“LA SOCIOLOGIA DELLA CULTURA DA PARSON ALLA NUOVA

“LA SOCIOLOGIA DELLA
CULTURA DA PARSON ALLA
NUOVA SOCIOLOGIA DELLA
CULTURA”
PROF. SSA GRAZIA GADDONI
Università Telematica Pegaso
La Sociologia della cultura da
Parson alla nuova sociologia
della cultura
Indice
1
LA SOCIOLOGIA DELLA CULTURA ----------------------------------------------------------------------------------- 3
2
PARSON ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 8
3
I QUATTRO SISTEMI CHE INTERVENGONO NELL'AZIONE SOCIALE ---------------------------------- 11
4
PARSON ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ 14
5
LA NUOVA SOCIOLOGIA ------------------------------------------------------------------------------------------------ 15
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)
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La Sociologia della cultura da
Parson alla nuova sociologia
della cultura
1 La Sociologia della cultura
La Sociologia della cultura studia la dimensione culturale dei fenomeni sociali e le modalità
di formazione e di trasmissione di conoscenze, valori, credenze, simboli. Sempre più spesso gli
studiosi nelle loro ricerche hanno cercato di analizzare la formazione e la conservazione di questi
elementi della cultura, senza considerarli meri riflessi di fattori determinanti (ad es. economici,
giuridici, biologici o psichici).
In Germania, negli anni 20, emerse il tentativo di dare vita a una sociologia della cultura e a
una sociologia della conoscenza, intese spesso come equivalenti. Tra gli autori principali ricordiamo
Alfred Weber, fratello minore di Max, Karl Mannheim e Max Scheler, ricordati per aver contribuito
a questa fondazione. Per A. Weber premessa necessaria della sociologia della cultura è il
riconoscimento dell’esistenza di due mondi diversi:
1. l’universo oggettivo e universale delle forme dell’elaborazione scientifica, tecnica ed
organizzativa;
2. l'universo soggettivo e particolare dell’elaborazione artistica, religiosa, letteraria, rituale.
Il materiale grezzo dell’esperienza nel primo mondo è plasmato dalla ragione e
dall’intelletto, nel secondo è creato dal sentimento, precisandosi quindi come una sfera
essenzialmente espressiva ed emozionale.
Per definire questi due ambiti o sfere distinte e opposte Weber si serve dell’antitesi tra
cultura e civilizzazione.
Questa opposizione inizialmente contrapponeva la concezione romantica a quella
illuministica della storia, mentre in seguito, alla fine dell'800 descrive la crescente razionalizzazione
e meccanizzazione prodotte dall’affermarsi del progresso tecnico-scientifico in opposizione ai
valori spirituali della cultura di un popolo.
In Weber la contrapposizione tra comunità e società si caratterizza come contrapposizione
tra il mondo culturale, vicino ai sentimenti e ai destini vitali degli individui, e il mondo civilizzato,
in cui il pensiero tecnico-scientifico della natura produce una razionalizzazione oggettiva e
impersonale, estranea agli affetti e alla vita emozionale delle persone. Ne consegue che solo la
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civilizzazione si sviluppa secondo un andamento progressivo; al contrario i prodotti della cultura
non sono ordinabili in alcuna scala, si possono ripresentare nella stessa società in periodi diversi o
contemporaneamente in società diverse, e non sono in questo senso confrontabili. Per la cultura non
si può parlare di progresso ma solo di “fluttuazione” e “movimento”. Con questo modo di intendere
la cultura Alfred Weber non poteva che entrare in polemica col fratello, per quanto riguarda il modo
stesso di concepire la cultura.
Mentre per Alfred la cultura si configura come un oggetto a sé stante, per Max invece la
cultura è un campo di ricerca costruito in base a un’operazione di selezione e di attribuzione di
significato. Per quest’ultimo non sarebbe possibile distinguere mondo della cultura e mondo della
civilizzazione, né tantomeno attribuire ad uno un valore inferiore all’altro.
Tuttavia la grande notorietà di A.Weber si offuscò in breve tempo, anche se alcuni temi da
lui affrontati hanno influenzato la sociologia della cultura dei suoi allievi come: Mannheim e
Scheler, che, negli anni 20, elaborarono i fondamenti di una nuova disciplina, la sociologia della
conoscenza.
Questa se per M. doveva essere intesa come un ambito di una più ampia sociologia della
cultura, per S. di fatto sociologia della cultura e del sapere coincidono. Anch’essi esprimevano il
tentativo di presentarsi come risposta al marxismo.
Al centro del loro interesse vi era la ricerca delle relazioni tra esistenza e pensiero, tra
diversi aspetti della conoscenza e il più ampio conteso storico-sociale in cui si sviluppano. Questa
prospettiva di si collega all'approccio della scuola sociologica francese di sociologia, anch'essa
interessata a studiare il rapporto tra pensiero e fattori socio-economici
La sociologia classica sviluppa teorie e analisi empiriche, in cui la cultura assume un posto
centrale nell'interpretazione dei fenomeni sociali.
L'interesse dei sociologi classici, da Durkheim a Weber a Simmel, era quello di attribuire
centralità allo studio della cultura, partendo dal problema di come gli aspetti simbolici si colleghino
a livello delle relazioni sociali e della struttura sociale. Era necessario uno studio analitico della
cultura elaborando un approccio specificamente sociologico allo studio della cultura.
La sociologia classica si discosta dunque dalla concezione della cultura sviluppata
dall'antropologia, per diversi aspetti:
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1° aspetto riguarda la distinzione analitica società-cultura, che è particolarmente rilevante
nella scuola sociologica francese.
2° aspetto, collegato al primo, è tipico della tradizione americana e di quella tedesca.
L'enfasi sulla differenziazione interna alla cultura, che nasce dall'interesse della sociologia ad
analizzare le diversità interne a una cultura metropolitana, e dell'importanza che assume la
dimensione storica e temporale dei fenomeni culturali. Le culture non sono intese come strutture
atemporali, fisse e tendenti ad autoriprodursi, ma sono flessibili e il loro cambiamento deriva sia da
differenze interne sia da fattori esterni, relativi soprattutto agli scambi e alle relazioni che si
intersecano.
3° aspetto, sottolinea la capacità creativa e innovativa della cultura e si ricollega alla scuola
americana e alla tradizione tedesca. Viene presa in esame l'importanza attribuita alla presenza di
contraddizioni dei sistemi culturali, alle differenze tra gruppi, all'emergere di nuovi movimenti che
possono sorgere per contrastare e sostituire una dottrina ritenuta ambigua. Weber prende in
considerazione il concetto di carisma per spiegare l'origine di nuovi sistemi di idee: alcuni
movimenti religiosi, come i movimenti profetici, nascono da una rottura con una tradizione già
esistente e fanno riferimento all'autorità carismatica, basata su doti personali del profeta che
annuncia una dottrina religiosa e una nuova o antica rivelazione.
4° caratteristica, sottolinea l'importanza delle forme dell'interazione sociale mettendo a
fuoco la dialettica che si instaura tra gli individui, in particolare tra la generazione più giovane e le
cosiddette "agenzie di socializzazione" (la famiglia, il gruppo di amici, gli insegnanti, ecc.), dove i
primi non sono intesi come agenti passivi, ma agenti attivi guidati dalle risorse cognitive e affettive
che pian piano acquisiscono .Questa caratteristica è la meno sviluppata dalla tradizione sociologica.
Infatti Durkheim e la scuola francese di sociologia adottano un modello simile a quello
dall'antropologia, dove la trasmissione culturale è vista come un processo di condizionamento che
agisce su fattori inconsci, e fa sì che i membri più giovani della società si conformino ai valori e alle
regole condivise dalla comunità sociale.
Émile Durkheim, ponendosi il problema del perché la società stia insieme, ritiene che ogni
società si stabilisce e permane solo se si costituisce come comunità simbolica, i cui componenti,
sulla base di una fiducia reciproca e di una sorta di corrente emotiva, generano un consenso morale
e cognitivo.
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Solidarietà meccanica/Solidarietà organica. Con la seconda la “coscienza collettiva” subisce
una trasformazione sia nella forma sia nel contenuto, ma non scompare.
Nei suoi studi e in quelli dei suoi allievi, come abbiamo visto, hanno una grande importanza
le rappresentazioni collettive, cioè insiemi di norme e credenze condivise da un gruppo sociale,
sentite dagli individui come obbligatorie. Esse vengono considerate da Durkheim vere e proprie
istituzioni sociali che costituiscono il cemento della società, consentono la comunicazione e
cambiano con le istituzioni.
La riflessione di Durkheim sulle rappresentazioni collettive rischiava però di essere troppo
rigida, poiché presupponeva delle conoscenze sovra individuali che si impongono dall’esterno con
una forma di coercizione, che pur non escludendo il ruolo della personalità individuale, tende a
enfatizzare l’aspetto statico su quello dinamico.
Psicologi contemporanei come Serge Moscovici hanno sviluppato in senso più
fenomenologico e dinamico l’idea di “rappresentazioni sociali” che ci guidano nella lettura o nella
definizione della realtà e nella nostra azione in tale realtà.
Come scrive Moscovici:
«Nessuna mente è libera dagli effetti del condizionamento precedente che viene imposto
attraverso le rappresentazioni, il linguaggio e la cultura che le sono proprie. Noi pensiamo per
mezzo di una lingua; organizziamo i nostri pensieri in base ad un sistema che è condizionato, sia
dalle nostre rappresentazioni sia dalla nostra cultura; e vediamo solo quello che le convenzioni
sottostanti ci permettono di vedere, senza essere consapevoli di tali convenzioni» (Moscovici, 2005,
pp. 13-14.).
Da questo punto di vista – sottolinea Moscovici - la nostra posizione non è diversa da quella
di una qualsiasi tribù a cui attribuiamo un sistema di “credenze”. Noi possiamo naturalmente
divenire più consapevoli dell’aspetto “convenzionale” dei nostri linguaggi, idee, rappresentazioni
ma non potremo mai sottrarci completamente al loro condizionamento. Una strategia migliore, ci
dice Moscovici, è quella di scoprire, riconoscere e tentare di rendere esplicite queste
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rappresentazioni in modo da poterle in qualche modo vedere e discutere. Insomma non essere
passivamente succubi.
L'approccio sociologico allo studio della cultura si è affermato tra la fine dell'800 e i primi
decenni del 900. La sociologia prendeva in considerazione le sfide della società industriale con i
suoi processi di urbanizzazione, di mobilità sociale geografica, di sviluppo delle forme di trasporto
dei mezzi di comunicazione. L'interesse scientifico analizza il rapporto tra pensiero e realtà sociale,
il ruolo dell'ideologia, delle differenze dei valori, orientamenti culturali e stili di vita tra strati
sociali, gruppi etnici, e generazione. Nella sociologia classica è stata anticipata la prospettiva critica
di quel modello di Homo Sociologicus visto come drogato dalla cultura, che affonda le sue radici
nel paradigma dominante dall'antropologia culturale, e che occuperà la scena sociologica per una
buona parte del 900, almeno sino agli anni 60.
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2 Parson
A partire dagli anni 30 si ha un declino nell'interesse per la cultura da parte dei sociologi. Le
ricerche tra idee e struttura sociale, che avevano costituito il campo privilegiato da sociologia della
conoscenza del periodo classico, subiscono un arresto. A ciò è conseguito l'assenza della sociologia
della cultura come disciplina nelle università.
Negli anni 50, negli Stati Uniti, la prospettiva empirica e pragmatica della scuola sociologica
di Chicago lascia spazio alla prospettiva dello struttural-funzionalismo elaborata da Parson (19021979), che mette in evidenza la struttura, cioè la società e il funzionalismo, cioè lo studio delle
diverse funzione della società. Questa rappresenta il tentativo più importante di elaborare una teoria
generale dell'azione sociale con l'obiettivo di conferire alla sociologia il riconoscimento di scienza
autentica, definendone il posto accanto alle altre scienze dell'uomo.
Lo struttural-funzionalismo sostituisce la Scuola di Chicago. Talcott Parsons (1902-1979) è
il sociologo che più di ogni altro segnerà la sociologia per almeno 30 anni. Lo strutturalfunzionalismo studia le strutture sociali e il principio che ciascun sistema sociale funziona in modo
da rispondere alle esigenze di riproduzione della società.
Nasce la Teoria generale dell’azione sociale (sociologia scienza autentica, autonoma e
posizionata rispetto alle altre scienze)
Questo grande sforzo teorico, che ha dominato la scena sociologica fino agli anni 60,
attribuiva alla cultura un posto importante.
Parson si differenzia dal significato totale attribuito alla cultura dall'antropologia che, ancora
alla fine degli anni 20, la concepiva come l’insieme dei costumi e delle abitudini acquisiti dall'uomo
in quanto membro della comunità sociale. Nel far ciò si ricollega a Weber e Durkheim. Insieme ad
alcuni antropologi, opera una restrizione dell'ambito semantico del concetto di cultura, e ne
identifica il suo carattere astratto di costrutto e di strumento concettuale, che deve essere accettato e
verificato, ma che non esiste come realtà immediatamente constatabile.
Parsons crea dunque una definizione più ristretta dell’ambito semantico del concetto di
cultura :
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La cultura si basa su sistemi strutturali o ordinati di simboli che sono gli oggetti
dell’orientamento dell’azione, su componenti interiorizzate della personalità dei soggetti agenti
individuali e su modelli istituzionalizzati dei sistemi sociali
Dalla sua interpretazione della cultura si possono rilevare due aspetti molto importanti:
1) l'accento si sposta dal carattere adattativo che la cultura possedeva nell'analisi
antropologica delle popolazioni primitive (intesa come insieme di costumi che favoriscono la
sopravvivenza di un gruppo sociale), al carattere normativo della cultura. Ora la cultura è definita
come insieme dei modelli di comportamenti che la comunità sociale ritiene validi, su cui esiste
quindi un consenso sociale e una condivisione, e che i membri di tale società sono tenuti a rispettare
e a trasmettere alla generazione successiva. Questo aspetto normativo collega la cultura alle
componenti motivazionali dell'azione, fornendo agli individui criteri in base ai quali orientare il
proprio comportamento. Affinché la cultura possa svolgere questa funzione regolativa di bussola
del comportamento, è necessario che si fondi su un sistema di valori. Ricostruire un sistema di
valori significa formulare delle ipotesi e trovare degli indicatori in base ai quali ricostruire la
struttura interna di questo sistema.
2) secondo Parson, è importante mantenere analiticamente distinte cultura e società. A
livello generale di analisi Parson distingue quattro sottosistemi che intervengono nell'azione sociale:
la personalità, la cultura, il sistema sociale e l'organismo biologico.
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•
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L’organismo biologico svolge la funzione di adattamento.
•
La personalità svolge la funzione del conseguimento - goal attainment - cioè produce
e riproduce le forme della coesione e della solidarietà.
•
Il sistema sociale ha una funzione di integrazione in quanto produce e riproduce le
forme della coesione e della solidarietà.
•
Cultura: svolge la funzione di latenza ( è presente ma non attiva)
La cultura non è più un sistema attraverso cui l’individuo si adatta, ma un sistema attraverso
cui la società trasferisce norme. È l’insieme dei modelli di comportamento che la comunità sociale
ritiene validi, su cui esiste un consenso sociale e una condivisione e che i membri di tale società
sono tenuti a rispettare e a trasmettere alla generazione successiva. La cultura svolge la funzione di
latenza, offrendo agli attori sociali la motivazione e il senso dell’azione attraverso valori, norme,
idee che le persone apprendono e interiorizzano durante la socializzazione
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3 I quattro sistemi che intervengono nell'azione
sociale
Nella realtà ogni azione sociale si costituisce in base a tutti e quattro i sistemi
contemporaneamente. La distinzione viene fatta in base alle funzioni che ognuno di essi svolge:
- l'organismo biologico, svolge la funzione di adattamento, stabilisce un rapporto con
l'ambiente fisico sia trasformando l'ambiente in base ai bisogni dell'azione, via adattandosi ai suoi
vincoli;
- la personalità, svolge la funzione del conseguimento in quanto mobilità le energie e risorse
psichiche necessarie a raggiungere gli scopi definiti;
- il sistema sociale, rappresenta la funzione dell'integrazione poiché stabilisce le forme della
coesione della solidarietà;
- la cultura, svolge la funzione di latenza, in quanto fornisce all'attore sociale la motivazione
e il senso dell'azione attraverso i valori, le norme e le idee che gli individui apprendono durante la
socializzazione. L'uso del termine latenza indica che la cultura è presente ma non è attiva.
La sua proprietà principale può essere compresa facendo riferimento alla nozione di
gerarchia cibernetica che Parson prende dalla teoria cibernetica; quest'ultima stabilisce che le parti
di un sistema dispongono in gradi diversi, diversi tipi di energia e di informazioni. Le parti che
possiedono meno energia sono più ricche di informazione e viceversa. Queste ultime sono quelle
che controllano le parti più ricche di energia. Il sistema centrale si colloca al gradino più alto, in
quanto è il più ricco in informazioni e il più povero in energia, mentre l'organismo biologico si pone
alla base, in quanto il più ricco in energia e il più povero in info. In mezzo si collocano gli altri due
sistemi: prima il sistema sociale e poi quello della personalità. Ciò significa che la cultura esercita
un controllo sul sistema sociale, sulla personalità e sull'organismo, mentre il sistema psichico, che
controlla l'organismo, subisce controlli sia da parte del sistema sociale che da quello culturale.
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Questa quadripartizione ha consentito a Parson di attribuire alla sociologia un posto ben
definito il rapporto alle altre scienze umane: un rapporto egualitario. Mentre l'organismo è
considerato l'oggetto privilegiato della biologia, la personalità della psicologia, alla sociologia tocca
il sistema sociale e all’antropologia la cultura. Nella sociologia di Parson si dà importanza al
sistema culturale nonostante la cultura sia data per scontata e l'esistenza di norme e valori venga
considerata come acquisita. Il sistema culturale risulta quindi essere il più importante, ma anche il
più trascurato dei sottosistemi dell'azione.
Dunque la cultura non agisce. Esiste, è presente, ma non è attiva.
Cioè partecipa
dall’esterno all’azione degli individui, in quanto fornisce agli individui l’orientamento senza esservi
impegnata in maniera esplicita come avviene per gli altri sottosistemi.
Pertanto Parson offre una reinterpretazione struttural-funzionalista della dicotomia comunità
– società
-
Reinterpeta la dicotomia comunità – società in termini strutturali: due poli di un
dilemma irriducibile che ogni attore deve imparare a risolvere per poter integrarsi nella società cui
appartiene
-
Punto chiave sua teoria: ogni attore deve imparare a distinguere tra ruoli nel cui
svolgimento tratta gli altri come strumenti per ottenere qualcosa / cerco di realizzare attraverso gli
altri uno scopo VS ruoli nel cui svolgimento tratta gli altri come parti del sistema stesso / l’altro mi
interessa per quello che è e non per quello che può fare per me
-
La solidarietà sociale è basata sulla differenza tra il modo di trattare coloro che
considero appartenenti al mio sistema e coloro che considero esterni
-
Definisce 2 variabili strutturali:
1.
Attitudinali: neutralità affettiva – affettività + specificità –
fondamentali di orientamento soggettivo verso il mondo / investimento affettivo degli altri nelle
relazioni sociali possibili in un dato sistema
2.
Categoriali: universalismo – particolarismo + prestazione –
possibili degli oggetti nel mondo / classificazione degli oggetti nel mondo
Il limite di Parsons è che dopo aver individuato uno spazio importante per la cultura, non si
dedica al rapporto tra questa e la società, preferendo analizzare le strutture e le funzioni sociali. La
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cultura viene data per scontata. Norme e valori sono dati per acquisiti. Non si interroga l’origine, il
cambiamento, l’interpretazione.
Ma la critica più importante, anche se non si riferisce a Parsons, ma a tutta la sociologia
empirica che segue Parsons, è rivolta al mito dell’integrazione culturale: una cosa è la coerenza
logica tra i vari tratti culturali di un sistema, altra cosa è l’integrazione
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4 Parson
Distingue tra agire strumentale e comunicativo comparando la sequenza di interazioni che
compiono i due gruppi:
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5 La nuova sociologia
La teoria di Parson chiama in causa anche la psicologia, ma si riferisce alla struttura
profonda della personalità, alle dinamiche studiate dalla psicoanalisi freudiana. Prende in esame i
dispositivi pratici, che sono alla base dei processi cognitivi precoscienti. Cognitivo indica i
fondamenti precoscienti del ragionamento e del pensiero, ossia classificazioni, rappresentazioni e
schemi.
Allorché negli anni trenta l'antropologia culturale si orientò verso l'analisi comparata delle
strutture della personalità nelle diverse culture, invece, la problematica dell'influenza dei modelli di
Educazione e di socializzazione sulla formazione della personalità divenne uno dei temi
privilegiati della ricerca. Sulla base di assunti prevalentemente derivati dalla psicanalisi, vennero
studiati gli effetti delle differenze relative alla socializzazione nella prima infanzia e delle relazioni
familiari sulla struttura della personalità di bambini, adolescenti e adulti. Un importante contributo
in questo campo è rappresentato dalla ricerca di E.H. Erikson (v., 1950) sulle pratiche di
socializzazione degli Indiani del Nordamerica. L'approccio di cultura e personalità fu criticato per le
sue argomentazioni circolari e i problemi legati alla trasposizione dei dati etnologici alle società
complesse. Il lavoro di Erikson ad ogni modo rappresenta il primo tentativo di collegare la
dimensione psichica e quella culturale nella ricerca sulla socializzazione.
Classe sociale e carattere sociale. - Prendendo le mosse dalla critica della famiglia borghese
che tende a reprimere i bisogni e l'indipendenza dei figli, gli esponenti della Scuola di Francoforte
associarono la critica sociale ad alcune tematiche della psicanalisi (v. Horkheimer e altri, 1936).
Secondo questo approccio, nella società di classe gli individui sono soggetti a pratiche educative
autoritarie, e sviluppano quindi strutture della personalità che li rendono adatti alla struttura sociale.
Il classico studio di Adorno e dei suoi collaboratori (v. Adorno e altri, 1950) illustra la relazione tra
socializzazione repressiva nella famiglia, conservatorismo sociale ed economico, pregiudizio etnico
e antisemitismo - elementi distintivi della cosiddetta 'personalità autoritaria'. Nonostante le critiche,
soprattutto di ordine metodologico, di cui è stato oggetto, questo studio costituisce nondimeno un
importante esempio di ricerca interdisciplinare sulla socializzazione.
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Controllo sociale e apprendimento. - Negli anni quaranta l'applicazione dei risultati della
ricerca sperimentale sull'apprendimento individuale e sulle dinamiche di gruppo ai problemi
dell'apprendimento sociale fu alla base dello sviluppo di una teoria comportamentista sulla
socializzazione che ha tuttora un certo numero di seguaci nel campo della psicologia sociale
dell'istruzione. In epoca più recente, i modelli cognitivi di apprendimento e le dinamiche di gruppo
sono stati utilizzati per spiegare gli effetti del rinforzo sociale sull'acquisizione di modelli
comportamentali socialmente accettati. Albert Bandura (v., 1962) ha sviluppato una teoria
sociocognitiva dell'apprendimento che ha contribuito all'analisi dell'imitazione come un aspetto
della socializzazione.I
Ineguaglianza sociale e compensazione educativa. – A partire dagli anni sessanta, e in
particolare nel periodo della contestazione studentesca, il problema del rapporto tra sviluppo della
personalità, apprendimento e società uscì dai confini della discussione accademica e divenne in
misura crescente un tema di pubblico dibattito. Il concetto di socializzazione venne utilizzato per
spiegare le differenze di rendimento scolastico tra i bambini provenienti da famiglie del ceto medio
e i figli di genitori proletari, e divenne con ciò un concetto chiave per la ricerca e per la riforma
delle strutture educative. L'analisi dell'impatto dell'appartenenza di classe sulla socializzazione e sui
comportamenti nell'ambito della famiglia, della scuola e del vicinato assunse un ruolo centrale nella
ricerca statunitense e inglese, nonché parecchi anni più tardi in Germania, e influenzò in misura
significativa i progetti di riforma mirati a ridurre le barriere linguistiche (compensazione educativa,
sistemi scolastici globali).
La Nuova sociologia della cultura, a partire dalla fine degli anni Sessanta, si lega quindi alla
Sociologia della conoscenza e alla Psicologia cognitivista i cui campi di studio includono, tra
l’altro, l’analisi dei fondamenti precoscienti del pensiero come concetti, classificazioni e altri
strumenti del pensiero. Si vogliono indagare, cioè, i meccanismi cognitivi che consentono alla
cultura di diffondersi e di persistere. Il rapporto tra psicologia e sociologia è importante per capire
non solo come la cultura viene prodotta, ma anche come viene utilizzata dalle persone..
A partire dagli anni 60 prende dunque avvio una nuova sociologia della cultura, che pone al
centro dell'analisi:
1. Le contraddizioni e le incongruenze all'interno del sistema culturale
2. Il problema del dissenso e dell'innovazione sul piano culturale
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3. Il rapporto tra cultura e azione
Viene messo in evidenza il carattere complesso della cultura che rappresenta un repertorio di
risorse. Diventa inoltre centrale comprendere sia i meccanismi cognitivi che consentono a idee,
rappresentazioni sociali e valori, di diffondersi e di persistere, anche quando queste contengono
elementi incongruenti.
La sociologia della cultura contemporanea da una definizione di cultura diversa da quella
fornita da Taylor nell'antropologia classica. Secondo Peterson (1979) la cultura è formata da quattro
tipi di elementi: norme, valori, credenze e simboli espressivi. La cultura è vista quindi con un
sistema cognitivo, cioè come un insieme di proposizioni, di tipo sia descrittivo sia normativo sulla
natura, l'uomo e la società.
Nella cultura rientrano moltissimi aspetti della vita: le norme contenute nel codice civile, la
credenza nella religione, le regole del baseball, ma anche oggetti materiali che incorporano
contenuti simbolici (es. la bandiera come simbolo dell'unità nazionale). Anche la cultura materiale,
che molti antropologi e sociologi pongono al centro dell'analisi della cultura di ogni società,
rientrano nella cultura in quanto gli oggetti materiali portano con se dei significati immateriali, cioè
rappresentano qualcosa che va oltre l'utilità pratica che l'oggetto stesso riveste per l'individuo (es. i
punk che si vestono di nero come simbolo di appartenenza e un'idea di non conformismo).
La nuova sociologia della cultura si lega più strettamente alla sociologia della conoscenza e
alla psicologia cognitivista.
Negli autori contemporanei si possono rintracciare quattro dimensioni principali della
cultura:
Coerenza/incoerenza. Le proposizioni culturali costituiscono un insieme in cui sono
individuabili dei principi ordinatori e non un agglomerato di elementi tra loro sconnessi. Il grado
interno di coerenza è tuttavia variabile
Oggettività/soggettività. La cultura è un fatto oggettivo, nel senso che va al di là degli
individui per occupare uno spazio e una rilevanza sociale autonoma. Esiste anche un lato soggettivo
della cultura, costituito dalle interpretazioni che di questa danno gli individui la dimensione
pubblica della cultura. Il sedimento collettivo, l’eredità sociale costituiscono un dato oggettivo. La
cultura pubblica si riferisce sia a ciò che è oggettivo, sia a ciò che soggettivo, mentre la cultura vista
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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La Sociologia della cultura da
Parson alla nuova sociologia
della cultura
come dato oggettivo si riferisce soltanto al lato globale di un sistema culturale. Quando le
proposizioni culturali sono apprese da un soggetto, il significato di queste entra nelle loro menti e
può essere leggermente diverso dai significati della cultura oggettiva.
Esplicito/implicito. La cultura può essere manifesta, tematizzata esplicitamente, più o meno
elaborata teoricamente, o può essere tacita, non tematizzata, che gli individui condividono senza
saperla necessariamente giustificare : la cultura esplicita è quella immediatamente visibile,
manifesta, palese, mentre quella implicita si riferisce a molte norme e regole sociali quotidiane che
si collocano a livello nascosto e automatico.
Pubblico/privato. La cultura è pubblica nel senso che le proposizioni da cui è costituita sono
codificate entro simboli e linguaggi collettivi all’interno di gruppi sociali e accessibili a tutti
ambientale e di società del rischio, introdotto la Ulrich Beck
Società del rischio caratterizzata da crescente incertezza/tensione sulla sostenibilità del
tecnicamente fattibile, che spinge l’evoluzione della società verso una seconda modernità o
“modernità riflessiva” = fase della modernità in cui comincia a predominare la consapevolezza
collettiva che i problemi creati dalla modernità (rischio ambientale) non possono essere risolti
all’interno della modernità.
La modernità come crescita contemporanea del vapore e del ghiaccio di Offe
La modernizzazione è il continuo aumento delle opzioni degli individui nelle quattro sfere
seguenti:
1.
Sfera della riproduzione materiale: aumentano possibilità di scegliere tra diversi beni
2.
Sfera della riproduzione culturale: aumentano possibilità di scegliere tra diverse
ideologie, orientamenti normativi, versioni del mondo, …
3.
Sfera della partecipazione politica: aumentano capacità di tutti gli attori di
rappresentare i propri interessi e punti di vista e di promuovere progetti
4.
Sfera delle politiche pubbliche: aumentano possibilità di imporre decisioni politiche
e leggi generali ad un numero enorme di persone mediante le tecniche moderne di dominio o il
monitoring
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Offe riassume suo concetto di modernità nella metafora “crescita contemporanea del vapore
e del ghiaccio”: in superficie assistiamo ad enormi aumenti visibili della capacità di ciascun
individuo di scegliere autonomamente le linee d’azione; in profondità assistiamo invece ad enormi
aumenti invisibili delle rigidità, delle limitazioni e delle immobilità.
-apologetiche
della modernità come “tentativi di rendere visibile la crescita del ghiaccio formatosi in conseguenza
all’aumento del vapore”
Samuel Huntington in Scontro di civiltà, sostiene che a partire dalla fine della guerra fredda
le linee di divisione del mondo non sono più tanto politiche quanto culturali ed economiche, queste
differenze producono inevitabilmente conflitti di significato fondamentali.
La tesi di Huntington di una guerra di civiltà basata su fondamenta culturali e religiose
precede di molto l'11 settembre 2001 ed è tuttora oggetto di accalorato dibattito. Sarebbe un errore
presupporre come si è in effetti fatto che le culture islamiche siano le più coerenti.
Vero è che i sociologi vedono ogni giorno negate le tesi dei padri fondatori della disciplina
secondo le quali i fondamenti per gli scontri culturali quali etnia, religione, visioni del mondo
stanno gradualmente sparendo.
Questa modernità inattesa, ancora carica di conflitti ha prodotto forti reazioni culturali in
due direzioni: postmodernismo e fondamentalismo:
Il postmodernismo è uno stadio postindustriale dello sviluppo sociale dominato dai media,
l'uomo postmoderno è caratterizzato dalla tranquilla assenza di illusioni. La cultura del
postmodernismo è stata chiamata la morte della metanarrazione (non ha dunque nessuna "storia"
che la giustifichi e la spieghi...è la fine del significato.) Questo fare dell'anomia una virtù finisce per
sconfinare in un pesante nichilismo.
Il fondamentalismo consiste in un veemente rifiuto della modernità (o almeno di certi suoi
aspetti), i cambiamenti sociali sembrano violare i più sacri valori di tali movimenti. La semplicità e
l'impegno appassionato collegati al fondamentalismo attraggono molte persone, anche perchè
questo fenomeno, a differenza del postmodernismo, offre una metanarrazione (che sia realistica non
importa).
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