Emanuele de Raymondi Buyukberber Variations
Emanuele de Raymondi e' un compositore e sound artist italiano.
La sua opera si basa su tecniche di elaborazione digitale del suono unite a strutture
compositive tradizionali. Le sue composizioni recenti esplorano le relazioni fra
suono, spazio, memoria e percezione.
Laureato al Berklee College of Music di Boston, collabora con importanti musicisti
della scena internazionale come Kathy Supove', Jennifer Choi, Oguz Buyukberber.
Ha inoltre realizzato musiche per teatro, cinema ed arti multimediali, collaborando
con artisti come Micol Assael, Giuseppe Ragazzini, Corrado Sassi e Lorenzo Castore.
Sue opere sono state eseguite in festival e network internazionali come WPS1 Art
Radio (MoMA), Tribeca New Music Festival, Istanbul New Music Days, Biennale di
Venezia, Festival di Locarno, Prix-Italia Taormina, The Stone (New York).
Nell'Ottore del 2012 de Raymondi presentera' alla Biennale di Venezia il suo nuovo
album "Buyukberber Variations” in uscita sull’etichetta elettronica-sperimentale
Newyorchese ZerOKilled Music (fondata dall’artista Costanza Francavilla).
"BUYUKBERBER VARIATIONS”
In questo album di debutto su Zerokilled, De Raymondi interpreta le multiformi
evocative improvvisazioni del virtuoso clarinettista turco Oguz Buyukberber attraverso ipnotizzanti manipolazioni elettroniche. Unica fonte sonora delle 10 tracce che
compongono l'album e' il suono del clarinetto di Buyukberber, registrato da De
Raymondi a Berlino in un singolare spazio architettonico con 10 secondi di riverberazione naturale - nessun effetto digitale o ulteriore strumentazione e' stata utilizzata
durante la composizione.
Il suono del clarinetto di Buyukberber viene trasfigurato e stratificato dal compositore sperimentale risultando in una sintesi stilistica che fonde elettronica, improvvisazione jazz, ambient, minimalismo e complessita' compositiva.
Con 'Buyukberber Variations' De Raymondi esplora dunque il rapporto fra suono,
spazio e percezione, indicando nuove direzioni sonore e collocandosi come una brillante nuova voce nel panorama della musica contemporanea.
Artist: Emanuele de Raymondi
Title: Buyukberber Variations
Label: ZerOKilled Music (‘Rough Trade’ Distribution)
Release Date: 9 Ottobre 2012 (Cd /Digital /Vinyl)
TRACKLIST
1. BV_1 (5:31)
2. BV_2 (3:39)
3. BV_3 (4:36)
4. BV_4 (2:07)
5. BV_5 (2:14)
6. BV_6 (4:05)
7. BV_7 (4:25)
8. BV_8 (3:12)
9. BV_9 (2:48)
10.BV_10 (4:02)
SOUNDCLOUD
http://soundcloud.com/zerokilledmusic/sets/emanuele-de-raymondi-b
uyukberber/s-rDJ5s
TEASER VIDEO
http://vimeo.com/zerokilled/buyukberber-variations
CONTACT
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Press Europe: [email protected]
Press IT: [email protected]
Press Australia: [email protected]
INFO
zerokilledmusic.com
emanuelederaymondi.com
facebook.com/ederaymo2
NOTE DELL’ ARTISTA
“Inseguire il suono. I suoni che circondano uno spazio e un tempo, suoni umani,
culturali, naturali. Il suono ci porta in direzioni impossibili da immaginare, ci fa
abbandonare ogni idea precostituita su forma e metodo e ci si lascia felicemente
travolgere dall'oceano sonoro.
Oguz Buyukberber è un grande virtuoso del clarinetto, un musicista raro che ha
costruito il suo originale linguaggio padroneggiando le tradizioni della musica
classica europea - da Bach a Stockhausen e oltre -, del Jazz americano, della
musica tradizionale turca.
Ci siamo incontrati in settembre a Berlino, con l'idea di registrare una serie di improvvisazioni elettro-acustiche in duo, la stessa formazione che avevamo sperimentato per la nostra prima collaborazione dal vivo, a Istanbul, nell'aprile del 2010.
Invece, grazie al mio amico Jacopo Carreras, abbiamo avuto la fortuna di trovare
questo grande loft, completamente vuoto, dall'acustica straordinaria, e abbiamo
immediatamente scelto una soluzione diversa: registrare le improvvisazioni di Oguz
liberamente ispirate dal luogo. Io avrei successivamente rielaborato il materiale per
vie digitali.
Doppiamente fortunati, perché solo un mese dopo il loft e' stato venduto e
ristruttrato: siamo stati gli ultimi ad ascoltare la voce indicibile di uno luogo che
ora non c'e' più.
Oguz girava per la sala suonando, esplorando lo spazio acustico, scomponendo il
clarinetto e usandolo in mille modi diversi, ascoltando il suo respiro, i passi sul
pavimento di cemento grezzo, il leggero eco dei movimenti, le rifrazioni sulle pareti.
A tratti, decidevamo di aprire le grandi finestre per far entrare i suoni di una
Kreuzberg autunnale e piovosa.
Fenomeni fisici, che dipendono dalla materia del luogo e dei corpi nello spazio:
la musica, arte immateriale per destinazione, si impregna di cose non sue, se ne
appropria, le trasforma, e le esprime sublimandole, trasformando il materiale in
spirituale.
Due giorni di improvvisazioni ai clarinetti (basso, contralto, pezzi di strumento smontato) diventano il tema di base per il mio lavoro dei mesi successivi: le variazioni.
Ho adottato un materiale di origine e l'ho rielaborato attraverso gradi di astrazione
musicale ogni volta diversi. Un'impostazione piuttosto tradizionale.
Per questo ho scelto di usare il termine variazione, che in musica si trascina un
lungo, importante, bagaglio storico. Con leggerezza e lontano da ogni accademismo:
e' stato il suono a suggerire, dicevo al- l'inizio, un percorso compositivo in divenire e
non un metodo aprioristico con regole stabilite una volta per tutte.
Non volevo usare il computer come una grande macchina effettistica, ma piuttosto
come una sorta di lente d'ingrandimento virtuale per quello che era già lì:
riverbero della stanza invece che riverberi digitali, traffico e pioggia invece che
effetti di distorsione, e così via. In parte un codice estetico scelto per questo lavoro,
in parte una presa di po- sizione contro l'eccessiva saturazione di effetti digitali
presente in gran parte delle produzioni contemporanee.
C'e' una melodia che ritorna: il clarinetto di Oguz suona ad un tratto l'Epitaffio di
Sicilo, il primo esempio di notazione musicale scritta di cui si abbia testimonianza,
incisa su una stele, in Anatolia, nel I secolo d. C.
Un filo di memoria che ci lega alle nostre radici, al Mediterraneo, a una storia
comune: si può provare a essere contemporanei senza fingere di dimenticarcene.”
Emanuele de Raymondi