STATI GENERALI DELL’ECONOMIA PARMENSE Imprenditori e Istituzioni a confronto sulla crisi L'INNOVAZIONE, RICERCA E SVILUPPO Corrado Beldì Vice presidente di Leca Sistemi spa e di Laterlite spa Vorrei in questo contesto focalizzare brevemente alcuni aspetti sui quali i vari interlocutori istituzionali , anche a livello locale, possono porre la loro attenzione ed attivare interventi finalizzati a migliorare la “competitività complessiva” del nostro territorio. Un primo aspetto su cui vi è la necessità di un rinnovato impegno da parte della nostra Comunità è sicuramente quello della formazione dei giovani e delle loro competenze professionali. Il disallineamento tra domanda ed offerta di lavoro è infatti ancora troppo marcato. E’ necessario quindi ridurlo aumentando gli apporti di “esperienza” da parte delle aziende nei percorsi formativi a tutti i livelli , implementando nel contempo l’utilizzo di stages . Per gli studenti dovrebbe essere prevista una maggiore presenza presso le aziende per mettere in pratica, attraverso gli stage o istituti similari, quello che studiano sui banchi scolastici in modo da garantire al ragazzo che finisce gli studi non arrivi del tutto privo di conoscenze pratiche nel mondo del lavoro. Il Ministro Carrozza ha detto di “non volere più che gli studenti Italiani arrivino a 25 anni senza avere mai lavorato un solo giorno nella loro vita “ però scarse sono ancora le iniziative volte a colmare questo deficit strutturale che riguarda tanto l’istruzione secondaria quanto il mondo dell’Università. Lo spread che ci separa dalla Germania è più educativo che finanziario. Il modello educativo tedesco impone di dedicare un intero di studio all’esperienza lavorativa in azienda per un selezionato numero di lauree triennali e specialistiche. Questo scarso raccordo tra Scuola e mondo del lavoro può trovare, a livello locale che è quello che qui più interessa, una prima parziale risposta nel coinvolgimento diretto e potenziato di Camera di Commercio, Università , Associazioni Imprenditoriali, Enti di formazione ed Agenzie del lavoro nel potenziamento dell’attività di orientamento anticipata al quarto anno. Gli ITS, gli Istituti Tecnici Superiori post-diploma che vedono in Parma un concreto e valente esempio di realizzazione nel settore agroalimentare, e che hanno lo scopo di colmare questo gap di Istruzione tecnica con logiche di specializzazione territoriale rappresentano inoltre un nuovo modello che è giusto spingere in quanto mirato a riallineare domanda ed offerta nel singolo contesto territoriale. Questi istituti si propongono di andare a colmare quel gap che le lauree brevi non sono ancora riuscite a realizzare, attraverso una forte innovazione dal punto di vista didattico. La differenza sta nel fatto che gli studenti devono fare 2000 ore di lezioni di cui 800 obbligatoriamente in azienda e le restanti 1200 ore sono composte al 50% da lezioni con personale che viene direttamente dal settore delle imprese e 50% da docenti tradizionali. Il territorio deve quindi sviluppare una serie di iniziative che valgano a fare meglio conoscere l’ ITS Agroalimentare ai nostri ragazzi. Occorre inoltre potenziare in termini sempre più concreti ed operativi l’attività di affiancamento dell’Università alle nostre imprese per la “crescita” e “l’innovazione tecnica” delle stesse. Il trasferimento tecnologico tra mondo Universitario e mondo delle imprese sembrava poter attingere nuova spinta propulsiva in virtù dell’accordo di programma sottoscritto il 15 gennaio 2010 tra Regione ed Università di Parma per la nascita di un Tecnopolo che riproponesse l’esperienza di Parma Tecninnova che , seppur limitata, ha comunque rappresentato una valida modalità di intermediazione tra mondo della ricerca universitaria e mondo delle imprese. Oggi il polo ancora non esiste ed il rapporto tra mondo delle imprese ed il mondo della ricerca è demandato alla buona volontà dei singoli docenti o ricercatori . Lo sviluppo di una ricerca scientifica di eccellenza in grado di dare risposte concrete alle imprese e garantire un salto di qualità e di valorizzazione reciproca tra due mondi ancora poco connessi deve tornare ad essere una priorità . A livello di iniziative concrete ed in una logica di specializzazione territoriale è possibile pensare inoltre alla creazione un Centro di altissima qualificazione universitaria nel settore alimentare ( aspetti nutrizionali, sicurezza e tecnologie di produzione del cibo) che potrebbe avere nel nostro territorio un “ naturale” bacino di allocazione , sviluppo ed attrattività anche oltre i confini nazionali. Sempre in un ottica di miglioramento del raccordo tra mondo universitario e mondo delle imprese occorre rimarcare come queste ultime spesso lamentino il fatto che i candidati che chiedono di entrare in azienda, soprattutto se figure di neolaureati, non possiedono sovente gli strumenti basilari per poter ricoprire i ruoli richiesti . Forse occorrerebbe andare addirittura oltre le semplici ipotesi di implementazione della collaborazione tra mondo delle imprese e sistema Universitario con l’attivazione di logiche che prevedano , ad esempio, che ci siano dei ricercatori universitari che fisicamente si trasferiscono in azienda per 1/2 anni e al tempo stesso personale dell'azienda che si trasferisce in università. Logiche istituzionalizzate e permanenti di “collaborazione tecnologica” con il sistema Universitario e della Ricerca sono la principale fonte di vantaggio competitivo che possono permettersi le PMI per affrontare mercati sempre più dinamici e complessi. Innovare significa principalmente attivare un cambiamento che passa attraverso la nascita di nuove idee, metodi ma anche forme di collaborazione con il sapere tecnologico del contesto in cui l’impresa opera. Un recente rapporto sull’innovazione delle imprese in Emilia Romagna limita al 5 % la percentuale di reperimento di informazioni relative all’innovazione che provengono da Università, Centri di Istruzione superiore ed Istituti di ricerca pubblici. Non vorrei cadere nel banale ma basterebbe forse che fosse, per ogni Facoltà, individuata e ben visibile una semplice “area di raccordo” per il sistema delle imprese (chi contattare e come per approfondire e sviluppare idee o progetti imprenditoriali) che già qualche barriera , effettiva o psicologica , potrebbe cadere. C’è quindi ancora un lungo percorso da fare per cercare di avvicinare i nostri due mondi e per far si che, a livello di coscienza civile, la “cultura del lavoro” venga considerata come parte qualificante ed imprescindibile del sistema educativo e di istruzione degli studenti dei vari livelli. Penso però che se tanto noi imprenditori quanto il sistema Universitario vinciamo diffidenze reciproche e logiche autoreferenziali puntando a quello che deve essere l’unico obiettivo da perseguire, il benessere del nostro territorio, le formule per una nuova e più proficua collaborazione si possano e si debbano trovare.