Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Dicembre 2007 CANBERRA La scienza: una finestra aperta sulla cultura A cura di Elena Caovilla Scienza religiosa e religione scientifica: ultime e moderne espressioni del dibattito secolare tra Fede e Ragione. I recenti ammonimenti provenienti dal Vaticano a proposito dei rischi di una “scienza atea” («Se si perde riferimento a Dio le conoscenze della scienza possono diventare terribile minaccia e portare a distruzione del mondo» riportate dal Corriere della Sera il 9 settembre del 2007), non hanno fatto altro che riproporre il conflitto ormai secolare sussistente tra scienza e religione. Sebbene ultimamente i toni della dialettica tra i rappresentanti delle due “fazioni” siano meno aspri rispetto a qualche secolo fa -oggigiorno nessuno scienziato si è trovato a subire la scomunica come successe a Galileonon dobbiamo farci ingannare: il dibattito, sebbene più educato, non è per questo da considerarsi meno acceso o risolto. Ma da che cosa si origina il conflitto tra Religione e Scienza? E’ innegabile che sia naturale per ogni Uomo, nel momento in cui prende coscienza e consapevolezza della propria esistenza, porsi alcune domande: perché esisto? Qual è lo scopo della vita? Come si è generata la vita stessa? Quale fine possono avere la mia vita, l’insieme delle mie esperienze, il dolore, la gioia? La formulazione di queste domande è semplice, non lo è tutta via il tentativo di darsi una risposta, coerente, accettabile e rispondente alle nostre aspettative. Si potrebbe dire che la somma delle conoscenze, delle esperienze letterarie, artistiche ed immaginative dell’Umanità intesa nel suo complesso dalle sue origini fino ad oggi, siano in realtà il prodotto di uno sforzo collettivo inteso a dare delle risposte a questi fondamentali quesiti. Le esperienze religiose e filosofiche sono state per millenni le uniche strade praticabili per coloro desideravano dedicare la loro vita alla ricerca delle risposte ai quesiti considerati. Spesso, gli stessi testi sacri sono stati letti ed interpretati nell’idea di estrapolare da essi le risposte riguardanti la struttura dell’universo o l’origine della vita: una specifica frase, o anche solo un breve e contraddittorio passaggio, hanno a volte fornito basi “solide” su cui fondare complessi sistemi e modelli che spiegassero i fenomeni più disparati e che sono perdurati nei secoli grazie all’impossibilità morale di mettere in discussione le parole di un testo sacro. Presupposto imprescindibile di ogni tipo di religione è che essa esprima una Verità assoluta, diventa dunque arduo affermare che un testo sacro possa contenere qualcosa di “errato”, se si vuole mantenere l’idea che la religione nel suo complesso sia “vera”. Nel passato quindi la religione si proponeva con una precisa connotazione “scientifica”, mentre oggigiorno le ingerenze religiose riguardanti la scienza si limitano fondamentalmente a definire e restringere i campi di indagine scientifici. La religione ha rinunciato all’idea di imporre la Bibbia come un testo scientifico. Oggi, tuttavia, l’atteggiamento verso i testi religiosi come la Bibbia è di tipo interpretativo e la lettura che di essi viene effettuata, risulta essere di natura più simbolica che realista,ma non possiamo certo dire che in passato sia sempre stato così. In realtà anzi, proprio l’evolversi della scienza ha portato la chiara consapevolezza dell’impossibilità di trattare la Bibbia come un testo scientifico affidabile e proprio questo ragionamento ha gettato il seme per la messa in discussione di alcune “verità” bibliche un tempo indiscutibili. In un certo senso, la scienza ed il metodo scientifico hanno spodestato la Bibbia e la religione dal loro ruolo di unici depositari della conoscenza dell’origine della vita e del cosmo. Tuttavia appare chiaro come spesso i rappresentanti religiosi non apprezzino il continuo indagare della scienza su tematiche che per così tanto tempo sono restate di esclusivo appannaggio del campo religioso. Allo stesso modo, la Scienza si propone con nuovi strumenti per affrontare testi sacri e verità religiose, seguendo la semplice logica per cui se la religione per secoli si è sbagliata a proposito della struttura del cosmo o dell’età della Terra, allo stesso tempo potrebbe aver errato su molti altri aspetti, di certo non meno importanti. Viceversa la Chiesa sembra perennemente intenta a tarpare le possibilità esplorative della scienza, adducendo ogni genere di pretesto morale: scrive Stephen Hawking, nel suo libro “dal Big Bang ai Buchi Neri” riguardo ad un convegno organizzato dai gesuiti, avente come argomento la cosmologia moderna e tenutosi in Vaticano nel 1981; al termine del convegno, il papa espresse l’ammonimento a proposito di indagini scientifiche riguardanti il Big Bang: considerato come il momento della Creazione e dunque opera di Dio, non può essere eticamente corretto cercare di penetrarne i segreti. 72 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Dicembre 2007 CANBERRA Allo stesso modo, la Chiesa tenta di imporre costrizioni morali sull’uso delle cellule staminali o sull’indagine scientifica di reliquie di santi considerate autentiche . Ancora in alcune comunità religiose, le teorie creazioniste vengono proposte come modelli verosimili per l’origine della vita umana in contrapposizione alle teorie di Darwin. Ultimamente il dibattito si è ancora più inasprito se consideriamo anche il fiorire di numerosi testi che affrontano in maniera scientifica l’insieme dell’apparato di dogmi, miti e credenze che vanno a costituire le basi di alcune religioni: si ha così la nascita di una sorta di “scienza religiosa”, che affronta tematiche e testi sacri mediante approcci puramente scientifici. Un esempio lampante è costituito dal testo di Piergiorgio Oddifreddi “Perché non possiamo essere cristiani”: l’autore affronta la Bibbia, i principali testi del cristianesimo ed i suoi dogmi utilizzando strumenti scientifici ed evidenziano le debolezze logiche di ogni parte del testo. Purtroppo il tono del libro tende ad essere eccessivamente polemico, pur riuscendo ad esprimere limpidamente le proprie tesi: “in un mondo tecnologico e in un’era scientifica, in cui una comunità transnazionale di ricercatori seri e colti si danna l’anima per cercare risposte concrete e precise a domande sensate e profonde sull’universo, sulla vita e sull’uomo, la Chiesa non trova infatti di meglio che riproporre in maniera immutata ed immutabile le sue favole mediorientali e le sue formule scolastiche, ottusamente chiese a tutto ciò che il pensiero ha prodotto di buono tra i giubilei del 1600 e del 2000: cioè tra il rogo di Giordano Bruno e la sequenziazione del Genoma Umano”. Di altro genere è invece l’opera di Corrado Augias e Mauro Pesce “Inchiesta su Gesù”: il libro affronta la tematica della figura di Gesù dal punto di vista storico, sfruttando le conoscenze moderne e tentando di darne un quadro preciso, ma anche oggettivo; lasciando spazio tuttavia alla fede: “Si “crede” in ciò che non si conosce, ma come continuare a credere se i testi sacri sembrano sbagliare? […] A partire dal secolo XIX, ossia da quando la storiografia e l’esegesi biblica si sono applicate allo scrutinio meticoloso dei testi, questa è stata la drammatica divisione che si è venuta a creare: da una parte ciò che si “doveva credere” per comune, secolare accettazione, per dotta elaborazione, per ingenua fede, in una parola per quella tradizione cristiana che ha contribuito ad edificare la civiltà dell’Occidente; dall’altra l’evidenza che i testi sacri sono il frutto di disparate contingenze, risultato di numerosi rifacimenti e manipolazioni e che, come tali, possono essere letti ed analizzati”. Al termine di queste considerazioni sembra impossibile concepire il divario sussistente tra religione e scienza, come sanabile. Questo problema viene particolarmente percepito da chi si sente diviso tra questi due mondi: scienza e religione, ragione e fede, spesso propongono dei conflitti considerevolmente laceranti. Resta storica la frase di Albert Einstein “Dio non gioca a dadi con l’universo”: parole che esprimevano la sua profonda fede in Dio…a discapito delle ormai accettate teorie sulla meccanica quantistica. Lo stesso Mauro Pesce nel libro “Inchiesta su Gesù”, afferma “sono convinto che la ricerca storica rigorosa non allontani dalla fede, ma non spinga neppure verso di essa. Una cosa è cercare Gesù per ottenere benefici di salvezza o, al contrario per criticare e combattere la fede delle Chiese. Tutt’altra è tentare di conoscere storicamente ciò che Gesù ha in effetti detto, sperimentato e creduto.” Il conflitto tra scienza e religione dunque è ben lungi dall’essere risolto: ragione e fede si contendono tutt’oggi il monopolio delle “verità”. Sicuramente la cessazione di un atteggiamento acritico e passivo nei riguardi della religione e della Chiesa ha permesso lo sviluppo di una maggiore e profonda conoscenza dell’universo, del corpo umano e dell’origine della vita. Allo stesso tempo le ingenue concezioni Illuministe basate su una fiducia cieca nel potere della ragione e del raziocinio sono state anche esse superate, così come il positivismo scientifico. In definitiva, il dibattito tra scienza e fede nasce semplicemente dall’esigenza umana di trovare delle risposte a domande fondamentali; il grado di vivacità e di animazione di questa dialettica è semplicemente un indice della nostra necessità di trovare delle risposte plausibili, confermabili e, per quanto possibile, “veritiere”. Le reciproche indagini del mondo religioso in campo scientifico e dei rappresentanti della scienza in campo religioso non fanno altro che portare ulteriori spunti, approfondimenti e argomentazioni per temi cari a tutti noi: la discussione quindi, sebbene molto animata, risulta sicuramente proficua e di ulteriore sprone allo sviluppo della conoscenza umana. Dott. Mag. Elena Caovilla Università Degli Studi dell’Insubria (Como) Dipartimento di Fisica e Matematica 73