Rivista quadrimestrale della FENIARCO

n. 6
2001
Settembre-Dicembre
Rivista quadrimestrale della FENIARCO
Spedizione in A.P. - art. 2 comma 20/c - Legge 662/96 - dci “PN”
Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali
Rivista quadrimestrale della FENIARCO
Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali
LA MUSICA CONTEMPORANEA
ED IL CORO
3
di Adriano Martinolli
Foto di copertina:
VASILIJ KANDINSKIJ
“Composizione VI”, 1913 (part.)
pag. 3
IL NOVECENTO:
QUALE REPERTORIO PER IL CORO?
4
di Pier Paolo Scattolin
IL COMPITO DELL’ESECUTORE 10
di Roberto Gabbiani
LE GINOCCHIA DELLA NONNA 11
pag. 12
di Bepi Carone
ASSEMBLEA DELLA FENIARCO 12
A SESTRI LEVANTE
di Puccio Pucci
ALPE ADRIA CANTAT 2001 14
pag. 14
di Stefano Miglioranza
e Lorenzo Benedet
CORO GIOVANILE EUROPEO 16
di Francesca Lombardi
Direttore responsabile:
Sandro Bergamo
Comitato di redazione:
Giorgio Costantino
Aniello Del Gatto
Giorgio Morandi
Puccio Pucci
Alvaro Vatri
Redazione:
via Altan, 39
33078 San Vito al Tagliamento (Pn)
tel. 0434 876724
fax 0434 877554
e-mail: [email protected]
CORO GIOVANILE MONDIALE 2002 17
“COMPORRE PER CORO OGGI” 18
pag. 23
RUBRICHE
NOTIZIE DALLE REGIONI 19
DISCOGRAFIA 23
Alvaro Vatri
MONDOCORO 24
Giorgio Morandi
Progetto grafico:
Roberto Roveri - Agenzia G.V. - Bologna
Stampa:
Tipografia Menini / Spilimbergo (Pn)
CONCORSI 28
LETTERE 29
INIZIATIVE EDITORIALI 30
Spedizione in A.P. - art. 2 comma 20/c
- legge 662/96 dci “PN”
Autorizzazione Tribunale di Pordenone
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33078 San Vito al Tagliamento (Pn)
dossier
LA MUSICA CONTEMPORANEA
ED IL CORO
di Adriano Martinolli
Alfredo Casella negli anni Trenta, un po´
tra il serio ed il bonario ammoniva Luigi Dallapiccola, allora giovane compositore emergente, dicendogli che avrebbe
avuto scarse possibilità di sentire eseguita la sua musica se avesse continuato ad
usare con tanta frequenza il coro quale
mezzo espressivo. Casella aveva sicuramente in mente la situazione media dei
cori di allora, (oscillanti per lo più tra il
genere popolare di scarso interesse e la
riproposizione di modelli operistici) e in
questo senso le cose sono migliorate
non poco in Italia, ma intanto la produzione corale del Novecento, sia essa di
Dallapiccola o di altri autori, resta poco
eseguita nel nostro paese: trascurata,
ignorata e forse anche un po´ evitata.
Ci siamo domandati dunque le ragioni
di questa negligenza e ci è parso doveroso dedicare un dossier alla musica corale del Novecento e Contemporanea,
indirizzando a direttori di coro ed a
compositori una serie di domande per
cercare di fare chiarezza riguardo questo argomento, viste le obbiettive difficoltà della materia, la pluralità dei linguaggi musicali dell´ultimo secolo e verosimilmente la mancanza di conoscenza legata ad un diffuso preconcetto su
tale letteratura. In questo numero ospitiamo due contributi sull’argomento visto dalla parte “del direttore”: Pierpaolo Scattolin (che comunque è anche
compositore) che ha esperienze di lavoro con la coralità amatoriale, Roberto
Gabbiani, che invece opera con cori professionali. In un prossimo numero ospiteremo i contributi dei compositori.
Se il linguaggio musicale nel Novecento
ha seguito molteplici filoni estetici frammentandosi via via in una sempre più
ampia pluralità di espressioni; altrettanto ampia sarà la competenza richiesta
all´interprete che si avventuri in questo
mondo. Sono allora indispensabili alcuni
strumenti per poter accedere a questa
musica che, al di là di una presunta incomprensibilità, è linguaggio artistico a
tutti gli effetti, anzi è il linguaggio più
vicino alla nostra sensibilità di uomini figli del nostro tempo.
Abbiamo domandato allora, quale sia il
repertorio da ricercare per un coro e co-
me reperirlo ed inoltre quali criteri seguire per giudicare una partitura, per
valutarne l´eseguibilità o meno rispetto
alle forze del proprio coro; troppo spesso infatti la letteratura musicale del Novecento viene considerata, a torto, oltre
che inascoltabile anche inaccessibile ai
cori amatoriali, mentre, al contrario, siamo convinti che attraverso una specifica
preparazione dei cori e dei maestri vi si
possa accedere con grande soddisfazione di tutti.
I problemi che si pongono sono molteplici: oltre alle difficoltà di intonazione e
di ritmo, ci si scontra spesso con l´ostacolo della lettura di tali partiture, piene
di grafismi, spesso di manierismi estetici
o di convenzioni sconosciute ai più.
Abbiamo dunque voluto indagare, chiedendo a maestri esperti quali sono i passi da compiere per avvicinarsi a questa
letteratura e quali le possibili soluzioni
alle difficoltà. Abbiamo inoltre voluto
sapere dai compositori che cosa si aspettano dai direttori di coro che si vogliano
confrontare con la musica corale scritta
da loro o quali difficoltà essi possano
trovare nell´esprimersi attraverso il mezzo espressivo del coro.
Dalla nostra indagine risulta che i compositori per lo più si occupano di fattori
estetici senza troppo porsi il problema
della difficoltà di esecuzione o del limite
degli esecutori, fattori questi che il più
delle volte vengono considerati dei freni
alla creatività; i direttori al contrario si
scontrano con l´arduo ma altissimo compito di portare a dimensione sonora la
partitura ideata dall´ingegno compositivo. Le posizioni degli uni e degli altri,
ancorché contrastanti, ci risultano illuminanti ed invitanti ad un approccio
meno diffidente nei confronti dell´arte
del nostro tempo.
Per quanto riguarda il contatto tra la
produzione artistica contemporanea e
la coralità in Italia, dal tempo in cui Casella ammoniva Dallapiccola, molto si è
fatto ed ancora molto resta di fare.
Ci auguriamo che questo dossier possa
essere lo spunto o lo stimolo per molti
direttori ad avvicinarsi allo straordinario
e variegatissimo mondo della musica del
nostro tempo.
3
dossier
4
IL NOVECENTO:
QUALE REPERTORIO PER IL CORO?
di Pier Paolo Scattolin
Il XX secolo è stato per la musica, come per le altre forme artistiche, un
secolo di grande diversificazione e
frantumazione dei linguaggi, di ricca esplorazione sonora, di molteplice sperimentazione e commistione
formale, ma anche di straordinaria
forza espressiva.
Oggi forse possiamo tentare una riflessione su quel repertorio: grazie a
quella caleidoscopica esperienza
musicale, un coro, a seconda delle
proprie caratteristiche ed inclinazioni, ha la possibilità di impostare un
programma di studio e concertistico
attingendo con piena soddisfazione
anche da quel grande contenitore
tecnico ed espressivo che inizia dal
cosiddetto “Novecento storico” e arriva fino al repertorio contemporaneo: un repertorio che ha per punti
di riferimento la poesia e l’uomo così come oggi si mostrano, culturalmente complessi, diversificati, a volte anche conflittuali; un repertorio
in cui il rapporto fra la tecnica compositiva e quella esecutiva/interpretativa diventa sempre più interdipendente, e dove le forme di emissione vocale, spesso diversissime e
lontane fra di loro, contestualizzandosi al repertorio, assumono pari dignità e diventano un’ imprescindibile base per la caratterizzazione
espressiva del testo poetico e musicale.
Il Novecento è il secolo che mette in
crisi e rigenera l’estetica e la tecnica
compositiva: si pensi ai violenti passaggi dalla musica tonale-modale a
quella seriale-dodecafonica, al neoromanticismo, all’aleatorietà. Nella
musica vocale e quindi in quella corale si può dire che la parola faccia
da collante, come un filo d’Arianna
in grado di orientarci nel labirinto
degli stili e delle forme che il Novecento con molta libertà espressiva e
profondità di pensiero offre a chi intende dedicarsi a questo periodo
storico e compositivo.
Nella necessità di sintetizzare e di
definire in qualche maniera in questo breve spazio il repertorio del XX
secolo, con l’ovvio limite della genericità, si possono individuare alcuni
filoni principali.
Il primo, molto vasto, oscilla tra il rinnovamento e la tradizione; qui troviamo compositori come Debussy,
Ravel, Poulenc, Hindemith, Ghedini,
Bettinelli, Britten, Copland, Stravinskij, tanto per citare alcuni autori
fondamentali per il linguaggio corale, soprattutto nella prima metà del
Novecento.
Il secondo filone potrebbe essere individuabile nella ricerca e nei risultati delle sperimentazioni formali e sonore ancora eredi, soprattutto nella
scrittura, del primo filone: Schönberg, Petrassi, Ligeti, Messiaen, Penderecki, Pärt etc., sono alcuni dei
compositori che, eccetto il primo,
hanno sviluppato la propria produzione ed il loro stile corale nella seconda metà del Novecento.
Il terzo filone, vastissimo e con impostazioni di approccio e con stili
musicali molto diversificati, si potrebbe chiamare quello delle “riemergenze”, ovvero tutto quel patrimonio compositivo che si riferisce direttamente o indirettamente al canto popolare, dove un posto importante occupa la cosiddetta cultura
subalterna, che fa riferimento al documento sonoro dell’informatore e
che si concretizza nell’elaborazione
e nella composizione musicale: a scopo esemplificativo mi limiterò ai nomi di Kodaly, Pratella, CastelnuovoTedesco, Bartók, ai quali vanno affiancati i numerosi compositori italiani legati ai soggetti tematici di
provenienza popolare (l’elenco dei
nomi, del resto conosciutissimi, sarebbe lunghissimo) etc.. Sarebbe auspicabile, soprattutto per quanto riguarda la vocalità e i procedimenti
ritmici, che questo repertorio così
diffuso e che ha raggiunto livelli
espressivi musicali e poetici di grande qualità, fosse studiato e analizzato in maniera approfondita, poiché
alcuni elementi sono davvero confinanti con alcuni aspetti della musica
del Novecento e avanguardistica.
Sarebbe interessante anche sviluppare, magari proprio in questa rivista,
una riflessione sul repertorio dello
spiritual-gospel e sul repertorio che
pratica la commistione dei generi.
Un quarto filone molto importante è
quello del repertorio legato alla didattica per coro: Hindemith, Kodaly,
Muray, Edlund, Goitre etc. C’è una
componente della musica contemporanea come la ricerca del suono e dei
timbri, l’introduzione del rumore
(rappresentato nella musica strumentale per esempio dalle percussioni e dall’uso degli strumenti in
maniera non tradizionale e che vocalmente si esprime per esempio attraverso l’uso delle consonanti), la
poliritmia, l’onomatopea, il metalinguaggio (riso, pianto, espressioni psicologiche) che attrae e affascina i
bambini. L’improvvisazione e la combinazione aleatoria di questi elementi costituisce un percorso efficace nella formazione musicale del
bambino, aiutandolo a raggiungere
elevati livelli di autonomia e di compartecipazione nello sviluppo dell’attività musicale.
Come nella musica strumentale, anche nella musica vocale e in particolare quella corale nascono nella seconda metà del Novecento altri stili,
fra i quali quelli denominati “avanguardia”, “neoromanticismo” etc..
Sono produzioni musicali in genere
praticate per lo più dai cori o da ensemble professionali, perché implicano grandi difficoltà tecniche vocali e
di lettura.
E’ proprio con questo repertorio che
avviene in maniera definitiva la distinzione fra repertorio per coro professionale specializzato e per coro
amatoriale.
Il repertorio avanguardistico è quello, per esempio, che fa del fonema
(per es. Stockausen, Berio, Nono,
Manzoni) una tecnica di emissione
che porta, per certi aspetti, alla dissoluzione della parola come binomio
significato-significante, per cercare
nelle vocali e nelle consonanti,
astratte dal loro significato, una propria vita, una propria forma: parola
come puro suono.
L’ampliamento delle sfumature vocaliche, l’attacco del suono consonantico,
l’intonazione (parlato, sprechgesang,
le espressioni paralinguistiche come il
riso, il pianto, l’urlo, le intonazioni retoriche come la domanda, l’interiezio-
Anche l’alea costituisce un elemento
caratteristico e innovativo di questo
repertorio: l’improvvisazione costituisce un’attività che aumenta l’autonomia musicale del cantore, lo
educa ad una partecipazione responsabilizzata e aumenta le capacità di
produzione diversificata del “suono”.
Si sta sviluppando in quest’ultimo
decennio con successo anche nella
coralità amatoriale un repertorio
che, attingendo dai risultati espressivi delle avanguardie, è riuscito a calare tale linguaggio proponendosi il
problema dell’eseguibilità, senza
perdere in espressività e valenza
estetica. Questi temi compositivi negli anni Sessanta e Settanta furono
portati avanti soprattutto da compositori di area anglosassone e scandinavi. Attualmente anche la coralità amatoriale di area latina si è affacciata a questi repertori e alcuni
compositori hanno elaborato una
produzione che esplora e approfondisce alcuni elementi tecnici ed
espressivi che hanno radici nello stile
delle avanguardie.
Come e dove reperire
la musica, come giudicarla
L’attuale sistema informatico, le biblioteche musicali, le riviste specializzate, i cataloghi delle edizioni mu-
sicali, la “Cartellina”, le pubblicazioni della Feniarco e delle associazioni
regionali con i relativi quaderni costituiscono un sistema informativo,
editoriale e distributivo alla portata
di tutti e facilmente consultabile.
Nelle riviste esistono rubriche dedicate alle pubblicazioni, ai repertori
corali e alla discografia accompagnate spesso da commenti e recensioni.
Credo che sia necessario per ogni direttore questa consultazione: il continuo autoaggiornamento consente
ad ogni direttore di fare scelte mature e consapevoli riguardo al repertorio del proprio coro.
Forse la cosa più difficile per i direttori è maturare i parametri di giudizio: anche in questo caso credo che il
frequentare corsi di aggiornamento
dove si analizzi questo repertorio
possa aiutare a migliorare.
Per giudicare questo repertorio è necessaria un’analisi che chiarifichi sotto il profilo espressivo e tecnico gli
aspetti che poi renderanno interessante e piacevole cantare ed ascoltare il pezzo.
Un ruolo importante nella scelta e
nel giudizio sulla partitura è giocato
anche dall’aspetto esecutivo-interpretativo. E’ importante che anche
nella musica moderna ci sia la ricerca
da parte dell’esecutore della migliore performance possibile: anzi proprio quest’aspetto in passato ha penalizzato il giudizio su questo repertorio, il suo accesso e la sua diffusione: come per le musiche di ogni epoca, esecuzioni di cura ed espressività
contribuiscono ad allontanare il
mondo corale amatoriale e
pubblico.
I giudizi di eccesso di difficoltà e di poca qualità estetica spesso sono in passato
derivati da questi due elementi: superficialità di indagine e scarsa qualità esecutiva. E’ vero che la musica
contemporanea ha sancito
per certi aspetti la separazione tra il repertorio destinato al professionista e
quello destinato al coro
amatoriale: per molto tempo i compositori non hanno
preso in considerazione il
problema dell’eseguibilità:
in questo senso il corso di
Aosta svoltosi nel luglio di
quest’anno è stato improntato
anche su questi aspetti.
L’ascolto dal vivo, le incisioni, i
corsi, la conoscenza, per quanto
possibile diretta, dei compositori e
dei direttori impegnati in questo repertorio possono essere occasioni di
confronto e di scambio sui metodi di
analisi, sui parametri estetici, sui criteri di lettura della partitura e sulle
soluzioni da dare alle difficoltà.
dossier
ne) diventano espressioni della
forma musicale dello stile avanguardistico. Si potrebbe parlare
di “isolamento fonico”, di “frantumazione sonora”, di “anatomia
verbale”, di “introspezione psicologica dell’avvenimento sonoro”:
quest’alienazione del significato
della parola si correla all’isolamento e all’individualità dell’uomo di questa parte finale del secolo.
Anche in altre epoche come nel
Rinascimento c’erano stati esempi di un uso libero e spregiudicato della parola, del nonsense, della parola dialettale o storpiata,
del suono onomatopeico di oggetti e di animali: ma si trattò per
lo più di un modo per dare maggior rilievo all’ambientazione del
testo, della sua comicità o drammaticità: il suono come amplificazione del significato della parola;
nel Novecento questi elementi assumono una loro forma al di là del contesto drammaturgico della composizione.
Un “Gradus ad Parnassum”
per la musica corale del novecento e contemporanea.
Come per lo studio della polifonia
precedente anche per la musica corale del Novecento e contemporanea è
sicuramente possibile tracciare un itinerario didattico, sia attraverso il repertorio, sia attraverso esercizi tecnici volti a superare i problemi ritmici,
di intonazione e più genericamente
di lettura.
La letteratura corale del XX secolo e
quella contemporanea comprende
un corpus ampio e differenziato negli organici (misti, per voci pari femminili e maschili, per formazioni cameristiche e di grandi dimensioni, voci bianche, cori scolastici etc.); quello
di cui parleremo qui è solo una esemplificazione metodologica.
Per iniziare questo itinerario tecnico
ed espressivo, consiglio ad esempio,
per il coro misto di partire da partiture quali o del tipo simile alle Chansons di Claude Debussy (Trois chansons de Charles d’Orléans, 1908) e
Maurice Ravel (Trois chansons, 1916).
Esse rappresentano il definitivo distacco dalla concezione romantica e
Segue a pag. 6
5
dossier
Seguito da pag. 5
IL NOVECENTO: QUALE REPERTORIO PER IL CORO?
operistica della vocalità, e fissano un
nuovo indirizzo stilistico ed espressivo (colore e sonorità strumentali di
sapore impressionista, modalità, scala per toni), con un preciso riferimento alla tradizione della chanson francese, rivissuta e rinnovata con prestiti letterari di origine medievale.
Le Chansons di Ravel sono da affrontare in un secondo momento, in
quanto tecnicamente più difficili: si
prestano egregiamente per uno studio vocale di carattere solistico-madrigalistico.
La prima di queste chansons si intitola
Dieu qui la fait bon regarder. Si tratta
di un testo cavalleresco omaggiante la
bellezza femminile di provenienza trovadorica: qui il trattamento di questa
lirica medievale, pur adattata alla tecnica polifonica (intesa prevalentemente come Mehrstimmigkeit) con piccoli
cenni imitativi molto ravvicinati, risente dell’esigenza di dare chiarezza e
grande concentrazione al significato
del testo, privilegiando quindi l’andamento omofonico.
La forma si presenta come una specie
di rondò in cui il ritornello “Dieu qu’il
la fait bon regarder” si ripresenta con
varianti che servono a suggellare le
strofe.
La concezione estetica che sottende il
rapporto testo-musica è ancora di tipo
“classico”, con radici nella sensibilità
tardorinascimentale della musica vista
come amplificazione sonora del testo:
per esempio si veda l’esclamazione
“Dieu!”, trattata musicalmente col
doppio artificio della durata e della dinamica (diminuendo); ma seppure ancora in fase di stretta adesione al contenuto poetico, comincia ad affacciarsi
una nuova sensibilità: 1) la sottolineatura di un’intonazione retorica (l’esclamazione che nella retorica rinascimentale si esprimeva con il raggiungimento di un apice nell’altezza melodica e
della successiva discesa) non attraverso
una linea melodica, ma agendo sulla
dinamica; 2) si affaccia il senso timbrico-dinamico del suono della parola
“Dieu”, una sillaba isolata rispetto a
tutto l’andamento ritmico del pezzo e
richiamata ed amplificata solo alla conclusione.
6
La tradizione della chanson polifonica prosegue nel Novecento con Francis Poulenc nelle due raccolte per co-
ro misto Sept chansons (1936) e
Chansons françoises (1945); il compositore utilizza nella prima un genere
di scrittura molto raffinata, armonicamente complessa, ma affrontabile
con opportuni esercizi; nell’altra egli
concretizza uno stile più piano, con
reminiscenze di temi e melodie antiche e popolari; la scrittura è più semplice ma molto espressiva. Conosciute
e praticate dalla coralità amatoriale
sono inoltre le Quatre petites prières
(1948) e le Laudes de Saint Antoine
de Padue (1957) per coro maschile e
le Litanies à la Vierge Noire per voci
femminili o di fanciulli (1936).
Un vero trattato di tecnica per coro è
costituito dalle Six chansons (1939) di
Paul Hindemith su testo di Reiner Maria von Rilke. Questa raccolta è uno
straordinario esempio di grande
espressività nel rapporto testo-musica; in più il compositore affida alle
chansons un preciso itinerario tecnico-vocale-espressivo. Esse si caratterizzano come un raro esempio di
composizioni che sono contemporaneamente degli “studi”, quindi un efficacissimo percorso didattico; qui si
sviluppano i problemi inerenti l’intonazione degli intervalli melodici ed
armonici, l’equilibrio dei settori, le varie possibilità timbriche e dinamiche.
In particolare gli argomenti tecnici che
vi si propongono sono così ripartiti:
n.1-La biche: cantabilità melodica delle
sezioni; ritmo (terzina e note puntate),
intonazione degli intervalli armonici di
quinta; n.2-Un cigne: intervalli armonici, escursione dinamica, studio del legato; n.3-Puisque tout passe: studio
dell’articolazione dei suoni e di conseguenza della differenza fra legato, articolato e staccato; n.4-En Hiver: tensione espressiva e sonora, gioco dinamico forte-piano, progressioni, intervalli di tono, semitono e di quarta senza riferimento alla tonalità; n.5-Printemps: conduzione melodica di tutte le
parti contemporaneamente allo studio
del colore timbrico; n.6-Vergier: tenuta
dell’intonazione, modulazione improvvisa della linea melodica, imitazioni;
rapporto fra la linea del canto e quelle
che accompagnano.
Il testo di Rilke scritto attorno agli anni
15-20 è permeato di atmosfere simbolistiche, in cui la descrizione di animali,
cose o stagioni sono in realtà una
proiezione di dimensioni e stati d’ani-
mo interiori: il cervo (n.1) con le sue
corna che sembrano una foresta ha nel
suo sguardo impaurito come un sussulto di chi ha un fremito d’innamoramento. La delicata melanconia di un
innamorato è resa dallo specchiarsi di
un cigno (n. 2) nell’acqua, la cui immagine è conturbata dall’incresparsi delle
acque. Il rapporto testo-musica che il
compositore esprime nella sua concezione compositiva è molto raffinata e
si esprime in varie direzioni. Puisque
tout passe (n. 3), per esempio, vuole
nel contempo esprimere la fugacità
della vita, ma anche il desiderio di godere di essa nell’essere più rapidi della
morte (si tratta di una riaffermazione
vissuta nella coscienza e nella sensibilità moderna del noto passo oraziano
carpe diem; Rilke invita al canto come
antidoto, mentre Orazio con linguaggio più prosaico invitava nella sua lirica
ad aprire una bottiglia di buon vino).
In questo caso è l’agogica che consente
al compositore di dare la chiave espressiva per risolvere un ambivalente pensiero: intimismo nella considerazione
della fugacità della vita, corale e corroborante nell’invito al canto. La rapidità
dell’alternanza delle sillabe (qui sfruttate non nella loro proprietà sonora
ma nella potenzialità ritmica della loro
scansione) e la dinamica quasi sussurrata della seconda frase, come se non si
dovesse prendere in considerazione il
suo significato, si accostano con grande efficacia espressiva al momento intimistico; la successiva esplosione dinamica, il ricorso ad una linea melodica
rassicurante (forse un prestito della
chanson del cabaret francese dell’epoca), l’andamento ritmico rallentato e
l’enfasi sonora realizzano l’invito a raccogliere la sfida della morte ed ad essere più rapidi di lei (qui la rapidità è
espressa nuovamente nella figurazione
ritmica dell’inizio). Il tutto è giocato
nello spazio di pochi secondi, cosicché
aumenta ancora la sensazione del caduco e dell’ineluttabile, ma anche dell’attimo in cui la decisione positiva trascinerà dietro a sè il senso della vita.
I 27 pezzi per coro femminile o voci
bianche di Bèla Bartók costituiscono
un importamte monumento tecnico
espressivo della vocalità dell’est europeo. In questa raccolta si sintetizzano
alcuni elementi compositivi come il
canone, i suoni pedale, l’uso delle
terze/seste tipiche del canto popolare
muove in un continuo scambio fra
modalità e tonalità; un crescendo
lungo e sviluppato dai due cori vuole
enfatizzare nella parte finale il termine “Signora Regina”; il gioco della
variante strofica; la perfetta cantabilità e indipendenza di tutte le parti; il
dialogo di tensione-distensione ottenuto con l’alternanza fra consonanze
e dissonanze; il gioco dei colori e la
grande escursione dinamica sono gli
ingredienti principali di una scrittura
ancora saldamente vincolata all’amplificazione della parola.
Nel repertorio della seconda metà
del Novecento i Nonsense di Goffredo Petrassi rappresentano una sintesi
della tradizione novecentesca, ma
prosegue nell’approfondimento della parola in quanto suono e della
storpiatura in questo caso del suono.
Per esempio nel n. 3 l’introduzione
dello sbadiglio con la mano davanti
alla bocca, il suono scuro del basso
con la reiterazione delle figure di accompagnamento delle parti del contralto, del tenore e del basso e l’indicazione “lento-sonnolento” suggeriscono al direttore l’atteggiamento da
tenere nella produzione del suono
(che ha il suo culmine nello sbadiglio); si deve raggiungere una visione
quasi iperrealistica di rappresentazione del testo poetico: la parola sfrutta
e si realizza attraverso le sue possibilità timbriche, foniche e metalinguistiche.
Dall’estrema rarefazione dell’introversione schönberghiana di Dreimal
Tausend Jahre si passa qui all’icasticità della rappresentazione testuale.
Come, facendo un paragone letterario, la tragedia greca si esprimeva
con il linguaggio più elevato, nobile,
mentre la commedia faceva ricorso al
linguaggio più basso, anche triviale.
Sotto questo profilo i Nonsense adottano sicuramente un linguaggio musicale più “materiale”, sicuramente
non esoterico come quello adottato
da Schönberg.
E’ una delle prime raccolte in cui il
suono assume importanza come
realtà a se stante. Il suono, pur rappresentando il senso del testo, ha
dunque una propria autonomia.
Nella seconda metà del Novecento si
razionalizzano perciò alcune tipologie sonore che non rientrano nei parametri “classici” nè tantomeno belcantistici; anzi i Nonsense rappresentano un esempio nel ‘900 di vocalità
non lirica, perché la musica vuole
rappresentare realisticamente un testo ironico, di contenuto quotidiano:
la noia della vita si esprime come nel
n. 3 attraverso il gesto musicale dello
sbadiglio, della sonnolenza.
Il compositore indica con precisione l’intenzione di voler attribuire al suono speciali “effetti”, che contribuiscono a esorcizzare l’esecuzione da qualunque tentativo serioso. L’approccio col suono
quindi diventa di fondamentale importanza nella concertazione se si vuol ottenere una significativa interpretazione.
Generalmente ai tempi lenti o “adagio” sono legati aggettivi come “cantabile”, “espressivo”, “affettuoso”
etc.; qui l’aggettivo “sonnolento” riversa sul sostantivo, che indica la tipologia del movimento, un carattere antilirico, antieroico e antiletterario: gli
da una connotazione quasi banale, riconducendolo ad una espressione
umana certamente non “poetica”, ma
che fa parte della quotidianità, un bisogno fisiologico, insomma, che esprime uno stato psicologico di stanchezza, di alienazione. Tuttavia non si deve
pensare che si tratti di un puro gioco,
di un momento di evasione: il compositore invece trae spunto da questi nonsense per esprimere alcune caratteristiche dello stato psicologico dell’uomo
del Novecento. Si deve trovare perciò
un giusto equilibrio nella dimensione
del suono, che sicuramente è molto
lontano dalla tecnica classica, ma nello
stesso tempo non deve diventare troppo “caricaturale”.
Nei Nonsense la semiologia introduce
segni per indicare suoni che non possono essere espressi con la notazione
classica, ma richiedono simboli appositamente identificativi. Nel n. 3 dalla
sonorità della vocale -o- scura, si
giunge al vero e proprio sbadiglio: è
come un crescendo non dinamico, ma
di un processo di materializzazione
sonora. E’ uno degli esempi più significativi della svolta “fonica” del XX
secolo.
Anche il linguaggio ligetiano di Lux
aeterna riproduce una frantumazione del suono attraverso un percorso
di segmentazione ritmica, che costituisce un ulteriore avanzamento nella tecnica moderna della sonorità vocalico-consonantica. Questa composizione costituisce un evidente esempio della produzione destinata al coro professionale.
Fra i brani che costituiscono un itinerario tecnico nella letteratura del Novecento vorrei inserire “Cristo è fiorito nella carne pura” di Giorgio FedeSegue a pag. 8
dossier
sviluppate attraverso il parallelismo:
ciò costituisce un approccio semplice
alla sovrapposizione di due linee: un
passaggio obbligato prima di passare
alla proposta di linee polifoniche più
complesse. Sono inoltre presenti modulazioni, intervalli melodici delicati
come quinte eccedenti e settime, ma
sempre inseriti in un melodizzare
semplice e immediato, e le caratteristiche cellule ritmiche danzanti di
grande incisività.
Importante in questa raccolta è l’uso
dell’agogica, della dinamica e delle
varianti di carattere psicologico (mestizia, agitazione, allegria, danza): le
accelerazioni e le decelerazioni, i
cambi di tempo improvvisi costituiscono un fattore musicale di grande
forza espressiva e di grande utilizzo
nella pedagogia musicale e si uniscono alla grande varietà linguistica del
senso semantico della parola.
Proseguendo nell’itinerario tecnico, il
coro se successivamente vuole cominciare ad impostare un percorso che lo
porti fuori dall’ambiente tonale può
iniziare con Dreimal Tausend Jahre di
Arnold Schönberg, una composizione
di carattere seriale, scritta nel 1949.
Qui il rapporto testo-musica diventa
meno immediato; come la melodia
per mezzo della serialità si “astrae”
dalla tonalità, così la musica non realizza un’ immediata relazione di amplificazione, di sottolineatura melodico-ritmica del testo (di tipo madrigalistico); il rapporto si fa di natura
psicologica, di atmosfera, come succede nell’astrattismo pittorico, dove
la forma si costruisce non attorno a
un disegno che rappresenti realisticamente un oggetto, ma deve essere ricercata in una dimensione psicologica, interiorizzata.
In un certo senso già nelle Six chansons di Hindemith (per esempio in Un
cigne) appare questa necessità di introspezione psicologica per restituire
tutta la funzionalità della musica rispetto alla poesia. Ma nella composizione di Schönberg non è applicabile
lo schema tensione-distensione provocato dall’alternanza di consonanza-dissonanza: piuttosto si può parlare di densità e rarefazione armonica
e ritmica, di opposizioni timbriche, di
emergenze e compattezze sonore.
Un altro brano interessante è A hymn
to the Virgin di Benjamin Britten: è
un esempio di come lo stile salmodico medievale sia riproposto in una
polifonia a doppio coro, che contiene
alcuni aspetti della nuova espressività
del Novecento: l’ambito armonico si
7
dossier
Seguito da pag. 7
IL NOVECENTO: QUALE REPERTORIO PER IL CORO?
rico Ghedini, “Tantum ergo” di Maurice Duruflè, “Agnus dei” e “Benedicamus Domine” (per voci maschili) di
Krystof Penderecki, “O sacrum convivium” di Olivier Messiaen e Succsim
del compositore svedese Møllnas.
“Epitaph for moonlight” di Murray
Schafer è un bell’esempio di come
sia possibile raccogliere le principali
esperienze avanguardistiche e tradurle in un linguaggio didattico alla
portata della coralità amatoriale:
clusters, fonemi ed alea sono riproposti in chiave semplificata, ma molto espressiva. In questo brano la parola si ricompone di tanto in tanto
con un esito quasi liberatorio, rassicurante, catartico. L’ambientazione
notturna in cui avvenne lo sbarco
dell’uomo sulla luna, costruisce la
forma di questo pezzo, che si avvale
dei suoni (come un’ introspezione
psicologica) che più si prestano alla
simbologia sonora (vocali u/o scure,
suoni mormorati e sussurrati, suoni
nasali come effetto di echi, etc.).
Penso che il passo importante, peraltro già ampiamente realizzato nel
repertorio strumentale e cameristico
sia proprio quello di servirsi delle risorse tecnico-sonore per costruire
una tecnica compositiva che escluda
il descrittivismo o il puro gioco sonoro.
La tridimensionalità e la spazialità
del suono, cioè lo spessore del suono
dato dalla variabilità del numero dei
cantori e dalla variabilità del timbro
nella produzione di un medesimo
suono costituiscono un’altra caratteristica della musica contemporanea.
Sono molti anche i brani di compositori italiani utilizzabili per questo itinerario: mi dispiace ora non poter
entrare nel dettaglio, ma spero che
ci possa essere un’occasione per affrontare il repertorio italiano in maniera più approfondita.
Le prime difficoltà:
come superarle.
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Soprattutto all’inizio, è naturale che
la scelta del repertorio cada su pezzi
facili: l’importante che siano di grande bellezza estetica e di interesse
poetico-musicale per gli esecutori,
come per esempio Dieu! qu’il la fait
bon regarder di Debussy, “Già mi
trovai di Maggio” di Bettinelli, Pater
noster di Stravinskji etc.. Sono brani
che proprio per la loro bellezza pos-
sono anche diventare occasione di
studio tecnico ed espressivo.
Parallelamente quindi si può opportunamente procedere alla crescita
tecnico espressiva del coro con gli
esercizi di lettura e tecnici derivati
dal pezzo allo studio.
E’ importante fare un programma di
studio tecnico accanto all’apprendimento del repertorio: per esempio la
fase del riscaldamento delle voci può
essere utilizzata per inserire esercizi
di lettura e di tecnica semplici ma efficaci, tali che non diano al cantore
la sensazione di essere sottoposto ad
un processo di alfabetizzazione di tipo “scolastico”, e introducano nell’attività di riscaldamento e apprendimento una fase di carattere ludico.
Quello del riscaldamento può diventare un momento formativo fondamentale sia per le voci dei bambini
sia per quelle degli adulti. Questo tipo di attività didattica richiede da
parte del direttore una particolare
attenzione a due aspetti: il primo è
la ludicità dell’esercizio; l’altro
aspetto riguarda la programmazione
nel tempo degli esercizi, in modo
che gradualmente si sviluppino cicli
contenenti i temi tecnici del repertorio.
Le fasi del riscaldamento si possono
così riassumere:
1-socializzazione attraverso il gioco:
esercizi di rilassamento fisico anche a
coppie di cantori; esercizi ritmici a coppia con le mani: ritmi binari e ternari,
ritmo col punto; esercizi singoli con
mani e piedi (per esempio il piede batte il tempo forte, le mani marcano i
tempi deboli, oppure suddividono in
maniera binaria o ternaria i tempi);
2-fase dedicata alla respirazione di tipo diaframmatico ed emissione di note tenute, inizialmente all’unisono poi
a due voci con un suono di base invariabile (nel programma si svilupperanno sovrapposizioni di suoni consonanti - ottave, quinte, terze e seste - poi
dissonanti, per esempio tonica e sensibile eseguite contemporaneamente,
in modo che i cantori si abituino all’indipendenza e all’autonomia): il senso
degli esercizi a due voci sta nel fatto
che l’intonazione del coro migliora più
velocemente se non si cura solo l’aspetto individuale, ma se si mettono in
correlazione fra loro i cantori attraverso esercizi a più voci (intonazione rela-
zionata su un suono di base);
3-fase fonetica dedicata agli esercizi
con le consonanti: studio delle dentali,
labiali, nasali; vocalizzi con le nasali,
con suono a bocca chiusa ed esercizi
con le vocali; impostazione degli apparati mobili (lingua, labbra, laringe
etc.); occorre inoltre sviluppare la programmazione dei vocalizzi, iniziando
da quelli più semplici con estensione
limitata e progressiva introduzione di
esercizi più complessi nell’estensione e
negli intervalli;
4-fase polifonica con l’uso di canoni
con le scale maggiori e minori: il canone è la forma più semplice di organizzazione polifonica e può assumere facilmente il carattere ludico; uso di frasi
cadenzali a 4 voci e facili modulazioni.
5-momenti di creatività individuale attraverso la tecnica aleatoria e improvvisativa (organizzazione anche graduale di grumi/clusters di suoni nei registri acuto, medio e basso, esecuzione
di suoni legati, staccati, glissati di cui si
stabilisce solo la direzione ma non una
precisa melodia, esecuzione di ritmi liberi con uso delle consonanti, etc.).
Il percorso tecnico programmato
può essere efficacemente fatto sia
nella fase di riscaldamento, sia durante lo studio dei brani, selezionando comunque durante la prova gli
esercizi utili al superamento delle
difficoltà dei brani allo studio.
Infine l’uso della lavagna luminosa è
molto utile se si vuole avviare e programmare la lettura musicale. Con
questo semplice strumento si cattura
l’attenzione contemporaneamente
di tutti i cantori sulla partitura che è
allo studio: con la proiezione della
partitura il direttore ha maggior facilità nella sua analisi e nella lettura
cantata, con grande risparmio di
tempo.
Preconcetti
(in primis dei maestri)
In genere la perplessità dei direttori
(non sempre però generata da sospetto e preconcetto) nasce dalla imperfetta conoscenza del repertorio
moderno e in particolare del suo stile compositivo ed espressivo. Sicuramente, per affrontare questo repertorio, il direttore deve avviare una
serie di attività personali e del gruppo da lui guidato: impegno, fiducia
nel risultato ed entusiasmo sono
Grafia, ritmo, intervalli:
una grammatica nuova
da imparare.
Il non gettarsi immediatamente ed
esclusivamente sul pezzo che piace
al direttore e al coro, ma cercare la
gradualità dell’approccio al repertorio (in questo senso le composizioni
citate nel corso di quest’intervento
costituiscono un corpus tipologicamente interessante, anche se non
esaustivo) crea un impegno notevole, ma alla fine sicuramente redditizio, soprattutto perché finalizzato a
far raggiungere al coro una naturale
dimestichezza con la traduzione sonora della moderna grafia. In genere la consultazione del testo esplicativo ovvero legenda, l’analisi fonetica del simbolo e il confronto con la
fonte sonora (attraverso una riproduzione da supporto magnetico o
esecuzione diretta) possono costituire una buona metodologia di decodificazione. Ormai anche in questo
campo alcune convenzioni di scrittura cominciano a creare una “tendenza” nel rapporto fra suono e simbolo. La decodificazione sonora richiede comunque al direttore uno studio
della fonetica e l’approntamento di
esercizi per il coro.
I corsi e gli incontri di aggiornamento su questi specifici temi possono ulteriormente essere occasioni di approfondimento. Non dimentichiamoci inoltre della possibilità da parte del coro di chiedere espressamente un lavoro ad un compositore (la
“commissione”), purché scritta tenendo conto delle possibilità tecniche e di lettura del coro: si avvia così
un circuito virtuoso di reciproca crescita fra compositori e cori amatoriali: i lavori prodotti per così dire in
forma laboratoriale, dove la traduzione di grafie e simboli abbiano immediata spiegazione ed esecuzione,
diventeranno sicuramente di sicuro
approccio e di pregevole consistenza
espressiva.
Il Novecento storico ha in genere
conservato nella configurazione del
ritmo un rapporto di continuità con
la tradizione polifonica “classica”:
come nel versante espressivo la tradizione dell’ Ars rethorica rinascimentale trova nuova vita nell’estetica del repertorio novecentesco, così
gran parte delle figure ritmiche del
Novecento eredita dalle epoche precedenti la visione prosodica.
Nella musica della seconda parte del
Novecento una delle caratteristiche
ritmiche è quella dell’annullamento
della sensazione del ritmo misurato
e ordinato. La rarefazione ritmica di
Lux aeterna di Ligeti rappresenta
una sintesi di questa “filosofia” musicale: per ottenere quest’apnea ritmica le quintine e le terzine si sovrappongono e per dare questo senso dell’assenza del tempo, poeticamente cioè dell’infinito, scaglionano
al proprio interno pause e suoni di
notevole complessità ritmica (ma superabili con alcuni semplici esercizi).
Il coinvolgimento del corpo (mani,
piedi) è di grande utilità per esercitarsi nel dipanare ritmi complessi,
iniziando ovviamente da sovrapposizioni semplici: per esempio ad un
settore che scandisce un ritmo ternario, si sovrappone un altro settore
organizzato col ritmo binario (emiolia) sulla base ritmica del primo settore. La quintina può essere scomposta in suddivisioni che alternino ritmi
binari a ternari e viceversa. Questi
esempi semplici e alla portata di tutti i cori indicano un approccio che richiede però metodo e fantasia da
parte del direttore nel programmare
un percorso didattico.
A tal proposito Es gingen zwei gespielen gut da “Drei Volkslieder”
op.49 di Schönberg è un bellissimo
esempio di elaborazione di canto
popolare, in cui l’andamento ritmico
è uno degli elementi caratterizzanti
questa composizione. L’autore stesso
indica un andamento altalenante fra
un ritmo binario (6/4) con suddivisione ternaria e un ritmo ternario (3/2)
con suddivisione binaria: ciò significa
che ogni battuta è formata da 6 impulsi, ma che gli accenti musicali e
della parola possono disporsi binariamente o ternariamente con sovrapposizioni contemporanee nel
tessuto polifonico. Anche questo è
un chiaro riferimento ed un recupero dotto dello stile rinascimentale,
secondo il quale gli accenti della parola prevalgono sullo schema ritmico
musicale inteso come quadratura ritmica all’interno della battuta. Questo gioco di sovrapposizioni ritmiche
rende particolare lo studio, la con-
certazione e la direzione di questa
composizione.
Nella musica del Novecento e soprattutto nel repertorio seriale-atonale
gli intervalli sono proiettati fuori dal
sistema della tonalità. La citata composizione Dreimal Tausend Jahre di
Schönberg può costituire didatticamente uno studio affrontabile anche
dalla coralità amatoriale sulla difficoltà intonativa degli intervalli: la serie dei 12 suoni è divisa in due melodie di 6 suoni ciascuna , in cui la seconda è il rovescio della prima. Il
cantore cioè riesce con alcuni semplici esercizi a memorizzare agevolmente i due percorsi e a sviluppare
agevolmente l’andamento melodico,
anche se non ci sono punti cadenzali
di tipo tonale.
Per affrontare in generale il problema dell’intonazione corretta degli
intervalli, è preferibile inizialmente
indirizzare lo studio attraverso lo sviluppo della p e r c e z i o n e da parte del cantore degli intervalli con riferimento alla scala tonale, dal momento che le esperienze di un coro
amatoriale mediamente si rapportano a quel sistema, con alcuni accorgimenti relativi agli intervalli “dissonanti”: per esempio i salti eccedenti
e diminuiti possono essere visti come
un temporaneo rinvio del salto principale (fa-si-do). E’ necessario che
l’intervallo sia recepito confrontando l’arrivo del salto melodico con un
suono di base tenuto già dal momento precedente al salto. In un secondo tempo si possono sviluppare i
suoni cromatici e quelli per toni interi. Successivamente anche la percezione dell’intervallo in quanto tale,
fuori dalla tonalità può diventare
oggetto di studio: in questo caso l’uso delle progressioni, dei suoni di sostegno tenuti da un altro settore, il
glissato etc. rappresentano alcuni
strumenti metodologici di esercizio.
Anche per la formazione dei clusters
e del magma (sia quello vocalico che
delle frequenze) possiamo accostarci
gradualmente: al riguardo posso
consigliare Epitaph for Moonlight di
Murray e “Per non dimenticare”,
una mia composizione scritta espressamente per risolvere questa tipologia di problemi.
dossier
condizioni psicologiche indispensabili per affrontare i necessari esercizi
di lettura e tecnica vocale. Al direttore è richiesta una grande responsabilità nello scegliere oculatamente
le composizioni, nella preparazione
della prova e nella prontezza ad affrontare e sciogliere i problemi tecnici.
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dossier
IL COMPITO DELL’ESECUTORE
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di Roberto Gabbiani
Nel mondo corale professionistico spesso ci si può imbattere in
partiture che presentano difficoltà tali da far riflettere profondamente sulla loro eseguibilità.
Nella mia ormai trentennale vita
professionale ho avuto incontri
musicali che mi hanno plasmato
una mentalità aperta alle sfide
più ardue. Alla base c’è ovviamente una curiosità ed un approfondimento musicale creatisi
fin dai miei studi negli anni ’60 al
Conservatorio Cherubini e nei
circoli culturali di Firenze dove
l’avanguardia regnava in tutte le
sue forme più disparate (le ricerche del M° Bartolozzi sui doppi e
tripli suoni nei legni, i concerti di
Cardini sul pianoforte preparato
con musiche di Bussotti, Leporini,
Cage ne sono un esempio) ed io
stesso ero portato a proporre
miei studi compositivi ardui con
pagine vocal-strumentali quasi
ineseguibili convinto che la difficoltà di lettura e di esecuzione
portasse ad una macerazione
dell’io esecutivo permettendo di
entrare direttamente nella poetica tormentata del compositore.
Del resto se l’artista creativo si
fosse posto il problema di scrivere per le possibilità degli esecutori limitando così la sua interiorità
alle possibilità tecniche del momento non avremmo mai avuto
nella storia della musica capolavori come la Messa in Si minore
di Bach, la IX sinfonia di Beethoven, Le Sacre du Printemps di
Strawinskj, il Woozzeck di Alban
Berg. Superato quindi l’impatto
conoscitivo, un profondo studio
è sempre necessario prima di
portare la partitura allo studio
degli esecutori per immedesimarsi profondamente nel pensiero estetico dell’autore e vincere
così le resistenze che inevitabilmente nascono da parte dei cantori.
Il cantante è per sua natura mentalmente lento a recepire stimoli
avanguardistici e se pone estrema cura al suo strumento per tutta la produzione belcantistica, a
maggior ragione si avvicina con
diffidenza e con paura alla sperimentazione. Sto ovviamente parlando di cantanti che operano all’interno dei complessi istituzionali degli enti lirico-sinfonici. Ben
diverso è il modo di approccio
dei complessi la cui finalità è l’esecuzione di ogni tipo di musica
corale (BBC, i vari RundFunkChoir, ScoenbergChoir, etc.) e dove la preparazione musicale è
predominante piegando così
istintivamente la vocalità alle esigenze compositive.
L’eseguibilità delle partiture è direttamente proporzionale alla
preparazione tecnico-vocale e
musicale dei cori.
Fra le tante musiche eseguite mi
piace ricordare tre partiture significative: Tempus destruendi e
Tempus aedificandi di Luigi Dallapiccola, i Cori di Didone di Luigi Nono e la Passione secondo
Matteo di Adriano Guarnieri.
In Dallapiccola il principale ostacolo è rendere naturale il salto di
settima maggiore. La serie dodecafonica è formata da settime, la
melodia è quindi aspra. Il coro
deve superare la difficoltà dell’impatto tecnico per comprendere la valenza emotiva dell’intervallo e raggiungere la partecipazione espressiva insita nella
drammaticità della partitura. Se
ne evince così una attiva proposizione di intenti volti alla comprensione della poetica del compositore.
Nei Cori di Didone le difficoltà
nascono dall’analisi solistica della
parte ove ogni singolo artista è
impegnato in un suo unicum ovviamente complicato, quasi irrazionale. Le 32 voci si intrecciano
libere come lingue di fuoco freddo. 32 soli che formano un puntilistico quadro astratto dove il
flusso vocale si amalgama in una
unica magica ed eterea atmosfera.
Ben diverso è l’impatto vocale e
musicale nella Passione di Guarnirei. La “pazzia” compositiva arriva a superare i limiti umani. Le
estensioni della voce, che già la
letteratura contemporanea ha
esasperato, non sono contemplate: i tenori sono trattati come i
soprani, i soprani come flauti, i
bassi come alti, gli alti come soprani, il tutto comunque nel rispetto dell’orda di partenza, costringendo l’esecutore a rivedere
e riscrivere nei limiti del possibile
la partitura. Lo sforzo è immane,
il pensiero estetico viene realmente confuso come farneticazioni schizofreniche in un epilettico magma compositivo. Ma
quando la nebbia comincia a diradarsi e la rabbia dell’esecutore
si placa, l’arte riaffiora e si comprende come dal furore compositivo nasca un abbagliante, apocalittico ma poetico mondo interiore. Ancora una volta l’arte ha
trovato la sua esplicazione.
Il nostro dovere di esecutori è di
far capire il pensiero dell’artista.
Le arti figurative e letterarie non
hanno bisogno di intermediari
per farsi comprendere, arrivano
direttamente ai fruitori. La musica ha bisogno dell’interprete per
essere compresa. La nostra professionalità è parte integrante
della vita poetica del compositore che dobbiamo cercare di assecondare il più possibile affinché il
pensiero creativo possa essere
compreso in tutte le facce del suo
prisma con un afflato esecutivo
convinto della missione che ci
compete: difendere e divulgare il
pensiero artistico contemporaneo.
Note su/per un progetto di archiviazione di materiali sonori
di Bepi Carone
Scrivo queste note come comunicazione al seminario bolognese
(28 ottobre 2000) su UN’ESPERIENZA DI ARCHIVIAZIONE DEI CANTI
POPOLARI per la presentazione di
un progetto di informatizzazione
per l’archiviazione dei testi e delle
melodie popolari frutto della ricerca regionale condotta dal coro
Stelutis sotto il coordinamento di
Giorgio Vacchi. Forse mi si chiede
solo di parlare di mie, e altrui,
esperienze, ma non resisto alla
tentazione di individuare nella
realtà che vedo le ragioni per cui
oggi, quando la ricerca sul campo
è pressoché agli sgoccioli, si affacci il bisogno di avere accesso ad archivi sonori di ampia dimensione.
Quando alcuni anni fa lanciavo
dalle pagine di una rivista nazionale l’ipotesi del coro radice, del
coro ricerca, del coro testimonianza, avevo in mente uno spazio
utopisticamente segnato e contraddistinto dalla esigenza umana
di promuovere, attraverso la consonanza dei molteplici, variegati
apporti personali, una commozione profonda che derivasse a un
tempo e dalla emozione e dalla
ragione.
In ciò il coro diventava una specie
di asse mediano del processo culturale che si concretizzava nell’itinerario circolare di conoscenza,
raccolta, memorizzazione, studio,
riproposizione, riappropriazione
di quella parte amplissima di materiale musicale diffuso in tutto il
territorio nazionale destinato al
canto. Un’occasione, poi, per portare a consapevolezza il profondo
senso identificativo delle differenze locali. E poi pensavo che il coro
dovesse essere il soggetto di un
processo di educazione permanente volto all’acquisizione e all’approfondimento di competenze musicali specifiche, il cui apprendimento è, in Italia, così negletto!
Ebbene! Per quanto utopistico,
questo spazio è stato frequentato.
Il coro ricerca, il coro testimonianza ha avuto i suoi paladini: vuoi in
Friuli, dove ricorderò esperienze
di Pordenone, di Prata, di Piano
d’Arta; vuoi fuori Friuli dove so di
esperienze diverse in terra veneta
e in terra emiliana (e mi scuso qui
con tutti quelli che non ho conosciuto). Esperienze che certamente sono maturate non (solo) per le
mie parole, ma per un’esigenza
ampiamente sentita e diffusa, e
che hanno avuto, mi pare, un padre/nume tutelare nel coro Bajolese e che, per altro verso, hanno
dato prova di alta sintesi stilistica
ne “La gatta cenerentola” di De
Simone.
E si è avuta una grossa stagione di
ricerca, di sondaggio del territorio, di copiosa vendemmia: la stagione degli archivi, per lo più personali, e delle pubblicazioni, per
lo più locali, dove confluivano migliaia di monumenti sonori. Per
quanto riguarda il Friuli, a parte le
poche cose di chi scrive, vanno segnalate, accanto alle pubblicazioni della Società Filologica Friulana,
almeno le imponenti raccolte sonore di Valter Colle e di Roberto
Starec, dalle quali sono scaturite
anche importanti edizioni musicali di materiali nativi.
Forse oggi tutto questo materiale,
trovata la vena di risorgiva, sente
l’urgenza di rampollare: e non è
che non se ne senta il bisogno. Mi
sembra, cioè, che vi sia (o almeno
chi scrive la avverte) l’esigenza di
fare raffronti, di trovare conferme
(per omologia, per analogia, per
differenza). Accanto, cioè, all’esigenza di comunicare il “qui da noi
si canta così”, vi è quella di capire
il senso di un evento musicale canoro: e ciò è possibile solo attraverso il raffronto con altri eventi
omologhi che possono essere usati, in ambiti diversi, con varianti, in
circostanze, per funzioni diverse.
Perché ciò sia possibile si può fare
solo un auspicio, o, meglio, due.
Il primo è che gli archivi sonori siano di pubblico dominio, di pubblica accessibilità, di pubblico utilizzo: è il criterio più efficace attraverso cui si può garantire l’appar-
tenenza del materiale (è un po’
come l’archiviazione delle opere
d’arte: quando sono schedate, catalogate e rese pubbliche, è molto
più difficile che vengano rubate).
Il secondo è che tutti gli archivi,
pur con il loro marchio di fabbrica,
confluiscano in un unico data-base da pubblicare sulla rete informatica (un’esperienza già avanzata in questo senso è quella di
Gianluigi Secco con l’Associazione
Soraimar che ha sede ad Asolo): e
Dio sa se abbiamo bisogno di farci
vedere, noi italiani, nella “ragnatela”, visto quello che altri, da
tempo, ci fanno vedere. Questa
auspicabile confluenza implicherebbe due cose: la rinuncia a quel
vezzo tutto italiano delle prerogative della primogenitura (vezzo
che porta, alla fine, ciascuno a farsi i fatti propri); e l’avvio di un criterio unitario di archiviazione.
Intanto, però, che la passione mi
detta queste osservazioni, la ragione mi porta altrove.
Anche sotto il profilo della acquisizione delle competenze musicali
i cori hanno fatto strada: si sono
affinati molto sotto il profilo vocale, hanno sviluppato musicalità
più avvertita, hanno dato vita a
repertori di più ampio respiro.
Tuttavia questo maggiore spessore culturale non si è tradotto in
una competenza diffusa, quale
auspicabile nella strategia di educazione permanente che dicevo:
anzi, questo progresso si è svolto
secondo un processo elitario. Insomma, sono nati i cori dei cori, e
poi il coro dei cori dei cori, e così
via, con l’intento di scremare le
competenze e di ottenere risultati
sempre migliori in tempi sempre
minori, dando vita a formazioni e
repertori che sono buoni solo per
una stagione. Splendidi risultati,
sia chiaro: esecuzioni di qualità,
repertori inascoltati, esperienze
musicali variegate. Ma il coro, in
questo senso, diventa una formazione sempre più algida, sempre
più diafana, sempre più distante.
Segue a pag. 12
dibattito
LE GINOCCHIA DELLA NONNA
11
notizie dall’associazione
ASSEMBLEA DELLA FENIARCO A SESTRI LEVANTE
di Puccio Pucci
Non sarà sicuramente sfuggito a
nessuno dei Delegati che hanno partecipato alla recente Assemblea della Feniarco a Sestri Levante di come
in questi ultimi anni l’Assemblea nazionale abbia mutato profondamente criteri e metodologia di lavoro. E
non mi riferisco al solo fatto di aver
concentrato quest’anno i lavori alla
sola giornata del sabato; decisione
questa suggerita dalla perfetta logistica messa in atto dagli amici della
Associazione dei Cori della Liguria,
guidati dal Presidente, Cav. Ottobrini.
E’ piuttosto un problema di impostazione generale che ha fatto prevalere tra i contenuti messi in discussione quelli di ordine musicale, come si
addice ad una Associazione che ha la
musica come elemento portante della propria attività.
Anche a Sestri gran parte del lavoro
è stato dedicato a trattare ed approvare un insieme di progetti musicali
davvero interessante e molto impegnativo, che vedrà la Feniarco e le
Associazioni regionali lavorare fianco a fianco, sviluppando sinergie determinanti per realizzare quanto
l’Assemblea ha approvato. E’ chiaro
che ogni progetto si porta dietro l’analisi di tutte quelle soluzioni organizzative e finanziarie atte a renderlo attuabile. Ma durante i lavori assembleari anche questo necessario
ed indispensabile aspetto tecnico
non ha mai prevalso sull’analisi del
principio progettuale. Anzi la discussione in genere si è sviluppata con la
necessaria pacatezza, per giungere a
decisioni approvate con larghissimo
consenso delle delegazioni e dopo
un dibattito produttivo, condotto
con concretezza dalla Presidenza ed
aperto al contributo di tutti.
Fatte queste premesse, la due giorni
di Sestri ha anche significativamente
rappresentato una svolta importante nel processo di definizione del
piano di lavoro annuale della Feniarco, per la rilevanza delle iniziative
messe in cantiere, che investono
molteplici campi del panorama delle
attività in cui si articola il mondo
della coralità italiana. Si è cercato
con successo di coinvolgere nella
programmazione anche l’associazionismo regionale e di rivolgere una
sempre maggiore attenzione a qualificare musicalmente i cori, agendo
sulla crescita musicale e tecnica dei
Seguito da pag. 11
LE GINOCCHIA DELLA NONNA
12
Tutto questo risponde, evidentemente, a un’ottica di mercato che,
in tempi di velocità sempre più
marcata, esige sempre più e meglio.
E se la logica di mercato, come
oggi pare, è il metro di misura del
lavoro umano, allora certamente
questa è la strada del futuro: e da
qui è facile preconizzare che nascerà il concerto in teleconferenza, un “Grande fratello” dei cori,
la concertazione telematica delle
parti via Internet e, magari, alla fine, anche il coro transgenico.
Per me, che sono ammalato di
utopia e che penso più all’uomo e
alla fatica del quotidiano piuttosto che al rifugio illusorio nei brividi drogati del successo, la strada
è, provocatoriamente, altra.
Mi viene da pensare al coro come
alle ginocchia della nonna.
Quello dell’educazione permanente (e cioè di una formazione
ricorrente che abbia una ricaduta
sociale diffusa) è un dovere civile,
prima che morale.
Le giovani generazioni vengono
educate ad una realtà virtuale,
puramente referenziale, sempre
più lontana dalle cose, e questo è
il presupposto di una futura discriminazione culturale di amplissime dimensioni: i pochi che conosceranno le cose faranno il bello e
il brutto tempo. E questa prospettiva è il portato ineluttabile di
un’economia fondata sulla velocità e sul consumo.
Ora, se a tutti va bene così, è inutile star qui a discutere. Ma se ciascuno di noi, in fondo al cuor suo,
sente un brivido di indignazione,
allora bisognerà pure far qualcosa. E il coro “ginocchia della nonna” è una delle cose possibili: può
essere il veicolo di una vita “fatta” in musica (e non solamente
ascoltata come musica), può essere strumento di quella “formazione musicale di base” che oggi non
si trova più nel popolo degli audio-videodipendenti e che può essere trasmessa “solo” in modo diretto, per imitazione, imparando
appunto a battere le manine sulle
ginocchia della nonna.
Da sinistra: due rappresentanti delle Istituzioni locali, il cav. Ottobrini
Presidente A.CO.L., il Vicepresidente FENIARCO Cicconofri ed il Presidente FENIARCO Fornasier.
zionale delle Commissioni Artistiche
regionali, per dibattere i problemi
più vivi del far musica con lo strumento Coro ed infine, fin dalla prossima Assemblea si porranno le basi
per formare e dare continuità artistica ad un complesso denominato Coro Giovanile Italiano, formato da allievi selezionati in tutte le regioni e
che potrà intervenire anche in momenti ufficiali in rappresentanza
della coralità italiana.
Mi sembra che questo pacchetto di
iniziative su cui l’Assemblea si è trovata a discutere e sul quale ha dato
un giudizio largamente positivo, sia
degno in assoluto di grande attenzione e considerazione.
Di rilievo anche le decisioni prese nel
campo dell’editoria, rese possibili
dalle risorse finanziarie che si sono
concretizzate in questi anni; si tratta
del volume di musiche per Cori Scolastici che, corredato da un CD esemplificativo delle partiture, sarà edito
in 10.000 copie ed inviato a tutte le
scuole medie ed elementari italiane.
E’ forse la prima volta in Italia che
un supporto didattico così importante viene proposto al mondo della
scuola in modo del tutto gratuito da
una associazione di privati. E’ anche
imminente la pubblicazione di Me-
Il gruppo dei Presidenti, Delegati ed amici all’assemblea di Sestri Levante.
los 2, i cui brani sono già stati selezionati dalla Commissione Artistica.
Tra gli argomenti squisitamente tecnici posti all’O.d.G. un momento di
particolare impegno ha assunto l’attenta revisione del testo della bozza
di Convenzione che il Presidente
Fornasier ha raggiunto con i funzionari della SIAE a seguito di una impegnativa serie di incontri romani. Si
tratta di un fatto davvero epocale
che, una volta sottoscritto l’accordo,
toglierà il campo al contenzioso in
atto per assenza di un reale ordinamento normativo. Le Delegazioni
hanno contribuito a chiarire ulteriormente tutti gli aspetti della concertistica corale e dei conseguenti
rapporti amministrativi con la Società che è preposta alla tutela del
diritto d’autore.
La proroga del certificato di agibilità Enpals al 31.12.02, la partecipazione della Feniarco alla Fiera del Libro, la consegna a tutte le Delegazioni di alcuni sussidi di software
per un archivio a misura dei complessi corali e per venire incontro ad
alcuni aspetti amministrativi, la
prossima distribuzione a tutti i cori
associati di una tessera che li agevoli nei contatti con SIAE ed ENPALS
sono gli ultimissimi argomenti affrontati in Assemblea.
Bilancio quindi molto positivo, come sottolineavo all’inizio di questa
breve analisi, legittimato anche dalla convinzione che, viste le esperienze del recente passato, questo piano
progettuale non sarà disatteso.
I significativi incontri con Amministratori locali, l’ospitalità raffinata,
le interessanti occasioni musicali
proposte, lo stupendo ambiente del
Golfo del Tigullio (che rimane l’unica cosa non ideata da Mauro Ottobrini e dal suo staff per il nostro
week end di lavoro), hanno fatto
degna cornice a questa tornata assembleare che si è svolta in un clima
di grande collaborazione ed amicizia. Elemento anche questo di raggiunta maturità associativa.
notizie dall’associazione
Maestri e dei coristi e sulle opportunità create dall’offerta di nuovi repertori.
Corsualità, proposte di importanti
rassegne musicali, convegni ed editoria musicale sono quindi stati i temi principali sui quali i Delegati delle associazioni regionali hanno incentrato la loro attenzione.
E’ stato riconfermato anche per il
2002 il Corso di Composizione ad
Aosta, che già quest’anno ha fatto
registrare un ottimo successo, grazie
al valore dei docenti ed in virtù della perfetta organizzazione dell’Associazione dei Cori Valdostani.
Elevato consenso da parte dei delegati ha anche trovato il progetto
dell’Accademia Europea per Giovani
Direttori che troverà il suo epilogo a
Fano in concomitanza dell’Incontro
Internazionale Polifonico Città di Fano che ogni anno si celebra in quella città a settembre. Il corso dovrà
trattare materie quali la gestualità,
la vocalità e la concertazione e svolgendosi in concomitanza di un evento che vedrà la presenza di importanti complessi polifonici, offrirà
agli allievi significative opportunità
di studio e di lavoro. A tale progetto
hanno dato il loro contributo anche
Europa Cantat e ARCOM Marche.
Confermata anche la Settimana Cantante Alpe Adria Cantat con il determinante contributo organizzativo
dell’ASAC. La kermesse corale, che
dal 2002 sarà inserita nel circuito di
Europa Cantat acquisisce ulteriori
possibilità di successo e di penetrazione nel mondo musicale europeo.
Del tutto nuova è invece l’idea di un
Festival Corale del Mediterraneo; un
progetto ampio ed articolato che
dovrà coinvolgere cori provenienti
da paesi che si affacciano nell’area
del Mediterraneo. In autunno 2002
è programmato il 3° Convegno Na-
13
notizie dall’associazione
ALPE ADRIA CANTAT 2001
14
IL CORSISTA
Stefano Miglioranza
Villaggio Marzotto: un complesso di
palazzine turistiche estive a Jesolo Lido, splendida località balneare a pochi
chilometri da Venezia, il villaggio ospita da qualche anno “ALPE ADRIA CANTAT”. Molte volte ne avevo sentito
parlare e, incuriosito, lo scorso settembre ho voluto parteciparvi.
Domenica 2 settembre al mio arrivo al
villaggio vengono aperti i cancelli, mi
immetto nel viale che di fronte mi si
prospetta e davanti mi appare uno
scenario da cartolina: giardini ben curati con un prato simile ad un green di
un campo da golf, panchine lungo i
viali trasversali, aiuole di fiori ben coltivati ed un datario floreale quotidianamente aggiornato. Poi, alzando lo
sguardo, scorgo un maestoso striscione appeso tra due pini marini nel quale leggo: “ALPE ADRIA CANTAT 2001 –
Settimana Internazionale di Canto Corale - BENVENUTI”. Arrivato in fondo
al viale, sulla sinistra vedo le indicazioni per la segreteria. L’organizzazione
eccelsa mi permette in breve tempo di
avere la camera assegnatami e tutte le
indicazioni necessarie per muovermi
all’interno del Villaggio durante tutta
la settimana nonché tutte le istruzioni
riguardanti l’atelier che ho deciso di
frequentare. “Cos’è un ATELIER?”
Questa settimana cantante aveva diversi ATELIERS, cioè diversi corsi di approfondimento musicale su diversi repertori: c’era infatti un corso per cori
di bambini e per i loro maestri, uno
per la musica gospel ed un altro di improvvisazioni vocali.
Domenica sera grande spettacolo: il
complesso Marzotto possiede un capiente teatro nel quale si sono esibite
le C.B. Vocal Sisters, un meraviglioso
sestetto di ragazze toscane guidate da
Carla Baldini che si sono esibite in canti popolari toscani, gospel e brani della stessa direttrice, riscontrando grande successo e calorosi applausi da parte di tutti i presenti. Il villaggio Marzotto infatti non ospita solamente i
circa 200 corsisti che ogni anno si iscrivono ai vari ateliers ma, essendo un
complesso molto vasto, accoglie anche
molte famiglie che desiderano trascorrere le loro vacanze e sono sempre
presenti alle varie attività proposte.
“Giorni di ferie. Finalmente!”
Lunedì mattina: la sveglia suona alle
ore 7:30 la guardo con il solito malumore, però poi mi viene in mente che
non devo recarmi al lavoro, ma devo
seguire un atelier musicale: di corsa
salto giù dal letto e mi involo al ristorante per la colazione.
Ore 8:45 mi reco verso la palazzina che
ospita il mio atelier: improvvisazioni
vocali. Con la dispensa sotto il braccio
percorro i viali alberati del villaggio.
Sento il cinguettio degli uccelli che mi
augurano il buon giorno, il muoversi
delle fronde degli alberi, il suono della risacca del mare vicino; un concerto
di musica offerta dalla natura dentro
al villaggio.
Ore 9:00 pronti per incominciare. Dopo una mezz’oretta di ginnastica agli
arti e alle corde vocali iniziamo la lezione. Con la docente Carla Baldini
(vedi C.B. Vocal Sisters) abbiamo iniziato un viaggio ritmico sul quale ognuno
di noi improvvisava una parte. Un
“work in progress” continuo alla ricerca, mediante un “brain storming” personale, di qualsiasi melodia musicale
che potesse cadere sulla base che
ognuno di noi creava con un perfetto
colpo di pennello. Era una nuova esperienza, eravamo tutti partecipi di un
viaggio inaspettato che ci coinvolgeva
e ci portava là dove mai avremo potuto immaginare di arrivare. Lavoro questo che abbiamo portato avanti per
cinque giorni.
Mercoledì comunque avevamo una
giornata libera: il mese di settembre
offre ancora un sole splendente e la
maggior parte dei corsisti ne ha approfittato per una nuotata o per distendersi al sole nella spiaggia privata
del villaggio, opportunamente curata
e custodita. C’è chi invece ha approfittato per una gita a Venezia con pullman Gran Turismo e Motonave, proposto sempre dall’organizzazione. Nel
pomeriggio, per chi rimaneva nel villaggio, gli animatori offrivano ogni
giorno proposte diverse, dal cruciverbone alla tombola e per i più scaltri nel
pomeriggio vi era una sorta di ATELIER
anche in spiaggia: “l’ATELIER di aerobica”.
Ma se qualcosa non funzionava? Bastava contattare la segreteria ed ogni
problema veniva tempestivamente risolto. Oltre al direttore del villaggio, vi
era un uomo in bicicletta che correva
per le viuzze del villaggio per seguire
DIVERSI PUNTI DI
tutti i corsisti ed anticipare i possibili
inconvenienti che un ATELIER poteva
avere: Lorenzo, il segretario nazionale
della FENIARCO ed i suoi collaboratori
Alessandra e Marco, erano presenti
ovunque e reperibili in qualsiasi momento.
Dopo una settimana di studio arriva il
momento degli “esami” o meglio del
saggio finale: sabato sera gran concerto. Due ore prima del saggio, alcuni
coristi volontari hanno accompagnato
la S. Messa prefestiva nella chiesetta
del villaggio. Ho avuto l’opportunità
di cantare in un ottetto pezzi classici
come l’Ave Maria di Jacob Arcadelt e
l’Ave Verum di Mozart, brani che mi
hanno dato un’emozione forte anche
per lo spirito con i quali sono stati eseguiti.
Era ormai sera e si avvicinava il momento del saggio finale nel teatro del
villaggio. Ogni ATELIER doveva presentare un programma di circa
mezz’ora nel quale eseguiva il lavoro
eseguito durante la settimana. Hanno
esordito i bambini con i loro maestri
magistralmente diretti dal docente
Giorgio Guiot; poi l’ATELIER di improvvisazioni vocali ed infine quello condotto da Mr. Andrè Thomas con brani
spiritual e gospel che hanno coinvolto
tutto il pubblico presente. Dopo i lunghi e calorosi applausi la serata è finita in bellezza con uno splendido rinfresco ed una piccola festa di chiusura,
offerti dalla FENIARCO. La piccola festa d’arrivederci ha visto i corsisti eseguire canti che si sono protratti per
tutta la notte.
Quella notte, nella mia camera, guardavo fuori dalla finestra lasciata un
po’ aperta, le onde che terminavano
sulla spiaggia. Ero lì nella palazzina
fronte mare, come un principe: consapevole di un’esperienza unica che ormai volgeva al termine, consapevole
che l’indomani era domenica e, prima
di ritornare a casa, avrei dovuto, a malincuore, salutare tutti i corsisti che
avevano vissuto con me quell’espe-
Saggio finale: i bambini si esibiscono diretti dal docente Giorgio Guiot.
rienza, consapevole comunque che il
prossimo anno tutto ciò si ripeterà.
Oggi nella mia camera conservo in cornice l’attestato di partecipazione firmato dal Presidente della Feniarco.
Ogni tanto la guardo e ripenso a quei
momenti di crescita personale e non
solo musicale; ripenso allo stare insieme agli altri per portare a termine un
progetto con chi crede, come me, nel
valore della comunicazione musicale.
L’ORGANIZZAZIONE
Lorenzo Benedet
Credo che ormai tutti sappiano, almeno per sentito dire o per aver letto articoli sull’argomento, che cosa sia una
Settimana Internazionale di Canto Corale. Non tutti però sanno che cosa ci
sia dietro. Queste poche righe saranno
niente di più e niente di meno di una
cronaca di “Alpe Adria Cantat – 2001”.
Sabato 1 settembre.
“Dai ragazzi, bisogna appendere lo
striscione” - “…i manifesti, dove sono
i manifesti?” - “Buongiorno signora
Donata (responsabile dell’ufficio amministrazione del Villaggio Marzotto),
anche quest’anno siamo arrivati e le
portiamo un po’ di lavoro.” - “…il
computer lo mettiamo qua ma la fotocopiatrice? Dov’è la fotocopiatrice?” “Caro Montagner (direttore del Villaggio Marzotto) per piacere possiamo
avere due o tre piante per abbellire un
po’ l’ufficio di segreteria?” - “…dai,
adesso andiamo a mangiare!” - “…ma
tu, Lorenzo, pensi sempre e solo a
mangiare?” - “…beh, sai, siamo al mare, c’è il pesce buono, in Veneto poi c’è
il Prosecco…”.
Domenica 2 settembre.
“Ciao Michele, sei tornato anche quest’anno? Siamo contenti di rivederti” “L’anno scorso ho cominciato un lavoro sui cori di bambini e vorrei continuare quest’anno. So che c’è un nuovo
docente. Chi è ‘sto Giorgio Guiot?” “Buongiorno a voi, anche quest’anno
abbiamo qui la Corale Novese” - “Alessandra, devo andare a prendere Andrè
Thomas all’aeroporto. Torno fra un
paio d’ore.” – “Quote, camere, borsette, fotocopie, partiture, documenti,
buoni pasto, programmi di sala, borderaux S.I.A.E., iscrizioni dell’ultima
ora…” - “Ben arrivato, Presidente” “…ecco che arriva il gruppo delle C.B.
Vocal Singers, per il concerto inaugurale” - “…Max, ma dove metti quella
roba, quello va in magazzino!” - “OK,
è tutto pronto. Andiamo a cena”.
Lunedì 3 settembre.
“Vado a fare un giro per gli ateliers
per vedere se è tutto a posto.” - “Hai
Villaggio Marzotto: foto di gruppo dei partecipanti ad Alpe Adria Cantat
2001.
preparato la lavagna per Guiot?” “…mi raccomando, questa sera alle
21.00 facciamo un breefing con i docenti per vedere come vanno le cose
dopo il primo giorno di lavoro.” “Avete qualche iscrizione per la gita a
Venezia?” - “Aiutoooo, la fotocopiatrice non funziona! Chiamate il tecnicooooooooooo!”
Martedì 4 settembre.
“Allora, nessuna iscrizione per la gita a
Venezia?” - “Figurati, con questo tempaccio…chi vuoi che si muova dalla camera.” - “Comunque qualcuno mi ha
detto che vorrebbe andare, mentre
qualcun altro vorrebbe sapere se ci sono altri luoghi interessanti perché a
Venezia ci è già andato parecchie volte.” “Quelli della Novese sono sempre
in lista.” - “…ragazzi, il Don mi ha
chiesto se è tutto a posto per accompagnare la S. Messa di sabato sera, io
ho risposto di si ma…” - “Cominciamo
a sentire in giro se c’è qualche gruppo
disponibile.” - “…oh no, la fotocopiatrice non va.” - “Ancora? Richiamiamo
il tecnico, ma stavolta ce la devono sostituire.” - “Dobbiamo accompagnare
il coro al concerto alla Kursal, chi va?
Come sempre devo andare io, vero?”
Mercoledì 5 settembre.
“Com’è andato il concerto ieri sera?” “Mi pare bene, c’era parecchia gente.”
- “Ci sono almeno cinquanta persone
che vogliono andare a Venezia.” - “Ma
non ci doveva essere nessuno. Tutti in
camera, eh?” – “…allora devo andare
a fare i biglietti della motonave. …e
per l’autobus?” - “…la fotocopiatrice,
adesso è finito il toner.” - “Candy,
dov’è Candy? Avete il numero del suo
cellulare?”
Giovedì 6 settembre.
“Vado a Punta Sabbioni ad accompagnare i gitanti. Mi faccio accompagnare da Vicente, così scambiamo due parole. Ci vediamo per pranzo da me? Ho
chiesto a Monica di buttare la pasta
per tutti.” - “…che bello, una mezza
giornata di relax, forse.” – “Bisogna
accompagnare un altro coro alla Kursal…OK, Vado io.” - “A proposito…è
arrivato il delegato dell’US.C.I.-Lombardia, andiamo a cena insieme?”
Venerdì 7 settembre.
“…e per la S. Messa?” - “Quest’anno
l’accompagnerà il Coro della Segreteria.” - “Alessandra, tu comincia a
stampare gli attestati di partecipazione per tutti.” - “…si ma bisogna anche
preparare i programmi di sala per il
saggio di fine corso. Chi lo fa?” - “Ho
democraticamente deciso che lo fate
voi: Alessandra e Marco.”
notizie dall’associazione
OSSERVAZIONE
Sabato 8 settembre.
“Eccoci arrivati alla fine della settimana.” - “Facciamo il punto della situazione. Il concerto di stasera è organizzato. I fiori al teatro sono pronti. I programmi di sala sono pronti. Alle 20.00
c’è la S. Messa accompagnata e subito
dopo inizia il saggio finale in teatro.
OK?” - “Alla fine del concerto, comincia la festa di chiusura al bar fronte
spiaggia. Ho già parlato con il responsabile della cucina; per il rinfresco siamo a posto.” – “…ah, Stefano, per cortesia, accompagni tu, domani mattina,
André Thomas in aeroporto?” - “Come? Dove? A che ora?” – “Dai, non fare storie. Anche se per un giorno ti svegli presto…” - “Alle 13.00 abbiamo
pronto il pranzo con i delegati provenienti dalle regioni italiane.” - “Ancora
un piccolo sforzo e chiudiamo la settimana con soddisfazione.” – “Dai corri
che comincia la Messa” - “Vai! Prendi
la bicicletta e vai a vedere che sia tutto
pronto in teatro.” - “Il microfono funziona?” - “Luca, hai tutto pronto per la
registrazione?” - “Il Vicesindaco di Jesolo è arrivato?” - “OK, cominciamo.” “Signore e signori …” – “Ed ora la parola al Presidente Fornasier per un breve saluto.” - “Bravi, tutti bravi. Bel lavoro e, come sempre, un po’ di magone perché tutto è finito.” - “Non si risparmiano le lacrime ed i complimenti
sinceri.” - “OK ragazzi, appuntamento
all’anno prossimo e speriamo che tornino le ragazze russe dell’anno scorso.” - “Dai, ora tutti alla festa.” “Ore
3.30. Come, già finita?” - “Ma dai…
spegni tutto che andiamo a dormire.”
Domenica 9 settembre.
“…e adesso cosa facciamo? Abbiamo
già smontato tutto e caricato. Allora,
cosa facciamo?” – “Beh, andiamo a
mangiare”.
15
notizie dall’associazione
CORO GIOVANILE EUROPEO
16
L’esperienza di una corista, unica italiana,
18 anni compiuti il mese prima della partenza
di Francesca Lombardi
Sono una dei 42 coristi che hanno
partecipato alla meravigliosa
esperienza del Coro Giovanile Europeo in Svezia e Norvegia nell’estate 2001.
Ho saputo dell’esistenza di questo
gruppo tramite un volantino della
Feniarco che invitava chi fosse interessato a partecipare alle selezioni preliminari.
Più per gioco che per convinzione,
ho deciso di prendere parte all’audizione del 14 febbraio a Torino.
La prova consisteva nel cantare
un’aria a scelta (Lascia ch’io pianga di Handel), il brano “Già mi
trovai di maggio” di B.Bettinelli,
eseguire dei vocalizzi e una lettura a prima vista.
I professori sono stati molto gentili con me, mi hanno messa subito
a mio agio, così ho cantato con
grande tranquillità.
Nel mese di marzo, la Feniarco mi
ha avvisato che avevo passato la
prima selezione e che dovevo
aspettare la seconda risposta da
Bonn.
Per me quello era già un
grande traguardo: ero
molto stupita e felice. Quando mi è
giunta notizia che
Carl Hogset aveva
scelto me nel coro
e come unica italiana, la gioia è stata
immensa.
Ho atteso con un po’
di timore il momento
della partenza per la Norvegia, era la prima volta che andavo
così lontano dal mio paese e soprattutto dalla mia famiglia. I miei
genitori quindi, cogliendo l’occasione per visitare i bellissimi fiordi
norvegesi, mi hanno accompagnata sino a Oslo.
Dopo un lungo viaggio sono arrivata alla scuola di musica popolare ad Hamar con altri ragazzi del
coro.
L’impatto è stato inizialmente difficile perché il gruppo era composto da persone di 16 nazionalità
diverse. L’unico modo per comunicare era parlare in lingua inglese
nella quale sono
piuttosto carente, ma ho cercato
di risolvere il problema il più velocemente possibile. La prima settimana è stata dedicata alle prove,
otto ore al giorno. Si alternavano lezioni di vocalità con l’insegnante di canto e
per un ora al giorno dallo stesso
Carl Hogset, con prove dei pezzi
da eseguire nei futuri concerti.
Alla sera potevamo svagarci con
lezioni di danze norvegesi e svedesi, cene nelle foreste e sui battelli sul lago Miosa ad Hamar, il
tutto organizzato dalla nostra manager.
Il programma dei concerti era diviso in due parti: la prima, musica
contemporanea di compositori
norvegesi e svedesi; la seconda,
barocco italiano con 10 madrigali
di Gabrieli. In questo caso
ho fatto da insegnante
di lingua italiana per
la traduzione e soprattutto per la
pronuncia.
Terminata la settimana di preparazione , Domenica 4
Agosto abbiamo tenuto il primo concerto nella Domkircheodden ad Hamar, un antico
tempio nel quale è riposta
una gigantesca piramide di vetro.
Il pubblico presente, molto numeroso, ci ha sommerso di applausi e
anche sui quotidiani locali, il giorno dopo, sono apparse recensioni
molto favorevoli.
La sera ognuno di noi ha tenuto
un concerto da solista nel teatro
della scuola di musica. Io e una ragazza svedese, abbiamo eseguito
l’Habanera, tratta dalla Carmen di
Bizet, in cui io cantavo e lei suonava il pianoforte.
Il giorno dopo la serata delle
performance siamo partiti per il
tour in Norvegia e Svezia, tutti i
giorni ci trovavamo in un paese diverso, viaggiando per 6/7 ore.
Ad ogni tappa, io ed altri 6 ragazzi giravamo tra i centri commerciali della città a distribuire i volantini dei concerti ed a cantare
nelle piazze; ovunque andavamo
la gente ci riconosceva, ci sentivamo già famosi.
7 concerti, il più bello è stato quello tenutosi a Stoccolma. L’emozione è stata tanta, mista ad un certo
rimpianto per la bella esperienza
che volgeva al termine, inoltre fra
il pubblico c’era Gary Graden che
è rimasto stupito e affascinato dal
lavoro che avevamo svolto in così
poco tempo.
Terminato il concerto abbiamo
fatto una festa di addio nell’ostello in cui alloggiavamo a Sigtuna,
vicino a Stoccolma. Siamo rimasti
svegli tutta la notte abbracciati a
cantare e a riprometterci che ci saremmo rivisti.
Sono passati tre mesi da quell’esperienza; io sono ancora in contatto con tutti gli altri coristi. Abbiamo tanti progetti in comune
per il futuro.
E’ stata una esperienza indimenticabile, sia dal punto di vista musicale , che da quello umano. La
terrò stretta al cuore per tutta la
mia vita e mi darà forza e coraggio nei momenti di delusione e infelicità.
Colgo l’occasione per ringraziare
la Feniarco, l’Usci, il sig. Biscotti e
tutti coloro che mi hanno permesso di fare questa meravigliosa
esperienza che auguro a tutti i
giovani come la sottoscritta.
AUDIZIONI PER GIOVANI CORISTI
Il Coro Giovanile Mondiale svolgerà la sessione di attività del 2002
dal 17 luglio al 12 agosto 2002 presso la città di Winnipeg in Canada con una tournée concertistica che toccherà la provincia di
Manitoba (Canada) e si sposterà fino in Minnesota in occasione
del Sesto Simposio Mondiale della Musica Corale.
Anche quest’anno la direzione del coro è affidata ad un direttore
di grandi doti e qualità; si tratta di Tonu Kaljuste (Estonia) che guiderà la formazione nello studio e nell’interpretazione di autori di
musica contemporanea dell’Europa orientale.
WORLD YOUTH CHOIR
I.F.C.M. - International Center for Choral Music
SESSIONE 2002 - CANADA
INFORMAZIONI
Periodo
dal 17 Luglio 2002
al 12 Agosto 2002
Sede
Winnipeg, Canada
Tour
Provincia di Manitoba (Canada)
e Minnesota
Direttore
Tonu Kaljuste, Estonia
Programma
Musica contemporanea dell’Europa orientale
Condizioni
A carico dell’organizzazione: vitto, alloggio e
trasporto durante la tournée;
A carico dei partecipanti: viaggio in aereo fino
all’aeroporto di Winnipeg (Canada), viaggio di
ritorno; visti e documenti ufficiali; ogni altra
spesa personale;
Età dei partecipanti: da 17 a 26 anni
È richiesta una buona conoscenza dell’inglese
in quanto sarà la lingua ufficiale della tournée
La domanda di adesione e le modalità di partecipazione
sono a disposizione presso la nostra Segreteria
e sul nostro sito www.feniarco.it.
Tel. 0434/876724 - Fax 0434/877554
e-mail: [email protected] - www.feniarco.it
EDIZIONE 2001
Ottantuno cantori provenienti
da 30 diverse nazioni si sono incontrati per la prima sessione
del Coro Mondiale del terzo millennio. Destinazione: America.
La prima parte si è svolta in Sud
America, con l’incontro, la sezione-studio, sei concerti e la registrazione in Venezuela; poi i il
Coro Giovanile Mondiale si è
spostato in America del Nord e
per la prima volta si è esibito negli Stati Uniti, e per la precisione
in Florida, dove ha tenuto 6 concerti e ha partecipato ad una registrazione radiofonica.
I due direttori della Sessione
2001 del Coro Giovanile Mondiale erano Felipe Izcaray (Venezuela), un direttore di coro ed
orchestra molto famoso in Venezuela, e Anton Armstrong
(USA), direttore del St. Olaf
Choir dell’Università del Minnesota.
Il repertorio dei programmi portato dai due direttori era quasi
del tutto “locale”: Felipe Izcaray
ha scelto musica latina americana, di autori quali José Abreu,
Ponzalo Castellanos, Oscar Galián, Carlos Guastivino, così come lo straordinario pezzo di Alberto Grau chiamato “Binammo”, dove i movimenti di chi
canta sottolineano e diventano
emblema dell’intensa drammaticità della musica. Durante la
prima esibizione è stato eseguito il brano “Waynapaq Taki”, un
pezzo davvero speciale commissionato al Coro Giovanile Mondiale e scritto dal compositore
argentino Eduardo Alonso-Crespo.
Il programma portato da Anton
Armstrong includeva un repertorio geograficamente più vasto: da E. Grieg e K. Penderecki
ai Canti tradizionali d’Africa, dei
Caraibi e degli Stai Uniti. Questo
il riassunto telegrafico del programma, più che sufficiente per
incoraggiare qualche giovane
cantore Italiano a tentare la stupenda avventura nella Sessione
Estiva 2002 a Winnipeg, in Canada!
notizie dall’associazione
CORO GIOVANILE MONDIALE 2002
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notizie dall’associazione
COMPORRE PER CORO OGGI
AOSTA - 22-28 LUGLIO 2002
CORSO RESIDENZIALE PER COMPOSITORI - ANNO II
A CHI È RIVOLTO ?
Compositori e aspiranti compositori interessati alla
musica corale.
Possono partecipare anche direttori di coro che abbiano maturato esperienze di scrittura o di elaborazione.
Coloro che intendono iscriversi dovranno presentare,
insieme alla domanda, un curriculum in cui evidenzieranno titoli ed esperienze specifiche relative all'argomento del Corso.
Il Corso è aperto ad un numero massimo di 25 partecipanti.
OBIETTIVI
• Promuovere la produzione di nuove opere corali.
• Far conoscere e sviluppare le potenzialità espressive dello strumento "coro".
• Guidare i partecipanti nella ricerca di uno stile personale anche attraverso la conoscenza dei linguaggi e delle tecniche più recenti di composizione musicale.
• Far conoscere i rapporti tra il momento della scrittura e quello dell'esecuzione insegnando a comporre in funzione delle reali possibilità di un coro amatoriale di buon livello.
FIERA DEL LIBRO
TORINO
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Per il 2002 è prevista un’altra importante iniziativa della FENIARCO.
Saremo presenti al LINGOTTO di TORINO dal 16 al 20 maggio 2002
Oltre alle pubblicazioni della Feniarco, saranno esposte tutte le produzioni editoriali delle Associazioni
Regionali. In quell’occasione sarà
presentato il volume per cori di
bambini “Giro giro canto” pubblicato dalla Feniarco.
Vi aspettiamo!!
PROGRAMMA
L'insegnamento è organizzato in 3 LaboratoriBottega che i partecipanti frequenteranno nell'arco della giornata a partire dalle ore 9 del mattino
per terminare alle ore 23 con pause per il pranzo,
per la cena e per il lavoro individuale.
∞
BOTTEGA DI COMPOSIZIONE
Musiche originali per coro
M° Giovanni Bonato
compositore e consulente musicale
∞
BOTTEGA DI ELABORAZIONE
Arrangiamenti per coro su temi di vario genere
M° Mauro Zuccante
compositore ed elaboratore di brani per coro
∞
BOTTEGA DI SPERIMENTAZIONE
Analisi ed esecuzioni del materiale composto
M° Pier Paolo Scattolin
direttore di coro e compositore
Per il lavoro di verifica sarà a disposizione un Coro-Laboratorio. All'interno dei Laboratori-Bottega gli allievi potranno
far esaminare i lavori già composti, quelli che produrranno
durante il corso e progettarne di nuovi da realizzare successivamente. L'analisi delle più significative tendenze della
musica corale sarà effettuata sia attraverso l'esame delle partiture che attraverso l'ascolto.
QUOTE DI PARTECIPAZIONE
Quota di iscrizione
L. 180.000
Pensione completa
Mezza pensione
Supplemento singola
L.
L.
L.
95.000 (al giorno)
80.000 (al giorno)
20.000 (al giorno)
versamenti sul
c/c postale 11139599 intestato alla Feniarco
Via Altan, 39 - 33078 San Vito al Tagliamento (PN)
oppure sul
c/c bancario 42323-5-39
Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone
fil. di S.Vito al Tagl.to (PN) intestato alla Feniarco
Associazione Emiliano Romagnola Cori
via Amendola, 13 – 40121 BOLOGNA
Presidente: Pierpaolo Scattolin
• Il Consiglio Direttivo dell’AERCO, riunito in seduta
congiunta con la Commissione Artistica nella sala di
rappresentanza della nuova sede dell’Associazione,
ha esaminato i progetti e le iniziative da realizzare
nel prossimo anno 2002. Per quanto riguarda la
Rassegna Itinerari di Musica Corale, il Direttivo ha
ipotizzato la possibilità di articolare l’incontro musicale in tre serate e di inserire la sua programmazione nell’ambito delle iniziative del Festival Città
di Bologna del maggio prossimo. Sono altresì confermati tutti i finanziamenti regionali rivolti alla organizzazione di corsi per Direttori, da realizzare
nelle varie provincie. Il progetto editoriale vedrà
presto la pubblicazione del sesto volume dei Quaderni di Farcoro dedicato a composizioni di Maestri
dell’Emilia Romagna, iniziativa che ha riscontrato
un grande successo ed alla quale hanno dato il loro
contributo tredici compositori.
• Continuano nelle sedi provinciali, alla presenza del
gruppo dirigente dell’AERCO, gli incontri preparatori alla Assemblea dei Maestri che verrà organizzata nel prossimo marzo. Già da ora risulta evidente quanto sia atteso questo momento di riflessione
e di progettualità teso ad ascoltare dalla viva voce
dei Maestri Direttori dei cori associati, quelle che ritengono esser le iniziative da assumere per fornire
aggiornati strumenti al fine di migliorare la qualità
artistica dei cori. Anche i corsi regionali per direttori e coristi stanno concludendo il loro programma
annuale. Essi coprono un arco di interessi molto
ampio. La tecnica vocale, lo studio delle musiche
della tradizione rinascimentale popolaresca emiliana, i vari aspetti della vocalità e della direzione nella musica contemporanea, l’approfondimento del
canto gregoriano, i concetti di base della direzione
di coro, le tecniche per la direzione di un coro a voci bianche. Non mancano anche corsi squisitamente
tecnici come quello dell’apprendimento della scrittura musicale a mezzo del computer.
• Si è frattanto concluso con ottimo successo il Concorso Internazionale di Direzione Corale organizzato a Bologna dalla Fondazione Mariele Ventre, sorta per ricordare la figura della direttrice del coro
dell’Antoniano, scomparsa due anni fa. L’AERCO è
intervenuta nel progetto artistico con il Presidente
Scattolin che, oltre a figurare nella Commissione
Giudicante, ha preparato la Corale Euridice nei diciotto brani proposti alla concertazione dei dodici
maestri finalisti, scelti tra gli ottanta partecipanti. I
concorrenti si sono alternati alla direzione della Corale bolognese, di fronte ad un pubblico non soltanto di addetti ai lavori, che ha seguito con interesse il certamen artistico. Alla serata conclusiva ha
presenziato anche il Presidente della Feniarco Sante Fornasier.
A.S.A.C. Veneto
Via Castellana, 44 – 30174 MESTRE (VE)
Presidente: Gastone Zotto
Quarantacinque direttori di coro hanno preso parte al
corso residenziale sulla vocalità e tecnica della gestualità
organizzato dall’ASAC presso il Centro Turistico Dolomiti a Borca di Cadore, situato nella splendida Conca Ampezzana, a due passi da Cortina. Nei cinque giorni di fervida attività, dal 29 agosto al 2 settembre, i maestri-allievi hanno formato i gruppi di lavoro sulla scorta delle
conoscenze e delle esperienze musicali da essi stessi maturate, ed hanno seguito con vivo interesse le competenti lezioni dei due bravi docenti Werner Pfaff e Clara
Puorto, che l’ASAC ha voluto alla conduzione del corso
per il secondo anno consecutivo.
Data la complessità e la pertinenza della materia, è stato programmato un “rientro di aggiornamento” per il
23 e 24 febbraio 2002, a Padova, sotto la guida del maestro Pfaff.
Sempre per la parte didattica, nel mese di ottobre sono
stati avviati quattro corsi di aggiornamento sulla musica
corale, per insegnanti della scuola elementare. I corsi, ai
quali partecipano 65 insegnanti, sono articolati in 21 ore
di lezione ciascuno e si completeranno entro metà dicembre.
Nel prossimo mese di gennaio ne partiranno altri due.
Nel frattempo sarà allestito il coro del progetto “Compositori Veneti 2002”: sotto la direzione di Marina Malavasi si preparerà un repertorio di alcuni autori viventi,
che per questa seconda edizione del progetto saranno:
Marco Crestani, Camillo De Biasi, Biancamaria Furgeri,
Giorgio Pressato, Dino Stella.
notizie dalle regioni
Aerco
Associazione Cori dell’Abruzzo
via C. di Rienzo, 82 67030 Introdacqua (AQ)
Presidente: Pasquale Colangelo
Nel resoconto di questo quadrimestre spicca, con particolare evidenza, un avvenimento nel quale l’Associazione Regionale ha creduto e che si è effettivamente rivelato di grande spessore. Parliamo del 1°
Meeting dei Cori Abruzzesi. Iniziato l’anno scorso, ma
solo come momento celebrativo dell’anno giubilare
esso, è venuto ad assumere un rilievo che va molto al
di là del puro fatto corale, divenendo un momento di
confronto, un’occasione di collegiale compartecipazione, un pezzo di storia della coralità regionale vis-
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notizie dalle regioni
suto nel cerchio di una giornata.
Ovviamente il successo della manifestazione è dovuto
anche al luogo: il Santuario di San Gabriele in Isola del
Gran Sasso (TE), alle falde della cima più alta dell’Appennino, meta di molti pellegrini e quindi popolato di
tantissimi “ascoltatori”.
Quest’anno, domenica 28 ottobre, i cori partecipanti
hanno raggiunto il numero di 17 e precisamente: Coro S.Paolo di Vasto, Coro di Civitella Roveto, Insieme
Discantus di Pescara, Coro di Introdacqua, Coro di Picciano, Insieme S.Antonio di Montesilvano, Coro di Tresacco, Coro La Fenice di Avezzano, Schola Cantorum
di Barisciano, Coro Polifonico di Pescara, Coro Spirilli
di Silvi Marina, Coro Tempo di Musica di Pescara,
Gruppo Corale di Tornimparte, Coro Tempèra dell’Aquila. Corale Liburnia di Mortinsicuro, Coro Monteverdi di Avezzano, Coro del Santuario di S.Gabriele. Il
messaggio che da questo Meeting è stato lanciato è
evidente: i Cori sanno stare insieme, sanno offrire momenti musicali altamente qualificati, dimostrano di
essere un patrimonio corale e sociale per tutta la regione. Al termine del Meeting tutti i gruppi si sono
dati un arrivederci al prossimo anno.
A.R.CO.PU. Associazione Regionale Cori Pugliesi
Via Margherita di Savoia , 13
72029 VILLA CASTELLI (BR)
Presidente: Pierfranco Semeraro
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L'A.R.CO.PU. organizza dall'11 al 13 gennaio 2002 a Foggia, presso la Sala Mazza del Museo Civico, un week-end
di direzione di coro.
Il corso sarà tenuto dal M° Aldo Cicconofri e verterà su:
a) analisi delle tecniche e delle forme della musica corale;
b) tecnica vocale;
c) concertazione e direzione di brani di stili ed autori
diversi.
Per informazioni rivolgersi ad ARCOPU.
Domenica 18 novembre scorso, a Cisternino, presso l'Aula
Consiliare, si sono svolti i lavori assembleari dell'Associazione.
Tra i punti più importanti all'Ordine del Giorno: le modifiche statutarie, elezione del Collegio dei Revisori dei Conti, le presentazione della 3° rassegna regionale "Corinfesta" ad Ostuni (BR) ed il Corso di Direzione di Coro che si
terrà a Foggia dall'11 al 13 gennaio 2002.
La maggior parte dei cori iscritti è intervenuta.
Ha partecipato inoltre, ospite graditissimo, il vice-presidente A. Cicconofri, portando il saluto della FENIARCO.
Alle 13.00 l'intera Assemblea è stata ospite del Hotel-Ristorante "Aia del Vento" dove si è pranzato.
In serata, un concerto del coro giapponese "Il Vento Verde" proveniente da Tokyo; direttore: Hiroko Mikurube.
L'intera giornata ha avuto il patrocinio e la collaborazione dell'Amministrazione Comunale di Cisternino (BR).
ARS "CORI SICILIA"
Via Mons. La Rosa, 1 - 96016 LENTINI (SR)
Presidente: Franco Rapisarda
La scelta maturata anche quest’anno di svolgere l’ annuale Raduno Regionale in forma itinerante si è rivelata ancora una volta vincente. La collaborazione con
Amministrazioni locali sensibili ed intelligenti che sanno cogliere la funzione sociale, culturale ed artistica
di queste iniziative (quest’anno con il Comune di Modica) ha raggiunto risultati non comuni.
Passiamo ora alla cronaca di questa due giorni iniziata con la tavola rotonda di Sabato pomeriggio 15 settembre, aperta con il saluto del Presidente dell’ ARS
Cori Franco Rapisarda, cui hanno preso parte: Valentino Donella, compositore, docente presso l’istituto
Ambrosiano di Musica Sacra di Milano; Sante Fornasier Presidente Nazionale della FENIARCO; Bruno Zagni, compositore e docente presso il Conservatorio di
Bologna; Giuseppe Barone Assessore alla Cultura di
Modica e ordinario di Storia Moderna presso l’Università di Catania ed Eugenio Arena, vicepresidente della FENIARCO. Attraverso le loro relazioni essi hanno
effettuato una disamina degli aspetti storici, musicologici, sacri di tradizione regionale e nazionale della
coralità.
La sera di Sabato 15 ha visto il Duomo di San Giorgio
animato da un pubblico foltissimo che ha assistito al
concerto del coro “Roberto Goitre” di Messina diretto dal M° E. Arena e dal coro “Claudio Monteverdi” di
Modica diretto dal M° O. Baglieri.
Domenica 16 settembre, i 25 cori partecipanti si sono
alternati nelle esibizioni distribuite tra il Duomo di
San Giorgio e il Santuario della Madonna delle Grazie, ricevendo preziose indicazioni e suggerimenti da
parte della commissione di ascolto.
Tutto si è svolto non in termini competitivi ma sullo
sfondo di un confronto aperto e vivace, che ha trovato il suo momento culminante e più significativo nell’esecuzione, a cori riuniti, sulla scalinata della Chiesa
Madre di San Pietro, del “Và pensiero” dal Nabucco di
G. Verdi e da “L’inno alla pace” di Dino Stella, la cui
direzione è stata affidata al M° Alida Balcone direttore del Coro Ad Dei Laudem di Lentini.
L’atrio del Palazzo di città, gremito, ha quindi accolto
tutti i cori per la breve esibizione finale e la consegna
della targa ricordo da parte delle autorità cittadine.
Un ringraziamento al Comune di Modica ed a tutti i
componenti dell’Associazione Musicale “Claudio
Monteverdi” che si sono spesi con disponibilità e generosità perché l’organizzazione del Raduno non risentisse di alcun vuoto o lacuna. Così è stato.
Due gli appuntamenti di rilievo per l’USCI Friuli Venezia
Giulia tra ottobre e novembre 2001: l’ VIII edizione di Corovivo e la conclusione della pubblicazione dell’opera
omnia di Alessandro Orologio. Corovivo, manifestazione
biennale itinerante, si è tenuta quest’anno a Gorizia domenica 21 ottobre presso il Kulturni Center “L. Bratuž. La
manifestazione si conferma come un confronto – concorso riservato alla coralità della regione ed aperto a tutti i cori del Friuli Venezia Giulia, anche a quelli non iscritti all’USCI, e si distingue per la sua originalità ponendosi
come uno degli eventi più significativi per la coralità regionale. Il regolamento prevede che ogni formazione curi due fondamentali momenti: da una parte l’esecuzione
musicale di brani, dall’altra la stesura di un progetto organico e omogeneo. I risultati degli approfondimenti sono pubblicati nel volume che accompagna la manifestazione a testimonianza del lavoro svolto e quale contributo alla conoscenza della realtà corale e musicale della
regione. Nell’edizione goriziana si sono distinti, raggiungendo la fascia di eccellenza, il Coro “G. Peresson” di Piano d’Arta (L’uomo e la natura. Dal gemito di antichi conflitti tra pari, il richiamo ad un patto di armoniosa convivenza. Nuove proposte corali inedite di Arnaldo De Colle (su testi in lingua friulana), il Gruppo Vocale “Voci della tradizione” di Trieste (Canzonatura, ironia e nostalgia
nel canto in dialetto triestino), che ha ottenuto anche
una segnalazione dalla giuria, il Coro Polifonico di Ruda
(Benjamin Britten. The Ballad of Little Musgrave and
Lady Barnard), il Coro “Jacobus Gallus di Trieste (“Sdrindulaile – Oj božime – Santa Luzia” lo spunto per una riflessione sulle tendenze e linee di sviluppo del canto corle in una realtà di frontiera), il Coro “Hortus Musicus” di
Trieste (Johann Christoph Friedrich Bach. Wachet auf,
ruft uns die Stimme: un mottetto di filiazione bachiani
nel tardo ‘700).
Gli altri cori partecipanti: il Coro misto della Società Filarmonica “G. Verdi” di Ronchi dei L. (GO), il Coro misto
“Igo Gruden” di Aurisina (TS), il Coro femminile “Danica” di San Michele del Carso (GO), il terzetto femminile
“Ver Laetum” di Opicina (TS), l’Associazione Corale Polifonica di Montereale Valcellina (PN), il coro “Zahre” di
Sauris (UD), la Corale “Renato Portelli” di Mariano del
Friuli (GO), l’Ensemble “Lumen Vocalis” di Tapogliano
(UD), il Coro Contrà Camolli di Camolli-Casut (PN). La
giuria era composta dai maestri Roberto Gabbiani, Aldo
Cicconofri, Sandro Filippi, Mauro Zuccante e Domenico
Cieri. La commissione artistica di Corovivo ha premiato il
notizie dalle regioni
Unione Società Corali Friuli Venezia Giulia
Via Altan, 39
33078 SAN VITO AL TAGLIAMENTO (PN)
Presidente: Sante Fornasier
progetto di Fabio Nesbeda ”Wachet aut, ruft uns die
Stimme: un mottetto di filiazione bachiana nel tardo
‘700” presentato dal coro Hortus Musicus.
La raffinata cornice di Palazzo Monterale Mantica a Pordenone ha ospitato la presentazione dell’Opera Omnia
di Alessandro Orologio.
Non erano neppure gli anni Novanta quando Sante Fornasier, ancora presidente dell’USCI della provincia di Pordenone animò la coraggiosa iniziativa di raccogliere in
edizione moderna la produzione del più grande compositore rinascimentale friulano. A vincere sull’iniziale scarso entusiasmo fu il crearsi di una sinergia da più fronti:
non solo l’appoggio delle istituzioni e dei finanziatori
ma anche l’indispensabile adesione di un editore disposto ad assumersi i rischi di un simile progetto (la casa editrice musicale Pizzicato di Udine) e l’appassionato e competente impegno del comitato editoriale e dei curatori
(Giulio Cattin, David Bryant, Ivano Cavallini, Franco Colussi, Paolo Fabbri, Sante Fornasier, Fabio Metz, Gilberto
Pressacco, Gioacchino Perisan, Andrea Bombi, Francesco
Luisi, Alessandra Andreotti). L’opera, che in otto volumi
esaurisce la produzione vocale e strumentale, sacra e
profana del musico friulano vanta non trascurabili ragioni di eccellenza: l’accuratezza nell’esame delle fonti disponibili in Italia e all’estero, l’esauriente apparato critico e la ricerca biografica e, non da ultimo l’approccio capace di mediare tra coerenza filologica ed esigenze del
moderno esecutore.
La musica di Orologio è stata fatta rivivere dai concerti
celebrativi proposti dall’Ensemble Orologio ospitati dal
Duomo di Spilimbergo, dalla Chiesa di Santa Maria Maggiore a Trieste e dal Duomo di Udine.
I concerti, secondo la definizione di Franco Colussi, direttore artistico dell’intero progetto, sono stati un vero e
proprio “evento culturale” che ha permesso di ascoltare
la reale portata di quella musica riproposta a secondo criteri filologici sotto l’aspetto degli strumenti utilizzati e
della cura stilistico interpretativa. Sotto la direzione di
Davide De Lucia sono stati riproposti i Cantica Sion, mottetti per doppio coro, alcune Intrade strumentali e un
Magnificat a cinque voci. Coristi provenienti da tutta la
regione e musicisti professionisti si sono fiancheggiati in
un’interpretazione che Francesco Luisi, ospite alla “prima” di Spilimbergo , ha definito “eccellente e di grande
godimento artistico”.
Il periodo che va dall’Avvento all’Epifania vede l’avvio di
una nuova interessante proposta musicale: Nativitas, in
collaborazione con l’Ente Regionale Teatrale del Friuli
Venezia Giulia, la Regione Friuli Venezia Giulia, la Feniarco, le USCI di Gorizia Trieste e Pordenone e dell’Unione dei Circoli Culturali Sloveni.
E’ un percorso concertistico vocale e strumentale costituito da una serie di concerti coordinati tra loro e distribuiti sul territorio regionale in località particolarmente
significative e nelle regioni confinanti dell’Alpe Adria in
una collaborazione che rinforzi i rapporti di scambio culturale, stimoli la ricerca nei rispettivi territori e possa promuovere proposte di repertori inusitati sia locali che internazionali. Sono previsti dodici concerti che coinvolgeranno una ventina di cori regionali.
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notizie dalle regioni
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A.R.C.C. Associazione Regionale Cori Campani
Palazzo dei Convegni
82036 SOLOPACA (BN) - tel. 0828-53753
Presidente: Giovanni Moscariello
Amici lettori,
mi pregio di porgervi il primo, caloroso saluto dalla pagine di
questa rivista, in veste di nuovo Presidente dell’Associazione
Regionale Cori Campani.
Com’è noto, a seguito di un iter molto travagliato, segnato da
incontri, confronti e sollecitazioni varie, l’ARCC ha di recente
provveduto al rinnovo degli organi ed alla definizione di un
ambizioso programma, del quale cercherò di rendere conto in
questa sede, sia pure sommariamente, nel convincimento che i
fatti – quelli già realizzati e quelli in via di definizione – dicono
molto più delle parole.
Orbene, il piano a cui stiamo lavorando si articola sostanzialmente in tre punti, che sono:
a) l’impulso all’attività culturale;
b) il servizio di consulenza giuridica e fiscale;
c) il sostegno tecnico-amministrativo.
Su tutto riteniamo debbano prevalere due obiettivi: il “risanamento giuridico” e l’ampliamento dell’organico, soprattutto
attraverso il coinvolgimento delle province non ancora presenti in Associazione.
Discorro di “risanamento giuridico” specialmente a proposito
della esigenza di una integrazione della nostra Carta Statutaria, purtroppo imprecisa e lacunosa rispetto a molti aspetti della vita associativa. Trattandosi di un argomento di estrema rilevanza, per rendere quanto più possibile partecipato il rifacimento del pilastro giuridico del nostro consorzio, è parso opportuno sottoporre a tutti i soci una bozza di regolamento integrativo per consentire loro di appuntare eventuali suggerimenti o proposte di emendamento. Una volta raccolte le annotazioni, sarà stesa la bozza definitiva da presentare alla prossima assemblea, già fissata per il giorno 14 dicembre.
Si diceva della necessità di dare all’Associazione un respiro effettivamente regionale, attraverso l’ampliamento dell’organico. Ho il piacere di rendere noto, a questo proposito, che nelle
scorse settimane ho personalmente contattato circa settanta
cori, molti dei quali provenienti da province finora scarsamente rappresentate in seno all’ARCC.
Ritengo particolarmente soddisfacenti i rapporti instaurati con
le province di Caserta e Benevento, che vantano una intensa e
competente attività corale, che sarà presto – ce lo auguriamo –
fonte di arricchimento e di qualificazione per l’Associazione,
come resto vivamente rallegrato dei legami intessuti con nuovi
complessi canori delle province napoletana e salernitana, già
largamente rappresentate.
Lo sforzo che ci attende continuerà a concentrarsi sulle province su cui ultimamente si è insistito (Caserta e Benevento), ma si
indirizzerà soprattutto alla provincia di Avellino, finora presente in Associazione con un solo coro.
Tornando agli obiettivi cui tende la nostra Istituzione, campo
d’intervento prioritario è evidentemente la promozione dell’attività culturale e centrale e di conseguenza il ruolo della
Commissione Artistica, alla quale si è raccomandato, prima ancora che si costituisse, di operare alacremente, senza attendere
sollecitazioni di altri organi. Proprio a motivo della priorità che
il profilo artistico riveste nella gamma delle nostre attività, d’altro canto, si è ritenuto, in una delle ultime sedute consiliari, di
dover scegliere il responsabile tecnico della Commissione Artistica tra i consiglieri eletti, sì da garantire un continuo e congruo collegamento tra l’organo consultivo di più rilevante momento e l’organo preposto a tradurre in delibere proposte ed
orientamenti.
A proposito dei contenuti su cui la Commissione dovrà lavorare, si è espresso l’auspicio e offerto il suggerimento della indizione di rassegne, concorsi e corsi per direttori e coristi. Nell’attesa dell’avvio dei lavori, ho preso personalmente contatto
con gli amici della Cappella Musicale Pontificia per verificare la
possibilità di un corso del M° Mons. Giuseppe Liberto, del M°
Don Marcos Pavan e del M° Massimo Valentini, rispettivamente
direttore, maestro dei pueri cantores e tenore primo della Sistina. Evidentemente, trattasi di proposta specifica, indirizzata solo a chi, fra noi, predilige il repertorio sacro-liturgico, ma potrebbe essere un inizio interessante, prodromico ad altre similari esperienze, di diversa e più ampia portata.
Sempre in tema di proposte fornite dal Consiglio in materia artistica alla commissione competente, v’è l’idea, già avviata alla
realizzazione, di un concerto che coinvolga i cori iscritti in occasione della chiusura dell’anno verdiano, che, com’è noto, si
celebrerà il prossimo 27 gennaio.
Al profilo culturale attengono poi altre due ragguardevoli e stimolanti iniziative: la Giornata del Corista e la formazione del
Coro Campano.
La Giornata del Corista, anzitutto, mira a riunire a cadenza annuale, in una struttura capiente, tutti i cori associati, e non solo i loro direttori o presidenti, perché si favorisca quello scambio umano e culturale che, se ai singoli fornisce occasione preziosa di arricchimento, per le aggregazioni è tappa fondamentale del processo di maturazione di quello che soglio definire il
“senso di appartenenza”: la consapevolezza, cioè, di essere parte di una istituzione che non è solo idee, progetti, documenti e
certificati, ma si sostanzia di persone che hanno dei volti e condividono dei valori.
L’appuntamento è stato già fissato alla seconda Domenica dopo Pasqua.
Quanto all’altra tematica cui facevo accenno, quella della costituzione del coro campano, si registrano attualmente due linee
di pensiero in Associazione: quella secondo cui la formazione
dovrebbe limitarsi a prestare sostegno ai cori che ne facessero
richiesta, magari in occasione di un concerto particolarmente
impegnativo, e quella per cui essa dovrebbe, di contro, avere
configurazione propria e proporsi, in determinate occasioni,
come rappresentanza scelta della coralità campana.
Avremmo piacere di conoscere, a questo proposito, magari in
via informale, gli esiti di esperienze simili già avviate in altre regioni.
Riguardo alle restanti articolazioni nelle quali si specifica il nostro impegno associativo, per esigenze di brevità mi limito a ricordare che l’ARCC presta servizio di consulenza giuridico-fiscale ai cori associati, sicché chi necessita di suggerimenti in tema
di statuti, di assicurazioni o di tasse, espone il problema alla segreteria o direttamente al Presidente e fruisce della competenza del comitato di esperti che l’Associazione mette a disposizione dei suoi membri.
L’attività tecnico-amministrativa del nostro consorzio, d’altra
parte, lungi dall’arrestarsi alla fornitura dei certificati di agibilità Enpals, si estende ai contatti con la Pubblica Amministrazione, alla stipula di convenzioni che garantiscano agevolazioni sugli acquisti di materiale musicale vario e al servizio d’informazione.
Circa le agevolazioni sugli acquisti si è provveduto a concludere un’intesa con la Ricordi, in forza della quale i nostri soci
avranno diritto ad uno sconto del 10% su spartiti e cd, del 20%
nell’ipotesi di acquisti di particolare volume e del 50% sul materiale invenduto della Casa Musicale.
Quanto al servizio informativo, essendo chiaro l’orientamento
dei più per le comunicazioni via Internet, particolarmente indicate per contatti veloci, continui e proficui, si è commissionato
l’allestimento del sito dell’Associazione, che riporterà, tra l’altro, i riferimenti, il curriculum e le attività dei cori iscritti.
Sotto il profilo economico, ha finalmente trovato realizzazione
l’elementare principio umano e giuridico - prima di noi disatteso solo per le incertezze tipiche delle fasi iniziali - della necessaria distinzione tra il patrimonio personale di chi gestisce e il
patrimonio associativo: dopo apposita delibera consiliare, si è
difatti costituito un conto corrente per l’Associazione presso il
Banco di Napoli.
A conclusione di queste righe, mi sia consentito esprimere l’auspicio di un percorso comune che confermi ed incrementi gli ottimi rapporti già instaurati con gli amici della Federazione Nazionale: la sintonia di vedute e la stima reciproca – ne siamo
convinti – sono preludio certo e rassicurante di una collaborazione intensa e feconda. A tutti, ben trovati!
d i A l v a r o Va t r i
Tours, città della Francia
nella regione della Turenna, capoluogo del dipartimento dell’Indre-et-Loire, alla confluenza del
Cher nella Loira, conta
130.000 abitanti. È la capitale del “Giardino di
Francia”, fiorì nel XV sec.
dopo l’introduzione dell’industria della seta e degli arazzi.
Conosciuta in tutto il
mondo per i suoi vini
(Chinon, Bourgueil, Vouvray...), lo è altrettanto nell’ambito corale perché organizza da vari decenni il “Florilège Vocal del Tours”,
uno dei concorsi internazionali di Canto corale più
prestigiosi e che, come i nostri lettori ormai sanno, fa
parte del circuito del “Gran premio europeo di Canto
Corale”. Il concorso (anzi il “Florilegio vocale”, come
recita l’elegante dizione originale) si svolge ogni anno
sei domeniche dopo Pasqua, cioè nella domenica di
Pentecoste: l’edizione 2002 si terrà il 18 maggio. È articolato in quattro categorie: cori misti, cori a voci pari, ensemble vocali misti, programma libero. I cori
iscritti devono partecipare a due categorie a scelta. Il
giudizio della giuria si basa su cinque parametri: la
qualità tecnica (intonazione), la qualità dello stile (interpretazione), la scelta del programma, le qualità vocali, modo di presentarsi del gruppo. A detta di molti
partecipanti sembra che sia una competizione piuttosto severa.
Al concorso è collegata la pubblicazione di un CD che
presenta soprattutto esecuzioni di opere contemporanee, anche se tra le prove concorsuali è prevista l’esecuzione di brani rinascimentali o barocchi. Il criterio
con cui vengono scelti i brani da inserire nell’antologia
sono accennati nella presentazione relativa all’edizione celebrativa del 20° anniversario del Concorso, e
cioè quello di offrire una panoramica del repertorio di
musica corale contemporanea internazionale di più
frequente esecuzione. È indubbio l’interesse che tali
registrazioni rivestono per la coralità amatoriale anche per questo aspetto informativo.
C’è da rilevare, a questo proposito, che il libretto che
accompagna i dischi è fortemente carente di tutte
quelle informazioni che riguardano la nazionalità, le
date e un sia pur telegrafico profilo di quegli autori
che non sono ancora presenti nelle grandi opere di
consultazione, per non
parlare dei dati relativi ai
brani e alla consistenza
dei complessi corali. Ma
questo è purtroppo un difetto, anzi un malvezzo,
ampiamente diffuso. Entriamo più nel dettaglio
descrivendo uno dei CD
in nostro possesso, quello
relativo al 1997. Vi sono
presenti autori come Javier Busto, Knut Nystedt,
Harry Warren, Ambroz
Copi, Jozef Karai, John
Høybye, Christoph Demantius, Ryan Cayabyab ed altri,
ma ci sono anche i notissimi Ward Swingle, Max Reger,
Clement Janequin che stimolano a confronti molto
utili con altre esperienze di ascolto. Da un punto di vista della “vocalità” si passa dal norvegese coro femminile Choeur Voci Nobili di Bergen allo sloveno Komorni Zbor Ave di Lubiana, dal Sct Peders Koncertkor di
Randers (Danimarca) al tedesco Coro da Camera di
Saarbrücken per finire con The Philippines Magrigal
Singers di Quezon City. Ricco panorama di “colori”
dunque, tutti peraltro impeccabili tecnicamente, e sicuramente ricchezza di soluzioni stilistiche, a volte discutibili (come l’esecuzione de “La guerre” di Janequin da parte del coro filippino), ma sempre tali da offrire validissimi elementi di analisi e di approfondimento.
Per coloro che fossero interessati as approfondire l’argomento il riferimento è:
Florilège Vocal de Tours
HÔTEL DE VILLE
RUE DES MINIMES / B.P. 1452
37014 TOURS CEDEX 1
TEL. 02 47 21 65 26 / FAX 02 47 21 67 71
rubriche
DISCOGRAFIA
Sappiamo che molte Associazioni Regionali e
molti cori hanno una regolare produzione discografica. Se pensano di poterla mettere a disposizione della nostra rubrica condividendone l’assunto “formativo” piuttosto che specificamente
critico saremmo ben lieti di occuparcene. Chi
fosse interessato può prendere contatto con la
redazione di Choraliter.
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rubriche
MONDOCORO
Curiosità, navigazioni, spigolature
su Internet, riviste, libri
A
CURA DI
GIORGIO MORANDI
“Cantare abbellisce la vita; i cantori
abbelliscono la vita degli altri. (Zoltán Kodáli)
“Chi canta e ride scaccia la sfortuna!”
(Un vecchio saggio bergamasco!)
“La signora Wienek usava sempre dire:
Chi canta è ancora in vita, e ancora,
Chi trova gusto a mangiare non è perduto.
Io cantavo e avevo fame”.
(Heinrich Boll, “Opinioni di un Clown”).
…Ergo: Il Canto è un bisogno fondamentale
Amici lettori di questa “grande” (J…for want of a better word) rubrica,
dell’essere umano, e per questo…
Ben Ritrovati!
continuiamo a parlarne e ad esercitarlo.
Dopo questa introduzione/saluto che ho attinto dalla mia collezione di
citazioni, frasi, motti, detti, definizioni, suggerimenti e battute sulla
Musica, sottocapitolo “Canto”, considerati i tempi in cui questo numero
di CHORALiter dovrebbe essere nelle vostre mani, cioè appena prima o
appena dopo Natale, aggiungo i miei migliori auguri perché le Feste di Fine Anno siano caratterizzate da serenità e gioia
per tutti voi e i vostri famigliari, e, di cuore, per tutto il 2002, auguro “Pacem in Terris, Musicam in Coelis!”.
Ed ecco quindi le notizie internazionali che questa volta intendo portare alla vostra attenzione, pur nella consueta forma
telegrafica che lo spazio della Rubrica impone.
I DIRETTORI DI CORO E IL LORO LAVORO… NEL MONDO
(ICB, Vol.XX, n. 4 Luglio 2001)
Nell’Ambito della Federazione Internazionale per la Musica Corale (IFCM) di cui “International Choral Bulletin” è l’organo
di informazione, è stata creata la “Commissione dei Direttori di Coro IFCM” che in ben due Conferenze (in Spagna e in
Venezuela) ha esaminato uno dei principali aspetti del Canto Corale mondiale.
“I Direttori di Coro ed il loro lavoro. Impressioni da diversi paesi di tutto il mondo” è il lungo e ben articolato testo che
ne è scaturito.
Ovunque capita di ascoltare cori eccellenti, buone conferenze, ma talvolta ci si chiede: “Quale è l’attuale situazione della
musica corale nei diversi paesi?”.
Il testo di cui stiamo parlando presenta questa disamina dal punto di vista dei Direttori di Coro. Partendo dal presupposto
che il movimento corale dipende direttamente dalla situazione “Direttori di Coro”, ecco le domande che i convenuti di
sono posti: “In quali condizioni lavorano? Quale formazione ricevono? Il loro lavoro è remunerato professionalmente? O
il loro lavoro è volontario? La società li considera musicisti? Hanno a loro disposizione le necessarie risorse quali musica
a stampa, locali prove adeguati, ottimale accesso alle informazioni?”.
La relazione fornita da Christian Ljungreen, Presidente della Commissione, analizza in diversi paesi (tutti i continenti sono
rappresentati) il background, la professione e lo status del Direttore di Coro; parla della sua formazione, della necessità di
contatti internazionali e di una comunicazione diretta fra Direttori di Coro. Nei diversi paesi sono prese in considerazione
l’esistenza o meno di Associazioni Corali o dei Direttori di Coro e la loro funzione.
L’articolo si chiude con una dozzina di suggerimenti forniti per l’azione futura della Commissione.
UN LIBRO UTILE ED INTERESSANTE: “The Cambridge Companion to Singing”
(ICB, Vol.XX, n. 4 Luglio 2001)
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(di John Potter, Cambridge University Press 2000): E’ certamente un libro consigliabile senza riserve a chiunque - Solista,
Direttore di Coro, Cantore o Educatore - sia interessato ad un qualsiasi aspetto del canto. E’ una raccolta di diciannove
saggi di diciassette autori, dedicati a una vasta gamma di stili vocali, dalla musica antica alla tecnica vocale
contemporanea, dalla world music e rap al canto artistico europeo.
La prima sezione del volume è dedicata alla tradizione popolare con articoli sulla world music, il rock, il rap (ma il rap è
davvero canto?) e il jazz. E poi da Al Jolson attraverso Elvis Presley fino a Michael Jackson con discussioni sull’influenza
dell’avvento del microfono. Lo stesso J. Potter (curatore del libro) ha cose interessanti da dire sul swing,
sull’improvvisazione ed il “vocalese”.
La seconda sezione è dedicata alla voce in teatro partendo dal XX secolo e via via toccando gli stili vocali del musical con
cantanti come Ethel Merman. Due articoli affascinanti sono dedicati alla nascita dell’opera e alla grande opera del XIX
secolo. Tecnica vocale prima dell’era della registrazione, tecnica vocale del canto pre-romantico e la voce nel Medio Evo
rubriche
dimostrano che la pratica moderna è certamente molto diversa da quella delle generazioni precedenti. Ed infine
l’attenzione viene posta sull’avvento dell’amplificazione che consente di produrre sufficiente volume di suono
permettendo al cantante una voce più “naturale”, cioè più vicina alla voce parlata.
La terza sezione è dedicata alla musica corale e al canto, evidenziando in particolare le tradizioni contrastanti di vari
paesi europei, Germani, Francia e Inghilterra in particolare. I Cori delle Cattedrali inglesi e la Musica Sacra Corale negli
Stati Uniti d’America sono il soggetto di due saggi distinti .
La quarta sezione (prassi esecutiva) sarà di grandissimo interesse per cantori e direttori di coro.
Heikki Liimola dà indicazioni concrete ai cantori: “…siate coscienti che siete un gruppo di cantori che cercano di agire
come uno solo: respirate e articolate insieme, pensate voi stessi nella voce della persona che vi è vicina… Dovete
guardare il direttore, ma non diventare direttore-dipendenti…” ma non lesina suggerimenti considerevoli nemmeno ai
Direttori. Molto utili sono gli esempi di esercizi per il riscaldamento ed alcune note su come organizzare un coro
…dietro le quinte. E’ davvero interessante questo suggerimento: “…Accertati che tutti abbiano il massimo
dell’informazione sulle attività del Coro. I Cori sono pieni di persone artisticamente dotate e creative, con una
immaginazione vivida. Se devono inventarsi l’informazione, potrebbero uscirsene fuori con vivaci trovate…”. Due
articoli trattano, invece, la tecnica del cantare insieme e le tecniche vocali contemporanee. Ottimo è il lavoro di David
Mason sull’insegnamento e sull’apprendimento del cantare. La sua è una tecnica del “mani addosso”. Egli afferra
effettivamente il cantore e cerca di mettere il suo corpo in quella che egli ritiene essere la posizione corretta. Per
ultimo, a Felicity Laurence è affidato il saggio sull’insegnamento del canto ai bambini.
Tutto il libro è impostato sulla fisiologia e sulla fisica del canto in contrapposizione alla parlata normale e
all’esecuzione orchestrale.
“INGAGGIAMO LA PACE ATTRAVERSO IL CANTO”,
UN INVITO A CREARE MUSICA PER LA PACE, Concorso di Composizione e Concerti
(ICB, Vol.XX, n. 4 Luglio 2001)
L’articolo è stato scritto prima dei gravi fatti dell’11 Settembre scorso ed il progetto era già stato proposto per la
consapevolezza che all’inizio del nuovo millennio l’umanità si trova a confrontarsi con la sfida globale di creare una
pace giusta e sostenibile. La promozione della pace è un processo dinamico in cui la musica gioca un ruolo cruciale.
Eseguendo ed ascoltando musica in tutto il mondo noi prendiamo parte attiva nella promozione della comprensione fra
le diverse popolazioni dell’umanità. La musica corale in particolare è un modo specialissimo e commovente di
sperimentare l’unità di tutti i popoli, di qualunque razza, etnia o nazionalità essi siano.
Con questo spirito la Carlton Savage Endowment per le Relazioni Internazionali e la Pace (Università dell’Oregon)
sponsorizza un Concorso Internazionale di Composizione sul tema “Ingaggiamo la Pace attraverso il Canto” (“Waging
Peace through Singigng”). Scopo del concorso è quello di incoraggiare la creazione e la diffusione di un repertorio di
musica corale internazionale su testi connessi con il tema della pace.
I Compositori di ogni paese, senza limiti di età o altre restrizioni sono invitati a presentare loro opere della durata di 17 minuti (comunque non oltre 15’). Devono essere opere inedite, ma è gradita - da parte dell’autore - la presentazione
dell’opera su cassetta o CD.
Termine ultimo di presentazione delle opere: 1° Febbraio 2002.
Ogni concorrente può presentare (senza pagamento alcuno di quote di adesione) più opere in una delle dieci categorie
previste. La giuria internazionale dividerà fra i vincitori la somma di 15.000 U$D. Per ciascuna categoria la giuria potrà
assegnare un Premio Speciale per Giovani Compositori con meno di 26 anni d’età.
Tutte le composizioni presentate saranno pubblicizzate nel sito internet di “Waging Peace” con informazioni per i cori
che desidereranno ottenerle.
Il brano vincitore della prima e seconda categoria avrà una “Prima Esecuzione” durante l’Oregon Bach Festival
Composers Symposium di luglio 2002 cui i compositori stessi saranno invitati. Il brano vincitore delle altre categorie
avranno la “Prima Esecuzione” durante il Music Today Festival dell’Università dell’Oregon nel Novembre 2002.
Direttore del Programma è robert Kyr ([email protected]) ma maggiori informazioni si possono avere
direttamente in www.Iwagepeace.com o contattando Matthew Svoboda ([email protected]) oppure per
posta ordinaria: School of Music/University of Oregon, Eugene-Oregon, 97403-1225 - USA.
ASTOR PIAZZOLLA
(ICB Vol. XXI, N. 1, Ottobre 2001)
“Il più grande musicista popolare argentino”, “Il migliore musicista popolare del mondo”, “Il miglior musicista e miglior
arrangiatore del Mondo”. Definizioni assolute? Sì, ma d’autore! Sono infatti, rispettivamente, di Oscar Escalada,
(Compositore, Direttore di Coro, Presidente della associazione Argentina per la Musica Corale), Vinicius De Moraes
25
rubriche
(compositore) e Dizzy Gillespie. Esse introducono un interessante presentazione del musicista argentino quale
preambolo alla presentazione tecnica della sua opera “Las cuatro estaciones porteñas” (Le quattro Stagioni di Buenos
Aires). Tutte le tre pagine fittamente scritte (che per altro rappresentano solo la prima parte di un articolo che si
completerà nelle edizioni successive della rivista) è corredato da esempi musicali che ben illustrano l’“utilizzo del
basso”, le “caratteristiche ritmiche” e gli “arrangiamenti corali” nell’opera del Maestro.
Per la prima volta dalla sua creazione la rivista porta in omaggio ai suoi lettori un interessante “documento”, un CD dal
titolo “Dos Compositores Argentinos”. Questo CD presenta sette brani di Astor Piazzolla (compreso “Le Quattro Stagioni
di Buenos Aires”) e otto pezzi di Carlos Guastavino. Probabilmente ci sarà dato di conoscere questo secondo
compositore nel prossimo numero dell’ “International Choral Bulletin”. In linea con la nostra scelta di uscire dal
villaggio corale locale per incoraggiare una più ampia conoscenza ed una maggior godimento del fenomeno corale, non
mancheremo di darne breve informazione.
MANIFESTAZIONI CORALI di… INTERESSE MONDIALE
(ICB Vol. XXI, N. 1, Ottobre 2001)
La rivista presenta dettagliato resoconto di una serie di importanti eventi corali internazionali come il 1° Symposium
Nazionale di Musica Corale che ha avuto luogo in Romania dal 24 al 27 Maggio 02, la 2ª Conferenza della Associazione
dei Direttori di Coro Brasiliani, del Luglio scorso ed il Symposium sulla Musica Corale per l’Asia/Sud Pacifico a Singapore
in Agosto 2001, eventi di cui si fa semplice citazione per cronica mancanza di spazio, mentre qualche parola in più
bisogna dedicare ai seguenti avvenimenti:
13° Gran Premio Europeo Per il Canto Corale di Debrecen/Ungheria, 27/29 Luglio 2001, tenuto in occasione del 40°
anniversario del “Concorso Internazionale Béla Bartók”. Organizzato ogni anno alternativamente nelle città sedi di
Concorso Europeo - Arezzo (Italia), Debrecen (Ungheria), Gorizia (Italia), Tolosa (Spagna), Tours (Francia) e Varna
(Bulgaria) - vede confrontarsi i vincitori dei citati concorsi nell’anno precedente. Vincitore del Grand Prix 2001 è stato il
Coro di ragazzi “Magnificat” di Budapest, diretto da Valéria Szebellédi, già vincitori del Concorso 2000 di Debrecen.
Nella Giuria Internazionale è da notare la presenza dell’italiano F. Luisi.
19° Zimriya di Gerusalemme/Israele (Triennale - 30 luglio / 09 Agosto 2001)
Chi farebbe un viaggio per un Festival a Gerusalemme in tempi così difficili? In effetti i cori partecipanti non sono stati
molti come negli anni scorsi, ma con 6 cori stranieri e 13 israeliani la manifestazione ha avuto luogo con successo. Sei
degli undici “ateliers” previsti sono stati attivati;
Il Coro Mondiale dei Giovani, pur decimato nei suoi componenti rispetto alla formazione che aveva operato in
Venezuela e Florida, ha dato il suo concerto secondo la miglior tradizione musicale. La prossima edizione, 20ª Zimriya, è
annunciata per il 2004; ci si augura in un ben diverso clima mondiale, liberato da ogni tensione.
7° Concorso per Cori da Camera di Marktoberdorf/Germania (Biennale - 31 Maggio / 5 giugno)
Secondo Eskil Hemberg, Presidente della IFCM, è (con quello di Debrecen in Ungheria) uno dei migliori concorsi corali
europei, non tanto per l’impeccabile organizzazione da parte dell’Accademia di Musica Bavarese, quanto per la scelta
dei cori selezionati per la partecipazione e rappresentanti la cultura corale di tutto il globo. Prima novità dell’anno:
l’ammissione di cinque cori maschili (categoria precedentemente esclusa) a fianco di undici cori misti e cori femminili.
In totale 16 Gruppi corali scelti fra oltre cinquanta richiedenti!. Seconda novità: I “soliti” cori ungheresi, ucraini e baltici
hanno dovuto cedere ai cori asiatici e statunitensi.
“…Marktoberdorf rappresenta un grande evento generatore di idee, un luogo stupendo per creare contatti ed essere
ispirati da diversi grandi leader corali; è un luogo magnifico per scambiare musica e, soprattutto, per fare nuove
amicizie”.
3° Symposium Internazionale del Canto Corale di St. John’s, Newfoundland/Canada
(Biennale - 1/8 luglio 2001)
“Condividere le voci” e “Festival 500” nella capitale di Terranova in Canada ha visto la partecipazione di 1500 persone
che attraverso 51 diverse conferenze (sissignori, cinquantuno!) hanno potuto interessarsi al Fenomeno del Canto in
generale e del Canto Corale in particolare.
Volendo a tutti i costi dare degli esempi, si possono citare solo pochi dei temi affrontati: “Interpretazione storica ed
esecuzione pratica”, “I Compositori ed il loro lavoro”, “Aspetti sociologici”, “Teoria dell’Insegnamento applicata alla
musica e al coro”, “Training vocale e salute vocale”…
Tutte le conferenze sono state raccolte in un volume ottenibile presso “The Phenomenon of Singing, Festival 500”,
Sharing the Voices, 7 Plank Road, St. John’s NF, A1E 1H3, Canada.
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rubriche
ATTIVITÀ nel FUTURO PROSSIMO MONDIALE:
(ICB Vol. XXI, N. 1, Ottobre 2001)
Nel carniere della coralità mondiale vediamo e segnaliamo (senza pretesa di completezza) le seguenti importanti
manifestazioni:
6° Symposium Mondiale sulla Musica Corale a Minneapolis/St.Paul nel Minnesota,
dal 3 al 10 Agosto 2002 - www.worldchoralsymposium6.org;
Coro Giovanile Mondiale, diretto da Tönu Kljuste, a Winnipeg/Canada
e a Minneapolis/St.Paul nel Minnesota, Estate 2002;
Festival per Cori di Ragazzi (da 10 a 17 anni, voci eguali), Namour (Belgio),
13/21 Luglio 2002: Workshops, Open singigng, Play activities… [email protected]
Oltre un centinaio di avvenimenti corali di tutti i generi in tutto il mondo… nella ricca rubrica “Festivals, Concorsi,
Laboratori”.
ONORE ITALIANO AL MERITO… CORALE:
C’è sempre una “Prima volta”, e questa lo è per la segnalazione - sia pure telegrafica (e certamente incompleta) - di
Italiani che si fanno onore a livello mondiale nel campo della Coralità:
GIUSEPPE MIGNEMI, siciliano, Compositore, Direttore di Coro. Con il brano “Le temps
qui passe” ha vinto il terzo premio al Concorso di Composizione Internazionale
“Time” organizzato in Olanda da Jan Vermulst Foundation, Europa Cantat/A Coeur
Joie ed Annie Bank Music Publishers. Partitura reperibile presso: [email protected].
“Europa Cantat Magazine” gli ha dedicato ampio meritato spazio.
CARLO PAVESE, nato nel 1971, ha studiato composizione e direzione corale al
conservatorio G. Verdi di Torino. Ha continuato gli studi a Stoccolma con Gary Graden ed
ora lavora come suo assistente. Ha costituito e dirige molti Cori e Ensembles Vocali.
Recentemente ha vinto il secondo premio al Primo Concorso Internazionale per Giovani
(nati fra 01.01.1970 e 31.12.1981) Direttori di Coro organizzato dalla Liszt Ferenc University
of Music in Budapest in collaborazione con l’Associazione Ungherese dei Cori e Orchestre,
con Europa Cantat e con AGEC. Il nostro Direttore si è imposto su 30 colleghi ammessi a
concorso a fronte di 50 richieste pervenute da tutto il mondo.
Ad entrambi i nostri giovani musicisti porgiamo le congratulazioni più sincere per il riconoscimento ottenuto e
l’augurio che numerosi Cori Italiani - prima di tutti gli altri - possano confermare e rafforzare nei prossimi anni questo
successo, ricavandone piacere ed entusiasmo al Canto Corale, alla Pace, alla Vita.
Nota Finale:
Le notizie di questa edizione provengono da fonti diverse, ma prevalentemente da “International Choral Bulletin” Luglio 2001 e
Ottobre 2001, e da “Europa Cantat Magazine” 2/01.
Di tutti gli argomenti, per forza di cose drasticamente/banalmente riassunti, sono disponibili maggiori informazioni e fotocopia dei
testi completi in inglese, francese, tedesco e spagnolo, inoltrando richiesta a: [email protected] oppure Fax 02-700440733
STE
PROPO
ALPE ADRIA CANTAT
1-8 SETTEMBRE 2002
Quest’anno la tradizionale Settimana Internazionale
di Canto Corale vedrà la collaborazione
di Europa Cantat ed entrerà a far parte
delle iniziative promosse a livello europeo
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concorsi
CONCORSO DI COMPOSIZIONE CORALE
“PIERGIORGIO RIGHELE”
L’Associazione Corale “I Cantori di Santomio”, d’intesa con
l’ASAC e con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale
di Malo, in occasione del quinto anniversario della scomparsa
del maestro Piergiorgio Righele e per ricordare la figura del
proprio fondatore e direttore,
bandisce un concorso per una
composizione corale sacra.
Al concorso possono partecipare musicisti di qualsiasi nazionalità, senza limiti d’età, purché residenti in Italia.
Il concorso è dedicato al mottetto a cappella, da 4 a 8 voci
miste, preferibilmente in lingua latina o italiana, adatto a
essere eseguito dal coro promotore del concorso.
Le composizioni, inedite, mai
eseguite e non premiate in altri
concorsi, dovranno essere inviate in cinque copie a mezzo
raccomandata indirizzata a: I
Cantori di Santomio - Piazzale
Zanini,1 - 36034 Malo (VI), entro e non oltre il 10 aprile 2002
(farà fede il timbro postale). Il
mittente non va riportato sulla
busta. Si declina ogni responsabilità per eventuali disguidi postali.
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La partecipazione al concorso è gratuita.
Le partiture dovranno essere anonime e redatte in modo tale da non rivelare l’identità dell’autore.
Ciascuna partitura dovrà essere contraddistinta da un motto; lo stesso
dovrà essere riportato anche all’esterno di una busta sigillata contenente le generalità e il recapito del compositore e una dichiarazione autografa attestante che la composizione presentata è inedita e che non è
mai stata eseguita nemmeno in parte o premiata in altri concorsi.
La commissione esaminatrice - composta dai maestri Stefano Da Ros,
Pavle Merkù, Gastone Zotto e Nicola Sella (direttore de “I Cantori di
Santomio”) - valuterà a suo insindacabile giudizio i lavori pervenuti.
L’autore della composizione vincitrice riceverà un premio (unico e indivisibile) di 2000 Euro. La commissione esaminatrice ha facoltà di segnalare altre composizioni: ai rispettivi autori verrà assegnato un premio di
500 Euro.
I risultati saranno resi noti entro il mese di maggio 2002.
L’esecuzione pubblica della composizione vincitrice, la premiazione dell’autore, nonché la premiazione delle composizioni segnalate avverranno il giorno 25 settembre 2002, data in cui ricorre il quinto anniversario
della morte del maestro Piergiorgio Righele.
Il vincitore s’impegna, pena la decadenza del premio, a non far eseguire la composizione prima di tale data.
Le partiture inviate non verranno restituite; il coro “I Cantori di Santomio” potrà eseguire, registrare e stampare sia il brano vincitore che
quelli segnalati, senza oneri nei confronti degli autori, i quali saranno
tenuti a fornire al coro la relativa liberatoria di utilizzo e, fatti salvi i diritti d’autore, rinunciano fin d’ora a qualsiasi ulteriore compenso.
L’adesione al concorso comporta la totale accettazione del presente
bando.
Per informazioni rivolgersi al presidente del coro “I Cantori di Santomio”
prof. Giorgio Penzo tel/fax 0445-404278.
Sito internet: www.icantoridisantomio.it - Email: [email protected]
LABORATORIO PERMANENTE DI ELABORAZIONE CORALE
DI VITTORIO VENETO
Crestani, Durighello e Zuccante i docenti dei prossimi workshop
In aprile 2002 un concerto di presentazione dei lavori realizzati
28
Il Laboratorio permanente di elaborazione corale di
Vittorio Veneto - che ha già al suo attivo quattro incontri guidati dai compositori Bon, Durighello, Franceschini, Merkù e Zuccante - prevede per il primo semestre 2002 altri due appuntamenti: 16 e 17 febbraio con Marco Crestani e Gianmartino Durighello;
20 e 21 aprile con Marco Crestani e Mauro Zuccante.
L'iniziativa corsuale - ideata e coordinata da Stefano
Da Ros - è promossa dal Coro A.N.A. e dal Comune di
Vittorio Veneto, d'intesa con l'A.S.A.C., in collaborazione con “La Cartellina” e nell'ambito del Concorso
nazionale corale “Trofei Città di Vittorio Veneto”.
Al Laboratorio possono accedere compositori, direttori di coro, insegnanti di educazione musicale, studenti di composizione e di musica corale. Non è richiesto il possesso di un titolo di studio musicale specifico, la frequenza è gratuita e si può iscrivere anche
chi finora non ha mai partecipato.
Sono previsti momenti di studio e lavoro collettivo,
ma sarà dato molto spazio agli interventi individualizzati, nell'intento di permettere ad ogni corsista di
impegnarsi nel lavoro compositivo assistito, al fine di
realizzare una o più elaborazioni corali, nonché di
presentare e discutere suoi precedenti lavori. Le migliori opere prodotte verranno segnalate alla rivista
“La Cartellina” per la loro pubblicazione. Il workshop di aprile 2002 sarà arricchito da un concerto: alcuni cori eseguiranno in prima assoluta i lavori fin
qui realizzati dai corsisti (provenienti dal Triveneto,
Lombardia e Lazio).
Sede del Corso: Centro artigianale “Le Filande”, via
della Seta, Vittorio Veneto (località S. Giacomo, presso la sede del Coro A.N.A.).
Orari: Sabato ore 9.30-13.00 e 15.30-18.30, Domenica 9.30-12.30 e 14.30-17.30.
Per informazioni ed iscrizioni: tel. 0438.560256 348.5117761 - [email protected]
Spett. redazione
di Choraliter,
riscontro con piacere sull’ultimo
numero del vostro giornale un
forte interesse per la coralità
nelle scuole; in particolare, noto
come da un po’ di tempo vi sia
finalmente una certa attenzione
anche per i cori delle scuole superiori, per lungo tempo trascurati a favore delle analoghe
realtà fiorite nelle scuole elementari e, soprattutto, medie. Il
fenomeno dei cori giovanili negli Istituti superiori sta tuttavia
espandendosi rapidamente, con
alcuni risultati anche di discreta
qualità, testimoniati da numerose rassegne ad essi dedicati (Trieste, Rieti, Roma, Mirano...).
Avendo io fondato 10 anni fa un
coro nel Liceo Scientifico di Trieste in cui allora ero studente, e
continuando ora, da laureato, a
dirigerlo con accresciuta competenza, passione ed impegno,
non posso che essere felice di
notare come anche altrove sia
stata sentita la mia stessa esigenza di “musicalizzare” gli studenti.
Senza entrare nelle molteplici
problematiche tecniche e psicologiche inerenti la direzione di
un coro “scolastico”, nettamente diverse e più delicate rispetto
a quelle di altre formazioni corali, vorrei solamente rimarcare
tra esse l’importanza cruciale
della scelta del repertorio da
proporre ad un coro di questo tipo, onde riuscire a catturare l’interesse e l’entusiasmo dei giovani senza però banalizzare il discorso affrontando brani di dubbio valore artistico che fungano
esclusivamente da “bassa gratificazione” per i neo-coristi, senza portare loro alcuna crescita
culturale e tecnica.
Da parecchi anni credo di aver
trovato un’efficace soluzione a
questo problema proponendo
arrangiamenti della migliore
musica leggera che siano di una
certa qualità, espressività (carat-
teristica non sempre riscontrabile nella musica leggera, ed invece così importante per sviluppare nei ragazzi una loro sensibilità musicale) e di una modesta
difficoltà di esecuzione che accresca anche tecnicamente, nel
tempo, i ragazzi. Avendo trovato raramente arrangiamenti che
soddisfacessero tutte queste caratteristiche, sono stato “felicemente costretto” a crearne appositamente alcuni. Oggi il mio
coro, cresciuto su tali arrangiamenti, oltre a mantenerne in repertorio i migliori, è in grado di
eseguire con discreta efficacia
molteplici generi musicali del
passato e dell’era moderna, e cosa ancora più importante - è
in grado di apprezzare ed entusiasmarsi anche per il repertorio
“colto” che ora propongo. E che
sarebbe stato certamente rifiutato dai ragazzi all’inizio della
loro attività.
Nell’ultimo numero di Choraliter
leggo anche del progetto editoriale MELOS, e di come la terza
fase di esso consterà in una raccolta di composizioni appositamente concepite per cori scolastici. Visti i risultati da me ottenuti (ma, a quanto leggo sugli
ultimi numeri di Choraliter e di
Choralia, la mia strada è stata
battuta con successo anche da
altri direttori italiani), mi permetto di proporre caldamente
che tale volume venga aperto
anche agli arrangiamenti (purchè di una certa qualità, e non
certo a banali armonizzazioni)
di musica leggera, che credo
debbano ritenersi un’arma
estremamente potente che non
ci si può permettere di trascurare nell’avvicinare i giovani alla
coralità.
Nella speranza che la mia proposta venga accolta, nell’interesse
di una sempre più efficiente ‘coralizzazione” degli studenti, mi
permetto di evidenziare l’unico
problema concreto che potrebbe limitare tale iniziativa: il complesso iter burocratico che è ne-
cessario affrontare per ottenere
le autorizzazioni a pubblicare
un arrangiamento di musica leggera; personalmente non mi sono mai interessato a fondo della
questione, non avendo finora
avuto interesse a pubblicare i
miei arrangiamenti, ma mi è stato riferito di numerosi “arrangiatori” che si sono dovuti arrendere alla complessità della
procedura.
Ai fini dell’apertura - che io auspico - di questo terzo volume a
tali arrangiamenti, che presumo
proverrebbero numerosi da molte parti d’Italia, una proposta:
non potrebbe essere più semplice che fosse il curatore dell’iniziativa (o qualcuno da lui delegato) a risolvere in una sola volta il problema delle autorizzazioni di tutti i brani che verrebbero lì pubblicati, anziché i singoli arrangiatori? Ciò, oltre a
semplificare il lavoro aprendo
un’unica pratica presso un unico
ufficio, sostituirebbe un vantaggio poiché tale lavoro potrebbe
essere delegato ad una persona
effettivamente competente in
materia, magari qualcuno che
abbia già svolto tali procedure,
evitando problemi ed accelerando i tempi.
In alternativa, se ciò non fosse
possibile, vi chiedo gentilmente
di mettermi in contatto con
qualcuno che abbia già svolto
tali procedure (altri arrangiatori
oppure editori interessati al genere) per poter chiedere loro
maggiori informazioni.
Rimango disponibile, nella speranza di un vostro cortese riscontro. Nel frattempo, i miei arrangiamenti (come quelli di
molti miei colleghi) sono pronti,
a disposizione vostra e dei cori
interessati che da anni me li richiedono.
Attendono
solo
un’autorizzazione.
Cordiali saluti.
lettere
✉ RICEVIAMO...
Andrea Mistaro
e-mail: [email protected]
29
iniziative editoriali
COLLANA PER I CORI GIOVANILI
BANDO DI SELEZIONE
PRIMO VOLUME
La Feniarco ha avviato alcuni progetti editoriali per la pubblicazione di nuovi repertori per i
cori italiani e per promuovere la produzione corale dei nostri compositori.
Dopo la pubblicazione del primo volume della collana MELOS e la scelta dei brani da inserire nel volume
per i CORI SCOLASTICI si propone ai compositori italiani di contribuire alla realizzazione del primo volume dedicato ai CORI GIOVANILI (15 / 19 anni).
Ogni compositore può inviare non più di due composizioni.
La valutazione delle opere da pubblicare sarà espressa dalla Commissione Artistica della Feniarco la quale prenderà in considerazione le composizioni che rispondano indicativamente ai seguenti requisiti:
3. Composizioni la cui durata non vada oltre i 4 minuti.
1. Composizioni per coro originali ed inedite
(con l’esclusione di elaborazioni, armonizzazioni o
arrangiamenti di canti popolari e di altre melodie).
6. I testi, per i quali il compositore stesso dovrà ottenere il permesso di utilizzo da chi ne detiene i
diritti, potranno essere tratti da poesie, opere
letterarie o composti dagli stessi musicisti ed
ispirati ad argomenti, eventi e situazioni collegabili al curriculum scolastico o agli interessi del
mondo giovanile.
2. Composizioni scritte per uno dei seguenti organici a cappella: coro misto, coro maschile, coro
femminile senza escludere la presenza “ad libitum” di parti solistiche e di accompagnamenti o inserti strumentali, fino ad un massimo di
quattro strumenti. Nella scelta di questi si tenga
conto di quelli maggiormente diffusi tra i giovani
(pianoforte, tastiera, chitarra, chitarra basso, percussioni, flauto, violino ecc ).
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4. Composizioni di produzione nuova o recente
che, prendendo spunto da qualche elemento tratto dalle esperienze e dall’immaginario musicale dei giovani, possa istintivamente attrarne
l’attenzione.
5. Composizioni che si avvalgano di una scrittura
semplice, e che tenga conto delle possibilità
vocali di un coro formato di giovani di età compresa tra i 15 ed i 19 anni. (Si consiglia di differenziare la proposta, soprattutto per quanto riguarda il numero delle voci, per due fasce di età:
15/16 anni massimo 2/3 voci, 17/19 anni 3/4 voci).
7. Le composizioni dovranno pervenire alla Feniarco,
in 8 copie, entro il 30 aprile 2002 (farà fede il timbro postale).
È richiesta una scheda di presentazione dell’autore e
del brano come per i precedenti volumi.
GIRO GIRO CANTO
MELOS 2
BRANI SELEZIONATI
BRANI SELEZIONATI
TITOLO
Alla fiera di Rapallo
Alla Formica
Caccia Siciliana
Caccia, caccia la stregaccia
Fides
Filastrocca dell'alfabeto
Filastrocca di Capodanno
Filastrocche Immaginarie
Il canto dell'orso
Il lupo e il cacciatore
La bella pastorella
La cicala a tarda sera
La luna al guinzaglio
La rana e Il bue
Le vocali
Notte
Pagnotta, galletta, biscotto
Pescator che vai sul mare
Quanti erano?
Solidarietà
Sotto la luna
Trittico di filastrocche
Ua he he
Verso il mare
AUTORE
Giavina Riccardo
Ganzerla Cristina
Bon Paolo
Pasteris Sergio
Zuccante Mauro
Tommasi Carlo
Ganzerla Cristina
Bellomi Francesco
Rosati Pietro
Frattini Roberto
Korn Sebastian
Giavina Riccardo
Lucci Paolo
Longo Maurizio
Zotto Gastone
Zuccante Mauro
Pasteris Sergio
Lucci Paolo
Dal Prà Massimo
Pressato Giorgio
Visioli Tullio
Buccolo Marco
Rosati Pietro
Tessarin Marcella
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TITOLO
Aga da Ravedis
Angelo di Dio
Ave Regina Coelorum
Ave Verum
Avidamente allargo la mia mano
Camioncino
Caterina dal Corai
Crucifixus
Di chi ti chiama Santa
Diffusa est gratia (per coro maschile)
Ecoute
Incanto samanico
Invito
Luci serene e chiare
Luna
Mini-minimalismo
Miserere
Missa brevis (Agnus Dei)
O Pater
O Vos Omnes
Pange lingua
Recordare
Salve Regina
Se io muoio, non affliggerti
Stelle senza nome
Vivere ancora
AUTORE
Silingardi Sara
Fipponi Maurizio
Biancamano Angelo
Pasut Bruno
Kirschner Alessandro
Filippi Sandro
Miaroma Enrico
Tommasi Carlo
Buggiani Alessandro
Da Ros Stefano
Mazza Angelo
Scattolin Pier Paolo
Furgeri Biancamaria
Miani Renato
Margutti Corrado
Ivaldi Lucio
Liturri Vito
Donati Lorenzo
Messore Guido
Crestani Marco
De Francesco liario
Pressato Giorgio
Dipiazza Orlando
Pasteris Sergio
Coppotelli Guido
Mantini Carlo
UNA RACCOLTA DI CANTI PER BAMBINI
di Mauro Zuccante
La crescente richiesta di nuove musiche per i cori scolastici (da non confondere con i cori di voci bianche,
selezionati negli organici e istituzionalmente orientati all’attività concertistica), ha suggerito alla Feniarco
la realizzazione di un’antologia di brani appositamente scritti per gli alunni che frequentano la scuola dell’obbligo.
La Commissione artistica della Feniarco, nel valutare i canti da pubblicare, ha tenuto in primaria considerazione il valore didattico e musicale dei brani che numerosi compositori italiani hanno voluto sottoporre al
suo giudizio, nonché la validità dei testi letterari che essi presentavano, in relazione all’età e al vissuto emozionale degli alunni e studenti delle varie età.
Ne è uscito un volume che presenta una forte unità di obiettivi, ma, nel contempo, un’interessante varietà
di proposte stilistiche e di genere: si va dalle filastrocche infantili, alle melodie accompagnate semplici e lineari, agli arrangiamenti più articolati nella veste polivocale e nei suggerimenti di accompagnamento strumentale.
Punto di forza della prossima pubblicazione della Feniarco è il CD che ad essa verrà allegato, contenente l’esecuzione di tutti i canti. E’ innegabile che l’ausilio di un supporto audio, ben curato nella qualità tecnica e
nella corrispondenza alle intenzioni degli autori, agevolerà gli istruttori di coro e gli insegnanti che vorranno sfogliare le partiture proposte.
Notevole, inoltre, lo sforzo che verrà compiuto nella distribuzione. E’ stato stabilito, infatti, di diffondere il
volume, inviandone gratuitamente una copia a tutte le scuole elementari e medie d’Italia, oltre, naturalmente, a tutte le Associazioni corali regionali e ai cori ad esse iscritti.
Con i migliori Auguri
di Buon Natale
e di un Sereno 2002