COMUNE DI FERRARA ISTITUZIONE DEI SERVIZI EDUCATIVI SCOLASTICI E PER LE FAMIGLIE U.O. Politiche Familiari e Genitorialità in collaborazione con Servizio Statistico del Comune di Ferrara FAMIGLIE E BAMBINI VENUTI DA LONTANO Uno sguardo dentro la comunità ferrarese ricerca a cura di Ebe Quintavalla elaborazioni statistiche a cura di Stefania Agostini PROGETTO “DIVENTARE GENITORI LONTANO DA CASA” Piano di Zona di Ferrara COMUNE DI FERRARA ISTITUZIONE DEI SERVIZI EDUCATIVI SCOLASTICI E PER LE FAMIGLIE U.O. Politiche Familiari e Genitorialità in collaborazione con Servizio Statistico del Comune di Ferrara FAMIGLIE E BAMBINI VENUTI DA LONTANO Uno sguardo dentro la comunità ferrarese ricerca a cura di Ebe Quintavalla elaborazioni statistiche a cura di Stefania Agostini PROGETTO “DIVENTARE GENITORI LONTANO DA CASA” Piano di Zona di Ferrara La redazione del volume è stata curata da GIFT – Unità di Documentazione “S. Andreoli” In particolare, per i testi Sara Cambioli e per le figure Michele Rossoni Le foto in copertina sono tratte dall’esperienza della Scuola della Domenica e del Corso d’italiano dello Spazio Bambini Piccola Casa. Questo volume è stato stampato presso TipoLito San Giorgio - Ferrara Dicembre 2008 Indice Presentazione Alessandra Chiappini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 Obiettivi e limiti di un lavoro di ricerca Ebe Quintavalla . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 Un’indagine statistica sui minori stranieri a Ferrara a fine 2005 Stefania Agostini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 Uno sguardo dentro la comunità ferarrese ricerca a cura di Ebe Quintavalla I cittadini e le cittadine stranieri nel contesto della popolazione ferrarese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19 Le famiglie straniere nel quadro cittadino . . . . . . . . . . . . . . . . 28 I minori stranieri che vivono con i genitori a Ferrara . . . . . . . . . . 40 Alcune riflessioni e qualche indicazione di lavoro . . . . . . . . . . . 45 Appendice 1 a cura di Tullio Monini Il Progetto “Diventare Genitori Lontano da casa” del Piano di Zona di Ferrara . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49 Appendice 2 a cura di Laura Lepore Diventare madri “lontano da casa” I focus group con le mamme straniere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55 Presentazione di Alessandra Chiappini Presidente Istituzione per i Servizi Educativi, Scolastici e per le Famiglie - Comune di Ferrara Credo sia innegabile che l’immigrazione si vada attestando come il fenomeno connotante la nostra contemporaneità o, meglio, la nostra quotidianità. Le condizioni che lo supportano, fra le quali guerre, carenza di opportunità lavorative, povertà, persecuzioni politiche, non certo in via di alleggerimento, convincono che tale situazione non si diluirà nel prossimo futuro. La piena coscienza di questo fenomeno e la conoscenza dei connotati specifici che esso assume sul proprio territorio costituiscono certamente il primo importante strumento per una comunità che aspiri all’efficacia della gestione e a un fruttuoso servizio. Una comunità consapevole, dunque, non può non attrezzarsi per comprendere e monitorare la situazione con mezzi adeguati La presente ricerca, che risponde a questa logica, è stata fortemente voluta dall’U. O. Politiche Familiari e Genitorialità dell’Istituzione Servizi Educativi, Scolastici e per le Famiglie del Comune di Ferrara, che l’ha realizzata in stretta e valida collaborazione con l’Ufficio Statistica Comunale. Lo strumento ottenuto è anche prodotto qualificante del progetto Diventare genitori lontano da casa che, all’interno del Piano di Zona comunale, ha consentito di aumentare le conoscenze disponibili sulle famiglie immigrate con bambini e di sperimentare modalità estremamente innovative di intervento, quali i corsi di italiano per mamme straniere con bambini piccoli. Grazie al concorso del Centro Territoriale permanente, diretto dal prof. Giovanni Fioravanti, è stato possibile consolidare e qualificare queste sperimentazioni e arricchire il progetto con un corso di italiano per donne straniere a bassa scolarità, altrimenti relegate all’esclusione di fatto dalle dinamiche della socialità, in quanto prive del primario strumento di comunicazione. Tutte queste iniziative integrano l’ormai tradizionale Scuola della Domenica per bambini arabi a rischio di perdita totale della lingua di origine e ci pare davvero importante evidenziare e valorizzare la collaborazione fra tanti soggetti diversi, diversi nelle competenze e nelle responsabilità ma accomunati dal medesimo modello operativo e valoriale. Allo stesso modo, è confortante constatare e apprezzare come l’indagine, oltre che dello strumento statistico, si sia valsa del rapporto di dialogo con i soggetti più sensibili del fenomeno migratorio, vale a dire le mamme di bimbi in tenerissima età, attraverso i focus group realizzati dal Centro per le Famiglie grazie alla determinante collaborazione della dr.ssa Laura Lepore dell’Unità Operativa Integrazione della stessa Istituzione. I dati rilevati a Ferrara, pur nella specificità di taluni aspetti, rimarcano 5 le tendenze più generali dell’immigrazione nel nostro Paese. Fra queste appaiono con chiarezza la femminilizzazione dei flussi e la tendenza alla stanzializzazione, anche grazie ai ricongiungimenti familiari, che stemperano marcatamente l’aspetto esclusivamente lavoristico o quello, meno frequente, prettamente politico, dell’emigrazione. Poiché si è convinti che la mobilità internazionale, e quella migratoria in primis, stia diventando sempre più strumento ed espressione di democrazia reale, in quanto consente di aspirare almeno potenzialmente a una più efficace esigibilità dei propri diritti fondamentali al di fuori da situazioni originarie che li negano, credo sia necessario e indemandabile adoperarsi affinché tali potenzialità si attualizzino al meglio. Sono gratissima a Ebe Quintavalla per aver messo a disposizione della nostra città la sua ben nota competenza e la sua straordinaria generosità. E’ per noi un’ennesima prova della sua vicinanza alle nostre attività e alle nostre attitudini, e ragione, al tempo stesso, di grande soddisfazione e di speranza in tempi per molti aspetti così difficili. 6 Obiettivi e limiti di un lavoro di ricerca di Ebe Quintavalla ricercatrice e sociologa, Parma Questo piccolo dossier1, che ci auguriamo possa via via arricchirsi e perfezionarsi nel corso dei prossimi anni, è parte integrante del progetto “Diventare Genitori Lontano da casa”, promosso e coordinato dal Centro per le Famiglie di Ferrara nel quadro del Piano di Zona 2005-2007 2. Suo obiettivo è quello di rendere disponibile agli Enti e agli operatori dei diversi servizi che si occupano di famiglie, genitorialità e infanzia uno strumento conoscitivo dinamico, dialogante e di facile lettura, in grado di fornire un essenziale quadro del fenomeno dell’immigrazione straniera nel comune di Ferrara per quanto riguarda in particolare le famiglie straniere con figli in età evolutiva. Una rappresentazione che possa offrire quindi alcuni spunti in più per riflessioni mirate sul nuovo scenario sociale che si sta disegnando nella nostra città con la presenza dei “nuovi cittadini e delle famiglie venute da lontano”. Una rappresentazione tesa anche ad aprire spazi di confronto sullo sviluppo di politiche e opportunità che siano sempre più attente a mettere in campo strategie di inclusione volte ad incontrare diritti, bisogni, problemi ma anche aspirazioni, desideri e progetti che questa nuova realtà ci presenta. Un confronto che deve essere attraversato da un interrogativo di fondo: quale responsabilità hanno gli adulti, e più complessivamente la comunità territoriale, verso la nascita e la crescita dei bambini e dei ragazzi in un contesto sociale multiculturale in grado di offrire a tutti, quelli autoctoni e quelli “arrivati”, opportunità adeguate e necessarie per il loro sviluppo? Come può essere condivisa meglio questa responsabilità anche fra Servizi ed operatori, e diventare sempre più una progettualità comune, dove ciascuno fa la sua parte in un’ottica di reciprocità? Anche se il fenomeno dell’immigrazione non è nuovo né sconosciuto nella nostra storia, quando assume proporzioni così ampie e in continuo aumento, rischia di essere percepito come una specie di invasione sociale Alla redazione del dossier hanno contribuito Liliana Guidetti e Tullio Monini del Centro per le Famiglie e Caterina Malucelli del Servizio Statistica del Comune di Ferrara. In particolare sono particolarmente debitrice verso Liliana Guidetti che mi ha sostenuto nell’impegnativo lavoro di impostazione e stesura del report e ha rivisto e discusso a più riprese i dati statistici su cui esso si basa. 1 2 Il progetto “Diventare genitori lontano da casa” (v. Appendice 1) oltre alla formazione degli operatori e alla sperimentazione di servizi innovativi per bambini e genitori stranieri, si è proposto di approfondire la realtà della presenza straniera a Ferrara con l’indagine statistica presentata da questo dossier e con alcuni focus group con donne immigrate di diverse culture sintetizzati nella seconda appendice di questa pubblicazione. 7 da cui difendersi, in quanto mette in crisi, in modo rapido e imprevedibile, assetti organizzativi e relazionali collaudati vissuti come stabili sia dalla popolazione autoctona che dallo stesso sistema dei welfare locali. Non vi è dubbio, peraltro, che il tema della migrazione sia un problema all’ordine del giorno per la società ferrarese, non solo in quanto il numero di stranieri presenti nel nostro territorio sta rapidamente aumentando, portando progressivamente il comune di Ferrara agli stessi livelli della regione; ma soprattutto perché la loro vita quotidiana, le loro strategie di convivenza e la formazione delle famiglie hanno introdotto stili relazionali e pratiche di cura che stanno già modificando la fisionomia della nostra comunità. Per questo è necessario, innanzitutto, cercare di leggere i cambiamenti in atto in modo condiviso per cogliere i nodi di criticità più pesanti e i passaggi più difficili che queste nuove famiglie della migrazione devono affrontare, sostenendo ed affiancando tutte le strategie possibili volte a co-costruire, mantenere e sviluppare inclusione sociale. Un’inclusione attiva su cui far convogliare ogni risorsa possibile tesa sia ad individuare e prevenire forme di disagio e di difficoltà che possono innescare percorsi involutivi senza ritorno, sia ad evitare problemi di conflitto sociale o di devianza che comporterebbero serie problematiche di convivenza e di sicurezza sociale. Scopo di questa pubblicazione è dunque quello di “cominciare a costruire” uno strumento essenziale, che potremmo chiamare “di minima”, per una più mirata osservazione dei cambiamenti che stanno avvenendo nella comunità ferrarese in presenza della nuova realtà migratoria, a partire dai dati socio-demografici che riguardano minori e famiglie. Per realizzare questa ricerca, abbiamo chiesto la collaborazione del Servizio Statistica comunale, con l’idea di avvicinarci il più possibile alla realtà dei minori stranieri e delle loro famiglie che risiedono a Ferrara, pur consapevoli3 del fatto che il fenomeno migratorio è caratterizzato da una forte mobilità e da “aree” di sommerso, e che quindi non è facilmente rilevabile e sintetizzabile con le sole fonti statistiche (che per quanto accurate di per sé non sono in grado di dare completamente conto della realtà degli stranieri presenti sul nostro territorio). Il Servizio Statistica ha compiuto per noi una ricognizione mirata delle informazioni disponibili su tutti i minori “stranieri” o con un genitore straniero inseriti in anagrafe comunale al 31 dicembre 20054. A partire da questo primo lavoro si potranno successivamente mettere in relazione, dati socio-demografici, dati di attività dei servizi che già le diverse Le statistiche sugli stranieri non possono infatti che riguardare quelli in regola con il permesso di soggiorno e quindi non riguardano quelli che ne sono sprovvisti che come noto sono un numero del tutto significativo. 3 4 Dal momento che l’indagine del Servizio Statistica è riferita al 31 dicembre 2005, la maggioranza dei dati statistici utilizzati nel presente dossier si riferiscono per ragioni di omogeneità all’anno 2005 8 istituzioni raccolgono, nonché esperienze e riflessioni dei diversi luoghi operativi in cui si incontrano o si incrociano pezzi della realtà migratoria. L’obiettivo più modesto che caratterizza l’avvio di questo percorso e di questo primo dossier, è invece quello di mettere in circuito solo i dati socio/ demografici elaborati secondo un’ottica progettuale ed operativa, tesa a dare un supporto conoscitivo ragionato ai Servizi che si occupano di famiglie, genitorialità e infanzia. I dati essenziali che presentiamo, “di minima” come dicevamo, presuppongono già la ricerca e l’individuazione di indicatori significativi condivisi e fortemente ancorati alle riflessioni e ai vissuti degli stessi “migranti”. Migranti assunti nei loro tratti comuni di persone venute d’altrove attraverso percorsi faticosi ma anche nelle loro diverse provenienze geoculturali, nelle loro differenze di genere e di età per cui non possono essere visti secondo logiche omologanti. Solo partendo da riflessioni approfondite fra i diversi attori (quale esito di letture statistiche, osservazioni e relazioni con il mondo della migrazione) si possono attivare azioni mirate che siano espressione di una cultura costruita insieme, il cui riferimento è la valorizzazione delle differenze, l’inclusione sociale, il diritto alle pari opportunità, la messa in campo di azioni positive. Una cultura, dunque, che possa innescare un interesse positivo ed un’attenzione accogliente verso genitori, bambini e famiglie venute da lontano e quindi aiutare a superare o almeno a stemperare stereotipi e pregiudizi che rischiano di accomunare, in unico blocco indifferenziato, quanti provengono da paesi stranieri diversi. 9 Un’indagine statistica sui minori stranieri a Ferrara a fine 2005 a cura di Stefania Agostini ricercatrice Servizio Statistica del Comune di Ferrara La presenza straniera a Ferrara sta conoscendo una rapida crescita: negli ultimi 10 anni gli stranieri residenti sono quintuplicati (senza tenere conto, per mancanza di dati, delle presenze irregolari e clandestine e delle domiciliazioni temporanee), e ne sono profondamente mutate anche le caratteristiche demografiche e familiari. Dieci anni fa gli stranieri residenti a Ferrara erano poco più di 1.000, le famiglie con stranieri 734 e le famiglie di stranieri appena 476; un terzo erano asiatici, un quarto provenivano da Paesi dell’Unione Europea, il 12,4% dall’Africa settentrionale e solo il 10,0% dagli altri Paesi Europei. La presenza di famiglie con un nucleo, con o senza altre persone, era abbastanza consistente, complessivamente il 36% delle famiglie con almeno un componente straniero, proprio per la prevalenza di gruppi etnici, come gli asiatici, che mantengono le loro strutture familiari anche nei paesi di immigrazione o ne creano di nuove. A partire dal 2002, a seguito dei provvedimenti che hanno consentito la regolarizzazione di molti stranieri, l’immigrazione straniera ha subito un’accelerazione, in particolare dai Paesi dell’Est europeo e dal Nordafrica, ma si è trattato inizialmente soprattutto di singoli alla ricerca di un lavoro, che solo in seguito si sono ricongiunti con la loro famiglia o ne hanno creata una nuova. Secondo i dati più recenti in nostro possesso (31-12-2006), dei quasi seimila stranieri residenti, che rappresentano il 4,4% dei ferraresi, circa la metà (48%) viene dai Paesi Europei non appartenenti all’UE-255, il 12% dall’Africa settentrionale e il 17% da Paesi asiatici. Hanno ricominciato ad aumentare le famiglie con almeno un componente straniero costituite da un nucleo (coppie con o senza figli o nucleo monogenitore); l’immigrazione straniera tende dunque a stabilizzarsi anche per effetto dei ricongiungimenti familiari e cresce la presenza dei bambini stranieri nelle scuole. Negli anni più recenti, l’immigrazione a Ferrara è diventato quindi un fenomeno di indubbio rilievo che tocca ormai tutti gli aspetti della società civile, e si può sicuramente affermare che sta aumentando anche l’influenza che le caratteristiche demografiche e sociali delle diverse comunità etniche Al 31.12.05 appartengono all’UE-25: Italia, Austria, Belgio, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria. Nel 2007 l’UE si è ulteriormente ampliata, includendo anche Bulgaria e Romania, ma, dal momento che l’indagine al centro di questo lavoro risale a fine 2005, si è preferito considerare la situazione in essere in tale periodo. 5 11 hanno sul complesso della popolazione ferrarese. Innanzi tutto occorre ricordare che proprio l’aumento dell’immigrazione straniera è stata la causa principale dell’inversione di tendenza della popolazione residente, che negli ultimi anni ha registrato incrementi dell’entità complessiva, dopo quasi trent’anni di contrazione. Fig. 1 Fig. 1bis La ricerca di un lavoro è certamente il motivo che determina la presenza straniera, come si può osservare dalle figure 1 e 1 bis. Sono, infatti, le classi di età lavorative quelle numericamente più consistenti in questo contingente. Pertanto, la struttura per età degli stranieri è più giovane e di conseguenza la popolazione straniera ha un tasso di mortalità inferiore e un tasso di natalità superiore rispetto al resto dei residenti. Le donne sono nel complesso in numero superiore rispetto agli uomini, ma con notevoli differenze fra le diverse nazionalità, anche a motivo del tipo di attività per la quale i cittadini di quella nazionalità hanno maggiori possibilità di trovare un impiego: netta la superiorità femminile per ucraine, polacche, nigeriane, rumene e moldave, mentre tunisini, camerunesi, marocchini e albanesi sono principalmente uomini. Non si può parlare di prevalenza di un sesso sull’altro per alcune comunità, come quella cinese, che tradizionalmente si insediano nel nuovo paese mantenendo le strutture familiari o costituendone di nuove. Nell’ultimo decennio la presenza straniera a Ferrara è stata interessata, oltre che dall’intensificarsi dei flussi migratori, dalla crescente presenza di famiglie straniere (fig. 2). Questo processo di stabilizzazione appare legato a progetti migratori di medio-lungo periodo. 12 Le famiglie con almeno un componente straniero sono quasi triplicate, sia per effetto dell’arrivo a Ferrara di familiari dal Paese d’origine, sia per la costituzione di nuovi nuclei. Fig. 2 – Numero famiglie residenti nel comune di Ferrara. Anagrafe al 31/12/2005 famiglie residenti a Ferrara con almeno un componente straniero componenti della famiglie stranieri famiglia 1 1.313 1.313 2 714 1.089 3 442 935 4 309 896 5 111 419 6 40 186 7 12 58 8 2 16 10 o più 4 30 totale 2.947 4.942 famiglie composte da soli stranieri famiglie composte sia da stranieri che italiani famiglie stranieri famiglie stranieri 1.313 375 229 182 72 28 6 2 2 1.313 750 687 728 360 168 42 16 21 0 339 213 127 39 12 6 0 2 0 339 248 168 59 18 16 0 9 2.209 4.085 738 857 NB. Al totale degli stranieri ne vanno aggiunti 72 che, vivendo in comunità, portano il totale a 5014 (fonte al 31.12.05). Aumentano le famiglie con almeno un componente straniero, sia quelle costituite da coppie (con o senza figli) che quelle monogenitoriali, a conferma della stabilizzazione della presenza straniera nel nostro comune (fig. 3) Anche le strutture familiari sono ovviamente differenti: rispetto alle famiglie di soli italiani, quelle con o di stranieri sono più spesso unipersonali (ma con la differenza che si tratta di persone giovani), monogenitoriali, composte da coppie conviventi con o senza la presenza di figli e di altra tipologia, spesso formate da persone che convivono principalmente per motivi abitativi. In aumento il numero di minori stranieri (fig. 4) e, di conseguenza, quello delle famiglie con minori. Sono questi ultimi gli aggregati oggetto principale della presente ricerca; su di essi sono perciò state approfondite le analisi, con elaborazioni anche molto complesse, proprio allo scopo di rispondere alle esigenze della ricerca che vuole riflettere sui nuovi scenari sociali conseguenti all’immigrazione straniera, osservando i cambiamenti che stanno avvenendo nella nostra 13 comunità e analizzando in particolare la realtà e le problematiche connesse all’esercizio della genitorialità e ai percorsi di sviluppo evolutivo dei minori stranieri. Aumentano le famiglie con almeno un componente straniero, sia quelle costituite da coppie (con o senza figli) che quelle monogenitoriali, a conferma della stabilizzazione della presenza straniera nel nostro comune (fig. 3) Fig.3 -3Distribuzione - Distribuzione percentuale famiglie per tipologia. Fig. percentuale delle famigliedelle per tipologia. Anno 2005 Anno 2005 60,0 Tot. famiglie con stranieri 50,0 di stranieri 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 Persone sole Coppie coniugate Coppie coniugate+figli Coppie conviventi Un genitore+figli Coppie conviventi+figli (anche del conv.) Altra tipologia Anche le strutture familiari sono ovviamente differenti: rispetto alle famiglie di soli italiani, quelle con o di stranieri sono più spesso unipersonali (ma con la differenza che si tratta di persone giovani), monogenitoriali, coppie conviventi con o senza la presenza di 2005, La ricerca è partita dagli composte archivi da anagrafici comunali al 31 dicembre figli e di altra tipologia, spesso formate da persone che convivono principalmente per motivi nei quali sono registrati tutti i residenti a Ferrara e dai quali è stato possibile In aumento il numero di minori stranieri (fig. 4) e, di conseguenza, quello delle faabitativi. costruire l’archivio delle famiglie residenti. miglie con minori. Sono ultimi gli aggregati attenzione oggetto principale presente ricerca; su di essi sono perSi èquesti posta particolare alledella famiglie con componenti stranieri, ciò state approfondite le analisi, con elaborazioni anche molto complesse, proprio allo scopo per le quali è stato necessario effettuare verifiche e aggiustamenti; infatti, a di rispondere alle esigenze della ricerca che vuole riflettere sui nuovi scenari sociali consevolteall’immigrazione le relazioni di parentela fra ii cambiamenti componenti esatte, sia guenti straniera, osservando che non stannosono avvenendo nella no-a causa stra comunità e analizzando in particolare la realtà le problematiche connessetrascrivibili all’esercizio nella di imprecisioni nei nomi stranieri, none sempre facilmente della genitorialità e ai percorsi di sviluppo evolutivo dei minori stranieri. nostra lingua, sia per alcune leggi anagrafiche, che limitano la trascrizione di atti stranieri di natalità e matrimonio. Queste verifiche, molto complesse e laboriose, non vengono effettuate nella tradizionale elaborazione annuale delle famiglie, ma in questa occasione le abbiamo ritenute fondamentali per avere una visione il più possibile reale delle famiglie straniere, soprattutto di quelle con minori. Con questo studio si è quindi cercato di rappresentare nel modo più 14 8 completo la presenza crescente di famiglie straniere con minori, viste nelle loro peculiarità e nelle loro interdipendenze con il quadro demografico La ricerca è partita dagli archivi complessivo della nostra città. anagrafici comunali al 31 dicembre 2005, nei quali sono strati tutti i residenti a Ferrara e dai quali è stato possibile costruire l’archivio delle fam residenti. Fig. Ferrara. Dati Fig.44-- Stranieri Stranieri minorenni minorenni residenti nel comune di Ferrara. Dati al al 31.12.05 31.12.05 Stranieri minorenni residenti al 31/12/05 nel Comune di Ferrara M F 1.000 900 800 700 600 500 400 300 200 100 2005 2004 2003 2002 2001 2000 1999 1998 1997 0 Si è posta particolare attenzione alle famiglie con componenti stranieri, per le quali è sta cessario effettuare verifiche e aggiustamenti; infatti, a volte le relazioni di parentela componenti non sono esatte, sia a causa di imprecisioni nei nomi stranieri, non sempre mente trascrivibili nella nostra lingua, sia per alcune leggi anagrafiche, che limitano l scrizione di atti stranieri di natalità e matrimonio. Queste verifiche, molto complesse e riose, non vengono effettuate nella tradizionale elaborazione annuale delle famiglie, m questa occasione le abbiamo ritenute fondamentali per avere una visione il più possibile delle famiglie straniere, soprattutto di quelle con minori. Con questo studio si è quindi cercato di rappresentare nel modo più completo la pre crescente di famiglie straniere con minori, viste nelle loro peculiarità e nelle loro interd denze con il quadro demografico complessivo della nostra città. 15 UNO SGUARDO DENTRO LA COMUNITÀ FERRARESE ricerca a cura di Ebe Quintavalla I CITTADINI E LE CITTADINE STRANIERI NEL CONTESTO DELLA POPOLAZIONE FERRARESE Breve inquadramento della popolazione ferrarese complessiva 6 I tratti salienti della struttura della popolazione ferrarese sono noti da tempo, a partire dal suo progressivo “invecchiamento” che indubbiamente ne costituisce uno dei tratti più rilevanti, assieme ad un tasso di natalità tra i più bassi dell’intero Paese. In particolare a fine 2005, come si può osservare dalla figura 5, gli abitanti del comune di Ferrara sono complessivamente 132.471 (61.908 Maschi e 70.563 Femmine), di cui 5.014 stranieri, pari al 3,8% della popolazione. Sempre con riferimento a tutta la popolazione comunale, i ragazzi e le ragazze in età minore (0/17 anni) sono 15.128 pari all’11,4% della popolazione, mentre le persone anziane (ultrasessantacinquenni) sono 34.891 pari al 26,5% della popolazione complessiva, identificando Ferrara come la città più vecchia della regione. Da notare, anche, come nell’ambito della coorte anziana le donne rappresentano il 61% del totale, una percentuale che raggiunge l’80% tra le persone ultraottantenni. Fig. 5 - Popolazione residente a Ferrara per fasce di età. Dati al 31.12.2005 fasce di età n° persone 0/17 15.128 % sul totale della popolazione 11,4 18/34 23.008 17,3 35/54 40.625 30,6 55/64 18.819 14,2 65 e oltre 34.891 26,5 totale 132.471 100% Fonte: Istat/demo, popolazione italiana al 31.12.2005 Come si può vedere, la struttura per età della popolazione ferrarese segnala dunque un forte peso dell’età adulta ed anziana che, dai 55 anni in su, rappresenta ben il 40,7% con un investimento procreativo fra i più contenuti, 6 La fonte dei dati statistici forniti nel presente capitolo, quando non indicata diversamente dalle Tabelle, è l’Annuario statistico 2006 “Ferrara in cifre” , giugno 2007 19 così come confermato anche dal basso peso che ha la popolazione minorile che, come si è visto, rappresenta l’ 11,4% della popolazione a fronte di un valore medio regionale del 14,8 (Fonte Istat/demo). I dati 2005 sono, peraltro, la risultante di un doppio movimento demografico: il calo progressivo della popolazione residente che ha caratterizzato per molti anni Ferrara e che solo nel 2002 ha lasciato spazio ad un, seppur contenuto, trend di incremento della popolazione, cui certamente ha contribuito il forte aumento del flusso migratorio registrato negli stessi anni e un lieve incremento delle nascite, cui ha senza dubbio notevolmente contribuito anche la stessa popolazione straniera. Gli stranieri residenti a Ferrara nel panorama regionale e nazionale7 Al fine di consentire un inquadramento essenziale del fenomeno migratorio nella realtà ferrarese, appare opportuno contestualizzarlo nella realtà provinciale, regionale e nazionale, in modo da avere alcuni essenziali termini di confronto. Al 31 dicembre 2005 risultano dunque residenti nel comune di Ferrara 5.014 stranieri (di cui 2.202 maschi e 2.812 femmine) pari al 3,8% della complessiva popolazione comunale (fig. 6 e 7). Si tratta di un valore che, nonostante gli incrementi in corso, conferma ancora la nostra città come quella con il più basso tasso di immigrazione nella regione Emilia Romagna essendo gli altri capoluoghi attestati da tempo su percentuali superiori al 6%. Fig. 6 - Popolazione residente nel comune di Ferrara tra il 1995 e il 2007. 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 totale residenti 135.135 134.297 133.270 132.681 132.127 131.713 131.032 130.169 131.135 131.907 132.471 133.214 133.591 totale nati nell’anno 722 735 746 801 728 815 842 828 858 893 887 962 936 stranieri residenti 935 1.067 1.137 1.268 1.468 1.741 2.128 2.428 3.018 4.120 5.014 5.875 6.938 % stranieri 0,7 0,8 0,9 1 1,1 1,3 1,6 1,9 2,3 3,1 3,8 4,4 5,2 Fonte: Servizio Statistica del Comune di Ferrara Alla stessa data, in provincia di Ferrara risiedono 13.444 stranieri pari, anch’essi, al 3,8% della popolazione totale, confermando così la stessa posizione del comune di Ferrara nella graduatoria dei flussi migratori presenti sul territorio regionale. Le fonti statistiche dei dati riportati nel presente capitolo sono, quando non indicati diversamente, l’Annuario statistico 2006 - Ferrara in cifre, giugno 2007 e, per quanto riguarda i dati nazionali e regionali, L’immigrazione straniera in Emilia Romagna nel 2005, Clueb 2007. 7 20 935 % stranieri 1.067 1.137 1.268 1.468 1.741 2.128 2.428 3.018 4.120 5.014 5.875 6.9 0,7 0,8 0,9 1 1,1 1,3 1,6 1,9 2,3 3,1 3,8 4,4 5 Fonte: Servizio Statistica del Comune di Ferrara A fine 2005, risiedono invece nella regione Emilia Romagna 289.013 stranieri, Alla data, in provincia di Ferrara risiedono 8), 13.444 stranieri anch’essi, al 3,8% d pari stessa al 6,9% della popolazione regionale(fig. valore che lapari, colloca al popolazione totale, stessa posizione del comune di Ferrara nella grad secondo posto nellaconfermando graduatoria così dellelaregioni italiane quanto ad incidenza toria dei flussi migratori presenti sul territorio regionale. di stranieri, preceduta solo dalla Lombardia (7%). Fig. Fig.77--Residenti Residentinel nelcomune comunedidiFerrara Ferraraalal31/12/2007 31/12/2007 140.000 stranieri italiani 130.000 120.000 110.000 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 2000 1999 1998 1997 1996 1995 100.000 Complessivamente in Italia risiedono nello stesso anno 2.402.157 stranieri, statistiche dei dati riportati nel presente capitolo sono, quando non fra indicati diversamente, l’Ann pari al Le 5%fonti della popolazione nazionale, una percentuale peraltro le più statistico 2006 - Ferrara in cifre, giugno 2007 e, per quanto riguarda i dati nazionali e regionali, L'immigrazione strani basseRomagna dell’Unione Europea che presenta, sempre nel 2005, un valore medio Emilia nel 2005, Clueb 2007. del 7% corrispondente ad oltre 20 milioni di individui con provenienze anche diverse da quelle del panorama immigratorio italiano e con una stabilizzazione decisamente più consolidata. Come già accennato, i flussi migratori stranieri nel comune di Ferrara hanno assunto un importante significato solo a partire dal 2002, quando cioè si è passati da 2.128 stranieri del 2001 alle 5.014 unità presenti, appunto, a fine 2005, con un aumento in quattro anni pari al 135%, in coincidenza certamente non casuale con le nuove procedure che hanno consentito ricongiungimenti familiari e stabilizzazione dei flussi migratori italiani. 8 1 8 Legge n. 189 del 30 luglio 2002 “Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di asilo” conosciuta come legge Bossi – Fini. 21 A fine 2005, risiedono invece nella regione Emilia Romagna 289.013 stranieri, pari al 6,9% d Se, come detto, il fenomeno8), dell’immigrazione straniera si presenta popolazione regionale(fig. valore che la colloca al secondo postoa Ferrara nella graduatoria d con un italiane certo ritardo e in ancora contenuto, rispetto solo sia aldalla complessivo regioni quanto admodo incidenza di stranieri, preceduta Lombardia (7%). panorama regionaleinche nazionale, tuttavia tenuto il trendpari al 5% d Complessivamente Italia risiedonovanello stesso anno presente 2.402.157che stranieri, di aumento nazionale, segnalato tra 2002 e il 2005 identifica come la città Europea popolazione unail percentuale peraltro fra leFerrara più basse dell’Unione emiliana con gli incrementi più significativi di popolazione straniera corso presenta, sempre nel 2005, un valore medio del 7% corrispondente ad in oltre 20 milioni di in e non è difficile prevedere un possibile avvicinamento in tempi brevi agli vidui con provenienze anche diverse da quelle del panorama immigratorio italiano e con altri territori regionali. stabilizzazione decisamente più consolidata. Fig. 88 - -Stranieri residenti nel comune di Ferrara, nella provincia di Ferrara, regione Fig. Stranieri residenti nel comune di Ferrara, nella provincia di nella Ferrara, nella regione Em Emilia Romagna. Dati in percentuale al 31.12.05 Romagna. Dati in percentuale al 31.12.05 percentuale di stranieri rispetto alla popolazione 8 7 6,9 6 5 4 3,8 3,8 comune di Ferrara provincia di Ferrara 3 2 1 0 regione Emilia-Romagna Come già accennato, flussi migratori stranieri nel comune di Ferrara hanno assunto un Al 31 dicembre 2006,i infatti, la popolazione straniera registrata in anagrafe portante significato solo a partire dal 2002, quando cioè si è passati da 2.128 stranieri del 2 comunale, raggiunge già le 5.875 unità, pari al 4,4% della popolazione alle 5.014 unitàcon presenti, appunto,del a fine conall’anno un aumento in quattro anni pari al 135% complessiva, un incremento 18%2005, rispetto precedente e il dato coincidenza certamente non casuale con le nuove procedure che hanno consentito ricongi raggiunto a fine 2007 è di 6.938 unità, con un ulteriore incremento rispetto al 1 gimenti 2006 delfamiliari 18%. e stabilizzazione dei flussi migratori italiani. Se, come detto, il fenomeno dell’immigrazione straniera si presenta a Ferrara con un certo tardo e in modo ancora contenuto, rispetto sia al complessivo panorama regionale che na nale, va tuttavia tenuto presente che il trend di aumento segnalato tra il 2002 e il 2005 ide fica Ferrara come la città emiliana con gli incrementi più significativi di popolazione s niera in corso e non è difficile prevedere un possibile avvicinamento in tempi brevi agli a territori regionali. Al 31 dicembre 2006, infatti, la popolazione straniera registrata in anagrafe comunale, r giunge già le 5.875 unità, pari al 4,4% della popolazione complessiva, con un increme del 18% rispetto all’anno precedente e il dato raggiunto a fine 2007 è di 6.938 unità, con un teriore incremento rispetto al 2006 del 18%. 22 Provenienza dei cittadini stranieri residenti a Ferrara 9 I cittadini e le cittadine stranieri residenti a Ferrara a fine 2005 provengono per il 48% dai paesi dell’Est europeo e dai Balcani e più complessivamente dai paesi non appartenenti all’UE 25, seguiti dagli africani (19,5%) e dagli asiatici (16,3%) di cui, quelli provenienti dal Marocco e dalla Cina, hanno costituito la più significativa presenza già attorno al 2000. Oggi la comunità in assoluto più presente a Ferrara è quella Ucraina, 745 persone nel 2005 e ben 916 nel 2006, o meglio delle donne ucraine, quasi tutte assistenti familiari che costituiscono oltre l’85% di tale popolazione. Segue la comunità albanese con 657 unità (diventata 754 nel 2006), più equilibrata nel rapporto maschi/femmine in quanto è stata un’immigrazione maschile ma, quasi contemporaneamente, anche familiare, nel senso che le mogli hanno raggiunto presto i mariti; poi quella moldava e quella rumena, mentre è al 5° posto (anche per il 2006) quella marocchina che tuttavia viene percepita dai Servizi sociali ed educativi come una delle più numerose. Quest’ultima comunità, infatti, essendo da più tempo presente sul territorio cittadino, ha indubbiamente raggiunto un radicamento e una stabilizzazione familiare che hanno “prodotto” filiazioni già nei primi anni 2000 e di cui né dà conto il numero significativo di minori, in particolare quelli della fascia 0/6 anni, che appunto già in tali anni frequentavano i servizi per l’infanzia ferraresi. La figura 9 e il relativo istogramma (fig. 10) mostrano con chiarezza la mappa geoculturale rappresentata dai primi 12 paesi di provenienza degli immigrati residenti a Ferrara. Il panorama delle diverse provenienze presenta, peraltro, un quadro più frastagliato se si considerano i dati delle famiglie in cui sono presenti minori, anziché quelle formate da singoli individui. Ciò consentirà infatti una più precisa caratterizzazione di genere e familiare della realtà migratoria presente a Ferrara a fine 2005. Per quanto riguarda le fasce d’età che caratterizzano la popolazione straniera, emerge una situazione che, per quanto soggetta ad evoluzioni non del tutto prevedibili in tempi lunghi, si contraddistingue (rispetto al totale della popolazione residente) per una presenza di stranieri molto accentuata nella fasce dei giovani, degli adulti e in quella minorile. In concreto, assumendo come riferimento gli stranieri presenti a Ferrara nel 2005, si evidenzia che più del 56% ha meno di 34 anni (mentre è del 27,7% la percentuale riferita alla stessa coorte di età calcolata su tutta la popolazione I dati statistici riportati nel capitolo sono prevalentemente riferiti all’anno 2005 e sono tratti da “Gli stranieri nel comune di Ferrara, anno 2005, Quaderno sulla famiglia n. 7; per il 2006 la fonte è l’ “Annuario statistico 2006, “ Ferrara in cifre” , giugno 2007. 9 23 comunale,) il 37% ha una età compresa fra i 35 e i 54 anni (a fronte del 30,6% se la percentuale viene calcolata su tutta la popolazione comunale) e, infine, solo il 6,8% ha più di 55 anni, contro il 40,7% di tutta la popolazione comunale compresa in tale fascia di età. Fig. 9 - Stranieri residenti a Ferrara per i primi 12 paesi di provenienza. Dati al 31.12.2005 % sul di cui Femmine totale di cui n° % sul degli Maschi persone totale stranieri Ucraina 745 14,8 94 651 87,5 Albania 657 13,1 375 282 43 Moldavia 429 8,5 179 250 58 Romania 379 7,5 157 222 59 Marocco 336 6,7 201 135 40 Per quanto riguarda le fasce d’età che caratterizzano la popolazione straniera, emerge una siCina 235 4,7 125 110 47 tuazione che, per quanto soggetta ad evoluzioni non del tutto prevedibili in tempi lunghi, si Tunisia 203 4 140 63 31 contraddistingue (rispetto al totale della popolazione residente) per una presenza di stranieri Filippine 155 3 68 87 56 molto accentuata nella fasce dei giovani, degli adulti e in quella minorile. Nigeria 145 2,8 57 88 60 si evidenzia In concreto, assumendo come riferimento gli stranieri presenti a Ferrara nel 2005, Polonia 139 2,7 19 120 86alla stessa coche più del 56% ha meno di 34 anni (mentre è del 27,7% la percentuale riferita orte di età calcolata su tutta la popolazione comunale,) il 37% ha una età compresa Camerun 131 2,6 82 49 37 fra i 35 e i 54Grecia anni (a fronte del 30,6% se123 la percentuale viene calcolata su tutta la popolazione 2,4 72 51 41,4 comunale) paese di provenienza n° totale e, infine, il 6,8% ha piùdi di 55 anni, contro il 40,7% di tutta la popolazione comunale comFonte: Gli solo stranieri nel comune Ferrara - Anno 2005, Quaderni sulla famiglia n. 7, anno 2006 presa in tale fascia di età. Fig.1010- Stranieri - Stranieri residenti a Ferrara per12i paesi primidi12 paesi di provenienza. Dati al 31.12.2005 Fig. residenti a Ferrara per i primi provenienza. Dati al 31.12.2005 Paese di provenienza degli stranieri 745 657 379 336 131 ci a 123 G re er un on ia 139 Po l N ig er ne ia 145 C am 155 pi a ni si a 203 Tu C in ia co oc M ar vi a ia an R om da M ol an Al b U cr ai na 235 Fi lip 429 Zone di residenza della popolazione straniera 24 La distribuzione della popolazione straniera nei quartieri della città evidenzia una forte concentrazione soprattutto nelle zone più “popolari” del centro storico e nelle aree di più vecchio Zone di residenza della popolazione straniera La distribuzione della popolazione straniera nei quartieri della città evidenzia una forte concentrazione soprattutto nelle zone più “popolari” del centro storico e nelle aree di più vecchio insediamento, dove il mercato dell’affitto, che mette in circuito anche molti alloggi fatiscenti, è comunque più abbordabile e dove abitano i molti anziani presso cui lavorano le tante assistenti familiari dell’Est europeo. In tali scelte abitative incide, ovviamente e non poco, la rete di solidarietà e il “passaparola” fra connazionali, legati spesso da “catene migratorie” per cui quello “arrivato prima” fa da facilitatore e apripista per la ricerca sia del lavoro che dell’abitazione per chi “arriva dopo”. In sostanza, come mostra la figura 11, le aree urbane di maggior insediamento da parte di stranieri sono il Centro città, la circoscrizione Giardino-ArianuovaDoro (soprattutto la zona fra la stazione ferroviaria e via Oroboni), il quartiere Via Bologna e le zone di Barco-Pontelagoscuro. Fig. 11 - Distribuzione residenze stranieri nel territorio cittadino. Anno 2004 paese di provenienza zona cittadina di maggior insediamento Moldavia e Romania Centro città Via Bagaro Maggior concentrazione nella zona tra stazione e via Oroboni Ucraina e Fed. Russa Centro città Via Bologna, S.Giorgio, Quacchio e Barco Maggior concentrazione nella zona tra stazione e via Oroboni Albania Zona fra via Bologna e Foro Boario, via Oroboni, zona Grattacielo Centro storico e zona medioevale Barco e Pontelagoscuro Algeria, Marocco e Tunisia Via Verga Zona Grattacielo Via Carlo Mayr Camerun e Nigeria Zona Grattacielo Zona Pontelagoscuro Cina Zona Grattacielo Via Bologna Polonia Centro storico e zona medioevale Fonte: Gli stranieri nel comune di Ferrara - Anno 2005 - Quaderni sulla famiglia - n. 7, anno 2006. 25 Fisionomia della popolazione straniera a Ferrara In sintesi, la breve analisi appena fatta ci consegna: • un flusso di immigrazione straniera ancora contenuto ma in fortissima espansione dal 2002, proveniente in particolare dall’Est europeo (Ucraina, Moldavia, Romania che costituisce oggi, come ovunque in Italia, il più grosso serbatoio del “badantato”) e dai Balcani (soprattutto Albania la cui immigrazione, iniziata come maschile e con un impiego prevalente nel settore edilizio, ha visto progressivamente molti ricongiungimenti familiari); • tale flusso si è affiancato ad una immigrazione con una storia più antica di insediamento, comunque datata poco prima del 2000, costituita soprattutto da immigrati provenienti dai paesi asiatici (in particolare da Filippine e Cina, di tipo femminile la prima, e di tipo familiare la seconda, seppure con caratteristiche particolari in quanto nel caso della Cina la crescita dei figli piccoli è stata “delegata” in modo prevalente ai nonni rimasti nei paesi d’origine per consentire alle madri un massiccio investimento lavorativo) e dal Maghreb, inizialmente a prevalenza maschile, ma che ha visto progressivamente molti ricongiungimenti familiari; • una popolazione immigrata giovane (come ovunque in Italia): in media 30 anni per i maschi e 34 per le femmine (sulle quali indubbiamente incide l’età delle badanti che come noto sono donne non giovanissime, anche se le ultime arrivate, almeno in regione, sono significativamente più giovani del primo blocco); • una maggiore presenza di donne (pari al 56% del totale), la quale presenta un incremento progressivo, soprattutto negli ultimi anni (in linea con la tendenze regionale e nazionale), sia a motivo dei ricongiungimenti familiari (questo non per le donne provenienti dall’UE25) sia a motivo della nuova occupazione lavorativa “da badante” che ha interessato in modo massiccio soprattutto le donne dell’Est europeo, in particolare ucraine e polacche che sono oltre l’80% degli immigrati provenienti da questi Paesi. Queste ultime hanno un’età che si aggira mediamente sui 40 anni e pertanto molte sono madri con un’esperienza matrimoniale in corso o alle spalle, anche se ultimamente, come accennato sopra, stanno arrivando anche ragazze nubili poco più che maggiorenni. Si tratta di giovani con chiari progetti matrimoniali e che stanno “facendo famiglia” con italiani, e nel caso specifico con ferraresi, come ci segnalano diverse ricerche sul nostro territorio e su quello più ampio della provincia. 26 Tale preponderanza di donne ha ovviamente una forte correlazione con la genitorialità, con i radicamenti e i traghettamenti familiari; ma anche con fenomeni nuovi quali la gestione della “maternità a distanza” (che riguarda un’alta percentuale di donne straniere, soprattutto dell’Est europeo con figli, anche piccoli, lasciati nei paesi di provenienza) e i ricongiungimenti familiari al femminile (figli che, senza i padri, raggiungono le madri immigrate) che vanno progressivamente ad ingrossare la realtà delle famiglie monogenitoriali. • un aumento significativo di minorenni, in particolare con una presenza sempre più forte nella prima infanzia (con molti bambini nelle fasce 0/3 e 3/6 anni, in gran numero nati in Italia e a Ferrara) e con una crescita altrettanto significativa di preadolescenti ed adolescenti (10/17 anni), in arrivo soprattutto dai paesi dell’Est europeo. Ragazze e ragazzi che, come già detto, vengono a ricongiungersi a quelle tante madri che stanno trasformando quello che doveva essere un progetto transitorio di immigrazione “lavorativa” in un insediamento a lungo termine o comunque in una opportunità da cogliere (in base alla normativa vigente che consente ricongiungimenti automatici ai figli minorenni), per un futuro lavorativo e di vita migliore da offrire ai propri figli. • una distribuzione, nel tessuto cittadino, per aggregazioni geoculturali omogenee, che vede una forte concentrazione nella zona fra la stazione ferroviaria e via Oroboni: situazione, questa, che sta rappresentando una fonte di grosse criticità per il quartiere. 27 LE FAMIGLIE STRANIERE NEL QUADRO CITTADINO Il quadro delle famiglie ferraresi A fine 2005 risiedono complessivamente a Ferrara 61.147 famiglie con una media di 2,2 componenti per nucleo. In particolare e con specifico riferimento all’obiettivo del presente lavoro, la composizione delle medesime presenta i seguenti connotati: 20.917 famiglie pari al 34,2% del totale, sono monopersonali: di esse, quasi la metà è costituita da anziani, soprattutto donne, che arrivano ad essere l’80% delle persone ultraottantenni; 40.230 famiglie pari al 65,8% del totale, sono composte da più persone per una media di 2,7 membri per nucleo; 12.255 famiglie pari al 20% del totale, hanno almeno un figlio minorenne (0/17). Di queste ultime, 4.481, pari al 7,3% di tutte le famiglie ferraresi, hanno almeno un bambino di età 0/5 anni, mentre sono 7.774 le unità familiari, pari al 12,7%, e che hanno un ragazzo/a di età 6/17 anni (fig. 12). Fig. 12 12 -- Le unun figlio in età Fig. Le famiglie famiglieferraresi ferraresicon conalmeno almeno figlio in minore. età minore. 13% nuclei familiari in cui non sono presenti bambini 7% nuclei familiari in cui sono presenti bambini 0/5 anni nuclei familiari in cui sono presenti minori 6/17 anni 80% 28 Come si evince dai dati sopra riportati, peraltro complessivamente in linea sia con il quadro regionale, nazionale che, più in generale, con quello comunitario, siamo in presenza di un panorama costituito da famiglie molto piccole (esattamente 2,16 componenti per nucleo), tra le quali si distingue l’alto numero delle unipersonali in continuo aumento, in particolare quelle costituite da anziani (soprattutto donne), quale esito dell’invecchiamento della popolazione (nel ‘97 le unipersonali erano 15.446 a fronte delle 21.000 unità attuali). Emerge con chiarezza, inoltre, una realtà di nuclei familiari con pochi figli (più precisamente con molti figli unici) e senza altri membri oltre ai genitori con i propri figli, e di nuclei monogenitoriali, in particolare quelli con figli in età 0/6 il cui genitore convivente è la madre. I dati analitici delle nostre statistiche comunali ci dicono anche di un continuo aumento, nel corso dell’ultimo decennio, dei nuclei monogenitoriali, in particolare di quelli con bambini in età 0/6 e in cui è la madre l’unica figura adulta presente. Il quadro delle famiglie straniere a Ferrara Un ulteriore dato che certamente contraddistingue oggi la struttura familiare di Ferrara è il deciso aumento delle famiglie straniere, sia per quanto riguarda quelle formate solo da stranieri che quelle formate da coppie miste. Un aumento che è superiore, in percentuale, a quello delle singole persone, a significare che siamo in presenza di un processo di “familiarizzazione” del fenomeno migratorio che l’indagine condotta a 31 dicembre 2005 dal Servizio Statistica consente di approfondire e di conoscere meglio. A fine 2005, le famiglie costituite da soli stranieri o con almeno un componente straniero residenti a Ferrara sono dunque 2.947, pari al 4,8 % delle famiglie ferraresi (fig. 2 riportata di nuovo qui di seguito). Il numero medio di componenti è di 1,7 persone per nucleo. Come già evidenziato per la popolazione generale, anche le famiglie straniere vedono nel 2006 un incremento significativo rispetto al 2005, pari al 14%. Composizione e struttura delle famiglie straniere Uno sguardo più analitico sulle famiglie straniere residenti a Ferrara ci consegna ci fa osservare che 2.209 famiglie, pari al 75% del totale, sono composte solo da stranieri di tutte le età e che 738 famiglie, pari al 25% del totale, sono composte da persone italiane e persone straniere, le cosiddette famiglie miste (anch’esse con componenti di tutte le età). Per quanto riguarda la loro struttura possiamo ancora osservare che 1.313, 29 pari al 44,5%, del totale, sono monopersonali (si tratta quindi di stranieri che vivono soli, e che 1.634 famiglie, pari al 55,5%, sono pluripersonali con una media di 2,3 unità per nucleo. Fig. 2 – Numero famiglie residenti nel comune di Ferrara. Anagrafe al 31/12/2005 famiglie residenti a Ferrara con almeno un componente straniero famiglie composte famiglie composte sia da stranieri che da soli stranieri italiani componenti della famiglie stranieri famiglie stranieri famiglie stranieri famiglia 1 2 3 4 5 6 7 8 10 o più 1.313 714 442 309 111 40 12 2 4 1.313 1.089 935 896 419 186 58 16 30 1.313 375 229 182 72 28 6 2 2 1.313 750 687 728 360 168 42 16 21 0 339 213 127 39 12 6 0 2 0 339 248 168 59 18 16 0 9 totale 2.947 4.942 2.209 4.085 738 857 NB. Al totale degli stranieri ne vanno aggiunti 72 che, vivendo in comunità, portano il totale a 5.014 (fonte al 31.12.05). Con riferimento alle sole famiglie pluripersonali si evince che: - 896 famiglie, pari al 55% del totale, sono composte da sole persone straniere e presentano una media di 4,1 membri per nucleo; - 738 famiglie, pari al restante 45%, sono composte da persone italiane e straniere; - 892 famiglie, pari al 54,5% di quelle pluripersonali (in numeri assoluti 1.634), sono composte solo da adulti in cui, al di là delle coppie coniugate o conviventi more uxorio, sole o con altri membri presenti nel nucleo, (dove si presume che molti di questi “altri” siano figli maggiorenni) spiccano 323 situazioni , pari al 36 , in cui la convivenza non è “legata” da rapporti di filiazione o di tipo coniugale/paraconiugale. Trattasi di persone con rapporti di parentela più o meno stretti (fratelli, cugini, cognati, ecc.) o con rapporti di amicizia/solidarietà in quanto provenienti dagli stessi paesi ma che hanno 30 in comune la necessità di condividere un alloggio (fra i problemi più pesanti che le persone appena arrivate devono affrontare) e i costi di tale alloggio. Famiglie in cui sono presenti figli minori Se poi andiamo ad analizzare la situazione delle famiglie straniere pluripersonali in relazione alla presenza di figli minori, possiamo osservare che, come si evince dalla figura 13, 742 famiglie, pari al 45,5% delle famiglie pluripersonali (e al 25% del totale delle famiglie analizzate a fine 2005 dal Servizio Statistica), hanno almeno un figlio in età minore . Di queste 742 famiglie (con riferimento a famiglie pluripersonali in cui è presente almeno un minore), sappiamo che: - 572 famiglie, pari al 77% del loro totale, hanno entrambi i genitori compresenti; - 170 famiglie, pari al restante 23 %, sono monogenitoriali di cui l’87% (149 in numeri assoluti) a presenza esclusiva materna. Fig. 13 - Nuclei con minori o con almeno un genitore straniero, in valori assoluti. Dati al 31.12.05. nuclei con minori o con almeno un genitore straniero padre italiano presente nel nucleo straniero non presente nel nucleo totale madre presente nel nucleo italiana 48 48 straniera 151 373 149 673 non presente nel nucleo 21 21 totale 151 442 149 742 Una riflessione seppur sintetica sulle famiglie straniere presenti a Ferrara a fine 2005, anche in relazione al loro andamento in questi ultimissimi anni, consente di mettere in evidenza alcuni fenomeni: quello dell’immigrazione straniera è una realtà costituita principalmente da unità familiari giovani; è una situazione in forte sviluppo numerico (come confermano i dati 2006 e 2007); vede un contemporaneo incremento, seppure con valori diversi, delle famiglie unipersonali (44,5% del totale su cui sta incidendo significativamente l’alto numero di donne dell’Est Europa che vengono a fare le assistenti familiari), e di quelle pluripersonali (55% del totale), in particolare con figli minori, segnale di un generalizzato processo di stabilizzazione in corso cui partecipa anche un aumento delle famiglie monogenitoriali (ragazzi dell’Est che stanno raggiungendo le madri nei contesti migratori). 31 Il fenomeno migratorio ferrarese è caratterizzato, inoltre, da una peculiare femminilizzazione che sta incidendo contemporaneamente sul numero e sul genere delle famiglie unipersonali (sempre più al femminile), su un nuovo tipo di ricongiungimento familiare, di cui si è fatto cenno sopra, costituito da preadolescenti ed adolescenti che raggiungono le loro madri incidendo conseguentemente sull’aumento delle famiglie monogenitoriali e, da ultimo, su una peculiare e sofferta condizione di maternità a distanza che caratterizza in modo significativo le donne dell’Est europeo rispetto a cui il welfare locale non può disinteressarsi. La composizione delle famiglie pluripersonali con almeno un componente straniero è nell’insieme più bassa di quella delle famiglie ferraresi pluripersonali (2,3 a fronte di 2,7). Si tratta, tuttavia, di una dimensione contraddistinta da dinamiche e processi molto diversi da quelli che caratterizzano le famiglie ferraresi in quanto vi incidono individui singoli con progetti matrimoniali e procreativi ancora da realizzare. Al riguardo va precisato che, se si considerano le unità familiari costituite da soli stranieri, tale dimensione è significativamente più robusta in quanto segnala una media di 4,1 componenti per nucleo. Su tali valori incide un investimento procreativo più forte, ma anche la presenza di un modello familiare che prevede una compresenza di parenti e di persone non legate da vincoli di parentela di cui si parlerà più avanti (compresenza che si intensifica per necessità nel contesto migratorio, soprattutto nelle immigrazioni più giovani). Dai dati ottenuti, emerge in ogni caso una netta preponderanza di famiglie composte da soli stranieri in cui è presente una percentuale ancora piccolissima, ma probabilmente destinata ad aumentare, di famiglie pluristraniere (ovvero costituite da componenti della coppia con provenienza da paesi diversi) ma anche una presenza ormai significativa, e in aumento, di famiglie miste, anch’essa destinata ad aumentare. Tali famiglie, la cui entità è ancora poco conosciuta in quanto nuove sulla scena sociale, presentano peculiarità ma anche criticità di intreccio e ricomposizione culturale del quotidiano per quanto riguarda gli aspetti relazionali, educativi, di cura e crescita dei figli su cui appare urgente aprire riflessioni ed approfondimenti anche ai fini di approcci più puntuali da parte dei servizi. Per quanto riguarda i dati sulle famiglie straniere con minori, va senz’altro segnalata la percentuale molto elevata di famiglie monogenitoriali. Si tratta infatti di 170 nuclei, pari al 23% del totale delle famiglie con minori (fig. 14) in cui è presente almeno un componente straniero. 32 investimento procreativo più forte, ma anche la presenza di un modello familiare che prevede una compresenza di parenti e di persone non legate da vincoli di parentela di cui si parlerà più avanti (compresenza che si intensifica per necessità nel contesto migratorio, soprattutto nelle immigrazioni più giovani). Dai dati ottenuti, emerge in ogni caso una netta preponderanza di famiglie composte da soli stranieri in cui è presente una percentuale ancora piccolissima, ma probabilmente destinata Tale valoredi èfamiglie quasipluristraniere triplo rispetto a quello presentato delle ad aumentare, (ovvero costituite da componenti della dall’insieme coppia con provenienza da paesi diversi) ma anche una presenza significativa, e in (9%). aumento, famiglie ferraresi monogenitoriali con ormai un figlio minore E’diquesto un famiglie miste, anch’essa destinata ad aumentare. Tali famiglie, la cui entità è ancora poco aspetto in diquanto grandissima per le esigenze dicriticità supporto e per i conosciuta nuove sulla rilevanza scena sociale, sociale presentano peculiarità ma anche di problemi che pone,culturale su cuidelinfluiscono fattori che devono essere indagati intreccio e ricomposizione quotidiano perpiù quanto riguarda gli aspetti relazionali, educativi, di cura e crescita dei figli su cui appare urgente aprire riflessioni ed approfondicon puntualità. menti anche ai fini di approcci più puntuali da parte dei servizi. Fig. - Famiglie inpresenti cui sono presenti Fig. 14 14 - Famiglie in cui sono figli minori. Datifigli riferitiminori. alla figuraDati 2 riferiti alla figura 2 famiglie pluripersonali con almeno un minore 20% solo mamma 3% solo papà entrambi i genitori 77% Per quanto riguarda i dati sulle famiglie straniere con minori, va senz’altro segnalata la perUno dimolto questi, didicui si èmonogenitoriali. già fatto cenno al infatti punto precedente, sicuramente centuale elevata famiglie Si tratta di 170 nuclei, pari al è23% del totale delle famigliefemminile con minori (fig.proveniente 14) in cui è presente almeno un componente straniel’immigrazione dall’Est che sta richiamando figli ro. Tale valore è quasi triplo rispetto a quello presentato dall’insieme delle famiglie ferraresi minori; ma anche, nel complesso, l’intrinseca difficoltà, per chi immigra, di monogenitoriali con un figlio minore (9%). E’ questo un aspetto di grandissima rilevanza soinserirsi nei nuovi contesti mette ciale per le esigenze di supporto e per i socio/culturali, problemi che pone, su situazione cui influiscono che più fattori che di fatto a devono essere indagati con puntualità. Uno di questi, di cui sie èconiugali, già fatto cennospecie al puntose predura prova la tenuta dei rapporti familiari appesantiti cedente, è sicuramente l’immigrazione femminile proveniente dall’Est che sta richiamando da difficoltà economiche, da problemi di inserimento, da assenza di reti figli minori; ma anche, nel complesso, l’intrinseca difficoltà, per chi immigra, di inserirsi nei primarie appoggiarsi, dacheculture diverse che ladevono ricomporsi, da nuovi contesti cui socio/culturali, situazione mette di fatto a dura prova tenuta dei rapportipercorsi familiari e di coniugali, se appesantiti da difficoltàdal economiche, da problemi di inserisceltaspecie matrimoniale dettati bisogno di uscire da contesti di mento, da assenza di reti primarie cui appoggiarsi, da culture diverse che devono ricomporsi, solitudine e di sofferenza esistenziale. da percorsi di scelta matrimoniale dettati dal bisogno di uscire da contesti di solitudine e di sofferenza esistenziale. La stragrande maggioranza (87%) delle famiglie straniere monogenitoriali 20 con minori è costituita da madri, aspetto che le accomuna alla situazione delle famiglie italiane (e più complessivamente a quelle di tutto il mondo) ma che, per la condizione diversa della donna straniera, assume peculiarità diverse e più complesse. Al riguardo, va comunque considerato che, in analogia a quanto già detto sopra per le famiglie pluripersonali, in molti di questi ultimi nuclei sono presenti altre persone (da conviventi more uxorio a parenti, amiche, connazionali) che possono essere vincoli o risorse a seconda delle specifiche situazioni, ma che in ogni modo incidono sulla dimensione relazionale, educativa ed organizzativa. 33 Uno zoom sulle famiglie straniere con minori L’elaborazione fatta ad hoc, ci consente di fare un approfondimento specifico sulle 742 famiglie con minori residenti a Ferrara, i cui genitori sono entrambi stranieri o uno italiano e uno di provenienza straniera. La situazione a fine 2005 presenta un quadro articolato come emerge dalle figure 15 e 16. Fig. 15 - Famiglie straniere con figli minori in rapporto alla cittadinanza dei genitori. Dati al 31.12.2005 tipologia dell’unità familiare con minori con entrambi i genitori stranieri e della stessa nazionalità con entrambi i genitori stranieri ma non della stessa nazionalità con entrambi i genitori di cui madre straniera e padre italiano con entrambi i genitori di cui padre straniero e madre italiana nuclei monogenitoriali con madre straniera presente nuclei monogenitoriali con padre straniero presente totale famiglie n° nuclei 364 % 9 1 151 48 149 21 20 6 21 3 742 100 49 Fonte: Servizio Statistica del Comune di Ferrara Come si può notare, 373 unità familiari con minori, pari al 50% del totale sono composte da entrambi i genitori stranieri (un dato che comprende i 9 nuclei di famiglie “pluristraniere”, vale a dire con due genitori di nazionalità diverse). Sono 199, invece, le unità familiari, pari al 26,8%, sono costituite da famiglie miste e il 24,2% è composto da famiglie monogenitoriali, il cui il genitore straniero convivente con il minore è quasi sempre la madre, presente in 149 situazioni su 170 (vale a dire nell’88% dei casi). Pertanto, su 742 famiglie straniere con minori, ben 673, pari al 91% vedono presente una madre “venuta da lontano” impegnata in una complessa e faticosa operazione di traghettamento, radicamento, gestione e sviluppo familiare nella nuova realtà migratoria in cui affronta anche l’esperienze 34 della gravidanza e della maternità, spesso in solitudine, fuori dal proprio contesto socio/culturale e dalle reti femminili di riferimento e di sostegno. Fig.1616 - Famiglie straniere conminori figli minori in rapporto alla cittadinanza Fig. - Famiglie straniere con figli in rapporto alla cittadinanza dei genitori.dei genitori. Datialal 31.12.2005 Dati 31.12.2005 Tipologia delle famiglie straniere con figli minori 21 con entrambi i genitori stranieri e della stessa nazionalità 149 con entrambi i genitori stranieri ma non della stessa nazionalità con entrambi i genitori di cui madre straniera e padre italiano 364 48 con entrambi i genitori di cui padre straniero e madre italiana nuclei monogenitoriali con madre straniera presente nuclei monogenitoriali con padre straniero presente 151 9 Pertanto, su 742 famiglie straniere dei con minori, ben 673, pari al 91% vedono presente una Provenienza geoculturale genitori madre “venuta da lontano” impegnata in una complessa e faticosa operazione di traghettamento, radicamento, gestione e sviluppo familiare nella nuova realtà migratoria in cui affronLa provenienza delle coppie di genitori stranieri della stessa nazionalità, ta anche l’esperienze della gravidanza e della maternità, spesso in solitudine, fuori dal procome si può vedere dalla figura 17 e 18, segnala ai primi posti l’Albania, prio contesto socio/culturale e dalle reti femminili di riferimento e di sostegno. seguita a molta distanza dal Marocco, dalla Moldavia e dalla Cina. Provenienza geocultura le dei genitori Fig. 17 - Unità familiari con minori ed entrambi i genitori stranieri della stessa nazionalità La provenienza delle6 coppie diprovenienza. genitori stranieri stessa nazionalità, come si può vedere articolati per i primi paesi di Dati aldella 31.12.2005 dalla figura 17 e 18, segnala ai primi posti l’Albania , seguita a molta distanza dal Marocco, dalla Moldavia e dalla Cina: paesi questiunità che, come già detto paese di provenienza deitutti genitori % in altra occasione, fanno familiari parte di insediamenti migratori “più antichi”, che hanno già concluso da tempo i propri riAlbania 89 24,5 congiungimenti familiari (Albania e Marocco), hanno avuto da subito una immigrazione di tipo familiare (es. la Cina) o comunque ricongiungimenti recenti (es. l’Albania). Marocco 42 11,5 Moldavia 40 11 Cina 35 9,5 Fig. 17 - Unità familiari con minori ed entrambi i genitori stranieri della stessa nazionalità articolati per i primi 26 7,1 6 Romania paesi di provenienza. Dati al 31.12.2005 Tunisia 23 6,3 unità Filippine 22 % 6 paese di provenienza dei genitori familiari Fonte: Servizio Statistica del Comune di Ferrara Albania Marocco Moldavia Cina Romania 89 42 40 35 26 24,5 11,5 11 9,5 7,1 35 Tutti paesi questi che, come già detto in altra occasione, fanno parte di insediamenti migratori “più antichi”, che hanno già concluso da tempo i propri ricongiungimenti familiari (Albania e Marocco), hanno avuto da subito una immigrazione di tipo familiare (es. la Cina) o comunque ricongiungimenti recenti (es. l’Albania). La provenienza, invece, dei genitori stranieri che hanno sposato una La provenienza, invece, dei genitori stranieri che hanno sposato una persona italian persona italiana, segnala una situazione diversa fra padri e madri in quanto gnala una situazione diversa fra padri e madri in quanto i primi provengono in modo s i primi provengono in modo significativo dall’Africa (39%) e dall’Europa cativo dall’Africa (39%) e dall’Europa centrale (29%), mentre le madri, come già anno centrale (29%), mentre le madri, come già annotato in diversi punti di diversi questo lavoro, perdai circa un terzo dai paesi dell’Est Europ questo punti lavoro,diprovengono perprovengono circa un terzo paesi dell’Est Europeo dimostrazione cheche unauna quota nonnon marginale di tali migranti, sono nubili o separate/divo (a dimostrazione quota marginale di tali migranti, sono nubili o eseparate/divorziate) per il 23% dall’Europa centrale. e per il 23% dall’Europa centrale. Fig. 18 --Unità Unitàfamiliari familiari minori ed entrambi i genitori stranieri dellanazionalità stessa nazionalità per p Fig. 18 concon minori ed entrambi i genitori stranieri della stessa provenienza. Dati al 31.12.2005 per paesi di provenienza. Dati al 31.12.2005 Paese di provenienza dei genitori 89 44 26 23 22 12 12 7 7 5 Al tri 35 Ir a n 40 Al ba ni a M ar oc co M ol da vi a C in R om a an ia Tu ni si a Fi lip p C ine am er un U Ex cr Ju ain go a sl av ia N ig er ia 42 Anno di immigrazione a Ferrara Anno di immigrazione a Ferrara Gli anni in cui è avvenuta l’immigrazione dei padri e delle madri (con Gli in cui è avvenuta l’immigrazione padri e delle madri (con figli sia ma figlianni sia maggiorenni che minorenni al data dei del 31.12.2005) riconfermano data del 31.12.2005) riconfermano le d renni che minorennilealdiverse complessivamente caratterizzazioni di generecomplessivamente dei flussi caratterizzazioni di genere dei flussi migratori: carattere prevalentemente ma migratori: carattere prevalentemente maschile (anche se non massiccio) (anche se non massiccio) perprima l’immigrazione avvenuta prima del 2000; caratter per l’immigrazione avvenuta del 2000; carattere prevalentemente valentemente femminile, per quanto riguarda il periodo succe Osservando i dati riportati nella figura 19, si rileva che circa il 55% delle madri sono 36 grate a Ferrara dal 2003 al 2005; il 23% dal 2000 al 2002 e il rimanente 18 % dal ‘93 (resta una quota piccolissima di 35 madri arrivate tra il 1972 e il 1993). Per i padri, in femminile, per quanto riguarda il periodo successivo. Osservando i dati riportati nella figura 19, si rileva che circa il 55% delle madri sono emigrate a Ferrara dal 2003 al 2005; il 23% dal 2000 al 2002 e il rimanente 18 % dal ‘93 al ‘99 (resta una quota piccolissima di 35 madri arrivate tra il 1972 e il 1993). Per i padri, invece, si rileva che il 47% è emigrato a Ferrara tra il 2003 e il 2005; il 27% dal 2000 al 2002 e il 26% prima del 2000, in particolare tra il 1993 e il 1999. Come già detto, va sempre tenuto presente che, sul forte incremento delle presenze stranieri registrato nel 2002-2003 anche 2004incremento per gli strascichi Come giàdi detto, va sempre tenuto presente(eche, sulnelforte delle presenze d legati alle procedure burocratiche), ha certamente inciso l’effetto nieri registrato nel 2002-2003 (e anche nel 2004 per gli strascichi della legatinuova alle procedure bu normativa nazionale inciso (Legge l’effetto n°189, 30 luglio 2002) sulla regolarizzazione, tiche), ha certamente della nuova normativa nazionale (Legge n°189, 30 rispetto a cui molti immigrati clandestini, in realtà già presenti sul nostro 2002) sulla regolarizzazione, rispetto a cui molti immigrati clandestini, in realtà già pr territorio, hanno potuto ottenere il permesso di soggiorno. sul nostro territorio, hanno potuto ottenere il permesso di soggiorno. Fig. 19 Immigrazione di padri e madri. Dati al 31.12.05 Fig. 19 Immigrazione di padri e madri. Dati al 31.12.05 immigrazione di padri e madri per anni 55% 47% 22% 26% < 1999 23% 27% 2000/2002 2003/2005 Composizione delle famiglie stranierestraniere con minori con in rapporto ai in rapport Composizione delle famiglie minori componenti presenti componenti presenti Come già accennato, la realtà delle famiglie straniere segnala una pluralità Come già accennato, la realtà delleefamiglie straniere una pluralità di conv di convivenze piuttosto articolata varia: da quelle segnala coniugali, a quelle piuttosto articolata e varia: da quelle coniugali, a quelle con persone con persone che vivono more/uxorio, a quelle, in cui sono presenti parenti che vivon re/uxorio, cuinoi sono presenti parenti vari e altre persone da noi vari e altrea quelle, personeinda generalmente classificate come estranee, congeneralment sificate come estranee, con semplificazione che in questoeccessiva caso appare una semplificazione che in una questo caso appare decisamente e chedecisamente siva e che denuncia un concetto di famiglia decisamente “eurocentrico”. denuncia un concetto di famiglia decisamente “eurocentrico”. Entrando nel merito, con la figura 20 è possibile evidenziare la presenza di un numero ficativo di genitori non legati da un rapporto matrimoniale (122 pari a oltre un terzo famiglie con entrambi i genitori presenti). Se questo dato è in aumento anche per le fa 37 ferraresi e più complessivamente occidentali, si ritiene che qui possa assumere una d significatività anche sulla base delle esperienze che stanno facendo i Servizi sociali territ Entrando nel merito, con la figura 20 è possibile evidenziare la presenza di un numero significativo di genitori non legati da un rapporto matrimoniale (122 pari a oltre un terzo delle famiglie con entrambi i genitori presenti). Se questo dato è in aumento anche per le famiglie ferraresi e più complessivamente occidentali, si ritiene che qui possa assumere una diversa significatività anche sulla base delle esperienze che stanno facendo i Servizi sociali territoriali. Fig. 20 - Famiglie straniere con minori: tipologia delle convivenze familiari in ordine alla presenza o meno di altri membri oltre ai genitori con i loro figli. Dati al 31.12.2005 tipologia familiare n. famiglie % coppia coniugata con figli coppia di conviventi con figli un solo genitore con figli coppia coniugata con figli e altre persone coppia di conviventi con figli e altre persone un solo genitore con figli e altre persone un solo genitore con figli e altre persone e convivente 361 95 97 94 27 36 32 48,6 13 13 12,6 3,6 4,7 4,3 totale 742 100 Fonte: Servizio Statistica del Comune di Ferrara Infatti, pur considerando che ad alzare tale percentuale possano contribuire specifiche difficoltà di registrazione anagrafica, non vi è dubbio che essa rimane in assoluto un dato rilevante che con ogni probabilità è motivato non tanto da una scelta, per così dire “ideologica,” di distanziamento dall’istituzione matrimoniale (che di per sé nulla toglie alla responsabilizzazione familiare da parte della coppia), ma da situazioni di fragilità del legame spesso connesse intrinsicamente a investimenti relazionali precari o superficiali, motivati, come già accennato, dal bisogno di uscire da situazioni di solitudine e di sofferenza emotiva che spesso accompagnano la condizione di migrante, specie in fase iniziale. E’ purtroppo in questo contesto che possono prendere corpo più facilmente genitorialità a rischio di separazione, con padri latitanti, invisibili e spesso irrangiungibili, anche per quanto riguarda la condivisione degli impegni economici. Sempre osservando i dati riportati nella figura 19, si può rilevare una presenza significativa di famiglie per così dire “estese”, formate da componenti che non sono legati da un rapporto di filiazione (ma da cugini, zii, cognati, ecc.) e nemmeno di parentela (es. connazionali) che riguardano il 20% delle 38 famiglie bigenitoriali (114 su 577) e il 26,8% delle famiglie monogenitoriali10. In particolare, come già considerato, quest’ultima percentuale, unitamente ai 32 conviventi more uxorio, configura in modo diverso e significativo molte di quelle famiglie in cui, pur essendo assente un genitore, di fatto quello presente (in genere la madre) può contare su altre risorse adulte per l’organizzazione quotidiana e per una qualche corresponsabilizzazione nei confronti dei minori. Queste diverse composizioni familiari si presentano comunque difficilmente rilevabili e sono caratterizzate da un “metissage” che meriterebbe approfondimenti articolati e puntuali, considerando fra l’altro che proprio in quanto a convivenza multipla sono unità familiari di per sé mobili poiché le diverse esigenze di coabitazione possono modificarsi con rapidità (in base anche alle mobilità lavorative) per cui è possibile dar conto solo delle loro caratteristiche più generali e di alcune probabili linee di tendenza. In tale percentuale non sono state considerate le 32 persone che convivono more uxorio con il genitore in quanto ritenuti una convivenza di tipo “paraconiugale” e non di tipo solidaristico o parentale anche se la suddetta famiglia resta ovviamente sempre monogenitoriale) 10 39 I MINORI STRANIERI CHE VIVONO CON I GENITORI A FERRARA I minori stranieri o con un genitore straniero presenti a Ferrara alla fine del 2005 sono 1.134 pari al 7,5 % di tutti i minori ferraresi e al 21,4 % della popolazione straniera in cui si sono compresi anche i minori di famiglie miste (fig. 21) . Come mostrano le statistiche degli ultimi anni, si tratta di un numero in continuo aumento e che rappresenta ormai un’entità del tutto significativa rispetto al complesso della popolazione minorile ferrarese, in particolare nella fascia di età 0/10 anni. Fig. 21 - Minori stranieri o con almeno un genitore straniero residente a Ferrara. Dati al 31.12.005 fascia di età in anni 0-2 3-5 6-10 11-13 14-17 totale n° minori stranieri % rispetto al totale dei minori stranieri % rispetto al totale della popolazione 297 220 303 144 170 1.134 26,1 19,4 26,7 12,6 14,9 100 11,4 8,4 7,4 5,8 5,0 7,5 Fonte: Servizio Statistica del Comune di Ferrara I minori stranieri per luogo di nascita I minori stranieri nati a Ferrara sono quasi la metà del totale (esattamente il 45%) e in gran parte, come vedremo subito, compresi nella fascia di età tra 0 e 10 anni (fig. 22). Fig. 22 - Minori stranieri o con almeno un genitore straniero residenti a Ferrara per luogo di nascita. Dati al 31.12.2005 luogo di nascita n. minori % Ferrara altre città italiane fuori dall’Italia totale 509 163 462 1.134 45 14 41 100 Fonte: Servizio Statistica del Comune di Ferrara 40 I minori nati in Italia ma non a Ferrara, sono solo il 14,4% e la percentuale non comprende, se non in piccolissima parte, la fascia di età 0-2, in quanto negli ultimi anni le nascite sono avvenute praticamente quasi tutte in famiglie già stabilizzate a Ferrara. Come si può osservare dalla figura 23 e 24, i minori stranieri nati altrove (456 in numero assoluto), presumibilmente nei paesi di provenienza dei genitori, sono arrivati in Italia quasi tutti dopo il 2000 (88%) e in particolare dal 2003 in avanti (il 70% fino al 2005), con un aumento notevole nel 2004 e più ancora nel 2005, quando gli arrivi sono stati addirittura 125, e con un’età compresa tra i 6 e i 17 anni in cui il numero prevalente è dato da preadolescenti e adolescenti. Fig. 23 - Minori stranieri con almeno un genitore straniero residenti a Ferrara per luogo di nascita. Dati al 31.12.2005 età dei bambini n° minori residenti 0/2 3/5 6 / 10 11 / 13 14 / 17 totale 297 220 303 144 170 1.134 nati a Ferrara n° 265 121 91 23 9 509 % 89,2 55 30 16 5,3 44,8 di cui nati altrove in Italia n° % 25 8,4 52 23,6 49 16,2 22 15,2 15 8,8 163 14,4 nati all’estero n° 7 47 163 99 146 462 % 2,4 21,4 53,8 68,8 85,9 40,8 Fonte: Servizio Statistica del Comune di Ferrara All’interno di questa fascia si ritiene siano compresi ragazzi e ragazze dell’Est europeo, vicini alla maggiore età, che stanno raggiungendo le madri occupate come assistenti familiari anche se la mancanza del dato relativo alle provenienze non consente di affermare in assoluto tale ipotesi. Fig. 24 - Minori stranieri non nati in Italia per anni di arrivo a Ferrara. Dati al 31.12.2005 anni anni 1991/1999 anni 2000/2002 anno 2003 anno 2004 anno 2005 totale 0-5 6-10 11-13 14-17 totale % 10 7 15 19 51 13 34 29 38 47 161 15 17 18 29 19 98 24 30 17 35 40 146 52 91 71 117 125 456 11,4 20 15,5 25,6 27,5 100 Fonte: Servizio Statistica del Comune di Ferrara 41 I genitori con cui vivono i minori stranieri residenti a Ferrara Ponendo ora l’attenzione ai minori stranieri che vivono a Ferrara al 31 dicembre 2005, articolati per la cittadinanza dei genitori, troviamo sostanziale conferma del quadro visto poc’anzi. Fig. 25 - Minori stranieri residenti a Ferrara per tipologia familiare. Dati al 31.12.2005 tipologie familiari con entrambi i genitori stranieri con madre straniera e padre italiano con padre straniero e madre italiana con un genitore convivente straniero: la madre con un genitore convivente straniero: il padre totale minori n° minori % 635 205 74 193 27 1.134 56 18 6,5 17 2,5 100 Fonte: Servizio Statistica del Comune di Ferrara Con riferimento alla figura 25, si può osservare che 914 minori, ovvero l’80,5% del totale, vive con entrambi i genitori. Di essi 635, ovvero il 56% del totale, vive con entrambi i genitori stranieri, mentre 279, pari al 25%, vive con un genitore straniero e uno italiano (nel 74% dei casi ha la madre come genitore straniero). Fig. 26 - Stranieri a Ferrara per i primi 12 paesi di provenienza: individui, minori e famiglie con minori. Dati al 31.12.2005 individui Ucraina Albania Moldavia Romania Marocco Cina Tunisia Filippine Nigeria Polonia Camerun famiglie 745 657 429 379 336 235 203 155 145 139 131 Albania Marocco Moldavia Cina Romania Tunisia Filippine Ucraina Camerun Nigeria Polonia minori 89 43 41 35 26 24 22 12 12 7 4 Albania Moldavia Marocco Cina Tunisia Ucraina Romania Filippine Camerun Nigeria Polonia 174 105 99 75 70 67 62 40 24 24 21 Fonte: Annuario statistico 2006, Comune di Ferrara; per famiglie e minori elaborazione del Servizio Statistica del Comune 42 Di particolare rilievo è poi il fatto che ben 220 minori, ovvero il 19,5%, vive in una famiglia monogenitoriale il cui genitore presente è per l’88% delle situazioni, una madre straniera. L’aggregazione di tali dati segnala così che queste ultime sono impegnate nella cura e nell’educazione di 1.033 figli minorenni, pari al 91% del totale, sia insieme ai rispettivi coniugi o partner con cui condividono la responsabilità di 840 minori (pari al 74% del totale), sia da sole, assicurando accudimento e cura a 193 minori pari al 17% del totale. Infine, se andiamo ad analizzare il numero dei minori immigrati per paesi di provenienza vediamo che, ai primi posti, e non potrebbe essere altrimenti, ci sono più o meno gli stessi paesi da cui provengono le famiglie e che fanno riferimento in qualche modo ai flussi meno recenti. Sicuramente le famiglie immigrate che sono a Ferrara da più tempo sono anche quelle con figli adolescenti e già maggiorenni ma, come abbiamo visto, vi sono molti adolescenti e preadolescenti anche nei ”nuovi arrivi“, soprattutto dall’Est europeo. Pertanto, proprio questa fascia di età, peraltro particolarmente critica ed esposta a diversi rischi, è quella su cui appare più urgente investire, unitamente alla prima infanzia rispetto alla quale si è già più attrezzati e vi sonoproprio comunque corso progetti innovativi. Pertanto, questain fascia di età, peraltro particolarmente critica ed esposta a diversi Restaè quella il fatto cheappare la familiarizzazione atto deiallaprocessi migratori rischi, su cui più urgente investire,in unitamente prima infanzia rispetto presenta e situazione delicate certamente alla quale sitratti è già peculiari più attrezzati e vi sono comunque inche corsoriguardano progetti innovativi. Resta il fatto che la familiarizzazione in atto dei processi migratori presenta tratti le pele famiglie nel loro insieme, ma anche i singoli individui dentro culiari e situazione delicate che riguardano certamente le famiglie nel loro insieme, famiglie e i minori (figg. 26 e 27). ma anche i singoli individui dentro le famiglie e i minori (figg. 26 e 27). Fig.2727- -Stranieri Stranieri a Ferrara i primi 12 paesi di provenienza: minori econ minori. Fig. a Ferrara per iper primi 12 paesi di provenienza: individui,individui, minori e famiglie Dati al 31.12.2005 famiglie con minori. Dati al 31.12.2005 stranieri a Ferrara per provenienza: adulti e minori 800 700 600 500 adulti 400 minori 300 200 100 ria Po lo ni a C am er un ig e pi ne N a isi Fi lip in a Tu n C ia M ol da via R om an ia M ar oc co ba n Al U cr ai n a 0 Si pensi in primo luogo alle donne, in quanto più direttamente investite nei percorsi di tra43 ghettamento, mediazione, cura della vita e inclusione quotidiana, quindi più caricate di affaticamento psicologico ed emotivo. Assieme alle donne, appaiono particolarmente vulnerabili (per quanto capaci di fronteggiare cambiamenti ed apprendimenti più degli adulti) i soggetti Si pensi in primo luogo alle donne, in quanto più direttamente investite nei percorsi di traghettamento, mediazione, cura della vita e inclusione quotidiana, quindi più caricate di affaticamento psicologico ed emotivo. Assieme alle donne, appaiono particolarmente vulnerabili (per quanto capaci di fronteggiare cambiamenti ed apprendimenti più degli adulti) i soggetti in età evolutiva assunti nella loro differenza di genere, in quanto chiamati ad affrontare compiti di sviluppo con meno opportunità di altri (anche se non di rado con più competenze esistenziali) e maggiormente esposti ai rischi transculturali per cui hanno bisogno di incontrare condizioni favorevoli, contesti accoglienti, che li sostengano nella costruzione di legami e tessiture fra i diversi universi culturali in cui si trovano a muoversi. 44 Alcune riflessioni e qualche indicazione di lavoro Abbiamo cominciato con il dire che il presente studio vuole essere l’inizio di una riflessione a più voci sulle famiglie, i bambini e i ragazzi della migrazione, a partire dalla realtà degli stranieri presente nella nostra città e dalla attività dei servizi coinvolti. Una riflessione che ha l’obiettivo concreto di contribuire a progettualità condivise fra servizi ed operatori, nella convinzione che questa metodologia sia un valore e un risultato in più per le specifiche azioni di competenza di ciascuno. Dai dati qui presentati, scaturiscono infatti considerazioni che possono già costituire un buon terreno di lavoro e di approfondimento comune, e ci auguriamo che in futuro possano essere arricchite da analisi puntuali sulle attività dei diversi servizi e rivolti alle famiglie dei minori della migrazione. Ciò premesso, i punti che poniamo all’attenzione come possibile terreno di approfondimenti comuni e di confronto riguardano, in primo luogo, la necessità, da parte dei servizi, di un ascolto degli immigrati caratterizzato in senso transculturale ed etnico. Con ciò si intende la capacità di sapersi orientare correttamente rispetto agli schemi e alle logiche culturali dei paesi di provenienza (che vanno conosciuti andando oltre quelle ipostatizzazioni che, come insegna M.R. Moro, rischiano di farne delle caricature culturali), ma anche la disponibilità a farsi guidare comunque dalle narrazioni dell’altro e la capacità di cogliere le diverse soggettività con cui ciascuno interpreta, vive e soffre la propria situazione e i propri problemi. Tutto questo richiede un tempo e un approccio al rapporto con le famiglie della migrazione che metta in discussione assetti organizzativi e protocolli di lavoro standardizzati, secondo tempistiche e criteri che vanno rivisitati nella consapevolezza, peraltro, che il tempo per dirsi è un tempo di auto-cura, di ricostruzione e valorizzazione della propria identità, di valorizzazione dei saperi e delle competenze esistenziali di chi ha attraversato mondi e confini. Prospettiva tanto più vera, per quanti sono costretti a raccontare solo situazioni di difficoltà, di disagio e di inadeguatezza. Altro punto al quale prestare attenzione è l’importanza di una funzione di orientamento, informazione e facilitazione all’uso della città e delle sue opportunità che deve attraversare il lavoro dei servizi e delle professioni ma che dovrebbe, forse, anche poter contare su una vera e propria funzione di tutoring. Con ciò si intende un accompagnamento e un supporto mirato per quelle situazioni che presentano di per sé aspetti oggettivi di criticità identificabili anche attraverso la co-costruzione di indicatori condivisi e che certamente trovano in tutto il periodo peri-natale e nelle azioni di sostegno e affiancamento delle madri una ragion d’essere prioritaria. Appare poi importante pensare a progetti sempre più caratterizzati in senso 45 promozionale e preventivo, tesi ad incrociare e a rinforzare le situazioni più complesse e i passaggi più critici che coinvolgono le famiglie e le donne della migrazione, quali ad esempio: il primo periodo di inserimento; quello dei ricongiungimenti familiari specie se con figli piccoli o preadolescenti e adolescenti; la gravidanza, il parto, la nascita e la maternità su cui si sta già lavorando ma che comunque rappresentano fasi di particolare fragilità individuale, familiare e sociale; i compiti genitoriali delle famiglie miste; le solitudini e i forti rischi di emarginazione delle donne immigrate il cui orizzonte di vita quotidiana è solo l’ambiente domestico; la gestione delle “maternità a distanza” da parte, soprattutto, delle tante donne dell’Est impiegate come assistenti familiari. Quest’ultimo è sicuramente un terreno insolito di proposta, in quanto il welfare locale non si sente in genere responsabilizzato dal momento che i minori vivono nel paese di provenienza. Ma riteniamo che queste donne, nella misura in cui non sono solo mano d’opera ma parte della comunità locale e impegnate peraltro in un lavoro di cura che sottrae cura alla propria famiglia, abbiano diritto ad una attenzione e ad una accoglienza a pieno titolo nella rete dei servizi che si occupano di famiglie e minori. L’urgenza di un approfondimento progettuale mirato, riguarda anche le difficoltà delle adolescenti e degli adolescenti immigrati o di seconda generazione, secondo un’ottica di genere, tenendo presente i peculiari compiti di inserimento e di passaggio all’età adulta che questa fascia d’età deve affrontare. In particolare, si hanno presente le problematiche emergenti soprattutto in relazione al rapporto maschile/femminile e ai temi della sessualità riguardanti specificamente la difficile composizione fra modelli familiari e modelli sociali del paese di provenienza e di immigrazione che stanno coinvolgendo in modo pesante le adolescenti, soprattutto provenienti dal Maghreb e dai paesi Asiatici (India, Pakistan ecc). E’ necessario valutare, inoltre, quali supporti specifici e mirati assicurare alle famiglie immigrate monogenitoriali con figli piccoli, e come rafforzare interventi di mediazione familiare etnicamente orientati o comunque particolarmente caratterizzati in ordine alle peculiarità delle famiglie straniere. A tale proposito, si hanno presenti le famiglie “miste” che, come dicono i nostri dati, presentano in assoluto, a Ferrara come ovunque, il tasso più alto di separazione/divorzio e il tasso più alto di separazioni ad alta conflittualità. Infine, vi è l’esigenza di un approfondimento urgentissimo, circa la presenza certa nella nostra città di bambini clandestini senza permesso di soggiorno e quindi invisibili e senza diritti, che vivono quindi situazioni complesse, connesse al contesto in cui sono inseriti i propri genitori e a specifiche difficoltà legate alle normative anagrafiche. 46 APPENDICI Appendice 1 IL PROGETTO “DIVENTARE GENITORI LONTANO DA CASA” del Piano di Zona di Ferrara (testo a cura di Tullio Monini, responsabile U.O. Politiche familiari e Genitorialità) “Diventare genitori lontano da casa” è un progetto triennale promosso dal Centro per le Famiglie del Comune di Ferrara; deliberato dalla Giunta Comunale nel novembre 2005 e inserito come parte integrante nel Piano di Zona di Ferrara 2005-2007 e 2008. Il progetto è stato coordinato da un Gruppo Tecnico del Servizio Istruzione, Formazione e Politiche Familiari composto da operatori e collaboratori del Centro per le Famiglie, dell’U.O. Integrazione Stranieri e del Servizio Infanzia che ha cominciato a lavorare nel gennaio 2006. Il Gruppo Tecnico si è avvalso della consulenza sociologica di Ebe Quintavalla ed è stato affiancato nel lavoro di programmazione da incontri periodici più allargati cui hanno preso parte rappresentatati dei principali servizi sociali e sanitari cittadini di area materno-infantile e delle associazioni ferraresi che maggiormente lavorano con famiglie e bambini stranieri. OBIETTIVI DEL PROGETTO Il progetto si propone di migliorare l’accoglienza di madri e padri stranieri da parte del Centro per le famiglie e dell’insieme della rete dei servizi cittadini grazie ad una migliore conoscenza delle criticità che caratterizzano l’esperienza genitoriale in situazioni di migrazione e con il diretto coinvolgimento di genitori stranieri e degli operatori che con essi lavorano. Dal 2000 in avanti il fenomeno dell’immigrazione è infatti sempre più all’attenzione della società ferrarese e il lavoro del Centro per Famiglie ha da tempo segnalato la criticità e insieme la complessità della condizione delle madri straniere a Ferrara e la necessità di una progettualità di respiro non contingente, capace quindi di operare su più annualità e di coinvolgere soggetti diversi. Per questo il progetto si è proposto in primo luogo di approfondire in modo serio e preliminare la conoscenza delle diverse competenze e convinzioni che rispetto alla nascita e alla cura del bambino piccolo muovono l’esperienza e i vissuti delle madri straniere e ha inoltre consentito nel corso del triennio di sperimentare interventi pilota e servizi, con particolare riguardo alle relazioni genitori-figli nei primi anni di vita e ai problemi connessi alla comunicazione linguistica dentro e fuori i nuclei familiari immigrati. 49 AREE DI LAVORO DEL PROGETTO Il Gruppo Tecnico del progetto ha operato prevalentemente lungo tre direttrici di lavoro: la formazione degli operatori, l’approfondimento della conoscenza quali-quantitativa della condizione dei genitori stranieri a Ferrara e la sperimentazione di servizi innovativi per madri straniere con bambini, con proposte che in larga misura si sono concentrate attorno alla valorizzazione della lingua materna e all’apprendimento dell’italiano. 1. Formazione degli operatori La formazione è stata una pista di lavoro che fin dalle prime fasi di lavoro ha accompagnato l’intero progetto con l’obiettivo di condividere, tra servizi e professionalità diverse, il lessico e alcuni strumenti fondamentali per leggere la peculiarità dell’esperienza genitoriale nella migrazione. Operativamente ha assunto la forma di un corso di formazione che si è avvalso dell’esperienza dell’U.O. Integrazione Stranieri frequentato da oltre 50 operatori ferraresi di servizi diversi (educativi, sociali e sanitari) dal titolo “Incontrare i genitori stranieri” che ha preso le mosse nella primavera 2006, ha visto un momento focale nella giornata seminariale del maggio 2007 con l’etnopsichiatra francese Marie Rose Moro. Nel 2006 i seminari sono stati condotti da: • Cecilia Edelstein (psicoterapeuta, Bergamo) “Maternità, figli e identità miste” (23 maggio 2006) • Sabina Dal Verme (ostetrica, Milano) “Nascere qui da radici lontane” (5 giugno 2006) Nel 2007 gli incontri di formazione sono stati tenuti da: • Mara Tognetti Bordogna (Università di Milano) “Famiglie nella migrazione: ricongiungersi altrove” (18 gennaio 2007) • Elisabeth Jankowski (Università di Verona) “La lingua madre tra radici e migrazione” (1 marzo 2007) • Marianella Sclavi (Università di Milano) “Ascolto attivo e gestione creativa dei conflitti tra culture” (13 aprile 2007) • Marie-Rose Moro (etnopsichiatra francese) “ Essere genitori nella migrazione” (25 maggio 2007) 50 Nel 2008 sono stati realizzati due seminari con: • Cecilia Pennacini (Università di Torino) “Procreazione, costruzione dell’essere umano e modelli di genere” (29 aprile 2008) • Maria Omodeo (COSPE, Firenze ) “Pendolari dell’educazione: bambini e genitori cinesi tra Italia e Cina” (9 maggio 2008) 2. Conoscenza quali-quantitativa della condizione dei genitori stranieri a Ferrara Per mettere a fuoco con precisione criticità e risorse dei genitori immigrati a Ferrara, gli strumenti individuati dal Gruppo tecnico sono stati il focusgroup e una ricerca statistica mirata sulle famiglie stranieri residenti. Per approfondire la conoscenza qualitativa delle fragilità che i genitori immigrati sperimentano nella realtà ferrarese a partire dall’attesa, dalla nascita e dai primi periodi di vita con il bambino sono stati realizzati quattro focus-group con altrettanti gruppi di genitori di diversa provenienza, curati dalla responsabile dell’U.O. Integrazione Stranieri e la collaborazione delle operatrici del Centro per le Famiglie. Il primo focus realizzato ha interessato un gruppo di 8 mediatori culturali di diversa nazionalità che operano nella realtà ferrarese e che a vario titolo, personale e professionale, hanno diretta esperienza del diventare genitori a Ferrara. Sono poi seguiti altri tre incontri che hanno coinvolto rispettivamente 9 donne di origine magrebina, 8 madri nigeriane e 12 madri provenienti dall’Europa dell’Est. Per situare con maggiore precisione interventi e proposte di servizio per i genitori stranieri a Ferrara, il Gruppo Tecnico con l’ausilio del Servizio Statistica comunale ha anche affidato ad E. Quintavalla una indagine statistica sulla composizione e le principali caratteristiche delle famiglie immigrate residenti alla fine del 2005 sul territorio cittadino, con particolare riguardo alle caratteristiche demografiche salienti dei genitori immigrati e delle famiglie straniere con bambini. 3. Sperimentazione di servizi innovativi per madri straniere con bambini Le iniziative di servizio hanno contato sulle risorse dell’U.O. Politiche familiari e Genitorialità con l’impegno diretto di risorse e personale del Centro per le famiglie comunale e l’ospitalità e il crescente coinvolgimento del personale e dei centri per bambini e genitori: Mille Gru, Piccola Casa ed Elefante Blu. Punto d’ingresso delle iniziative è stata l’esperienza della Scuola della Domenica attiva dal 2001 presso il Centro Mille Gru, valutata un punto di osservazione interessante delle strategie messe in atto dalle famiglie di origine araba che risiedono nel ferrarese per preservare la propria identità culturale 51 e linguistica e da valorizzare per approfondire il tema della trasmissione delle identità culturali e della lingua materna in generale. A questa si è aggiunta nel corso dell’anno scolastico 2006-2007 la sperimentazione di corsi di italiano per mamme con bambini neonati che ha portato ad una crescita molto considerevole delle presenze di genitori e bambini stranieri all’interno dei servizi educativi integrativi comunali. Entrambe queste esperienze sono molto cresciute negli anni e hanno a loro volta generato altre iniziative e progetti, a volte di notevole rilievo. La Scuola della Domenica nata dalla richiesta di un gruppo di madri magrebine sostenute dall’associazione C.i.e.s e partita dall’organizzazione di corsi domenicali di lingua araba per i bambini ha presto dovuto estendere l’insegnamento anche al sabato pomeriggio per far fronte al crescere delle iscrizioni che all’inizio dell’anno scolastico 2008-2009 hanno raggiunto il numero di 51 bambini frequentanti suddivisi in quattro gruppi in ragione dell’età e delle competenze linguistiche, seguiti da quattro diverse insegnanti, tra di lingua madre araba e una di madre lingua italiana . Dall’a.s. 2006-2007 si è arricchita di un momento stabile di incontro (divenuto da mensile a settimanale ad ottobre 2007) di un gruppo di donne di origini arabe al venerdì pomeriggio (“Il thè del venerdì”) che è a sua volta divenuto momento di propulsione di altre iniziative: un corso di italiano per donne straniere a bassa scolarizzazione curato dal Centro Territoriale Permanente partito a novembre 2007; la partecipazione attiva a partire dall’estate 2006 di un gruppo di donne arabe alla manifestazione EstateBambini (“La tenda del Thè”) che ha aperto la strada ad una crescente collaborazione con il gruppo dei genitori volontari dell’associazione C.I.R.C.I., la conoscenza e l’entrata in relazione con le scuole di lingua madre attive presso il Centro Interculturale Zonarelli di Bologna. 52 Nel corso dell’a.s. 2007-2008 il gruppo delle donne del venerdì ha inoltre avviato una riflessione sulle modalità più opportune per valorizzare competenze delle donne straniere che, grazie al contributo del CsV, ha dato il via dopo l’estate del 2008 a un vero e proprio progetto di sviluppo di piccola imprenditorialità femminile: il progetto “I Saperi delle Donne”. Il primo progetto pilota di corso di italiano per madri straniere con bambini piccoli è stato realizzato nella primavera 2007 presso il Centro Piccola Casa ed è stato in seguito riproposto dopo l’estate presso il Centro Elefante Blu e, di nuovo nella primavera 2008, presso la Piccola Casa. Ogni corso ha coinvolto 15 donne e altrettanti bambini di nazionalità e lingue diverse cui ha proposto 14 mattine di incontro con lezioni di italiano per le madri (curate dalla primavera 2008 da un’insegnante del Centro Territoriale Permanente) e accoglienza dei bambini in locali attigui secondo le modalità consuete dei centri per bambini e genitori comunali. La positività dell’esperienza ha consentito di realizzare a partire dall’A.S. 2008/9 un’estensione sia temporale che numerica delle esperienze, arricchendo stabilmente le proposte educative per genitori e bambini dei servizi integrativi ferraresi con la realizzazione di incontri settimanali per madri e bambini stranieri. Da ottobre 2008 sia il Centro Elefante Blu che il Centro Mille Gru dedicano infatti una mattina alla settimana all’esperienza del corso di italiano, frequentata complessivamente da 31 donne di diversa nazionalità e lingua e da un numero quasi altrettanto elevato di bambini, la metà dei quali di età inferiore ai 15 mesi. Per favorire la conoscenza reciproca tra le operatrici, italiane e straniere, variamente coinvolte nelle iniziative della Scuola della Domenica e nei Corsi di Italiano nonché per approfondire temi e motivazioni legati alle diverse 53 esperienze professionali e personali, nel corso del 2008 si è inoltre realizzato a cadenza bimestrale un laboratorio di formazione condotto dalla dr.ssa Adriana Lorenzi di Bergamo, che ha coinvolto operatrici e collaboratrici italiane e straniere sul tema della genitorialità a partire dal racconto della propria esperienza personale come figlie. 2001/2 Lezioni di SCUOLA DOMENICA DELLA DOMENICA 2006/7 lezioni di + SABATO + 2008/9 incontro del 7° anno scolastico VENERDI Scuola della Domenica Progetto CIRCI-CsV Tenda C.Zonarelli BO Tenda del Thè in EstateBambini Corso di italiano CTP per donne a bassa scolarità Laboratorio auto-formazione A. LORENZI CORSO DI ITALIANO PER MAMME CON BAMBINI PICCOLI 54 1° corso 2° corso 3° corso prim. ’07 inv. 07/8 prim ’08 Pic. Casa Elef. Blù Pic. Casa Corso Ital CGB E. Blu Corso Ital CGB Mille Gru Appendice 2 Diventare madri “lontano da casa” I focus group con le mamme straniere Laura Lepore U.O. Integrazione – Alunni stranieri “Ricordo un tramonto percorrendo in auto una strada della Calabria. Non eravamo sicuri del nostro itinerario e fu per noi di grande sollievo incontrare un vecchio pastore. Fermammo l’auto e gli chiedemmo le notizie che desideravamo, e poiché le sue indicazioni erano tutt’altro che chiare gli offrimmo di salire in auto per accompagnarci sino al bivio giusto, a pochi chilometri di distanza: poi lo avremmo riportato al punto in cui lo avevamo incontrato. Salì in auto con qualche diffidenza, come se temesse una insidia, e la sua diffidenza si andò via via tramutando in angoscia, perché ora, dal finestrino cui sempre guardava, aveva perduto la vista del campanile di Marcellinara, punto di riferimento del suo estremamente circoscritto spazio domestico. Per quel campanile scomparso, il povero vecchio si sentiva completamente spaesato: e solo a fatica potemmo condurlo sino al bivio giusto e ottenere quel che ci occorreva sapere. Lo riportammo poi indietro in fretta, secondo l’accordo: e sempre stava con la testa fuori del finestrino, scrutando l’orizzonte, per vedere riapparire il campanile di Marcellinara: finché quando finalmente lo vide, il suo volto si distese e il suo vecchio cuore si andò pacificando, come per la riconquista di una ‘patria perduta’. Giunti al punto dell’incontro, si precipitò fuori dall’auto senza neppure attendere che fosse completamente ferma, e scomparendo selvaggiamente senza salutarci, ormai fuori della tragica avventura che lo aveva strappato dallo spazio esistenziale del campanile di Marcellinara. Anche gli astronauti, da quel che se ne dice, possono patire di angoscia quando viaggiano negli spazi, quando perdono nel silenzio cosmico il rapporto con quel “campanile di Marcellinara” che è il pianeta terra e il mondo degli uomini: e parlano, parlano senza interruzione con i terricoli, non soltanto per informarli del loro viaggio, ma per non perdere il “senso della loro terra” Ernesto de Martino, La fine del mondo. Contributo all’analisi delle apocalissi culturali La tecnica dei focus group Il focus group1 è un metodo di ricerca e di rilevazione qualitativa dei dati basata sulle informazioni che emergono da una discussione di gruppo, guidata da un conduttore/facilitatore su determinati temi che si Per approfondimenti, ACOCELLA I., I focus group: teoria e tecnica, Franco Angeli, Milano, 2008; ZAMMUNER V.L., I focus group, Il Mulino, Bologna, 2003 1 55 intende indagare. Tale tecnica si presta a raggiungere molteplici obiettivi: fornire conoscenze su rappresentazioni e conoscenze, rilevare opinioni, atteggiamenti, comportamenti, giudizi, bisogni, motivazioni, esperienze di gruppi sociali, individuare e sottoporre a discussione i significati condivisi nel “senso comune”2 intorno a specifici argomenti. Si tratta di indagini utili ad ulteriori approfondimenti di ricerca. I focus, oltre ad essere strumenti di ricerca e raccolta di testimonianze, favoriscono processi di interazione, di condivisione e di confronto tra i partecipanti, il rafforzamento delle esperienze individuali attraverso il rispecchiamento nelle testimonianze altrui o in altri momenti la messa in discussione dei propri punti di vista, con il risultato spesso di produrre nelle persone coinvolte interessanti riconfigurazioni degli sguardi e nuovi apprendimenti. L’impiego che ne abbiamo fatto a Ferrara, nella cornice del Progetto “Diventare madri lontano da casa”, intendeva rispondere all’esigenza di sondare e conoscere più da vicino le esperienze di maternità e lo svilupparsi del ruolo genitoriale3 in terra straniera nelle madri provenienti da altri paesi che vivono oggi nella nostra città; la loro relazione con le culture locali e istituzionali della maternità, della nascita, della cura, dell’educazione; l’accesso e il rapporto con i servizi di base; i bisogni, le carenze, le aree critiche maggiormente condivise; le risorse individuate per affrontare la gravidanza, il parto, la maternità e le prime cure dei figli. Si volevano inoltre indagare quelli che ipotizzavamo essere i processi di spaesamento4 legati all’inserimento in un diverso ordine culturale, alle 2 Usiamo l’espressione “senso comune” in senso sociologico: “Che cos’è il senso comune? E’ l’insieme dei modi di fare, di pensare, di interpretare e di rappresentare il mondo che sono tipici all’interno di un raggruppamento sociale: una memoria sociale, un sapere - prevalentemente tacito, contestuale, pragmaticamente orientato - che permette l’interazione ordinaria fornendole regole e presupposti. Per certi versi, è la cultura in cui ciascuno è inserito. Ma il senso comune è cultura secondo un’accezione particolare (quella che rende conto della specificità del concetto): è la cultura in quanto e per la parte in cui è data per scontata. Esso intende tutto ciò riguardo a cui, interrogati, risponderemmo che “è ovvio”, o che “lo sanno tutti” e dunque non vale la pena di metterlo in dubbio”, JEDLOWSKI P., La mediatizzazione del senso comune, Relazione introduttiva della Sezione Vita Quotidiana, Convegno AIS GloCom, 23 settembre 2004, Università di Urbino. Le nozione di genitorialità e di infanzia necessitano di una attenta contestualizzazione e storicizzazione. Si tratta infatti di prodotti culturali, di elaborazioni simboliche correlate all’ordine sociale, ai sistemi di parentela e di discendenza, all’idea di umanità, di individuo e di gruppo. Gli studi dell’antropologia classica sulle relazioni di parentela, sulla costruzione della persona, sui riti di passaggio possono certamente darci orizzonti di riferimento. Per riferimenti più immediati e vicini indico ad esempio: Affergan F., Borutti S., Calame C., Fabietti U., Kilani M., Remotti F., Figure dell’umano, Le rappresentazioni dell’antropologia, Meltemi, Roma, 2005; Forni S., Pennacini C., Pussetti C., Antropologia, genere, riproduzione, Carocci, Roma, 2006; James A., Jenks C., Prout A., Teorizzare l’infanzia. Per una nuova sociologia dei bambini, Donzelli, Roma, 2002 3 Con la migrazione viene a mancare ciò che è “familiare”, che ci è stato “reso naturale” dall’apprendimento culturale, lo sfondo domestico abituale che consente l’agire quotidiano, quegli automatismi a cui possiamo ricorrere quando ci troviamo in una situazione di agio, che ci fa risparmiare 4 56 difficoltà di muoversi in un una lingua nuova e in un nuovo “ordine del discorso”. Inoltre ci interessava sondare il rapporto con il sistema pubblico dei servizi, le fatiche, le modalità di individuazione delle risorse locali e pubbliche utili a gestire la nuova geografia del quotidiano, il ricorso a risorse alternative o inscritte nelle biografie culturali. I focus si sono disegnati come territori di parole non apolidi, territori dove le traiettorie esperienziali, le conoscenze, i vissuti emozionali e i mondi nascosti - ma vivi - delle partecipanti hanno trovato cittadinanza. Conoscenze e pratiche culturali incarnate sono state oggetto di attenzione, valorizzazione e legittimazione. Visioni del mondo, dell’umanità, della vita, della famiglia, dell’infanzia, dell’educazione che, nell’esperienza della maternità in terra straniera, diventano nuclei di confronto e spesso di conflitto con le espressioni culturali della “società d’accoglienza.” In alcuni momenti i focus sono stati attraversati anche da accese discussioni tra mamme di differenti provenienze; tali momenti sono stati utilizzati come opportunità per una riflessione sulle diversità culturali e sulla legittimità e la necessità della parola di tutte5. Il lavoro del conduttore è, in tali momenti, particolarmente complesso e deve sapersi muovere verso territori che hanno spesso a che fare con la gestione del conflitto e l’attivazione di reciproci sguardi di riconoscimento, piuttosto che con una più “semplice” attività di conduzione di un gruppo e di attenzione alle sue dinamiche comunicative. Ovviamente i territori energie (lo spazio noto e i suoi punti di riferimento, il tempo e i suoi ritmi, il sistema degli oggetti, la lingua e i significati condivisi, la rete di sicure e collaudate relazioni). L’antropologia di oggi sottolinea la “deterritorializzazione” delle culture contemporanee, che non si identificano più con i luoghi in cui si vive: la circolazione delle merci, di messaggi, di persone, l’inedita mobilità dei nostri giorni (effettiva o virtuale), la capacità dei nuovi media di ridurre i tempi e di annullare gli spazi, non consente di concepire la cultura chiusa entro i confini di un gruppo o di un paese, ma come attraversata da infinite ibridazioni (anche qualora non ci si sposti mai). Ma pur non potendo prescindere dalla reale portata storica di questi profondi cambiamenti, non si può dimenticare che ciascuno di noi fonda il proprio rapporto con il mondo attraverso l’esperienza diretta che è fatta appunto di contesti materiali e situazioni, persone e rapporti, significati “locali”. Sulla configurazione frattale delle forme culturali nel mondo odierno e sulla frattura tra comunità e appartenenza ai luoghi, al tema della deterritorializzazione esiste un’ampia bibliografia, essendo questo un tema nodale per l’antropologia contemporanea. Qui rimandiamo in particolare ad APPADURAI A., Modernità in polvere, Meltemi, Roma, 2001. La deterritorializzazione delle culture ha messo in crisi i saperi antropologici classici e impone la sperimentazione di nuovi stili di etnografia. Come è infatti possibile cogliere la natura della località come esperienza vissuta in un mondo globalizzato e deterritorializzato, transnazionale? 5 Momenti di vero e proprio conflitto culturale, in cui si insinuava quel pericoloso atteggiamento di pregiudizio e svalutazione dei saperi altrui giudicati o come inaccettabili dal punto di vista valoriale o “arretrati”, non moderni, in ordine a una scala di progresso che si riferisce al modello occidentale; modello che peraltro come Servizio portatore di saperi istituzionali spesso rigidi e autoreferenziali, di fatto ogni giorno tendiamo a rappresentare. 57 del conflitto sono estremamente interessanti per chi osserva i legami che i migranti intrattengono con i contesti di origine e i contesti di immigrazione, le tessiture degli immaginari e le riconfigurazioni dei significati culturali meticciati intorno a nuovi sensi comuni; il contesto dei focus deve essere attento a non alimentare opposizioni troppo forti e svalutative. L’obiettivo finale del nostro lavoro non era certamente solo conoscitivo rispetto alle esperienze individuali e alle biografie culturali della maternità: era anche quello di rintracciare occhiali per leggere il confronto tra bisogni espressi, servizi esistenti, servizi auspicati, allo scopo di cercare una sempre maggiore aderenza tra l’offerta di servizi e l’interpretazione dei bisogni. In questo senso possiamo parlare di una produzione condivisa e partecipata di conoscenze che, in prospettiva, contribuiscono alla trasformazione sociale e allo sviluppo della comunità locale. Un lavoro speriamo utile ad orientare una crescita di servizi maggiormente ispirati a nuove consapevolezze antropologiche rispetto alle funzioni fondatrici e configuratici della cultura.6 Riorientarsi nel mondo: un compito arduo per i “genitori in esilio” Come le ricerche di carattere antropologico, sociologico ed “etno-psi” svolte in diverse terre di migrazione hanno rilevato, i vissuti della gravidanza, della maternità e l’esercizio della genitorialità7 si presentano come momenti 6 Indubbiamente, e non poteva essere diversamente, il nostro lavoro ha individuato problematiche analoghe a quelle che emergono nelle ricerche già svolte su queste tematiche e che peraltro hanno orientato le nostre ipotesi. Esiste infatti ormai una significativa letteratura sulle esperienze di maternità e genitorialità delle famiglie migranti per la quale si rimanda alla bibliografia. Sulle forme delle famiglie migranti e le problematiche che esse incontrano nella migrazione, anche in Italia la letteratura sociologica è molto vasta. Si vedano ad esempio i numerosi lavori di Mara Tognetti Bordogna, tra cui il recente TOGNETTI BORDOGNA M. (a cura di), Arrivare non basta. Complessità e fatiche della migrazione, Franco Angeli, Milano, 2007. Inoltre, MARAZZI A., Voci di famiglie immigrate, Franco Angeli, Milano, 2005. Consultabili on-line, gli Atti del ciclo di seminari Famiglie migranti e stili genitoriali, organizzato dall’Istituzione Gianfranco Minguzzi di Bologna: http://www.minguzzi.provincia.bologna.it/ambiti/ multiculturalita/materialifamigliemigranti1/Atti/attifamigliemigranti.htm In particolare segnaliamo Moro M.R., Nathan T. 1995, “Ethnopsychiatrie de l’enfant”, in S. Lebovici, R. Diaktine, M. Soulè (a cura di) Nouveau traité de psychiatrie de l’enfant et de l’adolescent, PUF, vol.4, t.1, Parigi; Moro M.R., Bambini immigrati in cerca di aiuto, Utet, Torino, 2001; Moro M.R., Genitori in esilio, Cortina Milano, 2002; Moro M.R., Bambini di qui venuti da altrove: saggio di transcultura, Franco Angeli, Milano 2005; Moro M. R., Maternità e amore, Frassinelli, Milano, 2008; Beneduce, R., Frontiere dell’identità e della memoria, Franco Angeli, Milano, 1998; Beneduce, R., Etnopsichiatria. Sofferenza mentale e alterità fra storia, dominio e cultura, Carocci, Roma, 2007; Taliani, S., Vacchiano, F. Altri corpi. Antropologia ed etnopsicologia della migrazione, Milano, Unicopli, 2006; Favaro, G., Napoli M., Come un pesce fuor d’acqua. Il disagio nascosto dei bambini e dei ragazzi emigrati, Guerini 7 58 e dimensioni esistenziali particolarmente critiche per le donne e le coppie straniere; si tratta di eventi di riscrittura dello “stare” in una terra diversa, che proiettano e spingono verso la stabilizzazione del progetto migratorio, verso un radicamento di lunga durata. Non dimentichiamo tuttavia che ciascuna donna e ciascuna coppia rappresentano una storia a sé e che ogni maternità si inscrive in specifici momenti della vita della vita individuale e familiare difficilmente generalizzabili. Se si diventa genitori “qui”, è “qui” che si affronta il delicato processo di costruzione della genitorialità, quasi sempre senza una rete familiare che possa fare da riferimento, da guida, da supporto. Le conoscenze rispetto essere genitori qui molto spesso non possono essere confermate dal contesto, che anzi spesso le contraddice o le svalorizza. Ogni certezza, ogni conoscenza rischia di essere depotenziata. C’è un mondo esterno che non conosce e non riconosce il valore di certi legami, di certe organizzazioni della famiglia, l’importanza di diverse articolazione dei ruoli di genere, non approva certe modalità di cura della donna in gravidanza o della puerpera, o stili di allevamento e di educazione. Riorientarsi e ridefinirsi è una sfida faticosa che lascia tracce e venature di fragilità. Non meno complessa e faticosa è la situazione di quei genitori emigrati che lasciano a casa i propri figli e che si trovano a vivere la propria esperienza genitoriale a distanza, utilizzando per mantenere i legami inedite forme comunicative (telefono, sms, internet etc) disegnando quella che qualcuno ha definito una “affettività transnazionale”. Si tratta di genitori frequentemente accompagnati da profondi sensi di colpa, che rincorrono una sempre più debole autorevolezza messa in crisi dall’assenza. Una assenza che spesso si tenta di compensare con l’invio di beni di consumo, vestiario, alimenti e che contribuisce a costruire nei figli attese o pretese e immaginari di un paese idilliaco in cui vivono i genitori. Nella maggioranza dei casi questi genitori vivono poi la nuova, problematica fase del ricongiungimento: un momento in cui il reciproco riconoscimento fatica a darsi. I figli arrivano spesso in famiglie che sentono estranee perchè i propri genitori sono cambiati, o perché hanno nuovi compagni, hanno costituito nuove famiglie, a volte miste, hanno figli nati nel paese d’immigrazione che parlano un’altra lingua e che i fratelli sentono estranei. Insomma un mondo di diversità possibili che diventano per i ragazzi terre incerte e instabili sulle quali imparare a muoversi. Spesso il rifiuto del progetto migratorio dei genitori (quasi sempre non sono i ragazzi a scegliere, ma subiscono le scelte dei genitori e sono costretti a distaccarsi dai propri contesti di vita) crea conflitti e traumi profondi che incidono sullo e associati, Milano, 2002; Dal Verme S., Cattaneo M.L., Donne e madri nella migrazione. Prospettive transculturali e di genere,Unicopli, Milano, 2005 59 sviluppo dei ragazzi. La letteratura sulle poco propriamente dette seconde generazioni8 è ricca di analisi che permettono di comprendere come la migrazione sia evento traumatico che non si esaurisce in una generazione. I genitori sperimentano nuove forma dell’essere genitori che deve riarticolarsi intorno a registri educativi di mediazione che concilino mondi spesso radicalmente diversi e conflittuali.9 Essere genitori – come sintetizza bene Paola Falteri – implica il compito di rendere domestico il mondo ai propri bambini, renderglielo familiare, “utilizzabile”, mediare il loro rapporto con le cose perché divengano conoscibili ed agibili. Crescere è addomesticare il mondo, diventare capaci di orientarsi in esso. Educare è in fondo e in primo luogo aiutare in questa opera di addomesticamento, in questo apprendimento del contesto di vita. Se questo non è facile per nessuno in una realtà complessa che non è fatta certo a misura di bambini (se mai ce n’è stata una), lo è ancor meno per “genitori in esilio” che – per quanto inseriti - vengono da altrove e hanno dovuto riapprendere loro stessi un nuovo contesto.10 In generale, pur nel quadro di questa complessità, possiamo dire che la condizione genitoriale porta comunque i migranti ad aumentare le occasioni e le necessità di confronto con la rete dei servizi, con gli operatori e con i saperi e le culture istituzionali. L’esperienza della maternità e la presenza dei figli segna un ingresso sulla scena “civica” (specie con l’accesso ai nidi) per molte coppie straniere e in particolare per molte donne. Un ingresso spesso segnato da grandi difficoltà nell’accesso alle informazioni, ai servizi, alla comprensione dei contenuti e delle modalità dei nostri stili di lavoro. Come le donne di diverse appartenenze culturali affrontano tali difficoltà? La cultura come incide nelle diverse esperienze di maternità e nell’incontro con i servizi? La forte medicalizzazione della gravidanza e del parto propria dei nostri saperi locali è un elemento di rassicurazione o di spiazzamento per le donne straniere? L’approccio biomedico è considerato una risorsa o è percepito come un impoverimento dello scenario della maternità? Quali risorse e reti alternative attivano le donne, a seconda dei diversi gruppi di appartenenza, in assenze 8 Ricchissima è la letteratura sul tema. Qui solo a mo’ di spunto si segnala solo: Ambrosini M., Molina S., (a cura di), Seconde generazioni. Un’introduzione al futuro dell’immigrazione in Italia, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, 2004 Sulla genitorialità a distanza delle madri dell’Est, interessanti le testimonianze presenti nel lavoro di AMADEI N., Con voce di donna. Migranti dell’Est, straniere di casa, Provincia di Parma, Assessorato Pari Opportunità, Parma, 2005 9 FALTERI P., Culture e generazioni diverse di fronte all’esperienza migratoria, paper presentato al Convegno “Genitori in esilio. Storie di bambini e famiglie che attraversano continenti e culture”, Comune di Ferrara, Ufficio Politiche Familiari, Ferrara, 14 Settembre 2002 10 60 delle famiglie e spesso dei mariti? Questi e altri temi hanno attraversato la messa a punto della nostra traccia per la conduzione dei gruppi. Ci ha mosso l’idea che in un contesto a cittadinanza plurale, i servizi debbano quanto più possibile cercare di modulare la propria offerta tenendo conto dei bisogni espressi dalle donne e coppie d’altrove. Vorremmo poter contribuire a promuovere insieme ad altri attori sociali specifiche attenzioni verso questi nuovi cittadini, linguaggi dell’ascolto11 adeguatamente sensibili e attivi, stimolare la valorizzazione delle competenze e dei saperi culturali incarnati, favorire spazi di riconoscimento e integrazione, oltre che offrire reti capaci di sostenere le donne e le famiglie nei loro bisogni più complessi e sostanziali, promuovendo un’offerta appropriata di accoglienza e riconoscimento. Attenzioni, queste, che dovrebbero essere colte anche per ripensare le relazioni dei servizi con tutte le donne. La presenza delle donne straniere è una ulteriore opportunità per riflettere sul rapporto tra saperi medici (soprattutto ostetricoginecologici e pediatrici) e saperi e bisogni delle donne, ambito questo già oggetto di osservazione e critica da parte dell’antropologia medica e della sociologia della medicina. In particolare ci pare che riconoscere i rischi connessi alla fragilizzazione della trasmissione culturale nei processi migratori, leggere e interpretare la vulnerabilità delle donne e delle famiglie migranti allo scopo di favorire il benessere e positivi processi di integrazione con sensibilità culturale e forme di promozione e sostegno della genitorialità sia un investimento sul futuro delle giovani generazioni e dell’intera società di domani. Queste le direttrici intorno alle quali abbiamo cercato di strutturare i nostri focus. La composizione dei focus group attivati nell’ambito del progetto “Diventare genitori lontano da casa” L’argomento oggetto della discussione di gruppo era quindi la conoscenza dell’esperienza soggettiva della maternità sperimentata a Ferrara e in Italia, l’esperienza della coppia attorno alla nascita e alla crescita dei propri figli. La composizione dei focus group attivati all’interno del progetto “Diventare genitori lontano da casa” ha cercato di essere, entro ovvi limiti, il più possibile rappresentativa dell’universo delle donne migranti protagoniste della maternità nella comunità locale ferrarese. Ci è parso significativo individuare gruppi di donne il cui requisito comune fosse che tutte avessero un’esperienza di maternità in Italia. 11 Per un primo approccio all’ascolto attivo si segnala: Sclavi M., Arte di ascoltare e mondi possibili, Bruno Mondatori, Milano, 2003 61 Tra aprile 2006 e febbraio 2008 i focus group che ci è stato possibile realizzare sono stati complessivamente quattro; ad essi hanno preso parte in totale 27 donne diverse residenti a Ferrara tra i 25 e i 45 anni. • Il primo focus, tenutosi nell’aprile 2006, era costituito da un gruppo 8 mediatrici (provenienti da Moldavia, Albania, Romania, Somalia, Marocco, Ucraina, Russia, Camerun). Il criterio di rilevanza non erano le singole nazionalità quanto in primo luogo la loro conoscenza di molteplici storie di vita e di esperienze di maternità apprese attraverso il lavoro nei servizi a contatto con altre donne migranti spesso proprio da loro accompagnate nei percorsi sanitari a sostegno della gravidanza, del parto e della maternità. • Il secondo focus, realizzato nel giugno 2006, era costituito da nove donne nordafricane provenienti dai paesi dell’area maghrebina, arabofone e francofone, che avevano esperienza dei servizi dei Centri per le Famiglie e di cui abbiamo dunque potuto avere più facilmente la disponibilità. Esse sono inoltre rappresentative di gruppi fortemente presenti nella popolazione straniera a Ferrara e di fatto rappresentano altri approcci culturali alla maternità, ai saperi del corpo, dei ruoli di genere che molto genericamente potremmo dire informati dalla “cultura musulmana”. • Il terzo focus, tenutosi nel marzo 2007, era composto da otto donne nigeriane, seguite dal Centro Donna e Giustizia di Ferrara, con esperienza di maternità e genitorialità vissute in condizioni estremamente complesse e difficili. Donne in maggioranza sole, che hanno sperimentato il rapporto con i servizi durante la maternità attraverso l’accompagnamento delle operatrici del Centro, lungo percorsi, paradossalmente, per certi aspetti “facilitati”. Inoltre con la testimonianza delle donne nigeriane si è voluto spingere lo sguardo su una realtà africana diversa da quella dell’area maghrebina che per quanto attraversata da profondi fenomeni di globalizzazione, presenta comunque un’articolazione complessa di tradizioni e stili di vita. • Il quarto focus, realizzato nel febbraio 2008, era composto da 12 donne provenienti dall’Est europeo, in particolare da Ucraina, Moldavia, Russia e Romania, una popolazione oggi particolarmente significativa a Ferrara, concretamente e simbolicamente “maggioritaria” rispetto all’universo complessivo delle donne migranti presenti nella realtà cittadina. Le maggioranza delle donne sono state contattate dalle operatrici del Centro per le Famiglie e dei Centri per Bambini e Genitori comunali tra le famiglie frequentanti; altre disponibilità sono state raccolte attraverso il Centro Donna Giustizia e il Centro Servizi Integrati per l’Immigrazione che coordina il Repertorio provinciale dei mediatori interculturali. L’adesione alla proposta è stata in tutti i casi significativa e circa il 90% delle donne contattate ha risposto positivamente all’invito a prendere parte agli incontri. 62 Tutti i focus si sono tenuti all’interno del Centro per le Famiglie – Isola del Tesoro di Piazza XXIV Maggio e sono durati tra le due ore e mezza e le tre ore. Si è cercato di favorire la partecipazione delle mamme attraverso l’organizzazione di un servizio di baby sitting in spazi attigui alla saletta dove si sono tenuti gli incontri e adeguando il più possibile l’orario dei focus ai tempi delle donne: tutti i focus infatti sono stati infatti organizzati dopo le 16.30 per permettere alle mamme di venire con i propri figli dopo l’uscita dalle scuole materne o dai nidi. Inoltre, come ringraziamento e memoria dell’incontro, abbiamo regalato un libro a ciascun bambino delle partecipanti. A tutti gli incontri hanno preso parte in qualità di osservatrici due operatrici del Centro per le Famiglie; fatto, questo, che oltre ad elevare la qualità dell’accoglienza delle partecipanti, ha consentito una prima conoscenza dei servizi comunali per bambini e famiglie che ha suscitato interesse e che ha portato ad un successivo avvicinamento ad essi da parte di diverse delle donne che hanno partecipato agli incontri. Nell’incontro con il gruppo delle mamme arabofone abbiamo inoltre potuto fruire della presenza facilitatrice di una operatrice del Centro per le Famiglie di origine marocchina, mentre per la conduzione e la comprensione del focus con le donne nigeriane (certamente il più complesso da gestire per le difficoltà linguistiche e le biografie segnate da forti esperienze di dolore, violenza e solitudine), abbiamo potuto avvalerci della collaborazione di una mediatrice interculturale nigeriana la cui presenza ci pare sia stata ben accolta ed è risultata sicuramente di fondamentale utilità, anche se inevitabilmente, vista la complessificazione determinata dall’attività di traduzione, l’interazione e i processi comunicativi sono risultati certamente meno diretti di quelli degli altri gruppi. La traccia utilizzata dalla conduttrice dei gruppi focus esplorava essenzialmente quattro aree: gravidanza, parto, ruolo dei padri e ritorno “a casa”dopo la nascita, anche se spesso la discussione si è inevitabilmente allargata, specie sul finire degli incontri, a ricomprendere preoccupazioni diffuse sul possibile futuro dei figli e sulle difficoltà che nel tempo comporta l’esercizio della genitorialità nella dinamica tra due mondi. Su ognuno di questi temi le domande stimolo della conduttrice sollecitavano la discussione con riguardo particolare a bisogni, risorse, strategie, criticità nei servizi, ruolo della famiglia distante, consentendo di enucleare i punti più significativi di accordo o voci particolarmente dissonanti connesse alle esperienze, che abbiamo poi cercato di sintetizzare nella seconda parte di questo lavoro. 63 I risultati dei focus group La gravidanza: bisogni, difficoltà e risorse Rispetto alla fase di preparazione alla nascita, le donne che hanno partecipato ai diversi focus hanno condiviso essenzialmente difficoltà simili, anche se la possibilità di seguire corsi pre-parto, seppur non generalizzata in quanto legata oltre che alle condizioni economiche anche alla conoscenza di questa opportunità, è risultata una risorsa importante per affrontare la paura del parto apprendendo nuove tecniche del corpo, ritenute utili, e connesse alla cultura biomedica del parto. Come prevedibile, le donne con mariti italiani hanno in generale vissuto situazioni di minore fatica e svantaggio nella individuazione e ricorso ai servizi e nella gestione dei vissuti emotivi, per la presenza di una rete familiare acquisita che funge comunque da supporto. In qualche momento abbiamo notato atteggiamenti in qualche modo conflittuali e sottilmente critici da parte delle donne sole, o sposate con mariti dello stesso paese, verso le donne sposate con italiani, che mostravano una familiarità e un livello di adesione abbastanza evidenti verso gli stili di vita italiani. Forse si è manifestata la percezione del privilegio altrui. Nonostante le storie di vita di molte di queste donne presentassero risvolti particolarmente drammatici, fossero spesso sole e con difficoltà linguistiche piuttosto significative, le donne nigeriane sembrano aver vissuto con maggiore facilità il rapporto con i Servizi grazie al sostegno loro dato dalle operatrici del Centro Donna Giustizia. Viceversa le donne maghrebine hanno portato sguardi diversi, una gestione della gravidanza e della maternità più faticosa, più complessa perché legata alla dipendenza dai mariti, da notevoli difficoltà linguistiche e da scarse reti relazionali. In estrema sintesi le maggiori difficoltà e bisogni vissuti e segnalati nell’ambito dei focus rispetto alla fase della gravidanza sono state: • individuare un medico di base/ostetrica che segua la donna • necessità di sostegno economico • mancanza della famiglia d’origine e della presenza della propria madre, una assenza avvertita in modo particolare dalle mamme arabofone, ma non solo: Mediatrice moldava: “Praticamente negli ultimi mesi di gravidanza penso che la famiglia manca. Ci sono delle donne che sono fortunate che hanno qualcuno, la sorella, cugino, qualcuno c’è ma chi non ha nessuno, arrivano proprio alla disperazione.” Mamma marocchina: “Però io sentivo la mancanza della mamma, avevo bisogno di mia mamma, non c’è vicino a me, sono da sola, non ho amici, non parlavo la lingua; (ho) avuto dei periodi molto molto difficili, adesso ho superato la cosa perché sono tanti anni, però parliamo di tanti anni che ho avuto quel problema. Magari l’Italia riesce anche per le donne che sono incinte in Italia, riesce a fare la legge un po’ facile […] per aiutare la mamma.” 64 • Difficoltà linguistiche, problemi organizzativi dentro e fuori casa, necessità (ma a volte anche impossibilità) di fare ricorso all’aiuto del marito: Mamma tunisina: “siccome io ho avuto il secondo bambino qua e non capivo la lingua italiana allora non riuscivo ad andare da nessuna parte, sono chiusa dentro la casa mia, non c’ho nessuno che mi dice vai di qua vai di là” Mediatrice moldava: “l’affetto è importante, se anche il marito c’è, ma lui è a lavorare e non è sempre con noi tutto il giorno”. Mamma marocchina: “no, io non ho trovato nessuno che mi ha aiutato per la mia gravidanza. Io abito lontano e sempre mio marito tocca a lui portarmi alla visita e tutto quanto, faccio 15 km per arrivare. Ho cambiato tante case e non ho mai trovato nessuno che magari (mi aiuti) se sto male io; se c’è qualche problema a casa tocca a lui, anche magari se lui lavora a Ravenna bisogna che tornare lui da Ravenna fino qui a casa… una volta che è caduta la bambina dal letto, mi è toccato chiamarlo lui a Ravenna e poi due ore per arrivare e portare la bambina all’ospedale.” • Paura di perdere il lavoro e senso generalizzato di paura aumentato dalle difficoltà a raccontare le proprie emozioni e timori, una cosa che sembra desiderata ma che non si fa con facilità e che si scontra, specie tra le mamme arabe, con consuetudini di riservatezza molto consolidate nei confronti del mondo esterno. In merito alle risorse individuate è stato particolarmente interessante il confronto tra mediatrici di diversa provenienza culturale sul tema del medico di base come risorsa primaria di aiuto. Infatti, mentre la cultura biomedica, sanitaria e la presenza del medico di base vengono tendenzialmente assunte come “normali” dalle mediatrici dell’ex blocco sovietico, altre mediatrici, specie quelle africane, hanno invece sottolineato che non è così scontato individuare il medico di base come risorsa primaria perché, hanno sottolineato. ci sono persone che provengono da sistemi sanitari totalmente diversi, oppure da luoghi dove di fatto non esiste assistenza sanitaria pubblica e di base. Su questo punto, in particolare, il confronto nei focus è stato decisamente acceso: qualche donna si è spinta a segnalare, con toni pungenti, come per riuscire a comprendere i sistemi locali o per orientarsi tra i servizi sia determinante il livello di scolarizzazione e come in tutti i casi occorra darsi da fare per cercare le informazioni, evitando di aspettarsi troppo, quasi colpevolizzando i migranti per una eccessiva mancanza di conoscenze dei contesti. Mediatrice russa: “In ogni caso secondo me la fonte principale è il medico di base” Mediatrice somala: “Sono stata più di 5 anni senza sapere del medico di base, andavo al pronto soccorso, non sapevo che avevo diritto al medico di base. Non sapevo poi quale medico scegliere. Mediatrice del Camerun: “E’ quello che volevo dire io, c’è bisogno d sapere anche che abbiamo diritto al medico di base. Anche in regola bisogna essere informati, “hai capito?”, visto che si viene da una cultura dove il medico di base non esiste” Mediatrice albanese: “Scusatemi ma mi sembra pretendere troppo essere tenute per mano per le tappe. Io vengo dall’Albania non posso pretendere che vengo a sapere come funziona questo, perché ci sono cose che noi abbiamo bisogno di essere informate su tante cose. Ma non sapere che esiste un medico di base, che esiste un ginecologo!!! Se tu non chiedi non vieni mai informata” 65 Altre risorse individuate come fondamentali: • Ginecologo, Centro Salute Donna dell’Azienda USL e Ospedale (dei quali si apprezzano la gratuità della maggior parte dei servizi) • Corsi di preparazione al parto, che facilitano conoscenza e incontro con altre donne, corsi in piscina, ecc. • Centro per le Famiglie • Il passaparola nelle reti amicali e il supporto di altre donne connazionali • Gli aiuti del marito (anche per le maggiori competenze linguistiche) e quelli assicurati, specie per le famiglie arabofone, dall’arrivo di parenti per sostenere la donna durante la gravidanza: Mediatrice russa: “Sì, grazie a Dio avevo un marito; per me è stato determinante questo, dove andavo a trovare una persona che mi seguisse fino al parto?”. Mamma algerina: “Mio marito ha preso il permesso, mi ha portato, mi ha fatto vedere il posto, dopo mi sono arrangiata io. Io non ho trovato problemi”. Mamma tunisina: “Quando… c’è la sorella di mio marito in Spagna… io ho pagato il biglietto dell’aereo perché venisse per una mano un mese e 25 giorni; sono stata ricoverata in ospedale 25 giorni e mio marito andava a prendere il grande a scuola, a fare la spesa, con me all’ospedale.” Quanto ai bisogni espressi e alle proposte migliorative della situazione attuale, gli interventi delle donne si sono concentrate sui seguenti aspetti: • Presenza maggiore di mediatrici culturali nei servizi e di persone che possano accompagnare i percorsi di maternità • Maggiore informazione anche sui servizi e le risorse esistenti • Aiuti per essere meno dipendenti dal marito e più autonome, anche, come ha sottolineato una madre africana, dalle forme pur importanti di accompagnamento proprie delle organizzazioni di volontariato: Mediatrice del Camerun: “Si, in Caritas ti danno i vestiti e da mangiare per un tempo, ma dopo come fai te? La persona che ti aiuta meglio è quella che ti fa imparare qualcosa per la tua vita, non quella che ti dà sempre. Hai capito?” • importanza delle traduzioni multilingue12 degli opuscoli informativi: Mediatrice camerunese: “Tutto quello che hanno detto sono d’accordo con loro, deve essere molto informata la donna incinta, perché quando arriviamo ci sentiamo perse, non sappiamo dove andare e quale tipo di aiuto possiamo avere noi, e siamo quasi dipendenti da marito, noi che non capiamo la lingua. Abbiamo bisogno di un po’ di autonomia personale, hai capito?, fare in modo che la donna straniera che arriva qui e non capisce la lingua sia un po’ più autonoma, hai capito?, facendo le schede multilingue per esempio. Quella che non capisce l’italiano lo può leggere in francese e piano 12 Andrebbe problematizzata la lettura medicalizzante del parto che viene attualmente fatta negli opuscoli sulla gravidanza, in assenza di ogni attenzione interculturale e disconoscendo di fatto ogni altro sistema curativo non biomedico. 66 piano strada facendo riesce a fare le sue cose da sola senza tutte le volte aspettare il marito. Per me quello era un problema.” Mediatrice moldava: “Un’altra cosa bella che abbiamo fatto all’ufficio sportello dell’ospedale S .Anna con i genitori, la traduzione del libro della gravidanza; quel libro è molto bello e a dire il vero sono delle cose che anch’io che sono mamma non le conoscevo. Ci sono delle cose molto importanti per le donne. Secondo me sarebbe molto interessante che il ginecologo in via Boschetto chieda la provenienza alle mamme e poi gli da l’opuscolo nella sua lingua .Perché una volta che sei là seduta non sempre riesci a curiosare sul tavolo cosa c’è. Ma se una infermiera chiede “da dove viene signora?” aspetta che gli porto un librino nella sua lingua. In che lingua preferisce? Ci sono queste scelte qua, lei per forza lo deve prendere. Molte persone straniere hanno vergogna a prendere le cose sul tavolo, non sanno se lo possono fare se invece qualcuno te lo da, forse lo legge. • Maggiori facilitazioni economiche, aumento dei corsi preparto fino a spingersi, in qualche caso, a disegnare la necessità di realizzare un centro per le donne straniere in gravidanza che orienti e guidi verso le pratiche da seguire e i servizi da consultare: Mediatrice russa: “Un centro per le famiglie, un centro che ti fa sapere che devi entrare in quel mese lì, devi iscriverti a quella data lì. Non proprio un centro per le famiglie, più corsi di preparazione al parto. Questi mancano una cosa pazzesca perché solamente in via Boschetto. Se ci fossero a un costo inferiore perché, dipende chi riesce ad affrontare quel prezzo, non ricordo più cosa costa 100 o 150 euro, qualcuno non riesce ad affrontare, una clandestina per esempio non può neanche pensare ad entrare perché non è regolare.” Il ruolo dei padri Abbiamo già visto che il ruolo dei padri, ove presenti13, risulta di fatto fondamentale nell’accesso ai servizi, soprattutto per le donne maghrebine, perché in genere gli uomini risiedono da più tempo in Italia, hanno la patente di guida e in definitiva conoscono meglio i servizi e la lingua. In generale le donne immigrate, pur sottolineando la necessità di una propria autonomia, riconoscono e valorizzano la collaboratività dei mariti. E’ inoltre interessante osservare come le donne riconoscano e apprezzino le modificazioni del ruolo maschile che si avviano in terra straniera a fronte della maternità: gli uomini diventano più attivi e coinvolti di quello che sarebbe stato nei paesi di origine dovendo supplire alla mancanza delle reti familiari e della gestione al femminile che si sarebbe data nella terra di origine, fino al punto che i mariti, come afferma una di loro, prendono quasi “il posto della mamma”14: Quasi tutte le donne che hanno partecipato erano sposate o era presente accanto a loro il padre dei figli, con l’unica importante eccezione delle madri nigeriane, la maggioranza delle quali non aveva rapporti di convivenza con i padri dei figli e in alcuni casi abitavano presso la Casa di accoglienza gestita dal Centro Donna Giustizia. 13 Un fenomeno conosciuto e rilevato a più riprese anche tra le giovani coppie italiane. 14 67 Mediatrice camerunese: “Dipendevo assolutamente da lui, anche perché non parlando la lingua come faccio ora, anche per prendere l’autobus. Lui è qui da dodici anni, è quasi italiano, io da due e mezzo e anche adesso faccio fatica a trovare i posti. Nel mio paese è il ruolo della mamma che ti accompagna da tutti i posti; la mamma ti accompagna in ospedale, ti accompagna a fare la spesa per il bambino che arriva prima della nascita, prepara il posto, l’angolo del bambino lo fa la mamma. Il marito non fa niente, ti da solo i soldi. Prepari tu la venuta del bimbo. Si, tu lo fai con la tua mamma ed è tutto bello dall’inizio alla fine. Poi quando partorisci la mamma viene a casa tua per un anno. Ci credi? Hai capito? E in questo periodo il marito non ha il suo…. come posso dire? Si sente emarginato perché nessuno di noi lo guarda più! E’ la mamma che ci tiene. Lui l’accetta perché fa parte della cultura, si sente un po’ penalizzato e ogni tanto te lo fa capire; però non ha scelta, lo deve capire, perché funziona così e avete due camere separate in quel periodo, durante un anno. Invece qui sei da sola, tuo marito vive con te, non sai parlare, non sai fare niente: per forza prende il posto della mamma.” Un’altra mediatrice africana sostiene che questo cambiamento è un fatto comunque positivo in quanto permette una maggiore vicinanza tra i coniugi, sebbene sottolinei l’importanza di non coinvolgere troppo il marito affinché non soffra: Mediatrice somala: “E’stato per me qualcosa di affascinante aver qualcosa di reciproco qui, perché (al momento del parto) quando ha messo il camice, quando è entrato mi sono spaventata; ho avuto paura per lui e ho detto “oh mio Dio, questo sviene” e ho chiesto proprio io di dirgli di stare fuori, sapendo come è lui; poi invece ha visto il bambino prima di me, hai capito?, e questo è una bella cosa anche al momento del parto di avere questa vicinanza, ma di non farlo soffrire!” Anche le donne maghrebine riconoscono il ruolo importante dei mariti, in essi rintracciano un impegno forte, una guida e un accompagnamento estremamente rilevante, ma provano anch’esse desiderio di protezione nei loro confronti; infatti gli uomini tutto il giorno fanno lavori pesanti e vanno dunque tutelati, sollevati. Non si può chiedere loro al rientro dal lavoro di fare troppe cose. Alcune di queste mamme nell’apprezzare positivamente altri modelli femminili alludono anche ad una sorta di “arretratezza” nella relazione tra uomini e donna e nei ruoli di genere, sottolinando come tutto il lavoro domestico e la cura dei figli rimanga totalmente affidato alle madri, anche quando esse lavorano15, come bene mostra il seguente scambio di opinioni tra quattro madri maghrebine: MAMMA1: già c’è anche una mentalità diversa… perché gli uomini da noi sono sempre uomini… perché, non so, io parlo di mio marito, io dico anche la verità, mio marito è da 16 anni qua però non è che è cambiato molto, per esempio, io non lavoro sempre, lavoro solo 5 ore al giorno, però se anche per esempio io lavoro 8 ore e, lui anche 8 ore, devo lavorare io a casa… MAMMA2: magari, magari! Mio marito che guarda la moglie. Come qua le donne che comandano, ancora non siamo mica arrivati… c’è un po’ di cambiamento, però… MAMMA3: poco, veramente… quando viene da lavorare viene stanco, va fuori dalla mattina, viene la Sembra qui chiaramente delinearsi un cambiamento culturale e di atteggiamenti che lascia quantomeno emergere una contraddizione tra il desiderio di una maggiore collaborazione e la comprensione/tutela dei mariti e il mantenimento di un sistema di ruoli “tradizionale”. 15 68 sera, lavora anche lontano, devo arrangiarmi da sola: qualsiasi cosa mi devo arrangiare io. MAMMA1: ma figurati tutto il giorno al sole, quando arriva a casa, trova la casa tutto buio non guarda neanche con questa faccia bronzo, con i pesi che porta, allora meglio che non parliamo neanche, lascio che riposi, si dorme un po’, faccio da mangiare a lui, tutto. C’è difficoltà per i bambini… FACILITATRICE DEL FOCUS: lei vorrebbe un cambiamento? MAMMA1: dipende dalla mentalità dei mariti, sai? Non siamo tutti uguali. Ci sono dei mariti che fanno tutto per i bimbi… MAMMA2: sì, se il tempo lo da’, se il tempo non lo da’ non si può, hai capito? Se uno è a casa sì, per esempio io vado a lavorare mio marito è a casa, ha il bimbo ha fatto la popò, lui lo cambia. MAMMA1: però vedi, in caso che non stai bene, non credo che tuo marito ti lasci così con la febbre alta… MAMMA2: non ho detto così, momento che lui riesce a fare mi aiuta, momento che ho fatto il cesareo è stato a casa, hai capito? MAMMA4: però come dice la mia amica, se viene stanco dal lavoro, non riesco a dirgli ”scusa, fai i piatti”, c’è pazienza, va bene, anche lei lavora tutto il giorno, vuole che l’aiuti, c’è quello che è buono e c’è quello che dice no io lavoro sotto il sole 7 ore e vengo a casa per fare doccia fare quel… mi riposo, guardo la televisione… io a mezzanotte vado a letto, ma scusa anche io sono una persona! Voglio riposare anche io ho due bambini, questo la notte non dorme, sempre vuole un po’ di latte… mamma mia… Anche le mamme dell’est testimoniano tendenzialmente di compagni e mariti collaborativi. Spesso tuttavia i mariti lavorano lontano o non riescono a prendere permessi; e allora le donne devono adattarsi a muoversi da sole: Mamma rumena: “Sono salita sulla bici sono andata da sola e ho partorito, lui non sapeva, era al lavoro e ho partorito da sola. In questo caso non è mancanza di volontà o interesse ma una condizione, anche con l’ecografia non è mai riuscito a venire.” Il parto Come è comprensibile, a ridosso del parto le ansie si accavallano e le difficoltà di comunicazione con il personale medico aumentano la complessità: Mamma nigeriana: “Le paure ci sono state ma sempre pensavo che Dio mi avrebbe aiutata, tanto io non potevo fare nulla”. Altra mamma nigeriana: “Credevo di trovare qualcuno che mi traducesse e mi aiutasse a capire, ma niente. Poi è arrivato un medico che sapeva un pò l’inglese e mi ha spiegato tutto. Gli infermieri comunque mi hanno trattata bene.” In generale, però, le mamme straniere che hanno partecipato ai focus rilevano buoni rapporti con il personale medico e infermieristico e sembrano apprezzare molto le opportunità di cura offerte dal Sistema sanitario nazionale: Mamma nigeriana: “Pochi sono stati i rapporti e pure con le infermiere. In ospedale non sempre credono ai nostri dolori, quando chiamavo le infermiere sembravano infastidite. Ma fortunatamente non tutte erano così, alcune erano molto gentili” Altra mamma nigeriana: “Qui quando una donna è incinta, è trattata molto bene dal punto di vista medico, e le visite e le ecografie sono gratuite , mentre in Nigeria costano molto. Quindi in Nigeria spesso le donne non fanno 69 visite, non vanno in ospedale, mentre qui se hanno bisogno, se vogliono fare un’ecografia, vanno tranquillamente” Mediatrice camerunese: “Il sistema sanitario lì è arcaico. Il mio paese, parlo del mio paese; invece qui c’è tutta quella modernizzazione del sistema sanitario. Sei contenta di essere incinta, hai capito? È un piacere di seguire la tua gravidanza.” Tuttavia alcune donne sottolineano l’importanza della famiglia accanto alla donna e l’uso di saperi, pratiche del corpo, forme di attenzione e cura della donna che ritengono risorse fondamentali per il benessere complessivo della madre e del bambino, pratiche “tradizionali” che offrono alla puerpera un ruolo di “regina”, accudita, lasciata riposare, rassicurata. Un repertorio di saperi e pratiche che viene a mancare nel contesto migratorio e che espone a una fragilità maggiore. Si aggiunge anche la consapevolezza o al timore che, in quanto straniere, si possono rischiare trattamenti diversi da quelli riservati alle italiane. Mamma camerunese: “Perché da noi quando una donna partorisce è la regina, non fai niente a casa, c’è la famiglia a casa che si occupa di tutto, anche del bambino. Lei allatta solo il bambino e mangia e dorme punto e basta. Qui sei da sola e c’è il marito, c’è la famiglia, c’è la casa da tenere, c’è il marito da guardare” Mamma somala: “Quando uno nasce qui, danno molta cura in ospedale, però non c’è la famiglia, non ci sono persone che ti danno una mano. Nel mio paese ci sono delle cose che vanno fatte quando una donna ha appena partorito, che qui non si fanno. Per esempio, appena una donna partorisce, la fanno sedere su un secchio di acqua calda con asciugamani per farla guarire. Oppure, siccome in Nigeria le mamme che hanno appena partorito non lavano i bambini, là ci sarà sempre qualcuno che ti lava il tuo bimbo ogni mattina e che prepara da mangiare per la neomamma. Perché poi le donne devono tornare a lavorare, devono essere riposate e in forma altrimenti le licenziano, quindi partorire qui in Italia è molto difficile senza la famiglia.” Mamma somala: “Sono rimasta incinta nell’81 e sono tornata a partorire giù, perché mi sentivo più sicura vicino a casa mia, pur sapendo che in Italia era tutto più civile, più avanti; (…) sono tornata giù per partorire per stare vicino a casa a mia, a mia mamma per dirmi le cose . I primi giorni hai bisogno di sicurezze. “ Mamma mediatrice: “Avevo un pregiudizio, avevo paura di esser trattata diversamente al momento del parto. Il bambino poi, sempre la paura che non lo vedevi. Magari da noi te lo portano lì tutto il giorno sotto gli occhi, te lo cambiano da un’altra parte... Lì è un angoscia che io avevo”. Le donne riportano alcuni disorientamenti legati ai protocolli e alle modalità che segnano l’ingresso in ospedale per prepararsi al parto: le domande sull’anamnesi familiare, che spaventano e di cui le donne non hanno memoria o conoscenza; la lista delle cose da portare in ospedale, la richiesta di tenere la valigia pronta. Molte donne di diverse nazionalità raccontano che preparare le cose del bambino prima della nascita è vissuto come un rischio, qualcosa che porta sfortuna. Bisogna aspettare la nascita, essere sicure che il bambino venga al mondo e poi si provvederà a quanto necessario. Viene invece spesso apprezzata la possibilità di far assistere al parto il marito: Mediatrice russa: “Qui poter assistere al parto, poter stare vicino alla donna e massaggiare la schiena quando c’è bisogno di essere presente. Facciamo questo figlio in due, lo facciamo insieme. Non devo farlo 70 solo io, allora è bello; in questo senso è tutto molto più bello. La gravidanza secondo me è assistita molto bene, meglio che nel mio paese “ Viene sottolineato quasi da tutte che il tempo di degenza in ospedale dopo il parto è troppo poco, vorrebbero essere seguite di più, specie dopo il cesareo che rende poi il ritorno a casa molto faticoso, specie se ci sono altri figli e il marito lavora: Mamma ucraina: “C’è un altro problema: quando la mamma ha fatto il cesareo, è un’altra difficoltà, non riesci neanche a prendere il bambino piccolino, va bene il marito, però non può fare tutto lui…” Mamma marocchina:”Dopo il cesareo (sono rimasta in ospedale) 3 giorni; secondo me sono pochissimi perchè sono tornata a casa che non stavo ancora bene e mi trovo da sola in casa, veramente so solo piangere. Appena entro in casa piango. E dopo 7 anni, perché è la differenza tra la prima e il secondo; 7 anni però lo stesso piango, anche se sono abituata qua, però c’è quel sentimento che non va mai via, e ti senti da sola. Non c’è nessuno” Mamma tunisina: “Dopo il cesareo mi dicevano “dai che tra poco passa tutto, il bambino cresce!”; loro non ci pensano, però quando entri in casa e ti trovi da sola, ci son tutte le cose da fare, cambiano le cose, subito come dice mia amica ti viene da piangere perché anche pulire i bambini, cambiargli il pannolino (provoca) tutti quei dolori li”. Mediatrice albanese: “Forse per qualcuno è troppo una settimana stare in ospedale, è sempre un ambiente di ospedale però c’è bisogno che la donna si riprenda, che si riprenda fisicamente perché anche da noi che siamo cattolici ma non c’entra niente, anche da noi dicono (dicono che per) trentaquaranta giorni la donna deve essere una principessa […].” La mediatrice somala fa inoltre riferimento anche alle ulteriori difficoltà nella fase del parto e post-parto per le donne con modificazioni genitali: “Qui dopo un giorno neanche un minuto, stai fuori, cammini, fai qualcosa, perché noi siamo anche circoncise. Abbiamo, non lo so se lo sapete, abbiamo la circoncisione. E’ una cosa dura per una donna quel tipo di operazione; sì è molto molto dura dopo il parto: si deve fare tutte queste cose e si deve stare a letto. Neanche non puoi allattare, non puoi, soffri tantissimo quando stai giù. Invece qui con tutte le anestesie, con tutti quei antidolorifici, non lo so, con tutto sterilizzato tutte queste cose, dopo due o tre ore stai in piedi.” Il ritorno a casa: ansietà e preoccupazioni Il ritorno a casa diventa dunque per la maggioranza delle donne il momento più faticoso, più complesso e più doloroso: solitudine, senso di inadeguatezza, mancanza di guida, paura di non essere capaci di avere cura del bambino, mancanza del contenitore familiare, dei saperi delle donne della famiglia in merito alle prime cure dei neonati. Nonostante gli orientamenti dati in ospedale e dai pediatri, le donne lamentano la mancanza di figure che possano sostenerle e rassicurarle, specie nei primi periodi, all’insorgere dei primi problemi dei bambini. Auspicano forme domiciliari di consulenza e persone che possano rassicurarle visitandole settimanalmente: 71 Mediatrice somala: “Io ho partorito in Danimarca: dopo cinque giorni già veniva questa ostetrica a casa per seguire; anche se avevo altri figli […] però veniva questa ostetrica che mi seguiva” Mamma marocchina : “All’ospedale ti insegnano dopo il parto, ti insegnano a tenere il bimbo, ad allattare… dopo, io ho mia sorella più vecchia di me a casa nostra, allora ho imparato da mia sorella, così ero più preparata e mi arrangiavo da sola. Però il fatto di come tieni il bambino, come gli fai il bagno…” Mediatrice russa: “la neomamma ha bisogno di un’ostetrica che ti faccia una telefonata per chiedere come va, come stai, hai bisogno di qualcosa, di una visita? Si perché quando sei in ospedale ti hanno insegnato ad allattare, ma quando arrivi a casa e sei da sola è tutta un’altra cosa. nessuno mai mi ha mai dato un colpo di telefono, io non sono stata seguita dall’ospedale in questo senso qua. [...] Una persona esterna che faccia questo giro qua, una volta alla settimana o al mese in casa (guarda che questo lettino è appoggiato troppo alla finestra, questo che stai dando da mangiare non va bene), dei consigli perché so che in altre città ci sono.” Mamma lituana: “In Lituania so che c’è una persona dall’esterno che segue queste mamme, che hanno partorito una persona che ha studiato che viene in casa che da dei consigli pratici.” Mamma ucraina: “Magari lo vesti troppo perché una nonna ti può dire, un genitore, ma se sei sola qua, non lo sai, magari lo vesti tanto. Nel mio paese gli mettono le calze, gli mettono il cappello d’estate, lo vestono in una maniera; portano qua le abitudini, ma se uno gli dice guarda che lo stai vestendo troppo, lo devi vestire come te , anzi meno perché il bambino ha un grado in più, cioè consigli pratici.” Molte delle donne ricorrono alle madri attraverso il telefono, o si rivolgono spesso al pronto soccorso, alle farmacie o al pediatra. Solo in un caso viene riferito l’aiuto di una anziana donna italiana vicina di casa. Qualcuno rileva la necessità di maggiore solidarietà tra donne dello stesso paese, anche se alcune sembrano aver trovato risposte comunque utili nelle proposte dei servizi ferraresi. Mamma marocchina: “Bisogna aiutarsi tra noi, anche le straniere veramente hanno bisogno, bisogna aiutarsi uno con l’altro, per esempio la sua bambina va coi suoi bambini, allora questa signora straniera da sola prende bambino di lei e lo porta a casa; non lasciamo stare uno a uno, non frega niente, questo, no non bisogna anche fare questo comportamento tra noi.” Mamma russa. “Mio marito sta crescendo con me, non è che lui è un padre, quando è nato è diventato un padre, ci sono poche persone che mi danno sicurezza. Io ho cominciato a frequentare i centri per le famiglie molto molto presto per avere confronto, lì parlando insomma dici: non sono madre snaturata, poi tutto è completamente diverso. Siamo un po’ tutte fatte allo stesso modo. Il confronto mi è servito molto, per capire che tutto sommato non sono molto male. E lì ai centri per le famiglie ho cominciato a confrontarmi presto e proprio ho seguito in questo senso, continuo a seguire. “ I tempi per apprendere i nuovi comportamenti da neo mamma vengono sentiti come troppo brevi, come riferisce una mamma: “Le infermiere prima di uscire dall’ospedale spiegano due minuti prima che vai via, perché per tre giorni lo fanno loro, poi per 5 minuti ti dicono devi fare così e così, però è poco, secondo me non basta, ci vuole altro...” In particolare le mamme nigeriane riportano una fatica molto significativa rispetto alla cura dei figli: la doppia condizione di straniere e donne sole, con storie di vita drammatiche, le espone a una fortissima fragilità. Apprezzamento e un sentimento di gratitudine verso i servizi viene espresso 72 da tutte, ma lamentano anche una mancanza di aiuti più significativi, la difficoltà di trovare lavoro (anche perché nigeriane), dover pagare una baby sitter per tenere i figli. Sono appunto donne sole, una volta terminati i percorsi con il Centro Donna Giustizia: Mamma nigeriana: “Mi chiedo spesso come farò, ora che è nata la mia bambina, a mantenerla! Quando ad una donna manca il marito, manca la famiglia, sei sola. Nel mio paese (Nigeria) se anche non hai marito, sai che hai sempre l’appoggio della famiglia. Qui ti puoi affidare alle scuole, agli asili per i bimbi piccoli ma, se lavori i tempi sono troppo stretti, inoltre se non hai lavoro non ti tengono i figli!” Una mediatrice moldava invece dice che non vorrebbe “essere trattata diversamente come per le case del comune che gli vengono prese tutte dagli albanesi o dai marocchini o tunisini e tutta roba varia. Gli italiani che hanno anche loro i loro problemi gli vengono fregate le case dagli stranieri. Non è giusto. ….E poi c’è un’altra cosa che la donna moldava dentro nel sangue c’è l’ha: questa autonomia che si diceva prima, che devono avere. Noi abbiamo questo orgoglio che vogliamo fare da sole. Allora questa è una cosa molto bella da una parte, perché ti solleva da tante cose, che anche se non siamo tante ma nel cerchio che c’è, ci cerchiamo di aiutare .” Il ricorso a diverse forme di fitoterapia e ad usi rituali con funzione preventiva o terapeutica, vengono indicati non senza ritrosia, vergogna, paura del giudizio altrui, come mezzi utilizzati per avere cura dei bambini, cosi come l’uso a fini terapeutici del Corano16. Tutto questo senza che venga contraddetta l’efficacia e la validità della biomedicina. Alcune altre donne, più coinvolte o attratte dalla presunta “modernità” del sistema occidentale, hanno mostrato qualche perplessità sull’uso di questi sistemi definiti come “arcaici”. In realtà che in molte situazioni i sistemi terapeutici tradizionali, i consigli materni e la biomedicina si integrano piuttosto “naturalmente” nella gestione di situazioni di malattia, a testimonianza della possibilità della pluralità e coesistenza di diverse forme di razionalità e di compatibilità innanzitutto simbolica tra sistemi terapeutici17. In alcuni casi i saperi familiari e “tradizionali” si antepongono alla consultazione medica o al rimedio farmacologico, come un vincolo rassicurante con un ordine delle cose che privilegia innanzitutto la relazione con l’origine, con “ciò che è ovvio che debba essere fatto”: vedi in italiano il testo: GIACALONE F., Bismillah. Saperi e pratiche del corpo nella tradizione marocchina, Gramma edizioni, Perugia, 2007. 16 Sulla coesistenza plurale di diversi modelli eziologici ed itinerari terapeutici esiste una ricchissima lettera prodotta nell’ambito degli studi dell’antropologia medica. Qui ci limitiamo ad indicare come riferimento generale PIZZA G., Saperi, pratiche e politiche del corpo, Carocci, Roma, 2005. 17 73 Mamma somala: “no non è che non sono convinta della medicina, ma noi abbiamo il Corano che ci crediamo, non è che vado a raccontare al pediatra che lì ho fatto con il corano, però qualsiasi cosa che succede prima faccio con il Corano. Anche quando gli succede a qualcuno qualcosa, che dice ho portato all’ospedale da voi, noi prima diciamo vai a farti leggere dei versetti del corano. Non è che vai a raccontare al pediatra per dire ho fatto il Corano, però se hai bisogno di antibiotico lo porto dal medico, però prima di portare dal medico passo il Corano.” Mediatrice camerunenense: “Per me è stato per le malattie hai capito, perché da noi la medicina è più tradizionale delle erba, delle cose fatte a mano, lì curiamo il bambino cosi, lo facciamo bello. Quando vedevo delle cose strane, prima di andare dal pediatra chiamavo la mia mamma e lei mi diceva” Elementi ricorrenti sono infine la solitudine e la paura di perdere il proprio figlio a causa della malattia; è questo uno dei punti dell’insicurezza e delle fragilità vissuta dopo il ritorno a casa che coniuga una sorta di senso di colpa anticipatorio e un sentimento di inadeguatezza: Mamma africana: “La paura di perdere il bambino nei primi mesi di vita. Non ti senti. C’è questa paura di non …..questa insicurezza, di non essere all’altezza di quello che ti aspetta. Hai capito? Hai paura di fare dei passi falsi, che ti tolga il tuo bambino. Paura di perderlo adesso che hai fatto tutta quella fatica per averlo. “ Lo sguardo sul proprio futuro personale di genitori e su quello dei propri figli si è più volte aperto, soprattutto nella fase conclusiva degli incontri, lasciando emergere, al di là del disorientamento dei primi mesi, la paura di non avere futuro, che i propri figli non vengano accettati o che subiscano discriminazioni, una paura che si allarga, in quanto stranieri, in questo contesto sociale e in questo momento politico. La precarietà, il senso dell’incertezza sono forti, e si teme che gli investimenti e le fatiche psicologiche e materiali sostenute per migrare non abbiamo ritorni certi, anche se in molte donne comunque tali timori si accompagnano alla consapevolezza delle opportunità che la società italiana, nonostante tutto, offre ai loro bambini: Mamma camerunense: “Allora, quello che ha detto lei anche io (lo penso)…però c’è qualcos’altro, perché noi capiamo e siamo grandi, però per i bambini a scuola, allora la mia bambina è due anni che va all’Alda Costa però qualche volta gli amici quando giocano, “tu straniera”, vedi loro italiani che giocano insieme, veramente, due volte che la mia bambina arriva, ma perché loro giocano tra di loro, e qualche volta la cacciano, quando lei viene a casa e mi dice questa cosa, una mamma cosa deve dirle? Come deve reagire con lei? Veramente sentire queste cose per me si passa perché sono grande, per lei come si sente… non so, veramente. Voglio che vive bene, e che non ci siano i razzismi coi bimbi perché c’è razzismo coi bimbi a scuola.. mia figlia tutti i giorni paura per questo problema a scuola… il problema di “mi han detto negra” e “non voglio giocare con lei”… tanti tanti problemi”. Mediatrice russa: “Io per esempio sapendo che mia figlia deve crescere qua essendo io ortodossa e mio marito cattolico, come prima cosa non ci ho pensato due volte e l’abbiamo battezzata in chiesa cattolica. Perché dicendo, deve crescere qua, deve sentirsi a pari con tutti gli altri bambini e tutte le altre cose, deve avere la possibilità di andare in chiesa, perché questo è un altro punto di ritrovo, di aggregazione, e più di aggregazione meglio è per il bambino. Noi cerchiamo di dargli il meglio. Tutte le cose che hanno i bambini qua, e cerco di dargli tutto quello che offre questa società, di non togliergli niente senza essere prevenuta, perché sono venuta qua perché questa società mi piace!” 74 E se è vero come afferma con convinzione una madre rumena che “Se non era per mia figlia io sarei ritornata da tanto tempo, ma per lei è meglio crescere qui. Ci sono tanti vantaggi: per la medicina, per la scuola, per lei è meglio di crescere qui” è pur vero anche che altre, pensando ai figli che crescono”, molte altre madri straniere non nascondono una grande preoccupazione per il futuro dei figli, come la mamma marocchina che lasciando l’incontro ci ha detto: “adesso io non dormo la notte, da 8 anni che non dormo una notte bene per il pensiero di che cosa faccio per i miei bimbi, che cosa riesco a fare per loro…”. A mo’ di conclusione Questo sintetico attraversamento degli elementi salienti emersi dagli incontri svolti ci ha permesso di rintracciare un quadro che conferma in sostanza quanto già presente nella nostre ipotesi e nella letteratura, pur fornendo un riferimento contestuale specifico in relazione al vissuto nella realtà locale. Ci pare che i nuclei di attenzione siano già stati evidenziati nel percorso finora svolto, tuttavia ci pare utile ribadire la necessità potenziare le capacità di ascolto e di relazione interculturale negli operatori, attivare ulteriori modalità che permettano più capillarmente alle donne di attingere alle risorse e ai servizi locali nella fase della gravidanza e poi della maternità e cura dei figli; attivare percorsi di accompagnamento e cura delle neomadri in condizioni di solitudine e marginalità sociale, ma complessivamente sviluppare reti di supporto culturalmente sensibili che sostengano le incertezze della maternità e che sappiano confermare e ricucire percorsi di appartenenza, potenziare luoghi di ascolto, di trasmissione di informazioni e di sostegno alle pratiche della maternità; cosi come anche luoghi e momenti di confronto che permettano elaborazioni da parte delle donne e delle coppie della propria condizione genitoriale, delle prospettive educative, delle mediazioni da attivare per la crescita dei figli; luoghi di preparazione al ricongiungimento dove i processi di genitorialità fragilizzati dalla distanza e dall’evento migratorio in sé possano essere gestiti ed elaborati e costruiscano terreni di maggiore stabilità e consapevolezza all’arrivo dei figli; di conseguenza sono necessari spazi di attenzione e sensibilità specifiche rivolte agli adolescenti e in generali alle fatiche dei minori ricongiunti. Complessivamente sono necessari percorsi di accompagnamento che aiutino le donne e i genitori migranti a riorientarsi in un mondo allargato e rinnovato, spesso ostile e spiazzante, in cui non si perda memoria del campanile di Marcellinara che ha fondato il primo orientamento nel mondo, un campanile che non dobbiamo abbattere, ma sostenere come memoria viva e significativa affiancandogli la conoscenza di nuovi punti di riferimento a cui ancorare lo stare al mondo. 75 Queste attenzioni non possono però darsi senza il potenziamento di percorsi di riflessione-formazione per gli operatori che approfondiscano - con meno paternalismo e ideologia integrazionista ma anche con meno enfasi sul differenzialismo culturalista - l’importanza della conoscenza delle culture della maternità, della parentela, della salute, della malattia, dell’infanzia etc che strutturano gli individui con cui ci relazioniamo e che altrettanto ci aiutino a osservare da una prospettiva decentrata anche le nostre culture locali e istituzionali. Questo progetto riteniamo abbia avviato un percorso significativo in questa direzione. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI ACOCELLA I., I focus group: teoria e tecnica, Franco Angeli, Milano, 2008 AMADEI N., Con voce di donna. Migranti dell’Est, straniere di casa, Provincia di Parma, Assessorato Pari Opportunità, Parma, 2005 APPADURAI A., Modernità in polvere, Meltemi, Roma, 2001 CATTANEO M.L., DAL VERME S., Donne e madri nella migrazione. Prospettive transculturali e di genere, Edizioni Unicopli, Milano, 2005 CHINOSI L., Sguardi di mamme, Franco Angeli, Milano, 2002 CRINALI, BESTETTI G. (a cura di), Sguardi a confronto. Mediatrici culturali, operatrici del settore materno infantile, donne immigrate, Franco Angeli, Milano, 2000 CRINALI, Professione mediatrice culturale - Un’esperienza di formazione nel settore materno infantile, Franco Angeli, Milano 2001. DE MARTINO E., La fine del mondo. Contributo all’analisi delle apocalissi culturali, Torino, Einaudi, 2002 FALTERI P., Culture e generazioni diverse di fronte all’esperienza migratoria, paper presentato al Convegno “Genitori in esilio. Storie di bambini e famiglie che attraversano continenti e culture”, Comune di Ferrara, Ufficio politiche familiari, Ferrara, 14 Settembre 2002 GIACALONE F., Bismillah. Saperi e pratiche del corpo nella tradizione marocchina, Gramma edizioni, Perugia, 2007 GRINBERG L. , GRINBERG R., Psicanalisi della migrazione e dell’esilio, Franco Angeli, Milano, 1999 JEDLOWSKI P., Il sapere dell’esperienza, Il Saggiatore, Milano, 1994 JEDLOWSKI P., La mediatizzazione del senso comune, Relazione introduttiva della Sezione Vita Quotidiana, Convegno AIS GloCom, 23 settembre 2004, Università di Urbino LA CASA DI TUTTI I COLORI, Mille modi di crescere. Bambini immigrati e modi di cura, Franco Angeli, Milano, 2002 MARAZZI A., Voci di famiglie immigrate, Franco Angeli, Milano, 2005 MORO M. R., Bambini immigrati in cerca d’aiuto. I consultori di psicoterapia transculturale, Utet,Torino, 2001 MORO M. R., Genitori in esilio, Raffaello Cortina, Milano, 2002 MORO M. R., Maternità e amore, Frassinelli, Milano, 2008 76 PIZZA G., Saperi, pratiche e politiche del corpo, Carocci, Roma, 2005. TALIANI S., VACCHIANO F., Altri corpi. Antropologia ed etnopsicologia della migrazione, Unicopli, Milano, 2006 TOGNETTI BORDOGNA M. (a cura di), Arrivare non basta. Complessità e fatiche della migrazione, Franco Angeli, Milano, 2007 Zammuner V. L., I focus group, Il Mulino, Bologna, 2003 Consultabili on-line, gli Atti del ciclo di seminari Famiglie migranti e stili genitoriali, organizzato dall’Istituzione G. Minguzzi di Bologna: http://www.minguzzi.provincia.bologna.it/ambiti/multiculturalita/materialifamigliemigranti1/Atti/ attifamigliemigranti.htm 77