Ara Pacis - Lares et Urbs

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Votato dal Senato il 4 luglio del 13 a.C. per celebrare il ritorno di
Augusto dalla Gallia e dalla Spagna, il grande altare alla Pace, giunto
quasi intatto fino ai nostri giorni, fu solennemente dedicato il 30 gennaio del 9 a.C.
La scena stessa
dell’inaugurazione, cui parteciparono i membri dei
principali collegi
sacerdotali e l’intera famiglia imperiale, è rappresentata sui pannelli che rivestono il monumento, accanto
alle raffigurazioni
riguardanti
la
ARA PACIS AUGUSTAE
pietas di Enea, la
nascita di Romolo e Remo, le origini di Roma, le allegorie dell’Italia, di Roma e
delle province dell’Impero: si tratta di una vera e propria summa
della religione tradizionale romana e della concezione augustea di
i m p e r i u m universale.
L’ara, costituita da un recinto marmoreo al cui interno si trovava
l’altare vero e proprio, sorgeva nel Campo Marzio settentrionale,
nella zona del grande Orologio solare fatto costruire da Mecenate nel
10 a.C. (S o l a r i u m A u g u s t i ), era perfettamente allineata lungo
l’asse est-ovest ed era posizionata in corrispondenza dell’ombra che
l’obelisco del Solarium proiettava nel dies natalis dell’imperatore (23
settembre).
Lares et Urbs - gennaio 2009
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TEMPLI
Ara Pacis
Argei
Antichissimi luoghi di culto, sparsi sui sette colli originari di Roma e
antecedenti alla fondazione della città, si identificavano con i sepolcri
degli Argivi, i mitici civilizzatori compagni di Ercole.
Non se ne conosce esattamente il numero (forse 24) né l’ubicazione,
ma si sa che servirono di base per le successive ripartizioni amministrative della città, ad opera di Numa prima e di Servio Tullio poi.
I sacrifici che si svolgevano presso gli Argei avevano carattere
espiatorio, come si conviene agli dei Mani. Da essi presero origine gli
Agonalia.
I
SETTE COLLI,
I PRINCIPALI
SANTUARI
DEGLI ARGEI
E LE MURA
REPUBBLICANE
1
2
3
4
5
6
7
2
Palatino
Campidoglio
Quirinale
Viminale
Esquilino
Celio
Aventino
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gennaio 2009 - Lares et Urbs
Nel 229 a.C. Quinto Fabio Massimo, il famoso Temporeggiatore,
eresse un tempio a Honos fuori porta Capena, nell’area del tempio di
Marte extramuraneo, per un voto fatto quattro anni prima durante la
guerra ligure.
Nel 222 Marco Claudio Marcello, che aveva il sepolcro di famiglia
sulla vicina via Appia, fece voto di trasformarlo in un tempio a Honos
e Virtus in occasione della battaglia di Clastidium contro i Galli Insubri,
conclusasi con una strepitosa vittoria: lo stesso Marcello uccise personalmente il condottiero nemico Viridomaro e ne riportò le “spoglie opime” (nella storia di Roma era avvenuto soltanto altre due volte).
Ma al momento di inaugurare il nuovo tempio, nel 208 a.C., i pontefici si opposero alla doppia dedica, perché nel caso in cui un prodigio vi si fosse verificato non si sarebbe potuto sapere a quale delle
due divinità rivolgere la p r o c u r a tio , cioè gli atti di culto necessari a
soddisfare l’avvertimento divino.
Marcello risolse il problema costruendo una cella per Virtus distinta
da quella di Honos ma ad essa attigua e comunicante; ma non fece in
tempo ad inaugurarla, dovendo partire per fronteggiare nuovamente
Annibale in Puglia. La polemica con i pontefici (cui non era estranea
la sua origine plebea) gli fece trascurare gli auspici contrari e nella spedizione trovò la morte, in una imboscata tesa dai Cartaginesi.
Il tempio fu finalmente dedicato dal figlio di Marcello nel 205 a.C.
(non è certo se la data del 29 maggio si riferisca alla dedica originaria
o al restauro augusteo): particolarmente ricco, ospitando il bottino
della presa di Siracusa, condivise con il vicino tempio di Marte la peculiarità di segnare il punto di partenza della Transvectio equitum.
Un secondo tempio alle due divinità, molto apprezzato da Vitruvio,
fu edificato da Gaio Mario sull’Esquilino intorno al 100 a.C., dopo il
trionfo riportato su Cimbri e Teutoni.
Lares et Urbs - gennaio 2009
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TEMPLI
Templi di Honos e Virtus
Lacus Iuturnae
LA
FONTE DI GIUTURNA
IN EPOCA IMPERIALE
Edicola
Pozzo
Era situata nel Foro nei pressi
dell’atrium Vestae e del tempio dei
Dioscuri ed era legata alla prodigiosa
apparizione di questi ultimi in occasione della vittoria sui Latini al lago
Regillo.
Altare
Fonte
TEMPIO
Sorgente intitolata alla ninfa Giuturna e venerata fin dalla remota antichità per i suoi poteri medicamentosi, al pari di una analoga f ons Iut u r n a e presente in territorio laviniate: la sua acqua era l’unica che poteva essere ritualmente usata dalle
Vestali.
DI
GIUTURNA
Giuturna ricevette anche un
tempio in Campo Marzio
(tempio A dell’area sacra di largo
Argentina, il più settentrionale)
dedicato da Gaio Lutazio Catulo
alla fine della I guerra punica,
con anniversario all’11 gennaio,
dove la ninfa era invocata per
scongiurare siccità e incendi e riceveva un sacrificio in occasione
dei Volcanalia.
RICOSTRUZIONE, PIANTA
E STATO ATTUALE
DEL TEMPIO DI GIUTURNA
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gennaio 2009 - Lares et Urbs
Area con pavimentazione quadrangolare in marmo nero, situata nell’angolo nord-occidentale del Foro presso la Curia, al di sotto della quale vi è un complesso sacrale di epoca arcaica costituito da un altare ad
“U” a doppio cuscino sovrapposto, da un basamento tronco-conico e da
un cippo piramidale con iscrizione bustrofedica in latino arcaico, parzialmente mutila e difficilmente comprensibile. Probabilmente è la l e x
s ac r a del santuario e vi si riconosce una maledizione per i violatori del
luogo sacro; vi è menzionato il re (recei) e il c a l a t o r (k a la tor em ). È
l’iscrizione latina più antica che si conosca e risale al secondo quarto del
VI secolo a.C.
Il luogo ci è noto dalla tradizione letteraria come funesto in
quanto connesso alla morte di Romolo: potrebbe corrispondere al
monumento funebre del fondatore della città ovvero alla tomba di
Faustolo o di Osto Ostilio, braccio
destro di Romolo e nonno di Tullo Ostilio. La pavimentazione in
marmo nero sembra risalire alla
tarda Repubblica, per commemorare la funesta profanazione del
luogo durante l’invasione gallica
del 390 a.C.
È da identificarsi o da ritenersi
intimamente connesso con il
Mundus e con l’area sacra del
Volcanal.
LAPIS NIGER
© Gregorio Grande - 2009
Lares et Urbs - gennaio 2009
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TEMPLI
Lapis Niger
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