Ora il browser è a prova di pubblicità mirata

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n°2. 7 febbraio 2011
à
È ufficiale: Linkedin si quota in
Borsa. L’azienda ha fatto formale
richiesta alla Sec. Ma a seguire
potrebbero arrivare altre net
company. Soprattutto Facebook
L’era della convergenza
L’ERA DELLA CONVERGENZA
Trend. Giro di vite negli Usa alla raccolta di dati personali
SENTIERIdelVIDEO
Ora il browser è a prova
di pubblicità mirata
Google, Mozilla e Microsoft lanciano nuove funzionalità filo-privacy
ANDREACICCOLINI
Privacy. È la nuova parola d’ordine sulla quale i browser stanno
concentrando i propri sforzi. L’era
della corsa alla velocità è superata,
siamo entrati in quella della tutela dei
dati personali. Google, Microsoft e
Mozilla sono pronte a lanciare nuove
funzionalità anti-tracciamento. Una
mossa in linea con la nuova tendenza in atto negli Usa dove l’amministrazione Obama punta a mettere un
freno alla raccolta selvaggia di dati
personali destinati alla behavioral
advertising. Anche la Federal Trade
Commission, proponendo un sistema
di opt-out, si è mobilitata per “garan-
stema simile alla lista dei buoni e dei
cattivi. Sarà infatti possibile creare
due elenchi: la whitelist e la blacklist,
e in quest’ultima si potranno inserire
i siti con i quali non si vogliono condividere informazioni.
Mozilla, per Firefox 4.0, disponibile da febbraio, sta sviluppando
“Don’t Track Me”, un sistema basato
sull’header http che permetterà agli
utenti di inviare la richiesta ai siti
commerciali di non essere tracciati.
Il problema è che questi dovrebbero
prendere atto della volontà espressa e
rispettarla, ma, al momento, nessuno
ha aderito ufficialmente. Gli sviluppatori di Mozilla hanno lavorato in
tandem con la Stanford University
(l’università nella Silicon Valley) che
è entrata nella partita per fermare la
pubblicità mirata con un progetto
chiamato “donttrack.us”.
La nuova rotta piace a molti addetti ai lavori. Justin Brookman, a
capo della privacy dei consumatori del Center for Democracy and
Technology: “Mi piace l’idea che le
compagnie sperimentino le proprie
soluzioni per capire quale funziona
e quale no”.
à
à
Consumatori
Federal
trade
commission
ha chiesto
agli sviluppatori
di dare all’utente
più controllo
sui suoi dati
di navigazione
L’approvazione
delle associazioni:
è la direzione giusta
Partnership
Sky-Fastweb, nasce Home Pack
Se Sky non può ancora scendere sul
digitale terrestre con offerte pay, può
però stringere alleanze per allargare la
platea di abbonati. Succede con l’intesa
commerciale che la tv satellitare ha
siglato con Fastweb e che consente, con
“Home Pack”, di combinare l’offerta tv
via satellite con i servizi Internet a banda larga e telefonia fissa di Fastweb. Il
tutto a un prezzo più accessibile rispetto
all’acquisto dei singoli servizi e con un
DELLE
tire che la crescita e il cambiamento
del fiorente mercato delle informazioni sia costruito su una struttura
che promuova la privacy, la trasparenza, l’innovazione aziendale e le
scelte dei consumatori - ha detto il
presidente Jon Leibowitz -. L’autoregolamentazione nella privacy si è
rivelata poco efficace. Sarà necessario richiedere una misura legislativa
se le aziende non adotteranno nuove
misure”. Tentativi temuti dal mondo della pubblicità: “I grandi player
dell’advertising stanno disperatamente cercando di evitare una regolamentazione precisa” denunciano
dal Center for Digital Democracy,
un gruppo a difesa dei diritti dei consumatori.
È in questo quadro che si sono
mossi i tre grandi del browser - Google, Microsoft e Mozilla - nel mettere a punto sistemi che permettano
agli utenti di evitare il tracciamento
dei propri movimenti online. Sistemi che, di conseguenza, potrebbero
alzare un muro contro la pubblicità
mirata.
Chrome, Explorer e Firefox viaggiano sulla medesima strada ma
usano tre veicoli diversi. Google
Chrome ha scelto “Keep My OptOuts”, un add-on open source, già
scaricabile, che consente di isolare i
cookie per bloccarne la tracciabilità.
Microsoft, per la versione finale
di Explorer 9, attualmente disponibile in beta, ha messo a punto un si-
unico call center dedicato. L’accordo
strategico ha l’obiettivo di incrementare il valore dei servizi offerti. Inoltre, la
possibilità di fruire in maniera combinata di infrastrutture tecnologicamente
all’avanguardia permette in prospettiva
di cogliere le opportunità offerte dalla
banda larga e di avviare lo sviluppo
di servizi che prevedono una sempre
maggiore integrazione tra televisione e
Internet.
Caro Huffington Post,
come faresti senza
i giornalisti d’assalto?
Nel delirio di cloni di WikiLeaks
brilla il caso del free lance Mike Elk
T
utti noi conosciamo l’Huffington Post (www.
www.huffingtonpost.com/) e le sue grandi capacità di mettere a soqquadro il cortile ben chiuso
(più pulito del nostro, ma ben chiuso) dell’informazione
americana. È molto curioso vedere l’Huff (come viene
affettuosamente chiamato) congedare un suo giornalista di “sindacale”: parliamo di “congedo” e non di
licenziamento perché ovviamente Mike Elk, l’interessato,
era un “free lance”. Che colpa ha commesso Mike Elk?
Ha usato il suo accredito stampa per far entrare 200
operai dell’edilizia in una sala dove stava per svolgersi
l’assemblea di un’associazione bancaria (quelle convention un po’ stucchevoli diffuse anche da noi) con
striscioni contro una grande impresa di costruzioni (Pulte Group), accusata di intascare 900 milioni di dollari
di fondi pubblici senza creare occupazione. Nulla di
nuovo sotto il sole: con gli accrediti stampa bisogna
sempre andarci piano. Ma è interessante l’argomento
usato da Elk a sua difesa: solo provocando quella grande
confusione (abbondantemente ripresa da telecamere e
fotografi) lui ha trasformato in notizia una circostanza
ignorata dai media, come i 900 milioni di dollari andati
in fumo. Insomma, ha creato la notizia per far bene il
suo mestiere; forzando il proprio accredito stampa, ha
fatto trovare le parti, inaspettatamente, l’una di fronte
all’altra violando la privacy della convention bancaria.
Una trovata da reality show, con il prevedibile contorno
di striscioni, elmetti gialli, clamori, scandalo. La brusca
reazione dell’Huff manca dell’ironia che generalmente
abbonda nel sito. Senza informazioni ottenute in modo irrituale l’Huff non esisterebbe, non ci sarebbero i
blog, e tutto sarebbe un po’ peggio di come è. Nell’era
di WikiLeaks, forse ci si poteva attendere una risposta
migliore. Fra parentesi, adesso tutti si mettono a copiare
WikiLeaks. Come OpenLeaks, come il Guardian e Al
Jazeera (AJTU, Al-Jazeera Transparency Unit) che si
“mettono in proprio” a cercare e divulgare dossier senza
passare da Julien Assange, come Localeaks, sistema per
inviare anonimamente a uno degli oltre 1.400 giornali
locali Usa documenti più o meno segreti inventato da
Cuny, università di New York. Si intensificherà ancora
il fenomeno del whistleblowing, cioè delle soffiate? È
lecito dubitarne: chiunque possiede qualche segreto sarà
intento - mentre noi dibattiamo - a studiare contromisure e avvertimenti ai propri dipendenti e collaboratori.
Proprio per questo ci sarà un po’ di spazio per quei
“giornalisti d’assalto” che, prevalentemente online,
cercano e “fanno” le notizie senza aspettare pacchi di
documenti forniti dalla gola profonda di turno. Come
il neolicenziato Elm.
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