AGOSTO 2011
agosto 2011
anno II, numero 8
Periodico d’informazione musicale
mensile a diffusione gratuita
Supplemento a NOTE anno XXV
agosto 2011
Autorizzazione del tribunale d Lucca n° 459 del 30/09/1987
Direttore:
Luca Franceschini
Redazione:
Carlo Matteoli,
Fabio “Norway” Casapieri,
Luca Franceschini,
Federico Taddeucci,
Grafica:
Federico Taddeucci
Nathen Maxwell
La direzione non è responsabile di
eventuali cambiamenti nelle date
delle manifestazioni
Partiamo subito con la domanda che tutti ti fanno, perché oggettivamente non
capita a tutti di vivere un’esperienza musicale come quella di poter suonare
con i Clash! Come hai avuto modo di far parte del gruppo e cosa ricordi di
quel periodo?
Dalla fine degli anni settanta fino a metà anni novanta ero fisso a Londra e spesso
stavo a casa di Eddie King che aveva disegnato copertine per Madness e Clash e
più avanti anche il logo di una delle mie band: i Not Moving. Ce li ha fatti conoscere lui e nell’ 1984 ci chiesero di aprire il loro tour italiano, poi ci siamo rincontrati varie volte, l’ultima (poco prima che Joe Strummer se ne andasse nel paradiso
del r’n’r) a Soho in un piccolo club a bere insieme mentre suonava un gruppo
rockabilly con tanto di spogliarellista. Non so perché ma ho sempre avuto una
specie di calamita verso i miei idoli e non solo musicali, poeti come Ginsberg, Ed
Sanders, Lance Henson, Fernanda Pivano, Julian Beck. Poi ho avuto la fortuna di
incontrare e stingere amicizia con Nico che ho anche ospitato a casa mia per una
settimana, Dave Ghrol, Johnny Thunders, Fleshtones, Nick Cave e Fuzztones coi
quali ho fatto dei tour, ho aperto concerti per Iggy Pop, Damned, Buzzcocks, Dick
Dale, John Trudell e mi fermo qui perché l’elenco sarebbe lungo… Di quel periodo
ricordo la freschezza e l’entusiasmo, l’ingenuità e la sincerità, la voglia del nuovo,
la sperimentazione, l’odio verso i cliché. Una volta per un artista diventare una
rock star era un effetto collaterale ora viene prima della musica o di quello che
vuoi esprimere, c’era ancora un po’ di meritocrazia, non era tutto in mano alle
agenzie e gli uffici stampa.
Ora che abbiamo fatto capire ai nostri lettori il valore artistico dell’ospite di
questo numero di note live, dimmi, cos’è per te la musica?
E’ come chiedere a un pittore perché dipinge o a un poeta perché scrive poesie, non
hai scelta, devi seguire la tua natura. Io dico sempre che il r’n’r e’ una malattia
che si contrae fin da piccoli e dopo una certa età diventa incurabile. Lo devi fare e
basta. Un vero artista non fa piani a tavolino, fa quello che gli viene, non può compiacere, al massimo condividere. Non e’ obbligatorio essere un artista, prima di
tutto devi avere qualcosa da dire. Per emozionare gli altri devi prima emozionare
te stesso, se hai solo manie di protagonismo hai sbagliato strada meglio le selezioni per il Grande Fratello.
Hai una famiglia. Che ruolo ha avuto
per te nella tua carriera?
Ho avuto diverse famiglie, quella attuale
mi ama, mi coccola e mi supporta. Ormai
anche il wwf mi ha inserito negli elenchi
delle specie protette in via di estinzione.
Hai un figlio che già non può fare a
meno del rock. Cosa faresti se verresti a
sapere che gli piacciono i Dari?
Sarei contento, almeno ascolterebbe musica della sua generazione invece dei Deep
Purple, Led Zeppelin e Motorhead. Io gli
dico sempre che è musica da vecchi e lui
mi risponde che quella attuale fa cacare.
In realtà segue anche Kasabian, Franz
Ferdinand o Beady Eye. Mia figlia che è
più grande ascolta dai Placebo e Rammstein fino ai Subsonica o Cremonini, ha
gusti simili ai miei ma a volte opposti e
questo mi fa piacere, le influenze assorbite
all’interno della famiglia sono più o meno
inevitabili, ma copiare i propri genitori è
sbagliato altrimenti addio personalità...
comunque ho detto a mio figlio “se proprio
vuoi fare il musicista mi devi fare il culo
prima che tu compia 20 anni sennò smetti”
e me l’ha già fatto visto che a 15 anni suona già pianoforte, batteria e vibrafono, va
al conservatorio e legge lo spartito perfettamente, non è assolutamente un clone di
quel caprone del su’ babbo!
Cosa consigli ai gruppi in cerca di una
strada professionale all’interno del business musicale?
Visto le scelte che ho fatto nella mia vita
penso di essere la persona meno adatta
a dare dei consigli utili, in questo senso
potrebbero essere addirittura dannosi.
Se vuoi fare qualcosa di memorabile non
devi voler assomigliare a nessuno senno
arrivi sempre secondo, .è fondamentale
avere delle radici ma poi devi creare il tuo
suono,compensare con la tecnica esasperata la mancanza di creatività e idee nuove
non manda avanti la scena, la immobilizza.
Ci sono attualmente dei gruppi emergenti toscani con del potenziale?
Ci sono eccome non faccio nomi per non
rischiare di dimenticarmi qualcuno ma la scena r’n’r è molto viva e variopinta ma
anche quella sperimentale, metal o folk anche se gli addetti ai lavori fanno finta
di niente troppo impegnati a correr dietro a band che dietro la facciata indie sono
solo affannati a raggiungere il mainstream, e infatti stanno tutti virando paurosamente verso il pop creando una grossa confusione fra ciò che è realmente alternative e cosa invece è calato dall’alto. Ci vorrebbe un po’ più di coesione e collaborazione fra le band toscane in modo da ricreare un vero e proprio movimento.
Sinceramente, quali sono stati i compromessi che hai dovuto sostenere durante
la tua lunga carriera musicale?
Ah ah ah! Se fossi sceso a compromessi ora non sarei fiero di fare la fame anche se
non e’ sempre cosi romantico. In genere notorietà e onestà artistica non vanno di
pari passo a parte rarissimi casi. I Not Moving sono famosi nell’ambiente per essere quei poveri cretini che negli anni ottanta hanno rifiutato un contratto milionario
con una major, ma noi credevamo fermamente nel circuito indipendente e ci credo
tutt’ora. Firmare quel contratto equivaleva a vendere l’anima. Fare certe mosse
con la scusa di arrivare a più gente possibile è una frottola che ho sentito dire mille
volte, a me non e’ mai interessato piacere a tutti (nemmeno come persona), anzi mi
preoccuperei. Anche col senno di poi non mi pento, almeno l’arte deve essere un
territorio libero. Di faccia ho solo questa anche se non e’ carina vorrei mantenermela così come è, ed evitare di sputarmi da solo quando mi guardo allo specchio.
Discorso diverso per quanto riguarda la mia attività di dj, oltre che una passione e’
anche un lavoro che devo fare bene e lì spesso devo scendere a compromessi…. con
la pista.
Come ti sei avvicinato al mondo del rock?
A 13 anni ero in piena ribellione adolescenziale, c’era in atto una rivoluzione
nell’arte, nella cultura e nel costume, leggevo Qui Giovani, Re Nudo e Ciao 2001,
andavo al cinema a vedere Woodstock e Easy Rider ascoltavo Jimi Hendrix e i Doors, che rappresentavano l’esatto opposto della cultura dominante e io nella mia
cameretta a Navacchio sognavo di essere come loro.
Di cosa trattano le tue canzoni?
La maggior parte sono storie vere, sono fotografie della mia vita ma anche delle
vite di altri, di chi mi sta vicino, di sogni infranti e altri da realizzare, di ingiustizia
e ribellione, di grida nel vento, dell’impossibilità di arrendersi, di rispetto verso la
Madre Terra, di lealtà, amicizia e amore, o magari sono ispirate da qualcosa che
ho letto e mi ha colpito, altre sono poesie di Lance Henson (poeta cheyenne) o della beat generation. Alcune parlano di situazioni scure e malate, di vite distrutte ma
comunque vere e vissute fino in fondo col disgusto verso la cosiddetta normalità e
apparenza. Una visione di un mondo immondo e bugiardo ma anche meraviglioso.
Quali sono gli attuali progetti artistici?
Per ora i Diggers dopo 5 anni di intensa attività live e discografica sono in standby forzato perché è appena uscito il mio primo disco solista “Poems for Renegades”, un’ omaggio ai poeti e ai rinnegati di tutta la terra, quasi completamente
acustico, che ho intenzione di portare in giro live per tutto il prossimo anno col
reverendo Claudio Bianchini dei Fake Youngsters, Jacopo Bigagli dei Dance For
Burgess e special guest per qualche data Maurizio Curadi degli Steeplejack. A
questo proposito voglio ringraziare la Japan Apart che l’ha prodotto e stampato,
ma anche la Go Down Records e Area Pirata che mi hanno dato una grossa mano
e hanno creduto in me in questi ultimi anni, e l’Audioglobe che sta amorevolmente
ristampando su cd tutti i vinili dei Not Moving.
Che backline utilizzi quando suoni dal vivo?
Sono stato per anni un fautore dei Fender e più avanti dei Marshall ma da più di
dieci anni uso un Cox AC30 valvolare del 1970 e ormai non posso vivere senza
di lui. Oltre al suono inconfondibile e inimitabile è anche un ricordo di un grande
personaggio e musicista pisano Giorgio Ricci prematuramente scomparso l’anno
scorso dal quale l’ho ereditato. Dopo anni di Fender Stratocaster ormai uso quasi
solo Gibson SG “diavoletto”. Nel set acustico uso una chitarra folk Cimar del ’72
e armoniche Hohner. Non ho effetti digitali ma solo pedali prevalentemente anni
’60 e ’70.
Premesso che sei immortale, come ti vedi tra qualche decina di anni, quando
sarai vecchio?
Sul palco.
Un inchino a te dome. Grazie di esistere! Rock’n’roll forever!
Grazie a voi di Note Live per il prezioso spazio che mi avete concesso, un grande
abbraccio!
venerdì 2 settembre 2011
Palazzo Mediceo - Seravezza
www.terremedicee.it
CISCOMANNA & PAPAMASSI
(OUTTA WORKING VIBES)
Rock In Idrho: ore 15 circa. Il festival è appena iniziato e, accompagnati dalla musica degli opening act
in sottofondo, siamo andati nell’area hospitality del backstage per incontrare Nathen Maxwell, bassista
dei mitici Flogging Molly.
- Avete un nuovo album e come da copione siete in giro per promuoverlo... Come ti senti? Carico?
N.M.: Certamente! E’ il momento di spingere un po’ per promuovere questo nuovo disco e non c’è modo migliore di una lunga serie di concerti per farlo.
- Ieri sera eravate a Zagabria al Boogaloo club, ci sono stato alcuni anni fa in occasione di un concerto
dei Real McKenzies...
N.M.: Sono dei grandi!
- Li conosci?
N.M.: Certamente, è una band che stimo molto.
- Hanno subito vari cambi di formazione... ormai della formazione originale c’è rimasto solo Paul praticamente...
N.M.: E’ diventata un po’ una all star band, tutti ottimi musicisti...
- Effettivamente.. oltretutto hanno anche Sean Sellers alla batteria (ex Good Riddance), era entrato da
poco nella band, proprio quando vidi quel concerto a Zagabria... come ti dicevo la mia esperienza al Boogaloo è stata molto positiva: bel club, ampio, accogliente, un sacco di gente che aveva voglia di divertirsi
e ovviamente grandi McKenzies!
N.M.: Anche ieri è andata così, ci siamo trovati benissimo.. inoltre lo show era sold out, veramente una bella
serata. C’e’ stata anche una sorpresa: ad aprire lo show c’era un gruppo di ragazzi molto in gamba chiamato La
Plebe, ma non sapevo assolutamente che fossero americani, credevo fossero europei... in particolare uno dei
ragazzi è della mia stessa zona.. pazzesco!
- Oggi invece siete al Rock In Idrho, un festival e uno scenario quindi molto differente...
N.M.: Siamo contenti di esser qui, ci sono un sacco di band importanti: Iggy Pop, Foo fighters... e anche se è
pomeriggio c’è già molta gente. I presupposti sono ottimi.
- Poi proseguirete con una lunga serie di date, molti festival...
N.M.: Sì, alcuni molto grossi, quindi siamo pronti per affrontare le grandi folle (risate). Però ti anticipo che torneremo presto in Italia, ancora prima della fine dell’estate (al Carroponte di Sesto San Giovanni, vicino Milano,
il prossimo 17 Agosto, con StreetDogs -NdR), e non escludo anche qualche tappa invernale nei club.
- Sarebbe fantastico, anche perchè è vero che i festival e in generale i concerti open-air sono molto divertenti, ma voi siete nati come band da club...
N.M.: Esatto, abbiamo iniziato nei pub e cerchiamo di ricreare quel clima ad ogni nostro concerto.
- Però, parlando di live, non possiamo non menzionare quello che avete tenuto al Greek Theatre di Los
Angeles...
N.M.: Beh..sì, è stata una grande esperienza...
- Ho visto il dvd e non sembra proprio il tipico luogo da concerti per band come la vostra (risata)...
N.M.: E’ vero, ed è proprio questo il bello... Devi sapere che il Greek Theatre è un posto molto speciale, a cui
ci sentiamo legati in maniera particolare. Ho visto grandi nomi della musica esibirsi lì e, come californiano
posso dirti che ho sempre provato un’attrazione “speciale” per quel posto... Quando abbiamo visto che c’era
l’opportunità di esibirsi al Greek e addirittura registrare un dvd ... beh, non ci abbiamo pensato due volte.
- Solitamente i dvd-live vengono in realtà registrati durante due o tre spettacoli.. si prende il meglio delle
varie esibizioni, si taglia il peggio e via.. E’ vero che voi avete fatto tutto in una sera?
N.M.: Yes... One shot!
- E siete rimasti tutti soddisfatti del risultato?
N.M.: Sarò onesto: ci sono alcuni nostri cari amici, che seguono i Flogging Molly dagli esordi, e che sanno
quanto noi ogni singolo passaggio dei brani, i quali hanno magari qualcosa da ridire su alcuni passaggi non
perfetti, altri invece sostengono che è un live splendido... Io ti posso dire che sono molto
contento che sia proprio così, suonato bene ma non completamente perfetto. Siamo noi,
immortalati in quel momento unico. E su questo siamo tutti d’accordo.
- Quindi meglio un live o un’esperienza in studio?
N.M.: Live, ovviamente!
- Però il momento della registrazione in studio è fondamentale.. parliamo un po’ di
“Speed Of Darkness”, l’ultimo di una lunga serie di album ma il primo dopo che avete
lasciato Side One Dummy... che è successo?
N.M.: Niente di eccezionale, siamo arrivati ad un punto in cui abbiamo deciso che potevamo
fare di piu’, tentare una strada diversa rispetto a quella intrapresa con Side One Dummy,
nessun rancore. Abbiamo solo fatto due conti e pensato che potevamo tirar su una nostra etichetta per rilasciare il “nostro” disco. Dopo anni di esperienza e una fan-base solida ci siamo
detti “mettiamo mano al portafogli e facciamo tutto da noi”, vogliamo provarci.
- Immagino sia un pò più complicato...
N.M.: Sì, perchè devi gestire direttamente dei contatti di cui prima
avevi solo sentito parlare, ci sono molte cose di cui non avevi mai
tenuto conto e via dicendo...
- E ora che l’album è uscito che ne pensi? Cambieresti qualcosa?
N.M.: Direi proprio di no... credo che i Flogging Molly siano al top
in questo momento...
- Wow.. ti vedo molto determinato!
N.M.: Attenzione, non fraintendermi... Non voglio
dire che i Flogging Molly siano i migliori sulla
piazza, ma avendo visto crescere la band dal ‘97
ad oggi posso dirti quasi con certezza che abbiamo
raggiunto il massimo livello delle nostre potenzialità, o almeno io credo che sia così ed ecco perchè
mi vedi così determinato!
- E oggi (e successivamente ad Agosto) potrete
dimostrare tutto questo al pubblico italiano...
Cosa si devono aspettare i vostri fans, ma
sopratutto chi non vi conosce ed ha oggi la possibilità di vedervi per la prima volta?
N.M.: Un mix di brani vecchi e nuovi, non mancheremo di eseguire i nostri pezzi più conosciuti
e daremo qualche assaggio del nuovo album, ma
sopratutto sarà una festa, siamo in tanti sul palco
e tutti con una gran voglia di divertirsi e farvi
divertire.
- E allora.. che festa sia!
N.M.: Cheers... Salute!