CRESCERE SENZA DEBITO IDEE PER UNA MONETA FISCALE

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BRUXELLES, IL FANTASMA DELL’EUROPA
CRESCERE SENZA DEBITO
IDEE PER UNA MONETA FISCALE
Da simbolo di unità e prosperità l’euro è mutato in fattore di
divisione e crisi socioeconomica permanente. Riformarlo è difficile,
uscirne esiziale, scioglierlo impossibile. La soluzione: certificati
di credito fiscale, per tornare a crescere con le nostre forze.
Biagio BOSSONE, Marco CATTANEO, Massimo COSTA
Enrico GRAZZINI, Stefano SYLOS LABINI
a cura di
L
A MONETA FISCALE È LA SOLUZIONE
più efficace – forse l’unica – per affrontare la crisi in Italia e nell’Eurozona. Infatti
produce sviluppo e diminuisce il peso dei debiti. Non è un caso che, secondo
Mediobanca, l’economia italiana crescerebbe del doppio senza squilibrare il bilancio pubblico grazie all’introduzione della moneta fiscale 1.
La crisi dell’Eurozona
L’Eurosistema odierno è ben diverso da quello a cui molti cittadini europei
pensavano quando hanno sentito parlare per la prima volta dell’euro come moneta unica. L’euro doveva essere il principale simbolo di unità e prosperità europee. In realtà è diventato il maggiore ostacolo al compimento di questa visione:
uno strumento di divisione, di egemonia, di subordinazione e di crisi economica
che è diventata crisi sociale e che minaccia di diventare crisi della democrazia.
Per affrontare questa grave situazione sono state avanzate diverse soluzioni.
Principalmente la riforma dell’euro, l’uscita unilaterale dallo stesso e il suo scioglimento concordato.
Il piano riformista prevede di migliorare i trattati e le istituzioni dell’Unione
Europea (Eurobond, fondo federale, ristrutturazione dei debiti). Ma la storia di
questi anni dimostra che le pressioni della grande finanza, le divergenze degli interessi nazionali, la rigidità delle istituzioni e dei trattati intergovernativi rendono
del tutto inverosimile che tale piano di riforme possa concretizzarsi, almeno nei
tempi necessari per risolvere la grave crisi attuale.
1. A. GUGLIELMINI, J. SUAREZ, Rapporto Mediobanca sui certificati di credito fiscale, 17/11/2015.
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Per altre forze politiche e per alcuni economisti la soluzione è l’uscita unilaterale dall’euro 2, ma anche questo piano potrebbe rivelarsi difficilmente realizzabile. A parte i problemi politici, tecnici e giuridici, l’abbandono unilaterale dell’eurozona genererebbe gravi divisioni, instabilità e turbolenza. Passare dall’euro
alla nuova lira è infatti assai più problematico che uscire da un sistema di cambi
semifissi, com’era il Sistema monetario europeo (Sme).
Infine è difficile che i paesi dell’Eurozona possano concordare in maniera
pacifica il ritorno alle monete nazionali avviando processi controllati di scioglimento dell’euro. Innanzitutto manca la volontà politica di sciogliere l’euro, un’architettura monetaria assai vantaggiosa per i paesi del Nord Europa. Inoltre, se i
mercati finanziari avessero sentore di uno scioglimento dell’Eurozona scatenerebbero subito la speculazione accanendosi sui paesi più deboli.
Per questi motivi occorre pensare a una serie di azioni attuabili a livello nazionale per produrre una reale ripresa economica e creare occupazione assicurando stabilità finanziaria. La manovra che proponiamo qui è molto innovativa,
ma ci sembra l’unica concreta e praticabile in tempi brevi.
I certificati di credito fiscale
Proponiamo che i governi nazionali emettano in maniera massiccia titoli,
denominati certificati di credito fiscale (Ccf), che diano diritto al loro possessore di ridurre i pagamenti dovuti alla pubblica amministrazione a partire da due
anni dalla loro emissione 3. I Ccf emessi oggi potranno quindi essere riscattati
dopo due anni e daranno titolo al portatore di beneficiare di un taglio delle
tasse e di altre obbligazioni nei confronti dello Stato (contributi sanitari e pensionistici, tariffe, multe) per un ammontare equivalente al loro valore facciale. I
Ccf verranno distribuiti senza corrispettivo, ovvero gratuitamente, alle famiglie
e alle aziende; come i Bot e i Btp saranno negoziabili e potranno essere ceduti
immediatamente in cambio di euro.
Coloro (individui e aziende) che venderanno a sconto i Ccf otterranno euro e
aumenteranno la loro capacità di spesa; quanti (individui e aziende) compreranno
i Ccf acquisiranno invece il diritto a una riduzione fiscale a scadenza. Si creerà un
mercato finanziario ampio, liquido e spesso: le banche opereranno – come fanno
per gli altri titoli – come intermediari delle compravendite, con l’auspicabile supporto di un market maker (per esempio Cassa depositi e prestiti). Il sistema bancario godrà di benefici diretti per le commissioni legate alle transazioni e per le
operazioni di arbitraggio tra domanda e offerta. Il tasso di sconto sarà contenuto,
perché i Ccf sono strumenti monetari a breve scadenza completamente garantiti in
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2. A. BAGNAI, Il tramonto dell’euro, Reggio Emilio 2012, Imprimatur Editore.
3. B. BOSSONE, M. CATTANEO, E. GRAZZINI, S. SYLOS LABINI, Per una moneta fiscale gratuita. Come uscire dall’austerità senza spaccare l’euro, e-book con prefazione di L. GALLINO, pubblicato su MicroMega online.
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quanto riscattabili come crediti fiscali (perfino se lo Stato fallisse). Il loro valore di
mercato sarà analogo a quello di un titolo di stato zero-coupon a due anni.
Oltre ad essere distribuiti gratuitamente a cittadini e aziende, i Ccf verranno
utilizzati anche per una parte dei pagamenti della pubblica amministrazione. Ai
cittadini i Ccf saranno attribuiti in proporzione inversa al reddito: questo sia per
incentivare i consumi che per ragioni di equità sociale. Alle aziende le assegnazioni saranno attribuite principalmente in funzione dei costi di lavoro sostenuti. Verranno agevolati i settori più esposti alla concorrenza internazionale e le imprese
che accresceranno investimenti e occupazione. L’allocazione dei Ccf privilegerà
inoltre gli insediamenti produttivi del Centro-Sud per favorire lo sviluppo dei territori più svantaggiati. Complessivamente i Ccf permetteranno di ridurre il costo del
lavoro e miglioreranno la competitività delle imprese, evitando così che l’effetto
espansivo sulla domanda crei un peggioramento dei saldi commerciali esteri.
Una quota significativa dei Ccf sarà utilizzata a sostegno di iniziative di pubblica utilità: innanzitutto un Piano del lavoro finalizzato a realizzare infrastrutture
immateriali (ricerca, scuola e università) e materiali (per esempio opere di riassetto idrogeologico e del territorio). Inoltre, i Ccf potrebbero essere utilizzati dallo
Stato per programmi di riqualificazione del welfare e per finanziare forme di reddito minimo garantito. I Ccf potrebbero eventualmente essere distribuiti anche
con una carta fiscale elettronica «a tempo», in modo da incentivare il loro rapido
utilizzo per i consumi.
Le conseguenze dei Ccf
Le emissioni saranno tarate in modo tale da recuperare l’output gap prodotto
dalla crisi. Nel caso dell’Italia, potrebbero partire da un livello pari al 2-3% del pil
annuo (circa 30-40 miliardi di euro) e aumentare in maniera modulata in modo
da assicurare alti livelli di occupazione senza produrre tensioni inflazionistiche
oltre il 3-4% e scompensi nei saldi commerciali esteri.
Partendo dagli attuali livelli di forte sottoutilizzo delle risorse produttive, l’aumento della spesa legata al maggior potere d’acquisto di famiglie e aziende farà
crescere il pil in misura più che proporzionale rispetto all’emissione di Ccf. Questo per effetto del moltiplicatore del reddito, il cui valore risulta particolarmente
elevato (ovvero maggiore di uno) in caso di trappola della liquidità e di tassi di
interesse tendenti allo zero, com’è nella situazione attuale e come dimostrano
numerosi studi, innanzitutto quelli del Fondo monetario internazionale (Fmi).
Considerando che il riscatto dei Ccf è possibile solo dopo due anni dall’emissione, durante quel periodo la crescita del pil indotta dal moltiplicatore del reddito
darà luogo a nuovo gettito fiscale, che compenserà il costo fiscale dei Ccf ed eviterà di incrementare deficit e debito pubblico 4.
4. Come le nostre proiezioni mostrano, anche con un valore del moltiplicatore basso (0,8) il rapporto deficit/pil non peggiorerebbe. Cfr. Per una moneta fiscale gratuita. Come uscire dall’austerità
senza spaccare l’euro, capp. 2 e 5.
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Sul piano tecnico i Ccf potrebbero essere emessi in tempi brevi, dal momento che sono titoli di Stato del tutto assimilabili ai Bot e Btp. Sul piano istituzionale la manovra che proponiamo, essendo basata su titoli fiscali, è perfettamente in
linea con i trattati europei. Infatti gli Stati dell’Eurozona hanno ampia sovranità fiscale e i Ccf non costituiscono una spesa aggiuntiva. Sul piano contabile, secondo le regole Eurostat i Ccf non rappresentano una forma di debito finanziario,
perché il governo emittente non si impegna a rimborsarli in euro, ma soltanto a
concedere sconti fiscali nel momento del riscatto.
D’altra parte, essendo i Ccf dei titoli di Stato denominati in euro non mettono
assolutamente in discussione il monopolio della Bce sulla moneta unica, che resta
l’unica moneta legale. I Ccf sono pertanto coerenti con i trattati europei; la loro
introduzione permetterebbe ai paesi dell’Eurozona di evitare il caos del possibile
break-up e di non subire nuove traumatiche crisi economiche, sociali e politiche.
È importante sottolineare che vari soggetti sociali, economici e culturali, come per esempio Mediobanca 5, il sindacato Cgil, e testate di differente orientamento, come il Sole-24 Ore 6 e MicroMega 7, hanno mostrato grande interesse verso la proposta di moneta fiscale. Sono in molti a rendersi conto che occorre urgentemente una svolta per uscire dalle sabbie mobili in cui la politica dell’austerità europea ci sta facendo affondare. Ciò è particolarmente importante, perché
la proposta della moneta fiscale necessita di un ampio consenso sociale e politico e di una forte coesione tra le forze economiche.
Clausole di salvaguardia
L’emissione di Ccf costituisce l’unica maniera per far crescere l’economia rispettando i vincoli europei sul deficit e sul debito pubblico. Anche i mercati potrebbero rispondere positivamente alla manovra: grazie alla crescita economica,
diminuirebbe infatti il rapporto debito/pil e si allontanerebbe lo spettro del default e della ristrutturazione dei debiti.
Tuttavia, in caso di difficoltà nel raggiungere gli obiettivi fiscali prestabiliti a
causa di condizioni economiche imprevedibili e particolarmente sfavorevoli, i
governi potrebbero attuare una o più delle seguenti azioni compensative («clausole di salvaguardia»). Per esempio a) sostenere alcune spese pubbliche sotto forma di Ccf e non di euro; b) effettuare incrementi di imposte, ma compensare i
contribuenti mediante assegnazioni aggiuntive di Ccf; c) incentivare i possessori
di Ccf a differirne l’utilizzo, riconoscendo una maggiorazione di valore dei Ccf
posseduti (in pratica, un tasso d’interesse corrisposto sui Ccf); d) collocare sul
mercato (in cambio di euro) Ccf a scadenza più lunga.
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5. Rapporto Mediobanca sui certificati di credito fiscale, cit.
6. Nel blog Econopoly del Sole-24 Ore sono stati pubblicati diversi articoli sulla moneta fiscale.
7. E. GRAZZINI, «Renzi vs Ue, le parole non bastano», la Repubblica, 17/2/2016; B. BOSSONE, M. CATTANEO, «Come uscire dalla crisi europea con i certificati di credito fiscale», la Repubblica, 26/8/2015.
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Queste azioni non drenerebbero potere d’acquisto dall’economia, ma si limiterebbero a sostituire un tipo di attività finanziaria (l’euro) con un’altra (i Ccf) per
valori sostanzialmente invariati.
L’emissione e la distribuzione gratuita dei Ccf possono essere decise autonomamente e democraticamente dal parlamento e dal governo italiani. L’Italia può
e deve uscire dal tunnel della recessione e del debito con le sue sole forze, pur
nel rispetto dei vincoli dell’Eurozona. Il nostro progetto permetterebbe di ridare
ossigeno fiscale e monetario all’economia reale mettendo in moto un nuovo ciclo di crescita del reddito e dell’occupazione, in un quadro di equilibrio del bilancio pubblico e della bilancia dei pagamenti.
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