La prima strage della Repubblica italiana Nella storiografia del dopoguerra si indica con O·HVSUHVVLRQH ´VWRULD HYHQHPHQ]LDOHµ (dal francese événementiel) la storia dei fatti politici, ristretta ad avvenimenti particolari e irripetibili. La storia evenemenziale è stata accusata dalla scuola delle ´$QQDOHVµ di cogliere solo la superficie del processo storico, ignorando le trasformazioni assai più rilevanti che si svolgono in profondità e perdendo così la possibilità di trattare scientificamente la storia stessa. Solo la serialità, la ripetitività dei fenomeni e il trattamento quantitativo ne permetterebbero, infatti, uno studio realmente scientifico. Per illustrare i diversi ritmi dei tempi della storia e la loro coesistenza Fernand Braudel utilizza una metafora marina, distinguendo tra increspature della superficie, grandi correnti sottomarine e profondità abissali. Il più appariscente di tali tempi è il tempo ´FRUWRµ quello della storia ´WUDGL]LRQDOHµ événementielle. È un'oscillazione breve, la schiuma della storia, onde di superficie nel mare;; è quello effimero degli avvenimenti, degli eventi politici e militari;; quello vissuto dai singoli, un tempo individuale incapace di esaurire la comprensione storica ma anche il più ricco in umanità. Il secondo è quello dei cicli economici, della congiuntura, ´LO recitativo della FRQJLXQWXUDµ modulato in oscillazioni cicliche. È quello ´VRFLDOHµ proprio dei gruppi, in cui si colloca la storia delle diverse organizzazioni umane, delle loro economie, delle loro istituzioni nei loro molteplici rapporti. È il tempo intermedio fra quello degli individui e quello dell'uomo, quello delle correnti marine di fondo. Il terzo di questi tempi è quello ´TXDVL LPPRELOHµ ´TXDVL fuori dal WHPSRµ della lunga durata;; quello delle ´SURIRQGLWjµ marine, dei ´ULWRUQL LQVLVWHQWLµ delle stagioni, dei lavori, dei fiori;; quello delle strutture che mutano molto lentamente e di cui il capitalismo è un esempio compiuto. Questo tempo ´JHRJUDILFRµ che studia i rapporti dell'uomo e del suo ambiente, è per Braudel la scala temporale con un ´YDORUH HFFH]LRQDOHµ perché, mettendo in evidenza continuità e persistenze, non solo è la più ´VFLHQWLILFDµ ma offre anche la possibilità d'incontro con le altre scienze sociali. Il discredito gettato sulla storia evenemenziale si è rovesciato QHOO·XOWLPR periodo in un rinnovato interesse per lo studio di avvenimenti singoli, talora apparentemente trascurabili, analizzati come momenti in cui si intersecano e si offrono DOO·DQDOLVL storica complessi processi sociali, economici, politici e culturali. Una premessa: il prefetto Mori e la lotta alla mafia come legittimazione del Fascismo https://www.youtube.com/watch?v=i2An17oqrtE ´Gli italiani devono sapere che Portella della Ginestra è la chiave per comprendere la vera storia della nostra Repubblica. Le regole della politica italiana di questo mezzo secolo sono state scritte con il sangue delle vittime di quella strage.µ D. Dolci Nel gennaio 1943 vengono pianificate dai governi di Londra e Washington (Incontro di Casablanca) le operazioni di invasione del Sud Italia. $OO·LQL]LR di TXHOO·HVWDWH a seguito di contatti segreti tra le forze di intelligence angloamericane e i gerarchi fascisti favorevoli a un ripristino della monarchia, viene deciso di far coincidere la caduta del Duce con O·RFFXSD]LRQH e la liberazione GHOO·,WDOLD meridionale. Il 10 luglio del 1943 un immenso contingente militare angloamericano (850 mila uomini, 4000 aerei, 3000 navi) sbarca in Sicilia. Il 22 luglio gli alleati prendono Palermo, dopo averla duramente bombardata nelle settimane precedenti. Il 24 luglio viene convocato il Gran Consiglio del fascismo: DOO·RUGLQH del giorno O·HVDPH della situazione del conflitto, in realtà viene presentata la cosiddetta Mozione Grandi che di fatto mette ai voti O·HVDXWRUD]LRQH del Duce dal comando delle forze armate. La notte del 24 luglio, Mussolini toglie la seduta registrando passivamente O·DSSURYD]LRQH a larga maggioranza della Mozione Grandi. Il 25 luglio Mussolini viene arrestato. Alla fine GHOO·DJRVWR 1943 la Sicilia è in mano agli alleati. Con O·LQJUHVVR degli alleati QHOO·LVROD si aprirà «una fase di transizione che si concluderà molti anni dopo e influenzerà la storia della Sicilia fino ai nostri giorni». Diversi soggetti politici e sociali confidano fiduciosi in un nuovo corso impresso agli eventi dalla presenza angloamericana: ¾ I democristiani e i liberali che auspicavano la caduta del regime e della monarchia, confidano QHOO·DSSRJJLR alleato per guidare la transizione politica;; ¾ Il movimento per O·LQGLSHQGHQ]D della Sicilia, guidato da Finocchiaro Aprile, che promuoveva la separazione GHOO·LVROD dal territorio nazionale prospettando una fantomatica annessione agli Stati Uniti G·$PHULFD. ¾ I comunisti e i socialisti, sebbene mal visti dagli alleati, speravano che il ripristino delle condizioni democratiche consentisse loro di attuare azioni radicali di riforma sociale e politica;; ¾ La mafia locale, mortificata nella sua azione criminale durante il ventennio fascista, tornava alla ribalta intessendo fin da subito, anche attraverso gli emigrati siciliani negli Usa, una fitta rete di relazioni con gli alti comandi americani. «Quando, nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1943, le forze alleate iniziano lo sbarco in Sicilia, a tirare un sospiro di sollievo sono in tanti: i cittadini che vedono avvicinarsi O·RUD della fine degli spaventosi bombardamenti, gli antifascisti che sentono il profumo della libertà, i mafiosi i quali, avendo appoggiato lo sbarco, sanno di poter disporre adesso di uno spazio di manovra che il fascismo aveva loro negato». Andrea Camilleri https://www.youtube.com/watch?v=S4s4RDa9NI Una volta terminata O·RFFXSD]LRQH GHOO·LVROD si diede inizio a una forma di amministrazione indiretta del governo locale, affidata in parte agli alleati e in parte a noti esponenti della politica e della società civile siciliana. Nelle grandi città della Sicilia O·DPPLQLVWUD]LRQH del potere era maggiormente controllata dagli alleati, mentre nelle campagne, dove diffuso era ancora il latifondo, a prendere le redini della situazione furono i grandi proprietari terrieri, nella stragrande maggioranza dei casi mafiosi o comunque affiliati ai mafiosi attraverso la gestione delle gabelle. Tra il 1944 e il 1945 ebbe luogo il lento passaggio dei poteri GDOO·DPPLQLVWUD]LRQH alleata al governo italiano, nel frattempo dilaniato dalle controversie interne alla DC (scontro tra ala centrista e di sinistra), vera guida del Paese una volta che Badoglio, troppo compromesso col passato regime era stato estromesso dalla vita politica, e al tentativo di ospitare una più alta rappresentanza dei partiti socialista e comunista, i cui militanti avevano infoltito le file del CNL al Nord. 1HOO·LVROD la transizione del potere ebbe caratteristiche del tutto peculiari: venne, infatti, istituita una Commissione Regionale di Controllo con il compito di mediare con il governo nazionale affinché le richieste di autonomia delle istituzioni locali, ampliamente garantite e sostenute dagli angloamericani, confluissero nel nuovo ordinamento dello Stato. Il governo italiano, per parte sua, cercò O·DSSRJJLR dei soggetti politici chiave, invischiandosi in pericolose relazioni con la mafia locale pur di scongiurare il pericolo maggiore: la secessione auspicata dalla forze separatiste, confluite nel frattempo nel MIS e dotate addirittura di un braccio armato, O·(9,6 finanziato e armato dagli alleati. Due elementi nuovi intervengono, tuttavia, nella politica isolana, elementi che contribuiranno a creare quel clima di tensione ¶VWUDJLVWD· che porterà DOO·DJJXDWR della Portella. 1. Maggio 1946, concessione dello Statuto speciale alla Sicilia (poi ratificato attraverso le norme costituzionali nel 1948). Esso comporterà: ¾ /·DIILHYROLPHQWR della forza politica del MIS;; ¾ La trasformazione GHOO·(9,6 da braccio armato del movimento a strumento nelle mani della mafia. 1. Aprile 1947, alle elezioni regionali, il Fronte Popolare (PCI e PSI) supera la soglia del 30%, attestandosi come la prima forza politica GHOO·LVROD. Questa vittoria avrà conseguenze locali, nazionali e internazionali: ¾ la DC isolana, attestatasi di gran lunga al di sotto del Fronte Popolare, è costretta a cercare alleanze a destra e qui abbraccia pericolosamente la mafia;; ¾ Il pericoloso rosso adesso minaccia lo Stato dal nord e dal sud;; ¾ Gli alleati angloamericani temono O·DYDQ]DWD del bolscevismo e si adoperano per contenerla. In questo clima politico e sociale segnato, per un verso, GDOO·DVFHVD e GDOO·DIIHUPD]LRQH della sinistra isolana e, per O·DOWUR dalla necessità di contenerne O·DYDQ]DWD sia in termini locali che nazionali nacque il proposito di mettere in atto una serie di azioni dimostrative e punitive che: 1. Incrinassero lo spirito di rivendicazione di diritti civili, politici e sindacali dei lavoratori e dei contadini;; 2. Frenassero O·DVFHVD nei posti chiave di governo ai comunisti e ai socialisti, ovvero ai maggiori avversari della mafia;; 3. Creassero, eventualmente, le condizioni per una rivolta violenta dei lavoratori e dei partiti che li guidavano per generare una nuova guerra civile. Quando: 1 Maggio 1947 Dove: Piana degli Albanesi (Pa) Protagonisti: braccianti e contadini afferenti al PCI Cosa: agguato di mafia Armi usate: fucili e mitragliatrici Bilancio delle vittime: 11 morti e 27 feriti Gli esecutori materiali I presunti mandanti La classe politica regionale Salvatore Giuliano, figlio di braccianti agricoli emigrati negli Stati Uniti, ventenne fu sorpreso dai carabinieri mentre contrabbandava al mercato nero. Ne nacque una conflitto a fuoco e un carabiniere perse la vita;; Giuliano si diede alla latitanza, divenendo capo della banda di Montelepre. Nel frattempo, fu assoldato come colonnello GHOO·(9,6 (Esercito volontario per O·LQGLSHQGHQ]D della Sicilia), il braccio armato del MIS (Movimento per O·LQGLSHQGHQ]D della Sicilia) e si costruì attorno alla sua figura XQ·DXUD quasi mitologica: la spietatezza del killer (con più di 100 omicidi attribuitigli) si unì alla leggendaria azione di sostegno alle popolazioni contadine per cui fu soprannominato il Robin Hood di Sicilia. Segretario di Don Luigi Sturzo, DOO·HSRFD della fondazione della DC, più volte Ministro della Repubblica Italiana e Presidente del Parlamento Europeo. $OO·HSRFD dei fatti di Portella della Ginestra era Ministro GHOO·,QWHUQR noto per il suo antibolscevismo. Giornalista e direttore GHOO·8QLWj fu arrestato durante il regime fascista e trascorse 15 anni in carcere. Dopo il 1943 tornò in Sicilia, divenendo segretario regionale del PCI. Fu il primo a denunciare pubblicamente i mandanti della strage di Portella della Ginestra. Cugino e braccio destro di Salvatore Giuliano. Si autoaccusò GHOO·RPLFLGLR del bandito in seguito DOO·DUUHVWR per i fatti di Portella della Ginestra. Nel 1954 morì assassinato nel carcere di Palermo, dopo aver indicato, sebbene in versioni diverse e in taluni casi discordanti, i mandati occulti della strage. Pseudonimo con cui si presentò a Giuliano Maria Lamby Karintelka, spia svedese che lavorava per conto di servizi di intelligence sionisti. Nei giorni seguenti alla strage di Portella della Ginestra, trascorse alcune settimane nel covo del bandito. I resoconti giornalistici della Cyliacus contribuirono a formare TXHOO·LPPDJLQH leggendaria di Giuliano. Fu espulsa GDOO·,WDOLD nel 1949. Capitano GHOO·266 (Office of Strategic Service) e giornalista statunitense, giunto in Italia al seguito delle truppe angloamericane. Pochi giorni prima della Strage di Portella della Ginestra intervistò Giuliano nel suo rifugio. Il bandito pare fece giungere attraverso Stern delle missive dirette al presidente Usa Truman, affinché prendesse posizione a favore GHOO·LQGLSHQGHQWLVPR siciliano. Spietato boss italoamericano, arrestato negli anni Trenta negli Usa e divenuto poi collaboratore dei Servizi Segreti Americani durante la II Guerra mondiale. Agì da tramite per il Governo Americano DOO·LQGRPDQL dello sbarco in Sicilia e soggiornò a Palermo tra il 1946 e il 1947 incontrando diversi esponenti del MIS. Nelle settimane che precedettero O·DWWHQWDWR a Portella della Ginestra, si trovava in stato di arresto al carcere di Palermo, ma fu inaspettatamente rilasciato 15 giorni dopo O·DWWHQWDWR. 1. A Portella della Ginestra hanno agito banditi senza scrupoli e senza colore politico. 2. A Portella della Ginestra hanno sparato banditi armati dalla mafia locale e dal partito monarchico e liberale. 3. A Portella della Ginestra i banditi hanno sparato su commissione dei servizi segreti americani e italiani. È questa la versione pronunciata GDOO·DOORUD Ministro GHOO·,QWHUQR Onorevole Mario Scelba, DOO·LQGRPDQL dei fatti avvenuti in Sicilia e sostenuta dal governo. Gli esponenti liberali e democristiani, allora maggioranza nel governo di transizione, vedono nel banditismo isolano un pericoloso ostacolo al processo di riunificazione e democratizzazione del paese. Hanno, inoltre, un forte interesse a ¶SURWHJJHUH· i capi mafia locali, con cui intrattengono relazioni elettorali e clientelari. Mario Scelba, Costituente: Ministro GHOO·,QWHUQR DOO·$VVHPEOHD «Questo delitto non è una manifestazione politica: nessun partito politico oserebbe organizzare manifestazioni del genere. Si spara sulla folla dei lavoratori non perché tali, ma perché rei di reclamare un nuovo diritto («). Con analoga mentalità in altre regioni G·,WDOLD si uccidono da altri criminali e con forme analoghe di banditismo i proprietari. Lo dico a difesa della mia Isola («) la cui realtà è non diversa da quella GHOO·,WDOLD («) ogni uomo non può non deplorare questi residui di banditismo feudale;; il Governo esprime profondo cordoglio per le vittime («) nello stesso tempo esprime O·DXJXULR che il delittuoso episodio («) non sia causa di nuove lotte». Roma 2 maggio 1947 È questa O·LSRWHVL avanzata dagli esponenti comunisti e socialisti ² fronte comune in Sicilia e vincitori delle elezioni del 20 aprile che li vedono partecipare insieme come Blocco del Popolo ² ed espressa con veemenza GDOO·2QRUHYROH Girolamo Li Causi. I banditi sarebbero stati armati dalla mafia locale che, in accordo con i partiti monarchico e liberale avrebbe avuto O·LQWHQ]LRQH di scatenare in Sicilia una guerra civile per giustificare poi il ripristino di un governo reazionario. Girolamo Li Causi, Deputato al Parlamento e Segretario Regionale del 3&,DOO·$VVHPEOHD&RVWLWXHQWH «non sono niente affatto soddisfatto delle dichiarazioni del Ministro GHOO·,QWHUQR Onorevole Scelba. È ora che si finisca con questa retorica di difesa della Sicilia, difendendone le manifestazioni più deteriori e incivili: il popolo siciliano che va difeso è quello che nella sua maggioranza, il 20 aprile ha espresso il suo sentimento profondamente democratico e unitario. Onorevoli colleghi io ho visto con i miei occhi («): una bambina di tre anni trucidata, cinque orfani impietriti GDOO·RUURUH attorno alla madre morta. («) su questa folla innocente e gioiosa sono partite raffiche di mitragliatrice («) Un particolare che si acclarerà, ma che già è stato fatto presente alle autorità: il maresciallo dei carabinieri di Piana dei Greci, in un feudo dietro la Pizzuta, schiticchiava (mangiava e beveva) coi mafiosi della zona. I nomi («) noi li facciamo («) sono i Terrana, i Zito, i Bosco, i Romano, i Troia, i Riolo-Matranga;; sono i capi mafia, sono i gabellotti, sono gli esponenti del partito monarchico e del blocco monarchico liberal-qualinquista. Siamo di fronte a un fatto che mostra la decisa volontà di provocare in Sicilia la guerra civile » Roma 2 maggio 1947 È questa O·LSRWHVL avanzata da alcuni giornali GHOO·HSRFD nei quali già allora si denunciava la peculiare modalità GHOO·HVHFX]LRQH GHOO·DWWHQWDWR supponendo che a sparare non fossero stati solo i banditi di Giuliano. I banditi furono armati dai servizi segreti americani e agirono in combutta con la mafia locale per infliggere un colpo mortale ai partiti comunista e socialista e alle associazioni sindacali rosse (nel solo 1947 dieci sindacalisti rossi morirono in attentati di stampo mafioso). /·DJJXDWR a Piana degli Albanesi proverebbe, perciò, O·HVLVWHQ]D di un triangolo criminoso che legava i servizi di intelligence americani e italiani, la mafia locale e il banditismo. Una prima drammatica attestazione dello scontro tra blocco occidentale liberale e blocco orientale comunista. /·8QLWj, 3 maggio 1947 ´VFDULFKH di mitragliatrice provenienti dai sovrastanti costoni della Pizzuta e della Cometa si abbattevano sul luogo del comizio [«] Un nutrito fuoco incrociato si protraeva per venti minuti, mentre la folla si disperdeva in corsa in tutte le GLUH]LRQLµ. La Stampa, 3 maggio 1947 ´GDO Monte Cometa altri criminali erano con le armi al piede, pronti a dar manforte ai compagni del delitto se da parte della folla si fosse tentata una reazioneµ. /·DOORUD segretario della Camera dei Lavoratori di Agrigento, Francesco Renda, divenuto in seguito storico di fama internazionale, avrebbe dovuto partecipare al comizio quella mattina del 1° maggio a Portella della Ginestra. Un guasto alla moto lo fece arrivare in ritardo e gli salvò la vita. Renda ha sottolineato O·LQWULJR politico a livello locale e nazionale tra banditi, dirigenti dei partiti democristiani GHOO·HSRFD e cosche mafiose, mostrando come in questo quadro agissero anche i servizi segreti americani. A suo avviso, tuttavia, la strage deve essere intesa come un crimine anzitutto sociale e non politico, ovvero ciò che V·LQWHQGHYD colpire alla Portella era il movimento dei lavoratori e i mafiosi trovarono nello Stato la copertura ideologica per attuare il piano. Francesco Renda, Portella della Ginestra e la guerra fredda: «Per chiamare in causa gli interessi o gli intrighi di una grande potenza come gli Usa ci vuole ben altro. Gli sviluppi del post Portella della Ginestra non declinano nel senso di una compromissione americana nella vicenda Giuliano... Mentre nel supporre la partecipazione della mafia e della agraria apportate dal braccio armato di Giuliano, Portella della Ginestra trova la sua precisa collocazione nell'ambito della vicenda politica siciliana e italiana, nell'ipotizzare invece la partecipazione dei servizi segreti americani Portella della Ginestra diventerebbe, senza che vi siano le prove, un episodio, un momento della strategia internazionale degli Usa, nella cui esecuzione sia Giuliano che la mafia e gli stessi ipotizzabili mandatari della strage svolgerebbero il ruolo dei legittimi esecutori di una grande causa, come la salvezza dell'Occidente minacciato dalla sopraffazione comunista... ». Il corpo del bandito viene ritrovato a Castelvetrano il 5 luglio del 1950. La versione ufficiale della polizia e del Ministero GHOO·,QWHUQR affermò che Giuliano fosse morto a seguito di un conflitto a fuoco con capitano Antonio Perenze, capo del Comando Forze Repressione Banditismo. Per diverse ragioni le circostanze della morte risultano immediatamente poco chiare. Il braccio destro di Giuliano, al processo per O·DJJXDWR a Portella della Ginestra, si autoaccuserà GHOO·RPLFLGLR indicando tuttavia i mandanti in alcuni noti esponenti della DC isolana e delle forze GHOO·RUGLQH. https://www.youtube.com/watch?v=Z6APUH p15UA Nel settembre del 1947 il tribunale di Palermo apre XQ·LVWUXWWRULD contro i responsabili della strage di Portella della Ginestra: Salvatore Giuliano e gli affiliati alla sua banda. Il processo viene trasferito a Viterbo e si apre nel luglio del 1950. Nel frattempo molti indagati vengono arrestati. Spicca, per le dichiarazioni rese alla magistratura, il nome del braccio destro di Giuliano, Gaspare Pisciotta, che si autoaccusa GHOO·RPLFLGLR del cugino, indicando, per altro, i mandati occulti della strage (noti esponenti della DC isolana e delle forze GHOO·RUGLQH. Tutti gli imputati afferenti alla banda vengono condannati DOO·HUJDVWROR mentre i cosiddetti ¶SLFFLRWWL· ovvero coloro che agirono in stato di soggezione della banda stessa, vengono assolti. Il processo di Viterbo non pervenne a nessuna verità giudiziaria sui presunti mandanti, confermando di fatto O·LSRWHVL pronunciata dal Ministro GHOO·,QWHUQR Scelba DOO·LQGRPDQL della strage: a Portella hanno agito i banditi da soli. Se la mafia sia una mentalità, un fenomeno sociale e culturale o piuttosto la declinazione locale di una forma di criminalità organizzata è questione dibattuta da decenni nella storiografia. Cercare di fissare una definizione della mafia non è XQ·RSHUD]LRQH esclusivamente formale o linguistica, poiché inquadrarla nel modo corretto significa poter agire concretamente contro di essa. Se la mafia è solo una mentalità, un modo di pensare, di vivere e di comprendere le relazioni sociali e civili ² come O·KD tratteggiata tanta sociologia anglosassone nel secolo scorso ², una mentalità a tal punto intrecciata al modo di essere dei siciliani da costituirne quasi O·HVSUHVVLRQH più autentica, allora nessuna forza di repressione può eliminarla. Una mentalità non può essere estirpata. Se la mafia, come troppo spesso le Commissioni Antimafia istituite nel nostro paese hanno ratificato alla fine delle loro indagini, è soltanto un costume sociale volto DOO·LQWLPLGD]LRQH alla soggezione e DOO·HVWRUVLRQH allora nessuna azione di polizia o giudiziaria potrà colpirla veramente. Un costume criminale è diffuso e anonimo, non ha responsabili che si possano indicare con un nome e un cognome, non ha una strategia da perseguire, è diversificato a seconda delle occasioni, dei contesti e dei momenti storici. Solo se la mafia viene intesa ² come acutamente hanno sottolineato i giudici e gli inquirenti del Pool Antimafia istituito alla fine dei terribili Ottanta in una Palermo dilaniata dal sangue dei delitti e delle stragi ² come associazione a delinquere, allora la mafia può essere sconfitta. La mafia è una forma particolare di criminalità organizzata, non antistato, ma stato DOO·LQWHUQR dello stato, con una sua fisionomia propria, caratterizzata dal verticismo e GDOO·REEHGLHQ]D assoluta dei suoi membri. Tale organizzazione può mutare nel corso della storia, ma persegue sempre determinati obiettivi: O·DUULFFKLPHQWR e il potenziamento GHOO·RUJDQL]]D]LRQH stessa. Per perseguire questo fine la mafia si allea di volta in volta con i soggetti politici che più le convengono e con gli apparati dello Stato che le sono utili. «Tante critiche sono piovute addosso ai magistrati che si occupano di inchieste di mafia: pretese scorrettezze nella gestione dei cosiddetti pentiti;; creazioni dei maxiprocessi, come se fossero XQ·LQYHQ]LRQH dei magistrati piuttosto che la conseguenza di una realtà criminosa di dimensioni inusitate;; quelle VXOO·XVR delle scorte («). E come non ricordare che alcuni hanno avuto il coraggio di accostare XQ·DWWLYLWj repressiva svolta nel pieno rispetto delle leggi con quella del prefetto Mori nel periodo fascista? La lotta al crimine organizzato è un nodo di fondamentale importanza per la stessa stabilità della democrazia e ciò, tuttora, non viene recepito nei suoi termini reali. Ci si attarda su questioni non essenziali («) e non si comprende che nella lotta alla mafia è importante ristabilire O·DXWRULWj dello Stato, in tutte le sue articolazioni, in intere regioni in cui finora lo stesso non ha fatto sentire la sua presenza. Garantire la legalità ² e cioè la punizione dei colpevoli dopo un giusto processo ² sarà una conquista autenticamente rivoluzionaria in terre in cui finora O·LOOHJDOLWj è stata la regola di vita». Giovanni Falcone, Ruolo della magistratura nella lotta alla mafia, Conferenza tenuta il 12 maggio 1990 alla )DFROWjGL(FRQRPLDH&RPPHUFLRGHOO·8QLYHUVLWjGL&DWDQLD