SCIENZA DELLE FINANZE Facoltà di Scienze Economiche e Giuridiche Corso di Economia aziendale Prof. MICHELE SABATINO Analisi delle Imposte Tassazione e distribuzione del reddito Il dibattito sui sistemi fiscali Già in precedenza avevamo iniziato a parlare di sistema tributario e di imposte e di distribuzione del reddito. Ma vediamo di capire come il sistema tributario e le imposte possano incidere sui cittadini e sulle imprese. Partiamo da un esempio: Il dibattito sui sistemi fiscali Supponiamo che il prezzo di una bottiglia di vino sia pari a 10 euro. Lo Stato introduce un’imposta di 1 euro alla bottiglia, che viene pagata dal produttore ogni volta che viene venduta una bottiglia. In prima approssimazione si potrebbe concludere che è il produttore a pagare l’imposta. Immaginiamo che, a seguito dell’introduzione dell’imposta, il prezzo della bottiglia salga a 11 euro. Il produttore riceve lo stesso importo per bottiglia che otteneva prima dell’imposta e la sua condizione non è peggiorata; al contrario, i consumatori pagano l’intera imposta sotto forma di prezzi più elevati. L’onere dell’imposta ricade tutto sui consumatori. Il dibattito sui sistemi fiscali Se invece dopo l’imposta il prezzo aumenta solo a 10,30 euro, il produttore trattiene per sé solo 9,30 euro per ogni bottiglia venduta e il suo benessere peggiora per 70 centesimi alla bottiglia. In questo caso, anche i consumatori vedono peggiorata la loro situazione (ma meno che nel caso precedente) perché devono pagare 30 centesimi in più alla bottiglia. L’onere dell’imposta viene ripartito (30 cent. contro 70) tra produttore e consumatori. Incidenza legale, incidenza economica e traslazione dell’imposta L’incidenza legale indica il soggetto che è giuridicamente tenuto al pagamento dell’imposta (contribuente di diritto): da questo punto di vista i due casi appena presentati sono identici perché l’incidenza legale gravava sempre sul produttore. Poiché i prezzi possono variare in seguito all’introduzione di un’imposta, l’incidenza legale non fornisce alcuna indicazione su chi versa veramente l’imposta. Al contrario, l’incidenza economica dell’imposta rappresenta la variazione nella distribuzione del reddito determinata dalla sua introduzione, ovvero chi ne sopporta effettivamente l’onere (contribuente di fatto). E’ quindi necessario comprendere i fattori che determinano l’entità della differenza tra l’incidenza legale e quella economica, ossia l’entità della traslazione dell’imposta. Possibili percorsi ed effetti per un contribuente colpito da una (generica) imposta non evita l’imposta riduzione di potere d’acquisto e benessere del contribuente evita l’imposta senza perdita di gettito per il Governo traslazione (sostituzione del contribuente di diritto con un contribuente di fatto) in avanti obliqua all’indietro con perdita di gettito per il Governo evasione legale frode artifici legali deterioramento base imp. esenzioni L’incidenza delle imposte Nonostante la maggior parte dei sistemi fiscali preveda la tassazione sia delle persone fisiche sia delle persone giuridiche, per l’economista solo le persone fisiche (azionisti, lavoratori, proprietari di immobili, consumatori) sopportano il carico fiscale. Ma se solo le persone fisiche possono essere gravate dal carico fiscale, come dovrebbero essere classificate queste ultime ai fini dell’analisi dell’incidenza? Spesso si fa riferimento al ruolo delle persone fisiche come fornitori di fattori di produzione (input) del processo produttivo: l’analisi dell’incidenza è condotta osservando come il sistema fiscale modifica la distribuzione del reddito ripartendolo tra capitalisti, lavoratori e proprietari di immobili (è la c.d. distribuzione funzionale del reddito). L’incidenza delle imposte Questa impostazione è oggi in parte superata, in quanto – di fatto – nella maggior parte dei Paesi occidentali la maggioranza delle persone che si mantengono con il proprio reddito da lavoro possiedono anche libretti di risparmio e/o azioni ordinari e a sua volta chi possiede grandi quantità di capitale lavora a tempo pieno. Pertanto sembra più importante esaminare come le imposte influiscano sulla distribuzione del reddito totale, cioè sulla distribuzione quantitativa del reddito (c.d. distribuzione personale del reddito). Le fonti e gli impieghi del reddito Nell’esempio precedente dell’imposta sulla bottiglia di vino, si può presupporre che gli effetti distributivi dell’imposta dipendano sostanzialmente dai modelli di spesa degli individui. Se il prezzo del vino aumenta, tutti coloro che tendono a consumarne molto vedono peggiorare il loro benessere. Ma se l’imposta riduce la domanda di vino, anche i fattori impiegati nella produzione possono perdere del reddito (i proprietari dei vigneti, i lavoratori delle imprese vinicole,…). Fattori che influenzano l’incidenza Influiscono sui risultati sia il sistema di determinazione dei prezzi (e il modello che la descrive), sia la dimensione temporale dell’analisi. Con l’analisi dell’incidenza con bilancio in pareggio si calcola l’effetto combinato dell’imposizione fiscale e della spesa pubblica finanziata dalle stesse imposte. In generale l’effetto distributivo finale di un’imposta dipende anche da come la pubblica amministrazione spende il denaro acquisito dall’imposizione (come farebbero i consumatori? Per finalità specifiche: no, sì – quali?). Quindi l’analisi deve tenere conto degli effetti sia delle risorse prelevate che delle spese effettuate con quelle risorse. Analisi dell’incidenza differenziale Nella maggior parte dei casi il gettito fiscale non viene destinato a spese particolari e quindi l’analisi con pareggio di bilancio sembra molto relativa. Si preferisce allora analizzare come varia l’incidenza quando si sostituisce un’imposta con un’altra, a parità di entrate per le PA. Questo tipo di analisi (detta dell’incidenza differenziale dell’imposta) confronta gli effetti sulla distribuzione del reddito di imposte alternative. Parametro di riferimento per queste analisi è l’imposta a somma fissa (i cui effetti non dipendono dal comportamento del contribuente - Es. imposta a somma fissa di 500 €). Si analizzano gli effetti diversi tra una imposta (percentuale) e una imposta a somma fissa. Incidenza assoluta dell’imposta Può anche essere effettuata l’analisi dell’incidenza assoluta dell’imposta, nella quale si esaminano gli effetti di un’imposta, ipotizzando che non vi siano sostituzioni con altri tributi o variazioni della spesa pubblica. Questo tipo di analisi è particolarmente interessante per i modelli macroeconomici in cui la variazione dei livelli impositivi è finalizzata a raggiungere qualche obiettivo di stabilizzazione dell’economia (dei prezzi e/o del prodotto). Imposte proporzionali, regressive o progressive In funzione della sua incidenza economica (entità del prelievo rapportato alla base imponibile) l’imposta viene definita proporzionale, progressiva o regressiva. Se l’aliquota media (ossia il rapporto tra l’imposta e il reddito) è costante, indipendentemente dal livello del reddito, l’imposta è proporzionale. Se l’aliquota media aumenta al crescere del reddito, l’imposta è progressiva; se diminuisce, è regressiva. Spesso la progressività di un’imposta viene definita in termini di aliquota marginale crescente, ovvero in termini di variazione dell’imposta dovuta più che proporzionale, rispetto a una variazione marginale del reddito. Ma questo può indurre in errore, come indica l’esempio che segue. L’imposta può essere progressiva anche con aliquota marginale costante… Caso di imposta dovuta con aliquota media crescente e aliquota marginale costante (20%) e deduzione fissa dal reddito di 3.000€ (che può generare un’imposta negativa ovvero un sussidio del 20% su reddito) Due modi per calcolare la progressività di un sistema La misurazione del grado di progressività di un sistema fiscale è un’operazione ancora più difficile. Tra le tante, ecco due alternative: 1) il sistema tributario è tanto più progressivo quanto maggiore è l’incremento delle aliquote medie al crescere del reddito. Poniamo che T0 e T1 siano le imposte effettivamente pagate ai livelli di reddito I0 e I1 (con I1 > I0). La progressività v1 è data da: T1 T0 − I1 I 0 v1 = I1 − I 0 È ritenuto più progressivo il sistema fiscale con il valore dell’indice V1 più alto. Due modi per calcolare la progressività di un sistema 2) un sistema fiscale è più progressivo di un altro se l’elasticità del gettito fiscale rispetto al reddito (cioè la variazione percentuale del gettito divisa la variazione percentuale del reddito) è più elevata. In questo si deve calcolare v2: v2 = (T1 – T0 / T0) (I1 – I0/ I0) Due modi per calcolare la progressività di un sistema In presenza dell’aumento del 20% di un’imposta, il sistema è più progressivo? Dipende da quale misura di progressività si adotta: a) Se v1: sostituendo T0 e T1 con T0 x 1,2 e T1 x 1,2 allora v1 aumenta del 20% (progressività). b) Se v2: sostituendo T0 e T1 con T0 x 1,2 e T1 x 1,2 numeratore e denominatore dell’equazione vengono entrambi moltiplicati per 1,2 e v2 è costante (no progressività). Quindi: il dibattito su questi temi deve essere assistito da chiarezza dei presupposti. I modelli di equilibrio parziale Per comprendere come le imposte modifichino la distribuzione del reddito, l’aspetto essenziale da cogliere è come le imposte producono variazioni dei prezzi relativi: è allora necessario capire le modalità di determinazione dei prezzi. Nei modelli di equilibrio parziale della determinazione dei prezzi ciò avviene facendo esclusivo riferimento al mercato in cui viene imposto il tributo e ignorando gli effetti su altri mercati (assunzione tanto più sensata quanto più è ridotto il mercato in cui si introduce l’imposta rispetto all’economia nel suo complesso). Il modello utilizzato è quello della domanda e dell’offerta in concorrenza perfetta. Imposta specifica sui beni di consumo Si dice specifica un’imposta di ammontare fisso su ogni unità di bene venduto. Supponiamo che venga introdotta un’imposta sullo champagne di u € al litro. Il prezzo e la quantità di champagne sono determinati in concorrenza perfetta dall’incontro tra domanda (Dc) e offerta (Oc), come illustrato nella Figura successiva. Prima dell’introduzione del tributo, la quantità domandata e il prezzo sono Q0 e P0, rispettivamente. Dopo l’imposta, la cui incidenza legale è a carico dei consumatori, il prezzo pagato dai consumatori e l’incassato dell’impresa divergono. Imposta specifica sui beni di consumo Dopo l’imposta u i consumatori, disposti a pagare un prezzo Pa per Qa, generano un incasso per i produttori pari a Pa – u (si passa dal punto a al punto b; oppure da m a n).Ripetendo questo procedimento per ogni punto lungo la curva di domanda si ottiene una nuova curva di domanda situata al di sotto di quello originaria di u€. Incidenza di un’imposta specifica legalmente a carico dei consumatori L’equilibrio dopo l’imposta, con curva di domanda D’c, è in Q1 < Q0, con prezzo pagato dai consumatori Pg, ricevuto dai produttori Pn e con gettito dell’imposta kfhn. Dopo l’introduzione dell’imposto il prezzo ai consumatori non aumenta di u ma di Pg – P0 < u. Anche i produttori pagano una parte dell’imposta (P0-Pn) pari al nuovo prezzo Pn rispetto a quello prima dell’imposta P0. Consumatori e produttori si dividono l’onere dell’imposta: (PgP0 i consumatori) + (P0Pn i produttori) = u. Implicazioni: Questa analisi ha sue importanti implicazioni: 1) L’incidenza di una imposta specifica è indipendente dal fatto che sia attribuita legalmente ai consumatori o ai produttori; 2) L’incidenza di una imposta specifica dipende dalla elasticità della domanda e dell’offerta. L’incidenza di un’imposta specifica legalmente a carico dei produttori L’equilibrio dopo l’imposta, con curva di offerta O’c, è in Q’1 < Q0, con prezzo pagato dai consumatori P’g e ricevuto dai produttori P’n e con gettito dell’imposta identico. I risultati sono identici a quelli precedenti: l’incidenza di un’imposta specifica è quindi indipendente dal lato del mercato nel quale essa viene introdotta. Cuneo fiscale = differenza tra P pagato dai consumatori e P ricevuto dai produttori. L’incidenza di un’imposta specifica con offerta anaelastica Ceteris paribus, l’ammontare dell’imposta che grava su consumatori (e produttori) dipende dall’elasticità al prezzo della loro domanda (offerta): più è elastica la domanda (offerta), meno grava sui consumatori (produttori). Per i consumatori più è elastica la domanda, maggiore è la capacità dei consumatori di passare ad altri prodotti quando il prezzo sale e quindi sfuggire all’imposta. Diversamente se i consumatori acquistano la stessa quantità a prescindere dal prezzo l’onere dell’imposta grava interamente su di loro. L’incidenza di un’imposta specifica con offerta anaelastica La figura mostra un caso di offerta rigida: i produttori sopportano l’intero onere. Il prezzo ricevuto dai produttori scende in misura esattamente pari all’entità dell’imposta. L’incidenza di un’imposta specifica con offerta perfettamenre elastica In caso di offerta perfettamente elastica, i produttori incassano lo stesso prezzo ante imposta e l’onere è interamente sopportato dai consumatori. L’Imposta ad valorem L’imposta ad valorem è un’imposta con aliquota proporzionale al prezzo e l’analisi dell’incidenza è molto simile a quella sul consumo. L’imposta totale quindi è tanto più elevata quanto più è elevato il prezzo L’imposta ad valorem non sposta la D verso il basso di un ammontare fisso, ma di una stessa percentuale (l’aliquota).. In assenza di imposta prezzo e quantità di equilibrio sono nella figura successiva P0 e Q0. L’introduzione di una imposta del 25% sul prezzo lordo (a 1 € di prezzo del consumatore si ha una imposta di 25 centesimi mentre il prezzo ricevuto dal produttore è di 75 centesimi) – pari all’aliquota del 33% del prezzo netto – sposta la curva di domanda effettiva. Dalla rappresentazione della nuova curva di Domanda D’a1 l’analisi di incidenza procede nella stessa maniera dell’imposta specifica sul consumo. Il prezzo ricevuto dai produttori è Pn mentre il prezzo pagato dai consumatori è Pg. Le imposte sui fattori di produzione Una prima imposta sui fattori di produzione è l’imposta sul salario. Generalmente le imposte sui salari (contributi sociali) sono legalmente poste, in quota parte, a carico dei lavoratori e dei datori di lavoro. Tuttavia la loro incidenza economica dipende sia dalla differenza che l’imposta crea tra la somma ricevuta dal lavoratore sia quella pagata dai datori di lavoro sia dalle elasticità di domanda e offerta di lavoro. Incidenza di un’imposta sul salario con offerta rigida Per semplicità supponiamo una offerta di lavoro OL rigida. L’imposta è una imposta ad valorem. Prima delle imposte il salario di equilibrio è so. L’imposta sposta la curva di domanda da DL a D’L. Il salario ricevuto dai lavoratori scende a sn. Mentre il salario pagato dai datori di lavoro, sg, rimane al livello precedente so. In questo caso i lavoratori sopportano l’intero onere dell’imposta. L’incidenza dell’imposta sul capitale in economia chiusa… La strategia per l’analisi di un’imposta sul capitale è la stessa di quella per l’analisi di un’imposta sul lavoro: si tracciano le curve di domanda e di offerta, si trasla la curva interessata di una somma che dipende dall’entità dell’imposta e si raffronta l’equilibrio dopo l’imposta con quello originale. In un’economia chiusa è verosimile che la curva di domanda abbia pendenza negativa (all’aumentare del prezzo le imprese domandano meno capitale) e che l’offerta abbia pendenza positiva (quando aumenta il rendimento del risparmio, le persone forniscono più capitale, cioè risparmiano di più). In questo caso i detentori del capitale sopportano parte dell’onere dell’imposta e l’importo preciso dipende dall’elasticità della domanda e dell’offerta. …e in economia aperta Nelle economie aperte, invece, l’offerta di capitale per un dato paese è quella mondiale e nessun capitale è disponibile a un tasso inferiore. L’offerta di capitale è perfettamente elastica. Come si è visto in precedenza con un’offerta perfettamente elastica, il prezzo prima dell’imposta pagato dagli utilizzatori del capitale sale di un importo esattamente uguale all’imposta e i fornitori del capitale non sopportano alcun onere. Diversamente il capitale sarebbe trasferito all’estero anche se solo parzialmente gravato dall’imposta. Per evitare ciò il tasso di rendimento deve aumentare. La globalizzazione e la mobilità dei capitali tuttavia non è senza limiti: su ciò contano alcuni paesi per fondare una propria tassazione differenziale, sottovalutando le reazioni dei detentori dei capitali. Tuttavia le imposte sul capitale possono essere ampiamente eluse. Le imposte sui beni in mancanza di concorrenza (monopolio e oligopolio) Prima dell’imposta, Q* = X0; P* = P0, con profitto π = ab e profitto totale Π = cabd. Un’imposta specifica di u sposta la curva di domanda verso il basso in D’X e la curva di ricavo marginale in MR’X. Q* = X1; P* = Pg (cioè Pn + u), π = fg e Π = ifgh. L’imposta fa quindi diminuire Q, aumentare P pagato, diminuire P ricevuto, diminuire i Π: le imprese in concorrenza riescono a trasferire l’onere sui contribuenti meglio del monopolista. L’incidenza dell’imposta in situazione di oligopolio L’incidenza dipende dalla modalità di variazione dei prezzi di fronte alla tassazione: non esistendo una teoria universale di ciò, manca anche un teoria univoca degli effetti dell’imposta. A titolo di esempio, ricordiamo il caso della collusione (il cartello) e le difficoltà a farne una soluzione stabile. Le imprese decidono di dividersi il mercato e fare aumentare i prezzi e i profitti comportandosi da monopolisti. Ma in verità spesso queste imprese barano producendo di più. In seguito ad una imposta, le imprese riducono la produzione, ma in oligopolio ciò non è necessariamente negativo per le imprese. I profitti pre-imposta sono ridotti dall’imposta, ma la riduzione della produzione la avvicina alla soluzione di cartello e quindi fa salire i profitti pre-imposta. Ciò potrebbe anche compensare il pagamento dell’imposta. Le imposte sui profitti dell’impresa Le imprese possono essere tassate non solo sulle vendite, ma anche sul profitto, differenza tra i ricavi totali e i costi dei fattori utilizzati nella produzione (denominati anche sopraprofitti o extraprofitti), ossia il rendimento di quell’attività per il proprietario dell’impresa. Se le imprese massimizzano i profitti, un’imposta di questo tipo non può essere trasferita ed è sopportata solo dai proprietari dell’impresa. Le imposte sui profitti dell’impresa Un’impresa perfettamente concorrenziale in equilibrio di breve periodo produce la quantità determinata dall’intersezione della curva dei costi e dei ricavi marginali. Un’imposta con una data aliquota sui profitti non modifica né i costi marginali né i ricavi marginali, quindi nessuna impresa è incentivata a cambiare la sua decisione di produzione. Poiché il livello di prodotto non varia, non cambia neppure il prezzo pagato dai consumatori, che perciò non vedono ridurre il loro benessere. L’imposta è tutta assorbita dalle imprese. In equilibrio di lungo periodo in concorrenza perfetta un’imposta sui profitti non produce gettito (i profitti sono nulli), in monopolio (con profitti positivi) l’imposta è sopportata dal monopolista. Le imposte nel caso di fattori fissi (i terreni e i fabbricati) In questo caso si parla di capitalizzazione dell’imposta, ossia di trasferimento dell’onere dell’imposta sul prezzo di mercato del bene immobile (terreno o fabbricato). Per capire supponiamo che il canone di affitto annuale della terra sia pari a R0 euro nell’anno corrente e sia noto che sarà R1 euro l’anno prossimo, R2 euro fra due anni e così via. Quanto sarebbe disposto a pagare un individuo per la terra? Se il mercato è concorrenziale, il prezzo è esattamente uguale al valore attuale del flusso degli affitti. Pertanto, se il tasso di interesse è r, il prezzo della terra (PR) è: R1 R2 RT PR = R0 + + + ....... + 2 1 + r (1 + r ) (1 + r )T Le imposte nel caso di fattori fissi (la terra, gli immobili) Immaginiamo che sia annunciata l’introduzione di un’imposta di u0 euro sulla terra nell’anno corrente, di u1 euro l’anno prossimo, di u2 euro fra due anni e così via. Essendo la terra un bene a offerta rigida, il canone annuale ricevuto dal proprietario diminuisce dell’intero importo dell’imposta. I potenziali acquirenti della terra prendono in considerazione il fatto che, se comprano la terra, insieme a un flusso futuro di rendite/rendimenti acquistano anche un insieme futuro di oneri dovuti alle imposte. Pertanto, il massimo che un acquirente è disposto a pagare per la terra dopo l’annuncio dell’imposta è: R1 − u1 R2 − u 2 RT − uT + + ....... + PR = (R0 − u0 ) + 2 1+ r (1 + r ) (1 + r )T Le imposte nel caso di fattori fissi (la terra, gli immobili) Pertanto il prezzo della terra, nel momento in cui viene introdotta l’imposta, si riduce del valore attuale di tutti i futuri versamenti di imposte. Il processo mediante il quale un flusso di imposte viene incluso nel prezzo di una attività viene denominato capitalizzazione. I modelli di equilibrio generale Le analisi precedenti hanno tenuto in considerazione solo gli effetti e l’incidenza delle imposte in un solo mercato. Tuttavia, spesso, gli effetti di una imposta traslano su altri mercati e l’analisi degli equilibri parziali risulta incompleta. E’ necessario quindi svolgere una analisi dell’incidenza delle imposte tenendo conto delle connessioni con gli altri mercati che spesso sono connessi tra di loro (es: mercato delle materie prime, dei semilavorati, ect..). Per comprendere il funzionamento di modelli di equilibrio generale si considerano due beni, due fattori della produzione e nessun risparmio. I modelli di equilibrio generale 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. Esempio: 2 beni (A) alimentari (M) manufatti 2 fattori (K) capitale (L) lavoro Nove imposte ad valorem possibili: Imposta sul capitale su produzione di A Imposta sul capitale su produzione di M Imposta sul lavoro su produzione dei A Imposta sul lavoro su produzione di M Imposta sui consumi di A Imposta sui consumi di M Imposta sui capitali in entrambi i settori Imposta sul lavoro in entrambi i settori Imposta generale sul reddito T Le prime quattro sono IMPOSTE PARZIALI SUI FATTORI. Si tratta di imposte applicate ad un fattore solo quando questo viene impiegato in un determinato settore. I modelli di equilibrio generale Alcune combinazioni di queste imposte sono equivalenti ad altre. Le imposte sugli alimentari (A) e le imposte sui manufatti (M) con la stessa aliquota sono equivalenti alle imposte sul reddito T. Così come una imposta sul capitale Tk e le imposte sul lavoro Tl sono equivalenti, con la stessa aliquota, alla imposta sul reddito T. Inoltre una imposta sul fattore capitale su un settore e una imposta sul fattore lavoro del medesimo settore sono equivalenti all’imposta sui consumi di quel settore. Il Modello di Harberger L’analisi sui modelli di equilibrio generale sull’incidenza delle imposte è opera di Harberger. Le principali ipotesi del modello sono le seguenti: Tecnologia. Le imprese utilizzano capitale e lavoro. Tuttavia le combinazione dei fattori variano da settore a settore (alta intensità di capitale e/o alta intensità di lavoro). Elasticità di sostituzione tra capitale e lavoro (alta intensità di capitale e di lavoro). Fornitori. I fornitori di capitale e lavoro massimizzano i propri rendimenti e i fattori sono perfettamente mobili. I rendimenti marginali dei fattori devono essere uguali altrimenti sono possibili riallocazioni. Struttura del mercato. Le imprese sono concorrenziali, i prezzi flessibili e i fattori pienamente impiegati. Il Modello di Harberger Offerta totale dei fattori. Le quantità totali di capitale e lavoro sono fisse. Tuttavia esiste piena mobilità e trasferibilità dei fattori. Preferenza dei consumatori. Tutti i consumatori hanno le medesime preferenze. Sistema di incidenza delle imposte. Il riferimento è l’incidenza differenziale delle imposte e cioè la considerazione degli effetti di sostituzione da un’imposta ad un’altra. Si tratta tuttavia di ipotesi restrittive del modello base che possono non essere reali (es. stesse preferenze dei consumatori, mobilità dei fattori, variabilità dell’offerta dei fattori ect..) ma che servono a semplificare il modello.