SCIENZA DELLE FINANZE
Facoltà di Scienze Economiche e Giuridiche
Corso di Economia aziendale
Prof. MICHELE SABATINO
Analisi delle
Imposte
Tassazione e distribuzione
del reddito
Il dibattito sui sistemi fiscali
Già in precedenza avevamo iniziato a
parlare di sistema tributario e di
imposte e di distribuzione del reddito.
Ma vediamo di capire come il sistema
tributario e le imposte possano
incidere sui cittadini e sulle imprese.
Partiamo da un esempio:
Il dibattito sui sistemi fiscali
Supponiamo che il prezzo di una bottiglia di vino sia pari a
10 euro. Lo Stato introduce un’imposta di 1 euro alla
bottiglia, che viene pagata dal produttore ogni volta che
viene venduta una bottiglia. In prima approssimazione si
potrebbe concludere che è il produttore a pagare l’imposta.
Immaginiamo che, a seguito dell’introduzione dell’imposta,
il prezzo della bottiglia salga a 11 euro. Il produttore riceve
lo stesso importo per bottiglia che otteneva prima
dell’imposta e la sua condizione non è peggiorata; al
contrario, i consumatori pagano l’intera imposta sotto forma
di prezzi più elevati.
L’onere dell’imposta ricade tutto sui consumatori.
Il dibattito sui sistemi fiscali
Se invece dopo l’imposta il prezzo aumenta solo a 10,30
euro, il produttore trattiene per sé solo 9,30 euro per ogni
bottiglia venduta e il suo benessere peggiora per 70
centesimi alla bottiglia.
In questo caso, anche i consumatori vedono peggiorata la
loro situazione (ma meno che nel caso precedente) perché
devono pagare 30 centesimi in più alla bottiglia.
L’onere dell’imposta viene ripartito (30 cent. contro 70) tra
produttore e consumatori.
Incidenza legale, incidenza
economica e traslazione
dell’imposta
L’incidenza legale indica il soggetto che è giuridicamente tenuto
al pagamento dell’imposta (contribuente di diritto): da questo punto
di vista i due casi appena presentati sono identici perché
l’incidenza legale gravava sempre sul produttore. Poiché i prezzi
possono variare in seguito all’introduzione di un’imposta,
l’incidenza legale non fornisce alcuna indicazione su chi versa
veramente l’imposta.
Al contrario, l’incidenza economica dell’imposta rappresenta la
variazione nella distribuzione del reddito determinata dalla sua
introduzione, ovvero chi ne sopporta effettivamente l’onere
(contribuente di fatto).
E’ quindi necessario comprendere i fattori che determinano l’entità
della differenza tra l’incidenza legale e quella economica, ossia
l’entità della traslazione dell’imposta.
Possibili percorsi ed effetti per un
contribuente colpito da una (generica)
imposta
non evita l’imposta
riduzione di potere
d’acquisto e benessere
del contribuente
evita l’imposta
senza perdita di
gettito per il
Governo
traslazione
(sostituzione del contribuente
di diritto con un contribuente
di fatto)
in avanti
obliqua
all’indietro
con perdita di
gettito per il
Governo
evasione
legale
frode
artifici legali
deterioramento base imp.
esenzioni
L’incidenza delle imposte
Nonostante la maggior parte dei sistemi fiscali preveda la
tassazione sia delle persone fisiche sia delle persone
giuridiche, per l’economista solo le persone fisiche (azionisti,
lavoratori, proprietari di immobili, consumatori) sopportano il
carico fiscale.
Ma se solo le persone fisiche possono essere gravate dal
carico fiscale, come dovrebbero essere classificate queste
ultime ai fini dell’analisi dell’incidenza?
Spesso si fa riferimento al ruolo delle persone fisiche come
fornitori di fattori di produzione (input) del processo produttivo:
l’analisi dell’incidenza è condotta osservando come il sistema
fiscale modifica la distribuzione del reddito ripartendolo tra
capitalisti, lavoratori e proprietari di immobili (è la c.d.
distribuzione funzionale del reddito).
L’incidenza delle imposte
Questa impostazione è oggi in parte superata, in quanto – di
fatto – nella maggior parte dei Paesi occidentali la maggioranza
delle persone che si mantengono con il proprio reddito da lavoro
possiedono anche libretti di risparmio e/o azioni ordinari e a sua
volta chi possiede grandi quantità di capitale lavora a tempo
pieno.
Pertanto sembra più importante esaminare come le imposte
influiscano sulla distribuzione del reddito totale, cioè sulla
distribuzione quantitativa del reddito (c.d. distribuzione
personale del reddito).
Le fonti e gli impieghi del
reddito
Nell’esempio precedente dell’imposta sulla bottiglia di
vino, si può presupporre che gli effetti distributivi
dell’imposta dipendano sostanzialmente dai modelli di
spesa degli individui. Se il prezzo del vino aumenta, tutti
coloro che tendono a consumarne molto vedono
peggiorare il loro benessere. Ma se l’imposta riduce la
domanda di vino, anche i fattori impiegati nella produzione
possono perdere del reddito (i proprietari dei vigneti, i
lavoratori delle imprese vinicole,…).
Fattori che influenzano
l’incidenza
Influiscono sui risultati sia il sistema di determinazione dei
prezzi (e il modello che la descrive), sia la dimensione
temporale dell’analisi.
Con l’analisi dell’incidenza con bilancio in pareggio si
calcola l’effetto combinato dell’imposizione fiscale e della
spesa pubblica finanziata dalle stesse imposte.
In generale l’effetto distributivo finale di un’imposta dipende
anche da come la pubblica amministrazione spende il denaro
acquisito dall’imposizione (come farebbero i consumatori? Per
finalità specifiche: no, sì – quali?). Quindi l’analisi deve tenere
conto degli effetti sia delle risorse prelevate che delle spese
effettuate con quelle risorse.
Analisi dell’incidenza
differenziale
Nella maggior parte dei casi il gettito fiscale non viene
destinato a spese particolari e quindi l’analisi con pareggio
di bilancio sembra molto relativa.
Si preferisce allora analizzare come varia l’incidenza
quando si sostituisce un’imposta con un’altra, a parità di
entrate per le PA.
Questo tipo di analisi (detta dell’incidenza differenziale
dell’imposta) confronta gli effetti sulla distribuzione del
reddito di imposte alternative. Parametro di riferimento per
queste analisi è l’imposta a somma fissa (i cui effetti non
dipendono dal comportamento del contribuente - Es.
imposta a somma fissa di 500 €). Si analizzano gli effetti
diversi tra una imposta (percentuale) e una imposta a
somma fissa.
Incidenza assoluta
dell’imposta
Può anche essere effettuata l’analisi dell’incidenza
assoluta dell’imposta, nella quale si esaminano gli effetti
di un’imposta, ipotizzando che non vi siano sostituzioni
con altri tributi o variazioni della spesa pubblica.
Questo tipo di analisi è particolarmente interessante per i
modelli macroeconomici in cui la variazione dei livelli
impositivi è finalizzata a raggiungere qualche obiettivo di
stabilizzazione dell’economia (dei prezzi e/o del prodotto).
Imposte proporzionali,
regressive o progressive
In funzione della sua incidenza economica (entità del prelievo
rapportato alla base imponibile) l’imposta viene definita
proporzionale, progressiva o regressiva.
Se l’aliquota media (ossia il rapporto tra l’imposta e il reddito) è
costante, indipendentemente dal livello del reddito, l’imposta è
proporzionale.
Se l’aliquota media aumenta al crescere del reddito, l’imposta è
progressiva; se diminuisce, è regressiva.
Spesso la progressività di un’imposta viene definita in termini di
aliquota marginale crescente, ovvero in termini di variazione
dell’imposta dovuta più che proporzionale, rispetto a una
variazione marginale del reddito. Ma questo può indurre in
errore, come indica l’esempio che segue.
L’imposta può essere progressiva anche
con aliquota marginale costante…
Caso di imposta dovuta con aliquota media crescente e aliquota
marginale costante (20%) e deduzione fissa dal reddito di 3.000€
(che può generare un’imposta negativa ovvero un sussidio del
20% su reddito)
Due modi per calcolare la
progressività di un sistema
La misurazione del grado di progressività di un sistema fiscale è
un’operazione ancora più difficile. Tra le tante, ecco due alternative:
1) il sistema tributario è tanto più progressivo quanto maggiore
è l’incremento delle aliquote medie al crescere del reddito.
Poniamo che T0 e T1 siano le imposte effettivamente pagate ai livelli
di reddito I0 e I1 (con I1 > I0). La progressività v1 è data da:
T1 T0
−
I1 I 0
v1 =
I1 − I 0
È ritenuto più progressivo il sistema fiscale con il valore dell’indice V1 più
alto.
Due modi per calcolare la
progressività di un sistema
2) un sistema fiscale è più progressivo di un altro se
l’elasticità del gettito fiscale rispetto al reddito (cioè la
variazione percentuale del gettito divisa la variazione
percentuale del reddito) è più elevata.
In questo si deve calcolare v2:
v2 = (T1 – T0 / T0)
(I1 – I0/ I0)
Due modi per calcolare la
progressività di un sistema
In presenza dell’aumento del 20% di un’imposta, il sistema
è più progressivo?
Dipende da quale misura di progressività si adotta:
a) Se v1: sostituendo T0 e T1 con T0 x 1,2 e T1 x 1,2 allora
v1 aumenta del 20% (progressività).
b) Se v2: sostituendo T0 e T1 con T0 x 1,2 e T1 x 1,2
numeratore e denominatore dell’equazione vengono
entrambi moltiplicati per 1,2 e v2 è costante (no
progressività).
Quindi: il dibattito su questi temi deve essere assistito da
chiarezza dei presupposti.
I modelli di equilibrio parziale
Per comprendere come le imposte modifichino la distribuzione
del reddito, l’aspetto essenziale da cogliere è come le imposte
producono variazioni dei prezzi relativi: è allora necessario
capire le modalità di determinazione dei prezzi.
Nei modelli di equilibrio parziale della determinazione dei
prezzi ciò avviene facendo esclusivo riferimento al mercato in
cui viene imposto il tributo e ignorando gli effetti su altri mercati
(assunzione tanto più sensata quanto più è ridotto il mercato in
cui si introduce l’imposta rispetto all’economia nel suo
complesso).
Il modello utilizzato è quello della domanda e dell’offerta in
concorrenza perfetta.
Imposta specifica sui beni
di consumo
Si dice specifica un’imposta di ammontare fisso su ogni
unità di bene venduto.
Supponiamo che venga
introdotta un’imposta sullo
champagne di u € al litro. Il prezzo e la quantità di
champagne sono determinati in concorrenza perfetta
dall’incontro tra domanda (Dc) e offerta (Oc), come
illustrato nella Figura successiva.
Prima dell’introduzione del tributo, la quantità domandata
e il prezzo sono Q0 e P0, rispettivamente. Dopo l’imposta,
la cui incidenza legale è a carico dei consumatori, il
prezzo pagato dai consumatori e l’incassato dell’impresa
divergono.
Imposta specifica sui beni di
consumo
Dopo l’imposta u i consumatori, disposti a pagare un prezzo Pa per Qa,
generano un incasso per i produttori pari a Pa – u (si passa dal punto a al
punto b; oppure da m a n).Ripetendo questo procedimento per ogni punto
lungo la curva di domanda si ottiene una nuova curva di domanda situata al
di sotto di quello originaria di u€.
Incidenza di un’imposta specifica legalmente
a carico dei consumatori
L’equilibrio dopo l’imposta, con curva di domanda D’c, è in Q1 < Q0, con prezzo
pagato dai consumatori Pg, ricevuto dai produttori Pn e con gettito dell’imposta
kfhn.
Dopo l’introduzione dell’imposto il prezzo ai consumatori non aumenta di u ma di
Pg – P0 < u. Anche i produttori pagano una parte dell’imposta (P0-Pn) pari al
nuovo prezzo Pn rispetto a quello prima dell’imposta P0. Consumatori e produttori
si dividono l’onere dell’imposta: (PgP0 i consumatori) + (P0Pn i produttori) = u.
Implicazioni:
Questa analisi ha sue importanti implicazioni:
1) L’incidenza di una imposta specifica è
indipendente dal fatto che sia attribuita
legalmente ai consumatori o ai produttori;
2) L’incidenza di una imposta specifica
dipende dalla elasticità della domanda e
dell’offerta.
L’incidenza di un’imposta specifica legalmente
a carico dei produttori
L’equilibrio dopo l’imposta, con curva di offerta O’c, è in Q’1 < Q0, con prezzo
pagato dai consumatori P’g e ricevuto dai produttori P’n e con gettito
dell’imposta identico.
I risultati sono identici a quelli precedenti: l’incidenza di un’imposta specifica è
quindi indipendente dal lato del mercato nel quale essa viene introdotta.
Cuneo fiscale = differenza tra P pagato dai consumatori e P ricevuto dai
produttori.
L’incidenza di un’imposta specifica con
offerta anaelastica
Ceteris paribus, l’ammontare dell’imposta che grava
su consumatori (e produttori) dipende dall’elasticità al
prezzo della loro domanda (offerta): più è elastica la
domanda (offerta), meno grava sui consumatori
(produttori).
Per i consumatori più è elastica la domanda,
maggiore è la capacità dei consumatori di passare ad
altri prodotti quando il prezzo sale e quindi sfuggire
all’imposta.
Diversamente
se
i
consumatori
acquistano la stessa quantità a prescindere dal
prezzo l’onere dell’imposta grava interamente su di
loro.
L’incidenza di un’imposta specifica con
offerta anaelastica
La figura mostra un caso di offerta rigida: i produttori
sopportano l’intero onere. Il prezzo ricevuto dai produttori
scende in misura esattamente pari all’entità dell’imposta.
L’incidenza di un’imposta specifica con offerta
perfettamenre elastica
In caso di offerta perfettamente elastica, i produttori incassano
lo stesso prezzo ante imposta e l’onere è interamente
sopportato dai consumatori.
L’Imposta ad valorem
L’imposta ad valorem è un’imposta con aliquota
proporzionale al prezzo e l’analisi dell’incidenza è molto
simile a quella sul consumo. L’imposta totale quindi è
tanto più elevata quanto più è elevato il prezzo
L’imposta ad valorem non sposta la D verso il basso di
un ammontare fisso, ma di una stessa percentuale
(l’aliquota)..
In assenza di imposta prezzo e quantità di equilibrio
sono nella figura successiva P0 e Q0. L’introduzione di
una imposta del 25% sul prezzo lordo (a 1 € di prezzo
del consumatore si ha una imposta di 25 centesimi
mentre il prezzo ricevuto dal produttore è di 75
centesimi) – pari all’aliquota del 33% del prezzo netto –
sposta la curva di domanda effettiva.
Dalla rappresentazione della nuova curva di
Domanda D’a1 l’analisi di incidenza procede nella
stessa maniera dell’imposta specifica sul
consumo. Il prezzo ricevuto dai produttori è Pn
mentre il prezzo pagato dai consumatori è Pg.
Le imposte sui fattori di
produzione
Una prima imposta sui fattori di produzione è
l’imposta sul salario.
Generalmente le imposte sui salari (contributi
sociali) sono legalmente poste, in quota parte,
a carico dei lavoratori e dei datori di lavoro.
Tuttavia la loro incidenza economica dipende
sia dalla differenza che l’imposta crea tra la
somma ricevuta dal lavoratore sia quella
pagata dai datori di lavoro sia dalle elasticità di
domanda e offerta di lavoro.
Incidenza di un’imposta sul salario con
offerta rigida
Per semplicità supponiamo
una offerta di lavoro OL
rigida. L’imposta è una
imposta ad valorem. Prima
delle imposte il salario di
equilibrio è so. L’imposta
sposta la curva di domanda
da DL a D’L. Il salario
ricevuto
dai
lavoratori
scende a sn. Mentre il
salario pagato dai datori di
lavoro, sg, rimane al livello
precedente so. In questo
caso
i
lavoratori
sopportano l’intero onere
dell’imposta.
L’incidenza dell’imposta sul capitale
in economia chiusa…
La strategia per l’analisi di un’imposta sul capitale è la stessa di
quella per l’analisi di un’imposta sul lavoro: si tracciano le curve
di domanda e di offerta, si trasla la curva interessata di una
somma che dipende dall’entità dell’imposta e si raffronta
l’equilibrio dopo l’imposta con quello originale.
In un’economia chiusa è verosimile che la curva di domanda
abbia pendenza negativa (all’aumentare del prezzo le imprese
domandano meno capitale) e che l’offerta abbia pendenza
positiva (quando aumenta il rendimento del risparmio, le persone
forniscono più capitale, cioè risparmiano di più). In questo caso i
detentori del capitale sopportano parte dell’onere dell’imposta e
l’importo preciso dipende dall’elasticità della domanda e
dell’offerta.
…e in economia aperta
Nelle economie aperte, invece, l’offerta di capitale per un dato
paese è quella mondiale e nessun capitale è disponibile a un
tasso inferiore. L’offerta di capitale è perfettamente elastica.
Come si è visto in precedenza con un’offerta perfettamente
elastica, il prezzo prima dell’imposta pagato dagli utilizzatori del
capitale sale di un importo esattamente uguale all’imposta e i
fornitori del capitale non sopportano alcun onere.
Diversamente il capitale sarebbe trasferito all’estero anche se
solo parzialmente gravato dall’imposta. Per evitare ciò il tasso di
rendimento deve aumentare.
La globalizzazione e la mobilità dei capitali tuttavia non è senza
limiti: su ciò contano alcuni paesi per fondare una propria
tassazione differenziale, sottovalutando le reazioni dei detentori
dei capitali. Tuttavia le imposte sul capitale possono essere
ampiamente eluse.
Le imposte sui beni in mancanza di concorrenza
(monopolio e oligopolio)
Prima dell’imposta, Q* = X0; P* = P0, con profitto π = ab e profitto totale
Π = cabd.
Un’imposta specifica di u sposta la curva di domanda verso il basso in
D’X e la curva di ricavo marginale in MR’X.
Q* = X1; P* = Pg (cioè Pn + u), π = fg e Π = ifgh.
L’imposta fa quindi diminuire Q, aumentare P pagato, diminuire P
ricevuto, diminuire i Π: le imprese in concorrenza riescono a trasferire
l’onere sui contribuenti meglio del monopolista.
L’incidenza dell’imposta in situazione
di oligopolio
L’incidenza dipende dalla modalità di variazione dei prezzi di
fronte alla tassazione: non esistendo una teoria universale di ciò,
manca anche un teoria univoca degli effetti dell’imposta.
A titolo di esempio, ricordiamo il caso della collusione (il
cartello) e le difficoltà a farne una soluzione stabile. Le imprese
decidono di dividersi il mercato e fare aumentare i prezzi e i
profitti comportandosi da monopolisti. Ma in verità spesso queste
imprese barano producendo di più.
In seguito ad una imposta, le imprese riducono la produzione,
ma in oligopolio ciò non è necessariamente negativo per le
imprese. I profitti pre-imposta sono ridotti dall’imposta, ma la
riduzione della produzione la avvicina alla soluzione di cartello e
quindi fa salire i profitti pre-imposta. Ciò potrebbe anche
compensare il pagamento dell’imposta.
Le imposte sui profitti
dell’impresa
Le imprese possono essere tassate non solo sulle
vendite, ma anche sul profitto, differenza tra i ricavi totali
e i costi dei fattori utilizzati nella produzione (denominati
anche sopraprofitti o extraprofitti), ossia il rendimento di
quell’attività per il proprietario dell’impresa.
Se le imprese massimizzano i profitti, un’imposta di
questo tipo non può essere trasferita ed è sopportata solo
dai proprietari dell’impresa.
Le imposte sui profitti
dell’impresa
Un’impresa perfettamente concorrenziale in equilibrio di
breve
periodo
produce
la
quantità
determinata
dall’intersezione della curva dei costi e dei ricavi marginali.
Un’imposta con una data aliquota sui profitti non modifica né i
costi marginali né i ricavi marginali, quindi nessuna impresa è
incentivata a cambiare la sua decisione di produzione.
Poiché il livello di prodotto non varia, non cambia neppure il
prezzo pagato dai consumatori, che perciò non vedono ridurre
il loro benessere. L’imposta è tutta assorbita dalle imprese.
In equilibrio di lungo periodo in concorrenza perfetta
un’imposta sui profitti non produce gettito (i profitti sono nulli),
in monopolio (con profitti positivi) l’imposta è sopportata dal
monopolista.
Le imposte nel caso di fattori
fissi (i terreni e i fabbricati)
In questo caso si parla di capitalizzazione dell’imposta, ossia
di trasferimento dell’onere dell’imposta sul prezzo di mercato
del bene immobile (terreno o fabbricato).
Per capire supponiamo che il canone di affitto annuale della
terra sia pari a R0 euro nell’anno corrente e sia noto che sarà
R1 euro l’anno prossimo, R2 euro fra due anni e così via.
Quanto sarebbe disposto a pagare un individuo per la terra?
Se il mercato è concorrenziale, il prezzo è esattamente uguale
al valore attuale del flusso degli affitti. Pertanto, se il tasso di
interesse è r, il prezzo della terra (PR) è:
R1
R2
RT
PR = R0 +
+
+ ....... +
2
1 + r (1 + r )
(1 + r )T
Le imposte nel caso di fattori
fissi (la terra, gli immobili)
Immaginiamo che sia annunciata l’introduzione di un’imposta di
u0 euro sulla terra nell’anno corrente, di u1 euro l’anno
prossimo, di u2 euro fra due anni e così via. Essendo la terra un
bene a offerta rigida, il canone annuale ricevuto dal proprietario
diminuisce dell’intero importo dell’imposta.
I potenziali acquirenti della terra prendono in considerazione il
fatto che, se comprano la terra, insieme a un flusso futuro di
rendite/rendimenti acquistano anche un insieme futuro di oneri
dovuti alle imposte.
Pertanto, il massimo che un acquirente è disposto a pagare per
la terra dopo l’annuncio dell’imposta è:
R1 − u1 R2 − u 2
RT − uT
+
+ ....... +
PR = (R0 − u0 ) +
2
1+ r
(1 + r )
(1 + r )T
Le imposte nel caso di fattori
fissi (la terra, gli immobili)
Pertanto il prezzo della terra, nel momento in
cui viene introdotta l’imposta, si riduce del
valore attuale di tutti i futuri versamenti di
imposte.
Il processo mediante il quale un flusso di
imposte viene incluso nel prezzo di una attività
viene denominato capitalizzazione.
I modelli di equilibrio
generale
Le analisi precedenti hanno tenuto in considerazione
solo gli effetti e l’incidenza delle imposte in un solo
mercato. Tuttavia, spesso, gli effetti di una imposta
traslano su altri mercati e l’analisi degli equilibri
parziali risulta incompleta. E’ necessario quindi
svolgere una analisi dell’incidenza delle imposte
tenendo conto delle connessioni con gli altri mercati
che spesso sono connessi tra di loro (es: mercato
delle materie prime, dei semilavorati, ect..).
Per comprendere il funzionamento di modelli di
equilibrio generale si considerano due beni, due fattori
della produzione e nessun risparmio.
I modelli di equilibrio
generale
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
Esempio:
2 beni (A) alimentari (M) manufatti
2 fattori (K) capitale (L) lavoro
Nove imposte ad valorem possibili:
Imposta sul capitale su produzione di A
Imposta sul capitale su produzione di M
Imposta sul lavoro su produzione dei A
Imposta sul lavoro su produzione di M
Imposta sui consumi di A
Imposta sui consumi di M
Imposta sui capitali in entrambi i settori
Imposta sul lavoro in entrambi i settori
Imposta generale sul reddito T
Le prime quattro sono IMPOSTE PARZIALI SUI FATTORI. Si tratta
di imposte applicate ad un fattore solo quando questo viene
impiegato in un determinato settore.
I modelli di equilibrio
generale
Alcune combinazioni di queste imposte sono
equivalenti ad altre. Le imposte sugli alimentari (A)
e le imposte sui manufatti (M) con la stessa aliquota
sono equivalenti alle imposte sul reddito T.
Così come una imposta sul capitale Tk e le imposte
sul lavoro Tl sono equivalenti, con la stessa
aliquota, alla imposta sul reddito T.
Inoltre una imposta sul fattore capitale su un settore
e una imposta sul fattore lavoro del medesimo
settore sono equivalenti all’imposta sui consumi di
quel settore.
Il Modello di Harberger
L’analisi sui modelli di equilibrio generale sull’incidenza delle
imposte è opera di Harberger. Le principali ipotesi del modello
sono le seguenti:
Tecnologia. Le imprese utilizzano capitale e lavoro. Tuttavia le
combinazione dei fattori variano da settore a settore (alta
intensità di capitale e/o alta intensità di lavoro). Elasticità di
sostituzione tra capitale e lavoro (alta intensità di capitale e di
lavoro).
Fornitori. I fornitori di capitale e lavoro massimizzano i propri
rendimenti e i fattori sono perfettamente mobili. I rendimenti
marginali dei fattori devono essere uguali altrimenti sono
possibili riallocazioni.
Struttura del mercato. Le imprese sono concorrenziali, i prezzi
flessibili e i fattori pienamente impiegati.
Il Modello di Harberger
Offerta totale dei fattori. Le quantità totali di capitale e lavoro
sono fisse. Tuttavia esiste piena mobilità e trasferibilità dei
fattori.
Preferenza dei consumatori. Tutti i consumatori hanno le
medesime preferenze.
Sistema di incidenza delle imposte. Il riferimento è
l’incidenza differenziale delle imposte e cioè la considerazione
degli effetti di sostituzione da un’imposta ad un’altra.
Si tratta tuttavia di ipotesi restrittive del modello base che
possono non essere reali (es. stesse preferenze dei
consumatori, mobilità dei fattori, variabilità dell’offerta dei fattori
ect..) ma che servono a semplificare il modello.