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Catechesi sul Triduo pasquale
Il Triduo pasquale:
IL GIOVEDI' SANTO: L'EUCARESTIA E' CELEBRAZIONE DELLA PASQUA
La Congregazione del culto avverte che ∗per compiere convenientemente le celebrazioni del
Triduo pasquale, si richiede un congruo numero di ministri e di ministranti, che devono essere
accuratamente istruiti su ciò che dovranno compiere. I pastori abbiano cura di spiegare nel
migliore dei modi ai fedeli il significato e la struttura dei riti che si celebrano e di prepararli ad
una partecipazione attiva e fruttuosa+ (Preparazione e celebrazione delle feste pasquali, Lettera
circolare, n.41).
Poiché la celebrazione del Triduo è molto impegnativa ed ha un forte carattere ecclesiale, la
Congregazione sostiene che ∗è molto conveniente che le piccole comunità religiose sia clericali sia
non clericali e le altre comunità laicali prendano parte alle celebrazioni del Triduo pasquale nelle
chiese maggiori.
Similmente, qualora in qualche luogo risulti insufficiente il numero dei partecipanti, dei ministranti
e dei cantori, le celebrazioni del Triduo pasquale vengano omesse e i fedeli si radunino insieme in
qualche chiesa più grande. Anche dove più parrocchie piccole sono affidate ad un solo presbitero è
opportuno che, per quanto possibile, i loro fedeli si riuniscano nella Chiesa principale per
partecipare alle celebrazioni.
Per il bene dei fedeli, dove al parroco è affidata la cura pastorale di due o più parrocchie, nelle
quali i fedeli partecipano numerosi e possono svolgersi le celebrazioni con la dovuta cura e
solennità, gli stessi parroci possono ripetere le celebrazioni del Triduo pasquale, nel rispetto di
tutte le norme stabilite+ (n.43).
IL TRIDUO PASQUALE
- TRIDUO (tre dies): tre momenti della salvezza operata da Cristo.
- PASQUALE: (e non più triduo sacro) con una struttura di vera pasqua del Signore (pesàh =
passaggio: Es 12,11): il passaggio del Cristo da questo mondo (morte) al Padre (risurrezione); e
segna anche il nostro passaggio alla vita nuova in Cristo.
---> Secondo questa prospettiva, il triduo ha come punto di partenza il venerdì (e non il giovedì sera
che ne è solo l'anticipazione sacramentale: preludio della passione) e termina la sera della
domenica.
---> I misteri pasquali celebrati sono: memoria della morte, sepoltura-discesa agli inferi,
risurrezione.
- Infatti, già alla fine del IV secolo, sant'Ambrogio di Milano usava l'espressione ∗Triduum
Sacrum+, per indicare le tappe storiche del mistero pasquale: in questi tre giorni Cristo ∗et passus
est (venerdi), et quievit (sabato) et resurrexit (veglia-domenica)+
- Ecco come la Congregazione del Culto Divino descrive la celebrazione del Triduo pasquale:
38. La Chiesa celebra ogni anno i grandi misteri dell'umana redenzione dalla Messa
vespertina del Giovedì nella Cena del Signore, fino ai Vespri della Domenica di
Risurrezione. Questo spazio di tempo è ben chiamato il ∗triduo del crocifisso, del
sepolto e del risorto+ ed anche Triduo pasquale, perché con la sua celebrazione è reso
presente e si compie il mistero della Pasqua, cioè il passaggio del Signore da questo
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mondo al Padre. Con la celebrazione di questo mistero la Chiesa attraverso i segni
liturgici e sacramentali, si associa in intima comunione con Cristo suo Sposo.
---> DUNQUE, di per sè, il Giovedi Santo, non farebbe parte del Triduo pasquale.
- Anticamente, il Giovedi Santo a Roma era l'ultimo giorno della quaresima e come tale, ricevano la
riconciliazione (missa ad reconciliandos poenitentes)
- Nel sec. VI fu introdotta una commemorazione della Cena del Signore e lentamente tale
celebrazione andò acquistando sempre più importanza.
Alcuni principi teologico-pastorali:
- Far convergere tutte le celebrazioni verso la veglia pasquale ∗madre di tutte le sante veglie+ (S.
Agostino);
- Il ∗fare pasqua+ non è solo confessarsi e comunicarsi in uno di questi giorni (spesso solo nel
giorno di pasqua) ma partecipare alle celebrazioni che ci fanno rivivere il passaggio del Cristo,
perché anche noi attraverso la rinnovazione degli impegni battesimali riattualizziamo la potenza di
vita della risurrezione e della vita nuova che il Risorto ci comunica nell'eucaristia pasquale.
- E ' tipico del Triduo ripresentare un mistero pasquale all'interno della sua naturale dinamicità di
morte-vita.
Tale dinamismo non è solo tipico dell'evento Cristo, ma di ogni realtà creata, sul piano cosmico e
personale umano: le cose non divengono senza un ritmo di morte-vita (cf. Gv 12,23-28); le vicende
della storia sia individuali che sociali si succedono secondo un dinamismo sacrificale (S. Paolo
parla dei dolori del parto della creazione: Rom 8,19-23).
La vicenda dell'uomo e del cosmo è ripresentata e riassunta nel mistero pasquale di Cristo.
- I riti liturgici (pasqua nel rito) nella continuità con i simboli di quella storia servono ad attualizzare
o ripresentare l'evento storico del passaggio di Cristo da questo mondo al Padre (pasqua nel fatto),
per preannunciare ancora la pasqua definitiva quando tutto sarà compiuto e il mondo intero passerà
in Cristo al Padre (pasqua escatologica).
NB. Anche il battesimo nella triplice immersione, ricorda e ci rende partecipi del triduo.
GIOVEDI' SANTO
MESSA VESPERTINA ∗IN COENA DOMINI+
+
Questa Messa vespertina mette in evidente risalto le caratteristiche di ogni Eucarestia.
1. E' una messa-anniversario (ricorda, presenzializza) dell'ultima Cena
a) L'Eucarestia è una cena (comunità, condivisione, alleanza, perdono).
Cf. 1Cor 10,17: ∗Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti
infatti partecipiamo dell'unico pane+.
Cf. E' un elemento importante della comunità primitiva: l'unicità della celebrazione
eucaristica presuppone ed è segno della unanimitas dei cristiani fondata su un indivisibile amore:
∗Quando il Signore chiama suo corpo il pane, che risulta dalla raccolta di molti chicchi di grano,
egli indica il nostro popolo, che egli portava radunato in se stesso+ (Cipriano).
---> Come il ∗fare una sola eucaristia+ implicava una piena ortodossia, così il non partecipare
all'eucaristia comune era non solo indizio che si mancava all'unità della fede, per es. nella realtà
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della stessa eucaristia, ma era anche allontanamento visibile dalla compagine del corpo di Cristo, di
cui la ∗comunione+ era segno e causa.
b) E' una cena del Signore
1Cor 11,18-26: ∗Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni
tra voi, e in parte lo credo. E' necessario infatti che avvengano divisioni tra voi, perché si
manifestino quelli che sono i veri credenti in mezzo a voi. Quando dunque vi radunate insieme, il
vostro non è più un mangiare la cena del Signore. Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena,
prende prima il proprio pasto e così uno ha fame, l'altro è ubriaco. Non avete forse le vostre case
per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla chiesa di Dio e far vergognare chi non
ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!
Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella
notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il
mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me". Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese
anche il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta
che ne bevete, in memoria di me". Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo
calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. Perciò chiunque in modo indegno
mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno,
pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e
beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna+.
---> E' cena "del Signore" quando si riconosce nell'assemblea il "corpo di Cristo" e quando si
riconosce che questa cena "rende presente il mistero della morte del Signore", celebrato nella notte
in cui veniva tradito.
c) memoria della Pasqua del Signore
Cf. 1Cor 11,26: ∗Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi
annunziate la morte del Signore finché egli venga+.
- è una cena pasquale ebraica
- al tramonto del sole e a lume di candela si doveva pulire la sala da pranzo, in modo da
distruggere ogni minimo rimasuglio di pane lievitato (ogni legame con il passato)...
---> l'Eucarestia/Pasqua celebra la vita nuova.
- Il 14 di Nisan (il primo mese dell'anno ebraico, corrispondente alla nostra primavera), al tramonto
del sole, il capo famiglia andava al tempio dove avveniva l'uccisione degli agnelli; con il sangue si
aspergevano i lati dell'altare.
In ricordo del sangue liberatore (sugli stipiti delle porte) dell'agnello in Egitto (cf. Es 12,21-23).
---> Il sangue dell'agnello pasquale è dunque simbolo di protezione e di benedizione; indica
l'aspetto redentivo della Pasqua: Dio non ti colpisce, ma passa oltre e ti risparmia la vita.
---> Da qui il termine ebraico di ∗Pesah+ o ∗Phase+ (Pasqua), che vuol dire ∗saltare, scavalcare,
risparmiare+ (questo significato fu conservato dalla parola inglese ∗Passover+ per indicare la
pasqua ebraica).
- L'agnello era arrostito intero, facendo attenzione che nessun osso venisse spezzato (cf. anche Gesù
è il vero agnello: ∗Non gli sarà spezzato alcun osso+: è un modo per dire che Cristo è il vero
agnello pasquale, nel cui sangue tutti siamo stati liberati, Gv 19,33-37).
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- Inizia la cena pasquale; mangiavano l'agnello, le erbe amare, il pane azimo e un intingolo rosso nel
quale ciascuno bagnava il proprio boccone (forse quello stesso in cui Giuda intinse la mano con
Gesù: cf. Mt 26,23).
- L'intero pasto era diviso in quattro tempi, scanditi da quattro distinte coppe di vino che segnavano
il passaggio da una parte all'altra del rito.
- All'inizio della cena il figlio più giovane chiedeva al papà: ∗Che cosa c'è di diverso questa sera da
tutte le altre sere?+. E il padre raccontava la storia di Israele (memoriale), benedicendo Dio
(berakah) per tutte le meraviglie operate.
E' un ricordo che si fa presenza...
- Il pane azzimo, non lievitato = ∗Questo è il miserabile pane, il pane dei poveri che i nostri padri
mangiarono in terra di Egitto. Chiunque ha fame, venga e mangi; chiunque ne ha bisogno, venga e
celebri la Pasqua+.
Ma gli azzimi richiamavano anche la liberazione e il riscatto dalla schiavitù: ∗il pane non fece a
tempo a lievitare e rimase azzimo perché Dio in fretta fece uscire il suo popolo dalla schiavitù
d'Egitto+ (cf. Es 12,34.39; Deut 16,3).
- Le erbe amare = avevano la funzione di richiamare alla memoria le amarezze subite dagli
antenati in Egitto e facevano provare loro il gusto amaro (cf. Es 1,14).
- Il rituale pasquale prevedeva che i commensali bevessero quattro coppe di vino. Esse
ricordavano le quattro grandi azioni che Dio aveva compiuto per il suo popolo: lo ha fatto uscire
dalle sofferenze degli Egiziani; lo ha salvato dal lavoro pesante; lo ha redento con forza; l'ha preso
come suo popolo per essere il suo Dio (cf. Es 6,6-8).
NB. Rimandavano anche alle quattro notti (le quattro grandi epoche) durante le quali Dio si era
manifestato: nella prima notte Dio si manifestò con la creazione; nella seconda si manifestò ad
Abramo; nella terza apparve agli Egiziani quando fece uscire il suo popolo dalla schiavitù; e nella
quarta notte Dio ritornerà per regnare per sempre.
---> Ora ci risulta più chiaro il complesso e profondo significato della Pasqua:
* è la festa che celebra l'inizio di una vita nuova (infatti ha luogo al primo mese dell'anno ed esige
che si tolga ogni briciola di pane fermentato);
* è la celebrazione della liberazione dall'Egitto (il sangue dell'agnello); è il passaggio dalla schiavitù
(pane azzimo e erbe amare) alla terra promessa.
- seguita e "compiuta" da Gesù
Questo modo di celebrare la Pasqua era in uso anche ai tempi di Gesù: così si svolse la
"Cena del Signore".
Infatti: Nel giorno degli Azzimi (il primo giorno delle festività pasquali, chiamato anche della
Preparazione o della Parasceve in Gv 19,31), si va a sgozzare l'agnello... per fare la Pasqua.
∗Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima di Pasqua. Gesù mandò
Pietro e Giovanni dicendo: "Andate a preparare per noi la Pasqua, perché possiamo mangiare".
Gli chiesero: "Dove vuoi che la prepariamo?". Ed egli rispose: "Appena entrati in città, vi verrà
incontro un uomo che porta una brocca d'acqua. Seguitelo... Egli vi mostrerà una sala al piano
superiore, grande e addobbata; là preparate"+ (Lc 22,7-13).
- Anche i discepoli dovettero pulire la stanza da ogni lievito vecchio, dovettero andare al tempio a
comperare e a fare sgozzare l'agnello.
- In casa prepararono l'arrosto e l'occorrente per la cena.
- Giovanni, il più giovane, avrà chiesto il perché di quel cibo.
- Gesù, quale padre di famiglia, avrà risposto raccontando le meraviglie di Dio pronunciando la
benedizione e l'azione di grazie...
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NB. Si pronunciava la benedizione sul pane e si rendeva grazie sul vino (la terza coppa).
Quale fu la novità di Gesù?
- ∗Nella notte in cui fu tradito+ (si noti il tema della notte),
- mentre distribuisce il pane pasquale, Cristo non si arresta alla scarna spiegazione giudaica,
- ma annuncia che d'ora in poi è la sua vita, sofferta e spezzata, ciò che realizzerà la definitiva
liberazione per tutti.
- Così pure quel vino che simboleggiava i vari interventi salvifici di Dio, d'ora in poi significherà la
nuova ed eterna alleanza stipulata con il suo sangue, di lui vero agnello pasquale che toglie ogni
segno di schiavitù.
NB. Gli azzimi richiamano l'uscita dall'Egitto (liberazione), mentre la terza coppa (a fine cena)
richiama la conclusione dell'esodo quando si stipula l'alleanza sul Sinai.
---> Dalla liberazione all'alleanza.
- Cristo è il ∗vero Agnello che ha tolto i peccati del mondo, è lui che morendo ha distrutto la morte
e risorgendo ha ridato a noi la vita+ (prefazio pasquale).
---> Attraverso il suo sangue noi siamo passati dalla morte alla vita, dalla schiavitù alla liberazione,
dalla vecchiezza alla novità di vita: ∗Cristo, nostra Pasqua è stato immolato! Celebriamo dunque la
festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e
di verità+ (1Cor 7-8).
2. E' una alleanza sulla base di queste parole
- La prima alleanza del Sinai era condizionata dall'osservanza delle dieci parole del Signore: non
basta il sangue dell'agnello; occorre che il popolo aderisca all'alleanza, pronunciando il suo "fiat".
Mosè legge le tavole della Legge al popolo. Il popolo dice: ∗quanto il Signore ha ordinato, noi lo
faremo e lo eseguiremo+. Dopo di che Mosè asperge i dodici cippi e il popolo, dicendo: ∗Ecco il
sangue dell'alleanza, che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole+ (Es 24,8).
- Il "fiat" del popolo come risposta alle "parole" di Dio sono essenziali perché il sangue possa
sancire l'alleanza.
- Quelle parole del Signore sono ora riassunte nel "comandamento dell'amore" che è sintesi e cuore
di tutta la Legge; i discepoli di Gesù fanno proprio questo comandamento quando "compiono agli
altri ciò che Gesù ha fatto per loro".
"Facendo queste cose", diventano "memoria di lui" (fate questo in memoria di me).
- Che cosa? Lavanda dei piedi (raccontata dal solo Giovanni, nel contesto della cena pasquale): è
quella ∗parola/comandamento+ (agape come servizio) sulla base del quale Cristo instaura la sua
alleanza nuova ed eterna nel suo sangue.
E' quell'azione che ci farà riconoscere come suoi discepoli.
E' compiere quel gesto di "donazione" (sapendo che era giunta l'ora di passare da questo mondo al
Padre, si cinse di un grembiule e incominciò a lavare i piedi... Io sono in mezzo a voi come lui che
serve: cf. Gv 13,1ss.; Lc 22,27) che "rende presente" la morte-resurrezione di Cristo, fin quando
Egli tornerà (In quel giorno li farò sedere a mensa, e io passerò a servirli: cf. Lc 12,37).
NB. Questo gesto del lavare i piedi diventerà tipico dell'accoglienza presso i monaci. Entra più tardi
come rito del giovedì santo (drammatizzazione del vangelo).
---> L'eucaristia senza carità non ha valore!
∗Cristo, nostra Pasqua è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né
con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità+ (1Cor 5,7-8).
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3. Nella notte in cui fu tradito...
Questo è il mio corpo dato
- Il Giovedì Santo era chiamato anticamente NATALE CALICIS: rinascita mediante la passionemorte;
- DIES TRADITIONIS: giorno in cui Cristo si "consegna" all'uomo che lo "consegna".
Risponde con un "dono" all'uomo che lo "abbandona".
E' l'amore di agape (amore incondizionato), che si manifesterà pienamente sulla croce.
E' l'amore, apparentemente fallimentare (croce, derisione), che Dio giudica come essenziale alla vita
(risurrezione).
Χ> E= una celebrazione pasquale anticipata:
si accentua: Eucaristia-cena; Eucaristia-Pasqua (cf. I-II lett.) e l=Eucaristia-comunità (cf.
Lavanda dei piedi; istituzione sacerdozio).
4. Dalla Cena del Signore all'entrata nel mistero della morte
- Finita la Messa vespertina, c'è la spogliazione dell'altare: siamo già nella memoria della morte di
Cristo (Venerdi Santo).
- Al termine della Messa si porta con solennità il Sacramento all'altare della reposizione.
Questo gesto, insieme a quello della spogliazione dell'altare, è un ampliamento rituale di ciò che,
anticamente, veniva fatto alla conclusione di ogni Messa, senza che vi fossero legati particolari
significati, come avvenne più tardi (sepolcro).
Occorre ricordare, a proposito, che il luogo della reposizione deve essere predisposto in
una cappella apposita. Non è lecito quindi esporre il SS.mo sacramento sull'altare ove si
è celebrata l'Eucaristia, tanto meno nell'ostensorio, come si fa per l'esposizione solenne.
- L'adorazione del Sacramento, che di norma si fa seguire fino alla mezzanotte, è particolarmente
indicata in questo giorno dedicato alla memoria del dono fatto dal Signore alla sua Chiesa.
Bisognerà tuttavia fare attenzione che l'adorazione non superi in importanza e in segni
esteriori la celebrazione eucaristica; non dovrà comunque proseguire, in forma solenne,
durante il venerdì santo.
VENERDÌ SANTO
∗IN PASSIONE DOMINI+
+
Questo giorno era chiamato anticamente ∗pasqua della croce+: l'unico elemento rituale è la croce.
- Il motivo di questa morte è anzitutto il peccato (Rom 4, 25);
- poi la morte è segno di autenticità da parte di Cristo (è la sua spogliazione umana; l'essere solidale
con l'uomo anche nella prova della sofferenza fino all'esperienza del silenzio di Dio);
- ancora essa è segno di amore per eccellenza, perché Gesù è morto come era vissuto (ci ha amati
fino alla fine);
- infine è manifestazione della gloria di Dio che ha approvato e autenticato la fedeltà del Figlio
come suo Servo obbediente.
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E' il giorno santo della morte del Signore, non disgiunta però dalla certezza che si tratta di una
morte ∗gloriosa+, destinata essa stessa all'esaltazione di Colui che, sulla Croce, è trafitto per noi.
La struttura della liturgia del venerdì santo prevede tre parti:
- liturgia della parola
- adorazione della croce
- santa comunione
Sul piano rituale-celebrativo occorre evitare che il luogo della reposizione
dell'eucaristia (dal giovedì) costituisca un motivo di distrazione durante l'azione
liturgica della passione (prima dell'inizio spegnere perciò luci; togliere addobbi e
fiori); infine sarà dato spazio alla adorazione collettiva della Croce gloriosa perché i
fedeli, attraverso qualche acclamazione cantata durante le lamentazioni recitate dai
ministri, la contemplino come vessillo di vittoria.
INGRESSO silenzioso: una della più antiche forme con le quali si iniziava la liturgia primitiva.
LITURGIA DELLA PAROLA:
Isaia = servo sofferente che si è caricato delle nostre sofferenze; lo giudicavamo un castigato, un
percosso da Dio; è stato trafitto per i nostri peccati; per le sue piaghe siamo stati guariti.
Ebrei = Egli è il sommo Sacerdote, perché si è offerto per primo, nel proprio corpo, ed è dunque
capace di intercedere per noi.
Passione = racconto comune a tutti gli evangelisti; prima stesura e primo annuncio (che realizzava
la Scrittura) dei fatti.
Segue la PREGHIERA UNIVERSALE che rispecchia l'antica struttura della attuale preghiera dei
fedeli: essi, illuminati dalla Parola e dall'universale redenzione, si sentono partecipi e responsabili di
tutta l'umanità e per essa, responsabilmente, pregano ed intercedono nel nome di Cristo-intercessore
per eccellenza e sommo sacerdote.
Segue l'ADORAZIONE DELLA CROCE: è un rito introdotto a Roma nel sec. VII e proveniente
dall'Oriente, e più precisamente da Gerusalemme dove, al tempo di Costantino, era stata ritrovata la
croce del Signore con l'iscrizione nelle tre lingue.
Mentre vuole sottolineare l'aspetto di trionfo di Cristo innalzato sul patibolo infamante,
il rito offre una ricca possibilità pastorale: può infatti costituire una felice occasione per
riaffermare la propria fede in Colui che dalla croce ha regnato e attraverso la croce ci ha
redenti.
L'azione pastorale dovrà valorizzarlo, soprattutto creando in questo momento un clima
di preghiera e di contemplazione, scegliendo canti e invocazioni adatte.
NB. E' adorazione della croce (ad os: baciare per sentirci discepoli della croce: è una professione di
fede nello scandalo della croce), non del crocefisso.
Croce = supplizio ignominioso, straziante, crudele, ma anche croce di salvezza: Cristo si è fatto
∗maledetto+ (∗maledetto colui che pende dal legno della croce+), perché fossimo benedetti dal
Padre.
∗Lignum nos decepit in diabolo - lignum reparavit in Christo;
Abyssi unda nos mersit - baptismi unda nos redemit+ (Tertulliano).
Essa è il segno e la fonte della salvezza:
∗O croce di nostra salvezza, albero tanto glorioso. Per noi dolce legno, che porti appeso il Signore
del mondo. Esalti ogni lingua nel canto lo scontro e la grande vittoria, e sopra il trofeo della croce
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proclami il suo grande trionfo, poiché il Salvatore fu ucciso e fu poi vincitore. Gesù un albero
scelse, rimedio al male dell'albero antico. La nostra salvezza, per domare l'antico nemico, doveva
venire da dove era giunto l'antico inganno.
Tu fosti l'albero degno di reggere il nostro riscatto, un porto preparati per noi, come arca salvezza
del mondo+ (Inno alla croce).
∗Ecco il vessillo della croce, mistero di morte e di gloria. O albero (fecondo e glorioso, ornato d'un
manto regale, talamo, trono ed altare al corpo di Cristo Signore. O croce beata che apristi le
braccia a Gesù redentore, bilancia del grande riscatto che tolse la preda all'inferno+ (Inno dei
Vespri della Settimana Santa).
ADORAZIONE: non contemplazione, ma ∗bacio+ (ad os: avvicinare la bocca): è il gesto che indica
discepolanza (Giuda bacia il maestro); accogliamo la croce per essere veri discepoli di Cristo; da
croce ignominia e stoltezza a croce vanto e sapienza; da croce di schiavitù a croce di regalità: ∗chi
vuol essere il primo e il più grande, si faccia servo e ultimo+.
Questo è il messaggio del Venerdi Santo: Dalla morte la Vita. La Vita ha vinto la morte.
- La celebrazione si conclude con la COMUNIONE (che ha la sua origine extra missam nel
viatico).
- Non c'è più il sepolcro, perché Cristo morendo è risorto! La sua fu una morte
resurrezionale/pasquale: come il chicco di grano che, caduto in terra, mentre muore, porta molto
frutto.
Questo è il messaggio del Venerdi Santo: Dalla morte la Vita. La Vita ha vinto la morte.
Qualche indicazione pastorale.
a) Nel predisporre il programma della settimana occorrerà dare il più grande rilievo
all'azione liturgica, anziché ai pii esercizi sulla passione, tenendo presente che la liturgia
∗è azione sacra per eccellenza e nessun'altra azione... ne uguaglia l'efficacia+ (SC 7).
Bisognerà scegliere quindi un orario che sia veramente comodo per la maggior parte dei
fedeli e dare alla celebrazione il rilievo che merita.
b) Occorrerà poi evitare qualunque confusione e sovrapposizione tra azione liturgica e
pii esercizi, ad esempio, sostituendo la liturgia della parola con la via crucis...
SABATO SANTO
E' il riposo di Cristo nella tomba: ∗la sua carne riposa nella speranza+.
La Chiesa trascorre nel silenzio, nella meditazione del mistero della permanenza del suo Signore
nella tomba. Tale silenzio e meditazione è per l'attesa piena di speranza del giorno della vittoria! In
questo giorno perciò la Chiesa non ha alcuna celebrazione liturgica.
SABATO SANTO: anch'esso è un giorno aliturgico; memoria del secondo avvenimento pasquale:
discesa agli inferi (cf. 1Pt 3,19: ∗e in spirito andò ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che
attendevano in prigione+); ne parlano, con accenti drammatici, gli evangeli apocrifi e le liturgie
orientali.
Ecco l'evento riattualizzato: la morte di Cristo non segno una sconfitta, ma fu fermento di salvezza
per tutti: il suo sangue è penetrato fin nelle profondità degli inferi. La sua morte è salvezza
universale.
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Domenica di Pasqua
∗In resurrectione Domini+
+
NB. - Dal sec. VIII aveva luogo nel pomeriggio (di notte la celebrazione eucaristica)
- verso il 1500 = tutta la veglia, compresa l=Eucaristia, era celebrata al mattino
- Papa Urbano VIII (1600) fece della Veglia una devozione e non più celebrazione di precetto.
VEGLIA PASQUALE NELLA NOTTE SANTA
- La celebrazione notturna di questa grande Veglia (altrimenti non sarebbe tale) che si apre al
mattino della risurrezione (ogni anticipazione anche per motivi pastorali non è giustificata!) ha per
scopo di farci rivivere il grande passaggio pasquale di Cristo dalla morte alla vita, attraverso la
molteplicità dei simboli che sono come il compendio di tutta la liturgia cristiana.
- La sua origine: prima di ogni messa domenicale; lunga (fino all'aurora), con salmi, letture, canti:
era l'attesa della venuta del Signore, di Cristo che, nel giorno domenicale, avrebbe fatto visita al suo
popolo (dimensione escatologica: Chiesa pellegrina).
I momenti essenziali della veglia sono:
- la celebrazione della luce,
- Liturgia della Parola,
- Liturgia del battesimo,
- Liturgia eucaristica.
Di queste parti le ultime due sono indubbiamente le più importanti, perché l'azione di salvezza
compiuta da Cristo con la sua morte e risurrezione si attualizza e viene partecipata in modo
eminente attraverso i sacramenti ∗pasquali+ del battesimo, che realizza nell'uomo il mistero della
morte e della risurrezione di Cristo introducendolo nella Chiesa, e dell'eucaristia che è per
eccellenza il memoriale della Pasqua del Signore.
I. CELEBRAZIONE DELLA LUCE
E' articolata nei seguenti momenti:
1. La benedizione del fuoco
- Rito pagano irlandese, importato a Roma (cristianizzandolo) nel sec. XI-XII. Era la benedizione
del nuovo fuoco (che avveniva in prossimità della chiesa, durante la veglia pasquale, con il quale i
cristiani riaccendevano il focolare domestico rimasto spento durante i giorni di digiuno): Cristo,
fuoco nuovo, ridà la nuova vita alla famiglia, nuova attività della comunità.
- Significa la ricomposizione dell'unità della creazione prima del peccato originale, quando tutta la
creazione era stata affidata alla ∗signoria+ dell'uomo dallo stesso Creatore.
Cristo morto e risorto è colui che dà inizio a una nuova umanità e quindi al mondo nuovo che
ritorna ad essere orientato alla gloria del Padre e al servizio degli uomini.
2. La benedizione del Cero
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Le parole che accompagnano il rito indicano che Cristo è al centro della creazione e della storia.
Tutto è messo in suo potere e a tutto il cosmo egli estende i benefici della salvezza.
Χ> Dall=antico lucernario = simbolismo pasquale (cf. Exultet) e simbolismo battesimale
(illuminazione)
3. La processione con il Cero pasquale
- La luce del Cero che, unica, risplende nelle tenebre, sta a significare che, se vuole ottenere la
salvezza, l'uomo deve essere illuminato da Cristo e aderire con tutta la sua fede alla sua Persona e al
suo messaggio.
NB. Si noti il ricco simbolismo culturale della luce: venire alla luce, essere nella luce. E di
conseguenza: Cristo/luce e i cristiani come figli della luce, il battezzato come il neofita.
- Il cammino dietro al Cero, e la progressiva illuminazione che si estende all'assemblea, indica che
da Cristo, attraverso la Chiesa, la forza e la luce del Risorto si estendono a tutto il mondo.
4. L'annuncio della Pasqua (Exultet)
E' un canto a Cristo luce.
Di origine gerosolimitana, è passato nel sec. IV-V a Roma e in Occidente con il nome di ∗laus
cerei+.
Era un inno a Cristo, presente e operante in tutti i prodigi di salvezza compiuti da Dio verso
l'umanità, dalla creazione alla passione gloriosa. E' una specie di preghiera eucaristica, con tanto di
prefazio che ∗benedice+ e fa memoria delle opere di Dio.
Ecco alcuni stralci dal testo:
∗Esulti il coro degli angeli, esulti l'assemblea celeste: un inno di gloria saluti il trionfo del Signore
risorto. Gioisca la terra inondata da così grande splendore: la luce del Re eterno ha vinto le
tenebre del mondo. Gioisca la madre Chiesa, splendente della gloria del suo Signore, e questo
tempio tutto risuoni per le acclamazioni del popolo in festa.
... O immensità del tuo amore per noi! O inestimabile segno di bontà: per riscattare lo schiavo, hai
sacrificato il tuo Figlio! Davvero era necessario il peccato di Adamo, che è stato distrutto con la
morte di Cristo. Felice colpa, che meritò di avere un così grande redentore! O notte veramente
gloriosa che ricongiunge la terra al cielo e l'uomo al suo creatore! Ti preghiamo dunque, o
Signore, che questo cero, offerto in onore del tuo nome per illuminare l'oscurità di questa notte,
risplenda di luce che mai si spegne; salga a te come profumo soave, si confonda con le stelle del
cielo.
Lo trovi acceso la stella del mattino, quella stella che non conosce tramonto: Cristo, tuo Figlio, che
risuscitato dai morti fa risplendere sugli uomini la sua luce serena e vive e regna in eterno+.
Commenta ed esprime la presentazione e la diffusione nel mondo della salvezza pasquale di Cristo,
che ha veramente cambiato la storia del mondo.
La ∗colpa antica+ ha moltiplicato l'amore di Dio per l'uomo. Egli, in Cristo, ha fatto una nuova
creazione, ha intessuto con la nuova umanità, attraverso Cristo e per il dono dello Spirito, un
rapporto di comunione indicibile un'alleanza indistruttibile che impegna per sempre Dio a fianco
dell'uomo e lega questi in modo indissolubile a Dio.
Perciò, oramai, il vero significato di tutta la vita umana consiste nel mantenere e realizzare sempre
più in profondità l'alleanza pasquale sancita nel sangue di Cristo.
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II. LITURGIA DELLA PAROLA
NB. Non è un accessorio: è ΑLiturgia della Parola≅: sacramento; prima mensa.
Tante letture, perché lunga veglia di attesa....
- Illuminata da Cristo, rappresentato dal Cero, la Chiesa impara a riconoscere negli avvenimenti
dell'AT.
L'inizio del cammino verso la salvezza che si è compiuta in Cristo ma che Dio ha inaugurato dai
primordi della creazione.
- Così la Chiesa è condotta dalla parola divina a riconoscere nella storia del mondo un vero
∗esodo+, un cammino ininterrotto verso la pasqua del Signore, un evento che dà spiegazione e
spessore a tutti gli avvenimenti dell'antica economia.
Essi sono infatti un annuncio profetico dell'opera che Dio compirà in Cristo morto e risorto.
Comprende anche che le promesse fatte da Dio, e i doni annunziati sono prefigurazioni di Cristo.
Lui realizza le promesse, Lui dà i doni (l'acqua, la sapienza, il cuore nuovo).
- Letture (da 9 a 12) con salmi responsoriali e preghiere (collette) che riassumevano le varie tappe
della salvezza ed era una specie di ripresa riassuntiva della catechesi pluriennale rivolta ai
catecumeni e ora anche alla comunità, dopo la sua breve esperienza catecumenale durante la
Quaresima.
Sono letture dell'AT, perché intendono descrive il percorso della storia della salvezza che sarà poi
attuata da Cristo (il recupero dell'immagine dei figli di Dio, dalla creazione alla ri-creazione della
redenzione).
NB. Dalla creazione dell'uomo ad immagine di Dio ai vari momenti salvifici con i quali Dio cerca
di liberare l'immagine divina oscurata dal peccato dell'uomo. Tale annuncio di salvezza e di ricreazione ha una prima concretizzazione con la Pasqua dell'Esodo e si preannuncia come compiuto
dal messia, predetto dai profeti. Cristo ristabilirà l'immagine di Dio, mediante
l'incarnazione/morte/risurrezione, comunicata a noi dal battesimo (figli di Dio, consepolti e
conrisorti con lui).
- Dopo ogni lettura, la risposta dell'assemblea con il salmo responsoriale, e la colletta che attualizza
il messaggio orientandolo al tema battesimale, che è proprio della pasqua come ri-creazione.
Infatti, non solo la Chiesa impara e comprende il mistero della salvezza, ma tale mistero che la
parola annunzia, è stato di fatto compiuto. Perciò essa alla luce di Cristo attualizza la parola nelle
orazioni che seguono le letture e soprattutto nei sacramenti, che sono al cuore della celebrazione: il
battesimo e l'Eucaristia.
Sotto il profilo pastorale occorrerà assicurare una buona proclamazione dei testi
proposti (introdotti possibilmente con una breve e ben preparata didascalia) e
valorizzare i salmi responsoriali, il cui versetto (almeno) dovrebbe essere cantato.
Le letture sono sette e non vanno tralasciate con leggerezza. Bisogna puntare
decisamente a proclamarle tutte!
III. LITURGIA DEL BATTESIMO
NB. E= il grande ΑCredo≅ come riconferma del Battesimo (signum fidei = accoglienza della
Parola)
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- Nella liturgia battesimale ha un posto d'onore, naturalmente, la benedizione dell'acqua. E' un
testo tra i più splendidi della liturgia romana, nel quale la fede della Chiesa si esprime con una
pienezza che difficilmente si può trovare altrove, e che perciò deve essere attentamente studiata e
meditata.
- Il battesimo è partecipazione a Cristo morto e risorto: è un lasciarsi immergere nel suo mistero
pasquale.
Anticamente, alla triplice professione di fede corrispondeva la triplice immersione; il candidato
veniva poi rivestito di una veste bianca che depositava nella domenica successiva alla Pasqua
(dominica in albis) e veniva unto con il sacro crisma.
Era l'acqua battesimale che richiamava quella fuoriuscita dal costato di Cristo e dal lato destro del
tempio: l'acqua vivificata dalla potenza dello Spirito Santo, che con l'apporto della Chiesa, genera
nuovi figli della luce.
- Anche noi siamo chiamati a rinnovare la rinuncia a Satana e la nostra professione di fede (triplice
in ricordo della triplice immersione e anche in ricordo del triduo)... E riaccendiamo la candela, per
rinnovare le promesse battesimali, e con esse il nostro battesimo.
IV. LA LITURGIA EUCARISTICA
- Si comprende che essa è davvero il vertice della veglia. E' il memoriale che attualizza il mistero di
Cristo morto e risorto.
E' la pasqua di Cristo, ma è anche la pasqua continuata della Chiesa, che già nel battesimo è passata
dalla morte del peccato alla vita nuova.
Attraverso la celebrazione eucaristica la Chiesa realizza in tutte le membra il passaggio continuo
verso la vita definitiva.
- Nella ripetizione della cena pasquale, che è l'attuazione del sacrificio offerto al Padre dal Figlio
nello Spirito la Chiesa è perennemente edificata e consolidata. Da qui l'attenzione particolare, nel
tempo di pasqua, alla Chiesa, quale ∗sacramento+ scaturito dalla pasqua di Cristo.
NB. Da notare che la CHIESA FA L'EUCARESTIA (Parola, Battesimo, Eucarestia); a questa
condizione L'EUCARESTIA FA LA CHIESA, rendendola sempre più Corpo di Cristo.
- Gli antichi cristiani, nel giorno di Pasqua, si salutavano dicendo: ∗Christos anesti+ (Cristo è
risorto): è il saluto che anche il papa rivolge in tutte el lingue nel giorno di Pasqua. E' il saluto della
speranza, della conversione, della Pasqua che tutto trasforma, come la primavera. E' il saluto
dell'uomo rinnovato.
Alcune indicazioni pastorali per la celebrazione del triduo
- La celebrazione delle azioni liturgiche del triduo, nelle chiese non parrocchiali sia limitata ai soli
casi di vera necessità pastorale e non si fondi su motivi utilitaristici e tanto meno particolaristici,
perché ciò sarebbe in aperto contrasto con il ∗senso della Chiesa+ che essa deve esprimere e
fomentare, specialmente in questi giorni.
- Ogni parroco, nell'imminenza della settimana santa, convochi i responsabili delle comunità
religiose maschili e femminili che hanno oratorio nel territorio parrocchiale come pure quelli di
eventuali comunità o gruppi ecclesiali e concordi con essi le modalità di celebrazione del Triduo
pasquale.
- Nessuna assemblea sia ∗chiusa+, e quindi nessuna celebrazione sia ∗riservata+ a gruppi e
comunità particolari. E ciò per rispetto al genuino significato teologico-pastorale dell'Eucaristia, che
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è segno di unità e vincolo di carità+, ma anche per il fatto che in essa tutti i credenti devono poter
trovare accoglienza e sentirsi uniti ai fratelli nella comunione dello Spirito Santo (cf. Euch. mist.
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- La liturgia della Veglia pasquale sia compiuta in modo di poterne offrire al popolo cristiano la
ricchezza dei riti e delle orazioni; è importante che sia rispettata la verità dei segni, che sia favorita
la partecipazione dei fedeli, che venga assicurata nella celebrazione la presenza dei ministranti, dei
lettori e della ∗schola+ dei cantori.
- Nell'annunziare la Veglia pasquale si abbia cura di non presentarla come ultimo momento del
Sabato Santo, ma come momento originario e privilegiato della celebrazione pasquale.
- Per una migliore celebrazione della Veglia pasquale si richiede che gli stessi pastori acquisiscano
una conoscenza più profonda sia dei testi che dei riti, per poter impartire una vera mistagogia.
Χ> FARE PASQUA = vivere il Triduo
culminante nella VEGLIA PASQUALE
la quale è
PASQUA (non Αvigilia≅, ma attesa-accoglienza dell=evento pasquale
di morte e risurrezione)
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