02.10.2005 HATERNAL PRESENZE By Chetto Voto: 8,5/10 Per fanatici di: Dirty Three, Sigur Ros e per chiunque abbia ancora dei sentimenti Ammetto che questa recensione mi è risultata difficile e che ho dovuto pensarci molto prima di riuscire a buttare giù in parole quello che questo album dei Passo Uno è riuscito a trasmettermi. È stato difficile per un motivo principalmente: spesso quello che vivi ascoltando della musica è difficile da racchiudere nelle gabbie del linguaggio per trasmetterlo a qualcun altro, soprattutto se il compito di un misero recensore come il sottoscritto (massì facciamo i finti modesti che non fa mai male) è cercare di rendere l’idea a chi questa musica ancora non l’ha ascoltata. Tutto nasce dal cortometraggio “Presenze”, inserito nel cd, a cui la musica di questo lavoro dovrebbe fare semplicemente da colonna sonora, ma a volte accadono dei sortilegi e le note, che fanno da accompagnamento in realtà prendono il sopravvento su tutto il resto e diventano qualcosa a sé, qualcosa che si distacca da quello che è il suo contesto per diventare accompagnamento ai pensieri e alle emozioni dell’ascoltatore. È come se la colonna sonora prendesse in realtà anima e pretendesse di fare da cornice ai pensieri più notturni e quieti di chiunque presti attenzione alle sue note. Come definire la musica contenuta in questo lavoro? Difficile da spiegare in poche parole: è come se il Brian Eno dei lavori più ambient provasse a suonare assieme a dei malinconici Dirty Three e tutti assieme incontrassero in questo magico cammino musicale i Sigur Ros, per mescolarsi in una magica unione, che ha come unico obiettivo quello di insinuarsi tra i nostri pensieri per fare riaffiorare, neanche fosse la maddeleine di Proust, sentimenti e sensazioni che in noi si erano sopite. Una combine di rumori di fondo, registrati con un realismo impressionante, e di momenti acustici di violoncello, chitarra, clarinetto e sussurrante batteria che viaggia sempre in bilico in un equilibrio mantenuto in maniera superba per tutta la durata del lavoro. Momenti più d’atmosfera, dove i rumori delicati la fanno da padrone, come nell’opener, si mescolano a momenti di musica suonata lasciandosi andare alla malinconia più notturna, come in part V, dove la parte cameristica del gruppo si sposa in un magistrale sodalizio con il post rock malinconico dei Good Speed You The Black Emperor! o dei Port Royale. Un lavoro superbo, non solo per la musica ma anche per la grafica curatissima (la Trazeroeuno cura sempre in maniera maniacale i suoi lavori) e per i sentimenti che riesce e far uscire nell’ascoltatore fin dal primo ascolto. Che dire spero che presto i Passo Uno ci regalino altri momenti di tale intensità musicale e emozionale. Una gran bella scoperta! 04.12.2005 HEAVY MUSIC PORTAL PRESENZE By Fabrizio Garau Voto: Buono. Potrebbe colpire anche chi non se lo aspetta. Passo Uno è il nome della tecnica con la quale si realizzano film come "Corpse Bride" o "Nightmare Before Christmas". Fin dal nome del progetto si deduce dunque una vocazione cinematografica, infatti siamo di fronte non solo a un EP, ma anche a un video, realizzato su commissione del Comune di Vimercate allo scopo di promuovere l'acquisizione di una villa settecentesca e la sua trasformazione in centro culturale; a pensarci bene la desolazione del video stride con l'intenzione del Comune di trasformare quello stesso posto in un vitale luogo di aggregazione, ma si potrebbe interpretare il lavoro dei Passo Uno come un documentario (drammatizzato) su un edificio bellissimo ma abbandonato, il che farà sembrare ancora più significativa la futura riqualificazione. Regista del video è Stefano De Ponti (anche dietro all'etichetta Trazeroeuno), che si occupa oltretutto delle parti di chitarra e di quelle elettroniche. Il matrimonio tra musica e immagine è perfetto e la prima può stare tranquillamente in piedi da sola. Si possono sicuramente trovare dei collegamenti tra Presenze e diversi progetti industrial/ambient, come certi effetti o i field recordings, ma non bisogna farsi ingannare dal tema della villa abbandonata e credere di aver a che fare con Nordvargr. Qui i confini musicali sono indefinibili, del resto non si tratta di un progetto solista elettronico, ma di una formazione vera e propria con chitarra (scarna come in certo post-rock), violoncello, clarino e batteria; questi ultimi due strumenti sono efficacissimi nella narrazione e danno un tocco jazz minimale alla colonna sonora. Il momento migliore è la seconda traccia, col suono di chiave e serratura al quale si aggiungono malinconici la chitarra e il violoncello: senza vedere il video, potrebbe trattarsi indifferentemente della perfetta descrizione di un abbandono o quella di un triste ritorno al passato. Niente male anche il crescendo soffocante della quinta traccia, dove intervengono progressivamente effetti elettronici saturi e abrasivi. Immagini udibili, suoni visibili 11.11.2005 SENSORIUM PRESENZE By Stefano Serati È con l'EP "Presenze O.S.T." che conosciamo i Passo Uno, interessante progetto pubblicato da Trazeroeuno, vitale etichetta dietro la quale va segnalata la presenza di Stefano De Ponti, chitarra ed effetti su questo lavoro. L'EP nasce dal cortometraggio "Presenze", contenuto nel cd, realizzato su commissione del Comune di Vimercate (MI) per attivare la nascita di un centro ricreativo, mediante l'utilizzo dei proventi realizzati dall'acquisizione di una villa settecentesca. Sintesi tra l'ambient e i field recordings, la musica contenuta dovrebbe fungere da solo accompagnamento sonoro a questo cortometraggio, suggerendone l'udibilità; in realtà, data la qualità della stessa, può tranquillamente reggersi in piedi da sola. Istanti di vivida atmosfera, con degli effetti che legano il pensiero alla quotidianità. Realistici rumori di fondo, ottimamente accompagnati da un post-rock essenziale, richiamato perlopiù da una (per scelta) sparuta chitarra e da una frusciante batteria; sonorità malinconiche rese maggiormente grevi dalla presenza di violoncello e clarino. La seconda traccia sintetizza al meglio quanto esposto: al rumore dell'azionamento di una chiave all'interno di una serratura, seguono una languida chitarra ed un sofferente violoncello. Un discreto connubio di immagini e musica, con il trionfo di quest'ultima per l'intrinseca capacità di far emergere sensazioni spesso involontariamente sopite. 28.11.2006 ROCK LINE IL PASSATO RIEMERSO By Iacopo Fonte Voto: 80/100 Una delle forme più elevate e concretamente applicate di musica ambient è quella di colonna sonora. E questo è proprio quello che elaborano i Passo Uno, trio italiano che, attivo da appena un anno e mezzo, ha elaborato con questo già tre lavori di pregiata qualità artistica. Infatti alla base delle loro produzioni sta un’attenta ricerca che non esiterei a definire filosofica. Si prefissano l’obbiettivo di raggiungere, a partire da un’immagine, il corrispondente effetto sonoro che sia qualitativamente adatto, se non addirittura il prescelto. Da qui si capisce come ogni effetto sonoro, anche il più banale, diventi il mezzo privilegiato, contenente in sé un significato particolare e atto a scaturire una precisa reazione nell’ascoltatore. Quando tale ricerca viene portata avanti in modo professionale, come dai Passo Uno, il risultato è poi davvero gratificante ed eccezionalmente piacevole all’ascolto. Si sa fin troppo bene come nell’immenso panorama atmosferico le produzioni di non eccellente valore siano all’ordine del giorno; ma il pretesto di giustificare con la semplicità una buona opera ambient qui non trova possibilità d’azione e il dubbio viene quindi stroncato sul nascere. Le singole tracce – nove in tutto – sprizzano un’energia antica. Attraverso ogni arpeggio di chitarra, ogni suono, da quello più stravagante ed etereo a quello più minimalista, il fruitore di “Il Passato Riemerso” può approfittarne per essere trasportato via dal proprio luogo e spostarsi attraverso le molteplici situazioni paesaggistiche che compongono il film-documentario “Memorie di Crespi d’Adda – Il Passato Riemerso”, opera per la quale è stata appunto composto il fulllenght. Il platter, in qualità di colonna sonora, sembra seguire un proprio filo conduttore, un principio guida che costituisce la ragione trainante dell’opera. A partire da Il Paese Immobile si procede dunque in modo alternato tra interludi (di bellezza perlacea e irraggiungibile è il quarto) e brani denominati specificatamente. E’ un alternarsi molto rilassante e intrigante quello che caratterizza questi brani. Trasponendo poi le parole di Leopardi si riesce forse anche meglio ad esplicitare la fisionomia di questo disco: “E il naufragar m’è dolce in questo mare”. I fantastici versi de “L’Infinito” leopardiano rappresentano simbolicamente esattamente quello che è l’ambient nella sua ragione d’essere. Si tratta infatti proprio di un magico vagare quello in cui ci troviamo involontariamente quando si ascolta un disco atmosferico. L’insieme sonoro diventa di conseguenza un oceano di particolarità e di sfumature screziate che costituiscono un mondo ricchissimo di spunti e di riflessioni. Tutto questo sono i Passo Uno: davvero bravi. 27.11.2006 SENTIRE ASCOLTARE IL PASSATO RIEMERSO By Antonello Comunale Voto: 7.0/10 “Passo Uno si propone di realizzare atmosfere sonore strettamente legate al rapporto con l'immagine, che sia essa statica o in movimento”. Questa breve frase presa dal sito della formazione milanese Passo Uno ha già lo status del manifesto d’autore, della missione da assolvere come artisti. Sono in tre (Alessandro Bider, Stefano de Ponti, Andrea Avolio) e sono già alla seconda colonna sonora dopo quella per il documentario Villa Sottocasa – Luoghi Volti e Suggestioni. Il Passato Riemerso è un lavoro che si appoggia invece al documentario Memorie di Crespi D’Adda – Il Passato Remoto di Stefano De Ponti e Michela Mozzanica. Coadiuvati per l’occasione dalle registrazioni sul campo di Hue che si occupa anche del missaggio finale, il disco in questione può tranquillamente essere catalogato alla voce ambient. Musiche d’ambienti, sapientemente miscelate con i campionamenti di Hue, stabiliscono lo scheletro di un lavoro in cui ogni elemento è cesellato con parsimonia e controllo. Che una colonna sonora viva vita propria anche senza il supporto delle immagini è il maggior complimento che si possa fare a lavori di questo tipo, e il caso in questione rientra certamente nella categoria. Gli eleganti interludi, che in numero di quattro si alternano per tutto il disco stabiliscono una forma di musica strumentale raffinata, che si concretizza soprattutto con emozionanti arpeggi di chitarra acustica persi nell’ambiente a mo’ di presa diretta. Il resto del programma si muove sempre lungo una linea di malinconica accortezza melodica. Gli archi di Il paese immobile, il riverbero di chitarra alla Waters di Colpi a vuoto, il basso effettato in Declino e caduta che volteggia sul lavorio elettronico di Hue. Forse il tutto è un po’ troppo rigido, ma probabilmente è un effetto collaterale per ottenere una forma così pulita. Ps. La grafica delle produzioni Trazeroeuno è una gioia per gli occhi. 05.12.2006 SODA POP IL PASSATO RIEMERSO By Andrea Ferraris Essendo uno che non ha nulla di meglio da fare, qualche tempo fa mentre curiosavo fra le pagine del sito di Sparkle In Grey sono finito sulla pagina della Trazeroeuno (www.trazeroeuno.org) che è la stessa etichetta che si occupa di stampare questa colonna sonora. Per quanto l’aura elettronica di Hue/Sparkle In Grey (www.greysparkle.com) sia molto evidente, il mood filmico detta legge per tutta la stesura dei brani, quindi se è vero che molto post rock-elettronico (e non) ha forti tonalità cinematografiche, in questo caso si tratta più che mai di pezzi estrapolati da una colonna sonora vera e propria (che a questo punto verrebbe quasi voglia di vedere). Ottima la grafica e la qualità del prodotto, ma se volete sincerarvi del fatto che non si tratti di gente alle prime armi fatevi una navigata sul sito Afe o su quello di Sparkle in Grey stesso. Quindi post rock, con tanto di batteria, clarino, cello, contrabbasso e soprattutto chitarra acustica/elettrica che lascia l’impronta più marcata a questi pezzi. Melodia colata a cascata come il latte nella vasca di quell’egiziana col naso aquilino (“che se fosse stato diverso sarebbe stato diverso il mondo”) mentre field recording ed elettronica sono più che mai discrete, anzi: “mascherate”. Forse troppo inserito in un contesto di musica arpeggiata e spolverata di elettronica, ma tenendo conto del fatto che è una colonna sonora il tutto ha ancora più senso, soprattutto la totale assenza di voce in pezzi altrimenti cantabilissimi. Se siete orfani dei migliori Gatto Ciliegia e i Giardini Di Mirò “sono troppo dilatati” e inglesi, l’ultima puntata potrebbe anche andare su questo disco. 17.02.2006 DOOM METAL PRESENZE By Arnstein H. Pettersen Most movies have their own soundtracks. In this case it's quite the opposite. The movie doesn't have it's own soundtrack, the soundtrack has it's own movie. The movie is also on the CD and runs for slightly over 17 minutes. What really puzzles me is that the CD has two tracklists. On the back of the cover it says that there are 6 tracks and none of them have a title. The inlay says that there are seven tracks with one part of the music each. The latter seems to be the track list of the actual movie. Not all the music tracks appear in the movie and those that do, don't appear in the same order as the tracks on the CD do. The music is very calm and very nice on the ears, though it has a few dramatic moments. It can best be described as neoclassical done by classic instruments such as cello, clarinet and violin. There are also some synths and guitars from time to time. The music certainly is depressive, yet I find it excellent to close your eyes to and relax. The video is recorded at a place called Villa Sottocasa. Apparently the villa is owned by a museum and Trazeroeuno, the label, are producing more material based on the building. The movie is very still. It is made entirely out of motionless objects in the house. The camera slowly swings from one side to the other during some of the captures and on some of them you can see a slight breeze through the trees. It seems to be an artistic movie which serves the purpose of preserving images of the villa. The film is beautifully shot, but it's not the kind of movie you would rent unless you're particularly interested in art movies. All in all a very nice CD with a good atmosphere to it, though I'm not that sure I'd recommend it to most doom fans. It's for the specially interested only. 22.04.2006 ONDALTERNATIVA PRESENZE By Rocco D'Ammaro Voto: 4/5 Difficile recensire un disco che si pone come sound track di un film (in questo caso un cortometraggio -presente sul disco-) che si pone come una materia sia viva sia statica e che (giustamente,ndR) trova valvola di sfogo in un disco assestante. L’impronta Sigur Ros è notevole e ben presente, ma il quintetto riesce a liberarsi dalla profonda influenza riuscendo ad unire a paesaggi scandinavi anche elementi melodici (strumentali) tipici dell’italica terra.Sandro ai rumori di fondo dona un realismo conturbante, Stefano alla chitarra apporta arpeggi distorti pieni di riverberi, Alberto al basso solca le linee melodiche, Andrea alla batteria sferza attacchi ritmici ed Alessandro al violoncello e clarinetto scruta ed appone soavità soffice ed ovattata. Il tutto si sposa bene con il video che ha il compito di valorizzare una biblioteca e che si sposa perfettamente con tutto ciò che viene fuori; la regia curata dallo stesso Stefano De Ponti affascina con inquadrature ed ambientazioni che si crogiolano sulla malinconia e che svolge il suo compito appieno. Magnifico! 23.01.2007 AUDIODROME PASSO UNO By Fabrizio Garau I Passo Uno sono una formazione tanto particolare quanto interessante, come la maggior parte dei progetti parte di Trazeroeuno Productions. Dopo aver avuto l'occasione di recensire due dischi di ottimo livello, si è reso necessario approfondire alcuni argomenti e verificare le nostre ipotesi su di loro. Passo Uno. Il nome tradisce subito la vocazione cinematografica. Come nasce il progetto, il logo e che ci potete raccontare della sua formazione insolita e “aperta”? La nascita dei Passo Uno coincide con la registrazione della nostra prima colonna sonora Presenze. Quell'esperienza ci ha rapiti al punto che ci siamo posti l'obiettivo di fondare un progetto “aperto” in tutti i sensi, un campo di sperimentazione e ricerca legata strettamente all'immagine. Un qualcosa che si proponesse di crescere nel tempo passo dopo passo e che si adattasse ogni volta alle esigenze della situazione sia da un punto di vista di componenti del gruppo, sia di strumentazione, genere e ricerca sonora. Insomma è un progetto costituito da diverse fotografie che messe in sequenza creano un film in divenire, con un inizio, ma – si spera – senza una fine... Alessandro ha disegnato il logo ispirandosi a un film cui siamo tutti molto affezionati: “Il Cielo Sopra Berlino” di Wim Wenders. È una rivisitazione grafica delle scene in cui l'angelo guarda la città dall'alto. Ci siamo rifatti proprio a questa pellicola, perché è estremamente evocativa, malinconica e profonda, è una ricerca nell'interiorità dell'uomo. La stessa linea - seppur in chiave documentaristica – che seguono le opere di Stefano. I simboli di pianissimo e fortissimo posti accanto all'angelo vogliono rappresentare visivamente il punto d'icontro tra l'immagine e la musica. I vostri dischi sono “colonne sonore originali” di materiale girato dal chitarrista Stefano. Subito un tema difficile: musica e immagine. Urca che domandona! Potremmo aprire un dibattito infinito, quindi mi limito a darti un riposta molto sintetica: anche le immagini hanno i loro suoni e il nostro intento è l'interpretazione di queste cercando la traduzione sonora migliore. Una volta ho visto una rassegna di film muti commentati dal vivo da un trio jazz che improvvisava mentre le immagini scorrevano. Il vostro metodo compositivo qual è? Vario. In Presenze ci siamo lasciati totalmente andare all'improvvisazione dopo aver guardato il documentario premontato, invece in Il Passato Riemerso c'è stata una ricerca ben diversa: siamo partiti infatti da pezzi improvvisati, ma poi ci abbiamo lavorato molto sopra, soprattutto grazie al contributo di Hue (Sparkle in Grey) il disco è diventato quello che volevamo. In questo caso non abbiamo visto il girato in anticipo, ma abbiamo lavorato esclusivamente su delle fotografie e chiaramente avvalendoci delle indicazioni di Stefano, che il documentario l'aveva girato. Per quanto riguarda i film muti musicati dal vivo, stiamo lavorando a un progetto analogo, anche se in questo caso il metodo dev'essere necessariamente diverso. Innanzi tutto si deve analizzare a fondo il film, fare un'operazione di suddivisione in sequenze e scene, valutare l'atmosfera dei singoli frammenti e poi scrivere uno o più temi che si adattino al flusso emozionale della storia. In questo caso, essendo il film muto, la musica ha un potere pari a quello delle immagini, attraverso essa si può stravolgere il senso che il regista voleva dare alla pellicola. In ogni caso noi vogliamo scrivere qualcosa che si adatti alle immagini, ma non necessariamente al gusto estetico-musicale del periodo storico in è stato girato il film, per cui utilizzeremo una strumentazione che spazierà dal violoncello alla pura elettronica. Il cd di Presenze aveva anche una sezione nella quale si vedeva il documentario stesso, girato da Stefano. Ove possibile, siete intenzionati a optare sempre per queste pubblicazioni multimediali? Certo, soprattutto perché nonostante cerchiamo di fare colonne sonore che rimangano ascoltabili anche separatamente dalle immagini cui sono ispirate, è bene non perdere mai il collegamento profondo che c'è tra l'immagine e la musica. Le nuove tecnologie ci permettono e ci permetteranno sempre di più in futuro di creare delle vere e proprie esperienze audiovisive in un piccolo contenitore come il CD o il DVD, pertanto cercheremo di sfruttarle in modo sempre più creativo. È solo un caso che i dischi commentino entrambi un documentario (la riqualificazione di una villa abbandonata e i ricordi dei dipendenti di un cotonificio)? Sì e no. In realtà stiamo lavorando ad altri progetti e abbiamo fatto o stiamo pensando ad alcune date dal vivo, ma fino ad ora il documentario - in particolare quello che rievoca un passato che si sta perdendo - ci stimola di più a una ricerca poetica della musica. Senza fronzoli o virtuosismi fraseggiamo su immagini che hanno una storia dietro. Chiariamoci, quando ce ne sarà occasione saremo felici di lavorare a una colonna sonora di un film, ma non è una tanto cosa che vediamo come un punto d'arrivo, quanto come un esperimento, una tappa. Forse tutti noi Passo Uno siamo accomunati dalla sensazione di essere nati nell’epoca sbagliata e i temi “storici” ci risultano facili. Vi trovate a vostro agio nel descrivere queste storie in certo modo malinconiche e autunnali? La mia risposta è sì. Sì, perché dietro questa malinconia c'è un mondo. C'è la vita di persone, famiglie, amici, innamorati. Parlare di una cosa passata che è stata intensa, porta inevitabilmente ad essere malinconici. Non è necessariamente una sensazione negativa, anzi, la malinconia è il segno della vita che scorre e lascia delle fotografie affascinanti che talvolta dispiace dover lasciare appese a un muro senza che nessuno le possa vedere. Stefano nei suoi documentari cerca di dar voce a questo sentimento, porta quelle foto all'aperto, le rende pubbliche per dire che sì, c'è un presente e ci sarà un futuro, ma senza condividere ognuno il proprio passato difficilmente si andrà da qualche parte. Anche il nostro progetto ha lo stesso significato dei documentari che musichiamo: non ci lasciamo prendere dalla smania della sperimentazione priva di criterio, ma cerchiamo di equilibrare quello che non c'è con quello che c'è stato. Per questo ci sentiamo a nostro agio, perché il nostro modo di concepire la musica è malinconico, per tutto quello di bello che c'è stato in quest'arte e per la spinta che esso ci dà nel tentativo di creare nuovamente qualcosa di bello. Musica concreta: in Presenze rimane impresso il rumore di una serratura, in Il Passato Riemerso quello dell’orologio. Uno spunto per parlare dell’importanza dei field recordings nella “narrazione musicale”, e in generale di come siete entrati in contatto con questa forma espressiva. Sicuramente il field recording è molto importante per noi. È un derivato dei suoni registrati in diretta durante le riprese dei filmati poi elaborati e contestualizzati rispetto alle immagini e alla musica evocata dalle stesse. Ci interessa lavorare sulla convivenza equilibrata tra rumori, suoni d'ambiente e il loro rapporto con le melodie. È scorretto parlare di somiglianze post-rock, vista la vostra tendenza a essere “ambient” non solo attraverso l’elettronica? Post, before, during rock. Scusa l'ironia. No, non è scorretto, ma noi facciamo sempre molta fatica a definirci. Quando ci chiedono “che genere fate?” spesso rispondiamo tre cose diverse. In realtà alla fine ci nascondiamo sempre dietro l'etichetta di “ambient” o rispondiamo “facciamo colonne sonore!”, anche se finché una persona non sente la nostra musica, non riesce a farsi un'idea concreta di quello che facciamo. Se scrivessi che invece “Colpi A Vuoto” – forse per il basso – all’inizio sembra quasi post-punk? Beh, davvero interessante! Non abbiamo molti riferimenti di quel tipo nei nostri ascolti abituali degli ultimi anni, ma un tempo chi non è passato da quelle parti musicali!? Magari è una reminiscenza inconscia! Come procedono le cose con Trazeroeuno, di cui Stefano De Ponti è parte integrante, con la sua presenza dietro sia all’etichetta sia a più progetti? Beh le cose procedono bene anche se è molto difficile riuscire a organizzarsi e portare avanti progetti di questo tipo considerando che tutti noi ovviamente abbiamo un lavoro o cerchiamo di averlo! Comunque rappresenta un approdo sicuro a cui fare riferimento in un momento così caotico. Cercate di suonare dal vivo? Nuovamente, considerata la doppia natura del progetto, che tipo di esibizione proponete (proiezioni, etc…)? Attualmente, come abbiamo accennato prima, stiamo lavorando alla musicazione del film muto "Tartufo" di Murnau, del 1921, che verrà presentato all'interno di una rassegna organizzata dall'associazione culturale Scalodieci nei prossimi mesi e che vedrà coinvolti altri musicisti della scena indie alle prese con altri film "d'epoca". E un'esperienza nuova ma ci sembrava il passo evolutivo che ci mancava. Su questo progetto vi terremo aggiornati sul nostro sito. A presto e grazie mille per questa intervista! 23.01.2007 AUDIODROME IL PASSATO RIEMERSO By Fabrizio Garau Voto: 4/5 Così dice un anziano abitante di Crespi d’Adda. Crespi era un villaggio operaio nato a fine Ottocento, l’utopia di un imprenditore tessile che voleva migliorare le condizioni di vita delle maestranze, fornendo loro alloggi, scuole e servizi di base, quando nel resto del mondo le condizioni dei lavoratori erano pessime. Creare una comunità quando la storia conduceva alla società: quel signore pronuncia quella frase con nostalgia, perché quell'idea pazzesca e forse troppo paternalista funzionò per un periodo. Oggi Crespi è in decadenza, nonostante sia patrimonio dell’Unesco, e il documentario girato da Michela Mozzanica e Stefano De Ponti, chitarrista dei Passo Uno, ne ripercorre la storia attraverso le memorie di chi l'ha vissuta. Per la colonna sonora, I Passo Uno dunque non potevano che muoversi in un paesaggio autunnale come lo splendido artwork del cd e di(s)messo come in Presenze, soundtrack di un altro documentario di Stefano su una villa settecentesca da restaurare. Presenze era introdotto dal suono di una serratura, Il Passato Riemerso si apre col ticchettio di un orologio: i field recordings di Hue (progetto di Matteo Uggeri) sono fondamentali e parte integrante di una narrazione che si fa rappresentazione, si ascolti ad esempio la traccia "Acqua Come Memoria". Altrettanto fondamentale è la chitarra (acustica e non), che, nel creare trame e atmosfere, oltre che nella sua strutturale funzione di commento, finisce per far pensare al post-rock, ma strumenti come clarino e violoncello – sconcertanti per come moltiplicano la malinconia - conferiscono al gruppo una personalità unica, difficile da inquadrare. Infine, la batteria di Andrea Avolio compare per aumentare il pathos di alcuni momenti. È quasi immorale scriverlo, perché si tratta della vita di persone reali, ma la forza de Il Passato Riemerso sta nel restituirci alla perfezione il senso della fine di un mondo. 15.01.2007 KRONIC IL PASSATO RIEMERSO By Eugenio Crippa The Soundtrack of our lives. Ricordo ancora il primo contatto, face to face, tra me ed i ragazzi di questa etichetta indipendente, trazeroeuno: negli scantinati del Leoncavallo di Milano arriva un gruppo di ragazzi e prepara il proprio banchetto. Le autoproduzioni supportate da questa piccola realtà underground si distinsero subito a partire dal packaging, un cartoncino di dimensioni inusuali rispetto a quelle tipiche di un CD, con una grafica dai toni cupi ed impressionistici. La musica, anche in quel caso si tratta di materiale difficile da assimilare e classificare. Le tre menti dei Passo Uno hanno realizzato con "Il Passato Riemerso" una piccola colonna sonora, per il documentario "Memorie di Crespi d’Adda". Nei quaranta minuti l’incedere è lento, fatto di piccoli episodi accennati da chitarre, archi, clarinetti, che emergono e sprofondano in un background sonoro tagliato ed incollato minuziosamente: rumori di catene, persone che parlano, bussano alle porte, attraversano i boschi, automobili che passano, questi e tantissimi altri i suoni che costellano i 9 brani de "Il Passato Riemerso". L’opera riesce dunque nel suo intento: evocare nella mente dell’ascoltatore un mondo rurale che ancora resiste all’invasione tecnologica, attraverso una sapiente combinazione di note ed immagini. E se molti dei suoni presenti sul disco non siamo in grado di riconoscerli, è perché non li abbiamo mai sentiti oppure li abbiamo rimossi. Eppure appartengono ad un mondo che, se vogliamo, è più vicino di quanto si possa credere, laddove guardiamo sempre con triste indifferenza. 05.11.2007 ROCKLAB IL PASSATO RIEMERSO By Daniele Guasco Una delle cose che preferisco dell'Italia sono i piccoli paesi, quelli che lontani dagli eccessi artistici delle metropoli o comunque delle grandi città si rivelano tesori nascosti, accoglienti e ipnotici, piccoli aggregati di case antiche arroccati su una collina o nascosti in fondo a una vallata, minuscole perle sul mare. La stessa cosa succede per la musica, capita facilmente di allontanarsi per un attimo dai dischi seguiti da clamore, persone e parole per ritrovarsi ad ascoltare qualcosa di tanto sublime quanto ignoto e piccolo. “Il passato riemerso” dei Passo uno, disco uscito nel 2006 ma che solo da poco tempo staziona nel mio stereo, ne è perfetto esempio. Uscito nel 2006 questo disco dalla splendida copertina racchiude quaranta minuti di post-rock tanto languido quanto ben elaborato, nove tracce in cui vanno a incastonarsi chitarre, archi, ritmiche particolarissime e accurati field recordings raggiungendo un risultato personale e splendente. La musica dei Passo uno è come un divano rilassato e rilassante, un ascolto incredibilmente piacevole e interessante in tutti i suoi momenti, le canzoni vanno a costruirsi e a completarsi con una naturalezza che lascia senza parole. In poche parole “Il passato riemerso” è uno di quegli album da lasciarsi scorrere addosso con tranquillità chiudendo gli occhi, gli effetti sono rigeneranti sull'ascoltatore. Tralasciando il fatto che queste canzoni sono destinate a fare da colonna sonora a un documentario (che non ho visto), la musica dei Passo uno si rivela quindi un piccolo borgo antico ben nascosto agli occhi del turista qualsiasi, che però non rinuncia alla modernità grazie al contributo che gli danno i suoi abitanti, strade e case che riempiono di quiete e di interesse chi ha la fortuna di visitarle, una scoperta semplicemente 27.08.2006 BENZOWORLD PRESENZE Musiche create come evocativo e complementare accompagnamento sonoro al documentario ‘Presenze’ (contenuto nel cd), che mostra le immagini di una villa coinvolta in un progetto del Settore Cultura del Comune di Vimercate. Soundtrack che tuttavia riesce ad andare anche un po’ oltre, nel senso che è musica che rimane valida anche al di fuori del contesto per il quale è stata creata. Echi pinkfloydiani (come suggeriscono anche alcune immagini), rumore, post rock prima leggerissimo e poi distorto, silenzi. Si osserva la villa. Dall’esterno. Dall’interno. L’esterno osservato dall’interno. Lentamente. Tende quasi spettrali. Il giardino dai colori autunnali e gli ambienti interni dai colori caldi immersi nella penombra. Presenze che si fanno sentire ma non vogliono mostrarsi. Più che un aiuto nel “sentire” la villa, la musica diventa una esperienza psichedelica, fatta di suoni delicati e sbalzi improvvisi. Miscela non invadente di violoncello, contrabbasso, clarinetto, tastiere e chitarra, su percussioni leggere. Era esattamente questa la volontà del gruppo: riuscire ad accompagnare immagini con musiche adatte, lasciando però la libertà di considerare singolarmente i due elementi. Lavoro artistico. Passo Uno – presenze o.s.t. Blow Up Recensione sul numero 105 (febbraio 2007) 08.04.2008 METAL ZONE IL PASSATO RIEMERSO By VikingBlood Voto: 95/100 Quello che mi accingo a recensire è il cd della colonna sonora realizzata per il film documentario “Memorie di Crespi d’Adda – Il Passato Riemerso” di Stefano de Ponti e Michela Mozzani. È certo strano che un lavoro del genere trovi spazio tra le pagine di una metal webzine ma, quando mi è stato chiesto dalla Trazeroeuno Productions, non ho esitato ad accoglierlo confidando nella raffinatezza e nel buongusto, in fatto di musica, di colui che sta dietro questa piccola label nostrana. Musica d’autore, indubbiamente, è quella che mi ha colto all’ascolto di questo piccolo sublime gioiello di casa nostra: “Il passato riemerso” dei Passo Uno è un concentrato di suoni animati di natura (è come se l’acqua potesse parlare) e vita quotidiana che si intersecano con arpeggi di chitarre e archi ben sorretti da percussioni quanto mai delicate nel loro incedere. Le autoproduzioni supportate dalla Trazeroeuno spiccano per il packaging inusuale e artigianale e la musica in essi contenuta è quanto mai complessa e difficile da classificare: che la si definisca ambient o post-rock poco importa, ciò che è certo è che si tratti di musica personale e rilassante in grado di trasportare l’ascoltatore verso dimensioni quasi oniriche grazie al suo incedere elegante e ricercato. Normalmente le colonne sonore vivono di riflesso al film che accompagnano, nel caso specifico, pur non avendo visto il documentario omonimo, posso affermare invece con fermezza che questa colonna sonora brilla di luce propria in grado com’è di evocare nella mente dell’ascoltatore immagini di un mondo rurale e incontaminato. 25.11.2009 STEREO INVADERS PASSO UNO By Thiess Passo Uno è un progetto raffinato e sensibile di musica totalmente strumentale. Le loro sono sonorità ricercate e che esprimono sentimenti allo stato puro. Ascoltiamoli direttamente, per capire il segreto della loro ispirazione. Ciao ragazzi, raccontateci un po’ di voi e di come è nato il progetto Passo Uno. Stefano: E' nato spontaneamente durante la lavorazione del documentario realizzato da me e Andrea (alla batteria nel primo lavoro) tra il 2004 e il 2005 dal titolo "Ultime Presenze A Villa Sottocasa Luoghi Volti Suggestioni" per il quale abbiamo realizzato le musiche insieme ad Alessandro (fiati e violoncello). E' un progetto musico/ visivo aperto, del quale in un certo senso ho sempre curato la "regia". Questa caratteristica ha portato negli anni a diversi cambiamenti nella line-up e a collaborazioni con altri musicisti. Come mai avete scelto questo moniker? Stefano: Nei giorni delle registrazioni del primo disco intuimmo che era nato qualcosa di meno estemporaneo del previsto e venne spontaneo cercare un nome appropriato per questo trio improvvisato. Il punto di partenza doveva essere una particolare connessione con il mondo delle immagini perché era in quell'ambito che volevamo continuare a indagare. Come siamo arrivati al nome prescelto francamente non ricordo! Ricordo di averlo pronunciato per poi essermi fatto convincere dagli altri a tenerlo... all'inizio non mi suonava molto bene! A distanza di tempo invece mi convince sempre di più! Anche il logo (disegnato da Alessandro) ha un ruolo fondamentale e rappresenta al meglio lo spirito del progetto. E' parte del nome. Alessandro: il nome ci ha poi convinti tutti anche perché contiene un che di musicale, legato al tempo e al movimento, ma anche all'immagine e alla fotografia. Per quanto riguarda il logo, mi sono ispirato a una scena di un film al quale io e Stefano siamo sempre stati legati... Di chi è stata l’idea di musicare il film muto Tartüff e cosa per voi ha rappresentato questa esperienza? Stefano: Il film Tartüff ci è stato proposto da Mara Martinoli curatrice del progetto "Una Cura Di Sane Anticaglie". La richiesta giunse in un momento un po' di stallo e ha rappresentato una sfida molto stimolante che ci ha permesso di realizzare la nostra esperienza musicale più matura. La lavorazione è stata molto lunga e con modalità compositive diverse dalle precedenti, più ragionate in alcuni casi e meno emotive potrei dire. E' stata un'opportunità fondamentale per il proseguimento del progetto, mi ha dato nuovi stimoli e la voglia di continuare a sperimentare. Alessandro: Si Tartüff ci ha dato l'occasione di lavorare in modo approfondito a un'opera nella quale la musica non aveva più un ruolo di accompagnamento, ma contribuiva attivamente alla narrazione. In questo senso – senza voler snaturare la pellicola di un maestro del cinema come Murnau – abbiamo voluto vedere fino a che punto la nostra musica avrebbe potuto influire sull'atmosfera del film cercando di sottolinearne gli aspetti più oscuri e inquietanti, trascinandola quasi dal rango di commedia a quello di commedia nera o grottesca. Come nasce in voi l’ispirazione musicale? Partite dalle immagini per creare le vostre colonne sonore? Stefano: Sì, fino ad ora le immagini e la loro estetica hanno rappresentato il punto di partenza. Nel caso, ad esempio, della sonorizzazione di un film muto trovo che sia un passaggio obbligato, almeno all'inizio. Poi c'è ovviamente la storia, avendola in mente puoi permetterti di suonare a occhi chiusi cercando l'atmosfera che secondo te meglio gli si addice. Ma l'ispirazione nasce sempre e comunque da noi, da quello che conosciamo, da quello che siamo, dal nostro stato d'animo e dal clima creato insieme dai musicisti. Alessandro: Direi che quello che ha detto Stefano riassume perfettamente il nostro modo di agire. A volte però può anche capitare di utilizzare atmosfere create in precedenza. Alla fine è una questione di stati d'animo: un'immagine può portarti a provarne uno che hai già vissuto e che già avevi espresso in musica. In quel caso viene naturale inserirlo in un nuovo contesto. Avete del materiale nuovo in cantiere? Pensate di continuare su questa via dei film muti? Stefano: Un CD-r di imminente pubblicazione sempre con Trazeroeuno, è in fase di missaggio. Sarà una piccola raccolta in edizione limitata di brani che ho registrato "qua e la" nell'arco degli ultimi 3 anni, e avrà diverse collaborazioni... è un lavoro piuttosto personale e in effetti rappresenta una svolta. Comunque l'intenzione è sia quella di continuare sulla scia dei film muti ma di aprirsi anche ad altre possibilità. Il connubio musica/immagine sarà in ogni caso mantenuto poiché è l'essenza stessa del progetto, e io comunque non riuscirei a scindere le due cose. Alessandro: Per quanto mi riguarda sto lavorando a progetti paralleli, in parte slegati dall'idea di sonorizzazione. Trovo che sia importante che ogni componente del gruppo mantenga una propria identità e si crei un piccolo spazio personale di sperimentazione che serva poi a portare sempre nuove idee a quello che è poi il percorso comune. Inoltre la varietà, il fatto di cercare di non ripetersi mai, di essere aperti a nuove sonorità sono cose che rendono più interessante un tipo di progetto come il nostro, aprendolo alla possibilità di sonorizzare materiale di differente natura con differenti atmosfere. L’idea che avete reso dei sentimenti e delle emozioni in Tartüff è perfetta, vi faccio i miei più sinceri complimenti. Riascoltando e rivedendo la pellicola, in quali tratti vi sentite più coinvolti? Stefano: Di certo primi 10 minuti. Li abbiamo registrati in presa diretta, di getto, in modo spontaneo e senza interruzioni. Il risultato mi soddisfa molto. Trovo alcuni passaggi tra i più intensi mai creati dal gruppo. Alessandro: Concordo in parte con Stefano, anche se per quanto riguarda il legame che si è creato tra musica e immagine sono più propenso a citare la seconda metà del film, ad esempio la scena cui è legato il brano "Heaven Sent Me to You", "Under The Spell Of Your Personality" e "Alone" (che forse è il pezzo più riuscito del film). Ci sono esibizioni dal vivo che vi coinvolgeranno a breve? E se sì dove? Stefano: Nei primi giorni di dicembre saremo come duo (io al laptop e chitarra e Mara Martinoli alla voce) a Berlino per presentare un progetto di reading musicale dal titolo "Nostos" (in cui l'elemento visivo, anche se più discreto, non mancherà) che riprende e approfondisce un esperimento fatto durante un live di qualche tempo fa Milano. Il 4 dicembre saremo ospiti al White Rabbit mentre il 6 condivideremo insieme a Claudio Rocchetti il palco del Neurotitan. A gennaio è prevista una performance a Milano presso Sound Metak in cui presenteremo la sonorizzazione di due cortometraggi di animazione dei primi del '900 ai quali metteremo mano nelle prossime settimane. Sul nostro MySpace e su Trazeroeuno sarà possibile a breve trovare tutte le informazioni al riguardo. Grazie per la disponibilità e gentilezza, speriamo di potervi riascoltare in futuro. A presto! Stefano e Alessandro: Grazie a te, davvero! 01.10.2009 HEATHEN HARVEST IL PASSATO RIEMERSO By Sage It really doesn't get much more beautiful than dark, moody, homemade, Italian visual classically-oriented music does it? While that might sound like a headache to some, my attempts to even remotely describe this release could be written well further into a short novel rather than a few paragraphs in a review that grossly underclassify this project. However, what I can tell you from the start is that there is more passion, love, tears, and blood put into this release than 99% of even underground music today. As a journalist, we traditionally are overloaded with a great deal of underground music that is typically mediocre to thought-provoking. As far as I can speak for myself, I rarely get anything completely terrible or even remotely bad, however likewise I so rarely get something that blows me completely out of the water. The purity in relation to wyrdness, curious musical textures, comparable instrumentation and melodic lines, and arguably everything else included in this release make it, without a doubt, one of the past 5 years' most underrated, and grossly unknown releases. Il Passato Riemerso includes moments that could be compared to Six Organs of Admittance, Fennesz, Apse, Tor Lundvall, Larsen, and back to numerous truly musically experimental projects like Samarkanda and even back to instrumental trip hop influences. Its the best of the urban, the thoughtful, the melancholic, the folk, the strange, and the poetic and visually beautiful that music can at this point offer. Curiously this album was released in 2006, but regardless of time frame, this release deserves continuing exposure. Il Passato Riemerso starts out modestly, with the traditional clicks and noises that one would come to hear from the opening of a purely experimental or musique concrete record. After a minute of this though, some ambience begins to build from the background and accompanies the awkward creeking until finally acoustic guitar enters and brings some gentle melody to the piece and sets the stage for the rest of the album. Alessandro Bider enters as well with cello on top of the repetitive acoustic guitar lines performed by Stefano de Ponti. Andrea Avolio's percussion brings a unique perspective to the music as, in addition to its trip hop flavor bringing a strange urban appeal to the music, Hue's mixing of the percussion brings more atmosphere to the table. Its apparent from this point on that the entirety of Il Passato Riemerso is of a melancholic and thoughtful nature rather than a violent dark one, but at the same time many passages where ambience takes over offer a more murky picture, a look into a fuzzy and grim painting. As such, the first track fades out as strangely as it started out, and includes the ominous ticking of a clock and the rolling of what sounds similar to a train or mining cart. Track 3, Acqua come Memoria is perhaps the most striking on the entire record. The cello gently sets the stage, albeit falsely, for something destructive and immensely dark. Suddenly pouring water sounds and the deep rich tone of acoustic bariton guitar enters with a gentle melody. Its here where we're taken on this strange and depressive ride through our own memories, not so much a joyous occasion but more one of remembrance of all emotional characters. Only one other artist, Tor Lundvall, possesses this kind of powerful reflective nature in his music, so its exciting to see another artist with this kind of honest and felt music. Its the reality in itself that makes these releases so special. People wait for release after release from so many bands just to be fed the same programmed music over and over, even in the most underground genres. However, you come upon this Italian project filled with four people you've never heard of and you're completely blown off your chair – THAT is reality, THAT is beauty, THAT is passion. You must keep in mind however, that this release is mostly of an acoustic neoclassic character. The experimentation lies in the background of the album, the pops, the production, the strange and quirky ambience that accompanies many of the tracks. There is no “true face” to the sound of this project. Much like Apse, they create haunting, surreal, and heartfelt music that crosses several boundaries and they do not limit themselves to genre definitions. Going from Interludio II to Colpi a Vuoto could make anyone question exactly what the direction of the album is, but its the bigger picture that is obviously more important with this release, so try not to look at it from a track-by-track perspective. You can, and will, go from complex acoustic melodies to primal tribal rhythms, at times in the same track. Just let go and enjoy the ride... Equally unique and haunting is the artwork, a large, folded insert which has been printed on both sides and is housed in a plastic sleeve. The artwork itself is full of black and gold / yellow hues, murky, atmospheric and misty textures. The outside is from the perspective of the outer Italian wilderness looking into the city from across a pond or stream, while the inside is from the same perspective looking into a more rural setting, and as such having a much more haunting and older style while the outside somehow has a foreboding tendency. The band's logo resembles that of Hive Records sublabel Suspicious Records curiously enough A fittingly beautiful visual perspective from a striking, surprising, and generuinely exciting release. Though 3 years old, this release is limited to 600 copies and is STILL AVAILABLE! So please, if you love good atmospheric music, get your hands on this before its gone. 08.03.2009 THE SILENT BALLET IL PASSATO RIEMERSO By John Kontos Voto: 6.5/10 Passo Uno is a four-piece, post-rock/experimental band from Milan, Italy that uses a variety of instruments, including guitar, cello, piano and drums to make atmospheric, instrumental music that sounds just right for a film. It's no wonder that they have entered the business of writing music for films, one of which is Il Passato Riemerso, a documentary about the town of Crespi d'Adda in Italy, built in 1878 as a workers' village. With the aid of Matteo Uggeri (aka Hue), who mixed the album and provided field recordings, Passo Uno's music produces emotions not unlike those one would encounter while strolling the streets of a nineteenth-century village in the Italian countryside. The innovative usage of instruments such as acoustic guitar make the music a great companion to images like the one on the album cover, even to someone such as myself who was not fortunate enough to watch the film. In the forty minutes of Il Passato Riemerso, the band creates a world of melancholic evenings and nostalgia for a time that may not have been better, but certainly felt more quiet and peaceful. The instrumentation is more adventurous than the above description would lead one to believe it is. The almost-from-a-horror-filmsoundtrack introduction to the otherwise heart-melting "Il Paese Immobile" is followed by more minimal pieces such as the four "Interludios" and others where the field-recordings take center stage and the music is built around them. The closing track, "Declino e Caduta", begins with the sound of a person walking (leaving the village?) and closes with an acoustic guitar that seems to come out of nowhere to give us a lovely melody that makes us wish we could be there too. Making music for a film is, in my opinion at least, more difficult than making music not intended to accompany images, and requires a certain sense of humility and artistic integrity as well as an understanding of how our experiences shape our perception of what art is, or what sort of art is appropriate for any given moment.Il Passato Riemerso reveals a band that has the ability to be creative without trying too hard, which is indicative of their talent and devotion to their art form. While it would be inaccurate to describe them as a strictly post-rock or ambient outfit, Passo Uno, at least in this album, often reminded me of Hood, especially their more mellow recordings from the late '90s, where the sparse instrumentations painted the saddest picture of rural England since Joy Division (even if the music was much more quiet). All in all, the album more than serves its purpose, which is to be great background music. Like most background music, it may not always be noticed or draw everyone's attention the moment it is heard, but its quiet beauty makes the time of those who either watch the film, or listen to the album in the comfort of their home, more than enjoyable. 06.10.2009 COMUNICAZIONE INTERNA TARTÜFF By Guido Gambacorta La band milanese dona la propria "voce" ad un capolavoro del cinema muto Tenaci esploratori delle possibili forme di dialogo tra note ed immagini, i milanesi Passo Uno apportano l’ennesimo aggiustamento alla propria formazione (adesso un quartetto comprendente Stefano De Ponti, Alessandro Bider, Marco Capra e Lucio Mondini, più alcuni contributi vocali di Pietro De Ponti e Mara Martinoli) e si lanciano in quello che al momento può essere considerato il loro lavoro più ambizioso, vale a dire la sonorizzazione di “Tartüff”, film muto diretto nel 1925 da Friedrich Wilhelm Murnau ed ispirato dall’omonimo testo teatrale di Molière. La pellicola è un vero capolavoro - un avanguardistico esempio di cinema nel cinema, un ambiguo gioco di specchi tra finzione e verità, tra ragione e suggestione, tra ipocrisia e rivelazione – ed i Passo Uno riescono nell’impresa di penetrare con la propria musica in ogni singolo fotogramma, catturando sguardi, illuminando gesti, cadenzando passi, amplificando borbottii… Note errandone di clarinetto, polvere di jazz su lievi increspature elettroniche, densi passaggi post-rock, scintille melodiche e sfrigolanti corpuscoli ambientali creano un affresco sonoro di grande fascino, che dona nuova vita all’opera di Murnau senza violentarla, anzi offrendocene una versione ancor più palpitante. Stampato in edizione limitata di sole 100 copie e venduto sul sito della Trazeroeuno (www.trazeroeuno.org) al prezzo ultraconcorrenziale di 10,00 euro, il cofanetto di “Tartüff” include sia il cd con l’intera colonna sonora che il dvd con il film di Murnau musicato dai Passo Uno e sottotitolato in italiano: se avete due soldi in tasca e un po’ di sale nella zucca, sapete già cosa dovete fare. 23.07.2009 AUDIODROME TARTÜFF By Fabrizio Garau Voto: 4/5 Non è la prima volta che una band si cimenta col sonorizzare il cinema muto, ma per i Passo Uno è una scelta coerente e di fatto inevitabile: nascono con una precisa vocazione e con un monicker e un logo eloquenti. Come ricorderà chi segue queste pagine virtuali, infatti, li avevamo già incontrati due volte con altrettanti commenti musicali a dei documentari. Ora il confronto è con l’opera di un grande (due, contando Molière) e per l’occasione Trazeroeuno pubblica persino un dvd-r, grazie al quale si può vedere il film con la sua nuova soundtrack, che - va detto – funziona anche senza controparte visiva. Sorprende ancora una volta la personalità del sound del gruppo: siamo di fronte a qualcosa tra post-rock e ambient, anche se così è come non dire nulla. Di certo si vede sempre un’impronta malinconica e per certi versi crepuscolare, dimessa. Paradossalmente, a volte sembra che il gruppo la calchi un pochino troppo, scordandosi che “ Tartufo” era pur sempre una commedia. Si tratta di un peccato veniale, però, perché in generale i Passo Uno sanno anche far entrare il sole (come nelle scene iniziali della pellicola) e possiedono un tocco delicato, con cui sistemano sobriamente ogni strumento a loro disposizione (a seconda dei momenti: chitarra, basso, batteria, violoncello, clarinetto, sax, tastiere ed elettronica), senza perdersi in magniloquenze o tecnicismi, quindi senza essere mai davvero invadenti. 28.09.2009 MESCALINA TARTÜFF By Francesco Bove I Passo Uno, sin dall'inizio, sono stati coerenti con loro stessi. Nascono nel 2005 con l'intento di unire musica e immagine e iniziano un percorso fatto di atmosfere suggestive, notturne, rilassate. Cominciano con ben due lavori, 'Presenze' e 'Il passato riemerso', due colonne sonore come 'Tartuff'. In breve, giusto per offrire una panoramica esauriente al lettore, 'Presenze' accompagna le immagini di un documentario prodotto dal comune di Vimercate mentre 'Il passato riemerso' è la soundtrack del film realizzato da Stefano De Ponti e Michela Mozzanica. Stefano De Ponti è, però, anche l'eclettico chitarrista dei Passo Uno, mente e cuore di un progetto milanese destinato a crescere sempre di più. Infatti, giungiamo a 'Tartuff' ossia la sonorizzazione del celebre film di Murnau, il regista di 'Nosferatu', che si presenta già in una confezione CD+DVD che mostra perfettamente la caratura del lavoro del gruppo milanese. Da appassionato di cinema, mi piacerebbe chiedere ai Passo Uno perché la scelta sia caduta proprio su 'Tartuffe', un film del 1925, e perché abbiano adottato uno stile post-rock contemporaneo senza tentare un approccio magari in linea col periodo storico considerato, una sorta di operazione filologica. Anche con 'Tartuffe', i Passo Uno presentano un post-rock gentile, soffice, con echi jazz e riverberi ambient. Consiglio di ascoltare 'Tartuff' prima usufruendo del supporto audio, magari spingendosi un po' più in là, immaginando qualche fotogramma del film e perdendosi nella melassa post-melodica proposta dai Passo Uno. Poi vi consiglio di inserire, subito dopo, il DVD e iniziare la visione del film. Ritroverete tutte le atmosfere sognate, fantasticate ; ritroverete il cinema, quello vero, e una colonna sonora che, ormai, seppur nelle sue molteplici sfaccettature, è entrata nella vostra testa. Resterete a bocca aperta di fronte a un lavoro di siffatta fattura, capirete pienamente la straordinaria intuizione di un gruppo poco conosciuto ma che deve assolutamente proseguire il suo percorso artistico con tenacia e volontà. Capirete che, in Italia, per fortuna, ci sono ancora talenti. Passo Uno, Tartuff, un acquisto obbligato. 08.03.2009 METALLIZED TARTÜFF By Renato Zampieri "Renaz" Voto: 90/100 Un film del 1925, Tartuffe di F.W. Murnau. Una musica contemporanea, del 2009, che più contemporanea non si può, a cura dei Passo Uno di Milano. Chi mai avrebbe detto che un matrimonio tanto eccentrico si sarebbe rivelato un successo di tali proporzioni? E no, non stiamo parlando di Metal. Forse è quello che resta del Metal, le ultime rugginose carcasse di una macchina musicale utilizzata fino allo sfinimento, lasciata esausta in qualche discarica. Forse è la stessa evoluzione che hanno avuto gli Ulver all'atto di partorire quel capolavoro chiamato Perdition City, un disco immenso, intimo, e soprattutto distante anni luce dalle origini della band. Ma il paragone con la Norvegia si ferma qui: i Passo Uno hanno radici completamente diverse, che affondano nel Post Rock e nel Jazz, ed è probabilmente solo un caso che si avvertano nell'aria certe assonanze e certe simpatie. Un particolare di non scarso rilievo è che, pur essendo di fronte ad una colonna sonora, non stiamo neanche parlando di musica orchestrale, cioè la formula musicale più nota al cinema. Quello che i Passo Uno di fatto propongono è un rock psichedelico -più che altro per l'uso dell'elettronica- leggero come l'aria, ingentilito da sussurri di violoncello e sognanti volteggi di clarinetto e sassofono. Su tutto domina immensa ed incorruttibile l'ombra multisfaccettata dell'ambient. Ne consegue che Tartuffe si candida ad essere la nuova manna per gli estimatori di band quali 65 Days Of Static e 35007 da una parte, e dall'altra per gli amanti del buon Jazz moderno (minimale). Le peculiarità di questa colonna sonora non finiscono qui. La musica in realtà fu proposta inizialmente ad un festival del cinema muto, Una Cura Di Sane Anticaglie, ed eseguita alla cerimonia d'apertura del festival nel 2007 sempre per lo stesso lungometraggio. E' davvero sorprendente come la musica sia duttile: senza alcuna modifica strutturale, la band è stata in grado di riadattarla ad un film diverso, senza farne perdere l'intensità. Devo essere onesto: la presenza del film Tartuffe rappresenta un immenso valore aggiunto, ed è probabile che se avessi dovuto ascoltare la sola musica, privata delle immagini, non sarei rimasto così sorpreso ed entusiasta dalla proposta dei Passo Uno. Del resto, è anche vero che la band sta proponendo il disco al pubblico come soundtrack, e quindi è del tutto lecito non separare i due aspetti del progetto. Il film e la colonna sonora si danno forza vicendevolmente, creando un tutt'uno improbabile quanto vincente. Geniali anche gli sporadici inserti vocali atti a sottolineare determinate scene (ad esempio le preghiere di Tartufo). Inutile cercare di descrivere nel dettaglio la proposta che questo DVD è in grado di offrire, l'unica cosa che posso fare è consigliarne spassionatamente l'acquisto. E badate bene che ho parlato di acquisto, non di ignobili prestiti dalla rete: la qualità va premiata, e nel caso specifico va detto che l'audio risulta eccellente, al pari del video, impreziosito da ottimi sottotitoli e da un inlay case di tutto rispetto. Finalmente una ventata di freschezza in questo afoso Maggio. 30.07.2009 SHAPLESS ZINE TARTÜFF By Danny Boodman Voto: 8/10 Che la musica e gli artisti si stiano impegnando sempre di più alla realizzazione di opere su molti fronti, questo è un dato di fatto. La multimedialità viene sempre più spesso ricercata e gli incroci tra le arti sono all'ordine del giorno: tra questi è sicuramente uno dei più antichi e fortunati l'unione tra la musica e il cinema, tant'è che adesso nessuno di noi concepirebbe un film senza la sua adeguata colonna sonora. Fin dalla nascita della settima arte, comunque, la musica è sempre stata presente, tant'è che nelle sale di proiezione dei film muti, non mancavano spesso musicisti che accompagnavano dal vivo la proiezione del film. Da qualche anno a questa parte, poi, si sta sviluppando una interessante sperimentazione, che vede prendere vecchi classici del cinema muto, musicati per l'occasione da artisti moderni (famosa è, per esempio, la colonna sonora dei Queen sulle immagini di "Metropolis" di Fritz Lang). Eccoci, quindi, a questa opera dei Passo Uno, che hanno musicato "Tartüff", un film di F.W. Murnau del 1925. La pellicola non è certo tra le più famose del regista, ma è molto interessante perché è la trasposizione cinematografica dall'omonima opera di Moliére, con in più un interessante variazione sul tema. La trama, infatti, racconta di un vecchio e ricco signore affiancato da una serva meschina che lo convince a lasciarle tutta la sua eredità a discapito del nipote, attore di professione. Quest'ultimo, venendo a sapere della vicenda, si camuffa e si presenta a casa del vecchio con un cinema ambulante, convincendolo a guardare, appunto, la storia di Tartufo, un uomo bigotto e meschino che si insedia a casa di un ricco signore vivendo come un parassita alle sue spalle. L'opera, che pure non raggiunge la qualità di pellicole molto più celebri (come il notissimo "Nosferatu") non può non affascinare, con quei colori seppia, i movimenti meccanici e l'estetica tipica del vecchio cinema muto. Arriviamo, quindi, alla musica dei Passo Uno, che hanno creato quest'opera per un festival milanese di film muti intitolato "Una Cura Di Sane Anticaglie": i quattro musicisti danno vita ad un sottofondo curatissimo, che sfiora il jazz, vira nel post rock, nella psichedelia fino all'ambient e rilegge tutto appunto con l'ottica della colonna sonora. Niente metal, ma va benissimo così: la sezione ritmica è ipnotica ma dinamica; le chitarre lasciano cadere gocce di note nei punti giusti, l'elettronica e le tastiere fanno da tappeto avvolgendo le immagini e facendo da unione tra i vari temi presentati, mentre i protagonisti assoluti, a mio parere, sono il clarinetto e il sax di Alessandro Bider, musicista dotato di grande gusto che fa davvero la differenza. Ammetto che mi è molto difficile darvi un'idea precisa di quello che abbiamo in questa opera: non ci sono canzoni vere e proprie e la musica è, giustamente, un fluire strettamente legato alle immagini, però vi posso dire che l'operazione è riuscitissima e degna di lode. Vi dico solo che un'opera nata inizialmente come una commedia, finisce per avere un alone sinistro, complici le immagini di "Tartüff", ma soprattutto della musica del quartetto, che riesce a dare davvero un taglio inedito a tutto il film. Ai Passo Uno, quindi, vanno i miei complimenti e li invito a continuare nel loro lavoro; bravissimi come sempre i ragazzi della Trazeroeuno e a voi non resta che prenotare una copia di questo DVD (che è accompagnato dalla versione CD con solo la colonna sonora). Ne vale la pena! 03.09.2009 SODAPOP TARTÜFF By Emiliano Grigis Per coincidenza astrale o per semplice combinazione pare che in Italia questo sia l'anno del postrock come colonna sonora: tra i nomi noti i Massimo Volume hanno portato in giro lo spettacolo con la sonorizzazione di La Caduta Della Casa Degli Usher e i Giardini Di Mirò hanno pubblicato il nuovo disco Il Fuoco, che è una colonna sonora; più di tutti mi hanno convinto i Passo Uno, anche perché la loro scelta del formato CD + DVD è imprescindibile in questo caso: senza le immagini avrei confuso questo disco tra gli altri del suo genere senza quasi accorgermene. Questo non sarebbe successo perché il disco in sé stesso non abbia valore, ma più che altro perché ormai siamo letteralmente circondati di gruppi postrock melodici: come sempre in Italia il trend satura quando all'estero è già medioevale, con il risultato di annoiare sia gli estimatori della prima ora che i fan più accesi. Il mio primo ascolto di Tartuff è stato fatto in CD, dopodiché non convinto fino in fondo ho guardato il DVD e... tutto è cambiato: merito va soprattutto al film eccezionale, che traina una colonna sonora varia, perfettamente calibrata e studiata in ogni secondo della pellicola, daltronde già il nome del gruppo lasciava intendere familiarità con la materia. A quel punto ho riascoltato la sola colonna sonora e ogni volta il film mi scorre davanti agli occhi, con cambi di ritmo, emozioni e quant'altro è rimasto nel ricordo del film: la proustiana madeleine, questa volta "sonora", fa rivivere il film di Murnau in modo limpido ed emozionante. 30.09.2009 STEREO INVADERS TARTÜFF By Thiess "Grande è il numero di ipocriti al mondo e molte sono le forme in cui si manifestano. Dunque osservate!" Così inizia il DVD di Tartüff, film muto del registra ed espressionista Friedrich Wilhelm Murnau, di cui purtroppo solo poche proiezioni sono oggi reperibili. In breve l’opera parla di un anziano e ricco signore, la cui governante cerca di avere la piena fiducia per avere l’eredità. Tutto ciò viene portato a termine mettendo in cattiva luce l’erede di diritto, il nipote. Grazie alle sue qualità di attore il giovane si traveste ed ammonisce il nonno tramite la proiezione in casa sua della commedia su Herr Tartüff. Quest’ultimo, personaggio, infimo ed approfittatore, finge di essere amico di Orgion per sottrargli il patrimonio. Grazie alla moglie Elmira apre però gli occhi e stessa cosa accade per il buon anziano, che caccia la governante riavvicinandosi al nipote. Al di là di questo aspetto, meramente descrittivo, facciamo i complimenti per l’eleganza e il fascino della pellicola, ed anche ai Passo Uno. La band ha interamente musicato le immagini con maestria e classe cristallina. I suoni, così coinvolgenti ed allo stesso tempo angoscianti, si coniugano perfettamente con i personaggi e la storia, comunicando tristezza, inquietudine, speranza e gioia. Connubio perfetto, in cui la magia dei colori e del messaggio di Murnau si sposa esattamente con le note del project. Ci si domanda come un gruppo attuale riesca musicalmente a rendere così bene un espressionismo che risale al 1925. La risposta è che l’arte non ha età, come anche il messaggio dato dal regista che ci pare attuale oggi più che mai. L’ipocrisia è un male ignobile, a cui tante volte non sappiamo aver riparo per bontà nostra di cuore o per spregevole capacità altrui di ingannare. Ecco che allora, compare una terza persona, che ci ama veramente e che ci aiuta ad aprire gli occhi. Sorprende la abilità espressiva degli interpreti, tra cui Emil Jannings premio Oscar nel 1929, come anche sbalorditivi sono i Passo Uno, nel sapere intimamente cogliere le emotività della proiezione. Ogni singolo istante viene enfatizzato, gesti che molto significavano anche se minimali ed oggi privi di valore. Una spalla scoperta, un cenno di stizza, resi alla perfezione da mimica e suoni che tormentano ed allo stesso tempo affascinano. Complimenti allora al buon gusto e alla capacità della band che ha saputo sapientemente musicare una proiezione già di per sé unica. La confezione contiene un CD e un DVD assolutamente da avere. E ricordate ... "Siete sicuri di conoscere chi avete seduto accanto?" 13.11.2009 STONES FROM THE SKY TARTÜFF By Neuros Più di una voltà si è sentito l’adagio per cui bastino poche mani per dare vita a opere complesse e funzionanti, purchè lavorino in sintonia e passione verso il risultato finale. I Passo Uno non fanno eccezione, quattro paia di mani e un flusso continuo di note intese in maniera inscindibile dalle immagini, da quel lato visivo che nel panorama musicale non ha mai vissuto momenti di vera crisi, ma in questi ultimi anni pare stia vivendo un periodo di riscoperta e applicazione maggiore rispetto al passato più prossimo. All’interno della discografia del gruppo, Tartüff rappresenta la terza colonna sonora, preceduta da Il Passato Riemerso e Presenze, entrambi documentari; con questa nuova release il gruppo si è spinto oltre, scegliendo per l’occasione la musicazione del film muto di Friedrich Wilhelm Murnau del 1925. Ancora una volta dietro tanto impegno è presenta la trazeroeuno, label che ha sempre dimostrato di tenere ai sensi che non siano solo quello dell’udito, proponendo un cofanetto contenente l’audio cd e il dvd del film adattato con la colonna sonora. L’artwork, a opera del team Diramazioni composto da Tryfar (già dietro la trazeroeuno) e Vocisconnesse, è cornice ideale per il clima decadente e uggioso creato dalla musica e dal film, valorizzando al massimo l’opera di Molière a cui esso si ispira. L’ambito nel quale si muovono i Passo Uno pone le radici nel postrock e nell’elettronica, capace però di arricchire la tavolozza sonora di numerose altre sfumature. In “Get Out, I Say” e “I - a Saint?” appare lo spettro solenne e ipnotico degli Earth di HEX, senza che ciò risulti fuori luogo rispetto al clima di inganno che pervade il film;in Go - All of You fanno capolino gli ultimi Ulver, quelli più distesi di Shadows of the Sun, disegnando crepuscoli freddi e plumbei, circondati tutt’intorno da minimali rintocchi elettronici e aperture jazz che si collocano tra gli Jaga Jazzist e i Kilimanjaro Darkjazz Ensemble, con chitarre il più delle volte soffuse, che procedono incessantemente sulle punte dei piedi, a non disturbare. Per chi abbia apprezzato di recente l’operato simile dei Giardini di Mirò con Il Fuoco, questa realizzazione dei Passo Uno merita certamente non solo l’ascolto, ma anche un’attenta visione che permetta di cogliere al massimo le potenzialità di questo talentuoso lavoro. 21.10.2010 COMUNICAZIONE INTERNA TAKE YOUR TIME AND SHARE THE HARVEST By Guido Gambacorta Con “Take your time and share the harvest” Stefano De Ponti – mente e cuore del progetto Passo Uno - mette un po’ di ordine nei cassetti del proprio archivio, raccogliendo brani inediti nati in occasioni diverse lungo un arco temporale che va dal 2002 al 2008. Si tratta per lo più di registrazioni live, delle quali viene volutamente conservata la natura grezza e non totalmente finita, che testimoniano come i Passo Uno abbiano fin da subito assunto la natura di collettivo aperto a molteplici collaborazioni e sodalizi, con un’attenzione particolare rivolta a forme di sperimentazione inglobanti i diversi linguaggi della musica, della letteratura, del cinema e della videoarte. Tre ottimi esempi subito in apertura di scaletta: il folk estatico di “Pigeon song”, sporcato dalle macchine digitali di Matteo Uggeri/ Sparkle in Grey/Hue e violentato da scampoli vocali estrapolati dalla pellicola “Toro scatenato” di Martin Scorsese; la minimal techno di scuola Staubgold cristallizzata nel sublime canto di Mara Martinoli, per una “Reading Dostoevskij” ispirata a pagine de “L’idiota”; una vaporosa “Soirée d'une feé a-sexuée”, affidata alla voce recitante del poeta Pierre-Yves Vanderveck. E non mancano altri momenti validi, se solo vorrete soffermare la vostra attenzione sui filamenti melodici di “Contagio”, sulle fermentazioni impro di “Solar field” o sulle iridescenze elettro-acustiche di “Time forever ending”. Un disco inevitabilmente frammentario dal punto di vista dell’ispirazione - pur sempre di una compilation si tratta - ma contenente materiale di tale qualità da rappresentare senza dubbio un’utile porta di accesso al mondo lirico dei Passo Uno. 09.04.2010 METALLIZED TAKE YOUR TIME AND SHARE THE HARVEST By Renato Zampieri "Renaz" Voto: 92/100 Passo uno: ascoltare i Passo Uno. Non pago di averci proposto -a distanza di pochi mesi- l'ottimo Tartuffe, il trio nostrano si ripropone sul mercato con un nuovo, interessantissimo lavoro. In verità c'è un motivo molto semplice per cui la band è riuscita a portare alle stampe in così breve tempo questa nuova fatica discografica: Take Your Time And Share The Harvest è, a detta dello stesso chitarrista Stefano De Ponti: «una compilation di soundscapes improvvisati e canzoni scritte tra il 2002 e il 2008 in collaborazione con alcune persone a me vicine. Dal momento in cui questo progetto si sta sviluppando e evolvendo, ho sentito la necessità di fermare questi momenti musicali, nati spontaneamente grazie a differenti relazioni umane che si possono definire ben più che "funzionanti". È per questa ragione che ho intenzionalmente scelto delle registrazioni “grezze” con piccole imperfezioni nell'esecuzione.» Credo che questa presentazione valga più di mille parole: Take Your Time And Share The Harvest si pone come un distillato di passione, un album di ricordi toccanti sviluppato nell'arco di sei anni ed impressi su nastro con la forza dell'istintività, senza filtri di nessun tipo; di conseguenza, il sound di questo album, oltre ad essere minimalista come si conviene alla tradizione Passo Uno, risulta anche estremamente diretto e sincero, ai limiti del brutale. Inoltre, il fatto di essere in presenza di una sorta di compilation ribalta completamente il senso del concept a cui il trio ci aveva abituati: non più un'idea di fondo (o un'immagine in movimento, come nel caso di Tartuffe) ma un sentimento di fondo, vale a dire l'affinità e l'empatia che scorrevano tra gli strumentisti durante le session. Io credo che sia questo il modo giusto (l'unico modo!) di interpretare il disco. Considerarlo come un mero collage di brani ripescati dal passato ne svilirebbe non solo il contenuto, ma anche il "metacontenuto", vale a dire l'esperienza soggettiva del contenuto: insomma, comprendere che questo disco è un distillato di musica è importante (ma non essenziale) per valutarlo fino in fondo. Quello che dovrete fare, ascoltando brani eccellenti come Contagio o Cold, è prendere coscienza di avere nello stereo una serie di note passate più volte al setaccio fino ad ottenerne l'essenza, oro e brillanti per i vostri dotti uditivi, fulgida luce di un mattino d'inverno, fredda e pura. L'uso delle chitarre è semplice eppure efficace, con un ritorno ricorsivo alla tonica senza nessuna risoluzione traumatica, sempre in maniera serena e compassata: sembra quasi di vederle, le note, ascendere verso l'empireo dopo una vita di fatiche e scale modali abbandonate chissà dove, in qualche progetto jazz o post rock parallelo. Spesso parlando di ambient et similia utilizzo un paragone preso in prestito dall'arte visuale, quello della pittura materica; ebbene, in questo caso dovrei invece ripiegare su di un concetto caro a Mirò, quello dell'organicità dell'arte, contrapposto all'inorganicità. I nugoli di note brillanti e melliflue sprigionate dagli strumenti dei Passo Uno e dalle voci di Pierre Yves Vanderveck e Mara Martinoli appaiono piatti e nudi da lontano, ma visti al microscopio svelano un cosmo tutto in movimento, a prima vista così insignificante, ma in ultima analisi capace di smuovere l'animo di chiunque, se preso nel modo giusto, vibrante di vita e passione cocente. Passo uno: ascoltare i Passo Uno. Passo due: acquistare il disco. 25.03.2010 STEREO INVADERS TAKE YOUR TIME AND SHARE THE HARVEST By Thiess Voto: 8.5/10 Dopo aver piacevolmente recensito "Tartuff", film muto musicato dai Passo Uno, ecco una nuova uscita discografica da parte di questi particolarissimi musicisti. E' sempre emozionate, ed allo stesso tempo spettacolare, trovarsi di fronte a note inclassificabili, non paragonabili ad un colore o ad una immagine precise. Take Your Time And Share The Harvest è una raccolta di pezzi “fatti di improvvisazione”, nel periodo tra il 2002 e il 2008, e qui appunto proposti. Tutto suona decisamente sognante ed onirico, diremmo non per forza collegato a delle scene in particolare, tanto da diventare specchio di sfumature e sensazioni che diventano estremamente soggettive. Crediamo infatti che, partendo da un’espressività spontanea ed intimista da parte degli interpreti, il tutto serva poi da trampolino di lancio per emotività ed esperienze soggettive. I pezzi viaggiano su lidi forse Ambient e forse Psychedelic, ma pensiamo conti poco o nulla catalogare. Quello che conta, invece, è che il trascendere da classificazioni e singole percezioni sia il denominatore comune di un tipo di proposta di questo tipo. L’immobilismo diventa solo coscienza superficiale di una mente che in realtà è in movimento. Anima che si espande, ricoprendo la luce e buio che ci stanno attorno, e che è figlia di una curiosità e voglia di apprendere e capire. C’è un velo di malinconia tra i linguaggio musicale dei Passo Uno, sillabare ci aiuta però a comprendere l’estrema sensibilità e le ampie sfaccettature di un full-lenght da ascoltare e plasmare su noi stessi. La materia, duttile e pregiata, saprà aderire a chi ne vorrà cogliere la profonda essenza, lavoro da intuire con perspicacia e piena coscienza. 12.01.2010 HEADBANG TARTÜFF By AngelusNovus Voto: 8/10 Se la storia dei Passo Uno, band nata nel 2005 per volere di tre giovani musicisti milanesi, non è molto lunga da redigere, per la bellezza della loro proposta musicale è sarebbe necessario spendere veramente moltissime parole con il rischio di apparire eccessivamente prolisso. Proverò quindi ad essere esauriente e competente senza tediare voi lettori. Con all’attivo quattro lavori i nostri ci propongono un collage musicale perfettamente riuscito, utilizzando frammenti dai più disparati generi musicali. Dall’ambient alla musica elettroacustica, dal post-rock dalle tinte fosche al jazz minimale la qualità del materiale scritto è sempre di altissimo valore artistico. I Passo Uno si avvalgono della loro grande conoscenza dell’armonia e della melodia, per non dire dell’acustica in generale, per mantenere sempre l’attenzione rivolta alla loro musica. Il tutto però dando l’impressione che questa loro verve compositiva ed esecutiva non sia solamente frutto di una intensa progettazione dei brani, sicuramente molto ben studiati in fase compositiva, ma che questa caratteristica provenga anche da una totale naturalezza nei confronti del proprio modo di vivere la musica che si suona. Non troviamo quindi macchinazioni eccessive, per non dire oppressive, di un genere musicale rispetto ad un altro ma, al contrario, uno sposalizio felice di tutte le diverse anime dei Passo Uno che come ho già avuto modo di dire, sono molte e disparate. «Tartüff» è la prima colonna sonora che i Passo Uno realizzano per un film vero e proprio. I primi due lavori del terzetto, «Presenze» e «Il passato riemerso», sono sempre colonne sonore infatti, ma entrambe realizzate non per dei film ma per altrettanti documentari. Ogni lavoro è stato prodotto sempre dalla stessa etichetta che cura questo ultimo prodotto. Registrato nel 2008 e pubblicato nel 2009, «Tartüff» è la colonna sonora che i Passo Uno hanno pensato per musicare «Herr Tartüff», film appartenente alla categoria del cinema espressionista tedesco muto, per la regia di F. W. Murnau. Conosciuto dalla maggior parte del pubblico italiano per lavori come «Nosferatu il vampiro» e quel « Das Cabinet des Dr. Caligari» che permise a Fantozzi di essere assunto dalla Megaditta (cfr. «Il secondo tragico Fantozzi»), Murnau fu effettivamente uno dei registi e sceneggiatori più all’avanguardia nella storia del cinema. Sebbene lo sfortunato ragioniere ne sia giustamente intimorito, Paolo Villaggio ben conosce il valore dei suoi film che non sono certo pellicole di semplice digestione e comprensione. Temi come il doppio, la distinzione tra realtà ed allucinazione, il male e il suo rapporto con l’essere umano vengono da Murnau affrontati per la prima volta mediante tecniche sconosciute al cinema dell’epoca. Da queste brevi note introduttive capite anche voi, come ho realizzato anche io durante l’ascolto del disco, che musicare dei documentari odierni è una impresa che non presenta gli stessi problemi che si pongono all’artista che vuole musicare un film del 1925. Non puoi discutere con il regista del film, il clima culturale è enormemente cambiato, la stessa funzione della musica è mutata più volte per quanto riguarda l’uso del sonoro come supporto al materiale filmico. Ecco perché merita una nota di merito supplementare questo lavoro, in quanto l’atmosfera tutta particolare della pellicola espressionista è qui mantenuta e rivivificata senza imprevisti di sorta. E perché dovrebbe esserlo? La strumentazione impiegata è veramente variegata ed eterogenea ma non opprime i suoni più abituali di chitarre acustiche ed elettriche, basso e batteria. Le costruzioni sonore sono architettate ora su maestosi suoni ambientali ora su fiochi rintocchi di corde metalliche. Gli strumenti a fiato sono un altro importante tassello del collage, che ben si coniugano con le registrazioni vocali di quelli che sembrano essere gli echi degli spettri del passato. Malinconici sassofoni dirigono la musica in territori cittadini nostalgici per poi virare in sonorità più potenti e violente. Cesellati raffinatamente, tutti i paesaggi sonori scolpiti nel disco affascinano continuamente l’uditore e la cosa migliore è che il disco si arricchisce e diviene sempre più sorprendente con il passaggio dei minuti. Bisognerebbe aprire un capitolo a parte per il package e la grafica dell’intero prodotto. L’edizione sontuosa di «Tartüff» si compone di cd con colonna sonora e di DVD che contiene il capolavoro di Murnau. Il tutto corredato di illustrazioni di copertina di tutto rispetto, magicamente unite allo spirito generale di tutta la musica che queste immagini rappresentano. Sicuramente un disco che mi sento di consigliare a tutti coloro che apprezzano la musica ben concepita e suonata. Musica fresca e intelligente che non vuole a tutti i costi risultare innovativa, ma che invece utilizza ottimamente gli stili più disparati per creare un lavoro affascinante e completo. Aspettando il prossimo disco di questa interessantissima band nostrana. 22.04.2010 KATHODIK TARTÜFF By Marco Carcasi Voto: 4/5 Con colpevole ritardo, e scusandoci di questo con gli autori, arriviamo a parlare di "Tartüff", dei milanesi Passo Uno. Splendido lavoro ed edizione, che contiene, dvd e cd audio, con la colonna sonora composta per "Tartüff", film di Murnau del 1925. Diciamo sin da subito che siamo dalle parti dell'eccellenza. Sul film di Murnau, nulla da riferire (basta da solo a giustificar l'acquisto). Per quanto riguarda la parte audio, stringatamente: filamenti post rock, calde suggestioni ambient, inflessioni jazz ed un pizzico di kraut. Magistralmente autunnale (o prepotentemente primaverile. Da giornata tersa, con il vento che spazza le nubi, ed infila dita ancora fredde sotto la giacca). Tutt'altro che decadente. Intimo, raccolto, ma con reattività da coltello a serramanico. Sottilmente inebriante; splendidamente trasposto. Fra Bark Psychosis, un tenue refolo God Machine, gli Swans acustici, i Popol Vuh, le intuizioni generate dall'incontro, fra Michael Gira e Dan Matz nello splendido "What We Did". Ammaliante. Ed un lavoro del genere, lo spedirei veramente alla Young God Records; hai visto mai... Di operazioni a questo livello qualitativo, in Italia, se ne fanno ben poche. Voi, non avete altro da fare che acquistare questo prezioso lavoro. Soddisfazione garantita. Applausi.