quanto capaci di fronteggiare cambiamenti ed apprendimenti più degli adulti) i soggetti
Si pensi in primo luogo alle donne, in quanto più direttamente investite
nei percorsi di traghettamento, mediazione, cura della vita e inclusione
quotidiana, quindi più caricate di affaticamento psicologico ed emotivo.
Assieme alle donne, appaiono particolarmente vulnerabili (per quanto capaci
di fronteggiare cambiamenti ed apprendimenti più degli adulti) i soggetti in
età evolutiva assunti nella loro differenza di genere, in quanto chiamati ad
affrontare compiti di sviluppo con meno opportunità di altri (anche se non
di rado con più competenze esistenziali) e maggiormente esposti ai rischi
transculturali per cui hanno bisogno di incontrare condizioni favorevoli,
contesti accoglienti, che li sostengano nella costruzione di legami e tessiture
fra i diversi universi culturali in cui si trovano a muoversi.
44
Alcune riflessioni
e qualche indicazione di lavoro
Abbiamo cominciato con il dire che il presente studio vuole essere l’inizio di
una riflessione a più voci sulle famiglie, i bambini e i ragazzi della migrazione,
a partire dalla realtà degli stranieri presente nella nostra città e dalla attività
dei servizi coinvolti. Una riflessione che ha l’obiettivo concreto di contribuire
a progettualità condivise fra servizi ed operatori, nella convinzione che
questa metodologia sia un valore e un risultato in più per le specifiche
azioni di competenza di ciascuno. Dai dati qui presentati, scaturiscono
infatti considerazioni che possono già costituire un buon terreno di lavoro
e di approfondimento comune, e ci auguriamo che in futuro possano essere
arricchite da analisi puntuali sulle attività dei diversi servizi e rivolti alle
famiglie dei minori della migrazione.
Ciò premesso, i punti che poniamo all’attenzione come possibile terreno
di approfondimenti comuni e di confronto riguardano, in primo luogo, la
necessità, da parte dei servizi, di un ascolto degli immigrati caratterizzato
in senso transculturale ed etnico. Con ciò si intende la capacità di sapersi
orientare correttamente rispetto agli schemi e alle logiche culturali dei paesi
di provenienza (che vanno conosciuti andando oltre quelle ipostatizzazioni
che, come insegna M.R. Moro, rischiano di farne delle caricature culturali),
ma anche la disponibilità a farsi guidare comunque dalle narrazioni dell’altro
e la capacità di cogliere le diverse soggettività con cui ciascuno interpreta,
vive e soffre la propria situazione e i propri problemi.
Tutto questo richiede un tempo e un approccio al rapporto con le famiglie
della migrazione che metta in discussione assetti organizzativi e protocolli di
lavoro standardizzati, secondo tempistiche e criteri che vanno rivisitati nella
consapevolezza, peraltro, che il tempo per dirsi è un tempo di auto-cura,
di ricostruzione e valorizzazione della propria identità, di valorizzazione
dei saperi e delle competenze esistenziali di chi ha attraversato mondi e
confini. Prospettiva tanto più vera, per quanti sono costretti a raccontare solo
situazioni di difficoltà, di disagio e di inadeguatezza.
Altro punto al quale prestare attenzione è l’importanza di una funzione di
orientamento, informazione e facilitazione all’uso della città e delle sue
opportunità che deve attraversare il lavoro dei servizi e delle professioni
ma che dovrebbe, forse, anche poter contare su una vera e propria funzione
di tutoring. Con ciò si intende un accompagnamento e un supporto mirato
per quelle situazioni che presentano di per sé aspetti oggettivi di criticità
identificabili anche attraverso la co-costruzione di indicatori condivisi
e che certamente trovano in tutto il periodo peri-natale e nelle azioni di
sostegno e affiancamento delle madri una ragion d’essere prioritaria.
Appare poi importante pensare a progetti sempre più caratterizzati in senso
45
promozionale e preventivo, tesi ad incrociare e a rinforzare le situazioni
più complesse e i passaggi più critici che coinvolgono le famiglie e le donne
della migrazione, quali ad esempio: il primo periodo di inserimento; quello
dei ricongiungimenti familiari specie se con figli piccoli o preadolescenti
e adolescenti; la gravidanza, il parto, la nascita e la maternità su cui si sta
già lavorando ma che comunque rappresentano fasi di particolare fragilità
individuale, familiare e sociale; i compiti genitoriali delle famiglie miste;
le solitudini e i forti rischi di emarginazione delle donne immigrate il cui
orizzonte di vita quotidiana è solo l’ambiente domestico; la gestione delle
“maternità a distanza” da parte, soprattutto, delle tante donne dell’Est
impiegate come assistenti familiari. Quest’ultimo è sicuramente un terreno
insolito di proposta, in quanto il welfare locale non si sente in genere
responsabilizzato dal momento che i minori vivono nel paese di provenienza.
Ma riteniamo che queste donne, nella misura in cui non sono solo mano
d’opera ma parte della comunità locale e impegnate peraltro in un lavoro di
cura che sottrae cura alla propria famiglia, abbiano diritto ad una attenzione
e ad una accoglienza a pieno titolo nella rete dei servizi che si occupano di
famiglie e minori.
L’urgenza di un approfondimento progettuale mirato, riguarda anche le
difficoltà delle adolescenti e degli adolescenti immigrati o di seconda
generazione, secondo un’ottica di genere, tenendo presente i peculiari
compiti di inserimento e di passaggio all’età adulta che questa fascia d’età
deve affrontare. In particolare, si hanno presente le problematiche emergenti
soprattutto in relazione al rapporto maschile/femminile e ai temi della
sessualità riguardanti specificamente la difficile composizione fra modelli
familiari e modelli sociali del paese di provenienza e di immigrazione che
stanno coinvolgendo in modo pesante le adolescenti, soprattutto provenienti
dal Maghreb e dai paesi Asiatici (India, Pakistan ecc).
E’ necessario valutare, inoltre, quali supporti specifici e mirati assicurare
alle famiglie immigrate monogenitoriali con figli piccoli, e come rafforzare
interventi di mediazione familiare etnicamente orientati o comunque
particolarmente caratterizzati in ordine alle peculiarità delle famiglie
straniere. A tale proposito, si hanno presenti le famiglie “miste” che, come
dicono i nostri dati, presentano in assoluto, a Ferrara come ovunque, il tasso
più alto di separazione/divorzio e il tasso più alto di separazioni ad alta
conflittualità.
Infine, vi è l’esigenza di un approfondimento urgentissimo, circa la presenza
certa nella nostra città di bambini clandestini senza permesso di soggiorno
e quindi invisibili e senza diritti, che vivono quindi situazioni complesse,
connesse al contesto in cui sono inseriti i propri genitori e a specifiche
difficoltà legate alle normative anagrafiche.
46
APPENDICI
Appendice 1
IL PROGETTO “DIVENTARE GENITORI LONTANO DA CASA”
del Piano di Zona di Ferrara
(testo a cura di Tullio Monini, responsabile U.O. Politiche familiari e Genitorialità)
“Diventare genitori lontano da casa” è un progetto triennale promosso
dal Centro per le Famiglie del Comune di Ferrara; deliberato dalla Giunta
Comunale nel novembre 2005 e inserito come parte integrante nel Piano di
Zona di Ferrara 2005-2007 e 2008.
Il progetto è stato coordinato da un Gruppo Tecnico del Servizio Istruzione,
Formazione e Politiche Familiari composto da operatori e collaboratori del
Centro per le Famiglie, dell’U.O. Integrazione Stranieri e del Servizio Infanzia
che ha cominciato a lavorare nel gennaio 2006. Il Gruppo Tecnico si è avvalso
della consulenza sociologica di Ebe Quintavalla ed è stato affiancato nel
lavoro di programmazione da incontri periodici più allargati cui hanno preso
parte rappresentatati dei principali servizi sociali e sanitari cittadini di area
materno-infantile e delle associazioni ferraresi che maggiormente lavorano
con famiglie e bambini stranieri.
OBIETTIVI DEL PROGETTO
Il progetto si propone di migliorare l’accoglienza di madri e padri stranieri da
parte del Centro per le famiglie e dell’insieme della rete dei servizi cittadini
grazie ad una migliore conoscenza delle criticità che caratterizzano l’esperienza
genitoriale in situazioni di migrazione e con il diretto coinvolgimento di
genitori stranieri e degli operatori che con essi lavorano. Dal 2000 in avanti
il fenomeno dell’immigrazione è infatti sempre più all’attenzione della
società ferrarese e il lavoro del Centro per Famiglie ha da tempo segnalato
la criticità e insieme la complessità della condizione delle madri straniere
a Ferrara e la necessità di una progettualità di respiro non contingente,
capace quindi di operare su più annualità e di coinvolgere soggetti diversi.
Per questo il progetto si è proposto in primo luogo di approfondire in modo
serio e preliminare la conoscenza delle diverse competenze e convinzioni che
rispetto alla nascita e alla cura del bambino piccolo muovono l’esperienza e
i vissuti delle madri straniere e ha inoltre consentito nel corso del triennio di
sperimentare interventi pilota e servizi, con particolare riguardo alle relazioni
genitori-figli nei primi anni di vita e ai problemi connessi alla comunicazione
linguistica dentro e fuori i nuclei familiari immigrati.
49
AREE DI LAVORO DEL PROGETTO
Il Gruppo Tecnico del progetto ha operato prevalentemente lungo tre
direttrici di lavoro: la formazione degli operatori, l’approfondimento della
conoscenza quali-quantitativa della condizione dei genitori stranieri a
Ferrara e la sperimentazione di servizi innovativi per madri straniere con
bambini, con proposte che in larga misura si sono concentrate attorno alla
valorizzazione della lingua materna e all’apprendimento dell’italiano.
1. Formazione degli operatori
La formazione è stata una pista di lavoro che fin dalle prime fasi di lavoro ha
accompagnato l’intero progetto con l’obiettivo di condividere, tra servizi e
professionalità diverse, il lessico e alcuni strumenti fondamentali per leggere
la peculiarità dell’esperienza genitoriale nella migrazione.
Operativamente ha assunto la forma di un corso di formazione che si è
avvalso dell’esperienza dell’U.O. Integrazione Stranieri frequentato da oltre
50 operatori ferraresi di servizi diversi (educativi, sociali e sanitari) dal titolo
“Incontrare i genitori stranieri” che ha preso le mosse nella primavera 2006,
ha visto un momento focale nella giornata seminariale del maggio 2007 con
l’etnopsichiatra francese Marie Rose Moro.
Nel 2006 i seminari sono stati condotti da:
• Cecilia Edelstein (psicoterapeuta, Bergamo)
“Maternità, figli e identità miste” (23 maggio 2006)
• Sabina Dal Verme (ostetrica, Milano)
“Nascere qui da radici lontane” (5 giugno 2006)
Nel 2007 gli incontri di formazione sono stati tenuti da:
• Mara Tognetti Bordogna (Università di Milano)
“Famiglie nella migrazione: ricongiungersi altrove” (18 gennaio 2007)
• Elisabeth Jankowski (Università di Verona)
“La lingua madre tra radici e migrazione” (1 marzo 2007)
• Marianella Sclavi (Università di Milano)
“Ascolto attivo e gestione creativa dei conflitti tra culture”
(13 aprile 2007)
• Marie-Rose Moro (etnopsichiatra francese)
“ Essere genitori nella migrazione” (25 maggio 2007)
50
Nel 2008 sono stati realizzati due seminari con:
• Cecilia Pennacini (Università di Torino)
“Procreazione, costruzione dell’essere umano e modelli di genere”
(29 aprile 2008)
• Maria Omodeo (COSPE, Firenze )
“Pendolari dell’educazione: bambini e genitori cinesi tra Italia e Cina”
(9 maggio 2008)
2. Conoscenza quali-quantitativa della condizione dei genitori stranieri a
Ferrara
Per mettere a fuoco con precisione criticità e risorse dei genitori immigrati
a Ferrara, gli strumenti individuati dal Gruppo tecnico sono stati il focusgroup e una ricerca statistica mirata sulle famiglie stranieri residenti.
Per approfondire la conoscenza qualitativa delle fragilità che i genitori
immigrati sperimentano nella realtà ferrarese a partire dall’attesa, dalla
nascita e dai primi periodi di vita con il bambino sono stati realizzati quattro
focus-group con altrettanti gruppi di genitori di diversa provenienza, curati
dalla responsabile dell’U.O. Integrazione Stranieri e la collaborazione delle
operatrici del Centro per le Famiglie. Il primo focus realizzato ha interessato
un gruppo di 8 mediatori culturali di diversa nazionalità che operano nella
realtà ferrarese e che a vario titolo, personale e professionale, hanno diretta
esperienza del diventare genitori a Ferrara. Sono poi seguiti altri tre incontri
che hanno coinvolto rispettivamente 9 donne di origine magrebina, 8 madri
nigeriane e 12 madri provenienti dall’Europa dell’Est.
Per situare con maggiore precisione interventi e proposte di servizio per
i genitori stranieri a Ferrara, il Gruppo Tecnico con l’ausilio del Servizio
Statistica comunale ha anche affidato ad E. Quintavalla una indagine
statistica sulla composizione e le principali caratteristiche delle famiglie
immigrate residenti alla fine del 2005 sul territorio cittadino, con particolare
riguardo alle caratteristiche demografiche salienti dei genitori immigrati e
delle famiglie straniere con bambini.
3. Sperimentazione di servizi innovativi per madri straniere con bambini
Le iniziative di servizio hanno contato sulle risorse dell’U.O. Politiche
familiari e Genitorialità con l’impegno diretto di risorse e personale del
Centro per le famiglie comunale e l’ospitalità e il crescente coinvolgimento
del personale e dei centri per bambini e genitori: Mille Gru, Piccola Casa ed
Elefante Blu.
Punto d’ingresso delle iniziative è stata l’esperienza della Scuola della
Domenica attiva dal 2001 presso il Centro Mille Gru, valutata un punto di
osservazione interessante delle strategie messe in atto dalle famiglie di origine
araba che risiedono nel ferrarese per preservare la propria identità culturale
51
e linguistica e da valorizzare per approfondire il tema della trasmissione
delle identità culturali e della lingua materna in generale. A questa si è
aggiunta nel corso dell’anno scolastico 2006-2007 la sperimentazione di corsi
di italiano per mamme con bambini neonati che ha portato ad una crescita
molto considerevole delle presenze di genitori e bambini stranieri all’interno
dei servizi educativi integrativi comunali.
Entrambe queste esperienze sono molto cresciute negli anni e hanno a loro
volta generato altre iniziative e progetti, a volte di notevole rilievo.
La Scuola della Domenica nata dalla
richiesta di un gruppo di madri
magrebine sostenute dall’associazione
C.i.e.s e partita dall’organizzazione
di corsi domenicali di lingua araba
per i bambini ha presto dovuto
estendere l’insegnamento anche al
sabato pomeriggio per far fronte al
crescere delle iscrizioni che all’inizio
dell’anno scolastico 2008-2009 hanno
raggiunto il numero di 51 bambini
frequentanti suddivisi in quattro
gruppi in ragione dell’età e delle
competenze linguistiche, seguiti da
quattro diverse insegnanti, tra di
lingua madre araba e una di madre
lingua italiana .
Dall’a.s. 2006-2007 si è arricchita
di un momento stabile di incontro
(divenuto da mensile a settimanale
ad ottobre 2007) di un gruppo di
donne di origini arabe al venerdì
pomeriggio (“Il thè del venerdì”)
che è a sua volta divenuto momento
di propulsione di altre iniziative: un
corso di italiano per donne straniere
a bassa scolarizzazione curato dal
Centro Territoriale Permanente partito
a novembre 2007; la partecipazione
attiva a partire dall’estate 2006
di un gruppo di donne arabe
alla manifestazione EstateBambini (“La tenda del Thè”) che ha aperto la
strada ad una crescente collaborazione con il gruppo dei genitori volontari
dell’associazione C.I.R.C.I., la conoscenza e l’entrata in relazione con le scuole
di lingua madre attive presso il Centro Interculturale Zonarelli di Bologna.
52
Nel corso dell’a.s. 2007-2008 il gruppo delle donne del venerdì ha inoltre
avviato una riflessione sulle modalità più opportune per valorizzare
competenze delle donne straniere che, grazie al contributo del CsV, ha dato il
via dopo l’estate del 2008 a un vero e proprio progetto di sviluppo di piccola
imprenditorialità femminile: il progetto “I Saperi delle Donne”.
Il primo progetto pilota di corso di italiano per madri straniere con bambini
piccoli è stato realizzato nella primavera 2007 presso il Centro Piccola Casa
ed è stato in seguito riproposto dopo l’estate presso il Centro Elefante
Blu e, di nuovo nella primavera
2008, presso la Piccola Casa. Ogni
corso ha coinvolto 15 donne e
altrettanti bambini di nazionalità e
lingue diverse cui ha proposto 14
mattine di incontro con lezioni di
italiano per le madri (curate dalla
primavera 2008 da un’insegnante
del Centro Territoriale Permanente)
e accoglienza dei bambini in locali
attigui secondo le modalità consuete
dei centri per bambini e genitori
comunali.
La positività dell’esperienza ha
consentito di realizzare a partire
dall’A.S. 2008/9 un’estensione
sia temporale che numerica delle
esperienze, arricchendo stabilmente
le proposte educative per genitori
e bambini dei servizi integrativi
ferraresi con la realizzazione di
incontri settimanali per madri
e bambini stranieri. Da ottobre
2008 sia il Centro Elefante Blu
che il Centro Mille Gru dedicano
infatti una mattina alla settimana
all’esperienza del corso di italiano,
frequentata complessivamente da
31 donne di diversa nazionalità
e lingua e da un numero quasi
altrettanto elevato di bambini, la
metà dei quali di età inferiore ai 15 mesi.
Per favorire la conoscenza reciproca tra le operatrici, italiane e straniere,
variamente coinvolte nelle iniziative della Scuola della Domenica e nei Corsi
di Italiano nonché per approfondire temi e motivazioni legati alle diverse
53
esperienze professionali e personali, nel corso del 2008 si è inoltre realizzato
a cadenza bimestrale un laboratorio di formazione condotto dalla dr.ssa
Adriana Lorenzi di Bergamo, che ha coinvolto operatrici e collaboratrici
italiane e straniere sul tema della genitorialità a partire dal racconto della
propria esperienza personale come figlie.
2001/2
Lezioni di
SCUOLA DOMENICA
DELLA
DOMENICA
2006/7
lezioni di
+ SABATO
+
2008/9
incontro del
7° anno scolastico
VENERDI
Scuola della Domenica
Progetto CIRCI-CsV Tenda
C.Zonarelli BO
Tenda del Thè in EstateBambini
Corso di italiano CTP per donne a bassa scolarità
Laboratorio
auto-formazione
A. LORENZI
CORSO DI
ITALIANO
PER MAMME
CON BAMBINI
PICCOLI
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1° corso
2° corso
3° corso
prim. ’07
inv. 07/8
prim ’08
Pic. Casa
Elef. Blù
Pic. Casa
Corso Ital
CGB
E. Blu
Corso Ital
CGB
Mille Gru
Appendice 2
Diventare madri “lontano da casa”
I focus group con le mamme straniere
Laura Lepore
U.O. Integrazione – Alunni stranieri
“Ricordo un tramonto percorrendo in auto una strada della Calabria. Non
eravamo sicuri del nostro itinerario e fu per noi di grande sollievo incontrare un
vecchio pastore. Fermammo l’auto e gli chiedemmo le notizie che desideravamo, e
poiché le sue indicazioni erano tutt’altro che chiare gli offrimmo di salire in auto per
accompagnarci sino al bivio giusto, a pochi chilometri di distanza: poi lo avremmo
riportato al punto in cui lo avevamo incontrato. Salì in auto con qualche diffidenza,
come se temesse una insidia, e la sua diffidenza si andò via via tramutando in angoscia,
perché ora, dal finestrino cui sempre guardava, aveva perduto la vista del campanile
di Marcellinara, punto di riferimento del suo estremamente circoscritto spazio
domestico. Per quel campanile scomparso, il povero vecchio si sentiva completamente
spaesato: e solo a fatica potemmo condurlo sino al bivio giusto e ottenere
quel che ci occorreva sapere. Lo riportammo poi indietro in fretta, secondo l’accordo:
e sempre stava con la testa fuori del finestrino, scrutando l’orizzonte, per vedere
riapparire il campanile di Marcellinara: finché quando finalmente lo vide, il suo
volto si distese e il suo vecchio cuore si andò pacificando, come per la riconquista di
una ‘patria perduta’. Giunti al punto dell’incontro, si precipitò fuori dall’auto senza
neppure attendere che fosse completamente ferma, e scomparendo selvaggiamente
senza salutarci, ormai fuori della tragica avventura che lo aveva strappato dallo spazio
esistenziale del campanile di Marcellinara. Anche gli astronauti, da quel che se
ne dice, possono patire di angoscia quando viaggiano negli spazi, quando perdono
nel silenzio cosmico il rapporto con quel “campanile di Marcellinara” che è il pianeta
terra e il mondo degli uomini: e parlano, parlano senza interruzione con i terricoli, non soltanto
per informarli del loro viaggio, ma per non perdere il “senso della loro terra”
Ernesto de Martino, La fine del mondo. Contributo all’analisi delle apocalissi culturali
La tecnica dei focus group
Il focus group1 è un metodo di ricerca e di rilevazione qualitativa dei
dati basata sulle informazioni che emergono da una discussione di
gruppo, guidata da un conduttore/facilitatore su determinati temi che si
Per approfondimenti, ACOCELLA I., I focus group: teoria e tecnica, Franco Angeli, Milano, 2008;
ZAMMUNER V.L., I focus group, Il Mulino, Bologna, 2003
1
55
intende indagare. Tale tecnica si presta a raggiungere molteplici obiettivi:
fornire conoscenze su rappresentazioni e conoscenze, rilevare opinioni,
atteggiamenti, comportamenti, giudizi, bisogni, motivazioni, esperienze di
gruppi sociali, individuare e sottoporre a discussione i significati condivisi
nel “senso comune”2 intorno a specifici argomenti. Si tratta di indagini utili
ad ulteriori approfondimenti di ricerca. I focus, oltre ad essere strumenti di
ricerca e raccolta di testimonianze, favoriscono processi di interazione, di
condivisione e di confronto tra i partecipanti, il rafforzamento delle esperienze
individuali attraverso il rispecchiamento nelle testimonianze altrui o in altri
momenti la messa in discussione dei propri punti di vista, con il risultato
spesso di produrre nelle persone coinvolte interessanti riconfigurazioni degli
sguardi e nuovi apprendimenti. L’impiego che ne abbiamo fatto a Ferrara,
nella cornice del Progetto “Diventare madri lontano da casa”, intendeva
rispondere all’esigenza di sondare e conoscere più da vicino le esperienze di
maternità e lo svilupparsi del ruolo genitoriale3 in terra straniera nelle madri
provenienti da altri paesi che vivono oggi nella nostra città; la loro relazione
con le culture locali e istituzionali della maternità, della nascita, della cura,
dell’educazione; l’accesso e il rapporto con i servizi di base; i bisogni, le
carenze, le aree critiche maggiormente condivise; le risorse individuate per
affrontare la gravidanza, il parto, la maternità e le prime cure dei figli.
Si volevano inoltre indagare quelli che ipotizzavamo essere i processi di
spaesamento4 legati all’inserimento in un diverso ordine culturale, alle
2
Usiamo l’espressione “senso comune” in senso sociologico: “Che cos’è il senso comune? E’ l’insieme
dei modi di fare, di pensare, di interpretare e di rappresentare il mondo che sono tipici all’interno
di un raggruppamento sociale: una memoria sociale, un sapere - prevalentemente tacito, contestuale,
pragmaticamente orientato - che permette l’interazione ordinaria fornendole regole e presupposti. Per
certi versi, è la cultura in cui ciascuno è inserito. Ma il senso comune è cultura secondo un’accezione
particolare (quella che rende conto della specificità del concetto): è la cultura in quanto e per la parte
in cui è data per scontata. Esso intende tutto ciò riguardo a cui, interrogati, risponderemmo che “è
ovvio”, o che “lo sanno tutti” e dunque non vale la pena di metterlo in dubbio”, JEDLOWSKI P., La
mediatizzazione del senso comune, Relazione introduttiva della Sezione Vita Quotidiana, Convegno
AIS GloCom, 23 settembre 2004, Università di Urbino.
Le nozione di genitorialità e di infanzia necessitano di una attenta contestualizzazione e
storicizzazione. Si tratta infatti di prodotti culturali, di elaborazioni simboliche correlate all’ordine
sociale, ai sistemi di parentela e di discendenza, all’idea di umanità, di individuo e di gruppo. Gli
studi dell’antropologia classica sulle relazioni di parentela, sulla costruzione della persona, sui riti di
passaggio possono certamente darci orizzonti di riferimento. Per riferimenti più immediati e vicini
indico ad esempio: Affergan F., Borutti S., Calame C., Fabietti U., Kilani M., Remotti F., Figure
dell’umano, Le rappresentazioni dell’antropologia, Meltemi, Roma, 2005; Forni S., Pennacini C.,
Pussetti C., Antropologia, genere, riproduzione, Carocci, Roma, 2006; James A., Jenks C., Prout A.,
Teorizzare l’infanzia. Per una nuova sociologia dei bambini, Donzelli, Roma, 2002
3
Con la migrazione viene a mancare ciò che è “familiare”, che ci è stato “reso naturale”
dall’apprendimento culturale, lo sfondo domestico abituale che consente l’agire quotidiano, quegli
automatismi a cui possiamo ricorrere quando ci troviamo in una situazione di agio, che ci fa risparmiare
4
56
difficoltà di muoversi in un una lingua nuova e in un nuovo “ordine del
discorso”. Inoltre ci interessava sondare il rapporto con il sistema pubblico
dei servizi, le fatiche, le modalità di individuazione delle risorse locali e
pubbliche utili a gestire la nuova geografia del quotidiano, il ricorso a risorse
alternative o inscritte nelle biografie culturali.
I focus si sono disegnati come territori di parole non apolidi, territori dove le
traiettorie esperienziali, le conoscenze, i vissuti emozionali e i mondi nascosti
- ma vivi - delle partecipanti hanno trovato cittadinanza. Conoscenze e
pratiche culturali incarnate sono state oggetto di attenzione, valorizzazione
e legittimazione. Visioni del mondo, dell’umanità, della vita, della famiglia,
dell’infanzia, dell’educazione che, nell’esperienza della maternità in terra
straniera, diventano nuclei di confronto e spesso di conflitto con le espressioni
culturali della “società d’accoglienza.”
In alcuni momenti i focus sono stati attraversati anche da accese discussioni
tra mamme di differenti provenienze; tali momenti sono stati utilizzati come
opportunità per una riflessione sulle diversità culturali e sulla legittimità e la
necessità della parola di tutte5.
Il lavoro del conduttore è, in tali momenti, particolarmente complesso
e deve sapersi muovere verso territori che hanno spesso a che fare con la
gestione del conflitto e l’attivazione di reciproci sguardi di riconoscimento,
piuttosto che con una più “semplice” attività di conduzione di un gruppo
e di attenzione alle sue dinamiche comunicative. Ovviamente i territori
energie (lo spazio noto e i suoi punti di riferimento, il tempo e i suoi ritmi, il sistema degli oggetti, la
lingua e i significati condivisi, la rete di sicure e collaudate relazioni). L’antropologia di oggi sottolinea
la “deterritorializzazione” delle culture contemporanee, che non si identificano più con i luoghi in cui si
vive: la circolazione delle merci, di messaggi, di persone, l’inedita mobilità dei nostri giorni (effettiva o
virtuale), la capacità dei nuovi media di ridurre i tempi e di annullare gli spazi, non consente di concepire
la cultura chiusa entro i confini di un gruppo o di un paese, ma come attraversata da infinite ibridazioni
(anche qualora non ci si sposti mai). Ma pur non potendo prescindere dalla reale portata storica di
questi profondi cambiamenti, non si può dimenticare che ciascuno di noi fonda il proprio rapporto con
il mondo attraverso l’esperienza diretta che è fatta appunto di contesti materiali e situazioni, persone e
rapporti, significati “locali”. Sulla configurazione frattale delle forme culturali nel mondo odierno e
sulla frattura tra comunità e appartenenza ai luoghi, al tema della deterritorializzazione esiste un’ampia
bibliografia, essendo questo un tema nodale per l’antropologia contemporanea. Qui rimandiamo in
particolare ad APPADURAI A., Modernità in polvere, Meltemi, Roma, 2001.
La deterritorializzazione delle culture ha messo in crisi i saperi antropologici classici e impone la
sperimentazione di nuovi stili di etnografia. Come è infatti possibile cogliere la natura della località
come esperienza vissuta in un mondo globalizzato e deterritorializzato, transnazionale?
5
Momenti di vero e proprio conflitto culturale, in cui si insinuava quel pericoloso atteggiamento di
pregiudizio e svalutazione dei saperi altrui giudicati o come inaccettabili dal punto di vista valoriale
o “arretrati”, non moderni, in ordine a una scala di progresso che si riferisce al modello occidentale;
modello che peraltro come Servizio portatore di saperi istituzionali spesso rigidi e autoreferenziali, di
fatto ogni giorno tendiamo a rappresentare.
57
del conflitto sono estremamente interessanti per chi osserva i legami che i
migranti intrattengono con i contesti di origine e i contesti di immigrazione,
le tessiture degli immaginari e le riconfigurazioni dei significati culturali
meticciati intorno a nuovi sensi comuni; il contesto dei focus deve essere
attento a non alimentare opposizioni troppo forti e svalutative.
L’obiettivo finale del nostro lavoro non era certamente solo conoscitivo
rispetto alle esperienze individuali e alle biografie culturali della maternità:
era anche quello di rintracciare occhiali per leggere il confronto tra bisogni
espressi, servizi esistenti, servizi auspicati, allo scopo di cercare una sempre
maggiore aderenza tra l’offerta di servizi e l’interpretazione dei bisogni. In
questo senso possiamo parlare di una produzione condivisa e partecipata di
conoscenze che, in prospettiva, contribuiscono alla trasformazione sociale e
allo sviluppo della comunità locale. Un lavoro speriamo utile ad orientare
una crescita di servizi maggiormente ispirati a nuove consapevolezze
antropologiche rispetto alle funzioni fondatrici e configuratici della
cultura.6
Riorientarsi nel mondo: un compito arduo per i “genitori in esilio”
Come le ricerche di carattere antropologico, sociologico ed “etno-psi” svolte
in diverse terre di migrazione hanno rilevato, i vissuti della gravidanza,
della maternità e l’esercizio della genitorialità7 si presentano come momenti
6
Indubbiamente, e non poteva essere diversamente, il nostro lavoro ha individuato problematiche
analoghe a quelle che emergono nelle ricerche già svolte su queste tematiche e che peraltro hanno
orientato le nostre ipotesi. Esiste infatti ormai una significativa letteratura sulle esperienze di maternità
e genitorialità delle famiglie migranti per la quale si rimanda alla bibliografia.
Sulle forme delle famiglie migranti e le problematiche che esse incontrano nella migrazione, anche
in Italia la letteratura sociologica è molto vasta. Si vedano ad esempio i numerosi lavori di Mara
Tognetti Bordogna, tra cui il recente TOGNETTI BORDOGNA M. (a cura di), Arrivare non basta.
Complessità e fatiche della migrazione, Franco Angeli, Milano, 2007. Inoltre, MARAZZI A., Voci di
famiglie immigrate, Franco Angeli, Milano, 2005.
Consultabili on-line, gli Atti del ciclo di seminari Famiglie migranti e stili genitoriali, organizzato
dall’Istituzione Gianfranco Minguzzi di Bologna: http://www.minguzzi.provincia.bologna.it/ambiti/
multiculturalita/materialifamigliemigranti1/Atti/attifamigliemigranti.htm
In particolare segnaliamo Moro M.R., Nathan T. 1995, “Ethnopsychiatrie de l’enfant”, in S. Lebovici,
R. Diaktine, M. Soulè (a cura di) Nouveau traité de psychiatrie de l’enfant et de l’adolescent, PUF, vol.4,
t.1, Parigi; Moro M.R., Bambini immigrati in cerca di aiuto, Utet, Torino, 2001; Moro M.R., Genitori
in esilio, Cortina Milano, 2002; Moro M.R., Bambini di qui venuti da altrove: saggio di transcultura,
Franco Angeli, Milano 2005; Moro M. R., Maternità e amore, Frassinelli, Milano, 2008; Beneduce, R.,
Frontiere dell’identità e della memoria, Franco Angeli, Milano, 1998; Beneduce, R., Etnopsichiatria.
Sofferenza mentale e alterità fra storia, dominio e cultura, Carocci, Roma, 2007; Taliani, S., Vacchiano,
F. Altri corpi. Antropologia ed etnopsicologia della migrazione, Milano, Unicopli, 2006; Favaro, G.,
Napoli M., Come un pesce fuor d’acqua. Il disagio nascosto dei bambini e dei ragazzi emigrati, Guerini
7
58
e dimensioni esistenziali particolarmente critiche per le donne e le coppie
straniere; si tratta di eventi di riscrittura dello “stare” in una terra diversa,
che proiettano e spingono verso la stabilizzazione del progetto migratorio,
verso un radicamento di lunga durata. Non dimentichiamo tuttavia che
ciascuna donna e ciascuna coppia rappresentano una storia a sé e che ogni
maternità si inscrive in specifici momenti della vita della vita individuale e
familiare difficilmente generalizzabili.
Se si diventa genitori “qui”, è “qui” che si affronta il delicato processo di
costruzione della genitorialità, quasi sempre senza una rete familiare che
possa fare da riferimento, da guida, da supporto. Le conoscenze rispetto
essere genitori qui molto spesso non possono essere confermate dal
contesto, che anzi spesso le contraddice o le svalorizza. Ogni certezza, ogni
conoscenza rischia di essere depotenziata. C’è un mondo esterno che non
conosce e non riconosce il valore di certi legami, di certe organizzazioni
della famiglia, l’importanza di diverse articolazione dei ruoli di genere, non
approva certe modalità di cura della donna in gravidanza o della puerpera,
o stili di allevamento e di educazione. Riorientarsi e ridefinirsi è una sfida
faticosa che lascia tracce e venature di fragilità.
Non meno complessa e faticosa è la situazione di quei genitori emigrati che
lasciano a casa i propri figli e che si trovano a vivere la propria esperienza
genitoriale a distanza, utilizzando per mantenere i legami inedite forme
comunicative (telefono, sms, internet etc) disegnando quella che qualcuno ha
definito una “affettività transnazionale”. Si tratta di genitori frequentemente
accompagnati da profondi sensi di colpa, che rincorrono una sempre più
debole autorevolezza messa in crisi dall’assenza. Una assenza che spesso si
tenta di compensare con l’invio di beni di consumo, vestiario, alimenti e che
contribuisce a costruire nei figli attese o pretese e immaginari di un paese
idilliaco in cui vivono i genitori. Nella maggioranza dei casi questi genitori
vivono poi la nuova, problematica fase del ricongiungimento: un momento
in cui il reciproco riconoscimento fatica a darsi. I figli arrivano spesso in
famiglie che sentono estranee perchè i propri genitori sono cambiati, o perché
hanno nuovi compagni, hanno costituito nuove famiglie, a volte miste, hanno
figli nati nel paese d’immigrazione che parlano un’altra lingua e che i fratelli
sentono estranei. Insomma un mondo di diversità possibili che diventano per
i ragazzi terre incerte e instabili sulle quali imparare a muoversi. Spesso il
rifiuto del progetto migratorio dei genitori (quasi sempre non sono i ragazzi
a scegliere, ma subiscono le scelte dei genitori e sono costretti a distaccarsi
dai propri contesti di vita) crea conflitti e traumi profondi che incidono sullo
e associati, Milano, 2002; Dal Verme S., Cattaneo M.L., Donne e madri nella migrazione. Prospettive
transculturali e di genere,Unicopli, Milano, 2005
59
sviluppo dei ragazzi. La letteratura sulle poco propriamente dette seconde
generazioni8 è ricca di analisi che permettono di comprendere come la
migrazione sia evento traumatico che non si esaurisce in una generazione.
I genitori sperimentano nuove forma dell’essere genitori che deve riarticolarsi
intorno a registri educativi di mediazione che concilino mondi spesso
radicalmente diversi e conflittuali.9
Essere genitori – come sintetizza bene Paola Falteri – implica il compito di
rendere domestico il mondo ai propri bambini, renderglielo familiare, “utilizzabile”,
mediare il loro rapporto con le cose perché divengano conoscibili ed agibili. Crescere è
addomesticare il mondo, diventare capaci di orientarsi in esso. Educare è in fondo e in
primo luogo aiutare in questa opera di addomesticamento, in questo apprendimento
del contesto di vita. Se questo non è facile per nessuno in una realtà complessa che
non è fatta certo a misura di bambini (se mai ce n’è stata una), lo è ancor meno per
“genitori in esilio” che – per quanto inseriti - vengono da altrove e hanno dovuto
riapprendere loro stessi un nuovo contesto.10
In generale, pur nel quadro di questa complessità, possiamo dire che la
condizione genitoriale porta comunque i migranti ad aumentare le occasioni
e le necessità di confronto con la rete dei servizi, con gli operatori e con i
saperi e le culture istituzionali.
L’esperienza della maternità e la presenza dei figli segna un ingresso sulla
scena “civica” (specie con l’accesso ai nidi) per molte coppie straniere
e in particolare per molte donne. Un ingresso spesso segnato da grandi
difficoltà nell’accesso alle informazioni, ai servizi, alla comprensione dei
contenuti e delle modalità dei nostri stili di lavoro. Come le donne di diverse
appartenenze culturali affrontano tali difficoltà? La cultura come incide
nelle diverse esperienze di maternità e nell’incontro con i servizi? La forte
medicalizzazione della gravidanza e del parto propria dei nostri saperi locali
è un elemento di rassicurazione o di spiazzamento per le donne straniere?
L’approccio biomedico è considerato una risorsa o è percepito come un
impoverimento dello scenario della maternità? Quali risorse e reti alternative
attivano le donne, a seconda dei diversi gruppi di appartenenza, in assenze
8
Ricchissima è la letteratura sul tema. Qui solo a mo’ di spunto si segnala solo: Ambrosini M., Molina
S., (a cura di), Seconde generazioni. Un’introduzione al futuro dell’immigrazione in Italia, Fondazione
Giovanni Agnelli, Torino, 2004
Sulla genitorialità a distanza delle madri dell’Est, interessanti le testimonianze presenti nel lavoro di
AMADEI N., Con voce di donna. Migranti dell’Est, straniere di casa, Provincia di Parma, Assessorato
Pari Opportunità, Parma, 2005
9
FALTERI P., Culture e generazioni diverse di fronte all’esperienza migratoria, paper presentato
al Convegno “Genitori in esilio. Storie di bambini e famiglie che attraversano continenti e culture”,
Comune di Ferrara, Ufficio Politiche Familiari, Ferrara, 14 Settembre 2002
10
60
delle famiglie e spesso dei mariti?
Questi e altri temi hanno attraversato la messa a punto della nostra traccia
per la conduzione dei gruppi.
Ci ha mosso l’idea che in un contesto a cittadinanza plurale, i servizi debbano
quanto più possibile cercare di modulare la propria offerta tenendo conto dei
bisogni espressi dalle donne e coppie d’altrove. Vorremmo poter contribuire
a promuovere insieme ad altri attori sociali specifiche attenzioni verso questi
nuovi cittadini, linguaggi dell’ascolto11 adeguatamente sensibili e attivi,
stimolare la valorizzazione delle competenze e dei saperi culturali incarnati,
favorire spazi di riconoscimento e integrazione, oltre che offrire reti capaci di
sostenere le donne e le famiglie nei loro bisogni più complessi e sostanziali,
promuovendo un’offerta appropriata di accoglienza e riconoscimento.
Attenzioni, queste, che dovrebbero essere colte anche per ripensare le relazioni
dei servizi con tutte le donne. La presenza delle donne straniere è una ulteriore
opportunità per riflettere sul rapporto tra saperi medici (soprattutto ostetricoginecologici e pediatrici) e saperi e bisogni delle donne, ambito questo già
oggetto di osservazione e critica da parte dell’antropologia medica e della
sociologia della medicina. In particolare ci pare che riconoscere i rischi connessi
alla fragilizzazione della trasmissione culturale nei processi migratori, leggere
e interpretare la vulnerabilità delle donne e delle famiglie migranti allo scopo di
favorire il benessere e positivi processi di integrazione con sensibilità culturale
e forme di promozione e sostegno della genitorialità sia un investimento sul
futuro delle giovani generazioni e dell’intera società di domani.
Queste le direttrici intorno alle quali abbiamo cercato di strutturare i nostri
focus.
La composizione dei focus group attivati nell’ambito del progetto
“Diventare genitori lontano da casa”
L’argomento oggetto della discussione di gruppo era quindi la conoscenza
dell’esperienza soggettiva della maternità sperimentata a Ferrara e in Italia,
l’esperienza della coppia attorno alla nascita e alla crescita dei propri figli.
La composizione dei focus group attivati all’interno del progetto “Diventare
genitori lontano da casa” ha cercato di essere, entro ovvi limiti, il più
possibile rappresentativa dell’universo delle donne migranti protagoniste
della maternità nella comunità locale ferrarese.
Ci è parso significativo individuare gruppi di donne il cui requisito comune
fosse che tutte avessero un’esperienza di maternità in Italia.
11
Per un primo approccio all’ascolto attivo si segnala: Sclavi M., Arte di ascoltare e mondi possibili,
Bruno Mondatori, Milano, 2003
61
Tra aprile 2006 e febbraio 2008 i focus group che ci è stato possibile realizzare
sono stati complessivamente quattro; ad essi hanno preso parte in totale 27
donne diverse residenti a Ferrara tra i 25 e i 45 anni.
• Il primo focus, tenutosi nell’aprile 2006, era costituito da un gruppo
8 mediatrici (provenienti da Moldavia, Albania, Romania, Somalia,
Marocco, Ucraina, Russia, Camerun). Il criterio di rilevanza non erano
le singole nazionalità quanto in primo luogo la loro conoscenza di
molteplici storie di vita e di esperienze di maternità apprese attraverso il
lavoro nei servizi a contatto con altre donne migranti spesso proprio da
loro accompagnate nei percorsi sanitari a sostegno della gravidanza, del
parto e della maternità.
• Il secondo focus, realizzato nel giugno 2006, era costituito da nove donne
nordafricane provenienti dai paesi dell’area maghrebina, arabofone e
francofone, che avevano esperienza dei servizi dei Centri per le Famiglie
e di cui abbiamo dunque potuto avere più facilmente la disponibilità.
Esse sono inoltre rappresentative di gruppi fortemente presenti nella
popolazione straniera a Ferrara e di fatto rappresentano altri approcci
culturali alla maternità, ai saperi del corpo, dei ruoli di genere che molto
genericamente potremmo dire informati dalla “cultura musulmana”.
• Il terzo focus, tenutosi nel marzo 2007, era composto da otto donne
nigeriane, seguite dal Centro Donna e Giustizia di Ferrara, con esperienza
di maternità e genitorialità vissute in condizioni estremamente complesse
e difficili. Donne in maggioranza sole, che hanno sperimentato il
rapporto con i servizi durante la maternità attraverso l’accompagnamento
delle operatrici del Centro, lungo percorsi, paradossalmente, per certi
aspetti “facilitati”. Inoltre con la testimonianza delle donne nigeriane
si è voluto spingere lo sguardo su una realtà africana diversa da quella
dell’area maghrebina che per quanto attraversata da profondi fenomeni
di globalizzazione, presenta comunque un’articolazione complessa di
tradizioni e stili di vita.
• Il quarto focus, realizzato nel febbraio 2008, era composto da 12 donne
provenienti dall’Est europeo, in particolare da Ucraina, Moldavia, Russia
e Romania, una popolazione oggi particolarmente significativa a Ferrara,
concretamente e simbolicamente “maggioritaria” rispetto all’universo
complessivo delle donne migranti presenti nella realtà cittadina.
Le maggioranza delle donne sono state contattate dalle operatrici del Centro
per le Famiglie e dei Centri per Bambini e Genitori comunali tra le famiglie
frequentanti; altre disponibilità sono state raccolte attraverso il Centro Donna
Giustizia e il Centro Servizi Integrati per l’Immigrazione che coordina il
Repertorio provinciale dei mediatori interculturali. L’adesione alla proposta
è stata in tutti i casi significativa e circa il 90% delle donne contattate ha
risposto positivamente all’invito a prendere parte agli incontri.
62
Tutti i focus si sono tenuti all’interno del Centro per le Famiglie – Isola del
Tesoro di Piazza XXIV Maggio e sono durati tra le due ore e mezza e le tre
ore.
Si è cercato di favorire la partecipazione delle mamme attraverso
l’organizzazione di un servizio di baby sitting in spazi attigui alla saletta
dove si sono tenuti gli incontri e adeguando il più possibile l’orario dei
focus ai tempi delle donne: tutti i focus infatti sono stati infatti organizzati
dopo le 16.30 per permettere alle mamme di venire con i propri figli dopo
l’uscita dalle scuole materne o dai nidi. Inoltre, come ringraziamento e
memoria dell’incontro, abbiamo regalato un libro a ciascun bambino delle
partecipanti.
A tutti gli incontri hanno preso parte in qualità di osservatrici due operatrici
del Centro per le Famiglie; fatto, questo, che oltre ad elevare la qualità
dell’accoglienza delle partecipanti, ha consentito una prima conoscenza dei
servizi comunali per bambini e famiglie che ha suscitato interesse e che ha
portato ad un successivo avvicinamento ad essi da parte di diverse delle
donne che hanno partecipato agli incontri.
Nell’incontro con il gruppo delle mamme arabofone abbiamo inoltre potuto
fruire della presenza facilitatrice di una operatrice del Centro per le Famiglie
di origine marocchina, mentre per la conduzione e la comprensione del focus
con le donne nigeriane (certamente il più complesso da gestire per le difficoltà
linguistiche e le biografie segnate da forti esperienze di dolore, violenza e
solitudine), abbiamo potuto avvalerci della collaborazione di una mediatrice
interculturale nigeriana la cui presenza ci pare sia stata ben accolta ed è
risultata sicuramente di fondamentale utilità, anche se inevitabilmente, vista
la complessificazione determinata dall’attività di traduzione, l’interazione e
i processi comunicativi sono risultati certamente meno diretti di quelli degli
altri gruppi.
La traccia utilizzata dalla conduttrice dei gruppi focus esplorava
essenzialmente quattro aree: gravidanza, parto, ruolo dei padri e ritorno
“a casa”dopo la nascita, anche se spesso la discussione si è inevitabilmente
allargata, specie sul finire degli incontri, a ricomprendere preoccupazioni
diffuse sul possibile futuro dei figli e sulle difficoltà che nel tempo comporta
l’esercizio della genitorialità nella dinamica tra due mondi.
Su ognuno di questi temi le domande stimolo della conduttrice sollecitavano
la discussione con riguardo particolare a bisogni, risorse, strategie, criticità
nei servizi, ruolo della famiglia distante, consentendo di enucleare i punti
più significativi di accordo o voci particolarmente dissonanti connesse alle
esperienze, che abbiamo poi cercato di sintetizzare nella seconda parte di
questo lavoro.
63
I risultati dei focus group
La gravidanza: bisogni, difficoltà e risorse
Rispetto alla fase di preparazione alla nascita, le donne che hanno partecipato
ai diversi focus hanno condiviso essenzialmente difficoltà simili, anche se
la possibilità di seguire corsi pre-parto, seppur non generalizzata in quanto
legata oltre che alle condizioni economiche anche alla conoscenza di questa
opportunità, è risultata una risorsa importante per affrontare la paura del
parto apprendendo nuove tecniche del corpo, ritenute utili, e connesse alla
cultura biomedica del parto.
Come prevedibile, le donne con mariti italiani hanno in generale vissuto
situazioni di minore fatica e svantaggio nella individuazione e ricorso ai
servizi e nella gestione dei vissuti emotivi, per la presenza di una rete familiare
acquisita che funge comunque da supporto. In qualche momento abbiamo
notato atteggiamenti in qualche modo conflittuali e sottilmente critici da
parte delle donne sole, o sposate con mariti dello stesso paese, verso le donne
sposate con italiani, che mostravano una familiarità e un livello di adesione
abbastanza evidenti verso gli stili di vita italiani. Forse si è manifestata la
percezione del privilegio altrui.
Nonostante le storie di vita di molte di queste donne presentassero risvolti
particolarmente drammatici, fossero spesso sole e con difficoltà linguistiche
piuttosto significative, le donne nigeriane sembrano aver vissuto con
maggiore facilità il rapporto con i Servizi grazie al sostegno loro dato dalle
operatrici del Centro Donna Giustizia. Viceversa le donne maghrebine hanno
portato sguardi diversi, una gestione della gravidanza e della maternità più
faticosa, più complessa perché legata alla dipendenza dai mariti, da notevoli
difficoltà linguistiche e da scarse reti relazionali.
In estrema sintesi le maggiori difficoltà e bisogni vissuti e segnalati
nell’ambito dei focus rispetto alla fase della gravidanza sono state:
• individuare un medico di base/ostetrica che segua la donna
• necessità di sostegno economico
• mancanza della famiglia d’origine e della presenza della propria madre,
una assenza avvertita in modo particolare dalle mamme arabofone, ma
non solo:
Mediatrice moldava: “Praticamente negli ultimi mesi di gravidanza penso che la famiglia manca.
Ci sono delle donne che sono fortunate che hanno qualcuno, la sorella, cugino, qualcuno c’è ma chi
non ha nessuno, arrivano proprio alla disperazione.”
Mamma marocchina: “Però io sentivo la mancanza della mamma, avevo bisogno di mia mamma,
non c’è vicino a me, sono da sola, non ho amici, non parlavo la lingua; (ho) avuto dei periodi molto
molto difficili, adesso ho superato la cosa perché sono tanti anni, però parliamo di tanti anni che ho
avuto quel problema. Magari l’Italia riesce anche per le donne che sono incinte in Italia, riesce a fare
la legge un po’ facile […] per aiutare la mamma.”
64
• Difficoltà linguistiche, problemi organizzativi dentro e fuori casa, necessità
(ma a volte anche impossibilità) di fare ricorso all’aiuto del marito:
Mamma tunisina: “siccome io ho avuto il secondo bambino qua e non capivo la lingua italiana
allora non riuscivo ad andare da nessuna parte, sono chiusa dentro la casa mia, non c’ho nessuno
che mi dice vai di qua vai di là”
Mediatrice moldava: “l’affetto è importante, se anche il marito c’è, ma lui è a lavorare e non è
sempre con noi tutto il giorno”.
Mamma marocchina: “no, io non ho trovato nessuno che mi ha aiutato per la mia gravidanza. Io
abito lontano e sempre mio marito tocca a lui portarmi alla visita e tutto quanto, faccio 15 km per
arrivare. Ho cambiato tante case e non ho mai trovato nessuno che magari (mi aiuti) se sto male io;
se c’è qualche problema a casa tocca a lui, anche magari se lui lavora a Ravenna bisogna che tornare
lui da Ravenna fino qui a casa… una volta che è caduta la bambina dal letto, mi è toccato chiamarlo
lui a Ravenna e poi due ore per arrivare e portare la bambina all’ospedale.”
• Paura di perdere il lavoro e senso generalizzato di paura aumentato
dalle difficoltà a raccontare le proprie emozioni e timori, una cosa che
sembra desiderata ma che non si fa con facilità e che si scontra, specie tra
le mamme arabe, con consuetudini di riservatezza molto consolidate nei
confronti del mondo esterno.
In merito alle risorse individuate è stato particolarmente interessante il
confronto tra mediatrici di diversa provenienza culturale sul tema del medico
di base come risorsa primaria di aiuto. Infatti, mentre la cultura biomedica,
sanitaria e la presenza del medico di base vengono tendenzialmente
assunte come “normali” dalle mediatrici dell’ex blocco sovietico, altre
mediatrici, specie quelle africane, hanno invece sottolineato che non è così
scontato individuare il medico di base come risorsa primaria perché, hanno
sottolineato. ci sono persone che provengono da sistemi sanitari totalmente
diversi, oppure da luoghi dove di fatto non esiste assistenza sanitaria
pubblica e di base. Su questo punto, in particolare, il confronto nei focus
è stato decisamente acceso: qualche donna si è spinta a segnalare, con toni
pungenti, come per riuscire a comprendere i sistemi locali o per orientarsi
tra i servizi sia determinante il livello di scolarizzazione e come in tutti i
casi occorra darsi da fare per cercare le informazioni, evitando di aspettarsi
troppo, quasi colpevolizzando i migranti per una eccessiva mancanza di
conoscenze dei contesti.
Mediatrice russa: “In ogni caso secondo me la fonte principale è il medico di base”
Mediatrice somala: “Sono stata più di 5 anni senza sapere del medico di base, andavo al pronto
soccorso, non sapevo che avevo diritto al medico di base. Non sapevo poi quale medico scegliere.
Mediatrice del Camerun: “E’ quello che volevo dire io, c’è bisogno d sapere anche che abbiamo diritto
al medico di base. Anche in regola bisogna essere informati, “hai capito?”, visto che si viene da una
cultura dove il medico di base non esiste”
Mediatrice albanese: “Scusatemi ma mi sembra pretendere troppo essere tenute per mano per le
tappe. Io vengo dall’Albania non posso pretendere che vengo a sapere come funziona questo, perché ci
sono cose che noi abbiamo bisogno di essere informate su tante cose. Ma non sapere che esiste un medico
di base, che esiste un ginecologo!!! Se tu non chiedi non vieni mai informata”
65
Altre risorse individuate come fondamentali:
• Ginecologo, Centro Salute Donna dell’Azienda USL e Ospedale (dei quali
si apprezzano la gratuità della maggior parte dei servizi)
• Corsi di preparazione al parto, che facilitano conoscenza e incontro con
altre donne, corsi in piscina, ecc.
• Centro per le Famiglie
• Il passaparola nelle reti amicali e il supporto di altre donne connazionali
• Gli aiuti del marito (anche per le maggiori competenze linguistiche) e
quelli assicurati, specie per le famiglie arabofone, dall’arrivo di parenti
per sostenere la donna durante la gravidanza:
Mediatrice russa: “Sì, grazie a Dio avevo un marito; per me è stato determinante questo, dove
andavo a trovare una persona che mi seguisse fino al parto?”.
Mamma algerina: “Mio marito ha preso il permesso, mi ha portato, mi ha fatto vedere il posto,
dopo mi sono arrangiata io. Io non ho trovato problemi”.
Mamma tunisina: “Quando… c’è la sorella di mio marito in Spagna… io ho pagato il biglietto
dell’aereo perché venisse per una mano un mese e 25 giorni; sono stata ricoverata in ospedale 25
giorni e mio marito andava a prendere il grande a scuola, a fare la spesa, con me all’ospedale.”
Quanto ai bisogni espressi e alle proposte migliorative della situazione
attuale, gli interventi delle donne si sono concentrate sui seguenti aspetti:
• Presenza maggiore di mediatrici culturali nei servizi e di persone che
possano accompagnare i percorsi di maternità
• Maggiore informazione anche sui servizi e le risorse esistenti
• Aiuti per essere meno dipendenti dal marito e più autonome, anche,
come ha sottolineato una madre africana, dalle forme pur importanti di
accompagnamento proprie delle organizzazioni di volontariato:
Mediatrice del Camerun: “Si, in Caritas ti danno i vestiti e da mangiare per un tempo, ma dopo
come fai te? La persona che ti aiuta meglio è quella che ti fa imparare qualcosa per la tua vita, non
quella che ti dà sempre. Hai capito?”
• importanza delle traduzioni multilingue12 degli opuscoli informativi:
Mediatrice camerunese: “Tutto quello che hanno detto sono d’accordo con loro, deve essere molto
informata la donna incinta, perché quando arriviamo ci sentiamo perse, non sappiamo dove andare
e quale tipo di aiuto possiamo avere noi, e siamo quasi dipendenti da marito, noi che non capiamo la
lingua. Abbiamo bisogno di un po’ di autonomia personale, hai capito?, fare in modo che la donna
straniera che arriva qui e non capisce la lingua sia un po’ più autonoma, hai capito?, facendo le
schede multilingue per esempio. Quella che non capisce l’italiano lo può leggere in francese e piano
12
Andrebbe problematizzata la lettura medicalizzante del parto che viene attualmente fatta negli
opuscoli sulla gravidanza, in assenza di ogni attenzione interculturale e disconoscendo di fatto ogni
altro sistema curativo non biomedico.
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piano strada facendo riesce a fare le sue cose da sola senza tutte le volte aspettare il marito. Per me
quello era un problema.”
Mediatrice moldava: “Un’altra cosa bella che abbiamo fatto all’ufficio sportello dell’ospedale S
.Anna con i genitori, la traduzione del libro della gravidanza; quel libro è molto bello e a dire il vero
sono delle cose che anch’io che sono mamma non le conoscevo. Ci sono delle cose molto importanti
per le donne. Secondo me sarebbe molto interessante che il ginecologo in via Boschetto chieda la
provenienza alle mamme e poi gli da l’opuscolo nella sua lingua .Perché una volta che sei là seduta
non sempre riesci a curiosare sul tavolo cosa c’è. Ma se una infermiera chiede “da dove viene
signora?” aspetta che gli porto un librino nella sua lingua. In che lingua preferisce? Ci sono queste
scelte qua, lei per forza lo deve prendere. Molte persone straniere hanno vergogna a prendere le cose
sul tavolo, non sanno se lo possono fare se invece qualcuno te lo da, forse lo legge.
• Maggiori facilitazioni economiche, aumento dei corsi preparto fino a
spingersi, in qualche caso, a disegnare la necessità di realizzare un centro
per le donne straniere in gravidanza che orienti e guidi verso le pratiche
da seguire e i servizi da consultare:
Mediatrice russa: “Un centro per le famiglie, un centro che ti fa sapere che devi entrare in quel mese
lì, devi iscriverti a quella data lì. Non proprio un centro per le famiglie, più corsi di preparazione
al parto. Questi mancano una cosa pazzesca perché solamente in via Boschetto. Se ci fossero a un
costo inferiore perché, dipende chi riesce ad affrontare quel prezzo, non ricordo più cosa costa 100 o
150 euro, qualcuno non riesce ad affrontare, una clandestina per esempio non può neanche pensare
ad entrare perché non è regolare.”
Il ruolo dei padri
Abbiamo già visto che il ruolo dei padri, ove presenti13, risulta di fatto
fondamentale nell’accesso ai servizi, soprattutto per le donne maghrebine,
perché in genere gli uomini risiedono da più tempo in Italia, hanno la patente
di guida e in definitiva conoscono meglio i servizi e la lingua.
In generale le donne immigrate, pur sottolineando la necessità di una
propria autonomia, riconoscono e valorizzano la collaboratività dei mariti.
E’ inoltre interessante osservare come le donne riconoscano e apprezzino le
modificazioni del ruolo maschile che si avviano in terra straniera a fronte
della maternità: gli uomini diventano più attivi e coinvolti di quello che
sarebbe stato nei paesi di origine dovendo supplire alla mancanza delle
reti familiari e della gestione al femminile che si sarebbe data nella terra di
origine, fino al punto che i mariti, come afferma una di loro, prendono quasi
“il posto della mamma”14:
Quasi tutte le donne che hanno partecipato erano sposate o era presente accanto a loro il padre dei
figli, con l’unica importante eccezione delle madri nigeriane, la maggioranza delle quali non aveva
rapporti di convivenza con i padri dei figli e in alcuni casi abitavano presso la Casa di accoglienza
gestita dal Centro Donna Giustizia.
13
Un fenomeno conosciuto e rilevato a più riprese anche tra le giovani coppie italiane.
14
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Mediatrice camerunese: “Dipendevo assolutamente da lui, anche perché non parlando la lingua come
faccio ora, anche per prendere l’autobus. Lui è qui da dodici anni, è quasi italiano, io da due e mezzo
e anche adesso faccio fatica a trovare i posti. Nel mio paese è il ruolo della mamma che ti accompagna
da tutti i posti; la mamma ti accompagna in ospedale, ti accompagna a fare la spesa per il bambino
che arriva prima della nascita, prepara il posto, l’angolo del bambino lo fa la mamma. Il marito non
fa niente, ti da solo i soldi. Prepari tu la venuta del bimbo. Si, tu lo fai con la tua mamma ed è tutto
bello dall’inizio alla fine. Poi quando partorisci la mamma viene a casa tua per un anno. Ci credi? Hai
capito? E in questo periodo il marito non ha il suo…. come posso dire? Si sente emarginato perché
nessuno di noi lo guarda più! E’ la mamma che ci tiene. Lui l’accetta perché fa parte della cultura, si
sente un po’ penalizzato e ogni tanto te lo fa capire; però non ha scelta, lo deve capire, perché funziona
così e avete due camere separate in quel periodo, durante un anno. Invece qui sei da sola, tuo marito vive
con te, non sai parlare, non sai fare niente: per forza prende il posto della mamma.”
Un’altra mediatrice africana sostiene che questo cambiamento è un fatto
comunque positivo in quanto permette una maggiore vicinanza tra i coniugi,
sebbene sottolinei l’importanza di non coinvolgere troppo il marito affinché
non soffra:
Mediatrice somala: “E’stato per me qualcosa di affascinante aver qualcosa di reciproco qui, perché (al
momento del parto) quando ha messo il camice, quando è entrato mi sono spaventata; ho avuto paura
per lui e ho detto “oh mio Dio, questo sviene” e ho chiesto proprio io di dirgli di stare fuori, sapendo
come è lui; poi invece ha visto il bambino prima di me, hai capito?, e questo è una bella cosa anche al
momento del parto di avere questa vicinanza, ma di non farlo soffrire!”
Anche le donne maghrebine riconoscono il ruolo importante dei mariti,
in essi rintracciano un impegno forte, una guida e un accompagnamento
estremamente rilevante, ma provano anch’esse desiderio di protezione nei
loro confronti; infatti gli uomini tutto il giorno fanno lavori pesanti e vanno
dunque tutelati, sollevati. Non si può chiedere loro al rientro dal lavoro di
fare troppe cose. Alcune di queste mamme nell’apprezzare positivamente
altri modelli femminili alludono anche ad una sorta di “arretratezza” nella
relazione tra uomini e donna e nei ruoli di genere, sottolinando come tutto il
lavoro domestico e la cura dei figli rimanga totalmente affidato alle madri,
anche quando esse lavorano15, come bene mostra il seguente scambio di
opinioni tra quattro madri maghrebine:
MAMMA1: già c’è anche una mentalità diversa… perché gli uomini da noi sono sempre uomini…
perché, non so, io parlo di mio marito, io dico anche la verità, mio marito è da 16 anni qua però non è
che è cambiato molto, per esempio, io non lavoro sempre, lavoro solo 5 ore al giorno, però se anche per
esempio io lavoro 8 ore e, lui anche 8 ore, devo lavorare io a casa…
MAMMA2: magari, magari! Mio marito che guarda la moglie. Come qua le donne che comandano,
ancora non siamo mica arrivati… c’è un po’ di cambiamento, però…
MAMMA3: poco, veramente… quando viene da lavorare viene stanco, va fuori dalla mattina, viene la
Sembra qui chiaramente delinearsi un cambiamento culturale e di atteggiamenti che lascia quantomeno
emergere una contraddizione tra il desiderio di una maggiore collaborazione e la comprensione/tutela
dei mariti e il mantenimento di un sistema di ruoli “tradizionale”.
15
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sera, lavora anche lontano, devo arrangiarmi da sola: qualsiasi cosa mi devo arrangiare io.
MAMMA1: ma figurati tutto il giorno al sole, quando arriva a casa, trova la casa tutto buio non guarda
neanche con questa faccia bronzo, con i pesi che porta, allora meglio che non parliamo neanche, lascio
che riposi, si dorme un po’, faccio da mangiare a lui, tutto. C’è difficoltà per i bambini…
FACILITATRICE DEL FOCUS: lei vorrebbe un cambiamento?
MAMMA1: dipende dalla mentalità dei mariti, sai? Non siamo tutti uguali. Ci sono dei mariti che
fanno tutto per i bimbi…
MAMMA2: sì, se il tempo lo da’, se il tempo non lo da’ non si può, hai capito? Se uno è a casa sì, per
esempio io vado a lavorare mio marito è a casa, ha il bimbo ha fatto la popò, lui lo cambia.
MAMMA1: però vedi, in caso che non stai bene, non credo che tuo marito ti lasci così con la febbre
alta…
MAMMA2: non ho detto così, momento che lui riesce a fare mi aiuta, momento che ho fatto il cesareo
è stato a casa, hai capito?
MAMMA4: però come dice la mia amica, se viene stanco dal lavoro, non riesco a dirgli ”scusa, fai i
piatti”, c’è pazienza, va bene, anche lei lavora tutto il giorno, vuole che l’aiuti, c’è quello che è buono
e c’è quello che dice no io lavoro sotto il sole 7 ore e vengo a casa per fare doccia fare quel… mi riposo,
guardo la televisione… io a mezzanotte vado a letto, ma scusa anche io sono una persona! Voglio
riposare anche io ho due bambini, questo la notte non dorme, sempre vuole un po’ di latte… mamma
mia…
Anche le mamme dell’est testimoniano tendenzialmente di compagni e
mariti collaborativi.
Spesso tuttavia i mariti lavorano lontano o non riescono a prendere permessi;
e allora le donne devono adattarsi a muoversi da sole:
Mamma rumena: “Sono salita sulla bici sono andata da sola e ho partorito, lui non sapeva, era al lavoro e ho
partorito da sola. In questo caso non è mancanza di volontà o interesse ma una condizione, anche con l’ecografia non
è mai riuscito a venire.”
Il parto
Come è comprensibile, a ridosso del parto le ansie si accavallano e le difficoltà
di comunicazione con il personale medico aumentano la complessità:
Mamma nigeriana: “Le paure ci sono state ma sempre pensavo che Dio mi avrebbe aiutata, tanto io non potevo
fare nulla”.
Altra mamma nigeriana: “Credevo di trovare qualcuno che mi traducesse e mi aiutasse a capire, ma niente. Poi
è arrivato un medico che sapeva un pò l’inglese e mi ha spiegato tutto. Gli infermieri comunque mi hanno trattata
bene.”
In generale, però, le mamme straniere che hanno partecipato ai focus
rilevano buoni rapporti con il personale medico e infermieristico e sembrano
apprezzare molto le opportunità di cura offerte dal Sistema sanitario
nazionale:
Mamma nigeriana: “Pochi sono stati i rapporti e pure con le infermiere. In ospedale non sempre credono ai nostri
dolori, quando chiamavo le infermiere sembravano infastidite. Ma fortunatamente non tutte erano così, alcune erano
molto gentili”
Altra mamma nigeriana: “Qui quando una donna è incinta, è trattata molto bene dal punto di vista medico, e le
visite e le ecografie sono gratuite , mentre in Nigeria costano molto. Quindi in Nigeria spesso le donne non fanno
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visite, non vanno in ospedale, mentre qui se hanno bisogno, se vogliono fare un’ecografia, vanno tranquillamente”
Mediatrice camerunese: “Il sistema sanitario lì è arcaico. Il mio paese, parlo del mio paese; invece qui
c’è tutta quella modernizzazione del sistema sanitario. Sei contenta di essere incinta, hai capito? È un
piacere di seguire la tua gravidanza.”
Tuttavia alcune donne sottolineano l’importanza della famiglia accanto alla
donna e l’uso di saperi, pratiche del corpo, forme di attenzione e cura della
donna che ritengono risorse fondamentali per il benessere complessivo della
madre e del bambino, pratiche “tradizionali” che offrono alla puerpera un
ruolo di “regina”, accudita, lasciata riposare, rassicurata. Un repertorio di
saperi e pratiche che viene a mancare nel contesto migratorio e che espone a
una fragilità maggiore.
Si aggiunge anche la consapevolezza o al timore che, in quanto straniere, si
possono rischiare trattamenti diversi da quelli riservati alle italiane.
Mamma camerunese: “Perché da noi quando una donna partorisce è la regina, non fai niente a casa,
c’è la famiglia a casa che si occupa di tutto, anche del bambino. Lei allatta solo il bambino e mangia e
dorme punto e basta. Qui sei da sola e c’è il marito, c’è la famiglia, c’è la casa da tenere, c’è il marito
da guardare”
Mamma somala: “Quando uno nasce qui, danno molta cura in ospedale, però non c’è la famiglia, non
ci sono persone che ti danno una mano. Nel mio paese ci sono delle cose che vanno fatte quando una
donna ha appena partorito, che qui non si fanno. Per esempio, appena una donna partorisce, la fanno
sedere su un secchio di acqua calda con asciugamani per farla guarire. Oppure, siccome in Nigeria le
mamme che hanno appena partorito non lavano i bambini, là ci sarà sempre qualcuno che ti lava il tuo
bimbo ogni mattina e che prepara da mangiare per la neomamma. Perché poi le donne devono tornare a
lavorare, devono essere riposate e in forma altrimenti le licenziano, quindi partorire qui in Italia è molto
difficile senza la famiglia.”
Mamma somala: “Sono rimasta incinta nell’81 e sono tornata a partorire giù, perché mi sentivo più
sicura vicino a casa mia, pur sapendo che in Italia era tutto più civile, più avanti; (…) sono tornata giù
per partorire per stare vicino a casa a mia, a mia mamma per dirmi le cose . I primi giorni hai bisogno
di sicurezze. “
Mamma mediatrice: “Avevo un pregiudizio, avevo paura di esser trattata diversamente al momento
del parto. Il bambino poi, sempre la paura che non lo vedevi. Magari da noi te lo portano lì tutto il
giorno sotto gli occhi, te lo cambiano da un’altra parte... Lì è un angoscia che io avevo”.
Le donne riportano alcuni disorientamenti legati ai protocolli e alle modalità
che segnano l’ingresso in ospedale per prepararsi al parto: le domande
sull’anamnesi familiare, che spaventano e di cui le donne non hanno memoria
o conoscenza; la lista delle cose da portare in ospedale, la richiesta di tenere la
valigia pronta. Molte donne di diverse nazionalità raccontano che preparare
le cose del bambino prima della nascita è vissuto come un rischio, qualcosa
che porta sfortuna. Bisogna aspettare la nascita, essere sicure che il bambino
venga al mondo e poi si provvederà a quanto necessario.
Viene invece spesso apprezzata la possibilità di far assistere al parto il
marito:
Mediatrice russa: “Qui poter assistere al parto, poter stare vicino alla donna e massaggiare la schiena
quando c’è bisogno di essere presente. Facciamo questo figlio in due, lo facciamo insieme. Non devo farlo
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solo io, allora è bello; in questo senso è tutto molto più bello. La gravidanza secondo me è assistita molto
bene, meglio che nel mio paese “
Viene sottolineato quasi da tutte che il tempo di degenza in ospedale dopo il
parto è troppo poco, vorrebbero essere seguite di più, specie dopo il cesareo
che rende poi il ritorno a casa molto faticoso, specie se ci sono altri figli e il
marito lavora:
Mamma ucraina: “C’è un altro problema: quando la mamma ha fatto il cesareo, è un’altra difficoltà,
non riesci neanche a prendere il bambino piccolino, va bene il marito, però non può fare tutto lui…”
Mamma marocchina:”Dopo il cesareo (sono rimasta in ospedale) 3 giorni; secondo me sono pochissimi
perchè sono tornata a casa che non stavo ancora bene e mi trovo da sola in casa, veramente so solo
piangere. Appena entro in casa piango. E dopo 7 anni, perché è la differenza tra la prima e il secondo;
7 anni però lo stesso piango, anche se sono abituata qua, però c’è quel sentimento che non va mai via, e
ti senti da sola. Non c’è nessuno”
Mamma tunisina: “Dopo il cesareo mi dicevano “dai che tra poco passa tutto, il bambino cresce!”; loro
non ci pensano, però quando entri in casa e ti trovi da sola, ci son tutte le cose da fare, cambiano le cose,
subito come dice mia amica ti viene da piangere perché anche pulire i bambini, cambiargli il pannolino
(provoca) tutti quei dolori li”.
Mediatrice albanese: “Forse per qualcuno è troppo una settimana stare in ospedale, è sempre un
ambiente di ospedale però c’è bisogno che la donna si riprenda, che si riprenda fisicamente perché
anche da noi che siamo cattolici ma non c’entra niente, anche da noi dicono (dicono che per) trentaquaranta giorni la donna deve essere una principessa […].”
La mediatrice somala fa inoltre riferimento anche alle ulteriori difficoltà nella
fase del parto e post-parto per le donne con modificazioni genitali:
“Qui dopo un giorno neanche un minuto, stai fuori, cammini, fai qualcosa, perché noi siamo anche
circoncise. Abbiamo, non lo so se lo sapete, abbiamo la circoncisione. E’ una cosa dura per una donna
quel tipo di operazione; sì è molto molto dura dopo il parto: si deve fare tutte queste cose e si deve stare
a letto. Neanche non puoi allattare, non puoi, soffri tantissimo quando stai giù. Invece qui con tutte le
anestesie, con tutti quei antidolorifici, non lo so, con tutto sterilizzato tutte queste cose, dopo due o tre
ore stai in piedi.”
Il ritorno a casa: ansietà e preoccupazioni
Il ritorno a casa diventa dunque per la maggioranza delle donne il momento
più faticoso, più complesso e più doloroso: solitudine, senso di inadeguatezza,
mancanza di guida, paura di non essere capaci di avere cura del bambino,
mancanza del contenitore familiare, dei saperi delle donne della famiglia in
merito alle prime cure dei neonati.
Nonostante gli orientamenti dati in ospedale e dai pediatri, le donne lamentano
la mancanza di figure che possano sostenerle e rassicurarle, specie nei primi
periodi, all’insorgere dei primi problemi dei bambini. Auspicano forme
domiciliari di consulenza e persone che possano rassicurarle visitandole
settimanalmente:
71
Mediatrice somala: “Io ho partorito in Danimarca: dopo cinque giorni già veniva questa ostetrica a
casa per seguire; anche se avevo altri figli […] però veniva questa ostetrica che mi seguiva”
Mamma marocchina : “All’ospedale ti insegnano dopo il parto, ti insegnano a tenere il bimbo, ad
allattare… dopo, io ho mia sorella più vecchia di me a casa nostra, allora ho imparato da mia sorella,
così ero più preparata e mi arrangiavo da sola. Però il fatto di come tieni il bambino, come gli fai il
bagno…”
Mediatrice russa: “la neomamma ha bisogno di un’ostetrica che ti faccia una telefonata per chiedere
come va, come stai, hai bisogno di qualcosa, di una visita? Si perché quando sei in ospedale ti hanno
insegnato ad allattare, ma quando arrivi a casa e sei da sola è tutta un’altra cosa. nessuno mai mi ha mai
dato un colpo di telefono, io non sono stata seguita dall’ospedale in questo senso qua. [...] Una persona
esterna che faccia questo giro qua, una volta alla settimana o al mese in casa (guarda che questo lettino
è appoggiato troppo alla finestra, questo che stai dando da mangiare non va bene), dei consigli perché
so che in altre città ci sono.”
Mamma lituana: “In Lituania so che c’è una persona dall’esterno che segue queste mamme, che hanno
partorito una persona che ha studiato che viene in casa che da dei consigli pratici.”
Mamma ucraina: “Magari lo vesti troppo perché una nonna ti può dire, un genitore, ma se sei sola
qua, non lo sai, magari lo vesti tanto. Nel mio paese gli mettono le calze, gli mettono il cappello d’estate,
lo vestono in una maniera; portano qua le abitudini, ma se uno gli dice guarda che lo stai vestendo
troppo, lo devi vestire come te , anzi meno perché il bambino ha un grado in più, cioè consigli pratici.”
Molte delle donne ricorrono alle madri attraverso il telefono, o si rivolgono
spesso al pronto soccorso, alle farmacie o al pediatra. Solo in un caso viene
riferito l’aiuto di una anziana donna italiana vicina di casa. Qualcuno rileva
la necessità di maggiore solidarietà tra donne dello stesso paese, anche se
alcune sembrano aver trovato risposte comunque utili nelle proposte dei
servizi ferraresi.
Mamma marocchina: “Bisogna aiutarsi tra noi, anche le straniere veramente hanno bisogno, bisogna
aiutarsi uno con l’altro, per esempio la sua bambina va coi suoi bambini, allora questa signora straniera
da sola prende bambino di lei e lo porta a casa; non lasciamo stare uno a uno, non frega niente, questo,
no non bisogna anche fare questo comportamento tra noi.”
Mamma russa. “Mio marito sta crescendo con me, non è che lui è un padre, quando è nato è diventato
un padre, ci sono poche persone che mi danno sicurezza. Io ho cominciato a frequentare i centri per le
famiglie molto molto presto per avere confronto, lì parlando insomma dici: non sono madre snaturata,
poi tutto è completamente diverso. Siamo un po’ tutte fatte allo stesso modo. Il confronto mi è servito
molto, per capire che tutto sommato non sono molto male. E lì ai centri per le famiglie ho cominciato a
confrontarmi presto e proprio ho seguito in questo senso, continuo a seguire. “
I tempi per apprendere i nuovi comportamenti da neo mamma
vengono sentiti come troppo brevi, come riferisce una mamma:
“Le infermiere prima di uscire dall’ospedale spiegano due minuti prima che vai via, perché per tre
giorni lo fanno loro, poi per 5 minuti ti dicono devi fare così e così, però è poco, secondo me non basta,
ci vuole altro...”
In particolare le mamme nigeriane riportano una fatica molto significativa
rispetto alla cura dei figli: la doppia condizione di straniere e donne
sole, con storie di vita drammatiche, le espone a una fortissima fragilità.
Apprezzamento e un sentimento di gratitudine verso i servizi viene espresso
72
da tutte, ma lamentano anche una mancanza di aiuti più significativi,
la difficoltà di trovare lavoro (anche perché nigeriane), dover pagare una
baby sitter per tenere i figli. Sono appunto donne sole, una volta terminati i
percorsi con il Centro Donna Giustizia:
Mamma nigeriana: “Mi chiedo spesso come farò, ora che è nata la mia bambina, a mantenerla! Quando
ad una donna manca il marito, manca la famiglia, sei sola. Nel mio paese (Nigeria) se anche non hai
marito, sai che hai sempre l’appoggio della famiglia. Qui ti puoi affidare alle scuole, agli asili per i bimbi
piccoli ma, se lavori i tempi sono troppo stretti, inoltre se non hai lavoro non ti tengono i figli!”
Una mediatrice moldava invece dice che non vorrebbe “essere trattata diversamente come per le
case del comune che gli vengono prese tutte dagli albanesi o dai marocchini o tunisini e tutta roba varia.
Gli italiani che hanno anche loro i loro problemi gli vengono fregate le case dagli stranieri. Non è giusto.
….E poi c’è un’altra cosa che la donna moldava dentro nel sangue c’è l’ha: questa autonomia che si
diceva prima, che devono avere. Noi abbiamo questo orgoglio che vogliamo fare da sole. Allora questa è
una cosa molto bella da una parte, perché ti solleva da tante cose, che anche se non siamo tante ma nel
cerchio che c’è, ci cerchiamo di aiutare .”
Il ricorso a diverse forme di fitoterapia e ad usi rituali con funzione
preventiva o terapeutica, vengono indicati non senza ritrosia, vergogna,
paura del giudizio altrui, come mezzi utilizzati per avere cura dei bambini,
cosi come l’uso a fini terapeutici del Corano16. Tutto questo senza che venga
contraddetta l’efficacia e la validità della biomedicina. Alcune altre donne,
più coinvolte o attratte dalla presunta “modernità” del sistema occidentale,
hanno mostrato qualche perplessità sull’uso di questi sistemi definiti come
“arcaici”. In realtà che in molte situazioni i sistemi terapeutici tradizionali,
i consigli materni e la biomedicina si integrano piuttosto “naturalmente”
nella gestione di situazioni di malattia, a testimonianza della possibilità
della pluralità e coesistenza di diverse forme di razionalità e di compatibilità
innanzitutto simbolica tra sistemi terapeutici17. In alcuni casi i saperi familiari
e “tradizionali” si antepongono alla consultazione medica o al rimedio
farmacologico, come un vincolo rassicurante con un ordine delle cose che
privilegia innanzitutto la relazione con l’origine, con “ciò che è ovvio che
debba essere fatto”:
vedi in italiano il testo: GIACALONE F., Bismillah. Saperi e pratiche del corpo nella tradizione
marocchina, Gramma edizioni, Perugia, 2007.
16
Sulla coesistenza plurale di diversi modelli eziologici ed itinerari terapeutici esiste una ricchissima
lettera prodotta nell’ambito degli studi dell’antropologia medica. Qui ci limitiamo ad indicare come
riferimento generale PIZZA G., Saperi, pratiche e politiche del corpo, Carocci, Roma, 2005.
17
73
Mamma somala: “no non è che non sono convinta della medicina, ma noi abbiamo il Corano che
ci crediamo, non è che vado a raccontare al pediatra che lì ho fatto con il corano, però qualsiasi cosa
che succede prima faccio con il Corano. Anche quando gli succede a qualcuno qualcosa, che dice ho
portato all’ospedale da voi, noi prima diciamo vai a farti leggere dei versetti del corano. Non è che vai a
raccontare al pediatra per dire ho fatto il Corano, però se hai bisogno di antibiotico lo porto dal medico,
però prima di portare dal medico passo il Corano.”
Mediatrice camerunenense: “Per me è stato per le malattie hai capito, perché da noi la medicina è più
tradizionale delle erba, delle cose fatte a mano, lì curiamo il bambino cosi, lo facciamo bello. Quando
vedevo delle cose strane, prima di andare dal pediatra chiamavo la mia mamma e lei mi diceva”
Elementi ricorrenti sono infine la solitudine e la paura di perdere il proprio
figlio a causa della malattia; è questo uno dei punti dell’insicurezza e delle
fragilità vissuta dopo il ritorno a casa che coniuga una sorta di senso di colpa
anticipatorio e un sentimento di inadeguatezza:
Mamma africana: “La paura di perdere il bambino nei primi mesi di vita. Non ti senti. C’è questa
paura di non …..questa insicurezza, di non essere all’altezza di quello che ti aspetta. Hai capito? Hai
paura di fare dei passi falsi, che ti tolga il tuo bambino. Paura di perderlo adesso che hai fatto tutta
quella fatica per averlo. “
Lo sguardo sul proprio futuro personale di genitori e su quello dei propri figli
si è più volte aperto, soprattutto nella fase conclusiva degli incontri, lasciando
emergere, al di là del disorientamento dei primi mesi, la paura di non avere
futuro, che i propri figli non vengano accettati o che subiscano discriminazioni,
una paura che si allarga, in quanto stranieri, in questo contesto sociale e in
questo momento politico. La precarietà, il senso dell’incertezza sono forti, e
si teme che gli investimenti e le fatiche psicologiche e materiali sostenute per
migrare non abbiamo ritorni certi, anche se in molte donne comunque tali
timori si accompagnano alla consapevolezza delle opportunità che la società
italiana, nonostante tutto, offre ai loro bambini:
Mamma camerunense: “Allora, quello che ha detto lei anche io (lo penso)…però c’è qualcos’altro,
perché noi capiamo e siamo grandi, però per i bambini a scuola, allora la mia bambina è due anni che
va all’Alda Costa però qualche volta gli amici quando giocano, “tu straniera”, vedi loro italiani che
giocano insieme, veramente, due volte che la mia bambina arriva, ma perché loro giocano tra di loro, e
qualche volta la cacciano, quando lei viene a casa e mi dice questa cosa, una mamma cosa deve dirle?
Come deve reagire con lei? Veramente sentire queste cose per me si passa perché sono grande, per lei
come si sente… non so, veramente.
Voglio che vive bene, e che non ci siano i razzismi coi bimbi perché c’è razzismo coi bimbi a scuola.. mia
figlia tutti i giorni paura per questo problema a scuola… il problema di “mi han detto negra” e “non
voglio giocare con lei”… tanti tanti problemi”.
Mediatrice russa: “Io per esempio sapendo che mia figlia deve crescere qua essendo io ortodossa e mio
marito cattolico, come prima cosa non ci ho pensato due volte e l’abbiamo battezzata in chiesa cattolica.
Perché dicendo, deve crescere qua, deve sentirsi a pari con tutti gli altri bambini e tutte le altre cose,
deve avere la possibilità di andare in chiesa, perché questo è un altro punto di ritrovo, di aggregazione,
e più di aggregazione meglio è per il bambino. Noi cerchiamo di dargli il meglio. Tutte le cose che hanno
i bambini qua, e cerco di dargli tutto quello che offre questa società, di non togliergli niente senza essere
prevenuta, perché sono venuta qua perché questa società mi piace!”
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E se è vero come afferma con convinzione una madre rumena che “Se non
era per mia figlia io sarei ritornata da tanto tempo, ma per lei è meglio crescere qui.
Ci sono tanti vantaggi: per la medicina, per la scuola, per lei è meglio di crescere
qui” è pur vero anche che altre, pensando ai figli che crescono”, molte altre madri
straniere non nascondono una grande preoccupazione per il futuro dei figli,
come la mamma marocchina che lasciando l’incontro ci ha detto: “adesso io non
dormo la notte, da 8 anni che non dormo una notte bene per il pensiero di che cosa faccio per i miei
bimbi, che cosa riesco a fare per loro…”.
A mo’ di conclusione
Questo sintetico attraversamento degli elementi salienti emersi dagli incontri
svolti ci ha permesso di rintracciare un quadro che conferma in sostanza
quanto già presente nella nostre ipotesi e nella letteratura, pur fornendo un
riferimento contestuale specifico in relazione al vissuto nella realtà locale.
Ci pare che i nuclei di attenzione siano già stati evidenziati nel percorso finora
svolto, tuttavia ci pare utile ribadire la necessità potenziare le capacità di
ascolto e di relazione interculturale negli operatori, attivare ulteriori modalità
che permettano più capillarmente alle donne di attingere alle risorse e ai
servizi locali nella fase della gravidanza e poi della maternità e cura dei figli;
attivare percorsi di accompagnamento e cura delle neomadri in condizioni
di solitudine e marginalità sociale, ma complessivamente sviluppare reti di
supporto culturalmente sensibili che sostengano le incertezze della maternità
e che sappiano confermare e ricucire percorsi di appartenenza, potenziare
luoghi di ascolto, di trasmissione di informazioni e di sostegno alle pratiche
della maternità; cosi come anche luoghi e momenti di confronto che
permettano elaborazioni da parte delle donne e delle coppie della propria
condizione genitoriale, delle prospettive educative, delle mediazioni da
attivare per la crescita dei figli; luoghi di preparazione al ricongiungimento
dove i processi di genitorialità fragilizzati dalla distanza e dall’evento
migratorio in sé possano essere gestiti ed elaborati e costruiscano terreni di
maggiore stabilità e consapevolezza all’arrivo dei figli; di conseguenza sono
necessari spazi di attenzione e sensibilità specifiche rivolte agli adolescenti e
in generali alle fatiche dei minori ricongiunti.
Complessivamente sono necessari percorsi di accompagnamento che aiutino
le donne e i genitori migranti a riorientarsi in un mondo allargato e rinnovato,
spesso ostile e spiazzante, in cui non si perda memoria del campanile di
Marcellinara che ha fondato il primo orientamento nel mondo, un campanile
che non dobbiamo abbattere, ma sostenere come memoria viva e significativa
affiancandogli la conoscenza di nuovi punti di riferimento a cui ancorare lo
stare al mondo.
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Queste attenzioni non possono però darsi senza il potenziamento di percorsi
di riflessione-formazione per gli operatori che approfondiscano - con meno
paternalismo e ideologia integrazionista ma anche con meno enfasi sul
differenzialismo culturalista - l’importanza della conoscenza delle culture
della maternità, della parentela, della salute, della malattia, dell’infanzia
etc che strutturano gli individui con cui ci relazioniamo e che altrettanto ci
aiutino a osservare da una prospettiva decentrata anche le nostre culture
locali e istituzionali.
Questo progetto riteniamo abbia avviato un percorso significativo in questa
direzione.
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