Magnetismo Campo magnetico Il campo magnetico è una grandezza vettoriale, ha quindi un MODULO, una DIREZIONE e un VERSO. H Il campo magnetico viene rappresentato da un vettore indicato come H Linee di forza del campo magnetico Si possono osservare , ad esempio, disponendo della limatura di ferro su un foglio di carta che sia immerso in un campo magnetico. Ogni granulo di ferro si comporta come un minuscolo magnete e l’insieme dei granuli si dispone secondo le linee di forza del campo magnetico. Il campo risulta più intenso dove la limatura si addensa, e quindi dove le linee di forza sono particolarmente ravvicinate. Campo magnetico prodotto da un magnete permanente Il campo si intensifica in due zone dette POLI magnetici, identificati come polo NORD e polo SUD, in analogia con quanto avviene con le cariche elettriche si ha che poli opposti si attraggono e poli identici si respingono. Ing. Giuseppe Cisci 2005 -2006 1 Campo magnetico prodotto da correnti Il campo magnetico può essere prodotto, oltre che dai magneti, anche da cariche elettriche in movimento, e quindi CORRENTI elettriche In ogni caso le linee di forza del campo magnetico sono chiuse. Casi particolari sono CONDUTTORE RETTILINEO Una SPIRA Un SOLENOIDE Ing. Giuseppe Cisci 2005 -2006 2 Campo magnetico prodotto da un conduttore rettilineo Le linee di forza sono disposte secondo dei cerchi concentrici che giacciono su piani ortogonali al conduttore. La loro orientazione è tale da rispettare la cosiddetta regola del cavatappi: se si dispone il cavatappi nella direzione della corrente che attraversa il conduttore, le linee di forza sono orientate nel senso di rotazione del cavatappi. Un altro metodo per determinare il verso delle linee di forza è quello di disporre il pollice della mano destra nella direzione della corrente, il verso di chiusura delle dita rimanti coincide con quello del campo magnetico L’intensità del campo dipende dalla distanza R e dalla corrente I secondo la seguente relazione: I H 2 R H Ing. Giuseppe Cisci 2005 -2006 3 Campo magnetico prodotto da un solenoide Un numero di spire N avvolte su un supporto cilindrico costituisce un solenoide. Sommando i contributi di ogni singola porzione di conduttore si ottiene un campo magnetico come quello rappresentato in figura: Si può notare come il campo magnetico sia uniforme all’interno del solenoide, sia come direzione che come intensità, mentre all’esterno le linee di forza si chiudano su loro stesse. L’intensità del campo magnetico, all’interno del solenoide, si ricava mediante la seguente espressione: H N I l dove: N = numero di spire I = intensità della corrente elettrica l = lunghezza del solenoide Il verso si determina avvolgendo il solenoide con la mano destra nel senso di percorrenza della corrente. In questa maniera il pollice indica il verso del campo. Dall’analisi dimensionale delle formule precedenti consegue che il campo magnetico si esprime in A m Ing. Giuseppe Cisci 2005 -2006 (Ampere su metro) 4 Induzione magnetica Quando un materiale viene sottoposto a un campo magnetico si magnetizza in maniera più o meno evidente. La induzione magnetica è una misura di questa magnetizzazione e si indica con la lettera B e dipende dal campo magnetico secondo la seguente relazione: B H Dove: B = induzione magnetica μ = permeabilità magnetica assoluta H = campo magnetico. Essendo dipendente dal campo magnetico anche l’induzione sarà una grandezza di tipo vettoriale. L’unità di misura del campo magnetico è il Tesla (T) o in alternativa il Weber su metro quadro (Wb/m2). La permeabilità magnetica determina quanto un materiale si magnetizzi facilmente, e si misura in Henry/metro (H/m). La permeabilità magnetica assoluta viene espressa come prodotto tra una costante μ0, permeabilità magnetica del vuoto, pari a 4∙π∙10-7 H/m, e un coefficiente chiamato permeabilità magnetica relativa, μr caratteristico per ogni materiale. 0 r Permeabilità del vuoto H 0 4 10 m 7 Permeabilità relativa r 0 (Essendo un coefficiente non ha unità di misura ma è un numero puro). A seconda del valore di permeabilità i materiali, dal punto di vista magnetico vengono classificati come: materiali DIAMAGNETICI μr < 1 (μr ≈ 1) Esempio: rame, argento, oro Esempio: aria, alluminio, materiali PARAMAGNETICI μr > 1 (μr ≈ 1) platino Esempio: carbonio, ferro, materiali FERROMAGNETICI acciaio, μr >> 1 nichel, cobalto La permeabilità magnetica non è costante ma, in particolare per i materiali ferromagnetici, varia in funzione del campo magnetico. Questi materiali conservano le proprietà magnetica fino a qualche centinaio di gradi centigradi, le perdono invece quando viene superata una temperature molto elevata detta PUNTO DI CURIE. (es: 770°C per il ferro). Ing. Giuseppe Cisci 2005 -2006 5 Curva di magnetizzazione Dato che la permeabilità non è una costante ma varia in funzione del campo magnetico è importante analizzare la curva di magnetizzazione di un materiale ferromagnetico. Questa curva descrive l’andamento dell’induzione magnetica in funzione del campo magnetico. B H zona lineare zona di saturazione Come evidenziato nella curva inizialmente il materiale ha un comportamento lineare, cioè all’aumentare del campo magnetico, aumenta anche l’induzione. Successivamente si verifica un fenomeno noto come SATURAZIONE, avviene infatti che nonostante il campo magnetico aumenti, l’induzione non aumenti in maniera ad essa proporzionale ma resti quasi costante. Questo può essere spiegato immaginando il materiale come formato da un insieme di “magnetini” (domini magnetici) orientati in maniera casuale. Se questi vengono sottoposti a un campo magnetico si orientano lungo le sue linee di forza. Quando però sono tutti orientati, anche all’aumentare del campo magnetico, l’induzione, ossia la magnetizzazione, ormai massima, non può più aumentare. Ing. Giuseppe Cisci 2005 -2006 6 Ciclo di isteresi La curva di magnetizzazione vista in precedenza vale solo per materiali vergini, cioè che non siano stati magnetizzati in precedenza. Cosa succede se un materiale viene magnetizzato ciclicamente? L’andamento della magnetizzazione, in questi casi, ha un andamento particolare che viene definito ciclo di isteresi. Inizialmente il materiale viene magnetizzato e B segue la curva illustrata nel paragrafo Bm precedente. In corrispondenza del valore massimo del campo magnetico Hm , viene raggiunto il valore massimo dell’induzione Bm Hm H B Se il campo magnetico diminuisce fino a tornare a zero, la curva è diversa da quella iniziale e il materiale rimane comunque magnetizzato. Il valore di induzione viene detto INDUZIONE RESIDUA Br Br H B per riportare a zero la magnetizzazione occorre applicare un campo magnetico di segno opposto detto campo coercitivo Hc . -Hc H B -Hm H se il campo magnetico aumenta ulteriormente, in corrispondenza del suo valore massimo negativo –Hm si raggiunge l’induzione massima negativa –Bm , simmetrica rispetto alla magnetizzazione iniziale -Bm Ing. Giuseppe Cisci 2005 -2006 7 B H -Br analogamente a quanto avvenuto in precedenza, se il campo magnetico viene riportato a zero, il materiale rimane magnetizzato, con un valore di induzione residua –Br, simmetrico rispetto alla seconda figura. per riportare a zero la magnetizzazione occorre applicare un campo magnetico coercitivo uguale e opposto a quello della terza figura. B Hc H in definitiva il ciclo di isteresi completo e rappresentato nella figura sottostante B H Ing. Giuseppe Cisci 2005 -2006 8 Flusso magnetico Il flusso magnetico è pari al prodotto tra l’induzione magnetica e l’area della superficie da essa attraversata: BS Il flusso magnetico si misura in Weber (Wb). La formula precedente è valida solo se l’induzione magnetica è ortogonale alla superficie, in caso contrario occorre tenere conto solo della componente dell’induzione magnetica ortogonale ad essa. B S cos L’angolo α è formato dalla perpendicolare alla superficie e dalla direzione dell’induzione magnetica. A parità di flusso magnetico, in una zona con superficie maggiore si ha un valore di induzione minore. Le zone dello spazio in cui il flusso magnetico è costante costituiscono un TUBO DI FLUSSO. Ing. Giuseppe Cisci 2005 -2006 9 Induzione elettromagnetica Quando un conduttore si trova immerso in un flusso variabile nel tempo, su di esso si genera un forza elettromotrice che si oppone alla variazione del flusso magnetico. Più correttamente si dice che il conduttore si concatena con un flusso magnetico e su di esso di genera un tensione indotta data dalla variazione del flusso concatenato (cioè raccolto dal conduttore) nel tempo. Tutto questo viene riassunto dalla legge di FARADAY-NEUMANN-LENZ: e t e = tensione indotta ΔΦ = variazione del flusso concatenato Δt = variazione del tempo La variazione del flusso concatenato può essere causata da una variazione della posizione del conduttore (solenoide, spira o conduttore rettilineo) oppure da una variazione della corrente nel circuito che produce il campo magnetico. esempio: conduttore in moto in un campo magnetico uniforme si consideri un campo magnetico entrante nel piano del foglio, con associata un’induzione B. Si consideri inoltre un conduttore di lunghezza l, disposto come in figura, che si muova con velocità v, da sinistra verso destra. In un intervallo di tempo Δt il conduttore percorrerà una distanza Δx = v∙Δt. La spira su poggia il conduttore è quindi soggetta a una variazione di flusso in quanto la sua area aumenta. Applicando la legge di Faraday Neumann Lenz: E B l x B l v t t sul conduttore si induce quindi una tensione E= B∙l∙v con direzione tale da far circolare una corrente che, generando a sua volta un campo magnetico, si oppone all’aumento del flusso concatenato. Ing. Giuseppe Cisci 2005 -2006 10 Regola di Fleming Per determinare il verso della tensione indotta si può utilizzare la regola di Fleming o della mano destra. Disponendo le tre dita della mano destra a formare degli angoli di 90° tra loro, si posiziona l’indice secondo il verso dell’induzione B, il pollice lungo la direzione della velocità v, il medio fornirà direzione e verso della tensione indotta. Una particolare applicazione della legge di Faraday – Neumann – Lenz, e in particolare della tensione indotta su un conduttore in moto in un campo magnetico, si ha nei generatori elettrici, alternatori e dinamo. Ing. Giuseppe Cisci 2005 -2006 11 Autoinduzione Quando un conduttore è percorso da corrente si genera un campo magnetico, a questo è associato un flusso magnetico Il coefficiente di autoinduzione indica quanto flusso si concatena con il conduttore quando questo viene percorso da una corrente unitaria c L I L si chiama coefficiente di autoinduzione o INDUTTANZA e si misura in Henry [H] esempio induttanza di un solenoide se un solenoide viene attraversato da un corrente I si genera la suo interno un campo magnetico H: H N I l L’induzione magnetica sarà: B H Il flusso all’interno del solenoide vale: BS sostituendo il valore di B e poi quello di H nell’espressione precedente si ottiene: H S N I S l il flusso totale raccolto (flusso concatenato) sarà dato dal numero di spire del solenoide per il flusso al suo interno N I N2 S c N N S I l l da questo si determina l’induttanza L N2 S L l Ing. Giuseppe Cisci 2005 -2006 12 Forza di Lorentz Quando un conduttore percorso da corrente si trova immerso in un campo magnetico, su di esso agisce una forza detta FORZA di LORENTZ. Nella figura precedente il verso della corrente, indicato con un segno + (sarebbe la coda della direzione della corrente), risulta entrante nel foglio. Se il conduttore è ortogonale al campo magnetico, la forza di Lorentz è massima e la sua direzione è ortogonale a entrambi, per determinarne il verso si utilizza la regola della mano sinistra. Disponendo le tre dita della mano sinistra a formare degli angoli di 90° tra loro, si posiziona l’indice secondo il verso dell’induzione B, il medio lungo la direzione della corrente I, il pollice fornirà direzione e verso della forza F agente sul conduttore. L’intensità della forza si determina con la seguente relazione: F B l i dove • F : forza perpendicolare alle linee del campo e al conduttore; • i : intensità della corrente che percorre il conduttore immerso nel campo; • l : lunghezza utile, ovvero riferita alla parte immersa nel campo magnetico. La forza di Lorentz è il principio in base al quale funzionano i motori elettrici. Ing. Giuseppe Cisci 2005 -2006 13