Principi di genetica microbica 1 LE BASI AZOTATE Informazioni propedeutiche supplementari Nel DNA e nell’RNA le basi azotate sono sottoforma di NUCLEOTIDI NUCLEOSIDE 2 Informazioni propedeutiche supplementari Struttura e legami chimici tra le basi azotate eliche antiparallele 3 Informazioni propedeutiche supplementari La formazione del legame fosfo-di-estere Affinchè il legame fosfodiestere possa essere formato dall’enzima DNA polimerasi, sono indispensabili un ossidrile (-OH) libero in posizione 3’ e un nucleotide trifosfato (cioè in forma energizzata). La polimerizzazione del DNA (cioè la formazione di un filamento di DNA) avviene perciò in direzione 5’ → 3’ 4 I legami tra le basi azotate 5 Informazioni propedeutiche supplementari La replicazione del DNA LA Replicazione del DNA è SEMICONSERVATIVA 6 Informazioni propedeutiche supplementari La replicazione del DNA 7 Informazioni propedeutiche supplementari La replicazione del DNA: il meccanismo molecolare (1) I tetrameri della porteina DnaA si legano in corrispondeza dell’origine di replicazione (oriC) I filamenti della doppia elica si separano in corrispondenza di una vicina regione ricca in A e T 8 Informazioni propedeutiche supplementari La replicazione del DNA: il meccanismo molecolare (2) La proteina DnaB (elicasi), che forma un complesso con DnaC, si lega alla estremità dell’apertura. Questa reazione richiede la presenza della proteina DnaT e di ATP. DnaB contribuisce allo svolgimento della doppia elica con l’enzima girasi + girasi Le proteine che legano il DNA a singolo GRAM negativo filamento (SSB) avvolgono i filamenti e ne impediscono il riappaiamento, completando la formazione del complesso iniziale La regione legata a DnaA si svolge I filamenti esposti possono ora fare da stampo per la sintesi del DNA Informazioni propedeutiche supplementari 9 La replicazione del DNA: il meccanismo molecolare (3) L’enzima primasi e molte altre proteine si localizzano nella forca replicativa PRIMASI La primasi sintetizza un innesco (primer) ad RNA sia per il filamento guida che per il filamento copia Un complesso dimerico costituito dalla DNA polimerasi III si lega a ogni forca replicativa e replica i filamenti 10 Informazioni propedeutiche supplementari La replicazione del DNA: il meccanismo molecolare (4) 11 Informazioni propedeutiche supplementari LA RIPARAZIONE DEGLI ERRORI Non sempre avviene un corretto appaiamento A:T e C:G . La DNA polimerasi commette errori che devono essere RIPARATI. Il TASSO DI ERRORE in Escherichia coli è inferiore a 10-9 per paio di basi duplicate. Il basso tasso di errore è così basso a causa dell’attività di riparazione (Proofreading) della DNA polimerasi. Gli errori non corretti dall’attività Proofreading della DNA polimerasi possono essere corretti da altri sistemi enzimatici (MutS, MutH e MutL). 12 Informazioni propedeutiche supplementari LA TRASCRIZIONE N.B.: il fattore sigma è la subunità della RNApolimerasi in grado di riconoscere il PROMOTORE del gene che deve essere trascritto N.B.: l’ mRNA dei procarioti non viene modificato dopo la sua trascrizione N.B.: un gene che nella cellula è sempre espresso è detto gene costitutivo 13 Il dogma centrale della biologia DNA polimerasi REPLICAZIONE DNA → DNA La cellula può modulare quali geni, in uno specifico contesto, possono essere espressi (cioè trascritti) e quali invece no. Questo RNA polimerasi TRASCRIZIONE DNA → RNA processo si chiama REGOLAZIONE GENICA o REGOLAZIONE DELLA TRASCRIZIONE La regolazione genica permette alla cellula di Ribosomi TRADUZIONE RNA → Proteina modulare le sue capacità (variando il pool di enzimi disponibili), facendo fronte alle specifiche esigenze ambientali, che sono in costante ed inevitabile mutazione 14 LA REGOLAZIONE DELLA TRASCRIZIONE = regolazione dell'espressione genica In una cellula è necessario che i livelli di certi enzimi siano controllati (cioè, è necessario che un certo enzima sia presente nella giusta quantità quando serve) Il modo principale con cui una cellula riesce a garantire questa necessità è attraverso la regolazione della TRASCRIZIONE di un gene Solo una piccola parte dei circa 4000 geni che compongono un tipico genoma batterico (per es. quello di E. coli) è espressa allo stesso momento Alcuni prodotti genici è indispensabile che siano espressi costantemente (geni COSTITUTIVI) (per es. i geni che codificano per le proteine e l’RNA necessari alla sintesi proteica) Altri prodotti genici, invece, devono essere presenti in quantità molto minore e solo quando serve alla cellula (geni INDUCIBILI) (per es. i geni di risposta allo stress o i geni necessari per la metabolizzazione di un certo substrato) La regolazione dell’espressione genica è ciò che spiega il fenomeno della DIAUXIA Di seguito sono riportati alcuni esempi che descrivono le principali tipologie di regolazione genica nei batteri 15 LA REGOLAZIONE DELLA TRASCRIZIONE Regolazione NEGATIVA (es. 1) operatore geni Operone: insieme di geni che vengono regolati in modo strettamente coordinato Promotore genico: regione di DNA costituita da specifiche sequenze NON CODIFICANTI (dette consenso), alla quale si lega la RNA polimerasi per iniziare la trascrizione di un gene, o di più geni (operone) Operatore: Regione del DNA (generalmente posta tra un promotore e un gene) alla quale si lega una proteina repressore per impedire la trascrizione 16 La regolazione della trascrizione Regolazione NEGATIVA (es. 2) Presenza di triptofano Assenza di triptofano il gene regolatore produce un repressore inattivo, che non è in grado di legare l’operatore Il triptofano si lega al repressore La RNA polimerasi trascrive i geni dell’operone, che vengono tradotti in enzimi della via metabolica del triptofano. .. che è in grado di legarsi all’operatore .. la sintesi dei geni della via metabolica della sintesi del triptofano è bloccata 17 La regolazione della trascrizione Regolazione POSITIVA (es. del REGULONE MALTOSIO) Assenza di maltosio Presenza di maltosio N.B.: REGULONE = insieme di operoni regolati mediante un meccanismo comune 18 Informazioni propedeutiche supplementari LA SINTESI PROTEICA IL CODICE GENETICO è degenerato (cioè, un singolo aminoacido è codificato da più tripplette) 19 LA SINTESI PROTEICA Nelle cellule procariote la trascrizione e la traduzione di una specifica regione del cromosoma avvengono contemporaneamente 20 Informazioni propedeutiche supplementari Gli RNA Transfer (tRNA) ... 21 Informazioni propedeutiche supplementari … sono “caricati” dall’enzima aminoacil tRNA sintasi 22 Informazioni propedeutiche supplementari Il ribosoma e l’inizio della sintesi proteica 23 Informazioni propedeutiche supplementari Sintesi proteica: fase di allungamento 24 Informazioni propedeutiche supplementari Sintesi proteina: fase di terminazione 25 Informazioni propedeutiche supplementari Sintesi proteica: direzione di sintesi 26 Destino delle proteine di neosintesi in una cellula eucariota Nei procarioti e negli eucarioti le proteine di neosintesi possono subire le seguenti modificazioni POST-TRADUZIONALI 27 Vita La definizione biologica di vita è una questione che ha generato secoli di discussioni scientifiche e diatribe filosofiche che tuttora non hanno portato a una soluzione univoca In linea esemplificativa si possono definire vivi quegli enti fisici che dispongono di almeno le seguenti due proprietà: 1. la capacità di contrastare l'entropia mantenendo costante nel tempo la propria struttura fisica 2. la capacità di riprodurre un’entità simile a sé stessa Un'altra definizione può essere la seguente: "Gli esseri viventi sono caratterizzati dal seguente ciclo: nascita, crescita, riproduzione, morte". Oxford Dictionary Secondo il vocabolario Lo Zingarelli 2012 28 29 Un ulteriore problema nella definizione di VITA si è avuto alla scoperta dei virus, considerati come l'anello di congiunzione tra gli esseri animati e quelli inanimati, in quanto sono sia in grado di riprodursi (caratteristica principale dei viventi) che di ridursi alla forma cristallina, diventando così non-viventi. I virus Un virus è definito come materiale nucleico (DNA o RNA) organizzato in una struttura di rivestimento proteico. Il materiale nucleico del virus contiene l’informazione necessaria alla sua replicazione e moltiplicazione ma deve usare le attività sintetiche della cellula ospite In un virus nudo (privo di envelope) lo strato esterno è costituito dal rivestimento proteico o capside In un virus con envelope il rivestimento proteico è circondato da un doppio strato lipidico. Le proteine virusspecifche si proiettano dalla superficie dell’envelope. Proteine dell’envelope virus-specifiche Membrana envelope Proteina del capside (capsomero) Capside Proteina del capside Acido nucleico Proteina del rivestimento Virus nudo Acido nucleico Virus con envelope 30 Capside: involucro proteico che contiene il materiale nucleico. Un capside è composto da monomeri proteici organizzati in strutture regolari ripetute detti capsomeri. Tutti i virus esistono in due stati: EXTRACELLULARE e INTRACELLULARE. Nel primo caso si parla comunemente di virioni o particelle virali. 31 La morfologia dei Virus è molto varia, ci sono virus icosaedrici, virus elicoidali, virus con envelope e virus complessi. Questo è un virus dei batteri, detto BATTERIOFAGO 32 I batteriofagi I virus batterici si chiamano BATTERIOFAGI, i quali hanno una struttura complessa per permettere loro (1) di aderire alla superficie esterna della parete batterica e (2) di perforare la spessa parete batterica Come si possono DIFENDERE i BATTERI dall’attacco dei BATTERIOFAGI? Ostacolando l’adsorbimento dei FAGI sulla superficie della cellula batterica Degradando il materiale nucleico del FAGO utilizzando gli Enzimi di Restrizione In questo caso il batterio protegge il suo DNA utilizzando sistemi di MODIFICAZIONE (metilazione delle basi azotate) 33 34 35 Il genoma virale Diverse tipologie di genoma virale e diversi percorsi per ottenere mRNA dsDNA mRNA ssDNA dsDNA ssRNA(+) funziona da mRNA ssRNA(-) mRNA(+) dsRNA filamento (-) trascritto in mRNA mRNA solo per retrovirus ssRNA(+) ssDNA(-) dsDNA mRNA 36 Ciclo di moltiplicazione virale Il virus può infettare la cellula ospite, riprodursi e distruggerla, cioè attuare un ciclo LITICO In alternativa, dopo che un virus infetta la cellula ospite, il materiale genetico virale può integrarsi nel cromosoma batterico. In questo caso l’interazione tra batterio e virus è definita LISOGENIA e il virus che la determina è definito TEMPERATO. Anche in una coltura lisogena può indursi un ciclo litico, ma la frequenza con cui questo processo accade è molto bassa (una cellula su 1000). 37 38 Le mutazioni La variazione della sequenza dei nucleotidi in un gene viene detta mutazione. Come conseguenza, in un genoma aploide (batterico), una mutazione viene subito espressa nelle cellule figlie. Negli organismi diploidi (per es. alcuni lieviti) l’effetto della mutazione in una copia del gene può essere mascherato dalla presenza della seconda copia dello stesso gene. Tipologie di mutazioni 1 Transizioni o Sostituzioni di una singola base. Una purina viene sostituita da un’altra purina (G o A) oppure una pirimidina viene sostituita con un’altra pirimidina (C o T). 2 Trasversione o Sostituzioni di una singola base con un’altra di classe diversa. Una purina viene sostituita da una pirimidina. 3 Delezioni. Perdita di uno o più nucleotidi. 4 Inserzioni. Acquisto di uno o più nucleotidi. Le mutazioni permettono l’evoluzione di una specie (concetto neodarwiniano di evoluzione: mutazioni casuali, selezionate dall’ambiente). Tuttavia, le 4 tipologie di mutazione appena elencate determinerebbero una mutazione MOLTO lenta. Negli eucarioti esiste la sessualità che accelera l’evoluzione (crossing over); nei procarioti ci sono invece altri processi (trasformazione, coniugazione e trasduzione)… 39 Il trasferimento genico e la ricombinazione genica I batteri possiedono anche materiale genetico extra-cromosomale 40 Che tipo di informazioni sono codificate a livello plasmidico? - Geni codificanti per enzimi coinvolti nell’utilizzazione di mono- e polisaccardi - Geni codificanti per enzimi coinvolti nell’utilizzazione di proteine - Informazioni correlate alla produzione di sostanze antibatteriche (batteriocine) - Informazioni correlate alla produzione di sostanze tossiche per altre specie viventi (tossine) - Geni che donano resistenza agli antibiotici Nessuna informazione essenziale per la vita della cellula ! Si tratta di informazioni che posso fornire, a chi le possiede, un vantaggio nella competizione ambientale con altri ceppi o altre specie batteriche che non le possiedono 41 La ricombinazione genetica Oltre alle mutazioni esistono altri meccanismi per fare acquisire “nuove caratteristiche” ad un gene. Questi meccanismi consentono anche l’acquisizione di nuovi geni o la perdita di geni preesistenti Ricombinazione Omologa 1 le regioni di DNA interessate dalla ricombinazione omologa devono possedere zone “estese” con elevata omologia di sequenza. Questo processo è definito anche crossingover 2 le regioni di DNA interessate alla ricombinazione omologa possono trovarsi nella stessa molecoladi DNA o risiedere su molecole diverse di DNA (cromosoma e plasmide, cromosoma e DNA fagico) 3 le proteine RecA, RecB, RecC e RecD mediano il processo di ricombinazione e riarrangiamento genico 4 La ricombinazione si definisce sito-specifica quando richiede la presenza di sequenze omologhe relativamente brevi (più piccole di un gene) nelle regioni coinvolte nel processo di ricombinazione 42 La ricombinazione genetica regioni omologhe La ricombinazione può avvenire tra due plasmidi (A) o tra un plasmide e il cromosoma (B) Plasmide ricombinante Quando avviene la ricombinazione omologa tra un plasmide e il cromosoma, il risultato è l’integrazione del plasmide nel cromosoma 43 La ricombinazione genetica La ricombinazione può avvenire anche tra due regioni omologhe presenti sulla stessa molecola Regione che va incontro a ricombinazione Regione che va incontro a ricombinazione 44 Negli eucarioti, la riproduzione sessuale prevede il crossing-over, cioè l’interscambio di regioni di DNA tra due cromosomi omologhi appaiati durante la meiosi. Il crossing-over determina il riarrangiamento dei geni e produce variazioni nelle caratteristiche ereditarie della progenie il crossing over PRODUCE VARIABILITÀ GENETICA e, quindi, promuove l’evoluzione. Nei procarioti, la meiosi (e quindi il crossing-over) non avvengono, poiché questi organismi si riproducono esclusivamente per via asessuale (riproduzione per scissione binaria): (mitosis) La progenie è geneticamente identica, ad eccezione delle mutazioni casuali che possono avvenire durante la replicazione del DNA ▼ DIVERSITÀ GENETICA RIDOTTA 45 Nei procarioti, la meiosi (e quindi il crossing-over) non avviene… tuttavia, i processi di ricombinazione genetica avvengono nei procarioti, attraverso: il trasferimento genico orizzontale (TGO) Trasferimento orizzontale dell’informazione genetica (il trasferimento è possibile anche tra cellule batteriche appartenenti a gruppi tassonomici filogeneticamente distanti) Trasferimento verticale dell’informazione genetica = trasmissione alla progenie 46 I motivi per i quali il TGO nei batteri è importante 1. I meccanismi di TGO sono i principali generatori della biodiversità nei procarioti. In altre parole, il TGO promuove l’evoluzione batterica. Il TGO, infatti, partecipa alla speciazione (il processo evoluzionistico attraverso cui si generano le specie biologiche) 1. . 2. Il TGO promuove la disseminazione di tratti di patogenicità e, soprattutto, i geni di resistenza antibiotica. Il TGO determina l’acquisizione da parte di una cellula batterica di nuovi geni, e quindi l’acquisizione di nuovi fenotipi (per esempio, la resistenza a un antibiotico o l’abilità di metabolizzare un carboidrato). Se il fenotipo acquisito conferisce un vantaggio al batterio, il suo gene si diffonde rapidamente nella popolazione batterica attraverso trasmissione verticale alla progenie: la sottopopolazione di cellule ricombinanti (cioè, cellule che hanno acquisito il nuovo gene/fenotipo) hanno un vantaggio rispetto alle altre cellule che gli permette di diffondersi più efficacemente. Ciò che determina se un gene (e il fenotipo ad esso associato) offre un vantaggio alla cellula batterica o meno è l’ambiente: l’ambiente esercita una pressione selettiva sui geni che conferiscono un vantaggio alla cellula batterica. 47 Il TGO può avere diverse conseguenze che dipendono dalla pressione selettiva ambientale Cellula batterica che ha acquisito il gene di resistenza antibiotica ampR (dona resistenza all’ampicillina) attraverso TGO L’antibiotico ampicillina non è presente nell’ambiente NO C’È PRESSIONE SELETTIVA per il mantenimento del gene La cellula batterica che ha acquisito orizzontalmente il gene ampR si può riprodurre; tuttavia, in assenza di pressione selettiva, il genotipo di questa cellula non dona un vantaggio rispetto alle cellule parentali non mutate. Le cellule ricombinanti tenderanno quindi a scomparire Popolazione clonale di uno specifico ceppo batterico L’antibiotico ampicillina è presente nell’ambiente C’È LA PRESSIONE SELETTIVA per il mantenimento del gene di resistenza antibiotica ampR La cellula batterica che ha acquisito orizzontalmente il gene ampR possiede un vantaggio ecologico rispetto alle altre; le cellule ricombinanti possono perciò diffondersi e diventare dominanti nella popolazione 48 I “superbatteri” sono generati dall’accumulo progressivo di geni di resistenza agli antibiotici in un singolo microrganismo patogeno (ciò può avvenire con maggiore facilità in ambito ospedaliero). Il «superbatterio» più noto e diffuso è il: MRSA: Methicillin-resistant Staphylococcus aureus k__Bacteria; p__Firmicutes; c__Bacilli; o__Bacillales; f__Staphylococcaceae; g__Staphylococcus 49 L’ORIGINE DELLA BIODIVERSITÀ MICROBICA IL CONCETTO NEODARWINIANO DI EVOLUZIONE MUTAZIONI = modificazioni della sequenza nucleotidica del DNA, generate da errori non corretti nel corso del processo replicativo Gli organismi attuali hanno un progenitore evolutivo comune e derivano da esso mediante una serie di piccoli cambiamenti (mutazioni), ognuno dei quali ha conferito un vantaggio selettivo per alcuni organismi in nicchie ecologiche particolari. Questi cambiamenti sono però molto piccoli e determinerebbero una evoluzione molto lenta nei batteri. Ci sono però gli eventi di ricombinazione genetica naturale che permette il TRASFERIMENTO GENICO ORIZZONTALE…). Il caso e la necessità Jacques Monod, 1970 (…l’evoluzione si basa sul reciproco gioco di forze stocastiche e deterministiche…) Il gene egoista – Richard Dawkins, 1976 (…la teoria del gene egoista… invece di concentrarsi sul singolo organismo, guarda la natura dal punto di vista del gene. È un diverso modo di vedere, non una teoria diversa…) 50 I meccanismi naturali di TGO nei batteri Il trasferimento genico orizzontale comprende processi naturali ricombinazione genetica nei quali il batterio acquisisce DNA ETEROLOGO, cioè proveniente da un altro orgasmo. Nei batteri l’acquisizione di DNA eterologo avviene attraverso TRE MECCANISMI distinti (conosciuti come processi di PARASESESSUALITÀ): 11) Trasformazione acquisizione di DNA libero dall’ambiente 3) 2 Coniugazione processo di ..trasferimento di DNA da una cellula all’altra mediato da plasmidi 2) 3 Trasduzione, in cui il trasferimento di DNA è mediato da un virus (batteriofago) 51 1 TRASFORMAZIONE Nel 1928 il medico inglese Frederick Griffith stava studiando il batterio Streptococcus pneumoniae (pneumococco), uno degli agenti patogeni della polmonite umana. Griffith stava lavorando con due diversi ceppi di pneumococco (si veda la FIGURA nella slide successiva): (1) il ceppo S (smooth, in inglese «liscio») era costituito da cellule che producevano colonie a superficie liscia. Essendo ricoperte da una capsula polisaccaridica, queste cellule erano protette dagli attacchi del sistema immunitario dell’ospite. Se iniettate in topi di laboratorio, esse si riproducevano e provocavano la polmonite (il ceppo quindi era virulento -> il topo moriva). (2) il ceppo R (rough, in inglese «ruvido») era costituito da cellule che producevano colonie con superficie irregolare. Queste cellule erano prive di una capsula protettiva e non erano virulente. Griffith inoculò in alcuni topi degli pneumococchi S uccisi dal calore e osservò che i batteri erano disattivati, cioè incapaci di produrre l’infezione. Quando però Griffith somministrò a un altro gruppo di topi una miscela di batteri R vivi e batteri S uccisi dal calore notò che gli animali contraevano la polmonite e morivano. Esaminando il sangue di questi animali, Griffith lo trovò pieno di batteri vivi, molti dei quali dotati delle caratteristiche del ceppo virulento S; egli concluse che in presenza degli pneumococchi S uccisi, alcuni degli pneumococchi R vivi si erano trasformati in organismi del ceppo virulento S. 52 La trasformazione non dipendeva da qualcosa che avveniva nel corpo del topo, perché fu dimostrato che la semplice incubazione in una provetta di batteri R vivi insieme a batteri S uccisi dal calore produceva la stessa trasformazione. Questo dimostrava che una qualche sostanza, all’epoca chiamata fattore di trasformazione, estratta da pneumococchi S morti poteva agire sulle cellule R provocando un cambiamento ereditario. A quel punto rimaneva solo da individuare la natura chimica di questa sostanza. Si scoprì poi che il fattore di trasformazione era il DNA! 53 1 LA TRASFORMAZIONE A LIVELLO MOLECOLARE Alla base del fenomeno osservato da Griffith vi è la TRASFORMAZIONE, cioè il processo di acquisizione di DNA dall’ambiente da parte di una cellula batterica La trasformazione batterica (o semplicemente, trasformazione) è un fenomeno parasessuale tramite il quale i batteri possono scambiarsi materiale genetico tra individui diversi - Il DNA eterologo può essere lineare o circolare (plasmidico) - La cellula ricevente deve essere COMPETENTE per acquisire DNA esogeno - Questo processo avviene con grande rarità nella maggior parte dei batteri in natura - Questo processo può essere indotto artificialmente (ad es. per elettroporazione) https://www.youtube.com/ watch?v=MRBdbKFisgI 54 2 CONIUGAZIONE Nel 1946 Joshua Lederberg e Edward Tatum studiarono due ceppi di Escherichia coli auxotrofi: - E. coli A (met - bio - thr+ leu+ thi+), auxotrofo per metionina e biotina. - E. coli B (met+ bio+ thr - leu- thi), auxotrofo per treonina, leucina e tiamina. Si osservò che i ceppi A e B, posti a contatto, potevano scambiarsi materiale genetico e creare dei batteri prototrofi. Terreno di coltura chimicamente definito, privo di metionina, biotina, treonina, leucina e tiamina 55 2 CONIUGAZIONE Alla fine degli anni ‘40 Bernard Davis scopre che se i due ceppi sono separati da un filtro attraverso cui possono passare sostanze (ma non batteri) non si ha la formazione di prototrofi: il contatto fisico tra le dellule dei due ceppi è quindi indispensabile! Il contatto fisico tra cellule è necessario affinché avvenga la ricombinazione. In questo esperimento le cellule non possono passare attraverso il filtro e quindi non avviene la ricombinazione. 56 2 CONIUGAZIONE Nel 1953 William Hayes scoprì che il trasferimento genico avviene in una sola direzione: da una cellula donatrice a una cellula ricevente. Hayes ipotizzo che la capacità di fungere da donatore fosse una condizione ereditaria determinata da un fattore di fertilità, definito fattore F. I ceppi che portano F sono donatori (F+), quelli senza F sono riceventi (F-). Successivamente fu dimostrato che il fattore F è un plasmide. Il processo osservato venne definito CONIUGAZIONE BATTERICA. La coniugazione batterica è un processo con il quale una cellula batterica trasferisce porzioni di DNA ad un'altra tramite un contatto cellula-cellula 57 https://www.youtube.com/watch?v=KLIo3wYVKiE 58 2 CONIUGAZIONE - Il processo di coniugazione è mediato da plasmidi coniugativi (plasmide F in E. coli). L’informazione per il trasferimento dei plasmidi coniugativi si trova sui plasmidi stessi - La coniugazione può avvenire tra ceppi della stessa specie o tra ceppi di specie e generi diversi (anche se con una frequenza minore) - Plasmidi coniugativi possono mediare il trasferimento di plasmidi non coniugativi o di plasmidi coniugativi che hanno perso “le informazioni necessarie al loro trasferimento”. In questo caso un plasmide Helper medierà il trasferimento di un plasmide non coniugativo - Il DNA viene trasferito con un meccanismo noto come rolling circle, che prevede la formazione di un intermedio a singolo filamento 59 2 CONIUGAZIONE Se il plasmide coniugativo è integrato nel cromosoma (nelle cellule ad alta frequenza di ricombinazione Hfr) anche geni del cromosoma possono essere trasferiti da una cellula donatrice ad una ricevente https://www.youtube.com/ watch?v=FjRX3Geovhk 60 3 TRASDUZIONE Il processo di trasduzione permette il 3 trasferimento di geni da batterio a batterio ad opera di batteriofagi 2 4 5 1 6 7 A seconda del meccanismo con cui avviene il trasferimento dei geni del batterio si parla di Trasduzione Generalizzata (rappresentata nella figura a fianco) o Trasduzione Specializzata (descritta nella prossima slide) Nella Trasduzione Generalizzata i diversi geni batterici vengono trasferiti con la stessa efficienza, che solitamente non è elevata 8 61 All’interno della cellula di E. coli il DNA Fagico è in forma circolare 3 TRASDUZIONE Il DNA circolare di integra nel cromosoma batterico tra i geni bio e gal Questo Fago può portare il gene gal nella prossima cellula ospite La Trasduzione Specializzata richiede l’integrazione del genoma virale nel cromosoma batterico e viene quindi effettuata solo da virus LISOGENI La Trasduzione Specializzata determina quindi il trasferimento, con elevata efficienza, di geni batterici posti vicino al sito di integrazione del profago lisogeno L’excisione imprecisa del profago porta alla formazione di un genoma fagico contenente il gene gal 62 3 TRASDUZIONE TRASDUZIONE SPECIALIZZATA 63 3 RIASSUMENDO, i processi di ricombinazione genetica nei batteri sono tre: 1 2 64