INDICE Riassunto………………………………………………………………………....2 Introduzione…………………………………………………………………..….3 1. La danza come strumento di formazione………………………………..5 1.1 Benefici dell’insegnamento del ritmo e della danza……………………..5 1.2 Influenze nazionali……………………………………………………………7 1.3 Danza adattata e danza terapia………………………………………….10 2. Tappe fondamentali per l’insegnamento del ritmo e della danza…... 12 2.1 L’utilizzo del ritmo e della danza nel programma di educazione fisica……………………………………………………………………………….12 2.2 Consapevolezza del ritmo: L’inizio……………………………………….13 2.3 Inserimento di elementi di movimento nell’istruzione………………….15 2.4 Introduzione di semplici passi di danza………………………………….17 3. Attività di ritmo e danza appropriate all’età e allo stadio di sviluppo…………………………………………………………………..19 3.1 La selezione delle attività………………………………………………….19 3.2 La prima infanzia……………………………………………………….…..19 3.3 La seconda infanzia………………………………………………………...21 3.4 Pre-pubertà e prima adolescenza…………………………………………22 3.5 Adolescenza e prima età adulta…………………………………………...24 4. Attività di ritmo e danza modificate per persone con disabilità……...24 5. Danza teatrale……………………..……………………………………..30 Conclusione …………………………………...………………………………...32 Bibliografia ………………………………………...…………………………...34 1 Riassunto Il movimento ritmico e la danza sono forme preziose di comunicazione ed espressione creativa che arricchiscono in molti modi la vita di ognuno e contribuiscono allo sviluppo motorio e psicologico di un bambino. I bambini con disabilità possono beneficiare grandemente di un curriculum di danza modificato ed adattato dove le attività sono volte a soddisfare le specifiche necessità dell’individuo. I benefici che si possono trarre dalla pratica di attività ritmiche e di danza includono lo sviluppo delle connessioni mente-corpo, dell’immagine corporea, della consapevolezza spaziale; il miglioramento della mobilità, della forza, della coordinazione e della flessibilità; il miglioramento della propria immagine corporea e lo sviluppo di abilità sociali (Schmitz, 1989). La consapevolezza ritmica e le capacità ritmiche di base, così come la capacità di compiere movimenti locomotori e non-locomotori, rappresentano prerequisiti fondamentali e necessari per poter partecipare con successo ai giochi e alle attività pensate in un ambiente integrato. Ora più che mai, gli standard nazionali e statali stanno enfatizzando la necessità di insegnare a tutti gli allievi abilità funzionali, indispensabili per tutto il corso della vita. Oggi, il valore e il significato del ritmo e della danza stanno assumendo un ruolo sempre più importante nell’ambito dell’educazione fisica. Se le persone con disabilità sono realmente integrate con le persone normodotate, gli insegnanti di educazione fisica devono fornire loro opportunità per raggiungere il loro massimo potenziale praticando la danza e le attività ritmiche per l’intero curriculum. 2 Introduzione Numerosi sono i benefici di cui si avvalgono le persone con disabilità della pratica di attività ritmiche e di danza, soprattutto se tale pratica coinvolge i bambini all'interno di un gruppo. La danza costituisce uno straordinario strumento di socializzazione,formazione e crescita. Essa, infatti, rappresenta un formidabile veicolo di reinserimento sociale per le persone con disabilità, che presentano spesso difficoltà a confrontarsi con gli altri o con il proprio corpo. Vivere il gruppo, e trovare nel rapporto con esso le motivazioni che portano impegno e volontà, è fondamentale. Formare gruppi misti di “ballerini” o “atleti”, con disabilità e non, poi, cancella le differenze, annulla le diversità e aiuta chi convive con problematiche psichiche, sensoriali e fisiche. Svariate ricerche dimostrano scientificamente come le attività ritmiche diano benefici in campo neurologico, fisiologico, migliorando la capacità di apprendimento e i processi logici. Ecco perché si dovrebbe porre grande attenzione alla pratica di attività motorie, ritmiche e di danza nei bambini, e di conseguenza alla formazione degli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado. Essi dovrebbero comprendere il valore dell’insegnamento del ritmo e della danza a persone con disabilità, essere in grado di valutare le situazioni e facilitare attraverso lezioni strutturate ad hoc l'esperienza motoria degli alunni disabili. Ciascun programma di educazione fisica dovrebbe essere adattato e modificato in modo tale da risultare appropriato all’età e allo stadio di sviluppo di ciascun individuo. Il fine è quello di non escludere gli alunni con disabilità dai momenti aggregativi che si consumano nelle ore di educazione fisica, comprendenti elementi di base del ritmo e del movimento, nonché semplici progressioni di danza. “Andrea e Kevin avevano grandi difficoltà in educazione fisica. Un giorno, durante una lezione incentrata sulla abilità di maneggiare la palla, l'insegnante ha deciso di provare un approccio diverso dal solito, che si avvalesse dell’aiuto del ritmo e della danza. Piuttosto che dire ai bambini di eseguire un dato compito, ha messo una musica popolare, con battute regolari in modo da permettere alla classe di seguirne il ritmo battendo le mani, i piedi o saltando. In seguito chiese alla classe di afferrare la palla al balzo o di palleggiare accordandosi col ritmo della 3 musica. Dopo poco tempo Andrea e Kevin dissero eccitati, "Questo si che è divertente! Mi guardi! Posso farlo anche io!"” ( Kowalski e Sherrill, 1992). 4 1. La danza come strumento di formazione 1.1 Benefici dell’insegnamento del ritmo e della danza Molti bambini come Andrea e Kevin, abili e disabili, hanno difficoltà a coordinare i loro movimenti ritmicamente. Circa l’80% della popolazione in età scolare è a disagio nel muoversi a tempo di musica, nel seguire una dimostrazione visiva del movimento, e nell’esprimersi ritmicamente (Weikart, 1989). Il ritmo è un elemento di base che riguarda tutti gli aspetti della vita, dal battito del cuore umano al ritmo inerente la capacità di muoversi. Pochi insegnanti comprendono il contributo che le attività ritmiche e la danza possono dare allo sviluppo psicologico e motorio dei bambini e al benessere a lungo termine degli adulti (Schmitz, 1989). Il ritmo è il filo conduttore che aumenta lo sviluppo di capacità e abilità, sviluppa il benessere col movimento, aumenta l’autostima e promuove l’ interazione sociale. La danza è un’ arte del movimento e del sentimento che consente la scoperta di sé stessi, l’insegnamento creativo, la cooperazione tra allievi (Walden, 1999). Inoltre, tutti i bambini imparano mediante svariate modalità (visiva, uditiva, tattile, cinestetica). Un appropriato programma di sviluppo delle attività ritmiche può aiutare ad educare e sviluppare abilità uditive, visive, e tattili/cinestetiche, la capacità ritmica di base, il movimento creativo, e il linguaggio (Weikart, 1989). Tutti gli allievi, senza eccezioni hanno specifiche necessità. La danza non discrimina tra età o livello di abilità, alta o bassa funzionalità. L’utilizzo del ritmo è particolarmente prezioso per i bambini con disabilità perché fornisce ad ognuno, qualsiasi sia il proprio livello di abilità, l’opportunità di partecipare ad attività che sono educative, ricreative ed anche riabilitative. “La danza coinvolge tutti – rispettando le caratteristiche peculiari di tutti gli individui, ciascuno con le proprie abilità, le proprie forze…” (Schwartz, 1989). Le attitudini, il comportamento e l’autocontrollo degli allievi possono essere positivamente influenzati integrando gli stessi in un ambiente e in una esperienza comune (Wolf e Launi, 1996). Molti bambini con disabilità presentano uno sviluppo ritardato dell’autostima, della consapevolezza corporea e spaziale, della coordinazione e mostrano dei veri e propri deficit nella consapevolezza dello spazio, nelle sequenze motorie e nella 5 temporizzazione. In accordo con la teoria dell’integrazione sensoriale (Ayres, 1972), la danza fornisce un eccellente mezzo per lo sviluppo di abilità percettivomotorie e per lo sviluppo della consapevolezza spaziale, offrendo l’opportunità di esplorare le abilità e le limitazioni del proprio corpo. Attraverso la danza, i bambini vengono agevolati nello sviluppo di una accurata immagine corporea, della consapevolezza cinestetica, della posizione e del movimento nello spazio, dell’equilibrio (Boswell, 1993) e della postura (Woodard et al., 1996). La danza fornisce una connessione tra mente e corpo. Le percezioni e le sensazioni del bambino, la sua identità, e l’autostima sono largamente influenzate da quanto bene si muove il suo corpo (Marsh e Shavelson, 1985). Le qualità della danza – le sue caratteristiche di disciplina, perseveranza e collaborazione– spesso possono portare a delle risposte inaspettate negli individui come nessun’ altra forma di attività. Particolarmente vantaggiosi per individui con disabilità nell’apprendimento, con disordini del comportamento e disturbi emozionali, il ritmo e la danza si focalizzano sui bambini che così prendono conoscenza e confidenza col proprio corpo ed inoltre giocano un ruolo cruciale nello sviluppo del concetto di sé. I bambini con disabilità spesso hanno difficoltà nell’esprimere sé stessi, nel movimento creativo e nell’interpretazione. La danza, data la natura della sua definizione, incoraggia i bambini ad esprimersi attraverso il movimento. La danza è un linguaggio che attraverso il corpo e il movimento offre uno strumento per la scoperta e l’espressione di sé stessi e della propria creatività, nonostante le limitazioni imposte dalla disabilità (Pesetsky e Burack, 1984). Essa incoraggia e favorisce il movimento creativo ed espressivo, perché, così come molte altre attività nell’educazione fisica, non è mai né giusta né sbagliata (Joyce, 1980) (Figura 1). La danza non ha bisogno di parole così che può servire come un eccellente modo per aiutare a sviluppare la comunicazione e l’espressione in quei bambini che hanno una limitata capacità verbale o non l’hanno affatto. Il movimento creativo è importante per aiutare tutti gli allievi, specialmente quelli con disabilità, a investigare e sperimentare nuovi modelli di movimento e ad esplorare le capacità di movimento del proprio corpo (Riordan, 1989). Attraverso le attività creative della danza, coloro che hanno delle limitazioni sia del linguaggio che dei movimenti possono entrare in contatto con i loro pensieri e 6 sentimenti più intimi e trovare delle vie alternative per interagire con gli altri e col mondo circostante in un ambiente non più minaccioso. Figura 1. Esecuzione libera e creativa di movimenti Il ritmo e la musica, oltre ad accompagnare gran parte delle attività della vita quotidiana, possono essere usati per facilitare il movimento. A volte è difficile motivare i bambini con disabilità a muoversi, specialmente coloro che hanno dei severi e profondi problemi. Il ritmo e la musica possono essere usati come potenti mezzi con cui incoraggiare al movimento tutti i bambini che esitano. 1.2 Influenze nazionali Il sistema educativo e formativo è interessato da profondi e significativi cambiamenti, che ne stanno ridisegnando l'impianto, i percorsi, gli obiettivi. Inoltre, il nuovo contesto dell'autonomia richiede ad ogni istituto di assumersi la responsabilità di dotarsi di un proprio piano dell'offerta formativa (POF). Ciò implica il superamento di una programmazione rigida in favore di un'identità progettuale che si apre ed accoglie quadri disciplinari di più ampio respiro. In tale complesso quadro di mutamenti, l'educazione alla danza nella scuola di base si segnala, sia per un crescente e diffuso interesse da parte delle istituzioni scolastiche (in termini di domanda di attivazione di esperienze laboratoriali e di spettacolo), sia per una generale riflessione attorno alle 7 procedure e modalità didattiche di riferimento (in termini di tipologie di offerta formativa in risposta alle richieste della scuola). Vista l'esigenza di definire, per l'educazione alla danza nella scuola di base, modelli organizzativi e didattici in grado di garantire proposte formative omogenee e al tempo stesso ispirate a criteri di adattabilità alle singole esigenze dei vari contesti e situazioni, e dopo aver avviato specifiche ricerche sulle modalità e sulle didattiche di riferimento nei principali sistemi scolastici del mondo, l'Associazione Nazionale DES - Danza Educazione Scuola, ha dato vita in collaborazione con l'Accademia Nazionale di Danza di Roma, il Dipartimento Musica e Spettacolo dell'Università di Bologna e il Centro Mousikè di Bologna, al Progetto Fare Creare Vedere la danza (Progetto Nazionale di studio per una definizione programmatica degli obiettivi della danza nella scuola di base). Per l’ elaborazione di tale progetto è stato istituito un Comitato Scientifico, al fine di preparare un documento di riferimento nazionale per la definizione degli obiettivi e degli standard della danza nella scuola. Sono stati quindi individuati presupposti e finalità ritenuti fondamentali per assicurare un futuro di qualità agli sviluppi della presenza della danza nella scuola: 9 La danza è una disciplina con programmi d'apprendimento chiaramente diversificati a seconda che l'obiettivo sia l'educazione della persona o del futuro artista. L'educazione alla danza nella scuola di base va intesa come indirizzata alla formazione della persona e non del danzatore. Di conseguenza l'ambito formativo nel quale si colloca, è quello dell'educazione di base della danza (finalizzata a diffondere la cultura della danza e promuovere un linguaggio espressivo e comunicativo del corpo e della persona), che si differenzia, per obiettivi e didattica, dall'educazione alla danza con indirizzo coreutico (finalizzata alla formazione artistica e con precisi percorsi scolastici professionalizzanti che iniziano non prima dei 10 anni - medie e licei coreutici, Istituti di Alta Formazione, Università). 9 L'educazione alla danza fa riferimento ad un'area disciplinare specifica, che non può essere limitata al solo ambito motorio, ma che trova nell'area dell'educazione alle arti (in particolare nel rapporto con la musica e il teatro) la sua più corretta collocazione storica, culturale e metodologica. 8 9 Ogni attività che si svolge all'interno della scuola sulla base di progetti educativi curricolari o extracurricolari e, indipendentemente da chi ne sia il conduttore, docente interno o esperto esterno, deve oggi essere considerata attività scolastica istituzionale. Per l'importanza del ruolo educativo e dei riflessi sullo sviluppo motorio, espressivo e comunicativo del bambino, la danza nella scuola richiede, perciò, modelli organizzativi e pedagogici di riferimento nazionali. 9 Primo scopo del progetto Fare Creare Vedere la danza sarà quello di identificare i principali Obiettivi Formativi per la danza educativa che verranno sviluppati e concretizzati attraverso specifiche indicazioni di standard d'apprendimento suddivisi per fasce d'età. Il Comitato Scientifico ha dunque definito il primo documento programmatico per la danza nella scuola di base, che contiene i principi, le indicazioni metodologiche, gli obiettivi generali e gli apprendimenti da raggiungere nella scuola dell'obbligo. Tale documento è stato poi diffuso su tutto il territorio nazionale sia in ambito privato (scuole di danza, associazioni, compagnie) che in ambito istituzionale (Università, Accademie, Conservatori, Irre) così da essere espressione della più ampia rappresentanza di pensiero sul territorio nazionale. Questi standard nazionali e statali, che riguardano non solo l’ Italia ma svariati Paesi nel mondo, identificano l’importanza della comprensione e dello sviluppo di tutti gli allievi nel rispetto delle differenze tra gli individui, in modo tale da consentire a tutti la partecipazione alle varie attività. In aggiunta a questi standard, l’Adapted Physical Education National Standards (National Consortium for Physical Education and Recreation for Individuals with Disabilities, 1995) e la definizione dell’educazione fisica nell’ Individuals with Disabilities Education Act (IDEA) del 1997 favoriscono l’ideazione di un Piano Educativo Individualizzato (PEI) che si focalizzi sullo sviluppo e il potenziamento di abilità funzionali, proprie della vita quotidiana. L’utilizzo del ritmo e della danza come strumenti di istruzione ed educazione soddisfa pienamente questi attuali standard nazionali e statali. La danza è una attività funzionale, praticabile nell’arco di tutta la vita che consente alle persone di godere del movimento e di ridere e divertirsi con gli altri in una attività piacevole (Figura 2). 9 Figura 2. Attività di danza nella scuola I bambini hanno bisogno di sviluppare abilità ritmiche di base che consentano loro di provare piacere nello svolgimento di attività interattive, sociali con la partecipazione della famiglia e degli amici, specialmente anche quando è stata raggiunta l’età adulta. 1.3 Danza adattata e danza terapia Sia gli educatori che i terapisti (che si avvalgono della danza) usano il ritmo e la danza nei loro programmi per gli individui con disabilità. Comunque va fatta una distinzione tra la danza adattata e la danza terapia. Sebbene la danza adattata possa essere una forma d’arte, una modalità educativa, e possa avere una natura terapeutica, essa non può essere considerata una terapia. Fino alla metà degli anni ’60, il movimento ritmico e la danza per gli individui con disabilità si riferivano alla danza terapia, senza che venisse fatta alcuna differenza tra i termini. L’American Dance Therapy Association (ADTA), istituita nel 1966, definisce come danza/movimento terapia “l’uso psicoterapeutico del movimento come un processo che favorisce l’integrazione fisica ed emozionale dell’individuo. La danza terapia si distingue dalle altre utilizzazioni della danza … perché incentrata sugli aspetti non verbali del comportamento e per il suo uso del movimento come un processo di intervento” (Sherrill, 1998). La danza terapia rappresenta una specifica modalità di trattamento usata come una psicoterapia non verbale tramite la quale gli individui esprimono i propri problemi psicologici, emozionali e comportamentali. Sebbene simile alla danza adattata, la danza terapia è più strettamente allineata con la terapia fisica o occupazionale e può essere condotta esclusivamente da un terapista (che si avvale dell’uso della danza) certificato 10 (Sherrill e Delaney, 1986). La danza adattata, parallelamente alla definizione di educazione fisica adattata, si riferisce all’insegnamento del movimento ritmico progettato o modificato così da soddisfare le specifiche necessità degli individui con disabilità. “Lo scopo della danza adattata…è quello di facilitare l’autorealizzazione, in quanto il suo utilizzo permette di comprendere ed apprezzare il proprio corpo e la sua capacità di movimento” (Sherrill, 1998). Due differenti metodologie di insegnamento vengono spesso usate dai professionisti che si occupano dell’insegnamento della danza/movimento: la danza creativa e quella strutturata. Mentre le tecniche della danza creativa incoraggiano l’esplorazione del movimento e la risposta libera, la danza strutturata fornisce obiettivi definiti in base ad una costruzione obiettiva e sequenziale. I due diversi stili, basati, l’uno sui partecipanti, l’altro sugli obiettivi e gli scopi della classe, hanno una appropriata collocazione nel curriculum dell’educazione fisica adattata (Roswal, Sherrill, e Roswal, 1988). 11 2. Tappe fondamentali per l’insegnamento del ritmo e della danza 2.1 L’utilizzo del ritmo e della danza nel programma di educazione fisica Le esperienze concernenti il movimento ritmico sono importanti per lo sviluppo motorio dei bambini con disabilità. La danza è parte integrante dell’educazione fisica e ad essa dovrebbe essere rivolta maggiore attenzione nel curriculum. Sfortunatamente non è sempre così. Molti insegnanti di educazione fisica hanno un limitato background relativamente alla danza: ne risulta un loro disagio nell’insegnamento delle attività ritmiche. Di conseguenza questi insegnanti tendono ad includere poche esperienze ritmiche e riguardanti la danza nei loro programmi di insegnamento o addirittura ad eliminarle completamente. Come risultato, la mancanza da parte degli allievi di adeguate esperienze concernenti il ritmo e la danza diviene parte naturale del loro repertorio motorio. Spesso gli insegnanti introducono inconsapevolmente attività ritmiche ad un livello troppo alto, iniziando con dei movimenti che risultano eccessivamente complessi per i livelli di abilità dei loro allievi. I “passi” di danza che coinvolgono la coordinazione di più parti del corpo richiedono un livello di integrazione, di consapevolezza corporea e motoria, il possesso di sequenze motorie tali da risultare estremamente difficili da realizzarsi da parte dei bambini. Per ridurre questi problemi, le attività di danza e ritmo devono essere svolte durante tutto l’intero curriculum di educazione fisica e non limitate ad una breve unità didattica. Si ha quindi bisogno di un cambiamento del punto di vista: la danza e il ritmo non andrebbero usati per aumentare la motivazione, quanto piuttosto come veri e propri strumenti di insegnamento. La partecipazione ad attività ritmiche potrebbe risultare terapeutica, vantaggiosa e piacevole solo se strutturate in maniere sequenziale. Tale partecipazione spesso risulta essere frustrante per molti individui, indipendentemente dall’età, e lo è specialmente per i bambini con disabilità in un ambiente integrato. Poiché la crescita e la maturazione degli schemi motori sono spesso differenti nei bambini con disabilità, le abilità motorie di base potrebbero non svilupparsi pienamente o potrebbero configurarsi come abilità parcellari (come azioni motorie realizzate isolatamente e non generalizzate ad altre aree di 12 esecuzione del movimento) (Auxter, Pyfer, e Heutting, 1997). Ciò comporta notevoli difficoltà nella esecuzione di movimenti ritmici e di passi di danza. Ecco perché un’unica unità didattica dedicata alla danza, di breve durata, non consente di sviluppare le abilità necessarie. 2.2 Consapevolezza del ritmo: L’inizio Aiutare gli individui a sentirsi a proprio agio con il proprio corpo è uno degli obiettivi principali delle attività ritmiche. E’ molto facile che bambini con una buona consapevolezza di base del ritmo partecipino e si divertano durante lo svolgimento di attività ritmiche sia durante le lezioni di educazione fisica sia in ambienti sociali. In ogni brano musicale o sequenza ritmica, il ritmo coinvolge tre componenti: la battuta (il modello sottostante su cui si basa la musica o la sequenza ritmica), il tempo (la velocità) e l’accento (l’enfasi). Ad un livello di base, il movimento ritmico richiede l’abilità di usare effettivamente il tempo e lo spazio. Molti bambini con disabilità mancano della consapevolezza ritmica e così sono incapaci di rispondere naturalmente alle battute o agli intervalli di tempo tra ciascuna battuta e l’altra (Sherrill e Delaney, 1986). La competenza ritmica, o capacità di base di temporizzazione, si compone di due abilità: la consapevolezza della battuta e la competenza della battuta (Weikart, 1989). La consapevolezza della battuta è definita come l’abilità di sentire ed esprimere la battuta regolare di un ritmo, di una canzone o di un brano musicale usando movimenti nonlocomotori. La competenza della battuta si riferisce all’abilità di camminare seguendo le battute stesse in uno spazio proprio o in uno spazio comune. Weikart (1989) suggerisce una progressione di insegnamento per aiutare gli allievi a raggiungere il livello di base della competenza ritmica. Il primo compito, essere in grado di “sentire” la battuta, coinvolge l’udito e il movimento. La battuta regolare viene scandita oscillando il corpo, battendo le mani, tamburellando le dita. Un aspetto del sentire la battuta è quello di essere in grado di distinguere tra il tempo forte e il tempo debole. Il secondo compito riguarda l’organizzazione e la ripetizione ad ogni battuta di due movimenti non-locomotori. I bambini potrebbero essere in grado di battere le ginocchia ad ogni battuta ma non di piegarle e battere le mani ad ogni battuta. 13 Il terzo compito richiede di camminare a tempo. L’aggiunta della mobilità richiede una più grande integrazione e coordinazione delle varie parti del corpo. Le attività di consapevolezza della battuta coinvolgono movimenti semplici ad ogni battuta creando un legame col ritmo così da fornire un collegamento tra suono e movimento (Bornell, 1989; Weikart, 1989). Seguendo delle semplici linee guida si può insegnare con successo la competenza ritmica a gruppi di tutte le età e con diversi livelli di abilità, inclusi gli individui con disabilità. Iniziamo con un singolo individuo. Molti bambini con deficit motori o problemi nella percezione temporale trovano difficoltà a muoversi seguendo un ritmo esterno e coordinando i propri movimenti a quelli di altri (Krebs, 1990). Inizialmente si deve quindi permettere ai bambini di muoversi secondo un ritmo proprio. I bambini successivamente imitano una battuta regolare creata dall’insegnante usando dei movimenti semplici come il battere le mani. Quando si usa la musica, bisogna essere sicuri di rafforzare l’ accento forte, in modo da renderne più facile l’ascolto e quindi il movimento in base ad esso. Le attività dovrebbero iniziare con dei movimenti non-locomotori: da seduti, con un compagno o con degli oggetti come la palla. Quando poi si è in piedi, sarebbe opportuno eseguire movimenti come flettersi, ruotare, oscillare o camminare sul posto. Eventualmente si può includere la marcia sul posto, quindi il cammino e altri movimenti locomotori all’interno delle varie attività ritmiche. Inizialmente è più indicato usare movimenti che interessano tutto il corpo (oscillare, piegarsi), una singola parte di esso (un braccio), più parti su entrambi i lati del corpo (flettere entrambe le ginocchia), quindi più parti alternativamente (alzare il braccio destro, poi il sinistro). Eventualmente si possono coinvolgere due o più parti del corpo, movendole in successione o simultaneamente. Per esempio, piegare le ginocchia ad ogni battuta è più semplice ritmicamente piuttosto che unire questo movimento alla battuta delle mani. Una volta che è stata raggiunta individualmente la consapevolezza della battuta di base, gli allievi possono lavorare in modo da eseguire i movimenti con un compagno cosicché essi devono coordinare i propri movimenti con quelli dell’altro. Le attività includono il battere le mani da parte dei bambini, il rispecchiare i movimenti di ognuno seguendo il ritmo o lo stare seduti uno dietro l’altro formando una sorta di trenino, in modo da marcare la battuta dando dei piccoli colpetti sulla schiena della persona di fronte. Per aumentare il livello di difficoltà, gli insegnanti aggiungono 14 al movimento ritmico l’utilizzo di attrezzi come la palla, il cerchio o il nastro. I bambini devono così coordinare il movimento di un oggetto esterno con il movimento del proprio corpo. Quando si utilizzano gli attrezzi, gli insegnanti dovrebbero iniziare con attività che coinvolgono, inizialmente, movimenti sul posto e solo successivamente movimenti locomotori. 2.3 Inserimento di elementi di movimento nell’istruzione Sebbene lo sviluppo della competenza della battuta e della consapevolezza del ritmo dovrebbe essere il primo obiettivo, le attività ritmiche e la danza possono solo focalizzarsi sugli elementi del movimento. La danza si compone di elementi del movimento (Laban, 1963): lo spazio (forme, livelli, dimensioni, percorsi), il tempo (la battuta, l’accento, l’andamento), la forza (lieve o pesante), il flusso/fluidità di movimento (libero o controllato). Laban (1963) ha raggruppato il movimento in sedici temi di base. Ogni tema rappresenta un’idea di movimento che corrisponde alla progressiva scoperta del movimento nel bambino che sta crescendo. Sia la danza creativa, sia la danza moderna si espandono sugli elementi del movimento per consentire a tutti gli allievi di verificare i limiti delle capacità del proprio corpo, specialmente quelli che sono motoriamente svantaggiati. Ponendo particolare attenzione agli elementi del movimento attraverso la danza creativa e l’educazione al movimento (esplorazione e scoperta guidata), gli insegnanti possono migliorare l’immagine corporea e la consapevolezza spaziale, lo sviluppo del linguaggio attraverso le associazioni tra parole e movimento, la creatività e l’espressione di sentimenti ed emozioni. Preston (1963) ha semplificato e riorganizzato i temi di Laban in sette temi di movimento in modo da organizzare il contenuto educativo della danza. Basandosi sulla consapevolezza della battuta, questi temi forniscono agli insegnanti delle linee guida per lo sviluppo di attività e progressioni concernenti il ritmo e la danza. Strumento prezioso in un ambiente integrato, questi temi possono aiutare gli insegnanti ad individualizzare le attività, permettendo ad ogni studente di lavorare secondo il proprio livello. Questi sette temi ricorrono nelle rimanenti parti del capitolo: Tema 1 – Consapevolezza del proprio corpo (azioni riguardanti il corpo nella sua interezza o azioni di singole parti del corpo); Tema 2 – Consapevolezza del peso e del tempo (qualità contrastanti); 15 Tema 3 – Consapevolezza dello spazio (aree, direzioni, livelli, percorsi ed estensioni); Tema 4 – Consapevolezza del flusso/fluidità del movimento (uso dello spazio e del tempo); Tema 5 – Consapevolezza dell’adattamento ad un compagno o ad un piccolo gruppo di persone (semplici forme di relazione); Tema 6 – Consapevolezza del corpo (enfasi nell’elevazione, nelle forme del corpo e nei gesti); Tema 7 – Consapevolezza della modalità di azione (natura ritmica del tempo, peso e spazio). Tabella 1. Progressione di danza per tema ed età (Logsdon et al., 1984). Legenda: Il tema è appropriato nel programma di educazione fisica. ***** Il tema potrebbe essere appropriato ma usato meno frequentemente. …….. Temi più avanzati per incrementare la complessità in una esperienza di educazione fisica Età espressa in anni 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 Tema 1-Consapevolezza del corpo . **************** 2-Consapevolezza del peso e del tempo 3-Consapevolezza dello spazio 4-Consapevolezza del flusso ************* ………….. ….. 5-Consapevolezza di adattamento a partners o a piccoli gruppi ………… 6-Consapevolezza del corpo ………… 7-Consapevolezza degli effetti delle proprie azioni ……….. ******* ***** 16 Una volta che i bambini hanno appreso il contenuto di base di un tema, le esperienze potrebbero essere progettate in modo da combinare i temi precedenti con quelli appena imparati. La tabella 1, modificata per incorporare la prima infanzia, delinea un programma di danza che continua fino all’età di 12 anni (Logsdon et al., 1984). 2.4 Introduzione di semplici passi di danza Quando i bambini sviluppano la consapevolezza ritmica di base, gli insegnanti possono iniziare ad introdurre danze che coinvolgono passi e sequenze di movimento piuttosto semplici. Indipendentemente dall’età o dalla disabilità, gli insegnanti dovrebbero seguire una progressione di base quando insegnano una danza, specialmente quando si introduce una nuova danza. Alle classi dovrebbe essere data l’opportunità di ascoltare l’intero brano musicale prima di dare loro indicazioni sul ritmo e sul tempo; quindi si può chiedere loro di seguire il tempo battendo le mani o i piedi. Senza un precedente ascolto della musica, l’ insegnante dovrebbe insegnare ai bambini i passi di danza facendo provare e dando un nome a ciascun passo. Questo implica un apprendimento attivo poiché viene dato un nome al passo mentre viene eseguito il movimento. Documentata come una strategia di insegnamento efficace (Kowalski e Sherrill, 1992; Weiss e Klint, 1987), la ripetizione verbale facilita la codificazione e l’integrazione delle informazioni, migliora l’abilità a progettare, mettere in sequenza e realizzare uno schema motorio. I bambini con disabilità sono spesso notoriamente goffi, mostrando difficoltà nella integrazione dei movimenti, nella memoria e nelle sequenze motorie. Per i bambini che hanno difficoltà a codificare e decodificare informazioni visive e uditive e quindi poi a tradurre tali informazioni in un movimento armonioso e coordinato, la ripetizione verbale crea un legame concreto tra il movimento e i pensieri, tra la sequenza motoria e la memoria motoria. Una progressione per migliorare le sequenze e la memoria motorie è rappresentata dal metodo del “Di e Fai”(Weikart, 1989), realizzato per insegnare la danza connettendo il linguaggio e il movimento. Le “etichette” verbali (i nomi) che identificano parti del corpo, movimenti locomotori o gesti sono espresse nello 17 stesso tempo in cui il movimento viene svolto. Questo processo di insegnamentoapprendimento che coinvolge anche il linguaggio, si articola su quattro stadi. Si comincia senza alcun movimento e senza alcuna musica, soltanto ripetendo ad alta voce il movimento secondo un ritmo posto dall’insegnante. Quindi, sempre senza musica, si descrive verbalmente il movimento mentre lo si compie. A questo stadio si aggiunge poi l’utilizzo della musica; quindi, pensando alle parole contemporaneamente si compiono i movimenti sulla musica. 18 3. Attività di ritmo e danza appropriate all’età e allo stadio di sviluppo 3.1 La selezione delle attività Le attività ritmiche e la danza forniscono ai bambini con disabilità buone opportunità di integrazione con i bambini abili. Per garantire una piacevole e divertente partecipazione, tali attività dovrebbero essere selezionate così da risultare appropriate per l’età e non già per il livello di disabilità dei bambini. La selezione di attività appropriate richiede numerose considerazioni sul livello di sviluppo del gruppo così come una accurata valutazione del livello di abilità di ogni individuo. Con i bambini piuttosto piccoli, gli insegnanti devono fare molta attenzione affinché le attività di movimento designate per quel gruppo di età non risultino troppo difficoltose, in modo da non avere come conseguenza dei fallimenti ripetuti (Weikart, 1989). E’ comunque possibile che anche bambini più grandi, adolescenti e persone adulte necessitino ancora di sperimentare e sviluppare i livelli di base della competenza ritmica. Sebbene gli obiettivi rimangano gli stessi, è estremamente importante che le attività ritmiche selezionate siano appropriate al gruppo di età. A causa del livello di sviluppo, la scelta di attività appropriate all’età per persone con profonde e severe disabilità è particolarmente difficile. Nonostante ciò, filastrocche come “La Bella Lavanderina” o “La Macchina del Capo” risultano inaccettabili da usare con allievi più grandi e persone adulte. 3.2 La prima infanzia Le attività ritmiche per bambini di età compresa tra i tre e i cinque anni dovrebbero porre particolare attenzione alla consapevolezza corporea (tema 1) e ai concetti fondamentali dello spazio (temi 2 e 3). Specialmente per i bambini con deficit cognitivo-motori, tutte le attività ritmiche dovrebbero combinare la verbalizzazione (magari cantilenando) col movimento. Per esempio, nominare e toccare varie parti del corpo (es., testa, testa, testa, testa; ginocchia, ginocchia, ginocchia, ginocchia) o eseguire movimenti semplici (premere, premere, premere, premere) aiuta a creare una forte associazione parola-movimento. Canzoni che 19 descrivono azioni come “Testa, Spalle, Ginocchia e Piedi” sono utilizzate comunemente per insegnare i nomi e la localizzazione delle varie parti del corpo o semplici concetti concernenti il movimento quali quello di spazio, sforzo, tempo (piegato/dritto, grande/piccolo). Anche gli insegnanti possono creare “canzoni di movimento” su motivi familiari (es., “Il Coccodrillo Come Fa”) sostituendo parole (scuotere, spingere, saltare) attinenti all'azione o alla parte del corpo che si sta insegnando. Ad un livello più semplice, è preferibile il movimento singolo, bilaterale e simmetrico, come muovere entrambi i piedi o le mani in un singolo movimento (Weikart, 1989), in quanto, a questo livello, l’integrazione bilaterale è ancora grezza; persino i movimenti semplici combinati sono spesso troppo complessi. I bambini hanno bisogno e si divertono con attività che sono semplici e di natura estremamente ripetitiva. E’ così preferibile l’utilizzo di attività che sono primariamente non-locomotorie, e che consentano ad ogni bambino di svolgerle nel proprio spazio. Le abilità locomotorie dovrebbero essere limitate alle semplici andature (Figura 3). Figura 3. Bambini che eseguono andature Se si usa la musica o un ritmo semplice, una canzone d'azione, o un canto, gli insegnanti non dovrebbero porre troppa attenzione sul fatto che gli allievi si muovano "correttamente" su un ritmo esterno, ma dovrebbe permettere loro di muoversi secondo i propri ritmi (Weikart, 1989). Non c'è nulla di più triste di 20 quando un bambino si concentra così tanto sul tempo da perdere la gioia di muoversi (Sherril, 1998). 3.3 La seconda infanzia Le attività ritmiche per bambini di età compresa tra i cinque e i sette anni comprendono attività insegnate nella prima infanzia. Sebbene tali attività si concentrino ancora per la maggior parte sulla consapevolezza corporea e spaziale (temi 1, 2, 3) e siano di natura ripetitiva, gli insegnanti possono cominciare ad utilizzare movimenti combinati (temi 1, 4, 6) nelle loro attività ritmiche. Importanti per i bambini con disabilità, le attività ritmiche aiutano a sviluppare la consapevolezza della variazione della forza e della fluidità del movimento (tema 4) e a discriminare tra un ritmo veloce ed uno lento e tra tempi diversi (tema 2). Le canzoni d’azione e le cantilene ritmiche continuano a rimanere un fondamento per le attività ritmiche, coinvolgendo parti isolate del corpo (temi 2, 3) e il movimento del corpo nella sua interezza (temi 1, 4, 6, 7). Il miglioramento della coordinazione e dell’abilità a combinare il ritmo col movimento locomotore e assiale fa sì che le attività contengano una grande varietà di movimenti e utilizzino parole che coinvolgano la coordinazione di tutto il corpo piuttosto che di singole parti di esso. Gli strumenti a percussione (tamburelli, tamburi) o attrezzi di altro tipo (nastri, sciarpe, cerchi, bacchette) rappresentano degli eccellenti mezzi per incrementare le richieste della coordinazione e per creare un collegamento tra il movimento ritmico non-locomotore (da seduti) e le abilità locomotorie (marcia o galoppo). Semplici balli come la Macarena, che insegnano i movimenti e i passi base della danza, dovrebbero essere introdotti il prima possibile. I balli individuali (es., Voglio un Coniglio, La Vespa Vispa) sono i più semplici per cominciare, perché non richiedono la coordinazione dei propri movimenti coi movimenti dell’altro. I balli non-locomotori come la Ma carena possono essere eseguiti facilmente. Le attività ritmiche possono e dovrebbero essere svolte per stimolare l’immaginazione e il movimento creativo (Jay, 1991). La creatività può essere incrementata stimolando giochi di immaginazione (temi 1, 2, 3) come cantare canzoni d’azione; imitare persone, animali o cose; o rappresentare filastrocche, poesie, storie e canzoni (Krebs, 1990). 21 3.4 Pre-pubertà e prima adolescenza I bambini dagli otto agli undici anni dimostrano livelli di attenzione e di funzionalità cognitiva, di equilibrio, di coordinazione, di abilità percettivomotorie, e di interazione sociale notevolmente incrementati. I bambini sono pronti ad unire l’uso di oggetti come palle, cerchi, nastri e funi alle attività ritmiche. Socialmente, i bambini dovrebbero iniziare a lavorare in cooperazione con i compagni e in piccoli gruppi. I balli di gruppo, le danze popolari e le attività di improvvisazione (tema 6) forniscono ai bambini i fondamenti per imparare movimenti via via più complessi (Krebs, 1990) che sono importanti per una buona partecipazione nella vita futura, in ambienti sociali integrati. 3.5 Adolescenza e prima età adulta L’adolescenza porta un cambiamento nelle richieste dell’ambiente scolastico, dove il comportamento sociale diviene un aspetto centrale della vita dello studente. Queste richieste sociali non sono differenti per gli adolescenti con disabilità. L’interesse riguarda come imparare l'ultimo ballo che ognuno fa secondo la musica più recente e popolare. I programmi riguardanti attività ritmiche durante il periodo adolescenziale dovrebbero essere prevalentemente rivolti all’insegnamento di abilità e balli sociali, nonché ad attività che favoriscono la fitness. Più che nelle altre età, agli adolescenti con disabilità devono essere fornite delle opportunità di partecipare ad attività integrate e appropriate alla propria età. Gli insegnanti hanno bisogno di stare al passo con le tendenze correnti in fatto di musica e balli sociali (es., La Canzone del Capitano, Cixiri), che spesso si vedono nei balli scolastici e negli eventi sociali. Gli adolescenti con disabilità potrebbero non avere le stesse opportunità di imparare questi balli correnti a causa delle loro difficoltà motorie o della mancanza di occasioni in cui praticarli. Più che imparare i passi dei balli correnti, per gli allievi è importante sentirsi a proprio agio nell’esprimere sé stessi ritmicamente. Solitamente i balli che si vedono sia a scuola sia negli eventi sociali sono liberi, non hanno uno stile definito rigidamente. Essi consistono semplicemente nel muoversi ritmicamente seguendo 22 la musica, in modo da adattarsi alla musica e nello stesso tempo riflettere la personalità dell’individuo. Gli allievi possono creare un proprio stile usando pochi e semplici movimenti, eseguendoli seguendo la battuta, e poi cambiando direzione, enfasi o tempo (temi 3, 4, 6, 7). Con una competenza ritmica di base e dopo aver imparato i passi base della danza, gli insegnanti possono aiutare gli allievi con disabilità ad esprimere sé stessi attraverso il movimento e a sviluppare un proprio ed unico stile. I programmi riguardanti attività ritmiche potrebbero anche includere la ginnastica aerobica, attualmente molto popolare in numerosi programmi di educazione fisica. L’aerobica, che combina semplici attività locomotorie e non- locomotorie, è divertente, sociale e facilmente modificabile per un gruppo integrato. Attualmente, sono presenti numerosi tipi di aerobica adattata. Sebbene più formale del ballo libero o dell’aerobica, gli adolescenti possono avvalersi di attività ritmiche integrate, attraverso la danza popolare, folcloristica o da sala. Le danze popolari sono delle danze sociali alle quali possono partecipare sia i bambini che gli adulti. Esse inoltre permettono di penetrare all’interno di numerose culture e costumi presenti nel mondo. Il ballo da sala, specialmente lo swing, sta acquisendo nuova popolarità tra i giovani adulti. Comunque, qualunque sia il tipo di ballo praticato (danza libera, aerobica, danza popolare o swing) dagli adolescenti con disabilità, esso è in grado di fornire loro una varietà di opportunità a partecipare ad attività integrate, appropriate all’età così da sentirsi bene con sé stessi. 23 4. Attività di ritmo e danza modificate per persone con disabilità Bastano solo piccole modifiche perché tutti gli individui di tutte le età possano divertirsi e beneficiare delle attività di ritmo e danza. Uno dei benefici maggiormente significativi dell’insegnamento di attività ritmiche e della danza ad individui con disabilità è che può essere usato per lavorare con tutti i livelli di controllo del movimento. Usando sia movimenti locomotori che non locomotori, gli insegnanti devono essere in grado di riconoscere la complessità del movimento e poi modificare la richiesta. Weikart (1989) identifica importanti elementi del movimento ritmico che forniscono le basi per incrementare o diminuire la complessità ritmica delle danze e delle attività selezionate. Tramite l’aggiustamento di questi elementi, gli insegnanti possono modificare giochi e attività così che tutti gli allievi possono essere coinvolti ed essere messi nelle condizioni di poter partecipare attivamente. Questi elementi sono: 9 Il movimento nel quale le mani toccano il corpo è più facile del movimento dove ciò non avviene. 9 La maggior parte dei movimenti non locomotori è più facile dei movimenti locomotori. 9 Il movimento senza alcun oggetto è più facile del movimento che prevede l’utilizzo di un attrezzo. 9 Il movimento senza un partner o gruppo è più facile del movimento che deve essere coordinato a quello di un partner o degli altri elementi di un gruppo. 9 I movimenti bilaterali sono più facili dei movimenti che utilizzano un lato o alternano lati del corpo. 9 I movimenti simmetrici (parti del corpo accoppiate che si muovono nello stesso modo ) sono più facili dei movimenti asimmetrici ( parti del corpo che si muovono in maniera differente). 9 I movimenti singoli, ripetitivi (toccare otto volte il pavimento, poi le ginocchia ) sono più facili delle sequenze di movimento (tocco singolo del pavimento, ginocchio, spalla, testa). 24 9 Il movimento secondo un tempo lento è più facile di quello eseguito seguendo un tempo più veloce. Per gli allievi che hanno difficoltà a procedere nelle varie direzioni e a porre i movimenti in sequenza, gli insegnanti dovrebbero frammentare i passi di danza in piccole frasi di movimento ed insegnarle prima separatamente, e poi in combinazione. Gli insegnanti potrebbero avere bisogno inizialmente di rallentare il tempo o assistere manualmente i movimenti degli allievi per aiutarli a sentire la battuta o il tempo. Sebbene specifiche modificazioni e tecniche siano associate con varie condizioni di disabilità, in generale, gli insegnanti dovrebbero seguire alcune linee guida di base : ideare brevi sequenze di movimento in relazione al livello di comprensione e alla tolleranza fisica del gruppo, porre poca enfasi sulle spiegazioni verbali e una enfasi maggiore sulla guida manuale, e selezionare una musica che contenga una battuta forte e regolare. Quando si insegna ad allievi con ritardo mentale, è importante che l’indicazione sia multisensoriale e concreta, fornendo svariate opportunità agli allievi di capire le istruzioni. A causa della natura astratta del linguaggio, la comprensione delle direttive verbali è spesso difficoltosa. L’enfasi dovrebbe essere posta sulla guida visiva e manuale in modo da aiutare gli allievi ad imparare le sequenze di movimento. Attrezzi come abiti o parti di essi, cerchi, palle, elastici, nastri nelle attività sono utili per aiutare gli allievi a focalizzare la loro energia e a sviluppare i concetti attraverso l’esperienza concreta (Sherrill e Delaney, 1986; Silk, 1989). Per esempio, gli insegnanti possono usare gli hula hoops come un strumento per allungarsi verso l’alto o i foulard per sperimentare la leggerezza del movimento (Silk, 1989) (Figura 4). Figura 4. Sperimentazione delle leggerezza del movimento 25 Quando si insegnano canzoni che prevedono delle azioni da mimare, dovrebbero essere usate delle melodie semplici e brevi con frasi ripetute frequentemente (Krebs, 1990). Similmente, per introdurre una danza, prima dovrebbero essere insegnate le parole della melodia , seguite poi dai movimenti o dai passi senza partners o gruppi. I bambini con disabilità nell’apprendimento spesso hanno difficoltà a pianificare, organizzare, mettere in sequenza e ricordare il movimento a causa dei problemi nel processo di informazione e di progettazione motoria (Lazarus, 1990). Per i bambini che mostrano difficoltà motorie, le attività ritmiche dovrebbero focalizzarsi sullo sviluppo della percezione temporale e della localizzazione del corpo (Schmitz, 1989). E’ importante incorporare capacità ritmiche di base usando semplici movimenti bilaterali che contengono un basso livello di coordinazione. Se i ritardi sono evidenti, risulta cruciale consentire la massima ripetizione e focalizzare l’attenzione dei bambini su suggerimenti rilevanti attraverso indicazioni verbali. I bambini con disabilità nell’apprendimento dovrebbero essere indotti a verbalizzare i loro movimenti in tutte le attività così da aiutarli a organizzare le sequenze di movimento connettendo il linguaggio e il movimento ai livelli base del processo (Kowalski e Sherrill, 1992). L’uso di attività che si focalizzano sul movimento espressivo, aiuta i bambini che mostrano difficoltà nel comportamento sociale, ad interpretare ed esprimere accuratamente i propri sentimenti. Le attività di mimo e la pantomima, così come la danza creativa, possono anche essere degli strumenti da utilizzare per lo sviluppo di un appropriato comportamento sociale. I bambini con disordini del comportamento e malattia mentale tipicamente hanno una povera immagine corporea, una bassa autostima, uno scarso controllo di sé stessi, una mancanza di fiducia negli altri, difficoltà ad identificare ed esprimere i propri sentimenti, e scarse capacità interpersonali. Secondo Bannon (1994) questi bambini tendono ad essere distaccati dal proprio corpo, così come dal mondo intorno a loro. I bambini che sono stati allevati in un ambiente pericoloso spesso hanno provato paura ed ansia e quindi costruiscono delle difese per proteggere sé stessi. Sebbene essi possano comprendere e apprezzare i loro corpi e provare grande piacere dall’esplorazione dello spazio, essi potrebbero ancora non essere in 26 grado di usare il movimento per comunicare le proprie necessità, i propri desideri, i propri sentimenti e stati d’animo agli altri (Sherrill e Delaney, 1986). Spesso usata con disturbi emozionali e disabilità mentali, la danza terapia è un intervento terapeutico effettivo in quanto si focalizza sulla comunicazione nonverbale attraverso il movimento e permette ai bambini di riflettere i propri pensieri e sentimenti in un modo non minaccioso. Sebbene non sia danza terapia, gli insegnanti possono applicare i suoi principi nelle attività ritmiche per aiutare gli allievi con problemi emozionali a sviluppare una migliore rappresentazione di sé stessi e dei propri sentimenti. Attraverso l’espressione creativa e la danza moderna, le attività potrebbero principalmente focalizzarsi sull’espressione dei sentimenti piuttosto che su passi o movimenti specifici. Quando possibile, l’ insegnante di sostegno e/o lo psicologo può assistere gli allievi così da facilitare l’espressione dei loro sentimenti. Wolf e Launi (1996) hanno istituito un programma innovativo e integrato che usa le indicazioni della danza moderna; essi ritengono che chiedere agli allievi mediante un questionario come esprimono i loro sentimenti, sia una tecnica efficace per inquadrare gli allievi prima di iniziare una unità o un progetto di danza. Le domande dovrebbero includere, per esempio, “Come esprimi solitamente i tuoi sentimenti?”, “Quale emozione trovi più difficile da esprimere?, “Che genere di musica/danza preferisci?”. Dovrebbero essere ideate danze che incoraggiano i bambini a usare il proprio corpo in svariati modi, che consentono di sperimentare le qualità opposte attraverso il movimento e di esplorare il movimento nello lo spazio. Inizialmente, gli insegnanti dovrebbero “mimare” i movimenti degli allievi piuttosto che introdurre movimenti nuovi. Alla fine gli allievi possono iniziare a rispecchiare i modelli di movimento di altri. Gli allievi con problemi uditivi potrebbero non essere in grado di sentire la musica, ciò non significa che essi non siano in grado di ballare. Sebbene il poter ascoltare la musica semplifichi e faciliti questa attività, gli allievi sordi e con problemi uditivi possono imparare a ballare correttamente così come le persone che possono sentire. Si dovrebbe evitare di scegliere una musica con una frequenza molto alta perché molti allievi potrebbero non essere in grado di udirla. La musica dovrebbe essere amplificata e contenere dei bassi piuttosto forti. Inoltre, gli altoparlanti diretti in basso verso un pavimento in legno potrebbero aiutare ad aumentare l’intensità delle vibrazioni e dei toni bassi. Quando si 27 integrano allievi udenti e non-udenti in attività di danza, è importante che tutte le informazioni siano presentate visivamente (Hottendorf, 1989). Si dovrebbero usare tutte le forme di comunicazione: istruzioni scritte su cartelloni o sulla lavagna; segni, gesti di base, pantomima; e linguaggio parlato. Gli insegnanti dovrebbero volgere sempre il viso verso gli allievi mentre danno le indicazioni e dovrebbero permettere loro di posizionarsi dove possono meglio vederli. Camminare in circolo mentre l’insegnante parla rende estremamente difficile agli allievi leggergli le labbra. Il ritmo della musica dovrebbe essere coerentemente dimostrato visivamente colpendo un tamburo, battendo le mani, i piedi a terra o contando con le dita. Gli insegnanti dovrebbero dimostrare i passi della danza volgendo la schiena agli allievi, in modo da rendere più facile l’imitazione dei movimenti verso destra o verso sinistra (Krebs, 1990). Quando si insegna a allievi con problemi visivi, le attività ritmiche andrebbero modificate in modo da sostituire i comandi visivi con quelli tattili e/o cinestetici. Gli allievi completamente privi della vista, accoppiati con un partner che vede solo parzialmente o vedente, possono acquistire il senso cinestetico della forza, e i concetti di flusso, timing e spazio posizionando le proprie mani sulle spalle, le braccia o i fianchi del compagno. Gli insegnanti e gli allievi possono marcare i passi e gli schemi della danza movendo le proprie mani sul pavimento. I balli possono essere modificati in modo da permettere di mantenere continuamente il contatto con l’altro (in circolo, in linea, a formare un quadrato ) o in modo che i ballerini siano totalmente separati tra loro, ognuno nel proprio spazio ben definito (Krebs, 1990). I movimenti complessi della danza dovrebbero essere sostituiti con passi più semplici in avanti, indietro e di lato. Gli insegnanti possono migliorare la visione residua usando un nastro colorato vivacemente per marcare la posizione e indicare la direzione o lo spazio, possono inoltre stabilire confini aggiungendo trame superficiali al pavimento (tappetini sottili, fogli di giornale o di carta). Specialmente quando si insegna ad allievi con deficit visivi, è importante assicurarsi che il sistema sonoro e l’acustica siano chiari e che ogni rumore che possa risultare elemento di distrazione sia eliminato. Per esempio, quando si tiene una lezione di aerobica, la musica troppo forte agisce più come elemento che distrae dalla voce dell’istruttore che come elemento motivante. Tipicamente, i bambini con deficit motori (es. paralisi cerebrale, distrofia muscolare, spina bifida) hanno difficoltà a realizzare i movimenti agevolmente e a 28 controllarli. Quando si insegnano attività ritmiche e di danza, si dovrebbe enfatizzare il movimento indipendente e il controllo di esso. Per modificare le attività, potrebbe essere necessario rallentare il tempo, semplificare o sostituire dei movimenti complessi con altri più semplici, e aggiustare la sequenza di passi coordinati (Harris, 1989; Krebs, 1990) in modo da consentire agli allievi di focalizzare la propria attenzione sul controllo del movimento o il mantenimento di una data posizione. Per gli allievi che non sono in grado di muoversi autonomamente, l’essere mossi da un volontario non darà al ballerino niente di più di quanto non dia una bella cavalcata. Si può coinvolgere attivamente l’ allievo sostituendo i movimenti della parte inferiore del corpo con quelli della parte superiore (muovere la testa, curvare il corpo, battere/agitare le mani, sollevando/abbassando le braccia, toccando le cosce, sollevando i piedi) come se si stessero eseguendo dei passi di danza veri e propri (Caler e Cronk, 1997). Per gli allievi ospedalizzati i passi di danza, che sono troppo veloci o complessi possono essere sostituiti da movimenti non-locomotori (ondeggiare, oscillare le braccia,) o dal semplice camminare. Gli allievi che usano la sedia a ruote potrebbero sostituire i movimenti delle gambe con movimenti della parte superiore del corpo, delle braccia o della testa, e le abilità locomotorie con quelle che consentono di padroneggiare gli spostamenti sulla sedia a ruote (Kindel, 1986). Gli insegnanti possono coinvolgere anche attivamente gli allievi discutendo con loro idee e proposte per modificare l’attività in modo tale che risulti gratificante e coinvolgente (Caler e Cronk, 1997). Sebbene limitati motoriamente e/o fisicamente, agli allievi devono essere fornite opportunità per esprimersi in maniera creativa così come avviene per i loro pari coetanei fisicamente e motoriamente abili. Piuttosto che essere limitati alle attività tradizionali come quella di ballare in gruppo sulla sedia a ruote, gli allievi dovrebbero essere incoraggiati ad esplorare e a creare nuovi movimenti o modelli di movimento, per quanto consentito dal vincolo della sedia a ruote (Riordan, 1989). 29 5. Danza teatrale Iniziando durante l’infanzia e l’adolescenza, molti allievi si interessano a svariate forme di danza formalizzate ed espressive (tap, balletto, jazz e moderna). Gli allievi con disabilità hanno bisogno di sperimentare la danza formale, sia come partecipanti che come osservatori (Boswell, 1989; Schmitz, 1989). E’ importante per i bambini essere esposti a modelli di ruoli con disabilità che dimostrano alti livelli di abilità, non solo nello sport, ma anche nella danza. Per esempio, nella Gallaudet University per i Non-udenti, una compagnia di danza di livello professionistico si esibisce nel balletto classico, nella danza moderna e nel jazz. Attualmente, sta nascendo una vera e propria cultura nella danza, creata da una sempre maggiore partecipazione di ballerini e attori con disabilità nella danza professionistica. Un numero crescente di compagnie di danza statunitensi affidano parti rilevanti ad artisti con disabilità sia come solisti che in pezzi di danza integrata. Attraverso le loro esibizioni, le compagnie di danza di improvvisazione come la “Light in Motion” di Seattle, Washington e svariati altri artisti stanno ridefinendo i parametri della danza e stanno ampliando le percezioni del pubblico e dei professionisti su ciò che è la danza (Walden, 1999). Sebbene sia importante fornire ai ballerini con disabilità modelli di ruolo, è altrettanto importante per i bambini normodotati osservare e sperimentare programmi di danza integrati per disabili. Per esempio, Wolf e Launi (1996) hanno creato un programma di danza integrata dove i bambini con differenti eccezionalità si esibivano per l’intera scuola. Un altro esempio è rappresentato dalla “Danza su sedia a ruote”, così come è stata definita dalla Organizzazione Internazionale degli Sport per Disabili, che è praticata in più di 40 paesi, compresa l’Italia, a vari livelli: riabilitativo, ricreativo, competitivo; e con diverse tipologie: balli popolari, da sala, di gruppo, danza creativa. La danza integrata con soggetti su sedia a ruote può essere praticata in svariate forme. I balli di coppia possono essere praticati in due modi differenti: entrambi i ballerini ballano sulla propria sedia a ruote o solo uno dei due dei due è su sedia a ruote e balla con un partner normodotato. In ultimo, esistono i balli di gruppo nei quali i ballerini su sedia a ruote ballano da soli o insieme a partners non-disabili (Krombholz, 1997). Indipendentemente dalla forma o dal livello a cui à praticata, la danza su sedia a 30 ruote dimostra chiaramente come i movimenti della sedia a ruote e i passi dei ballerini possano essere così coordinati da permettere alla coppia di ballare in perfetta armonia. Dato l’affermarsi di questa nuova forma di arte svariati testi e supporti sono stati elaborati avvalendosi anche dell’aiuto di ballerini con disabilità, allo scopo di proporre metodologie di insegnamento che facilitino l’evoluzione della danza “inclusiva”, ovvero di un tipo di danza che possa essere praticata da tutti, qualsiasi sia il tipo di disabilità. DANCE CONNECTS 31 Conclusione Negli ultimi anni in contesti educativi e sociali di vario genere la danza viene sempre più spesso utilizzata nel suo aspetto espressivo e comunicativo, trascurandone quello stilistico: mente e corpo, pensiero e azione, movimento spontaneo e intenzionale si uniscono per aiutare la formazione globale della persona e del bambino. Fare danza a scuola o in contesti formativi di varia natura aiuta a scoprire esperienze emozionali, creative, corporee con il movimento. Questo vale tanto per i bambini abili, quanto e soprattutto per quelli disabili. Le persone con disabilità o menomazioni sensoriali vengono spesso isolate dalla vita della società. Questo isolamento limita la loro esperienza sociale, emozionale e fisica, nonché la loro espressione artistica e favorisce lo sviluppo di concetti erronei. La danza praticata da abili e disabili permette a persone con differenti possibilità fisiche di incontrarsi per danzare insieme. Il presupposto è che tutti i corpi sono in grado di esprimersi, anche con abilità differenti, basta trovare il metodo giusto. La danza infatti, si sviluppa attraverso l’improvvisazione basata sulla consapevolezza di sé, sulla relazione, sul contatto dei corpi e sulla fiducia reciproca. Si può così utilizzare la danza per sviluppare una educazione del corpo a muoversi nel rispetto di se stessi e degli altri, e all'ascolto reciproco che permette un vero e proprio "dialogo fisico", attraverso il movimento. Possono partecipare anche persone dalla mobilità molto ridotta, poiché ognuno può lavorare restando sulla sedia a ruote, seduto o sdraiato sul pavimento. Non è tanto importante cosa ognuno è in grado di fare, ma come si può fare un dato movimento, concentrandosi sullo spazio che si vuole occupare, sul tempo, sul ritmo e sulla forma. Infine, la danza può svilupparsi in una relazione che si instaura con uno o più partner: è dunque importante tenere conto delle diverse abilità degli allievi, proponendo attività che risultino accessibili a tutti, nessuno escluso. La danza permette di trovare nuove modalità di espressione e di incontro, aiuta a liberare le proprie emozioni e a sperimentare nuove possibilità di movimento da soli o con gli altri. L'improvvisazione attraverso il corpo, il gesto, la musica, offre a chi la pratica situazioni di dialogo che gli permettono di sperimentare e mettersi 32 in gioco su potenzialità corporee scarsamente esplorate nella quotidianità. Questo tipo di attività permette a ciascuno di entrare in un rapporto più profondo con la realtà fisica del proprio corpo e con la sfera più intima dei processi psichici ed emotivi e contribuisce a creare momenti di contatto e conoscenza dell'altro. La danza praticata nella scuola e, soprattutto, la danza integrata, sviluppa un processo di lavoro dove persone con e senza disabilità si incontrano per una esplorazione artistica; aiuta a chiarificare e sradicare concetti erronei e/o pregiudizi che sia abili sia disabili hanno rispetto l'un l'altro; offre una opportunità di formazione e crescita a tutti coloro che la praticano. Attraverso la danza l'allievo impara a conoscere il proprio corpo e a usare il movimento come mezzo di comunicazione con gli altri, impara a scoprire che la qualità del movimento varia a seconda delle emozioni e delle sensazioni provate ed è strettamente collegata allo spazio usato, alla musica, al ritmo, e, non ultimo, alle persone che lo circondano. In questa prospettiva metodologica la danza può essere definita come l'arte di usare e organizzare il movimento per esprimersi, comunicare e inventare, in altre parole sapersi muovere, saper creare e saper osservare. 33 Bibliografia Auxter, D. Pyfer, J., Heutting. (1997). Principles and methods of adapted physical education and recreation (8th ed.). Guilford, CT: Brown and Benchmark. Ayres, J. (1972). Sensory integration and learning disorders. Los Angeles: Western Psychological Services. Bannon, V. (1994). Dance/movement therapy with emotionally disturbed adolescents. 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