Ottopagine CULTURA GIOVEDÌ 24 DICEMBRE 2009 di Terra mezzo AUGURI Per Natale occorre compiere un percorso interiore, se non di culto, almeno “religioso”, un ringraziamento alla Vita e un augurio per il futuro di ogni bene, che Ottopagine e il Centro di documentazione sulla Poesia del Sud affidano ad alcuni poeti meridiani meridiani Davide Maria Turoldo Mio Natale di quando … Ma quando facevo il pastore allora ero certo del tuo natale. I campi bianchi di brina, i campi rotti al gracidio dei covi nel mio Friuli sotto la montagna, erano il giusto spazio alla calata delle genti favolose. I tronchi degli alberi parevano creature piene di ferite; mia madre era parente della vergine, tutta in faccende finalmente serena. Io portavo le pecore fino al sagrato e sapevo d’essere un uomo vero del tuo regale presepio. Alessandro Di Napoli La luce del tuo arrivo mi allevia il fardello della deriva. Ti aspetto, come sempre, fuori dalla chiesa. Ho bisogno di parlare al tuo sorriso innocente, che ti dica senza fretta: “benvenuto, non lasciarmi più solo”. Pur con le poche stelle, la pioggia, il vento, la neve, sei il sole della vita che mi riscalda le ferite. Franca Molinaro Una preghiera Ti osannai inseguendo una cometa, nella notte scellerata dei pastori. Ti ascoltai sulla montagna, già pregustavo beatitudini. Nel tempio tra i mercanti, a frustate mi scacciasti. Ma io ti condannai, sul calvario a piedi nudi ti portai. Forse ti dimenticai. Ti ritrovai nell’acheropita invecchiata, nell’olio fragrante dell’aloe. Immortalai l’immagine indelebile, frammista con carbonio e quintessenza. Ti parlai, infinitesima parte di sapienza, granello di sabbia in un deserto di insulsaggine. Una preghiera, ricomponimi all’energia primordiale, perdonami se puoi, fammi tornare. Per un Natale vero di PAOLO SAGGESE È Natale, ce ne siamo accorti dalle illuminazioni immancabili di questi giorni, dagli auguri che ci siamo scambiati con i familiari, gli amici, i conoscenti. Ce ne siamo accorti dai regali che abbiamo acquistato chi più chi meno - a seconda delle possibilità e crisi permettendo. Forse ce ne siamo accorti, perché ognuno di noi si carica di buoni propositi che non sempre è in grado di mantenere. Si poteva vivere il Natale, un Natale “vero”, la sera del 19 dicembre a Trevico, in occasione dei cinquant’anni di sacerdozio di don Michele Cogliani, che ha voluto celebrare questo suo compleanno in Dio attraverso le poesie di autori nazionali ed irpini sul Natale, illustrati con competenza e acume da Alessandro Di Napoli, selezionati insieme a Franca Molinaro. Lo spettacolo era da cartolina: la bellissima Cattedrale, la cripta con il presepe semplice e lineare, il camino acceso, il vento - evocato in alcuni racconti da Ettore Scola -, la Mi sono specchiato ne le verdi, montane acque d’un lago, e mi son visto solo, distrutto; vecchio di secoli: tutto il mio passato è macerie … Un treno bianco di roulottes corre giù al devastato Meridione povero e crocifisso, vuoto di ciminiere; grande d’amore. In ospitali brughière elvetiche, fra cime d’alberi e cùspidi aguzze di campanili stride il gabbiano a l’acque scure del Reno. E nel tramonto al gelido nevischio, una campana suona pietosa; or la fanciulla bionda l’augurale ramo d’abete porge a la folla. Natale è al Nord: ne la piazza grande di Basilèa lo zampognàro piange il rosso tetto d’argilla neve ghiacciata sul lastricato e sulle macchine, le persone che si tenevano in un equilibrio instabile, la comunità e il sindaco intorno al loro sacerdote. Veniva in mente una bellissima poesia di Turoldo, che il poeta faceva precedere da queste parole: “Non sono auguri di Natale, è appena una parentesi. Infatti ho paura che anche il nostro modo di ‘festeggiare’ il mistero di Dio e dell’uomo non sia nulla di più che una parentesi. Esiste infatti una dicotomia tra fede e culto, e tra vita e liturgia, per cui il culto sembra essere un superstite; diciamo pure che spesso è una prassi dovuta all’inerzia della psiche”. Insomma, per Natale occorre compiere un percorso interiore, se non di culto, almeno “religioso”, un ringraziamento alla Vita e un augurio per il futuro di ogni bene, che Ottopagine e il Centro di Documentazione sulla Poesia del Sud affidano ad alcuni poeti meridiani. spiaggia de la morte. Carmine F. Venezia Natale 80 frantumato al suolo sotto il muro de l’orto; feroce massa scura grondante detríti assassini … E piange e pensa: grazie, fratello, per la calda tunica che m’hai donata, e i sandali con cui raggiunto hai celere il porto del mio cupo inferno. Ma il tuo lenzuolo, sudario bianco intorno ai nudi corpi, or di mio padre, or di mia sorella funerea, estrema síndone vogante, è a la pietrosa 25 Dove i tralícci, Giuseppe Iuliano Ritorno al presepe Il mio Natale ha fili d’argento ai capelli e verde di rami figura l’abete negli occhi. Oggi ha ricordi di vuote capanne alla mangiatoia e voci di pastori ed angeli mute al coro. Il mio Natale ha lampi di fosforescenza luci e colori a singhiozzo come il giorno che viene che stende arcate di ponti fra gli uomini oasi di palme alle dune. Beduini e meticci percorrono a carovane mari di deserto sotto la stella cometa di lampioni mezzana velata complice di fughe per ogni Egitto. È angoscia di nomadi - né magi né re – smuovere a sdegno la forza assassina di Erode la paura istintiva della gente. Natale è ritorno al presepe. Città di statuine di gelo aspettano soffi di greppia per sciogliersi in acqua e neve. Gabriele De Masi La notte di Natale La notte di Natale mio padre in testa con le candele accese, portavamo io ed i miei fratelli il Bambino, dalla campana di vetro in giro per le stanze di casa fino a mia madre, in cucina, che sorrideva preparando le frittelle per la festa. Raffaele Della Fera Preghiera àncora fra sconvolti fili pendenti, sono croci con le braccia tese sotto il grigio cielo: fino a quando, Dio mio, continuerò a guardare, vagando, la desolazione impietrita senza lagrime, i volti scarni, emaciàti de le donne del Sud? Un solo minuto mi ha reso vecchio di secoli. Dov’era terra un dì son cave vuote: il mio paese or non è più. Tutto è macerie; e già su tutte le macerie è neve … Dio, quanta pena mi ha lasciato in cuore Maria! Dimmi una parola adesso che son solo Dammi una certezza adesso che mi divora il dubbio Cercami per l’aria lieve per l’odio e per l’amore che ho cercato Cercami per le paure che ho nell’animo e come un aquilone lasciami al vento Ma come sono piccoli i tuoi cieli Come sono grandi i tuoi sospiri