Dal dialogo interreligioso all’etica mondiale per una nuova cittadinanza a cura di Giovanna Cipollari – CVM PREMESSA La spiritualità quale istanza dell’Umanità Nell’attuale crisi, che è sostanzialmente di natura morale e culturale prima ancora che economica, urge definire una nuova etica anche in funzione di un cambiamento epocale che respinge come anacronistica e fuorviante la visione utilitarista, materialista, individualista legata al proprio tornaconto personale, che ha caratterizzato il positivismo e che ancora oggi domina la società, nonostante il fallimento della felicità promessa da una scienza slegata da finalità etiche. Dopo la fine della seconda guerra mondiale e il bilancio di disumanità accumulato nella tragedia nazi-fascista, nei sei milioni di russi morti in guerra, nel genocidio degli ebrei, nella tragedia immane di Hiroshima e Nagasaki, la comunità delle nazioni, traendo le conseguenze delle strette complicità che il totalitarismo aveva mantenuto con il puro positivismo giuridico, ha definito nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1948) alcuni diritti inalienabili della persona umana che trascendono le leggi positive degli Stati e devono servire loro come riferimento e norma. Tali diritti non sono semplicemente concessi dal legislatore: essi sono dichiarati, cioè la loro esistenza oggettiva, anteriore alla decisione del legislatore, è resa manifesta, perché derivano dal «riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana»1. La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo costituisce uno dei più bei successi della storia moderna e rimane una delle espressioni più alte della coscienza umana nel nostro tempo: essa offre una solida base per la promozione di un mondo più giusto. Tuttavia i risultati non sono stati sempre all’altezza delle speranze. Alcuni Paesi hanno contestato l’universalità di tali diritti, giudicati troppo occidentali, e questo spinge a cercare una loro formulazione più comprensiva. Inoltre, una certa propensione a moltiplicare i diritti dell’uomo, in funzione più dei desideri disordinati dell’individuo consumista o di rivendicazioni settoriali estranee a esigenze oggettive del bene comune dell’umanità, ha contribuito non poco a svalutarli. Separata dal senso morale dei valori che trascendono gli interessi particolari, la moltiplicazione delle procedure e delle regolamentazioni giuridiche conduce soltanto a un affossamento che, in definitiva, serve soltanto gli interessi dei più forti. Soprattutto si manifesta una tendenza a reinterpretare i diritti dell’uomo, separandoli dalla dimensione etica e razionale, che costituisce il loro fondamento e il loro fine, a profitto di un puro legalismo utilitarista. Di qui assistiamo, in questo inizio del terzo millennio,a una sorta di riflusso spirituale, emotivo e intellettuale - attestato da rigurgiti razzisti, dall’innalzamento di muri e barriere, dal prevalere della violenza e dei conflitti, da catastrofi ambientali procurate dall’uomo - in un sistema globale in cui il denaro predomina sulla natura e sull’uomo stesso. Purtroppo “gli errori più gravi che falsano tutto il pensiero,che perdono l’anima, che la pongono al di fuori delvero edel bene sono invisibili”2. Occorre rendere visibile ciò che non appare e vedere oltre, prospettando venti di cambiamento per superare visioni fatalistiche proprie di teorie conservatrici. L’attuale “ordine del mondo”, dannoso e criticabile, è solo contingente e non rappresenta una realtà intoccabile, perché il divenire e la trasformazione rientrano nel dinamismo della storia. Il presente va modificato, in quanto inquinato dalla disumanizzazione e dall’ideologia della violenza che affonda le sue radici in un’economia non più a servizio dell’uomo, ma di flussi finanziari, i quali stanno costruendo una società senza senso3. La distanza critica necessaria per uscire dall’attuale crisi individua nella perdita dei valori morali e spirituali le radici profonde dell’attuale processo di modernizzazione che non sa più distinguere tra bene e male, vero e falso: oggi il pensiero è compromesso e s’isterilisce nel cupo spirito organizzativo Preambolo della Dichiarazione Universale dell’Uomo1948 1 2 3 S. Weil, La prima radice, Ed. Comunità p.192 R. Mancini, Idee eretiche, Ed Altraeconomia p.10 tendente a imporre una visione materialista, consumistica, egocentrica, elementi che “privano l’uomo di un certo nutrimento alla vita dell’anima”4. Di qui l’urgenza di un cambiamento del cuore di cui la generosità e la misericordia siano le forze interiori per avviare le vie a un risveglio spirituale necessario all’Umanità per sognare. Quando riemerge una speranza collettiva “un’intera società torna a vedere se stessa e il proprio orizzonte di senso”5. 1. Il ruolo ineludibile dell’etica alla base della convivenza interetnica Risvegliarsi vuol dire imparare aesistere, partecipando in armonia alla vita dell’universo, agire in maniera mirata e coordinata, generare e dilatare forme di esistenza comunitaria. In una società multietnica la sfida consiste nell’uscire da visioni legate all’assimilazionismo, almulticulturalismo, all’ospitalismo, che configurano l’altro come il diverso da rendere simile a se stessi nella propria pretesa superiorità o al massimo da tollerare, mantenendo una distanza precauzionale nella consolidata convinzione che egli sia comunque una minaccia al proprio benessere e al proprio tornaconto personale. Il risveglio sta nel vedere i valori viventi che restituiscono senso al vivere: essi sono le persone, le creature del mondo, le relazioni, gli animali, i beni naturali. Di essi occorre avere cura seguendo il criterio di don Milani espresso in “I care”6. L’esistere in armonia sta nell’essere ogni volta espressione di una convivenza non violenta con quanti sono per noi “gli altri”, uscendo dall’illusione di sentirsi un “io” separato dalle vite altrui e dalla Vita stessa. L’esistenza comunitaria matura a sua volta grazie ad un rinnovato senso della misericordia in virtù del quale nessuno si merita di esistere al di sotto delle condizioni di giustizia. Migranti, poveri, minori sfruttati, vittime del traffico di esseri umani, bambini soldati, perseguitati per opinioni politiche oreligiose, donne umiliate: un’umanità privata della propria dignità, di contro al diritto di ciascuno di essere un valore incondizionato, rappresenta il grado di disumanità di una società che ha perso la bussola di orientamento. Un’etica che nel suo centro è mossa dallo sguardo della misericordia è invece capace di ritrovare i punti cardinali mettendo al centro l’essere vivente quale primo dei valori. L’etica rifiuta il paradigma tecnocratico che spezza i legami ed entra in dialogo con ogni vivente. “L’interdipendenza delle creature è voluta da Dio. Il sole e la luna, il cedro e il piccolo fiore, l’aquila e il passero: le innumerevoli diversità e disuguaglianze stanno a significare che nessuna creatura basta a se stessa, che esse esistono solo in dipendenza le une dalle altre per completarsi vicendevolmente, al servizio le une dalle altre”7. L’interdipendenza insegna che, nonostante tutte le diversità, siamo tutti parte di una comune umanità di cui siamo intessuti e che, nell’intreccio dei percorsi di vita, si svela una trama ricchissima di differenze eppure unica, per cui ignorare o negare gli altri vuol dire, indirettamente, fare del male a se stessi. L’ubuntùafricana, che trova una legittimazione nella stessa rivoluzione scientifica portata dalla fisica quantistica8, indica dunque come via da percorrere quella dell’etica della restituzione della dignità agli emarginati quale condizione ineludibile per la conquista della nostra stessa dignità. 2. Ildialogo interreligioso comeimplementazione della spiritualità Da dove veniamo? Chi siamo? Dove stiamo andando? Quali sono i valori morali oggettivi in grado di unire gli uomini e di procurare ad essi pace e felicità? Come riconoscerli? Come attuarli nella vita delle persone e delle comunità? Questi interrogativi di sempre intorno al bene e al male oggi sono più urgenti che mai, nella misura in cui gli uomini hanno preso maggiormente coscienza 4 S. Weil, op.cit. p.12 R. Mancini op. cit. p.14 6 Don Milani adottò il motto "I care", letteralmente mi importa, mi interessa, ho a cuore e questa frase, scritta su un cartello all'ingresso della scuola di Barbiana, riassumeva le finalità educative di una scuola orientata alla presa di coscienza civile e sociale. 7 Cantico delle creature. FF 263 8 La fisica quantistica è la teoria fisica che descrive il comportamento della materia, della radiazione e le reciproche interazioni. 5 di formare una sola comunità mondiale. I grandi problemi che si pongono agli esseri umani hanno ormai una dimensione internazionale, planetaria, poiché lo sviluppo delle tecniche di comunicazione favorisce una crescente interazione tra le persone, le società e le culture. Ogni avvenimento locale può avere una risonanza planetaria quasi immediata:emerge così la consapevolezza di una solidarietà globale, che trova il suo ultimo fondamento nell’unità del genere umano e si traduce in una responsabilità planetaria. Così il problema dell’equilibrio ecologico, della protezione dell’ambiente, delle risorse e del clima è divenuto una preoccupazione pressante, che interpella l’umanità tutta e la cui soluzione va ampiamente oltre gli ambiti nazionali. Anche le minacce che il terrorismo,il crimine organizzato e le nuove forme di violenza e di oppressione fanno pesare sulle società hanno una dimensione planetaria. I rapidi sviluppi delle biotecnologie, che a volte minacciano la stessa identità dell’essere umano (manipolazioni genetiche, clonazioni...), reclamano urgentemente una riflessione etica e politica di ampiezza universale. In tale contesto, la ricerca di valori etici comuni conosce un ritorno d’attualità. Per affrontare la responsabilità planetaria di realizzare il Bene Comune è opportuno oggi far ricorso allacostruzione di un’etica mondiale. L’idea di etica mondiale è stata formulata dal teologo svizzero tedesco Hans Küng nel suo libro “Progetto per un’etica mondiale”, e poi sviluppata e approfondita in rapporto ai contesti della politica e dell’economia in un altro suo libro intitolato “Etica mondiale per la politica e l’economia”.L’etica mondiale per Hans Küng non è un semplice strumento di analisi dei fatti della società e del mondo contemporaneo, ma è un “progetto” che deve realizzarsi nella società contemporanea contribuendo al suo miglioramento, realizzazione che ha avuto un momento decisivo con la “Dichiarazione per un’etica mondiale” proclamata dal Parlamento delle religioni mondiali il4 settembre del 1993 a Chicago. Questo ethos per il teologo tedesco non è un’ideologia da imporre a livello universale prescindendo dai contesti locali, ma può essere un elemento decisivo in grado di fornire il fondamento morale per un migliore ordine individuale e globale.Esso infatti è in grado di costituire una prospettiva d’insieme capace di comprendere le ragioni della crisi fondamentale della nostra società, e quindi di fare fronte a questa situazione, fornendo una visione capace di trarre fuori gli uomini e le donne dalla disperazione e dalla disponibilità alla violenza, e le società dal caos. A partire della convinzione chegli uomini e le donne si riconoscono nei precetti e nelle pratiche delle religioni del mondo, si dichiara che questo ethos a cui si fa riferimento esiste già nelle loro tradizioni religiose ed etiche in generale, e quindi si afferma che tra le religioni c’è già un consenso che può costituire il fondamento di un‘etica mondiale. La Dichiarazione di Chicagoanticipa inoltre la definizione di etica mondiale come un consenso di fondo minimo circa valori vincolanti, norme irrevocabili e comportamenti morali fondamentali atti a garantire la convivenza pacifica tra i popoli. La Dichiarazione di Chicago, con le successive integrazioni, rappresenta, dunque, una pietra miliare per la costruzione della nuova etica mondiale in quanto indica l’insieme dei valori obbligatori fondamentali che da secoli formano il tesoro dell’esperienza umana e che alimentano tutte le grandi tradizioni religiose e filosofiche. Tale progetto, degno di interesse, è espressione del bisogno attuale di un’etica che abbia validità planetaria e globale e che può trovare nella scuola, quale sede privilegiata della formazione, la condizione per la sua diffusione.Si partirebbedalla scuola per poi riversarsi nella società civile che, a sua volta, implementerebbe il pensiero e il dialogo interreligioso in una sorta di anello ricorsivo e dinamico, in continuo divenire, in cui gli educatori sarebberopensatori senza pensieri conclusivi in una realtà sempre incipiente da costruire secondo i criteri di una cittadinanza partecipata a prova dei tempi e delle diverse situazioni locali. 3. La scuola laica aperta all’insegnamento interreligioso La necessità di sfuggire a un approccio etnocentrico edi favorireuno studio delle religioniche si faccia carico di una prospettivaglobale, postcoloniale,transculturale9, autoriflessiva e laica esige una Armando Gnisci in “Manifesto transculturale” afferma : “Le parole-concetti, multiculturalismo e interculturalità, sono state logorate dalla mancata, ma sempre più urgente, decolonizzazione delle nostre menti ancora coloniali” ed 9 breve analisi di alcunimodelli10più sperimentati nelle scuole come proposte di un nuovo insegnamento della/e religione/i in contesti multietnici e multiculturali. 1) Modello Canadese Il Canada adotta il modello comunitarista con scuole diverse per ogni comunità di fede: scuole coranicheper i musulmani; scuole ebraiche per gli ebrei e così via. In conformità a questo modello alcuni propongono tante sezioni separate quante sono le religioni presenti nello stesso ambiente scolastico secondo il principio cuius regio, eius religio. (Da B. Salvarani “Educare al pluralismo religioso”EMI -BO 2006 pag. 36 - pag. 160) 2) L’ora delle religioni Ipotesi per un itinerario curricolare continuo Un possibile itinerario di cultura religiosa per tutti di natura esclusivamente scolastica non può non prendere le mosse dal fatto religioso storico e quindi dalla conoscenza della religione cristiana, in particolare nella sua espressione cattolica per la sua evidente rilevanza nella cultura italiana. Successivamente potrà giungere all’incontro ecumenicamente articolato con gli altri cristianesimi europei (ortodossia,protestantesimo, anglicanesimo), per poi allargare a “cerchi concentrici” altre grandi tradizioni abramitiche (ebraismo e islam), alle altre religioni storiche mondiali (a partire dall’induismo e dal buddismo…), agli umanesimi non religiosi, naturalmente tenendo conto dei vari livelli di età e delle caratteristiche dei bisogni educativi degli allievi. (A cura del Comitato Oriente Occidente dell’Università degli Studi di Firenze settembre 2005) 3) Modello Bradford Bradford (cittadina del Galles in Inghilterra), in collaborazione con il provveditorato locale, ha avviato, nelle circa duecento scuole cittadine, la promozione di un corso comune di religione in cui le lezioni settimanali sono comunque adattate alle esigenze delle singole scuole, basandosi sullo studio comparato di sei religioni, quelle maggiormente presenti in loco(buddismo, cristianesimo, ebraismo, induismo, islam, sikh). Il manuale di riferimento è il Bradford Agreed Syllabus for Religious Education, un volume pubblicato dal Centro nel 1996,che mira a offrire per ogni fascia di età scolastica prospettive religiose diverse al fine di riflettere su argomenti che spaziano dal viaggio alle festività sacre, dai luoghi di culto ai segni e simboli, dall’idea della vita e del mondo ai conflitti possibili. Lo specifico che caratterizza tale progetto è, da una parte, l’attenzione alla pluralità delle religioni e la trasversalità rispetto alle altre discipline d’insegnamento, ma anche il fatto di essere stato elaborato attraverso il comune impegno di un pool comprendente insegnanti, testimoni delle varie religioni, responsabili della comunità sociale e politica locale; e dall’altra, la convinzione che la finalità principale è la saggezza. Conoscenza e comprensione sono infatti assai importanti, però insufficienti alla formazione di persone e cittadini consapevoli: mentre alla costruzione di tale saggezza il pensiero filosofico e quello religioso concorrono largamente. Questo modello è sperimentato in alcune realtà scolastiche italiane con particolare riferimento alla Toscana in cui la presenza di immigrati stranieri e, in particolare, di cinesi favorisce sperimentazioni inedite per promuovere un dialogo interreligioso. (Da B. Salvarani “ Educare al pluralismo religioso”EMI -BO 2006 pag. 120-3) 4) Modello del pluralismo religioso “L’educazione dei ragazzi nelle scuole del futuro non deve basarsi sull’occultamento delle diversità, ma su tecniche pedagogiche che inducano a capire e ad accettare le diversità. È da tempo che si ripete che nelle scuole sarebbe bello, accanto all’ora di religione (non in alternativa per coloro che non sono cattolici) fosse istituita almeno un’ora di storia delle religioni, cosicché anche un ragazzo cattolico possa capire che cosa dice il Corano o cosa pensano i buddisti ogli ebrei e musulmani o induisti, ma persino i cattolici, capisca come nasce e cosa dice la Bibbia […] È spaventosa l’ignoranza delle persone cosiddette colte riguardo alle cose ecclesiastiche e religiose”. evidenzia la differenza tra i diversi approcci nell’incontro con l’altro. Cfr.http://www.patrialetteratura.com/il-manifestotransculturale-aggiornato/ 10 Tale analisi è considerata non esaustiva e fa riferimento solo alle esperienze più diffuse nella stessa realtà italiana. Su questa linea di proposta si sono attivatii corsi di ‘Storia delle religioni’ destinati a partire dall’a.s. 2010/2011 a insegnanti e studenti delle scuole di Roma e Torino grazie alla collaborazione tra università (Università di Torino, Roma Sapienza, Roma Tre) e associazionismo (‘Acmos’, ‘UVA-Universoaltro’, ‘Benvenuti in Italia’); o il programma ‘Intercultural Education through Religious Studies’, attualmente coordinato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, per la sperimentazione di moduli digitali nella didattica applicata alle religioni; o le molte iniziative didattiche realizzate a livello dei singoli istituti (tra gli altri il caso del corso di cultura islamica sperimentato come ora alternativa in una scuola superiore di Cosenza). Al di là e oltre questi modelli che presentano enormi difficoltà a decollare in un’Italia ancora legata all’IRC (Insegnamento della Religione Cattolica), si affaccia all’orizzonte quello che potremmo definire un modello transculturale. 5) La propostatransculturale: un ethos comune Lo sforzo è quello di ricercare da parte di tutti gli stati una base minimale, non di tipo religioso, ma laica,sulla quale anche le varie religioni possono concordare, per superare gli inevitabili contrasti legati alle affermazioni identitarie dei credi positivi, situazione tipica dell’attuale pluralismo religioso11. Il caso dei Diritti Umani solleva un problema più generale legato alla ricerca di un fondamento comune alla varietà e alla differenza religiosa, di un’etica capace di valere in ogni parte della terra. Nasce di qui, per il teologo Hans Küngil grande compito che le religioni sono chiamate a svolgere nel mondo contemporaneo: solo il contributo convergente delle grandi tradizioni religiose d’Occidente e d’Oriente può offrire le basi per la costruzione di un ethos mondiale e quindi per la sopravvivenza dell’umanità. In questa luce risulta evidente il dialogo tra le religioni.12 4. L’insegnamento delle diverse fedi religiosea sostegno di un’etica laica mondiale Quando si entra nell’universo scolastico occorre tener conto che la scuola costituisce un sistema interrelato in cui contenuti, metodi, valutazione sono collegati tra loro in vista della finalità educativa verso la quale si orienta il progetto formativo13. Se la finalità del curricolo scolastico del terzo Millennio è quella di educare alla cittadinanza mondiale (ECG) come richiesto dall’UNESCO14: la chiave di lettura di tale curricolo non può essere che quelladi una cultura della pace attraverso la condivisione di un’etica mondiale elaborata a livello interreligioso. In questa cornice la proposta della “Dichiarazione per un’etica mondiale” - proclamata dal Parlamento delle religioni mondiali il 4 settembre del 1993 a Chicago- diventa quanto mai attuale e costituisce una risposta di senso all’odierno caos mondiale in quanto mira a superare la conflittualità di un’umanità divisa, ritrovando i legami e gli intrecci tra tutti gli esseri viventi che appartengono a un’unica comunità umana e che attraverso il patrimonio delle diverse fedi ricostituiscono i legami in grado di rispettare le differenze. Un esempio a chiarimento della tesi: tutte le religioni presentano la regola d’orodel“Fai agli altri ciò che vuoi che gli altri facciano a te”, ma il modo con cui tale norma morale si traduce nei diversi contesti dipende da una serie di variabili legate alla cultura e alle tradizioni di ciascun soggetto, popolo o etnia. Tale riflessione attesta che attraverso le differenti fedi si possono ritrovare l’interconnessione e l’interdipendenza in quanto i valori etici carità, giustizia, rispetto, amore, misericordia, pace, onestà, solidarietà, servizio, carità, verità, fiducia, Hans Küng “Progetto per un’etica mondiale”Milano 1991 G. Ferretti – R. Mancini “Essere Umanità” EUM MC 2009 pp. 46 -7 13 Cfr. La mappa di Kerr individua la scuola come un sistema interrelato in cui Finalità, Conoscenza, Organizzazione e valutazioni rappresentano aree interrelate tra loro. Cfr . E Damiano, Guida alla Didattica per Concetti, Juvenilia Mi 1995 14 Il Documento Unesco “Éducation à la citoyenneté mondiale dell’Organisation des Nations Unies pour l’éducation, la science et la culture” (Maggio 2015) afferma che “La cittadinanza mondialesi riferisce a un senso di appartenenza a una grande comunità e di una comune umanità. Essa si concentra sull’interdipendenza politica, economica, sociale e culturale e l'interconnessione tra il livello locale, nazionale e globale”. 11 12 misericordia,integrità, comunione cosmica15 sono presenti in tutte le fedi religiose per cui Dio, come Javhè, come Allah, come Budda non possono che volere la felicità degli uomini attraverso le norme indicate. Al tempo stesso la loro realizzazione risente delle diverse realtà culturali che di per sé non possono essere conflittuali in quanto sono attraversate da quei principi comuni a tutti e che formano il variegato tessuto dell’Umanità alimentata dalla filosofia dell’ubuntu africana. 5. Un esempio: UDA sul dialogo interreligioso. SCHEMA DI SINTESIdi UDA # 1 2 ELEMENTO Titolo della risorsa*: Autore (o nome dell’ente o organizzazione)* Anno di pubblicazione/creazione* Lingua/e* Tipologia di risorsa educativa OPZIONI DIALOGO INTERRELIGIOSO CVM 6 Temi legati all’educazione alla cittadinanza globale* Dialogo interreligioso Pace 7 Specifiche aree sottotematiche Parola/e chiave Diritti umani Libertà di scelta religiosa Ascolto Dialogo Rispetto Libertà UDA interdisciplinare:religione, storia, geografia, italiano, arte e immagine, tecnologia 3 4 5 8 9 10 11 - 12 Materia/e scolastica/he o campi di studio nei quali la risorsa educativa può essere usata* Competenze disciplinari che la risorsamira a sviluppare nell’alunno Competenze dieducazione alla cittadinanza globale che la risorsa mira a sviluppare nell’alunno - Obiettivi dell’attività*/ Repertorio ORM16 Operazioni/ metodologia Raggruppamento alunni Media /strumenti 2015-6 Italiano Unità d’apprendimento - Padroneggia gli strumenti espressivi e argomentativi indispensabili per gestire l’interazione comunicativa verbale in varie situazioni. Legge, comprende e interpreta testi scritti di vario tipo. Produce testi orali e scritti riguardanti differenti scopi. Sa muoversi nel tempo e nello spazio per collocare le diversereligioni nel mondo. Coglie gli aspetti caratterizzanti gli elementi presenti nelle rappresentazioni dei simboli delle diverse religioni e i nuclei fondantidelle relative fedi. È consapevole del ruolo del dialogo religioso quale elemento di coesione dellacomunità umana. Sa decentrarsi(= decentramento, pluralità dei punti di vista). Sa cogliere trasformazioni, processi, relazioni, interconnessioni (= diversità, processualità, sistema, relazione, interrelazione, multiscalarità, cronospazialità). Assume un pensiero critico (= discontinuità). Risolve problemi, poiché soggetto responsabile della gestione del bene comune (= attivismo del soggetto). Agiscein modo autonomo e responsabile (= responsabilità, corresponsabilità). Fase n.0 - Rilevare il dialogo religioso come istanza della società attuale Tempo 1 h O brainstorming; osservazione di immagini; lettura guidata; conversazione finalizzata. R lavoro con gruppo classe. Cfr. “Dichiarazione per un’etica mondiale” op.cit. paragrafo n.3 relativo alle norme immutabili. Il Repertorio ORM è una check – list, uno strumento di osservazione delle pratiche d’aula per monitorarne la fattibilità, la sequenzialità, la congruenza. 15 16 - M internet, immagini, fotocopie. Fase n. 1 -Sapere quali sono le religioni più diffuse nel mondo Tempo 1 h e30 m O lettura guidata; attività di esposizione; osservazione di planisfero; costruzione di legenda; laboratorio per costruzione di cartellone. R lavoro individuale; per piccolo gruppo; con gruppo classe. M Planisfero; colori; cartoncino bristol. Fase n. 2- Conoscere i simboli delle diverse religioni Tempo3 h O attività di ricerca in internet; elaborazione di un cartellone di classe. R lavoro individuale; con gruppo classe. M internet, cartellone. Fase n. 3 - Prendere coscienza del significato del simbolo delle diverse religioni, della loro storia, credo e feste. Tempo 3 h O attività di ricerca; selezione di dati; compilazione di scheda; attività di esposizione; compilazione di appunti. R lavoro in piccolo gruppo; lavoro individuale. M internet; scheda; cartellone. Fase n. 4 - Cogliere somiglianze e differenze tra i messaggi delle varie religioni Tempo 2 h O attività di estrapolazione di concetti; ascolto; studio e memorizzazione; verifica di conoscenze apprese. R lavoro per piccolo gruppo; con gruppo classe;individuale. M schede, tabella sinottica; questionario. Fase n. 5- Apprendere l’arte del rispetto delle altre religioni attraverso l’osservanza degli otto sentieri delMandala Tempo 2 h O lettura guidata; conversazione orientata. R lavoro con gruppo classe. M testi, fotocopie. Fase n. 6 - Prendere coscienza che la libertà religiosa è elemento di dialogo interreligioso Tempo 2 h - - - O - - R M - attività di sintesi; lettura guidata; discussione orientata; attività di analisi e metacognizione. lavoro con gruppo classe; individuale. Vangelo; Documenti Conciliari. Fase n. 7 - Verificare le conoscenze acquisite attraverso un processo di metacognizione finalizzato ad attivare competenze in materia didialogo Tempo 2h O attività di metacognizione; costruzione di mappe concettuali; attività di role play. R lavoro individuale con gruppo classe. M quaderno; cartelloni di classe; aula organizzata a "Talkshow". - 13 - Breve descrizione dell’attività*: - - 14 - Età* - - 15 - Riferimenti pedagogici - - 16 - Collegamento al sito*: - Dopo aver rilevato le conoscenze degli allievi sullo stato dell’arte del dialogo interreligioso partendo dall’informazione sugli incontri di Papa Francescocon esponenti di altre religioni (F. n. 0), si procede evidenziando come il testo evangelico di Giovanni (Gv. 3,19-20) richiami la conoscenza quale fonte di verità. Su questa base si presentano le otto religioni più diffuse nel mondo e si divide la classe in otto gruppi, a ciascuno dei quali è affidato il compito di collocare la religione assegnata nell’area di appartenenza in un planisfero muto, così da costruire la mappa tematica delle principali religioni del mondo(F. n. 1) . Successivamente si invitano gli allievi a cercare in internet il simbolo rappresentativo delle diverse religioni: la classe individua dodici simboli (F. n.2). Costituiti 12 gruppi, ciascuno dei quali ha il compito di approfondire il significato di un simbolo, la sua storia, il credo e le feste di riferimento, si procede allo scambio delle informazioni tra gruppi in modo da socializzare le conoscenze in relazione ai 12 simboli religiosi individuati (F.n. 3).Dopo aver notato che tutte le religionienunciano il principio che lega l’uomo alla divinità di riferimento, si fa notare che la modalità con cui l’uomo nelle diverse religioni giunge all’Assoluto varia nei differenti contesti. Su questa base si invita acompilare una tabella sinottica predisposta dall’insegnante per cogliere ciò che lega tutte le religioni e ciò che le contraddistingue (F. n. 4). La prospettiva che evidenzia uguaglianza e differenzaintroduce il problema della convivenza tra religioni nel rispetto reciproco, come evidenziato da Luca (9,49-50)e come confermato dagli “Otto sentieri” del Mandala (F. n. 5).La lettura dei testi “Dignitatis humanae” (Concilio vaticano II) “Nostra aetae” (Concilio vaticano II) conferma il reciproco rispetto tra le diverse religioni come elemento fondamentale del dialogo interreligioso (F. n. 6).L’UDA si conclude con una metacognizione sul percorso didattico che favorisce l’approfondimento dei concetti chiave quali libertà, accoglienza, rispetto,presenti nelle diverse religioni e stimola la presa di coscienza per sostenere in dibattiti pubblici l’importanza del dialogo tra religioni nell’attuale momento storico in cui si paventa uno scontro tra religioni. Scelta multipla fra: 14-16 anni L’UDA ha come riferimento principale il modello del cognitivismo – costruttivistadella Didattica per Concetti del professor Elio Damiano, che nell’esperienza d’aula è stato integrato con il ciclo di apprendimento esperienziale di Pfeiffer e Jones. Questo filone di pensieroevidenzia la necessità di collegare il concetto “oggetto di studio” al mondo esperienziale degli allievi così da rappresentare un concetto – problema – caldo. In tal modo si rafforzanoteoria e pratica, studio dei saperi e applicazione degli stessi, collegando scuola e territorio. In questa cornice di riferimento si tiene conto anche degli input che provengono dalla didattica del “service learning” diffusa in Italia dal professor Italo Fiorin, il cui metodo consiste nella predisposizione di situazioni didattiche nelle quali gli studenti possono ulteriormente sviluppare le loro competenze professionali, metodologiche e sociali impegnandosi in un servizio alla comunità e quindi attivando “compiti autentici” in una scelta di servizio al territorio in ottica glocale. http://scuola.cvm.an.it/wp-content/uploads/2016/01/UDA-dialogo tra religioni - 6. Proposte curricolariper la costruzione di un’etica mondiale Occorre avviare una riflessione sui valori etici delle diverse religioni, mostrando come esse convergano nella stessa direzione per la costruzione della pace, della giustizia, della felicità in quanto la spiritualità che deriva da ciascuna fede, pur nella diversità e specificità delle espressioni storico- culturali, concorre alla piena umanizzazione di ogni creatura, credente o laica che sia. A tale scopo compito dei docenti è quello di attivare le seguenti operazioni: A) INDIVIDUARE LE AREE TEMATICHE: a. Estrapolare i valori etici indicati nelle “Quattro norme immutabili” illustrate dalla “Dichiarazione per un’etica mondiale” e programmare UDA che abbiano per oggetto uno dei valori estrapolati. b. Selezionare i passi dei testi sacri o delle tradizioni orali delle diverse religioni a sostegno dei valori etici estrapolati dalle “Quattro norme immutabili”facendo ricorso - per le religioni di cui il/i docente/i non sono competenti -agli esperti chiamati a fornire i testi sacri della propria religione attinenti ai valori etici oggetto delle UDA con saggio critico introduttivo e relativa bibliografia ragionata. B) ELABORARE UNA TAVOLA SINOTTICA: a. Predisporre tra i materiali dell’UDA una tavola di comparazione tra i diversi testi sacri e/ o tradizioni religiose. TAVOLA SINOTTICA Costruzione di una cultura della non violenza e del rispetto di ogni vita Valore Cristianesimo Ebraismo Islamismo Buddismo Taoismo Sikhismo Schintoismo Compassione Rispetto Misericordia Amore Verità Carità Giustizia ………….. b. Fornire o stimolare la ricerca di dati relativi ai testi selezionati in grado di evidenziare gli elementi affini e le diversità tra le religioni per evidenziare ciò che accomuna le diverse religioni e ciò che le contraddistingue. C) PROMUOVERE UN RSVEGLIO ETICO RESPONSABILE DEL BENE COMUNE: a. Favorire dibattiti pubblici e/o azioni a sostegno della costruzione di un’etica mondiale alimentata dalle diverse religioni del mondo. b. Aprire ponti e incontri con i soggetti di altre religioni per promuovere una concordia sociale. Alcune sperimentazioni e/o programmazioni attuate o in corso di attuazione in contesto d’aula. A) Scheda sintetica sull’UDA relativa all’AMICIZIA sperimentata nella III secondaria di primo grado dell’IC “Galileo Ferraris” di Falconara (AN) - Docente: prof. Lucia Simi F Obiettivo 0 Rilevare le conoscenze spontanee sull’amicizia 1 Cogliere la relazione tra l’amicizia e la natura sociale della persona Comprendere le complesse dinamiche amicali tra persone appartenenti a fedi diverse Conoscere il valore dell’amicizia in alcune tra le religioni più diffuse al mondo Confrontare il valore dell’amicizia in alcune religioni Cogliere il messaggio fondamentale presente nelle diverse religioni Prendere coscienza del valore dell’amicizia come espressione di un’etica mondiale 2 3 4 5 6 I.G.L. - Indicatori di global learning Metacognizione, decentramento Relazione/interconnessione Decentramento/empatia Decentramento/empatia Transcalarità Interconnessione Visione olistica 7 Ripercorrere l’itinerario didattico Metacognizione B) Programmazione di curricolo verticale di IRC per la scuola primaria dell’IC di Manerbio da parte dei docenti Albini e Filippini PROGETTO PLURIENNALE: 5 anni della scuola primaria Item Cura Classe Prima Legame/relazione Seconda Discipline Religione, italiano, inglese, scienze, educazione fisica arte e immagine, musica, matematica, tecnologia Interdisciplinare Dialogo Terza Interdisciplinare Dialogo interculturale Quarta Interdisciplinare Dialogo interreligioso Quinta Interdisciplinare La presente proposta di Curricolo Verticaledi IRC è stata approvata dal Collegio Docenti dell’IC di Manerbio ed è in via di sperimentazione. Per ora si è attuata nelle due classi IA e IBe ciò giustifica la possibilità di una presentazione dettagliata delle discipline coinvolte nonché del lavoro realizzato in aula nell’a. s.2015 -16 e documentato dalle docenti Albini e Filippini che lo rendono disponibile per quanti sono interessanti. La legittimazione della loro proposta risiede nel riconoscimento che la formazione è un processo il quale richiede una crescita interiore adeguata all’età del formando. La visione euristica e partecipata dell’apprendimento esige tappe ineliminabili. Infatti, prima di parlare di dialogo interreligioso, è necessario un iter che aiuti a dialogare, ovvero a saper fare silenzio, ad ascoltare, a dare tempo agli altri, ad attivare affetti, sentimenti e comportamenti che dalla cura quale valore etico passi poi a sostenere l’importanza della relazione per arrivare a quellodel dialogo nelle diverse prospettive culturali e interreligiose. Si tratta di prediligere la formazione sull’informazione e di comprendere che il risveglio etico si alimenta di un cammino che parte dalle esperienze del quotidiano, messe sotto cognizione attraverso una didattica costruttivista ed esperta che dalla sfera antropologica si muova verso quella del decentramento e critica, per arrivare a una ristrutturazione e sistematizzazione di ciò che si apprende. Così il sapere diventa effettivamente un saper essere per un saper fare verso l’orizzonte del risveglio di un’etica mondiale in grado di garantire la concordia tra culture, religioni e uomini, tutti appartenenti a un’unica Comunità.