Oltre l’Austerità
Un Piano di Crescita Economica Sostenibile durante la Terza Rivoluzione Industriale, per
l’Unione Europea
(Un Resoconto Sintetico dell’intervento d’Apertura di Jeremy Rifkin durante il “Mission
Growth Summit: Europe at the Lead of the New Industrial Revolution”, presentato dalla
Commissione Europea, 29 maggio 2012)
(Beyond Austerity
A Sustainable Third Industrial Revolution
Economic Growth Plan For the European Union
(An Executive Summary of Jeremy Rifkin's Keynote Speech for the Mission Growth Summit: Europe at the Lead of the
New Industrial Revolution, hosted by The European Commission, May 29th 2012)
Per mesi la comunità internazionale si è tormentata circa le future prospettive dell’Unione Europea.
La dilagante crisi economica ha fatto sì che venissero poste domande impensabili sulla
sopravvivenza del modello attuale della UE. La crisi europea fa parte di una ben più grande
flessione economica di scala globale. Un costo energetico in aumento, impatti negativi causati dal
cambiamento climatico all’ordine del giorno sull’agricoltura e sulle infrastrutture, il rallentamento
dell’economia mondiale, disoccupazione in ascesa e un crescente debito pubblico e personale,
hanno spinto il mondo sull’orlo di una crisi senza precedenti e di proporzioni immani.
L’Europa si trova ora intrappolata in un vortice e attualmente è impegnata nella lotta per tenere in
vita l’Eurozona e con essa il futuro del sogno europeo. Quasi tutti sono in accordo sulla necessità
che ogni Paese membro ponga in essere nuovi programmi di austerità per ridurre il debito pubblico
e che venga attivato un meccanismo di regole che controlli le istituzioni economiche e i mercati
europei. Quale che sia, il piano economico dovrà, tuttavia, curarsi di non compromettere le linee
guida del sogno europeo il quale include: la preservazione del modello sociale e dei mercati;
l’impegno a portare avanti una crescita economica sostenibile; il miglioramento della qualità della
vita per ogni cittadino e la realizzazione di un mondo più giusto e pacifico.
Vi è però una diffusa percezione che le sole misure di austerità saranno insufficienti ad assicurare
un futuro all’Europa e ai suoi Paesi membri. Questa volta perché le sfide che si trovano ad
affrontare l’Unione Europea e il mondo vanno ben oltre le politiche fiscali, monetarie e di
regolamentazione. La seconda rivoluzione industriale, mossa da combustibili fossili sempre più
costosi, organizzata su una rete elettrica obsoleta e una rete di trasporti superata, tutto questo
radicato in un modello infrastrutturale basato su combustibili fossili in declino, è incapace di creare
migliaia di nuove attività e milioni di nuovi posti di lavoro. Sta diventando sempre più palese ciò di
cui ha bisogno l’Europa, in particolare, un nuovo approccio economico che tenga conto di un futuro
più equo e sostenibile.
Oggi in Europa, la tecnologia internet e le risorse energetiche rinnovabili si fonderanno per creare
l’infrastruttura per la terza rivoluzione industriale (TIR) capace di rivitalizzare il mercato europeo,
procedere verso il nuovo stadio di integrazione economica europea e di favorire il consolidamento
dell’Unione Europea, intesa come uno spazio politico. Nell’era a venire, milioni di Europei
produrranno la propria energia rinnovabile nelle loro case, uffici e industrie e la condivideranno
all’interno di una rete internet di elettricità pulita, proprio come generiamo e condividiamo dati
online.
Paradossalmente, mentre il pubblico europeo sta invocando a gran voce una nuova visione
economica che possa traghettare l’Europa in un periodo di crescita sostenibile, il Consiglio Europeo
e la Commissione Europea hanno sviluppato, senza tanto clamore, un tale piano. La “Road map per
procedere verso una economia competitiva a bassa emissione entro il 2050” della Commissione
Europea, che sarà presa in considerazione dagli Stati membri durante la presidenza danese del
Consiglio Europeo, richiede una definizione dei cinque pilastri fondamentali che costituiranno le
fondamenta per la infrastruttura della terza rivoluzione industriale a partire da adesso fino al 2050.
I cinque pilastri della terza rivoluzione industriale sono (1) il passaggio a fonti di energia
rinnovabile; (2) la trasformazione del patrimonio edilizio di ogni Paese in micro-centrali
energetiche per la raccolta di energia rinnovabile in situ; (3) l’impiego di idrogeno e altre tecnologie
di stoccaggio in ogni edificio e infrastrutture per immagazzinare risorse energetiche a intermittenza;
(4) l’utilizzo della tecnologia internet per trasformare la rete energetica di ogni Stato in una rete
internet energetica che agisca come internet (quando milioni di edifici produrranno una piccola
quantità di energia locale, in situ, potranno rivendere il surplus di energia alla rete e condividere
l’elettricità con i loro compatrioti); e (5) la transizione della flotta dei mezzi di trasporto verso
l’adozione di veicoli elettrici a pile con cui sarà possibile acquistare e vendere energia basandosi su
una rete intelligente, interattiva e continentale.
La creazione di un regime energetico rinnovabile, supportato dagli edifici, in parte immagazzinato
sotto forma di idrogeno, distribuito attraverso una internet dell’energia e connesso a un sistema di
trasporto plug-in e a emissioni zero, apre la porta alla terza rivoluzione industriale. L’intero sistema
è interattivo, integrato e invisibile. Quando questi cinque pilastri si uniranno, creeranno una
piattaforma tecnologica indivisibile - un sistema emergente le cui proprietà e funzioni sono
qualitativamente differenti rispetto alla somma delle parti. In altre parole, le sinergie tra i pilastri
costituiranno un nuovo paradigma economico che trasformerà l’Europa e, durante il processo,
creeranno migliaia di imprese e milioni posti di lavoro, rendendo l’Europa l’economia più
competitiva al mondo.
La Road map per il 2050 sottolinea la necessità di ingenti e prolungati investimenti pubblici e
privati di circa 270 miliardi all’anno - o almeno l‘1,5% del PIL annuale dell’UE - per raggiungere
l’obbiettivo di un’economia a bassa emissione, in aggiunta all’attuale investimento del 19% del PIL
nel 2009. Mentre per quanto riguarda i dettagli per il finanziamento per la transizione verso
l’infrastruttura della terza rivoluzione industriale, saranno necessarie altre discussioni nei mesi e
negli anni a venire; è essenziale che il Consiglio Europeo, durante la presidenza danese, colga
l’occasione di gestire pubblicamente la TIR per proseguire verso la fase successiva
dell’integrazione europea.
Permettetemi di mettere in evidenza quest’ultimo punto. Mentre tutti i cinque pilastri della terza
rivoluzione industriale vengono portati avanti nella Road map per il 2050, essi sono riservati e non
vengono impiegati per descrivere l’avvento di una nuova infrastruttura industriale per una nuova era
economica. I capi di governo UE devono ora collegare i punti e spiegare come i cinque pilastri della
terza rivoluzione industriale si uniranno per creare un nuovo e invisibile paradigma economico.
La transizione verso la terza rivoluzione industriale necessiterà una riconfigurazione del mercato
all’ingrosso della infrastruttura economica dell’Unione Europea, creando milioni di posti di lavoro e
innumerevoli nuove opportunità per le imprese. Le nazioni dovranno investire nelle tecnologie per
l’energia rinnovabile su grande scala; convertire milioni di edifici in micro-centrali di energia
elettrica pulita; incorporare l’idrogeno e altre tecnologie di stoccaggio nelle infrastrutture; porre le
basi a una internet dell’energia verde e trasformare le automobili con motori a combustione interna
in veicoli elettrici a pile plug-in.
Il rifacimento delle infrastrutture di ogni nazione e l’ammodernamento delle industrie richiederà
un’importante formazione dei lavoratori su una scala paragonabile all’addestramento professionale
avutosi con l’avvento della prima rivoluzione industriale. La nuova forza lavoro hi-tech della terza
rivoluzione industriale dovrà essere esperta nelle tecnologie per l’energia rinnovabile, costruzioni
eco-sostenibili, nella tecnologia dell’informazione integrata nella programmazione di computer,
nanotecnologia, chimica sostenibile, sviluppo di pile a combustibile, gestione delle centrali
energetiche, trasporto ibrido e a idrogeno e centinaia di altri campi tecnici.
La Germania, il motore economico dell’Europa, è all’avanguardia nella transizione verso la terza
rivoluzione industriale del continente. La nazione genera il 20% della propria elettricità da risorse
rinnovabili e si prevede che la produzione raggiunga il 35% nel 2020.
Parimenti notevole, più di un milione di edifici in Germania si sono parzialmente convertiti a
micro-centrali energetiche verdi. Nel frattempo, il governo federale tedesco sta stabilendo impianti
di stoccaggio per l’idrogeno in tutto il Paese e sperimentando l’internet dell’energia pulita - la smart
grid - in sei regioni. Daimler, la compagnia che inventò il motore a combustione interna e che fece
partire la seconda rivoluzione industriale, sta mettendo a punto delle stazioni per il rifornimento di
idrogeno in attesa della produzione di massa delle proprie automobili a pila a combustibile nel
2015.
Per la generazione più giovane di Europei, che è cresciuta con internet ed è abituata a creare la
propria informazione e a condividerla con milioni di persone negli spazi sociali virtuali, l’idea di
generare la propria energia e condividerla con una piattaforma di internet energetico con tutta
l’Europa, è stata accolta con entusiasmo. Quando ogni famiglia europea, vicinato e impresa
diverranno un punto focale in un network di energia distribuita e collaborativa che coinvolgerà
l’UE, i cittadini si sentiranno attivamente connessi alla vita politica ed economica dell’Europa.
L’opportunità è evidente. L’Unione Europea ha 500 milioni di consumatori e altri 500 milioni
potenziali nelle regioni associate ad essa, prospettandosi il più grande e ricco mercato interno nel
mondo. La chiave di volta consiste nel creare un regime invisibile di distribuzione di energia
rinnovabile, una internet dell’energia verde e un network di comunicazione e trasporti, che
permetterà a un miliardo di persone di entrare in un commercio sostenibile in tutto il continente
europeo e nelle aree periferiche. Fintantoché l’Unione Europea potrà realizzare efficacemente
un’Europa post-combustibili fossili e trasformare il continente nel più grande mercato integrato del
mondo, prospererà e l’Unione Europea raggiungerà una certa maturità.
Il problema, in questa fase del percorso dell’Unione Europea, risiede nel fatto che gran parte della
nuova visione economica e del piano di sviluppo è stato - con grandi sforzi -realizzato con oscuri e
arcani rapporti tecnici che non stimolano l’immaginazione della cittadinanza europea e della
comunità d’investimenti internazionale. Perciò, la maggior parte del pubblico europeo è quasi del
tutto all’oscuro degli anni che sono stati impiegati per formare la successiva fase dell’integrazione
economica europea. Se la UE raggiungerà l’obbiettivo di superare la grande sfida della
trasformazione della sua infrastruttura in un’economia sostenibile della terza rivoluzione
industriale, sarà necessario rendere il caso pubblico - specialmente per la generazione più giovane.
In breve, i capi di governo dell’UE dovranno realizzare una descrizione che metta insieme tutti i
programmi e le iniziative in un piano di sviluppo per la terza rivoluzione industriale e per la fase
successiva dell’integrazione europea.
Negli scorsi mesi, tra le tante persone che ho incontrato con il Presidente Barroso, la cancelliera
Merkel, il Ministro dell’Industria Antonio Tajani e il primo ministro danese Helle ThorningSchmid, tutti hanno espresso un vivo interesse nell’indirizzare l’UE e il mondo verso l’era TRI. La
Road map per il 2050 traccia i dettagli tecnici per la transizione verso una infrastruttura TRI e non
richiede alcun tipo di lavoro preparatorio né della Commissione Europea né del Consiglio Europeo.
Ciò che serve è una chiara e doverosa presentazione della terza rivoluzione industriale per ottenere
il sostegno dell’opinione pubblica europea.
Note sull’autore
Jeremy Rifkin è autore del best seller del New York Times “La Terza Rivoluzione Industriale:
Come il “Potere Laterale” Sta Trasformando l’Energia, l’Economia e il Mondo”. E‘ consigliere
dell’Unione Europea e di vari capi di stato del mondo. E‘ Senior Lecturer del Wharton School’s
Executive Education Program dell’Università della Pennsylvania e presidente della Foundation on
Economic Trends in Washington, D.C.