Negli ultimi decenni la mediazione dei conflitti è piuttosto diffuso e si

MEDIAZIONE DEI CONFLITTI E SERVIZIO SOCIALE
ARGENTO GABRIELLA, ASSISTENTE SOCIALE – MEDIATRICE
Consulente Specialista Esterno di S.O.S. Servizi Sociali On Line
Negli ultimi decenni la mediazione dei conflitti è piuttosto diffuso e si è assistito ad
un progressivo incremento dei settori in cui tale tema
trova applicazione. In generale, per mediazione dei
conflitti (di seguito detta “mediazione”), s’intende un
metodo per la risoluzione dei conflitti riguardanti due o
più parti, la quale partendo dalla condivisione di uno o
più interessi, con l’aiuto di un terzo, equiprossimo ed
equidistante, ossia il mediatore, mira ad individuare
soluzioni ritenute reciprocamente soddisfacenti tra le
stesse parti. Principio fondamentale della mediazione è che le persone coinvolte
rappresentino le uniche protagoniste della propria vita e che il conflitto sia un evento
naturale e pertanto insito all’esistenza umana; tale aspetto, comporta che così come
esso è sorto, allo stesso modo può essere risolto, purché ciascuna delle parti
interessate sia disposto a riappropriarsi delle proprie responsabilità e dei relativi
compiti. La mediazione a differenza di altre forme di risoluzione delle controversie
non si ispira allo schema “win- lose”, tipico delle procedure giudiziarie, bensì alla
logica “win- win”, nel senso che l’obiettivo è che entrambe le parti escano vincitrici
dal conflitto e dunque soddisfatti sugli accordi presi. La mediazione si
contraddistingue per una connotazione di tipo pratica, in quanto l’azione del
mediatore è volta a sostenere le parti nel fare emergere il conflitto che intercorre tra
loro, ascoltare le loro emozioni e difficoltà. Essa si articola in diversi incontri,
variabili da un caso all’altro, durante i quali le parti, guidati dal mediatore affrontano,
seguendo una approssimata calendarizzazione, le questioni ritenute rilevanti;
obiettivo è far sì che le parti ripristinino la comunicazione tra loro in maniera
costruttiva e stabiliscano una serie di accordi da rispettare, in quanto condivisi da
entrambe.
Sostanzialmente la mediazione si caratterizza come forma di giustizia alternativa per
una risoluzione funzionale di controversie riguardanti: ambito coniugale e più in
generale familiare (incomprensioni tra fratelli e/o sorelle, genitori e figli, ecc…),
insegnanti e studenti, insegnanti e genitori, vicinato, medico e paziente, ecc…Nello
specifico, attualmente si parla di mediazione con riferimento a svariate aree, quali:
sociale, comunitaria, penale, scolastica, culturale, sanitaria, penitenziaria, di
quartiere, familiare e nei luoghi di lavoro.
Il mediatore è tenuto a rispettare una deontologia specifica e soprattutto deve
garantire la massima riservatezza relativamente a quanto si verifica nel corso degli
incontri e non può dare consigli, né imporre soluzioni. Il processo di mediazione è
volontario: esso è scelto liberamente dalle parti e non ha alcun effetto vincolante,
poiché se ritenuto opportuno, può essere interrotto in qualsiasi momento.
La mediazione costituisce uno strumento vantaggioso da diverse angolazioni ed in
particolare:
– aumenta la probabilità che gli accordi presi siano mantenuti nel tempo, in quanto
se ritenuto opportuno dalle parti, possono sempre essere modificati;
– riduce i livelli di stress delle parti e offre uno spazio commisurato alle esigenze
delle stesse;
– comporta un dispendio economico (spesso il servizio di mediazione è offerto
gratuitamente) e temporale inferiore rispetto alle vie tradizionali di tipo
giudiziario;
– mira a salvaguardare la relazione, in quanto gli accordi presi sono condivisi e
presi dai protagonisti del conflitto.
Il mediatore è un professionista laureato in Scienze Giuridiche o Sociali, che
intraprende una specifica preparazione post- laurea in mediazione, attraverso master
universitari di primo o di secondo livello oppure corsi di formazione, al fine di
operare come professionista neutrale che aiuta le parti a ristabilire una comunicazione
tra loro. A questo proposito, un fenomeno oggi altamente diffuso vede protagonisti
numerosi assistenti sociali interessati alle iniziative formative di mediazione. Si tratta
indubbiamente di un aspetto positivo, indicatore dell’evoluzione in corso che
contraddistingue la professionale dell’assistente sociale, maggiormente aperta ad una
formazione costante e di tipo superiore, e dunque sempre più in grado di fronteggiare
le sfide che il nuovo millennio prospetta. Questo fattore, peraltro, svela la stretta
relazione che intercorre tra le due figure professionali, relativamente tanto alla
formazione quanto agli ambiti di intervento. In primo luogo, l’assistente sociale
parimenti al mediatore fa riferimento ad una filosofia di fondo caratterizzata da
aspetti, quali per esempio: garanzia e tutela dei diritti umani; centralità delle persone
in quanto protagoniste esclusive delle loro vite; riconoscimento e rispetto delle
differenze; riscoperta della reciprocità e dell’autodeterminazione delle parti;
valorizzazione del processo di comunicazione e dell’approccio dialogico. Del resto
nelle diverse attività di servizio sociale la mediazione, se pur in maniera indiretta e
inconsapevole, da sempre ha trovato posto. A questo proposito Samory, nel Manuale
di scienza di Servizio sociale (2004), scrive: la mediazione (..) sta diventando una
tecnica chiave che ridefinisce o incrocia il cammino di numerose professioni, fino ad
essere proposta quale competenza di una specifica nuova professione nell’area dei
conflitti famigliari, o nelle conoscenze culturali e comunicative di base, nell’area di
interventi di aiuto ai nuovi immigrati in difficoltà, per aiutare a definire gli elementi
significativi da conoscere (...). il tema “Mediazione ”si presenta quindi con tante
sfaccettature ed ha acquistato in questi ultimi anni risonanze e risvolti diversi
secondo gli ambiti in cui viene applicato (...).
Per tale motivo per queste due professioni è centrale disporre di buone capacità di
progettazione di fronte ai problemi e ai bisogni, al fine di attuare percorsi di risposta
individualizzati in cui le parti assumono il ruolo di protagonisti. Del resto la
mediazione, così come il servizio sociale, si propone come intervento dotato di
valenza pedagogica, in quanto appare fondamentale la capacità di apprendere
dall’esperienza in maniera creativa e nel pieno rispetto dell’autodeterminazione delle
parti. Ne deriva che tanto per il mediatore familiare quanto per l’assistente sociale,
elemento centrale è la relazione che si instaura all’interno del contesto d’aiuto e che
diventa lo strumento principale dell’operatore. Entrambi gli operatori intendono
sostenere le capacità delle parti ed esaltare le loro risorse secondo le logiche operative
previste dall’empowerment, rispettando i loro valori e le loro idee; infatti, solo in
questo modo le persone si sentiranno concretamente coinvolte e valorizzate e di
conseguenza più disposte ad impegnarsi affinché si realizzi un loro cambiamento.
La possibilità di intraprendere un percorso di studi di mediazione, innegabilmente
rappresenta per l’assistente sociale una valida opportunità per intraprendere un
“progetto di professionalizzazione”, che si pone in termini di differenziazione e
continuità rispetto alla formazione trasversale incluso nell’iter accademico di servizio
sociale. Continuità, in quanto alcune discipline previste dai master in mediazione
sono parte integrante del percorso universitario di servizio sociale e allo stesso tempo
differenziazione, invece, nel senso che molte altre appaiono del tutto nuove. A
confermare quanto detto, di frequente i principali insegnamenti previsti dai piani di
studio dei master in mediazione comprendono discipline, quali: Diritto di famiglia;
Giustizia riparativa e tutela della vittima; Analisi del territorio; Psicologia sociale;
Psicologia dinamica Tecniche negoziali e pratiche di mediazione; Progettazione e
organizzazione servizi sociali; Teorie del conflitto e della mediazione; Sociologia
della famiglia; Sociologia dell’educazione; Sociologia della salute; Sociologia
comunicazione; Sociologia religioni; Sociologia del lavoro; Pianificazione e
strumenti di partecipazione sociale; Sociologia dell’ambiente e Sociologia delle
migrazioni, ecc… Peraltro, gli sbocchi professionali per gli esperti in mediazione
risultano complementari a quelli di servizio sociale ed in particolare riguardano:
 attività formativa nelle scuole finalizzata alla gestione e alla prevenzione dei
conflitti, educazione alla comunicazione e alla convivenza democratica;
 Attività professionale di mediazione dei conflitti, sia a titolo di libera
professione sia all’interno di servizi pubblici e del privato sociale rivolti alle
famiglie e/o ai quartieri;
 consulenza e progettazione di servizi dedicati alla famiglia e alla comunità,
anche in riferimento a percorsi di integrazione sociale di cittadini stranieri.
Inoltre, dal momento che tale professionista opera prevalentemente nella prospettiva
del lavoro di rete e di tipo interdisciplinare, l’attività di mediazione potrà avere
notevoli ripercussioni positive anche nei riguardi dell’organizzazione e delle altre
istituzioni coinvolte nella gestione delle specifiche situazioni prese in carico. D’altro
canto assistente sociale e mediatore sono entrambi qualificati agenti di cambiamento.
Quest’ultimo, infatti, costituisce “fine e mezzo” di tali professioni e si concretizza in
svariate attività volte a: promuovere la qualità della vita e lo sviluppo dell’utenza a
livello micro- meso e macro sociale, prevenire comportamenti devianti, mantenere
saldo il legame genitoriale e di comunità, garantire il dialogo inter ed intra
generazionale, agire per il recupero e per la prevenzione di situazioni a rischio di
devianza, ecc.. Mediazione e servizio sociale, pertanto, sarebbe auspicabile che
procedessero secondo prospettive di sinergia e di arricchimento reciproco, in modo
da contribuire al continuo miglioramento delle competenze professionali.
BIBLIOGRAFIA
- Albano Ugo, Bucci Luigi, Esposito Diego C. “Servizio Sociale e libera professione.
Dal lavoro dipendente alle opportunità di mercato” Carocci Faber, 2008
- Estratti Master Internazionale di Processi di Mediazione: Famiglia,Comunità e
Cultura”. Università degli Studi di Palermo, Facoltà di Lettere e Filosofia, in
partenariato con l’università di Barcellona, l’istituto Universitario Kurt Bosch Sion
(Ch) in concorso con il Polo Universitario di Agrigento. Anno accademico 2007/
2008