MGA Veneto - Formazione psicologica di 1 e 2

Metodo Globale Autodifesa - Comitato Regionale FIJLKAM Veneto
Elementi di psicologia applicati all’autodifesa - Corso di 1° e 2° livello
Dott. Diego Gobbo - Psicologo - Psicoterapeuta - 4° Dan Judo
Membro della Commissione Regionale Veneto M.G.A.
1-
Differenze fra il metodo globale di autodifesa e le arti marziali/sport da combattimento.
2-
Breve analisi di cos’è e perché avviene un’aggressione, delle caratteristiche degli aggressori
e degli aggrediti.
3-
Quali sono le possibili reazioni neuropsicologiche che avvengono durante un’aggressione e
saper riconoscere uno stato alterato di coscienza.
4-
Qual è il metodo di allenamento corretto per l’autodifesa e gli errori più comuni.
5-
Quali sono le reazioni gruppali e come comportarsi quando avviene un’aggressione vista o
subita.
6-
Quali sono i possibili effetti traumatici e come comportarsi con individui o gruppi che hanno
subito o reagito a un’aggressione.
7-
Temi del corso MGA 3° livello
8-
Possibili temi da approfondire nei seminari tematici.
Metodo Globale Autodifesa
Elementi di psicologia applicati all’autodifesa
Il metodo globale autodifesa ha le sue radici all’interno delle arti marziali, è importante
riconoscerle e riuscire a trasmetterle. È un metodo eclettico.
La sua finalità è preparare ad essere efficaci in una situazione di aggressione reale.
Non ha finalità sportive, non è un’arte marziale con scopi didattici.
Quindi lo scopo è di addestrare (situazioni e circostanze) e non di allenare
(miglioramento muscolare e dei riflessi). La differenza sostanziale sta nel portare una
persona ad essere efficace in una possibile situazione reale.
Allenare
Addestrare
Miglioramento muscolare e dei riflessi
Situazioni e circostanze
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Elementi di psicologia applicati all’autodifesa
Efficacia significa non perdere in combattimento,
anche se non si vince.
La cosa più importante è difendersi.
-------Autodifesa non è allenamento in palestra, noi non siamo abituati a fronteggiare la paura.
Addestrare le persone a a combattere la paura è la parte più difficile dell’insegnamento
perché ognuno di noi reagisce in un modo diverso.
------Il principio del bushidô:
Go-shin-do.
Go significa protezione, difesa. Shin è la persona, se stessi. Do è la via.
Quando si combatte è importante non perdere.
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Elementi di psicologia applicati all’autodifesa
Lo scopo della gara è la vittoria, per farlo bisogna essere aggressivi. Al contrario il
Metodo globale di autodifesa mette l’accento sullo sviluppo delle capacità di difesa.
La tecnica di difesa non può svilupparsi indipendentemente dalla tecnica e dalla
coscienza d’attacco. In questo modo la conoscenza di entrambi porta un equilibrio e un
nodo relazionale fra le varie arti marziali.
Bisognerà far capire e tollerare i limiti individuali.
La realtà non può essere simulata.
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Elementi di psicologia applicati all’autodifesa
Formazione alla difesa personale:
Sicurezza e rischio
Psicologia comportamentale
Allenamento strutturato
Prevenzione
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Elementi di psicologia applicati all’autodifesa
Breve premessa sulla responsabilità
La possibilità, comune alle persone ordinarie, di reagire o non reagire di fronte a
un’aggressione subita o vista, istituisce un raccordo essenziale con la nozione di
responsabilità individuale. La psiche della vittima, dell’aggressore e dello spettatore
saranno influenzati dall’episodio e la loro reazione dipenderà dalla misura della loro
preparazione all’evento.
La conoscenza preventiva di cos’è e perché avviene un’aggressione, delle
caratteristiche degli aggressori e degli aggrediti, e delle reazioni psicologiche alle
aggressioni, permette di avere schemi psichici comportamentali di azione, che evitano il
blocco che normalmente avviene di fronte a una situazione traumatica e permette in
alcuni casi di minimizzare il trauma psichico che può scaturire da un episodio di
violenza.
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Elementi di psicologia applicati all’autodifesa
Aggressione: comunemente con il termine “aggressione” si intende l’insieme delle
azioni deliberatamente lesive sul piano fisico (es. ferire, colpire, violentare), psichico
(es. insultare, minacciare, deridere) e materiale (es. rubare); in psicologia è la
tendenza, presente in quasi ogni comportamento e fantasia, volta all' etero-,
all'autodistruzione e all'autoaffermazione.
L’aggressività si può distinguere in:
Strumentale
Ostile
Attiva
Passiva
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Spiegazione del perché avvengono le aggressioni:
Neurofisiologica
Etologica / Ambientale
Sociale
Intra-individuale
Relazionale / Familiare
L’aggressività è culturalmente modulabile
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Elementi di psicologia applicati all’autodifesa
C’è correlazione fra l’aggressività e le immagini cinematografiche, televisive e
giornalistiche.
I membri di un gruppo retto da un leader autoritario tendono a scaricare la loro
aggressività su una singola vittima o capro espiatorio.
La falsità dell'effetto catartico conseguente al dispiegamento dell'aggressività, nel senso
che l'aggressore può sentirsi bene quando scopre che la sua vittima è stata
adeguatamente danneggiata e il raggiungimento di questo obiettivo ha un effetto di
rinforzo.
L'indebolimento delle inibizioni dovuto all'idea che l'aggressività può essere
remunerativa o, in alcune circostanze, addirittura moralmente giustificata.
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Elementi di psicologia applicati all’autodifesa
L’aggressore: si definisce colui che esercita un’azione violenta in termini fisici,
psicologici o materiali su un altro individuo o su un gruppo, comprendendo la
prepotenza verbale e la divaricazione sociale.
L’aggressore ha un vantaggio psichico rispetto all’aggredito, perché ha un maggior
equilibrio derivato dal controllo della situazione, dei tempi, delle modalità e dalle
reazioni psicofisiche di aggressività già attivate.
Aggressore – raptus
Viso rosso e pupille dilatate
(attacco maldestro)
Aggressore – controllato
Attacco organizzato – viso pallido
(non urla, attacco organizzato)
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Il livello della condotta aggressiva varia in rapporto a:
Quantità di frustrazione
Inibizione da possibile punizione
L'aggressività può essere spostata
Cos’è l’auto-aggressività
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Strategie di coping e di esonero dalla
responsabilità utilizzate dall’aggressore:
Negazione della responsabilità
Minimizzazione del danno
Negazione della vittima
Richiamo a ideali più alti
Giustificazione morale:
Etichettamento eufemistico
(desiderabilità sociale)
Confronto vantaggioso
Dislocamento della responsabilità
Diffusione della responsabilità
Distorsione delle conseguenze
Deumanizzazione della vittima
Attribuzione della colpa
etc …
Concetto di disimpegno morale graduale
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Tipi di personalità che può avere un aggressore:
Personalità normale (non patologica)
Personalità nevrotica
Personalità narcisistica / borderline
Personalità psicotica
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Aggredito: colui che subisce un’azione violenta in termini fisici, psicologici o materiali
da un altro individuo o da un gruppo. La reazione dell’aggredito varia in base alle sue
caratteristiche genetiche, esperienze precedenti, sicurezza si sé e modelli
comportamentali di azione – reazione appresi.
Grave pericolo
Reazione psico-fisiologica
Reazione somatica
Contenuto cognitivo
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Elementi di psicologia applicati all’autodifesa
L’efficacia della difesa dipende da:
Caratteristiche genetiche
Esperienze precedenti
Sicurezza di sé
Modelli comportamentali di reazioni apprese
(velocità della riorganizzazione dell’equilibrio psicofisico, percezione e all’analisi lucida della realtà esterna, alla
scelta di strategie e tecniche di difesa più adeguate all’evento, valutazione delle condizioni esterne durante
l’aggressione)
La percezione del pericolo attiva il SNC
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Elementi di psicologia applicati all’autodifesa
All’aggressione dopo una prima fase critica segue una seconda fase psico-reattiva,
nella quale si potranno avere queste reazioni:
1) reazioni istintive:
blocco totale
fuga da panico/paura
lotta istintiva
2) reazioni organizzate:
fuga da difesa
lotta ragionata
blocco conscio e accettazione razionale della situazione
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Elementi di psicologia applicati all’autodifesa
SNA
SNS
SNP
(sistema nervoso simpatico)
(sistema nervoso parasimpatico)
Inibisce la digestione
Rilassamento muscolare
Aumenta la secrezione di epinefrina e
Salivazione
norepinefrina
Digestione
Dilata i bronchi e i vasi cardiaci
Dominante mentre dormiamo
Fa contrarre la muscolatura
etc...
etc...
È associato al rilassamento ed è spesso coinvolto nelle attività fisiologiche
che incrementano le riserve di energia del nostro corpo
In breve mobilita e indirizza all’azione le riserve di energia del corpo umano
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Frequenza cardiaca e performance
145 BPM
80 BPM
115 BPM
Campana di Gauss p 56
175 BPM
Bianca
Gialla
Rossa
Grigia
Nera
Modificato da Dave Grossmann
Modello combinato dello stress e della performance
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60/80 ai 115
Frequenza cardiaca a riposo. Coincide con la
negazione del pericolo.
115/145
Deterioramento abilità motorie fini
145/175
Condizione ottimale di performance
175/>175
Deterioramento abilità motorie complesse
Oltre 175
Perdita drastica performance
Deterioramento processi cognitivi
Immobilismo/sottomissione
Perdita controllo sfinteri/vescica
Perdita del controllo
Visione a tunnel/perdita profondità e distanza
Esclusione uditiva
Senso del tempo distorto
Perdita memoria
Effetti dissociativi del pensiero
Perdita del controllo vocale
etc …
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Elementi di psicologia applicati all’autodifesa
SNS reazione allo stress:
Inibisce la digestione
Aumenta la secrezione di epinefrina e norepinefrina
Rilassamento gastrointestinale
Dilatazione dei bronchi
Aumento frequenza e gittata (volume sistolico) cardiaca
Il sangue viene deviato verso i muscoli
Aumento consumo di ossigeno
Aumento della glicemia (ATP) e diminuzione dell’insulina
Diminuzione del senso della fatica
Dilatazione pupillare
Vasocostrizione a livello cutaneo
etc …
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Finito il pericolo si riattiva il SNP:
Salivazione
Digestione
Sonno
Blackout parasimpatico: il corpo si spegne per la manutenzione
Adrenalina residua come toglierla
Non abbiamo richiami fisiologici per il sonno
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Incompetenza
inconscia
Incompetenza
conscia
(Non so, ma non
so di non sapere)
(So di non sapere)
Competenza
conscia
Competenza
inconscia
(So di sapere)
(So ma non so di
sapere)
Modificato da John Foy
Livelli di competenza basati sulle
teorie di Maslow
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Nessun uomo ha paura di fare ciò che sa fare bene.
Sir Arthur Wellesley. Duca di Wellington.
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NO
addestramento
SI
addestramento
Timore
Cambiamenti fisiologici
Fuga da evitamento
Efficacia autodifesa
Velocità di riorganizzazione
Analisi lucida della realtà
Scelta di strategie
Fase reattiva
Fuga da panico
Lotta istintiva disorganizzata
Blocco inconscio
Fuga da difesa
Lotta ragionata
Blocco conscio
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Emozioni
Componente cognitiva
Componente fisiologica
Componente comportamentale
Sotto stress noi ci abbassiamo al livello del nostro addestramento
Osserviamo l’effetto loop
Insegnare ai tecnici è diverso che ai non addetti ai lavori
Ai professionisti si chiede di saper valutare in anticipo i segni dell’aggressività. Le situazioni più
pericolose sono quelle dove le persone sono abituate all’opzione della violenza quindi
la massima efficacia è l’anticipo
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Si all’allenamento perché attiva in modo lieve le emozioni e forma schemi cognitivo comportamentali di
azione, che portano a una risposta altamente organizzata
Importanti
Inoculazione da stress
Allenamento realistico
Insegnare in un modo solo
Respirazione tattica
La simulazione accelera l’apprendimento
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Un allievo va sforzato fino a un buon risultato
Mai farlo uscire perdente dalla sessione
Sgridare in privato e lodare in pubblico
Insegnare a prendere decisioni a priori
Bolle prossemiche
Neuroni specchio
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Difficoltà nel prestare soccorso dipende dalle reazioni psicologiche alle aggressioni
L’aiuto alla vittima è inversamente proporzionale al numero di spettatori
Diffusione di responsabilità (+ persone - aiuto)
Ambiguità e influenza sociale
Confusione della responsabilità
Giustificazione morale
Etichettamento eufemistico
(desiderabilità sociale)
Confronto vantaggioso
Inibizione da pubblico (sbagliata interpretazione)
Dislocamento della responsabilità
Distorsione delle conseguenze
Disumanizzazione della vittima
Attribuzione della colpa
etc …
Compassione
Immedesimazione sul controllo
Aiuto chi se lo merita
Rabbia
Tecniche che limitano:
1) Leader
2) Attribuzione in anticipo della responsabilità
-------------Fasi per intervenire:
1) Accorgersi che qualcosa sta accadendo
2) Interpretare la situazione come una situazione nella quale è necessario prestare aiuto
3) Assumersi una responsabilità personale
4) Scegliere una forma d’aiuto
5) Compiere l’aiuto
-------------Il punto 3 è quello critico!
Chi subisce un’aggressione può sviluppare:
schemi di comportamento autolesivi
abbassamento dell’autostima
episodi di rievocazione del trauma
crisi d’ansia
disturbi dell’umore
fobie
disturbi da attacchi di panico
disturbi post-traumatici da stress
agorafobia
disturbi ossessivi compulsivi
Ipocondria
etc …
In ogni caso la funzionalità della
persona regredisce …
Metodo Globale Autodifesa
Elementi di psicologia applicati all’autodifesa
Dopo una situazione di aggressione gli incubi sono normali
Allenamento e ripetizione come cura
Debrifing fondamentale
riduzione della colpa individuale perché in situazioni di pericolo è normale pensare a se stessi
Cambiamento nella sessualità nei maschi e nelle femmine
Addestramento deve aumentare:
Velocità di riorganizzazione
Analisi lucida della realtà
Scelta di strategie
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Autodifesa dal bullismo
Autodifesa da violenza sulle donne
Autodifesa nell’età evolutiva (4-12 anni)
Autodifesa e adolescenza (12-19 anni)
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Elementi di psicologia applicati all’autodifesa
Fasi di sviluppo di un gruppo e analisi del comportamento dei sottosistemi
Le opzioni comportamentali delle singole persone in situazioni di combattimento
Distanza emotiva e fisica in correlazione
(culturale, sociale, meccanica e morale)
Funzionamento psicologico gruppale delle forze dell’ordine e dei gruppi antagonisti
Come creare un gruppo coeso, coordinato e che sappia portare a termine gli ordini
(con le opzioni sull’ordine all’autorità, le assoluzioni di gruppo, la predisposizione a eseguire gli ordini, l’attrattività del
bersaglio)
Come massimizzare il vantaggio psicologico in una situazione di combattimento
ravvicinato
Evoluzione dei crimini violenti in ambito civile
Metodo Globale Autodifesa
Elementi di psicologia applicati all’autodifesa
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Pec: mga@pec. fijlkamveneto.it
Dott. Diego Gobbo
Psicologo - Psicoterapeuta – 4° Dan Judo
Membro della Commissione Regionale Veneto M.G.A
Membro dello staff clinico dell’ITFV e didatta in formazione ITFV e AITF
Via della Quercia 2/b - 31100 Treviso
0422.430265 – 349.0684328
[email protected]