L’audizione alla Camera del Presidente dell’Istat sugli Indicatori di misurazione del benessere. Nel corso della storia, secondo le influenze culturali e dei regimi politici prevalenti, sono state elaborate diverse nozioni di benessere, di sviluppo o di progresso. Nel XX secolo il benessere è stato sostanzialmente considerato sinonimo di benessere economico, cosicché, dopo la grande depressione e la seconda guerra mondiale, la contabilità nazionale economica (e quindi il Prodotto Interno Lordo - Pil) è stata considerata da molti come lo strumento principale di misurazione dello sviluppo. Tuttavia, lo stesso Simon Kuznetz, ideatore della riforma della contabilità nazionale americana e, di fatto, ideatore del Pil, come lo conosciamo oggi, già nel 1934 diceva al Congresso degli Stati Uniti che il benessere del Paese difficilmente poteva essere dedotto solo dalla misurazione del suo reddito nazionale. I limiti del Pil, quale indicatore di benessere sono noti, infatti, ad esempio, esso non considera le attività svolte al di fuori del mercato, come il volontariato o il lavoro domestico, le esternalità negative sociali e ambientali del sistema produttivo, includono, poi, le spese difensive (come quelle militari), mentre non tiene conto degli elementi distributivi. Su questo tema è intervenuto il Presidente dell’Istat, in una recente Audizione alla Camera, in cui ha anche presentato le prime rilevazioni statistiche realizzate. Le iniziative in corso nel nostro Paese: l’evoluzione del dibattito è andata di pari passo con un’accresciuta richiesta d’informazione statistica sullo stato e il progresso del nostro Paese. L’Istat si colloca tra gli Istituti nazionali di statistica che hanno maggiormente investito sul valore d’indicatori soggettivi a fianco di quelli oggettivi, per tutte le dimensioni del vivere fin dagli inizi degli anni Novanta. L’Istat ha poi sviluppato una base informativa consistente, con lo sviluppo delle indagini multiscopo e sulle famiglie, che oggi possono essere ampiamente utilizzate, per finalizzare le politiche sociali. Sono poi state realizzate notevoli innovazioni nel campo delle statistiche ambientali. L’aumento significativo d’informazioni statistiche, in particolare attraverso lo sviluppo delle rilevazioni sulle acque ad uso civile e sull’ambiente urbano, nonché attraverso il rafforzamento degli indicatori agro-ambientali e la raccolta di dati sui vari aspetti della tematica ambientale, in passato poco valorizzati, è stata affiancata dallo sviluppo della contabilità ambientale, strumento indispensabile per analizzare simultaneamente le relazioni intercorrenti tra attività economica e i fenomeni ambientale (flussi di materia, emissioni). Il rafforzamento della produzione di dati statistici ha parallelamente interessato anche le statistiche economiche e la contabilità nazionale. Ciononostante, servirebbe aumentare la tempestività di numerosi indicatori sociali e, soprattutto, ambientali. Una migliore valutazione del patrimonio, anche culturale, del Paese, delle infrastrutture, delle interazioni tra fenomeni economici e sociali, sono esempi di cosa si dovrebbe fare se le risorse dedicate alla statistica fossero anche semplicemente allo stesso livello (e non pari alla metà) di quelle di altri paesi europei, quali la Francia e il Regno Unito. Tuttavia, la misurazione del benessere richiede non solo indicatori affidabili e tempestivi, ma anche la definizione, attraverso il coinvolgimento di tutti i settori della società, di un quadro di riferimento ampio e condiviso. Per affrontare questa sfida è stato costituito dal Cnel e dall’Istat un ―Comitato d’indirizzo sulla misura del progresso della società italiana, composto di rappresentanze delle parti sociali e della società civile. L’obiettivo del Comitato, in analogia a quanto sta avvenendo in altri paesi, è quello di sviluppare un approccio multidimensionale, e condiviso, del ―benessere equo e sostenibile (Bes). Partendo dalle indicazioni fornite dai cittadini e dai risultati delle esperienze internazionali già realizzate, il comitato Cnel-Istat ha condotto, nel corso del 2011, un intenso dibattito che ha permesso di sviluppare una definizione condivisa del benessere della società italiana, articolata in 12 domini. Nove domini misurano obiettivi primari per il benessere individuale e sociale e altri tre domini misurano fattori che influenzano il contesto sociale in cui vivono i cittadini. Le dimensioni individuate sono: 1. ambiente 2. sicurezza personale 3. salute 4. benessere soggettivo 5. benessere economico 6. paesaggio e patrimonio culturale 7. istruzione e formazione 8. ricerca e innovazione 9. 10. 11. 12. lavoro e conciliazione dei tempi di vita qualità dei servizi relazioni sociali politica e istituzioni L’Istat ha inoltre costituito una Commissione Scientifica con il compito di selezionare per ciascun dominio un set di indicatori di elevata qualità. Terminata la fase di consultazione e approvati in via definitiva, gli indicatori, l’Istat e il Cnel provvederanno alla pubblicazione – entro dicembre 2012 – del primo Rapporto sullo stato del benessere equo e sostenibile in Italia. Il benessere per i cittadini in Italia: dalle prime rilevazioni realizzate dall’Istat, appare chiaramente che, nella hit parade degli indicatori, l’essere in buona salute è la condizione più importante per il benessere individuale. Ben il 79,9% delle persone di 14 anni e più dà a questa dimensione un punteggio pari a 10. Al secondo posto vi è poi la possibilità di assicurare un futuro ai figli (voto medio: 9,3; 66,1% di 10). Per i cittadini è molto importante assicurare alle generazioni future un livello di benessere equivalente al nostro. Rilevante è anche la preoccupazione per le condizioni dell’ambiente (voto medio: 8,9). Queste due dimensioni rimandano al problema della sostenibilità economico-finanziaria, ambientale e sociale dell’attuale stile di vita. Al terzo e quarto posto si situano due dimensioni correlate: avere un lavoro dignitoso (9,2) e avere un reddito adeguato (9,1) con rispettivamente il 59,5% e il 56% di 10. Un'altra dimensione che emerge chiaramente è quella interpersonale: avere buone relazioni con parenti e amici (9,1) e essere felici in amore (9,0). La sicurezza personale e la fiducia sono elementi rilevanti: il potersi sentire sicuro nei confronti della criminalità ha un punteggio medio di 9 e una società in cui ci si possa fidare degli altri un punteggio appena inferiore (8,9). La partecipazione politica e sociale sono considerate meno rilevanti, con punteggi medi inferiori a 8, sia per la possibilità di influire sulle decisioni dei poteri nazionali e locali, sia per la partecipazione alla vita della comunità locale. In particolare, la percentuale di chi ha dato punteggio 10 a questi aspetti è molto contenuta: rispettivamente 30,6% e 18,7%.