Timbro, canto, spazio Gridare il silenzio

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ESZnews
65
ottobre2014
Edizioni Suvini Zerboni - Notiziario quadrimestrale
Gridare il silenzio
Quattro le novità di Stefano Gervasoni nel secondo
Stefano Gervasoni
semestre del 2014. Le Sale Apollinee del Teatro La
Fenice hanno ospitato l’11 luglio, nell’ambito del
Festival “Lo spirito della musica di Venezia”, la prima
esecuzione assoluta di Prédicatif per pianoforte solo,
nell’interpretazione di Aldo Orvieto. In questi termini
l’Autore presenta il nuovo pezzo: «Prédicatif è il
quindicesimo di un ciclo di brevi pezzi pianistici
d’ispirazione infantile intitolato Prés (piccoli preludi
all’aria aperta) organizzato in tre quaderni di sei brani
ciascuno. Questo ciclo vuole iscriversi nella tradizione
delle composizioni per bambini cui ogni compositore si è
dedicato (da Bach a Kurtág, attraverso Schumann,
Debussy, Ravel, Čajkovskij, Bartók…), volendo
concentrare in una pagina d’album i misteri e i fantasmi
del proprio io, riannodare il filo con la tradizione e nello
stesso tempo con il passato rimosso e i sogni perduti
dell’infanzia, sperimentare nel laboratorio della piccola
forma nuove idee compositive, e, infine, portare un
contributo creativo allo sviluppo della pedagogia e alla
conoscenza del repertorio. Prédicatif fa parte di un
trittico ispirato alle tre principali declinazioni temporali,
il passato (Préterit), il presente (Pressenti) e il futuro
(Prédicatif, appunto). In ognuno di essi la freccia
temporale non è mai univocamente direzionale: i tre
tempi si coniugano in una dimensione temporale
complessa nella quale lo sguardo in avanti è al tempo
stesso retrospettivo. L’atteggiamento puramente
percettivo-funzionale, più che postulare la conquista del
presente, diventa intuizione di ciò che potrà un giorno
avvenire, quasi utopico slancio a modificare l’esistente
quando quest’ultimo è sentito come ingiusto o inadatto o
insufficiente; un atteggiamento sostenuto dal desiderio di
“conservare per trasformare” ciò che del passato è
sentito come valore, patrimonio e guida per la
conoscenza, e diventa insostituibile alimento per la
scoperta. Prédicatif è un omaggio a Nono, mentre i due
che lo precedono nel trittico dei tempi sono ispirati alla
sua musica e alla sua figura: il Nono della lontananza
nostalgica, utopica, futura. Sono grato a Aldo Orvieto
che con la sua amicizia e la sua arte interpretativa
mantiene vivo in me lo spirito veneziano del Nono che
fu, nel lontano 1980, il mio iniziatore alla composizione».
Il 21 settembre Luigi Gaggero ha presentato alla MariaHilf-Kirche di Kronburg, nel quadro del Klangspuren
Schwaz, Tirol New Music Festival, Pas perdu per
cimbalom solo. Spiega Gervasoni: «Un passo perduto è
l’inizio di un nuovo cammino, come implicitamente
suggerisce la lingua francese, nella quale il passo e la
negazione si scrivono e suonano allo stesso modo:
“pas”. In altre parole: lo smarrimento non è (solo) perdita
di orientamento, ma possibilità di individuare una nuova
via, di stabilire un nuovo punto di vista. Per questo il mio
omaggio a Luigi Gaggero può essere considerato l’inizio
di una suite per cimbalom solo, strumento a me caro e
più volte impiegato nei miei pezzi, oppure, debitamente
accompagnato, uno dei futuri movimenti del mio work in
progress Gramigna, concerto per cimbalon e ensemble,
di cui è già stata presentata al pubblico una versione in
quattro movimenti». L’Exaudi Vocal Ensemble diretto da
James Weeks propone in prima esecuzione assoluta Di
dolci aspre catene, tre madrigali a cinque voci su testi di
Torquato Tasso il 18 ottobre nel Great Hall del
Bishopsgate Institute di Londra, il 19 ottobre alla St.
Bartholomew Church di Corsham, Wiltshire, e il 29
novembre alla Durham University. Racconta il
Timbro, canto, spazio
Valerio Sannicandro
Insignito del premio di composizione “Claudio Abbado”,
Aquae per otto strumenti è in cartellone, in prima
esecuzione assoluta, il 9 novembre al
Kammermusiksaal della Philharmonie di Berlino.
Dirigerà l’Akademie der Berliner Philharmoniker Duncan
Ward. In questi termini Valerio Sannicandro presenta il
nuovo lavoro: «Contemplativo, fondato su un flusso
quasi incessante di suoni e sull’apparire e scomparire di
un’idée fixe melodica… In Aquae il timbro è associato a
un’idea di distanza, e la strumentazione a una mise en
place delle sonorità secondo criteri legati allo spazio.
Ascoltare il suono e le sue dinamiche, soprattutto in
relazione al grado di avvicinamento o allontanamento
rispetto a un ascoltatore (ideale), si traduce in
un’esasperata differenziazione timbrica (sordine, suoni
aperti e chiusi, per il corno, suoni proiettati nella cassa di
risonanza del pianoforte, etc.). L’immagine dell’acqua,
che tutto avvolge, rimanda anche a diversi stati quasi
tattili del suono: una massa che si muove compatta con
innumerevoli nuances, il ribollire di suoni violenti, quasi
primitivi, la sottigliezza di qualcosa di sospeso tra aria e
terra. Aquae continua (e forse conclude) una serie di
composizioni per ensemble ispirate all’acqua o al mare:
Odi di Levante (2008) e Lasco (2010)». Quello stesso 9
Quattro prime cameristiche,
tasselli di progetti di ampio
respiro, approfondisco in
diverse direzioni la ricerca
espressiva del compositore
continua a pag. 2
novembre vede un’ulteriore prima esecuzione assoluta,
ospitata da un’altra città tedesca. Sarà infatti presentato
al KIT di Düsseldorf Burial Songs per violino solo,
affidato al solista Paul Rosner. Si chiede l’Autore:
«Cos`è il canto? Perché cantare? Quando? Cosa
avviene, durante il canto in noi condizionando la
percezione temporale? È ogni forma di rito la
quintessenza del canto? Forse è un dialogo, se non tra
due esseri umani, tra due aspetti del nostro essere?
Quindi una specie di specchio? O piuttosto un momento
in cui sprofondare nell’abisso dell’adesso? Sospendendo
o accelerando il normale flusso del tempo?». Un mese
più tardi, il 9 dicembre, A Book of Forms per cinque
strumenti in movimento e un percussionista verrà
proposto in prima esecuzione assoluta a La Coruña,
nell’interpretazione del Vertixe Sonora Ensemble, con
l’Autore stesso alla regia del suono. Cinque le parole
chiave scelte dal compositore per presentare questa
novità: «Non musica, ma suono. Non è stato seguito un
percorso retorico basato sulla melodia o sull’espressione
in senso tradizionale, bensì soltanto fattori legati al
suono, elementi e azioni al limite dell’astrazione: suono
organizzato. Installazione composta. Il lavoro va
collocato al confine tra il pezzo da concerto e
continua a pag. 3
Tre prime esecuzioni
assolute si aprono con la
presentazione, alla
Philarmonie di Berlino, del
lavoro premiato al concorso
“Claudio Abbado”
Festival Traiettore e Fondation
Royaumont offrono altrettante
occasioni di ricerca sugli
archetipi sonori
Aureliano Cattaneo
Double per ensemble è stato
eseguito il 19 settembre alla
National Philharmonic di
Varsavia, per la rassegna
Warsaw Autumn, dall’Ensemble
musikFabrik diretto da Stefan
Asbury. Canto per ensemble è
in cartellone il 10 ottobre al
Teatro alle Tese di Venezia per
il Festival Internazionale di
Musica Contemporanea della
Biennale, interprete il
Divertimento Ensemble diretto
da Sandro Gorli. Seeds per
ensemble viene proposto in
prima esecuzione italiana il 22
novembre all’Aula Magna del
Polo Culturale Diocesano di
Brescia, per la rassegna Sulle
Ali del Novecento, da Vittorio
Parisi alla testa del Dèdalo
Ensemble. Il Trio IV per
clarinetto, violoncello e
pianoforte è in programma il 20
dicembre a Berlino, Halle
Tanzbühne, con l’Ensemble
Mosaik e il 25 gennaio
all’Aquarium de la Cartoucherie
de Vincennes di Parigi, affidato
all’Ensemble Aleph.
2
Jean-Luc Hervé
Il processo del tempo
Due prime esecuzioni assolute nel mese di settembre
per Jean-Luc Hervé. La Casa della Musica di Parma ha
ospitato il 20 settembre, nel quadro del Festival
Traiettorie, Au dehors per clarinetto, violino, violoncello e
pianoforte, nell’interpretazione dell’Ensemble Courtcircuit. Spiega l’Autore: «Non vi è materiale base in Au
dehors. Non gesto, non armonia, non ritmo. Soltanto
alcuni archetipi sonori: la ripetizione, la concatenazione
cromatica d’un suono con un altro. È lo sviluppo nel
tempo che produce materiali e forme, tramite
l’interazione naturale ricorsiva degli elementi con se
stessi. Come avviene con la colonizzazione dei luoghi
desertici da parte delle piante: sulla pietra nuda
compaiono in un primo tempo licheni discreti, poi muschi
e piante piccole e grandi. In qualche modo è il processo
musicale temporale che fa la musica. Questo processo
attraversa più stadi e raggiunge il suo termine: finché la
musica non esce all’esterno, Au dehors, e conquista la
propria autonomia da ciò che la produce: lo strumento».
Una settimana più tardi, il 27 settembre, è stato il
Refettorio dei Monaci dell’Abbaye de Royaumont a
ospitare, nella stagione della Fondation Royaumont,
Upon “Here the Deities” per ensemble, nell’esecuzione
dell’Ensemble Recherche. La prima ha avuto luogo nel
contesto d’un concerto ispirato al ground di Henry
segue da pag. 1 (Gervasoni:Traiettorie nel tempo e nel silenzio)
compositore: «Di dolci aspre catene (per cinque voci)
rappresenta il quarto capitolo di una personale
esplorazione della vocalità madrigalistica cominciata con
Dir - In dir (per sei voci e sei archi), cui hanno fatto seguito
Horrido (per sette voci) e Se taccio, il duol s’avanza (per
violino e dodici voci) con cui i nuovi madrigali condividono
la fonte poetica, le Rime di Torquato Tasso. Il percorso
continuerà con una nuova serie di madrigali su testi di
poeti inglesi dell’età elisabettiana. Caratteristica comune
di questi lavori, oltre al ricorso a una lingua “antica”, è
l’utilizzo della retorica – alla base della teoria degli affetti
che spinse così in avanti la ricerca musicale nell’epoca
d’oro del madrigale – in funzione strutturale e espressiva.
Le tecniche vocali contemporanee, di cui ho fatto uso
approfondito nei miei cicli vocali a voce sola e a cui non
rinuncio neanche in questo caso (sebbene le impieghi in
maniera più moderata) sono piegate ai valori linguistici,
strutturali e concettuali di questi testi, celeberrimi anche
perché, prima di me, musicati da illustri musicisti
contemporanei del Tasso: testi così impregnati degli artifizi
della parola, resi estremi, sfuggenti e polisemici, dalle
sottigliezze dell’amor cortese. La forma, il decorso
armonico, l’architettura generale dei brani e il loro
rapporto si fanno valori più importanti dei singoli momenti,
tesi a “illustrare” in maniera madrigalistica (modernamente
intesa, cioè mai al primo grado) le parole e le loro
ripercussioni emotive, e l’insufficienza (o la potenza?) del
linguaggio simbolico». È infine affidato al Quatuor Diotima
il battesimo di Clamour, terzo quartetto per archi, in prima
esecuzione assoluta il 21 novembre per i Bludenzer Tage
zeitgemäßer Musik, committenti dell’opera, con riprese
previste il 14 marzo 2015 al Théâtre d’Orléans e il 15
giugno 2015 al Théâtre des Bouffes du Nord di Parigi. In
questi termini l’Autore presenta il nuovo lavoro: «A voce
alta. In modo franco, libero, senza rimorsi: dire tutto con
forza senza essere chiacchieroni. Avendo di fronte la
sintesi, l’essenziale, il cuore delle cose, l’ellissi. Dire
conservando le parole. Dire il silenzio, la sua potenza, e
farlo senza ricorrere a mezzi di silenzio. Dire in modo
paradossalmente contrario. Esprimere il suo mistero e la
sua giustezza, la sua dimensione ineffabile,
proclamandola apertamente. Ritrovare il silenzio come un
abisso in un’onda sonora che non è possibile arrestare e
che si spande in tutta la sua esuberanza. Gridare il
silenzio. Scavare il silenzio nel suono che ci circonda in
tutta la sua eloquenza. Un silenzio che non si produce
soffocando la materia sonora, che non è assenza di
Purcell Here the Deities Approve, inno all’arte musicale,
attorno al quale è stata commissionata una “ghirlanda
musicale” a dieci compositori contemporanei legati per
ragioni personali a Royaumont, a celebrazione della
missione dell’istituzione. In questi termini Hervé presenta
il nuovo lavoro: «Upon “Here the Deities” riprende due
principi dell’opera di Purcell: la stabilità armonica (Mi
minore) e la ripetizione ciclica, principio formale del
ground. Questi due principi sono stati ridotti alle loro idee
essenziali e riletti attraverso dei riferimenti specifici del
mio linguaggio musicale. Una sola nota, il Mi, è ripetuta
in orchestrazioni che spaziano dal timbro armonico al
rumore e in un’iterazione “prospettica” realizzata tramite
un’accelerazione. Il pezzo è dedicato all’Ensemble
Recherche». Di Jean-luc Hervé è stato ripreso il 18
settembre al Centre de Documentation de la Musique
Contemporaine (CDMC) di Parigi Amplitude per
violoncello solo, nell’interpretazione di Askar
Ishangaliyev. Il 21 ottobre un seminario che il
compositore è stato invitato a tenere all’Università di
Montréal sarà il contesto per la ripresa di Ralentir/situer
per sei percussionisti, in programma alla Salle Claude
Champagne dell’Université de Montréal, nell’esecuzione
dell’Ensemble à Percussion Sixtrum.
vibrazione, bensì spazio cavo e risonante – radura,
deserto, linea dell’orizzonte, cima di montagna, grotta
inaccessibile, eremitaggio, zona liminale raggiunta nella
più grande ricchezza e magniloquenza d’un evento
sonoro. Non è ciò che si ascolta – la sua evidenza, la sua
apparenza – bensì la sua interiorità, la sua inesistenza
possibile, il suo laconismo. Nel mio primo quartetto,
Strada non presa (2001), lavoravo sulla dimensione
microscopica del suono e sulla multidirezionalità d’una
forma concepita in termini psico-acustici, permettendo
all’ascoltatore di organizzare il proprio cammino di
scoperta e appropriazione dell’opera. Nel secondo
quartetto, Six lettres à l’obscurité (und zwei Nachrichten)
(2006), mi confrontavo con un’espressività intimista,
segreta, d’un lirismo ai limiti dell’ermetismo (e dunque
inespressivo o intimamente espressivo). Ecco invece ora
un quartetto in cui lavoro sul bisogno di dire tutto
apertamente e intensamente, affermando una dimensione
emotiva e semantica che è il contrario della
magniloquenza o del “voyeurismo”: il mistero, la calma, la
serenità, la litote, raggiunte per vie diametralmente
opposte». Questo autunno è possibile ascoltare musica di
Gervasoni anche al Museo Nazionale del Bargello,
nell’ambito del Flame, Firenze Suona Contemporanea,
il 13 settembre, quando il Quartetto Prometeo è stato
impegnato nel Recercar cromaticho post il Credo per
quartetto d’archi; il 21 e 27 settembre allo Space Hangar
di Detmold, per il 5° Hörfest neue Musik, in cui Sviete Tihi,
“Capriccio dopo la Fantasia” per due pianoforti e due
percussionisti è stato proposto dall’Artwork Ensemble; il
1° ottobre al Teatro Massimo di Palermo per il Festival
PalerModerno 2014, “Settimana di nuova musica”, che
ospita l’interpretazione della Sonatinexpressive per violino
e pianoforte nell’interpretazione dei solisti dell’Ex Novo
Ensemble. Il 13 ottobre, ancora alle Sale Apollinee del
Teatro La Fenice, saranno affidate ad Aldo Orvieto, nel
quadro della rassegna “Ex Novo Musica”, tre pagine dal
Libro II di Prés: Précieux e, in prima esecuzione assoluta,
Prétentieux e Pernicieux. Il 18 ottobre al parigino Théâtre
Adyar Franco Venturini eseguirà, per Les Concerts
Cantabile, sempre dal Libro II di Prés, Pré épuré, Pré
carré e Pré paré, e dal Libro III Préterit, Pressenti e
Prédicatif. Il 19 novembre il Quatuor Tana interpreterà a
Bruxelles Six lettres à l’obscurité (und Zwei Nachrichten)
per quartetto d’archi. Infine, sempre nel mese di
novembre, il Festival Gaida ospiterà a Vilnius la ripresa di
Un leggero ritorno di cielo per ventidue archi.
Luis de Pablo
Sfumature di grigio
Novità di Luis de Pablo il 18 ottobre alla Rassegna
Microludi organizzata dall’Associazione Culturale
Ricercare, presso la Villa Isacchi di Cislago (Varese).
Antonella Moretti e Mauro Ravelli interpretano in prima
esecuzione assoluta Nublo per due pianoforti. Racconta
l’Autore: «Nublo è nato su richiesta di Antonella Moretti e
Mauro Ravelli, cui è dedicato. È stato composto tra il
2011 e il 2012. Consta di due parti: “Gris” e “Fusco”.
Sia il titolo del lavoro che quello delle due parti che lo
compongono danno un’idea della sua atmosfera scura.
Non saprei dirne il perché: il lavoro è nato così e così
l’ho lasciato. La scrittura è senza dubbio estremamente
virtuosistica (ho tenuto conto dei due eccellenti
destinatari), circostanza che sembrerebbe
contraddittoria rispetto alla potenziale oscurità del pezzo.
Ho composto la prima parte in giorni non troppo
piacevoli, in una clinica. Mi auguro che queste vicende
non intristiscano l’ascolto, ma al contempo mi
piacerebbe che il pezzo ne conservi il mistero e
Ennio Morricone
l’atmosfera pensosa». Di Luis de Pablo è possibile
ascoltare in queste settimane JH per clarinetto e
violoncello, in cartellone il 4 settembre alla Fondation
Maeght di Saint-Paul de Vence nell’interpretazione di
Hervé Cligniez e Valérie Dulac, solisti dell’Ensemble
Orchestral Contemporain, e, il 9 ottobre, Frondoso
misterio per violoncello e orchestra, in prima esecuzione
italiana al Teatro alle Tese di Venezia per il Festival
Internazionale di Musica Contemporanea della
Biennale. Ne saranno interpreti Asier Polo e
l’Orquesta Sinfónica de Euskadi diretta da
José Ramón Encinar. Infine il Grupo de
Percusión y Cuerdas della Joven Orquesta
Nacional de España (JONDE) dedica a Luis
De Pablo un Cd monografico (Verso VRS
2151) che include la prima registrazione
mondiale di Vielleicht per sei percussionisti e di
Fiesta nelle due versioni per percussioni sole e
per sei percussionisti e orchestra d’archi.
Dal grande schermo alla scena
Due omaggi a Ennio Morricone sono in programma
questo autunno. Il 35° Festival Nuovi Spazi Musicali di
Ascoli Piceno, diretto da Ada Gentile, ospita il 16
ottobre un concerto monografico dal titolo Absolutely Omaggio a Ennio Morricone, affidato a Gilda Buttà,
pianoforte, e Luca Pincini, violoncello. Il duo, familiare
con l’opera del compositore, ne proporrà una selezione
tratta sia dalle colonne sonore che dal catalogo della sua
“musica assoluta”. L’Opera di Firenze ha invece messo
in cartellone al Teatro Goldoni Punto d’azione, un
omaggio in danza a Ennio Morricone. La serata prevede
un balletto diviso in tre parti. Aperto dal Quarto Concerto
per organo, due trombe, due tromboni, due oboi, due
fagotti, due corni e archi, impiega come seconda parte
una serie di celebri colonne sonore che si succedono
mentre i danzatori si muovono ispirandosi alle scene dei
film C’era una volta in America e The Mission. La terza
parte è dedicata al genere western, ovvero ai capolavori
nati dal rapporto tra Sergio Leone e Ennio Morricone,
come le colonne sonore della Trilogia del Dollaro (Per un
pugno di dollari, Per qualche dollaro in più e Il buono, il
brutto e il cattivo). Alla testa dell’Orchestra da camera I
Nostri Tempi sarà Edoardo Rosadini, flauto solista Paolo
Zampini, responsabile di coreografia, scene, costumi e
video Matteo Levaggi, delle luci Gianni Paolo Mirenda, il
corpo di ballo è costituito da Firenze Danza by Mag.Da,
compagnia residente dell’Opera di Firenze. Alla prima
rappresentazione del 25 novembre, seguiranno sei
repliche dal 26 al 30 novembre. Braevissimo I, II, III per
contrabbasso e archi è in programma l’8 ottobre a Kiev
con la Symphony Orchestra della National Philharmonic
of Ukraine. Il 24 ottobre Gabriele Pieranunzi e Roberto
Prosseda eseguiranno Scherzo per violino e pianoforte
al Klub Kultury Saska Kepa di Varsavia, in un concerto in
collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura nell’ambito
del progetto Suono Italiano promosso dal Cidim.
l’installazione sonora; il suono vi è concepito come una
scultura: tridimensionale, poiché cambia mentre gli
esecutori si muovono. Il pubblico può ascoltare immobile
o muovendosi in silenzio per percepire prospettive
diverse e sfumature d’una simile scultura sonora. Spazio
dinamico. Non solo il suono ma anche le sue qualità
spaziali sono i veri protagonisti di questa composizione:
ad esempio quegli effetti acustici e quelle sfumature
sonore prodotte da una proiezione sonora variabile (gli
strumentisti modificano nella dinamica l’orientamento dei
loro strumenti mentre suonano, secondo le indicazioni in
partitura), così da produrre, all’interno d’uno spazio
risonante, un aggregato sonoro spesso: suono
organizzato dallo spazio. Musica/documento. Seguendo
alcuni testi dell’artista americano Richard Serra (Verb
List), il suono è inoltre concepito per corrispondere a
idee astratte di forme o movimenti. Tali parole chiave
(“scorrere”, “ruotare”, ecc.) sono proiettate tramite
altoparlanti (suoni preregistrati) all’interno dello spazio
performativo, secondo un assunto estetico preciso.
Questo lavoro intende mostrare alcuni aspetti inerenti a
se stesso (dimensione metamusicale) ma anche tentare
di superare i propri confini (dimensione tattile). Ascolta!
Infine, la parola chiave tratta dal Prometeo di Luigi Nono
diventa la chiave per comprendere – meglio ancora: una
bussola per attraversare – questo lavoro musicale, uno
studio su e per l’ascolto, una serie di haiku sonori, una
raccolta di stati della materia, sostanza musicale il più
possibile effimera». In questi ultimi mesi del 2014 sono
in cartellone, di Valerio Sannicandro, Songs of Anxiety
per flauto il 25 agosto allo Hauptbahnhof di Berlino, per
la rassegna “Ankunft: Neue Musik”, nell’interpretazione
del solista Klaus Schoepp; Odi di levante per sei
strumenti, il 14 settembre, al Konserthuset di
Stoccolma, nell’esecuzione del Norrbotten NEO
Ensemble diretto da Pierre-André Valade; Scripta per
ensemble, il 20 settembre, alla Musikhochschule di
Francoforte, con ripresa il 27 settembre allo ZKM di
Karlsruhe, affidato a Elena Schwarz, alla testa
dell’International Ensemble Modern Academy. Silvae per
sette strumenti sarà invece proposto dall’Ensemble
Horizonte, sotto la direzione dello stesso Autore, l’11
ottobre all’Espace Senghor di Bruxelles, il 12 ottobre a
Parigi, nell’Église de Saint-Merri, il 14 novembre a
Treviso e infine il 15 novembre alla Scuola Grande di
San Rocco a Venezia. IRradio per cinque strumenti è in
programma il 16 ottobre a Bordeaux nell’interpretazione
dell’E-mex Neue Musik Ensemble diretto da Christoph
Maria Wagner; A Book of Waves per theremin, ondes
Martenot e live electronics il 16 novembre a Tokyo, con
Tomomi Kubo, ondes Martenot, Eriko Sakurai, theremin
e Sumihisa Arima, live electronics; infine, Odi di Levante
sarà ripreso il 29 novembre al Konzerthaus di Berlino
dal Modern Art Ensemble. Valerio Sannicandro è
rappresentato dai Trois Chants Noh per voce Noh e
flauto nel Cd, fresco d’uscita, Noh X Contemporary
Music (ALM Records ALCD-98): la cantante Noh Ryoko
Aoki l’interpreta insieme al flautista Kazushi Saito.
segue da pag. 1 (Sannicandro: Timbro, canto, spazio)
Una pagina per due pianoforti
riflette un momento di
introspezione della biografia
del compositore
Un concerto monografico e
un balletto attingono tanto
alle colonne sonore che al
catalogo di musica assoluta
Carlos Roqué Alsina
Voie avec voix per quartetto
d’archi è stato eseguito il 27
settembre dal Cuarteto de
Cuerdas Unitref al Museo de
Arte Hispanoamericano Isaac
Fernandez Blanco di Buenos
Aires.
3
Cd monografico della
Wergo e nuova versione
della pagina cameristica in
memoria di Fukushima
Christophe Bertrand
Dikha per clarinetto e
elettronica è in cartellone l’8
ottobre alla Salle de la Bourse
di Strasburgo per il Festival
Musica, nell’interpretazione del
solista Armand Angster.
Una commissione di Milano Musica
offre l’occasione di sperimentare
sul campo le ricerche oggetto d’un
libro recente, ora pubblicato anche
nella versione inglese
4
Malika Kishino
Ritratto discografico
Due prime assolute per Malika Kishino. Lamento II per
violino e viola, su una canzone popolare di Fukushima è
stato eseguito il 28 settembre, nell’interpretazione
dell’Ensemble Horizonte, al Weserrenaissance-Museum
Schloß Brake di Lemgo (Germania), nel quadro
dell’Hörfest Neue Musik Detmold. Così l’Autrice presenta
il nuovo lavoro: «Lamento è stato scritto per il Cd di
beneficenza Symbiosis, realizzato in occasione del
terremoto e maremoto di Tÿhoku del 2011, prodotto a
Londra da LOE Ltd. e interpretato dal Duo Retorica (cfr.
ESZ News 63). Lamento II ne è una nuova versione per
violino e viola. Il Giappone è stato da sempre benedetto
da una natura meravigliosa, dalla bellezza del paesaggio
e da quattro stagioni, ma ha anche dovuto convivere con
minacce naturali come tifoni, terremoti e vulcani, ecc.
Questo pensiero mi ha ispirato il concetto di simbiosi,
che costituisce il tema principale del Cd. Ho composto il
mio pezzo basandomi sul concetto di “simbiosi” tra
natura ed essere umano. L’impulso del mondo fisico è
rappresentato dal “pizzicato dei violini”. Il flusso
dell’energia è realizzato dall’impiego dei violini “col
legno”. Per contrasto, per il motivo che rappresenta
l’umanità ho citato una canzone popolare di Fukushima,
Sohma Nagareyama. Questa canzone popolare esprime
il desiderio della patria e lo scorrere del tempo; nelle mie
intenzioni rappresenta il paesaggio del cuore che
ciascuno porta con sé e può costituire un’àncora per il
cuore stesso. Questo motivo verrà suonato dagli
armonici dei violini, che per me evocano il color seppia.
Tuttavia, lavorando al pezzo mi è venuto in mente un
ulteriore elemento, con cui l’uomo non può mai
coesistere pacificamente: il disastro di Fukushima e
l’esistenza dell’energia nucleare. Dagli anni Cinquanta
noi giapponesi abbiamo fatto sempre più affidamento
sull’energia nucleare come fonte d’energia. Ci siamo
concentrati sui suoi vantaggi e benefici, ma la
maggioranza ha finto di non notarne i rischi finché non è
accaduto l’incidente. Data la lunga esperienza del
Giovanni Verrando
Giappone con un’attività sismica che nei secoli ha
spesso portato a degli tsunami, avremmo dovuto
pensare ai rischi di costruire e mettere in opera delle
centrali nucleari. Abbiamo realizzato, traendone
vantaggio, ciò che il genere umano non è in grado di
controllare completamente. Con l’incidente il prezzo che
abbiamo pagato è stato troppo alto e troppo doloroso.
Quando ci penso, il cuore mi si gonfia di sofferenza.
Dedico Lamento II a tutti coloro che soffrono per il
terremoto-tsunami e per l’incidente nucleare di
Fukushima». Una novità per nove esecutori,
commissione dell’Ensemble Aventure, sarà presentata
dal complesso committente il 12 gennaio alla Tonhalle
di Düsseldorf e riproposta il 16 gennaio all’Elisabeth
Schneider Stiftung di Freiburg im Breisgau.
Monochromer Garten V per un esecutore di koto è in
cartellone il 17 ottobre al Sumida Triphony di Tokyo,
nell’interpretazione di Shoko Otani, e l’11 novembre al
De Link di Tilburg (Olanda), affidato a Makiko Goto.
Il 23 dicembre Dialogue invisible per nove voci femminili
è in programma al Jt Art Hall Affinis di Tokyo,
nell’interpretazione del Female Choir Akatsuki diretto da
Ryuta Nishikawa. A Malika Kishino dedica un Cd
monografico l’etichetta Wergo: Irisation (WER 64112),
importante silloge della produzione della compositrice.
Nel dettaglio il Cd include Rayons crépusculaires per
grancassa, grande orchestra divisa in tre gruppi e live
electronics a otto canali (interpretato dall’Ensemble
Musikfabrik diretto da Daniel Kawka e con Max Bruckert
alla regia del suono), Monochromer Garten II per
clarinetto basso, saxofono baritono e trombone
(Parkhaus Trio), Sensitive Chaos per chitarra elettrica,
tromba, trombone, due percussionisti, pianoforte e
violoncello (Ensemble Ascolta diretto da Michael
Alber), Prayer/Inori per coro misto a cappella (Tokyo
Philharmonic Chorus diretto da Chifuru Matsubara) e
Du Firmament per orchestra (Hr-Sinfonieorchester
diretta da Lucas Vis).
Percorsi di nuova liuteria
Il Festival di Milano Musica propone il 15 novembre al
Piccolo Teatro Studio Melato la prima esecuzione
assoluta di Krummholz per trio d’archi con e senza
corde, percussioni e elettronica, affidato
all’interpretazione di RepertorioZero, con la
realizzazione elettronica di Camille Giuglaris del CIRM
Nice e Paolo Brandi alla regia del suono, commissione
del Festival nel quadro del progetto “Triptych - Tribute to
Fausto Romitelli”, con la partecipazione della Ernst von
Siemens Musikstiftung e della Fondazione Cariplo.
Spiega Verrando: «Krummholz è l’albero che, esposto
a condizioni climatiche estreme, cresce deforme,
essiccato, al livello delle radici. È una forma di vita che
trova un proprio equilibrio in circostanze speciali, tali da
mostrarne un aspetto imbizzarrito, inusuale, eppure
vitalissimo, capace di resistere al contesto. L’uso degli
archi spogliati delle corde, suonati con ditali da cucito,
resi inarmonici dalla tecnica e dalla scordatura,
trasforma ogni singolo strumento in un Krummholz,
modificandone suono, identità, destino. Krummholz è il
risultato di molti mesi di ricerca e lavoro sugli strumenti:
i materiali con i quali preparare gli strumenti ad arco, la
tecnica per eseguirli, i suoni prodotti da controllare uno a
uno, la relativa notazione hanno occupato il tempo di
composizione del brano, e il rimodellamento degli archi
mi ha inevitabilmente condotto a eseguire tutte le parti
del brano per verificarne il suono, il dettaglio singolo e
d’insieme. È questa una conseguenza della ricerca sulla
nuova liuteria: un percorso circolare che nella prima fase
va dall’immaginario agli strumenti, per verificare la bontà
delle idee e scoprire come reagiscono gli strumenti
stessi, e nella seconda fase torna all’immaginario, alla
partitura, per stabilizzare definitivamente i gesti, il suono
e la forma». La composizione verrà presentata il 14
novembre con una lezione concerto nella stessa sede
dell’esecuzione. Il 27 settembre è stato invece ripreso,
alla Chiesa di S. Francesco di Losanna, First Born
Unicorn (Remind me what we’re fighting for) per flauto
amplificato, interprete Paolo Vignaroli. Giovanni
Verrando sta attendendo alla composizione di un nuovo
lavoro per strumenti “inventati”, commissione di
Productions Totem Contemporain di Montréal. Il brano,
che verrà presentato nel 2015, è destinato a tre strati
strumentali: gli strumenti progettati e inventati da JeanFrançois Laporte (direttore artistico di Productions Totem
Contemporain), una strumentazione inventata e fornita
dallo stesso autore, e l’elettronica. Si tratta di un’ulteriore
tappa del percorso di ricerca del compositore sulla
nuova liuteria e sulla grammatica dell’inarmonico.
Verrando è stato invitato come visiting professor, nel
corso dell’anno accademico 2014/15 dalla Sibelius
Academy di Helsinki. È uscita la versione inglese del
manuale di nuova liuteria col titolo New Lutherie.
Orchestration, Grammar, Aesthetics, nella traduzione di
Laura Davey e con la prefazione di Pierre Albert
Castanet. Il libro è realizzato dalle ESZ in collaborazione
con la Divisione Ricerca e Sviluppo del Conservatorio
della Svizzera Italiana di Lugano. È stato infine
pubblicato nel volume Have Your Trip. Introduzione alla
musica di Fausto Romitelli, curato da Vincenzo
Santarcangelo per le Auditorium Edizioni di Milano, il
saggio di Giovanni Verrando Il grado zero
dell’immaginario musicale.
Ivan Fedele
Genetica sonora
P
rime esecuzioni assolute per due nuove versioni di
altrettanti lavori di Ivan Fedele. Il Rachmaninov Hall del
Conservatorio “Pëtr Il’ič Čajkovskij” di Mosca ha
ospitato il 17 settembre la versione per corno di
bassetto di High “in Memoriam Miles Davis”, affidata al
solista Michele Marelli. Si tratta della quarta versione del
brano, dopo l’originale per tromba e quelle per clarinetto
e saxofono contralto, curate rispettivamente da Armand
Angster e David Brutti. L’attuale versione è stata
realizzata dallo stesso Marelli in collaborazione con
l’Autore. Fedele partecipa al Festival di Nuova
Consonanza, il 27 novembre alla Sala Casella della
Filarmonica Romana, con un doppio appuntamento. Nel
pomeriggio avrà luogo un incontro col compositore,
introdotto da Fausto Sebastiani e Antonio Rostagno,
quest’ultimo docente dell’Università La Sapienza,
istituzione coinvolta nell’evento; Ivan Fedele dialogherà
poi con il compositore Daniele Mastrangelo e il violinista
Francesco D’Orazio. Alla sera D’Orazio, coadiuvato da
Francesco Abbrescia e Massimo De Feo alla regia del
suono, interpreterà la Suite francese VI b, versione per
violino elettrico a cinque corde e elettronica realizzata
dal solista stesso in collaborazione con l’Autore, di
Ritrovari (Suite francese VI), concepito originariamente
per la viola. Un’ulteriore prima esecuzione assoluta è in
cartellone il 27 gennaio 2015 al Teatro Comunale di
Bologna. Commissione della Real Accademia
Filarmonica di Bologna, Syntax per orchestra sarà
interpretato da Michel Tabachnik alla testa
dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna. Spiega
Fedele: «Syntax è un ciclo di tre composizioni
idealmente ispirato ai tre massimi compositori del
classicismo: Haydn, Mozart e Beethoven. Di questi
autori ho preso in considerazione aspetti del comporre
che ne caratterizzano lo stile e ne descrivono, appunto,
la sintassi. Li ho considerati come metafore assolute
della creatività, “archetipi” di strumenti e opzioni
estetiche che possono dar luogo, in ogni epoca, a nuove
forme e poetiche musicali. In Syntax non c’è alcun
riferimento testuale a opere dei suddetti autori, ma solo
un’attenzione alle opzioni concettuali degli stessi.
Riguardo a Syntax 0.1 ([email protected]) ho considerato le
istanze più significative dell’ultimo periodo del
compositore austriaco: estrema sintesi degli elementi
musicali, il concetto moderno di “proliferazione” degli
stessi e infine un’attenzione massima al timbro
orchestrale. In Syntax 0.2 ([email protected]) gli elementi che
ho messo in evidenza riguardano la brillantezza
dell’articolazione e del timbro, in poche parole un
aspetto vivacemente virtuosistico (soprattutto nella
prima parte) della scrittura orchestrale. Gli altri elementi
considerati sono la trasparenza delle armonie nonché il
concetto di iterazione dei pattern ritmico-melodici con o
senza variazione degli stessi. Nell’ultima parte ho
indagato le possibilità di un Adagio disteso e profondo al
tempo stesso. In Syntax 0.3 ([email protected]) gli spunti
salienti della composizione fanno riferimento a un tratto
peculiare e in qualche modo rivoluzionario della musica
di Beethoven, ovvero la manipolazione del materiale
Martino Traversa
musicale come un codice genetico, una sorta di DNA
che produca figure musicali anche molto diverse tra di
loro, ma tutte, comunque, riconducibili a una mappa di
gesti estremamente semplici e identificabili che, per
moltiplicazione, producono organismi di natura
estremamente varia. Il tributo alla concezione
rivoluzionaria della musica di Beethoven si realizza
anche attraverso l’utilizzo di suoni di sintesi gestiti da
un sintetizzatore che, alla fine del ciclo, introduce
elementi timbrici nuovi in seno all’orchestra, in un clima
di slancio e tensione che fa espressamente riferimento
alla temperie dello Sturm und Drang di cui l’autore fu
grande interprete». Di Ivan Fedele è possibile ascoltare
nell’ultimo terzo del 2014 Immagini da Escher per
ensemble, in cartellone il 14 settembre al Konserthuset
di Stoccolma, interpretato da Pierre-André Valade alla
testa del Norrbotten NEO Ensemble; “Aptenodytes”,
“Platea di Weddell” e “Tierra del fuego” da Études
australes per pianoforte, eseguiti il 19 settembre al
Museo Nazionale del Bargello di Firenze da Ciro
Longobardi nell’ambito della rassegna “Firenze Suona
Contemporanea”; Txalaparta (Folkdance 2) per
txalaparta e orchestra, il 10 ottobre al Teatro alle Tese
di Venezia, per il Festival Internazionale di Musica
Contemporanea della Biennale, affidato ai solisti
Harkaitz Martinez e Mikel Ugarte e all’Orquesta
Sinfónica de Euskadi diretta da José Ramón Encinar;
Apostrofe per flauto solo il 17 ottobre per Ischiamusica
nella Villa Arbusto Gingerò di Lacco Ameno, sull’isola
d’Ischia, nell’interpretazione di Federica Lotti. Il 27 e 28
ottobre il Conservatorio “N. Paganini” di Genova
organizza una serie di laboratori con a tema “il tempo”,
durante i quali alcuni docenti e studenti lavoreranno
sulla Suite francese per clavicembalo di Ivan Fedele.
Il lavoro seminariale culminerà il 28 ottobre con un
incontro pubblico sul medesimo tema a Palazzo Ducale,
nell’ambito del Festival della Scienza, in cui il
compositore dialogherà con Claudio Proietti, direttore
del Conservatorio. L’8 novembre la rassegna Ex Novo
Musica ospita al Conservatorio “Benedetto Marcello” di
Venezia i pianisti Aldo Orvieto e Maria Grazia
Bellocchio, coadiuvati dal SaMPL - Sound and Music
Processing Lab di Padova, da Alvise Vidolin alla regia
sonora e Luca Richelli al live electronics, in Pulse and
Light per due pianoforti e elettronica. Il soprano Ljuba
Bergamelli e Vittorio Parisi alla testa del Dèdalo
Ensemble proporranno infine il 15 novembre all’Aula
Magna del Polo Culturale Diocesano di Brescia, per la
manifestazione Sulle Ali del Novecento, Morolòja kè
erotikà per soprano e quartetto d’archi, su testi tratti da
“Canti di pianto e d’amore dell’antico Salento”. Morolòja
kè erotikà è incluso nel Cd/Dvd monografico Palimpsest,
appena pubblicato dall’etichetta Limen - Classic &
Contemporary. Il Quartetto Prometeo e il soprano
Valentina Coladonato vi interpretano tre importanti lavori
cameristici di Ivan Fedele: Palimpsest. Quarto quartetto
d’archi (2006), Paroles y Palabras, quattro pezzi per
soprano e violoncello (2000) e appunto Morolòja kè
erotikà.
Quel vento di sopravvivenza
Martino Traversa ha partecipato al Festival “Lo spirito
della musica di Venezia” con Di altri cieli per soprano,
flauto basso, clarinetto basso, vibrafono, pianoforte,
violino e violoncello su un frammento di Friedrich
Hölderlin, presentato in prima esecuzione assoluta
l’11 luglio alle Sale Apollinee del Teatro La Fenice
nell’interpretazione del soprano Sonia Visentin e dell’Ex
Novo Ensemble. Spiega il compositore: «Alla pagina 26,
sezione 41, del quartetto Fragmente-Stille, an Diotima di
Luigi Nono, quell’accordo di Sol minore che affiora alla
fine, su un valore di metronomo di 30 alla semiminima,
mi ha sempre profondamente emozionato. Quattro
semplici battute, nella prima delle quali il verso “Schatten
stummes Reich” di Friedrich Hölderlin sembra svelare
nell’ombra tutta l’umana fragilità, e da qui, quel vento di
sopravvivenza così caro a Nono. Mi ci sono voluti oltre
venticinque anni per riscrivere quelle quattro battute in
questo Di altri cieli». Nell’autunno 2014 sarà possibile
ascoltare di Martino Traversa le Sei Annotazioni per
pianoforte, eseguite in prima esecuzione in Francia il 17
ottobre alla Fondation Maeght di Saint-Paul de Vence
da Ciro Longobardi, e Red per violino solo, che Irvine
Arditti interpreterà il 2 novembre alla Casa della Musica
di Parma per il Festival Traiettorie.
Nuove versioni di lavori solistici,
una novità sinfonica ispirata alla
sintassi dei classici viennesi e
un Cd/Dvd monografico
Luigi Dallapiccola
I Due studi per violino e
pianoforte sono in cartellone il
29 ottobre alla Casa della
Musica di Parma, per il Festival
Traiettorie, interpreti i solisti
dell’Ensemble Recherche
Melise Mellinger e Jean-Pierre
Collot, e l’11 novembre al
Wigmore Hall di Londra con i
solisti dell’Ensemble
Intercontemporain.
Omaggio a Nono nella
novità su testo di Hölderlin
in prima alla Fenice
5
Alessandro Solbiati
Due novità cameristiche,
numerose riprese e progetti
discografici d’uscita imminente
Franco Donatoni
Etwas ruhiger im Ausdruck per
flauto, clarinetto, violino,
violoncello e pianoforte è in
cartellone il 1° ottobre al Teatro
Massimo di Palermo, per il
Festival PalerModerno 2014,
“Settimana di nuova musica”,
nell’interpretazione dell’Ex
Novo Ensemble. Lumen per sei
strumenti sarà eseguito il 18
ottobre al Konzerthaus di
Vienna dall’Österreichisches
Ensemble für Neue Musik. Duo
pour Bruno (1974/75) per
orchestra è stato scelto come
pezzo conclusivo del Cd
monografico Neos (Neos
11410) dedicato dalla Tokyo
Philharmonic Orchestra, diretta
da Yoichi Sugiyama, alla
musica orchestrale di Donatoni.
Novità cameristica al
Festival “Lo spirito della
musica di Venezia”
6
Le vertigini del canto
Heinz Holliger e il soprano Sarah Wegener sono i
protagonisti della prima novità di Alessandro Solbiati per
questo autunno: Gesang ist Dasein per soprano e corno
inglese, su testi di Rainer Maria Rilke e Emily Dickinson, in
prima esecuzione assoluta il 15 ottobre a Basilea, con
riprese il 16 ottobre a Ginevra, il 17 ottobre a Zurigo e il
18 ottobre a Lugano. In questi termini
l’Autore racconta genesi e significato del
brano: «Nel 2013, durante lo stesso
concerto in cui Heinz Holliger ha eseguito
per la prima volta il mio Epos, per oboe e
trio d’archi, ho conosciuto e sentito cantare
lo straordinario soprano anglo-tedesco
Sarah Wegener. La profonda emozione
generata in me da questi due splendidi
interpreti, nonché l’amicizia e la sintonia
con entrambi, mi ha condotto a proporre
loro un brano che li riunisse nell’insolita
formazione di soprano e corno inglese. Il
testo scelto, in parte in tedesco (da Rilke) e
in parte in inglese (da Emily Dickinson), è
profondamente emozionante. Bastino a dimostrarlo il
titolo, Il canto è esistenza, e il primo verso della pagina
della Dickinson: “La Bellezza non ha causa: esiste”. Ho
cercato di fondere voce e strumento in un unico suono, o
meglio nelle due facce di uno stesso suono che potessero
incarnare e dare vita musicale a versi che mi
rappresentano molto profondamente: si tratta di un lavoro
quasi “privato”, che considero uno dei miei più importanti».
Prima esecuzione assoluta anche per A tEma per flauto,
violino, violoncello e pianoforte: commissione della Città di
Karlsruhe con il sostegno della Ernst von Siemens
Musikstiftung, la novità viene presentata il 25 ottobre nel
quadro di “ZeitGenuss, Karlsruher Festival für Musik
unserer Zeit”, al Wolfgang-Rihm-Forum della città tedesca,
nell’interpretazione dell’Ensemble Tema. Lo stesso
concerto offrirà anche l’esecuzione dei Quattro pezzi per
pianoforte e percussione. Spiega Solbiati: «Il titolo
contiene una doppia allusione a mia moglie Emanuela e
all’Ensemble Tema che, sostenuto dalla Fondazione
Siemens, mi ha commissionato il brano. L’Ensemble Tema
di Karlsruhe ha come anima la giovane flautista Eve
Cambreling, che ha riunito alcuni musicisti altrettanto
giovani ed entusiasti con cui ho avuto modo di collaborare
già in altre occasioni. Questo bellissimo rapporto viene
suggellato da una commissione da parte della Fondazione
Siemens per un brano dedicato a Eve e all’Ensemble. Due
stati musicali opposti più che contrastanti, l’uno scintillante
e cristallino, con l’ottavino al centro, e l’altro oscuro e
magmatico (il flauto in sol nel suo registro più grave ne è
Michele dall’Ongaro
protagonista), vengono dapprima contrapposti e poi
sviluppati, precipitando infine nel centro del registro dal
quale finalmente emerge il flauto in Do, con un canto in cui
strumento e voce della strumentista si fondono insieme.
Questo conduce a un nuovo abisso, alla coesistenza
dell’estremo acuto e dell’estremo grave, ma questa volta
con la dolcezza di un canto pericolosamente
appoggiato al vuoto, somma, declinazione e
sublimazione dei due stati iniziali». Nella seconda
parte di questo 2014 è possibile ascoltare, di
Alessandro Solbiati, Le sei corde di Nicolò per
chitarra, eseguito da Luigi Attademo l’11 agosto
nel Convento di San Francesco di Padula
(Salerno) per il Festival della Chitarra di
Lagonegro, con ripresa il 16 novembre a Roma
per il Festival di Nuova Consonanza; i Dodici
Lieder per violino e viola dalla Winterreise di
Franz Schubert, il 4 settembre al Grand Hotel
Palazzo di Livorno, nel quadro del Livorno Music
Festival, interpretati da Dejan Bogdanovic e
Pierre-Henri Xuereb; una selezione da Quaderno
d’immagini, otto pezzi per cimbalom solo, il 21 settembre
alla Maria-Hilf-Kirche di Kronburg per il Klangspuren
Schwaz, Tirol New Music Festival, nell’interpretazione di
Luigi Gaggero; Notturno secondo per violino, violoncello e
pianoforte, il 25 settembre alla Società dei Concerti di
Piacenza, con il Trio Magritte; il 30 settembre Fête e
Quattro interludi per pianoforte, interpretati da Emanuela
Piemonti all’Istituto Italiano di cultura di Parigi; il 14
novembre Dies per clarinetto e pianoforte, trasmesso in
diretta radiofonica nell’ambito della trasmissione La stanza
della musica, interpreti Selene Framarin e Alfonso Alberti;
il 28 novembre Pour Ph.B. per clarinetto, violino,
violoncello e pianoforte per l’Associazione Chromas,
nell’ambito del Festival Trieste Prima; infine a Firenze,
sempre nel mese di novembre, i Quattro studi per
chitarra, affidati a Vincenzo Saldarelli. Diverse le
produzioni video-discografiche in corso. È in uscita per
EMA Records il Cd Vola alta, parola!, in cui Les Six Voix
Solistes e la pianista Ancuza Aprodu interpretano di
Alessandro Solbiati Durissimo silenzio, madrigale per sei
voci femminili e pianoforte. Fête sarà invece proposto da
Alfonso Alberti in un Dvd Limen. Infine, entro la
conclusione del 2014 uscirà il Cd monografico di EMA
Records contenente Crescendo, otto brevi brani in forma
di studio per orchestra da camera (interprete l’orchestra I
Piccoli Pomeriggi Musicali), Ianus, due pezzi per orchestra
d’archi (con gli archi dei Pomeriggi Musicali) e Raggio per
orchestra da camera (I Pomeriggi Musicali), sempre sotto
la direzione di Daniele Parziani.
Musica della memoria
L e Sale Apollinee del Teatro La Fenice hanno ospitato
l’11 luglio la prima esecuzione assoluta di Notturno
veneziano per violino, violoncello e pianoforte, proposto
nell’ambito del Festival “Lo spirito della musica di
Venezia” dall’Ex Novo Ensemble. Spiega dall’Ongaro:
«Una volta, tantissimo tempo fa, ero con un amico
veneziano, stupefacente compositore e uomo
assolutamente speciale. Stavamo tornando a casa
insieme alla sua famiglia dopo una cenetta alla
Giudecca: vino, chiacchiere, buon umore e amicizia.
Notte alta. Venezia al suo meglio, come quando si sforza
di non avere né tempo né luogo. Arrivati alla porta di
casa ho l’impressione di sentire dei suoni, forse voci,
lontani. Guardo il mio amico e gli chiedo se sente anche
lui qualcosa. Dopo qualche momento (rammento
benissimo il silenzio “pieno” di quei momenti) risponde
“ma guarda che sono nella tua testa, cerca di ricordarli”.
Lui non c’è più e io da circa 35 anni ci provo, a ricordarli.
Forse somigliavano a quelli che state per ascoltare, o
forse no, ma non credo abbia importanza».
Quest’autunno è possibile ascoltare di Michele
dall’Ongaro Zero per flauto, clarinetto, violino, violoncello
e pianoforte il 1° ottobre al Teatro Massimo di Palermo,
nell’ambito del Festival PalerModerno 2014, “Settimana
di Nuova Musica”, nell’interpretazione dell’Ex Novo
Ensemble. La musica di E.Z. per violino solo è invece in
cartellone il 27 novembre a Roma, al Festival di Nuova
Consonanza, solista Francesco D’Orazio. Lo stesso
musicista sarà protagonista con Michele dall’Ongaro
delle masterclasses 2014, rispettivamente per il violino e
per la composizione, organizzate nell’ambito della X
edizione del Festival UrtiCanti di Bari dal 12 al 15
novembre presso la Chiesa di Santa Teresa dei Maschi.
Le masterclasses si concluderanno col concerto finale
degli allievi. Del Festival UrtiCanti, organizzato
dall’Associazione Diapason a partire dal 23 ottobre,
Michele dall’Ongaro è il compositore invitato: gli sarà
pertanto dedicato un concerto monografico che vedrà la
partecipazione, fra gli altri, sempre di Francesco
D’Orazio.
Javier Torres Maldonado
Immateriali paesaggi sonori
È imminente la prima rappresentazione assoluta di
Viaje, azione drammatica musicale in otto scene per
quattro cantanti, quattro strumentisti e sistema
elettroacustico, su un libretto tratto dal testo originale di
Cristina Rivera-Garza Prometerlo todo. Lo spettacolo è in
cartellone il 22 ottobre al Teatro Juárez di Guanajuato
(Messico), nel quadro del Festival Internacional
Cervantino, con una ripresa il 24 ottobre al Teatro “Maria
Greever” di León, sempre in Messico. Ne saranno
interpreti Sevan Manoukian, soprano (La Donna),
Baltazar Zuñiga, tenore (L’Uomo), Camille Royer,
mezzosoprano (Tajeew), Alberto Albarán, baritono
(Il Poliziotto), l’Ensemble Sillages (Stéphane Sordet,
saxofono, Gilles Deliège, viola, Vincent Leterme,
pianoforte, Hélène Colombotti, percussione) sotto la
direzione di Nicolas Chesneau. La regia è affidata a
Christine Dormoy, la realizzazione informatica musicale a
Daniele Amidani, mentre sound engineer è Nicolas
Déflache. In questi termini Javier Torres Maldonado
presenta il nuovo lavoro: «Dal realismo fantastico dei
suoni concreti, immaginati a partire dal testo
espressamente creato per questa opera da Cristina
Rivera Garza intitolato Prometerlo todo, fino
all’elaborazione dei processi compositivi che formano
l’edificio sonoro di Viaje, un’idea transcontestuale si
traduce in elementi il cui significato acquista un carattere
di vero e proprio segnale formale nella struttura musicale
e drammatica di questa opera: la citazione sonora
immaginaria. Questo concetto, implicito in forma
descrittiva oppure concepito a partire dalla “messa in
musica” del libretto, si rifà ad alcuni luoghi del mitico
romanzo di Juan Rulfo Pedro Páramo, in cui si allude a
suoni concreti, paesaggi sonori e “voci immateriali”
(tradotti in personaggi invisibili che fluttuano nello spazio).
Inoltre, analogamente a ciò che accade nel libretto,
vengono impiegate immagini sonore concepite a partire
da eventi realmente accaduti, come la Primera Carrera
Panamericana. L’intreccio tra immagini sonore concrete e
fantastiche fa sì che i livelli del tessuto musicale includano
soluzioni che influenzano il tipo di vocalità che
caratterizza i personaggi del dramma musicale, i quali
compiono le proprie azioni integrandole in un continuo
che conduce non soltanto dal dramma musicale alla
musica pura, ma anche dagli oggetti sonori “reali”
(concreti) all’astrazione più pura d’una figura musicale».
Così la librettista Cristina Rivera Garza introduce il proprio
testo: «In una delle ultime stazioni di servizio di Ciudad
Juárez un uomo apre la portiera della propria auto e offre
un passaggio a una donna. Non dovrebbe viaggiare da
sola, le dice. Neanche lei, ribatte la donna. L’uomo ha
progettato di compiere lo stesso viaggio di Juan Rulfo da
Ciudad Juárez, alla frontiera Nord del Messico, fino
all’Ocotal, alla frontiera Sud, ad appena un mese dal
termine della Primera Carrera Panamericana, nel giugno
1950. Lei intende recarsi a Santa Rosa, il paese del
Guanajuato che aveva accolto dei profughi polacchi nel
corso della seconda guerra mondiale. Sovrapponendo i
tempi e impiegando espressioni dall’opera di Juan Rulfo,
senza tuttavia riportarle letteralmente, questa road story
registra le conversazioni tra l’uomo e la donna mentre la
coppia attraversa le numerose frontiere interne del Paese.
Strutturata in otto grandi dialoghi che corrispondono alle
otto tratte della Carrera Panamericana (da Ciudad Juárez
a Chihuahua, da Chihuahua a Durango, da Durango a
León, da León a Città del Messico, da Città del Messico a
Puebla, da Puebla a Oaxaca, da Oaxaca a Tuxtla
Gutiérrez, da Tuxtla Gutiérrez all’Ocotal), Prometerlo
Todo segue da vicino il bisogno d’appartenenza di una
nipote di questi profughi polacchi passati attraverso la
Siberia, l’Iran e l’India prima d’imbarcarsi per Los Angeles
e poi raggiungere in treno Santa Rosa. Durante una
tappa, una donna che cercava del cibo per suo figlio
scese dal treno e non vi risalì più. La nipote, come Juan
Preciado, benché cresciuta a Chicago, non ebbe difficoltà
a promettere tutto quando seppe che doveva trovare le
tracce dell’emigrazione originaria. E promettere tutto è ciò
che aveva fatto anche l’uomo che aveva preso la
macchina una mattina con l’intenzione di riprodurre, forse
di rendere reale, un viaggio fantasmatico. Chi promette
tutto lo sa: dev’essere pronto a dare tutto. O a perdere
tutto». Viaje è coprodotto dal Festival Internacional
Cervantino, dall’Ensemble Sillages, dalla Compagnie Le
Grain e dal Théâtre de la Voix col sostegno dell’Institut
Français e della Région Bretagne, e col contributo del
CIRM, Centre National de Création Musicale de Nice,
dello Studio Théâtre de la Voix di Bordeaux e dell’Estudio
de Opera de Bellas Artes de Mexico. La realizzazione
della parte elettronica è stata effettuata durante due
residenze di Maldonado, rispettivamente al CIRM dal 16
al 21 giugno 2014, e agli SCRIME (Studios de Création et
de Recherche en Informatique et Musique
Electroacoustique), Bordeaux, dal 1° al 6 settembre 2014.
Il 13 novembre avrà luogo al Colegio Nacional di Città
del Messico la prima esecuzione messicana di Masih per
quartetto di saxofoni, commissione del Sigma Project
Quartet, che interpreterà il lavoro; la composizione verrà
ripresa sempre nel mese di novembre al Festival
G.A.M.O. di Firenze.
Una via, una strada: questo è il luogo che rende possibile
l’incontro tra un uomo e una donna, entrambi fotografi,
impegnati in una ricerca personale che li condurrà lungo
la celebre Carrera Panamericana negli anni Cinquanta.
Raggiunti da una donna terrorizzata, arrivano nel loro
percorso alla periferia d’un villaggio devastato dalla
violenza, sul quale alla fine un poliziotto farà rapporto. Da
Ciudad Juarez, città sul confine col Texas, fino all’Ocotal,
vicino al Guatemala. Otto stazioni danno il ritmo dalle
sequenze dell’opera di Javier Torres Maldonado.
L’immaginazione e la realtà oscillano al cuore degli
scenari musicali del compositore. Come vedette in terra
d’ombre, quattro musicisti e voci invisibili danno il ritmo a
uno spazio strutturato da una strada in cui appaiono
proiezioni mentali o storiche. Tra le fotografie patinate in
bianco e nero di Juan Rulfo del 1950 e i colori vivaci
dell’odierna, imperante violenza, lo spettacolo Viaje offre
una visione a cavallo tra due epoche.
“Viaje”: Sinossi
Pasquale Corrado
Sfila la battaglia
Pasquale Corrado sta lavorando, durante una residenza
a Schloss Leuk, col percussionista e compositore Pascal
Viglino e i musicisti-attori dell’Ensemble Klangbox a un
progetto che prevede l’esecuzione d’una novità,
Interference per due percussionisti/performer, nel
contesto d’una sfilata (musical-teatrale) di moda in
programma per le celebrazioni del V centenario della
battaglia di Marignano (1515: l’esercito svizzero,
comandato dal cardinale Mathieu Schiner, signore di
Schloss Leuk, fu sconfitto e l’evento segnò l’inizio della
storica neutralità della Confederazione elvetica).
Il progetto, che si avvale della collaborazione
dell’Accademia di Brera, coinvolge anche il designer
Philippe Bestenheider, che realizzerà nuovi strumenti,
oltre ai costumi che riprodurranno dei suoni e si
“accorderanno” alla musica composta per l’occasione.
Il lavoro verrà presentato il 21, 22, 23, 24 e 25 gennaio
all’Oh! Festival Valais-Wallis a Monthey (Svizzera) e
ripreso al padiglione elvetico di Expo Milano 2015.
Va in scena in Messico l’azione
drammatica ispirata a un’opera
letteraria contemporanea dal
suggestivo realismo magico
Bruno Maderna
Improvvisazione n. 2 per
orchestra è programmata il 4
ottobre al Teatro Universidad
de Concepción (Cile)
nell’interpretazione
dell’Orquesta Sinfónica
Universidad de Concepción
diretta da Doron Solomon.
Il Concerto per pianoforte ed
orchestra del 1942, la
Composizione n. 2 per
orchestra, il “Blues” da Il mio
cuore è nel Sud, radiodramma
su testo di Giuseppe Patroni
Griffi, Musica su due dimensioni
per flauto e nastro magnetico e
“La plus de plus” da
Odecathon, orchestrazione di
Bruno Maderna, costituiscono
il programma del concerto
monografico in cartellone il
13 gennaio all’Auditorium di
Milano, interpreti la pianista
Viviana Lasarcina e l’Orchestra
Sinfonica di Milano Giuseppe
Verdi diretta da Francesco
Bossaglia.
Progetto di musica e design,
in Svizzera e all’Expo, per il
V centenario della Battaglia
di Marignano
7
Giorgio Gaslini
La scomparsa del grande
musicista lascia un ricco
catalogo che attraversa felice
generi e linguaggi della musica
del Novecento e oltre
Goffredo Petrassi
Dialogo angelico per due flauti
e Romanzetta per flauto e
pianoforte sono stati eseguiti il
22 settembre alla Sala
Carnelutti della Fondazione
Giorgio Cini di Venezia da
Federica Lotti e Caterina
Stocchi, flauti, e Massimo
Somenzi, pianoforte. Souffle
per un flautista è invece in
programma il 16 novembre al
Festival di Nuova Consonanza
di Roma, interprete Paolo
Vignaroli.
Due novità per solo e per
ensemble proposte in
altrettanti Festival italiani
8
Un’epica musicale
Il 29 luglio scorso, per i postumi di una caduta, è
mancato a Borgo Val di Taro (Parma), all’età di 84 anni,
Giorgio Gaslini. La lunga carriera del musicista è stata
caratterizzata da una prodigiosa e fino all’ultimo
indefessa attività di concertista e compositore, unita alla
rara capacità di abitare contemporaneamente regioni
tradizionalmente distinte del mondo musicale, il mondo
del jazz, la musica per il cinema e quella d’arte. Il
mondo creativo di Gaslini si è infatti espresso con
altrettanta naturalezza e vasti consensi sul
palcoscenico della Scala, di fronte alle platee del
grande schermo, così come sulla scena internazionale
del jazz, alla cui affermazione italiana tanto ha
contribuito. Particolarmente significativo l’impegno
profuso negli ultimi anni nel campo di quel settore del
proprio catalogo che Gaslini chiamava la “musica
totale”, ossia la musica d’arte contemporanea. Offre
uno sguardo d’insieme sul catalogo del musicista, nato
a Milano il 22 ottobre 1929, Maria Giovanna Barletta, la
studiosa che lo stesso Gaslini aveva chiamato a curare
la catalogazione critica sistematica delle sue musiche:
«Nel corso dei millenni gli addetti ai lavori si sono
sforzati di formulare una grammatica del linguaggio
musicale. I raga indiani sono suddivisi in categorie di
hasya (gioia), karuna (tristezza), raudra (rabbia) e
shanta (pace). Nella musica dell’Europa occidentale, i
pezzi in tonalità maggiore sono considerati allegri, quelli
in chiave minore tristi. Certo è che tali distinzioni si
rivelano il più delle volte confuse e incerte a un’analisi
musicale approfondita, anche se gli psicologi hanno
scoperto che gli ascoltatori europei sono quasi sempre
in grado di cogliere il messaggio di un brano musicale
che non ci è familiare. Allo stesso modo, i Mafa del
Camerun, che vivono nelle regioni dei monti Mandara,
non hanno incontrato difficoltà con un esercizio simile,
in cui venivano sottoposti loro esempi di musiche
occidentali. Il compositore ungherese Béla Bartók,
appassionato di musica folk, uno dei primi
etnomusicologi, si dedicò personalmente a raccogliere
e trascrivere accuratamente una vasta collezione di
canti popolari. Come Bartók, per motivi diversi, anche
Gaslini si è confrontato con il canto popolare
bagnandolo non soltanto nell’idioma compositivo del
jazz, ma avvicinandolo a suggestioni attinte da armonie
che guardano a oriente, o alla musica contemporanea
nata dalla scuola di Vienna: si pensi, ad esempio, al
Trittico Popolare, alla Myanmar Suite e al Big Bang
Poema che completano l’ampio catalogo delle sue
partiture classiche pubblicate dalle Edizioni Suvini
Zerboni. Comprendendo le cento canzoni che
Gilberto Bosco
completano i quattro volumi del Songbook, il catalogo
Suvini Zerboni vanta circa centosettanta partiture e
rappresenta la sostanza di un percorso artistico,
un’epica musicale che è nata da pochi compositori in
Europa (tra i quali anche Kurt Weill) e che nell’opera
compositiva di Gaslini continua, senza dubbio alcuno,
ad avere un senso storico. Sinfonie, sonate, quartetti,
brani sacri, balletti, confermano un lavoro di ricerca
importante e unitario, composto in sessant’anni di
carriera. Certo, pensando a tutta la produzione di
Gaslini, coesistono l’anima musicale del jazz e quella
della musica contemporanea, linguaggi armonici mai
fusi, ma liberati dal genio dell’artista e compositore in un
eterno confronto. Anche la figura dell’interprete brilla di
luce propria nell’esecuzione del repertorio scritto. Il
sodalizio artistico nato con Alfonso Alberti ad esempio,
uno dei suoi esecutori di riferimento, rivela un pianista
capace di restituire anche l’estetica delle composizioni
interpretate: lo spettro, la densità o la rarefazione della
materia musicale nell’interpretazione di Alberti dei brani
composti da Gaslini (da Piano Sonata Décollage sino al
recente disco inciso da Alberti per Stradivarius intitolato
Gaslini Piano Works) mantiene una perfetta sintonia
con il pensiero compositivo, rendendolo vivo e di una
luminosità straordinaria. È cosa nota, ormai, che il
mercato musicale e l’industria culturale tendono a
proteggersi con l’imitazione e con l’adeguamento allo
stile. L’identità dell’opera musicale trae invece una
solida ragione di esistere anche al di fuori del mercato.
È un aspetto centrale, questo, di tutte le partiture che
completano il catalogo Suvini Zerboni. Nell’idioma
compositivo di Gaslini si riconoscono, senza dubbio
alcuno, i neoclassicismi di Busoni, Hindemith e
Stravinsky o la serialità di Schönberg, mentre l’impianto
melodico mai dimentica il mondo della canzone
europea e americana. Mai si creano conflitti elementari
e inconciliabili, ma prende forma una coesistenza
dialettica fra gesti musicali diversi. Probabilmente è da
questa consapevolezza che nasceva in Gaslini l’idea di
un libro in cui analizzare tutta la sua produzione
musicale, non soltanto jazzistica, e che potesse
coinvolgere i critici, gli studiosi, i musicologi e gli
appassionati. Un’idea che era nell’aria e che mi vede
coinvolta insieme a Davide Ielmini. Spero possa
realizzarsi». Dal catalogo di Giorgio Gaslini, il Recital
Songbook, sedici canzoni su testi dell’autore per voce
femminile e sei strumenti, è in cartellone il 18 ottobre al
Teatro Sancarlino di Brescia, per la rassegna Sulle Ali
del Novecento, nell’interpretazione di Silvia Regazzo e
del Dèdalo Ensemble diretto da Vittorio Parisi.
L’emozione del ricordo
Il chitarrista Andrea Monarda ha dato la prima
esecuzione del brano a lui dedicato, Fantasia (alla
Passacaglia) per chitarra sola, il 24 luglio, nel contesto
del XV Festival Duni, alla Chiesa Santa Maria De
Armenis di Matera, con replica il 2 agosto a Martina
Franca, nell’ambito del Festival della Valle d’Itria. Su
questo lavoro dice l’Autore: «Scrivere vuol dire
confrontarsi con qualcosa: con la storia, con la storia di
uno strumento, con le sue caratteristiche, con la
letteratura che per quello strumento è stata prodotta.
È anche uno specchio, un gioco della memoria: cosa è
rimasto, nelle dita di chi scrive, di una scheggia di storia,
quali suggerimenti ed emozioni sono passate dalle
pagine ingiallite ai fogli intonsi del nuovo lavoro, cosa
suona ancora, insieme nuovo ed antico, sulle corde dello
strumento? Ecco questa Passacaglia: un sistema di
note, una fantasia su una piccola cellula, un ricordo.
Chiede molto alla bravura e alla sensibilità
dell’interprete: una scommessa per chi esegue e per chi
ha scritto, prima ancora che per chi ascolta». Pochi mesi
fa, a Firenze per il Festival Play It!, l’Ensemble dell’ORT
diretto da Francesco Lanzillotta ha eseguito per la prima
volta Dal deserto; il brano, cui è stata riservata
un’accoglienza straordinaria da parte del pubblico e
degli esecutori, ha ottenuto il premio che l’orchestra
assegna ogni anno alla migliore composizione per
ensemble, e sarà presto replicato, con gli stessi
esecutori, al Teatro Verdi di Firenze il 5 novembre.
Riprendiamo il testo che Gilberto Bosco ha scritto per la
recente prima esecuzione: «Alcuni frammenti, quasi dei
“paesaggi musicali”, si susseguono senza soluzione di
continuità. La lontananza temporale dal viaggio qui forse
ripercorso, la suggestione di una serie di opere pittoriche
e di immagini fotografiche sovrapposte ai ricordi,
provocano un’operazione che vuole collegare insieme
astrazione e realtà, esperienza vissuta e finzione».
Riccardo Malipiero
Attraverso un secolo
Un importante, articolato programma di manifestazioni
è promosso da NoMus/Museo del Novecento per
celebrare il centenario della nascita di Riccardo
Malipiero. Musicista e testimone riconosciuto del rapido
trasformarsi della cultura italiana nel XX secolo,
Malipiero è stato compositore, critico musicale,
saggista, docente, promotore all’estero della musica
italiana. Ha vissuto il Novecento con sguardo
disincantato, polemico e anticonformista, rigoroso e
attento all’eredità da consegnare alle generazioni
successive. Il programma ha preso avvio col concerto
inaugurale del 25 giugno nella Sala Arte Povera del
Museo del Novecento di Milano, in cui Bruno Canino ha
interpretato una serie di pagine pianistiche: Le Rondini
di Alessandro (1971), Le Invenzioni nn. 1, 3, 4, 7 (1949)
e Costellazioni (1965). Nel corso del concerto sono stati
letti dalla nipote del maestro, Benedetta Cesqui
Malipiero, testi di Gavazzeni, Buzzati, Rebora e Dorfles.
In quell’occasione ha avuto luogo l’inaugurazione della
mostra “Omaggio a Malipiero: 100 anni che
attraversano un secolo”, allestita in collaborazione con
l’Archivio del Teatro alla Scala, Mariuccia Rognoni, la
Fondazione Corrente Archivio Treccani, le Teche Rai, e
con il sostegno di Paolo Franci, grazie ai quali sono
stati esposti fino al 30 settembre otto bozzetti originali di
Franco Rognoni per La donna è mobile (Teatro alla
Scala, 1954) e otto tavole di Accettura (1987-1990),
opera nata dalla collaborazione di Ernesto Treccani con
Malipiero. Nel corso della mostra è stato proiettato un
documentario realizzato da NoMus sulla vita e le opere
del maestro. Il 2 luglio il duo di violoncellisti Camillo
Lepido e Rustem Smagulov ha proposto nella
medesima sede un programma comprendente il
Konzerstück per violoncello solo. Il 10 settembre il
Riccardo Panfili
Nel margine
Settembre di prime per Riccardo Panfili. Commissione
della Fondazione Henze, è andata in scena al Rittersaal
der Kaiserburg di Norimberga il 12 settembre,
nell’ambito dell’Internationales Kammermusikfestival
Nürnberg, Januskopf per quartetto d’archi,
nell’interpretazione di Benjamin Nabarro e Fiona
McCapra, violini, Judith Busbridge, viola, e Gemma
Rosefield, violoncello. Spiega l’Autore: «Nei primi giorni
invernali di quest’anno, mentre cominciavo a mettere a
fuoco le prime idee per il quartetto, ero immerso nella
lettura di un bel volume dedicato a Ernst Ludwig
Kirchner, pittore che mi ha sempre inquietato e
commosso. Ad attrarmi erano soprattutto le ultime
opere, in cui lo stridore tagliente della fase
espressionista cede il passo a una disperata dolcezza,
e un pastoso dolore invade i paesaggi montani. Tra
queste opere l’ultimo autoritratto mi tornava di continuo
in mente: una figura umana divisa, scissa, in cui la parte
sinistra del viso è letteralmente inghiottita dall’ombra,
come fosse cancellata. Janus bifrons: la realtà è sempre
conflittuale, contraddittoria. Il mito di una verità unica, di
un senso unico della vita e della storia ha generato, da
sempre, i mostri della violenza e dell’intolleranza. È la
vita stessa ad avere non un senso, ma infiniti sensi.
Ripensavo alle chiacchierate fatte con il Maestro Henze,
vicino al camino della Leprara: agli attacchi che aveva
subito per non essersi piegato alla logica totalitaria della
Verità, dello Stile Unico e delle “magnifiche sorti e
progressive” di cui si faceva beffa Leopardi. Il titolo
Januskopf, tratto da un film del 1920 di Murnau, mi
sembrava perfetto per il nuovo pezzo cui stavo
lavorando: un omaggio alla contraddittorietà del reale,
all’infinita ricchezza di sensi della vita. Un unico
movimento racchiude, come in un labirintico gioco di
scatole cinesi, frammenti di forme eterogenee che
ritornano variate e sviluppate. Nove sezioni, incorniciate
pianista Simeone Pozzini ha tenuto, sempre nella Sala
Arte Povera del Museo del Novecento, una lezioneconcerto, durante la quale ha eseguito le Invenzioni per
pianoforte di Malipiero. Il 16 settembre la Fondazione
Corrente ha ospitato la proiezione di Battono alla porta,
opera televisiva commissionata a Malipiero dalla Rai
e messa in onda nel 1962, con la partecipazione di
Maurizio Corbella. Il 30 Settembre si è svolta, nella
Sala Conferenze del Museo del Novecento, una
giornata di studio in collaborazione con l’Università degli
Studi di Milano e l’Università di Genova, al fine di
analizzare la figura di Malipiero compositore e ricordare
il suo impegno politico, educativo e di divulgazione della
cultura italiana nel mondo. Aperta da Filippo Del Corno,
assessore alla cultura del Comune di Milano, la
sessione del mattino, intitolata La drammaturgia
musicale tra teatro e video e coordinata da Emilio Sala,
docente dell’Università degli Studi di Milano, ha visto
interventi di Nicola Scaldaferri, Barbara Babic,
Benedetta Zucconi e Alessandro Turba; a quella
pomeridiana, La stupefazione della musica. Riccardo
Malipiero nello sguardo degli altri, coordinata da
Raffaele Mellace, docente dell’Università di Genova,
hanno preso parte Quirino Principe, Giacomo Manzoni,
Luigi Pestalozza, Gillo Dorfles e Paolo Franci.
A chiusura della giornata di studi si è tenuto nella Sala
Arte Povera del Museo del Novecento un concerto del
Milano ’808 Ensemble con Sonia Turchetta, soprano,
Giovanna Polacco, violino, e Maria Grazia Bellocchio,
pianoforte. In programma, di Riccardo Malipiero,
Piccola musica per pianoforte, Tre Frammenti per voce
e pianoforte su testi di Vittorio Sereni, la Sonata per
violino e pianoforte e di Luigi Dallapiccola i Cinque
Frammenti di Saffo per voce e pianoforte.
da un Introito e un Epilogo: Introito; 1. Tanz (omaggio al
I tempo della Settima Sinfonia di Henze); 2. Thema
(come un I tema di forma sonata); 3. Scherzo; 4. Elegie;
5. Scherzo II; 6. Thema II; 7. Scherzo III; 8. Ein Traum
(omaggio all’ultimo movimento della Decima Sinfonia di
Henze); 9. Thema und Variationen (tema con quattro
variazioni); Epilogo (che riprende il tempo lento e
desolato dell’Introito). Nove sezioni il cui materiale
tematico deriva interamente dalle meste melopee
dell’Introito. Un flusso continuo, unitario, che si rifrange
nella molteplicità delle forme. Perché l’Unico non è altro
che la sconfinata distesa del Molteplice». Il 19 e 20
settembre è stato invece il Teatro Lirico di Cagliari,
committente dell’opera, a proporre con la solista Ivana
Mauri e la propria orchestra diretta da Alessio Allegrini
Inside per clarinetto, percussioni e orchestra d’archi.
In questi termini Panfili introduce questa novità:
«“Inside”: dentro, all’interno. Scomposto in “in-side”,
con un po’ di fantasia e quel tanto di etimologia
maccheronica che non guasta, possiamo pensarlo come
“nel lato”, o meglio “sul lato”. Forzando ancora: “nel
margine”. Mi ha sempre affascinato (ossessionato?)
la dialettica tra margine e adattamento, tra centro e
periferia rizomatica. Da una parte le monolitiche
narrazioni della Storia (muri senza crepe, levigati come
idoli posticci); dall’altra i disadorni deserti abitati dai
proscritti, quelli che la Storia ha estromesso. In bilico
sul crinale scosceso del “margine”, dove anche la
mobilitazione totale del lavoro risuona come una ridicola
litania. Sottratti alle catene del senso, e alla vita
compressa nelle condotte forzate degli “obiettivi di
produzione” e nel martellio monotono scandito dal
tempo fer(i)ale. Ci sarebbe da chiedersi, come nel
Lorenzaccio beniano: “Neghi forse la storia del mondo
intero?” – “No, non nego la storia, ma io non c’ero.”».
Nel centenario della nascita, una
giornata di studi, diversi concerti e
una mostra mettono a tema il ruolo
storico del compositore milanese
Giorgio Federico Ghedini
Il Concerto dell’albatro per
violino, violoncello, pianoforte,
voce recitante e orchestra è in
cartellone il 24 gennaio
all’Auditorium di Milano,
nell’interpretazione del Trio
Magritte e dell’Orchestra
Sinfonica di Milano Giuseppe
Verdi diretta da Giuseppe
Grazioli.
Due novità riflettono con mezzi
sonori diversi una Weltanschauung
coerente e unitaria
9
Una novità pianistica indaga
l’immobilità del mezzogiorno
Sándor Veress
Threnos (In memoriam Bela
Bartók) per orchestra è stato
interpretato il 25 settembre al
Symphony Hall di Osaka da
Heinz Holliger alla testa della
Japan Century Symphony
Orchestra.
Palazzeschi e il Vangelo
secondo Matteo ispirano due
novità di musica cameristica
e sinfonica
10
Giorgio Colombo Taccani
Tempo dilatato
Il 23 novembre vedrà la prima esecuzione di un nuovo
lavoro pianistico di Giorgio Colombo Taccani: si tratta di
Controra per pianoforte, scritto per Francesco Prode e
programmato presso l’Auditorium di Foligno nell’ambito
della stagione degli Amici della Musica. Spiega il
compositore: «Da tempo intendevo misurarmi con un
brano pianistico di dimensioni abbastanza ampie:
l’invito arrivato da Francesco Prode ha finalmente
offerto l’opportunità di realizzare questo mio desiderio.
La sua richiesta si è subito e quasi inevitabilmente
collegata a un’immagine che da sempre mi affascina
e che ha già dato spunto ad alcuni altri miei lavori:
il momento di sospensione attonita che nelle culture
mediterranee accompagna le ore più calde della
giornata, la parte assolata del primo pomeriggio in cui
è cosa saggia interrompere ogni lavoro e ritirarsi in
meditazione o semplicemente (ma sarebbe limitante
ritenerlo l’aspetto principale) in riposo. Divinità ostili si
potrebbero addirittura aggirare per i campi, non meno
insidiose di quelle notturne, trasformando l’immobilità
abbacinata in vero e proprio “timor panico”. Nella parte
centro-meridionale dell’Italia è appunto “controra” il
termine utilizzato per denominare tale parte del giorno,
aggiungendo al significato ulteriori spinte evocative
dovute all’idea di sovversione alternativa dello scorrere
del tempo che la parola stessa propone. Tutto questo
rimane suggestione emotiva per l’ideazione del pezzo,
che, pur non proponendosi alcun descrittivismo
puntuale, presenta tuttavia una tripartizione secondo
cui alle due parti estreme, costruite in maniera analoga
attorno a un elemento simile a un canto sommesso, si
contrappone l’improvvisa rarefazione della zona
centrale. Qui un accordo, che riassume le componenti
armonico-strutturali sulle quali è fondato il brano, si
cristallizza in una subitanea dilatazione del tempo.
Dettagli sempre più riposti vengono svelati, in un
movimento cronologico che si fa circolare, bloccando
apparentemente ogni sviluppo in una continua
ripetizione di cellule simili appena variate. Ogni aspetto
compositivo di Controra risulta inflessibilmente derivato,
Andrea Mannucci
come mia abitudine, da un brevissimo spunto
generatore. Sarebbe tuttavia inutile se non addirittura
fuorviante per l’ascolto del pezzo esporre anche solo
parzialmente i procedimenti deduttivi secondo i quali si
opera tale costruzione. È invece importante sottolineare
come sia sempre privilegiato il legame fra materiale
effettivamente percepibile rispetto alla parentela
puramente elaborativa e astratta. Al tempo stesso i
gesti strumentali cercano una pronta riconoscibilità, non
temendo frequenti ripetizioni letterali. Anche se spesso
rimane un’intenzione tradita, vi è infine la volontà da
parte mia, già presente da qualche tempo in alcuni
lavori recenti, di abbassare almeno un poco la soglia di
difficoltà esecutiva di quanto scrivo. Ciò non sempre
riesce e mai la semplificazione è comunque legata a
sfiducia nei confronti dei meravigliosi strumentisti con i
quali, come anche in questa occasione, ho spesso la
fortuna di lavorare». Segnaliamo inoltre che Croce di
ghiaccio per flauto, violino, viola e violoncello è stato
eseguito dal quartetto DuepiùDue fra il 20 e il 22
agosto in tre diverse sedi nell’ambito del Festival “Le
Altre Note” di Bormio. Il mare immobile, nella versione
originaria per tre flauti dolci bassi, è stato ripreso dal
Trio NordicBlock il 7 settembre alla Svenska
Margaretakyrkan di Oslo. A Perfect Beat Of per due
chitarre verrà riproposto l’8 novembre al Guitar Festival
di Shizuoka (Giappone) ad opera di Norio Sato e
Kazuya Okamoto. Kypris per voce sola su tre
epigrammi di Asclepiade sarà invece ripresentata da
Akiko Kozato il 21 dicembre alla Nanko Sunset Hall di
Osaka. Il 16 gennaio sarà Watcher per sei strumenti a
essere nuovamente eseguito dall’ensemble dedicatario,
i Sentieri Selvaggi diretti da Carlo Boccadoro,
all’Auditorium Parco della Musica di Roma, Sala
Sinopoli, nell’ambito della Stagione da Camera
dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Il pianista
Moritz Ernst ha appena inciso di Colombo Taccani, nel
Cd dell’etichetta Stan Music Bird in Space (LC22898),
I muri bianchi di Endenich per pianoforte solo.
Musica della parola
P
rima cameristica per Andrea Mannucci il 10
novembre al Teatro Dal Verme di Milano, dove il duo
Raffaello Negri e Raffaella Stirpe eseguirà Movimento
per violino e viola, che l’Autore presenta con queste
parole: «Con Movimento proseguo il mio percorso
compositivo in cui la scrittura musicale si lega e s’ispira
all’opera poetica utilizzando versi come spunto e
lasciando che la suggestione letteraria eserciti la sua
influenza sulla musica. I testi sono tratti dalla raccolta
Via delle cento stelle del poeta Aldo Palazzeschi; la
loro cifra stilistica si muove tra il fiabesco-infantile e
surreale, e vi prevalgono i motivi del sonno, della
vecchiaia, dei gesti ripetuti uguali all’infinito, tutti
elementi che lasciano trapelare affinità e sinergie con la
rappresentazione sonora del duetto». Matteo 26 per
orchestra sinfonica è invece la commissione dalla
Fondazione Arena di Verona in programma il 10 e l’11
gennaio presso il Teatro Filarmonico con l’orchestra
della Fondazione Arena di Verona diretta da Robert
Tuohy. Racconta Mannucci: «Il lavoro è frutto di una
profonda riflessione personale sui fatti del Vangelo
giunti fino a noi, fatti che sfidano il nostro quotidiano,
con l’intento di calarvisi, poiché la nostra vita non è fatta
solo di parole, bensì sostanzialmente di fatti. Siamo
immersi oltre misura nelle parole ma com’è il
comportamento umano? Spesso si mette in evidenza il
caso di Pietro che si è comportato (ha scelto d’agire) in
modo diverso rispetto alle parole che proferisce.
Personalmente, leggendo il passo evangelico, ero
sollecitato a pensare: se mi calo in quei fatti, io come mi
sarei comportato? Da qui anche la possibilità di
accettarsi per ciò che siamo, di tendere la mano
all’innocente che sta andando al processo, seguirlo,
difenderlo... oppure negarci e negarlo, anche
semplicemente ascoltando le parole di quel processo,
di quella serva che ci ha riconosciuto, rispondendole
con altrettante parole più o meno vere (in Pietro per
tre volte false). Da un lato queste parole. Dall’altro
lato, il nostro comportamento (il fatto) a fronte del
comportamento (il fatto) di Cristo. Pietro guarda Gesù.
L’ultimo sguardo e poi... non gli resta che la morte del
disperato. Gesù guarda Pietro. Uno sguardo dolce: un
profondo abbraccio accogliente. Non l’aveva mai
sperimentato come questa notte. Gesù gli butta le
braccia al collo... a lui, a Pietro, il traditore per paura.
Gli sguardi s’incrociano rapidissimi. Non c’è tempo
neppure per una parola. Non riesce a gridare neppure
“Gesù!”. I soldati lo trascinano via, a strattoni e a spinte,
da qui il pianto di Pietro. Il motivo del tradimento
fornisce l’archetipo formale e viene utilizzato per
rappresentare una doppia drammaturgia, musicale e
scenica, attraverso l’architettura della parola che
genera suoni, campi armonici, cambi di registro, di
timbro, di intensità sonora, di agglomerati ritmici e
soluzioni formali. Lo schema ternario (il tradimento di
Giuda, dei discepoli dormienti, di Pietro che si ripete nel
triplice rinnegamento dello stesso discepolo) ci parla di
qualcosa di fatale, ci dice che il tradimento è essenziale
alla dinamica della storia di Gesù e che perciò il
tradimento è nel cuore del mistero cristiano».
Maurilio Cacciatore
Spazi Sonori
L’autunno 2014 vede due novità di Maurilio
Cacciatore. Il 1° novembre è il Seoul Computer Music
Festival a ospitare presso lo Yaju Theatre del Seoul Art
Center IV Anfibio / b per flauto amplificato e live
electronics, nell’interpretazione di Byung Chul Oh.
Spiega il compositore: «La prima versione del IV
Anfibio è per solo flauto amplificato. Normalmente sono
restìo ad aggiungere l’elettronica a un pezzo se questa
non è pensata direttamente all’interno della scrittura.
Sotto invito del Seoul Art Center ho deciso di provare
una nuova sfida: fare un trattamento in tempo reale
della sorgente acustica così sottile da perdersi
all’interno del gioco strumentale. Molto spesso si
associa all’elettronica in tempo reale una sua presenza
massiccia sia in termini di attrezzatura sia in riferimento
alla quantità di suono diffuso in sala. In questo lavoro,
invece, l’elettronica non è mai invasiva; soggiace alla
presenza del solista e esalta le particolarità vocali e
strumentali del brano. Come tutti i miei Anfibi, questo
pezzo è da intendersi come una “musica vocale per
strumentisti”; ecco allora che l’elettronica può essere un
aiuto valido a completare un mondo sonoro che intriga
già per la natura della sua sorgente acustica. Mentre la
versione acustica di questo brano ha una versione
maschile e una femminile (data la presenza della voce
del solista), questa con live electronics tende a
bilanciare la sorgente acustica con la sua
trasformazione in tempo reale. Un passo più in là sulla
strada della ricerca di un ibrido tra strumentale e
vocale, adesso tra acustico ed elettroacustico, che è
alla base di questo ciclo di lavori». È intanto terminata
la residenza di Maulilio Cacciatore presso lo ZKM di
Karlsruhe per la produzione di So Loud, un nuovo
brano per saxofono basso, pianoforte e live electronics.
Così l’autore ci descrive questo lavoro: «So Loud è un
progetto sviluppato allo ZKM - IMA di Karlsruhe che
prevede l’utilizzo della tecnologia software e hardware
di questo centro di ricerca. Il Kubus, cioè la sala da
concerti principale, è dotato di un impianto di
quarantatré altoparlanti governabili tramite Zirkonium,
un software ad hoc basato sulla sintassi di Max che
consente la spazializzazione di una o più sorgenti
coordinate tra loro secondo movimenti preregistrati o
pilotati in tempo reale. Le sorgenti sono diffuse sui
cinque anelli di altoparlanti in base ad algoritmi prescelti
(vector-based amplitude panning, ambisonic) e
modulabili a piacimento dal compositore. Dal punto di
Daniela Terranova
Prime veneziane
Due le prime esecuzioni assolute nell’estate di
Daniela Terranova. L’11 luglio le Sale Apollinee del
Teatro La Fenice hanno proposto, nell’ambito del
Festival “Lo spirito della musica di Venezia”, Inner per
violino e violoncello, nell’interpretazione di Carlo Lazari
e Carlo Teodoro, solisti dell’Ex Novo Ensemble. Così
l’Autrice sul nuovo pezzo: «Come un unico strato
sonoro, cangiante nel doppio timbrico, violino e
violoncello s’intrecciano e si fondono seguendo una
stessa direzione, animati da una tensione costante e
sottile che, in alcuni momenti, resta sospesa,
cristallizzando le linee orizzontali in blocchi sonori
sottratti allo scorrere del tempo». Il 14 settembre la
medesima sede prestigiosa ha ospitato, per la
rassegna Ex Novo Musica e sempre tramite l’Ex Novo
Ensemble, committente del nuovo lavoro, la prima di
Filigrana per flauto, clarinetto, violino, violoncello e
pianoforte. Spiega la compositrice: «Il primo significato
del termine Filigrana è legato alla lavorazione orafa di
sottili filamenti metallici (d’oro e d’argento), curvati e
intrecciati per riprodurre eleganti arabeschi che si
dipanano partendo da pochi punti di contatto e
saldatura. Ma la Filigrana è anche il disegno che affiora
vista tecnico, il mio brano è un tentativo di costituire un
ponte tra alcune tecnologie dell’Ircam che ho avuto la
fortuna di sviluppare in lavori precedenti (soprattutto la
versione Catart+Spat realizzata due anni fa per
Tamonontamo) e quelle del centro tedesco. Dopo vari
anni, torno a scrivere per saxofono, questa volta per
saxofono basso, strumento che negli ultimi anni prende
sempre più piede come standard nel setup dei
saxofonisti. Il titolo può far pensare a un pezzo che
suoni sempre “molto forte”; d’altronde, con un numero
di altoparlanti così elevato, è lecito aspirare a
raggiungere volumi di suoni importanti. Ma l’anima del
pezzo muove in senso diametralmente opposto: gesti
che sarebbero inudibili tanto essi sono fragili, minuti,
trovano uno spazio fisico percepibile per mezzo
dell’amplificazione e una dimensione spaziale per
mezzo del movimento delle sorgenti che creo. Nel
brano non mancano momenti di grande impatto sonoro
ma questi sono ridotti all’essere contrasto a un tessuto
etereo, paradossale nella sua artificiale fisicità tanto il
volume riesce a cambiare la connotazione di un mondo
fatto di suoni minuti. Immaginare uno spazio da scolpire
e poterlo fare in maniera così percepibile, quasi tattile,
mi ha portato a pormi una domanda: dove ha origine
tutto il suono che si genera? Un altoparlante a
vibrazione sistemato all’interno del pianoforte genera i
primi suoni dell’elettronica, alcuni modelli fisici e dei
trattamenti-ponte tra suono reale e strumentale danno
l’impressione che l’aura del pianoforte conquisti lo
spazio poco a poco, o che lo spazio entri nella cassa
del pianoforte, secondo i momenti del brano. Il tubo
imponente del saxofono basso è cassa di risonanza per
la voce del saxofonista e laboratorio di suoni al di là
della denotazione dello strumento: amplificato dal
dentro, cerco uno spazio dentro allo strumento prima di
costruire uno spazio fuori». Lo Studio n. 2 dai Due studi
per pianoforte è stato ripreso dalla pianista Trami
N’Guyen l’8 luglio al Palais du Rhein di Strasburgo e il
9 agosto al Castello di Frontenay. Refrain in extenso
per violino, viola, violoncello e pianoforte è in
programma il 31 ottobre al Museo Revoltella di Trieste
per il Festival Trieste Prima promosso dall’Associazione
Chromas, interprete lo Joseph Suk Piano Quartet.
Infine, Solo in eco per clarinetto basso concertante,
viola, violoncello, contrabbasso e percussioni sarà
proposto dall’Ensemble Aleph il 25 gennaio
all’Aquarium de la Cartoucherie de Vincennes di Parigi.
in trasparenza nello spessore del foglio di carte
pregiate. Questa duplice accezione si rispecchia nelle
immagini sonore, disegnate in partitura come figure che
germogliano facendo ombra a una trama dai contorni
sfumati, che ricompone a poco a poco la propria forma
nella memoria dell’ascoltatore». Asleep Landscape per
soprano, saxofono contralto e orchestra d’archi,
presentato in prima assoluta nel mese di luglio al
Tallinn Chamber Festival e già ripreso al Festival della
Valle d’Itria, viene riproposto il 5 ottobre al Dora
Stoutzker Hall del Royal Welsh College of Music and
Drama di Cardiff, con repliche l’8 ottobre al
Konserthuset Musikaliska di Stoccolma e l’11 ottobre
alla Lofta Church di Kalmar (Svezia), sempre
nell’interpretazione del soprano Amy Corkery, di Virgo
Veldi, saxofono, e della Camerata Nordica diretta da
Terje Tønnesen. Lying Down on the Horizon per
danzatori e ensemble, già proposto a Milano e in
Finlandia nell’ambito del progetto “Ulysses Network”,
viene ripreso il 21 ottobre al Budapest Music Center
con la coreografia di Ariella Vidach e col Divertimento
Ensemble diretto da Sandro Gorli.
Importante ricerca timbrica, tra
suono reale e amplificato, nelle
due novità dell’autunno
Aldo Clementi
La Serenata per chitarra e
quattro strumenti è proposta il
3 ottobre a Oslo da Donato
Di Candia, coadiuvato dagli
studenti della Norges
Musikkhogskole. L’integrale dei
Quartetti per archi viene inciso
dal 28 al 31 ottobre a Radio
Bremen dal Quatuor Bozzini.
Due novità alle Sale Apollinee
del Teatro la Fenice con
l’Ex Novo Ensemble
11
Maurizio Azzan
Variazioni su aspetti contigui
del medesimo tema nelle tre
novità in cartellone
Roberto Fabbriciani
Henri Pousseur
L’etichetta Stradivarius pubblica
il Cd monografico Zeus joueur
de flûtes (STR 33971) dedicato
a Roberto Fabbriciani e Henri
Pousseur, e interpretato da
Fabbriciani stesso al flauto e da
Alvise Vidolin al live electronics
e alla regia del suono. Nel
programma compaiono di
Fabbriciani Suoni per Gigi per
flauto e nastro magnetico,
Motion Capture II per flauto
iperbasso e live electronics e,
di Pousseur-Fabbriciani, Zeus
joueur de flûtes per flauto,
nastro magnetico e live
electronics.
Roland Kayn
Cybernetics I per nastro
magnetico è stato proposto il
27 settembre alla Casa del
Suono di Parma per il Festival
Traiettorie.
Soglie, superfici, profondità
Tre le prime, e tutte in sedi prestigiose, per Maurizio
Azzan nella seconda parte del 2014. Ha aperto la serie
Crystallography_solo per due danzatori, violoncello e
live electronics, presentato il 24 agosto alla Fondation
Royaumont di Asnières-sur-Oise nell’ambito della
manifestazione “Prototype I: les espaces propices à
l’apparition du chorégraphique”, interpreti Marie Ythier,
violoncello, l’autore stesso alla regia del suono, le
danzatrici Léa Thomen e Claire Lavernhe, con la
coreografia di K Goldstein. Spiega il
compositore: «Un corpo fra due specchi
si osserva. Nelle centuplicazioni che si
smarriscono nel vuoto, fronte e schiena
si confondono, si perdono e si
sovrappongono. Il tutt’uno dagli incerti
contorni che si muove in un imperfetto
unisono col reale sconcerta nella sua
autonoma verità: un’identità altra dal sé
che, pur escludendolo, ne racchiude
ogni possibile deformazione. Il contatto
tra l’al di qua e l’al di là delle superfici
specchianti diventa allora qualcosa di
inaspettatamente problematico, di
ipercomplesso. La divaricazione
spaziale dell’altro nell’infinito virtuale
oltre la sottile linea di confine suggerisce una nuova
quanto inattesa geografia mobile, un territorio da
esplorare nei suoi sommovimenti costanti. Ogni piega,
ogni minima variazione della superficie si riverbera fin
nelle più nascoste profondità, da cui a tratti emergono
inaspettatamente nuovi dettagli che a loro volta si
moltiplicano allargandosi a dismisura, aggiungendo
così ulteriori elementi a quello che sembra ormai
sempre più un improbabile cristallo dai contorni
inafferrabili. Se si immagina poi di aggiungere uno
strumento fra questi due specchi contrapposti,
l’esplorazione reciproca fra i due corpi a contatto e i
loro innumerevoli altri acquisisce un’instabilità ancora
maggiore: si fa esplorazione di esplorazioni. Al suono
immaginario collocato sulla frontiera fra di essi e i loro
infiniti possibili è dedicato questo lavoro, scritto per
Marie Ythier e le stupefacenti intuizioni coreografiche di
K Goldstein». In limine per violino, violoncello e
pianoforte è stato invece tenuto a battesimo il 17
settembre al Museo Nazionale del Bargello nell’ambito
della rassegna Flame, Firenze Suona Contemporanea,
eseguito dal Microensemble: Lorenzo Derinni, violino,
Martina Rudic, violoncello, e Alba Gentili-Tedeschi,
pianoforte. Azzan riflette in questi termini sul suo lavoro:
«Una delle caratteristiche peculiari della società
occidentale di questi anni è senza dubbio l’eccesso e la
rapidità d’informazione. La sovrapposizione continua di
codici e messaggi satura l’ambiente in cui ci muoviamo
ogni giorno, rendendo così sempre più difficile
apprezzare le differenze collocate sui piani sottostanti
alla superficie caotica ed effimera che fa da sfondo al
quotidiano. Ecco allora che, quando non si limita a una
parentesi riempitiva tutto sommato trascurabile,
l’isolamento anacronistico in cui si calano la scrittura
musicale e l’interpretazione può diventare lo spazio
bianco da cui partire per ridisegnare una mappa
potenziale dell’esistente, facendo idealmente tabula
rasa del superfluo alla ricerca di quelle radici di senso
sempre più difficili da riportare alla luce. Proprio questo
desiderio di svuotamento, quasi un’utopia di
essenzialità, sta alla base di questo lavoro collocato
precariamente sulla soglia di montaliana memoria
richiamata dal titolo, In limine, oltre la quale si trova
soltanto ciò che ormai, oltre al superfluo, ha perduto
anche la propria identità più profonda. Fra l’eco
armonica di una pagina maderniana di cui si è persa
la concretezza originaria e lo scheletro
destrutturato di un’articolazione formale che
della storia non ha altro che il respiro,
s’intrecciano in modo sconnesso percorsi
paralleli di presenze contrastanti e fra loro
in rapporto di reciproca sottrazione,
costrette a convivere là dove la materia si
sfibra e i contorni si fanno incerti sfumando
nell’ombra». Infine, è il Festival di Milano
Musica, in collaborazione con San Fedele
Musica, a proporre il 27 ottobre
all’Auditorium San Fedele di Milano Oltre.
Stati di materia per clarinetto, violoncello e
pianoforte, interpretato dai solisti
dell’Ensemble Intercontemporain Pierre
Strauch, violoncello, Jérôme Comte,
clarinetto, e Hidéki Nagano, pianoforte, coadiuvati da
Pierluigi Vienna, video. Così l’Autore presenta il nuovo
pezzo: «Esistono momenti in cui la percezione,
perdendosi nel dettaglio più minuto, arriva a smarrire la
dimensione complessiva. In alcuni casi fortuiti, questo
processo è talmente destabilizzante da spostare il
punto di vista dall’esterno dell’oggetto osservato fin
quasi al suo interno più profondo, ed è qui che,
oltrepassata l’apparenza generalizzante ed
approssimativa del quotidiano, si giungono a sfiorare le
radici più profonde degli infiniti microcosmi che,
ignorati, popolano le nostre vite. Certe scabre superfici
rocciose, il resto di una corteccia staccatasi anzitempo
dal tronco, perfino – o forse soprattutto – la carcassa di
un elettrodomestico possono assumere le proporzioni e
l’aspetto di improbabili città o organismi, se visti nella
giusta prospettiva. Questo inquieto scrutare la
topografia antropomorfa di quella che appare sempre
più come una terra incognita procede per strati, si
addentra in profondità, e poco a poco cerca di farsi
strada fra le sue intricate conformazioni geologiche.
Relazioni implicite, campi di forza invisibili e
imprevedibili consequenzialità cominciano allora a
palesarsi e a rivelare una vitalità arcaica e brutale nel
sottosuolo della materia. La sua instabilità costante
provoca espansioni e contrazioni, stati in atto e
potenzialità frustrate, mentre l’iniziale esperienza di
osservazione già si trasforma in esplorazione tattile di
superfici subconscie, vorticando lentamente in un
labirinto di cui solo a stento alla fine troverà una
possibile uscita». Umano(dis)umano per due danzatori,
ensemble e elettronica verrà ripreso, dopo le
esecuzioni a Milano e in Finlandia (cfr. lo scorso
numero di ESZ News) nell’ambito del progetto Ulysses
Network, il 21 ottobre al Budapest Music Center dal
Divertimento Ensemble diretto da Sandro Gorli con la
coreografia Ariella Vidach.
È disponibile on line il nuovo catalogo generale 2014 delle Edizioni Suvini Zerboni.
Tutte le opere da noi pubblicate sono consultabili all’indirizzo www.esz.it.
Un potente, completo e efficace motore di ricerca permetterà di consultare il nostro catalogo
e di fare ricerche per strumento, organici, titolo, autore.
Inoltre si potrà accedere a utili informazioni come le biografie degli autori,
notizie sulle composizioni, prime esecuzioni, novità editoriali.
12
Accursio Cortese
Teatrino del potere
Nuovo autore nella scuderia ESZ. Accursio Antonio
Cortese (1980) si è diplomato in pianoforte con Onorato
Buogo e in composizione con Marco Betta presso il
Conservatorio di Palermo, e perfezionato con Ivan
Fedele presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
Ha seguito i corsi di composizione di Luis Bacalov e
Giorgio Battistelli presso l’Accademia Musicale
Chigiana, affiancandovi lo studio della composizione e
del pianoforte jazz. Al suo attivo ha un nutrito catalogo
di composizioni che comprende musica sinfonica,
cameristica, sacra, lirica e per il cinema. La sua musica
è stata eseguita in diversi teatri italiani e stagioni da
camera e sinfoniche, in sedi prestigiose come
l’Auditorium della Rai, l’Auditorium Parco della Musica,
la Biennale di Venezia. Il 13 giugno l’Ensemble
Novecento diretto da Carlo Rizzari ha presentato in
prima esecuzione assoluta alla Sala Petrassi
dell’Auditorium Parco della Musica Sedna per
ensemble. In questi termini l’Autore presenta questa
novità: «Sedna è un corpo celeste transnettuniano di
grandi dimensioni che prende il nome dalla dea Inuit del
mare, che si crede viva nelle gelide profondità
dell’Oceano Artico. Gira attorno al sole su un’orbita
particolarmente eccentrica ed estremamente ellittica
che lo porta ad avvicinarsi al sistema esterno in
prossimità del perielio e ad allontanarsi fino a oltre
cinque giorni luce dal sole quando si approssima
all’afelio. Si tratta di un freddo planetoide scoperto il 14
novembre 2003 da Michael Brown, Chad Trujillo e
David Rabinowiz. Sedna appartiene alla nube di Oort
interna, una regione relativamente poco spessa situata
sul piano dell’eclittica ed estesa dalla fascia di Kuiper
alla nube di Oort esterna di forma sferica. La
composizione prende spunto da tale scoperta,
descrivendo in un percorso immaginario un arco
temporale che dall’ignoto attraversa la nube di Oort fino
ad arrivare alla materializzazione dell’oggetto in
questione evidenziandone la natura fredda e distante e
descrivendone i parametri orbitali». Il 4 ottobre sarà
invece il Festival Internazionale di Musica
Contemporanea della Biennale a ospitare, al Teatro
Piccolo Arsenale di Venezia, la prima rappresentazione
assoluta di O-X-A, opera da camera per soprano,
Nicola Sani
Spazio liquido
L’
Ex Novo Ensemble interpreta in prima esecuzione
assoluta, l’8 novembre al Conservatorio “Benedetto
Marcello” di Venezia nel contesto della rassegna Ex
Novo Musica, con replica il 10 dicembre all’Auditorium
Pollini di Padova, Seascape VII - “Venice” 2 nd View per
flauto, clarinetto, violino, violoncello, pianoforte, suoni
digitali e live electronics. La produzione si avvale
dell’apporto di SaMPL - Sound and Music Processing
Lab, Padova, di Alvise Vidolin alla regia sonora e di
Luca Richelli al live electronics. Così l’Autore colloca
il nuovo pezzo all’interno della propria produzione:
«Seascapes è una serie di “immagini sonore” che sto
componendo in questi ultimi anni, ispirate all’omonima
serie di immagini fotografiche dell’artista giapponese
Hiroshi Sugimoto. Sono visioni di luoghi in cui
osservazione, meditazione e memoria si uniscono e
proiettano la loro prospettiva nelle dilatazioni sonore
che inquadrano ogni composizione. Ogni Seascapes ha
una propria figura, una propria “voce”, in cui risuonano
le diverse densità visive e percettive. 2 nd View amplifica
e dilata la visione del precedente frammento dedicato a
Venezia. L’acqua e l’aria definiscono zone di colore,
nella gradazione dei grigi e del bianco e nero, che si
confondono e a volte sono in profondo contrasto. Le
superfici timbriche dei suoni strumentali si rispecchiano
tra loro per affinità e contrapposizione. L’elaborazione
basso, performer, ensemble e elettronica su libretto di
Antonio Di Marca, che ne cura anche la regia. Le scene
e i costumi sono di Isabella Terruso, gli interpreti vocali
Anna Piroli, soprano, Alessandro Tirotta, basso,
insieme a Paolo Cutuli, performer e all’Ex Novo
Ensemble diretto da Filippo Perocco. Spiega Cortese:
«Il titolo dell’opera rimanda a uno degli elementi
scenografici: l’uso della lettera X (che richiama il “gergo
giovanile” usato negli sms per rappresentare il “per”)
rappresenta la “croce” in legno che il puparo utilizza per
muovere i fili che governano i pupi. Le lettere O e A
richiamano le iniziali dei due protagonisti dell’opera,
Orlando e Angelica. Il Puparo, sulla scena un
performer, rappresenta in chiave farsesca il “potere”
capace di condizionare a proprio piacimento il destino
del popolo come un puparo fa con i suoi pupi. I due
pupi protagonisti dell’opera, un uomo e una donna,
hanno le fattezze di Orlando e Angelica, personaggi per
eccellenza delle storie narrate dalla tradizione dei pupi
siciliani. Questi, in contrapposizione con l’imposizione
del loro destino/puparo, lottano per raggiungere
ciascuno il proprio scopo: Orlando spera nella
conquista di Angelica, verso la quale prova un amore
che presto lo condurrà alla follia; Angelica fugge alla
ricerca della propria soddisfazione. Il Puparo insegnerà
loro una lezione: per raggiungere uno scopo si deve
servire il potere: strapperà di dosso gli abiti
cavallereschi del pupo Orlando, svelando, sotto
l’armatura, altri abiti, e trasformandolo in Arlecchino.
L’Arlecchino di goldoniana memoria è la maschera che,
servendo contemporaneamente due differenti padroni,
riesce a perseguire i propri intenti. Tale condizione,
però, non durerà a lungo, perché Arlecchino comincia
a manifestare il suo malcontento che lo indurrà a
ribellarsi a un potere che non vuole più servire. Una
ribellione manifestata attraverso una metamorfosi di
Arlecchino che da maschera diventa essere umano
capace di conquistare il potere, decretando così la
sconfitta del puparo. A questo punto rientra in scena
Angelica, non più pupo, ma donna ammaliata dal suo
potere che tornerà tra le braccia di quello stesso uomo
dal quale precedentemente, in altra condizione, era
fuggita».
elettronica penetra nei suoni, li avvolge, li trasforma e
ne definisce intersezioni timbriche e spaziali. Questo
lavoro approfondisce e sviluppa la mia collaborazione
con l’Ex Novo Ensemble, a cui è dedicato.
Particolarmente interessante è la trasfigurazione degli
strumenti nella dimensione dell’elaborazione
elettronica. In questo aspetto l’acqua gioca un ulteriore
ruolo deformante, filtrando il timbro strumentale nella
visione speculare dello spazio “liquido” che lo circonda.
La dimensione del live electronics aggiunge a questa
visione l’elemento determinante della spazialità visiva,
la mobilità dei piani, che trasportano le sonorità da zone
indistinte di rumore verso rilievi di trasparente
luminosità». Francesco Gesualdi porta in tournée Al di
là dei miei uragani per fisarmonica e elettronica il 2
ottobre allo ZKM di Karlsruhe, con repliche nel mese di
novembre al Festival G.A.M.O. di Firenze, il 19
novembre al Festival di Nuova Consonanza di Roma e
il 23 novembre al Festival UrtiCanti di Bari. Il 13, 14 e
18 gennaio Al folle volo per orchestra è in cartellone
nella stagione sinfonica del Theater Münster, con la
Sinfonieorchester Münster diretta da Fabrizio Ventura.
Nicola Sani è stato insignito della XLI edizione del
Premio Scanno, categoria “musica”, riconoscimento
prestigioso che annovera nel proprio albo d’oro Saul
Bellow, John Kenneth Galbraith e Franco Modigliani.
Un nuovo autore ESZ
esordisce con un’opera
da camera alla Biennale
Eric Maestri
Il 10 novembre Emanuele
Torquati propone Natura degli
affetti per pianoforte all’Istituto
Italiano di Cultura di Addis
Abeba (Etiopia).
Prosegue la serie di “immagini
sonore” ispirata agli scatti di
Hiroshi Sugimoto
13
Gabriele Cosmi
Prima rappresentazione
assoluta alla Biennale per
un nuovo autore ESZ
Paolo Castaldi
Si apre con Grid per pianoforte
il Cd monografico dedicato alla
musica pianistica di Paolo
Castaldi pubblicato da Bottega
Discantica e interpretato dal
duo pianistico Antonella Moretti
e Mauro Ravelli.
Pocket opera
Gabriele Cosmi, classe 1988, è un nuovo autore ESZ.
Formatosi dapprima con Daniele Bravi al Conservatorio
di Cagliari, ha proseguito gli studi di composizione al
Conservatorio di Milano con Alessandro Solbiati, per
perfezionarsi con Ivan Fedele
all’Accademia Nazionale di Santa
Cecilia, affiancando al percorso
principale studi di musica elettronica e
masterclasses tra gli altri con Giacomo
Manzoni e Stefano Gervasoni. Vincitore
o finalista in vari concorsi internazionali,
recentemente è risultato tra i vincitori del
Feeding Music International Composition
Competition, manifestazione collegata
all’Expo di Milano 2015, che nel mese di
luglio dedicherà a Gabriele Cosmi un
concerto monografico. Suoi lavori sono
stati eseguiti in sedi prestigiose da artisti
e complessi di primo piano e trasmessi da diverse reti
europee. Il 4 ottobre avrà luogo al Teatro Piccolo
Arsenale di Venezia, prodotta dal Festival
Internazionale di Musica Contemporanea della
Biennale, la prima rappresentazione assoluta dell’opera
da camera Magen Zeit Opera per tre voci, ensemble e
elettronica su libretto di Michelangelo Zeno. Ne saranno
interpreti Giulia Beatini, soprano, Stefano De Salve e
Marcos Keovoulou, baritoni, e l’Ex Novo ensemble
diretto da Filippo Perocco. La regia è affidata ad Alberto
Oliva, le scene e i costumi sono di Marco Ferrara.
Spiega l’Autore: «Magen Zeit Opera è un lavoro di
teatro musicale, una pocket opera per tre voci
ensemble e elettronica. Al centro del lavoro vi è un
rapporto distorto e malato tra una madre (Miss Magen)
e una figlia (Ellie). La madre è una gigantesca
installazione, totalmente avvolta in un costumeragnatela che avvinghia tutto quello che le sta intorno,
ma in cui anche lei stessa è prigioniera. È una sorta di
Luigi Manfrin
Novità per il Festival Aperto
di Reggio Emilia esplora le
analogie tra tempo musicale
e processi della materia
14
Tempo distorto
E
mbodying Surfaces è il titolo della novità per chitarra
elettrica e percussione che Luigi Manfrin presenta il 26
ottobre al Festival Aperto 2014 di Reggio Emilia in un
evento intitolato “Sincronie Spettrali”. L’eseguiranno al
Teatro Ariosto Flavio Virzì e Simone Beneventi. Così
l’Autore presenta il suo pezzo: «Embodying Surfaces è
essenzialmente un lavoro sulle deformazioni del tempo
musicale. La composizione, infatti, è stata ideata come
una sorta di montaggio costituito da immagini sonore
costantemente sottoposte a processi di distorsione e
d’aberrazione. Le deformazioni temporali, tuttavia,
procedono da una scrittura musicale fatta di ripetizioni
ossessive. Quasi tutte le sezioni della prima parte, ad
esempio, sono contraddistinte da uno specifico loop,
divenendo all’ascolto un polo di riferimento percettivo
stabile. La costanza del loop, pertanto, alimenta per
contrasto il senso della distorsione temporale inerente
alle figurazioni musicali in divenire. Queste distorsioni
coesistono con le risonanze timbriche che si
stabiliscono tra gli strumenti. Trattasi di echi che
nascono dalle dissomiglianze, paragonabili ai raccordi
tra armoniche lontane. Embodying Surfaces, nel
complesso, somiglia a un dispositivo sofisticato,
programmato sul gioco reiterato delle ripetizioni variate
e concatenate tra loro. Vi è però uno strato più
primitivo, relativo all’organizzazione temporale affidata
al gioco calcolato degli energetici impulsi ritmici.
Tali pulsazioni costituiscono e simboleggiano l’evento
primordiale della composizione, una sorta di esplosione
che sembra reiterarsi e dividersi a oltranza. Gli impulsi
ripetuti generano, nella fase iniziale del brano, dei brevi
aggregati ritmico-timbrici separati da piccole pause.
ragno immenso che tutto divora, crescendo a
dismisura, ma senza nessuna prospettiva di futuro e
senza ambizione. È una pulsione autodistruttiva
destinata solo all’esplosione. È una donna affetta da
una bulimia grottesca che la porta a divorare
qualsiasi cosa, ma che la costringe anche a
sopportare un continuo e lancinante mal di
stomaco. La figlia Ellie, magra e deperita, vive
con lei facendole da serva e subendone
passivamente la presenza senza cercare
una via di fuga da una condizione di vita
deprimente. Attorno a questa coppia –
assurdamente giusta vista la complementarietà
sia fisica che psicologica dei personaggi – ruota
la vicenda. Per puro caso irrompe un terzo
personaggio (la generazione di mezzo), il Dottor
Barbaculo che non porta con sé soluzioni bensì
diventa l’oggetto di sfogo delle frustrazioni delle
due donne. Tutti nella centrifuga di una storia dove
ognuno cerca la salvezza personale, l’interesse
particolare, a discapito degli altri. Ogni possibilità di
redenzione sarà vanificata dall’egoismo. In ogni
tentativo di fuga è già insito il fallimento. Le differenti
componenti caratteriali si esprimono nel suono con
differenti scritture vocali. Ciascun personaggio si
esprime con una vocalità ben distinta che risulta essere
in qualche maniera l’una complementare all’altra, come
in un contrappunto. Se la scrittura vocale incarna
l’intima natura dei personaggi, la scrittura strumentale
dell’ensemble ne diviene il respiro. L’ensemble non
accompagna le voci bensì ne è parte integrante,
amplificandole, analizzandole, riportando alla luce le
componenti più profonde. L’elettronica s’inserisce con
lo stesso obiettivo, offrendo un ulteriore livello di
percezione e proiettando queste relazioni in uno spazio
sonoro più complesso e definito».
Tutto ciò richiama in parte la suggestiva idea del tempo
come “scintillanza quantica” impiegata da Bachelard
nella Dialectique de la durée. Ciononostante, questi
impulsi ritmici sono più simili a dei proiettili o a dei lanci
che, come germi cristallini, incarnano virtualmente il
tempo dell’opera. La periodicità di Embodying Surfaces
risente in talune fasi dell’animazione esplosiva degli
impulsi ritmici che la fomentano internamente. Vi sono,
però, altre fasi in cui la scrittura musicale si fa invece
meno compulsiva, più fluida e più simile alle forme
d’onda del suono: prevalgono le figurazioni scalari del
vibrafono, amalgamate ai glissandi della chitarra, a
improntare le immagini del suono nelle sezioni
implicate. Due fasi centrali, poi, sono più prossime al
noise, dove le pulsazioni lasciano spazio alla durata del
suono. In tutti e tre i casi si tratta, comunque, di
immagini sonore predominanti che non soverchiano
mai totalmente le altre. Più che fasi, bisognerebbe
chiamarle mesofasi, in analogia con i processi relativi ai
cristalli liquidi. Com’è noto, nel cristallo liquido
coesistono insieme il regolare e l’irregolare, che
condividono alcune proprietà dei fluidi e altre dei solidi.
In effetti, Embodying Surfaces è una composizione
concepita in analogia con la paradossalità degli stati
mesomorfi dei cristalli liquidi: le sue immagini sonore
sono state ideate come delle cristallizzazioni
provvisorie e contingenti del tempo musicale. Ma
queste cristallizzazioni portano in sé la traccia della
carne sonora dalla quale provengono, ossia il gioco
violento delle torsioni e delle aberrazioni alle quali esse
sono asservite, facendole sussistere in quanto tali».
Admir Shkurtaj
Acqua e ruggine
L e ESZ collaborano per la prima volta con Admir
Shkurtaj. Nato nel 1969 a Tirana, dopo gli studi in patria
si è trasferito al conservatorio “Tito Schipa” di Lecce,
per seguire in seguito corsi di perfezionamento con
Sandro Gorli e Alessandro Solbiati e conseguire infine il
diploma in musica elettronica nel 2009. Strumentista
improvvisatore, compone musica da camera e
sinfonica, per il cinema e teatro musicale. Proprio nel
segno d’un lavoro scenico avviene la collaborazione
con le ESZ. Il 12 ottobre viene infatti proposta in prima
rappresentazione assoluta alla Biennale di Venezia
Katër i radës. Il naufragio, opera da camera su libretto
di Alessandro Leogrande dal romanzo-reportage
Il naufragio. Lo spettacolo, che va in scena alle
Corderie dell’Arsenale, è interpretato da Simona
Gubello, soprano, Marzia Marzo, mezzosoprano,
Stefano Luigi Mangia, tenore, Alessia Tondo, voce
popolare, Admir Shkurtaj, fisarmonica e oscillatori
analogici, Marco Ignoti, clarinetto, Giorgio Distante,
tromba, Jacopo Conoci, violoncello, Vanessa Sotgiu,
pianoforte, Pino Basile, percussioni, e dal Coro
polifonico Violinat e Lapardhase. La direzione musicale
è affidata a Pasquale Corrado, la regia a Salvatore
Tramacere. Lo spettacolo è realizzato in collaborazione
con i Cantieri Teatrali Koreja. Spiega l’Autore: «Opera
da camera in albanese e italiano, tratta della storia del
naufragio di una nave carica di uomini, donne e
bambini affondata nel canale d’Otranto nel marzo del
1997. D’acqua, sale e ruggine è composta l’opera.
Elementi arcaici si depositano nel tessuto strumentale
come la ruggine sul metallo della nave: canti polifonici
(risalenti secondo alcuni ai tempi di Omero), lingua
albanese (lingua illirica), suono della cupa-cupa. Le
tracce elettroniche rielaborano riprese di suoni d’acqua
e metallo e riecheggiano in tutta l’opera, come la
polifonia tipica dell’Albania del Sud, antico canto da tre
a quattro voci in cui vi è una voce che espone il canto,
la seconda e la terza che le si contrappongono e più
voci in bordone. La parte strumentale fa un uso
frequente di suoni rumorosi, ha una propria autonomia
e si serve di una scrittura gestuale che segue una sua
traccia narrativa in parallelo a quella cantata. La scena
Marco Quagliarini
si apre nell’Albania del 1997, in piena guerra civile:
spari, urla, paura, disordine, caos, anarchia per le
strade di un paese disorientato; si vuole fuggire a ogni
costo; nel porto di Valona è pronta un’imbarcazione per
l’Italia. La musica racconta questi tre momenti: la
guerra civile, la fuga verso il porto, il momento
dell’imbarco sulla Katër. Qui si fa uso del dialetto del
Sud-Ovest, quello di Vlora (Valona), che è anche il
luogo d’origine della maggior parte delle vittime.
Le parole con l’inflessione tipica di quel dialetto
vengono utilizzate come suoni, sono base del tessuto
melodico; le quattro voci le ripetono in un susseguirsi
caotico di richiami, esortazioni, e queste si
sovrappongono, si moltiplicano, diventano folla. Inizia il
viaggio. La narrazione si distende, è un momento di
quiete: si racconta la traversata di Pirro, re dell’Epiro;
il sogno italiano nato dalla televisione, l’amore per la
musica e per il jazz in particolare. In questi momenti
solistici si riprendono filtrate e trasformate tecniche
vocali utilizzate nei canti polifonici albanesi, formule
ritmiche derivate dai tempi dispari e materiale armonico
di derivazione tradizionale. Il malessere e il disagio
claustrofobico di tutti i viaggiatori della nave emerge nel
momento musicale di Blerina. Dalla Katër inseguita si
leva il coro delle donne che implora i militari italiani:
“Non un’arma sola rechiamo con noi, ma solo figli, muti
di freddo.” La tensione del coro cresce e prepara il
momento della collisione e affondamento della nave.
Attraverso il racconto dell’unico sopravvissuto, Ermal,
si esprime il dolore per la tragedia, lo svanire del
“sogno italiano”. Il coro dei naufraghi allude con le voci
al movimento nell’acqua dei corpi senza vita e prelude
al canto finale affidato al coro polifonico di Lapardha.
Sulla scena ci saranno quattro cantanti: prima madre,
Zonja (soprano leggero) e figlia, Blerina (voce
popolare), seconda madre (mezzosoprano) e figlio,
Ermal (voce sperimentale); tre attori: una madre e la
sua bambina e il marinaio italiano della Marina Militare;
il coro polifonico (a cinque voci) Violinat e Lapardhase;
sei strumentisti: percussioni, pianoforte, violoncello,
clarinetto basso, tromba e elettronica, fisarmonica e
scatola con oscillatori analogici».
Interstizi di negazione
M arco Quagliarini propone il 15 novembre all’Aula
Magna del Polo Culturale Diocesano di Brescia,
nell’ambito della rassegna Sulle Ali del Novecento, la
prima esecuzione assoluta delle Cinque Poesie di
Emily Dickinson nella versione per soprano e
ensemble, interpreti Ljuba Bergamelli e il Dèdalo
Ensemble diretto da Vittorio Parisi. Con queste parole il
compositore presenta il suo lavoro: «Quando lessi, un
po’ di anni fa, le poesie della Dickinson rimasi folgorato
ma non capii il perché. Successivamente, quando
decisi di musicarne alcune, mi chiesi perché queste già
mi suggerivano naturalmente una musica. Le risposte
a questi interrogativi vennero in parte alla fine della
composizione e dopo mesi di approfondimento di
un’autrice la cui complessità intellettuale è, per molti
versi, sorprendente. Una delle parole chiave per entrare
nel mondo della Dickinson è “segreto”. Nella sua poesia
nulla è come sembra e ogni parola rimanda ad altro
fuori da sé, tutto questo senza mai utilizzare metafore
o simboli. Le sue sono vere e proprie visioni, fragili e
spesso difficilmente comprensibili, e per questo
richiamano diverse interpretazioni. L’atto del
nascondere e del nascondersi al mondo (la sua
biografia in questo è illuminante) è il filo conduttore
della sua arte; ella, infatti, raggiunge risultati
straordinari per mezzo della “sottrazione” (altra parola
chiave). Sottrazione dei nomi, contrazioni ed elisioni
che destabilizzano le normali logiche di causa ed
effetto, e soprattutto ossimori di straordinaria
immaginazione poetica fanno sì che la sua poesia sia
sempre la descrizione di un vuoto, di una negazione, la
messa in scena di una “mancanza” (altra parola
chiave). Come Arianna ci invita a seguire il filo nel suo
labirinto (in questo c’è un profondo erotismo) e ci porta
fino alle soglie della mancanza delle mancanze, ossia
alla temuta e rispettata “morte”, onnipresente in tutte le
sue opere. A mio parere quella creata dalla Dickinson è
la dimensione ideale dentro la quale la musica si
espande. È in questo interstizio di negazione del senso
(che non è un “non senso” ma caso mai, per dirla alla
Barthes, “un fuori senso”) che la musica trova il suo
spazio naturale. Essa, infatti, naturalmente si insinua in
questi vuoti, non colmandoli ma, prendendo un termine
biblico caro alla Dickinson, “sigillandoli”. In conclusione
voglio citare un verso bellissimo di una delle sue
poesie: “il suggello è l’angoscia”. Mi piacerebbe che la
mia musica si ponesse discretamente a suggello di
quest’angoscia». Prima esecuzione assoluta d’una
pagina strumentale il giorno successivo, 16 novembre,
all’Accademia Americana di Villa Aurelia, in Roma, per il
Festival di Nuova Consonanza, quando Alessandro
Viale interpreterà Movimento per pianoforte solo.
Spiega l’Autore: «Sono due le suggestioni alla base di
Movimento per pianoforte: la struttura come colore e il
movimento come curva. Curvare e intagliare il colore
come le gouaches découpées di Matisse. Archi
progressivamente più ampi, fino ad estinguersi».
Un’opera da camera fa
rivivere alla Biennale una
tragedia dell’immigrazione
Bruno Zanolini
Paola Fre, flauto, Sergio
Delmastro, clarinetto, Andrea
Pecolo, violino, Massimiliano
Tisseran, violoncello, e Barbara
Tolomelli, pianoforte, hanno
eseguito il 14 settembre al
Centro Intergenerazionale di
Gorgonzola Una storia
lombarda per voce recitante e
cinque strumenti.
Ciclo di poesie di Emily Dickinson
rivela una singolare vocazione
musicale
15
Rossella Spinosa
Nuova collaborazione con
un’autrice specializzata in
musica da film
Luca Lombardi
È uscito in questi mesi, nella
prestigiosa collana “MusikKonzepte” (n. 164/165), un
volume monografico a cura di
Ulrich Tadday dedicato a Luca
Lombardi. Otto autori, tra cui gli
italiani Enrico Fubini e Federico
Vizzaccaro, discutono in 193
pagine il complesso della
produzione del compositore, il
suo percorso ideologico ed
estetico, la vocazione filosofica
e letteraria, la poetica.
Dialoghi di suoni e trasparenze
L e ESZ presentano per la prima volta lavori di
Rossella Spinosa, pianista e compositrice. Diplomata in
pianoforte, clavicembalo, composizione, laureata in
legge e musicologia, si è perfezionata tra gli altri con
Azio Corghi, Giacomo Manzoni e Luis Bacalov, e
diplomata all’Accademia Pianistica di Imola. Docente di
Conservatorio, ha meritato numerose onorificenze in
Italia e all’estero. Accanto alla carriera
concertistica, ha composto per numerose
istituzioni concertistiche. Attiva anche
come compositrice per la musica da film,
ha una particolare specializzazione nella
sonorizzazione di pellicole del cinema
muto. Recentissima è la composizione di
Un chien andalou, musiche per l’omonimo
film di Luis Buñuel per ensemble,
eseguite dall’Icarus Ensemble diretto da
Alessandro Calcagnile il 20 giugno allo
Spazio Icarus di Reggio Emilia, il 21
giugno al Chiostro di Palazzo Santa
Margherita di Modena, per gli Amici della
Musica, il 25 giugno alla Biblioteca Comunale di
Bellagio per il Festival di Bellagio e del Lago di Como;
la composizione è infine in cartellone in novembre al
Teatro Dal Verme per il Milano Italian Composers
Forum 2014. Spiega l’Autrice: «Le musiche per il film
muto di Luis Buñuel sono state realizzate secondo le
indicazioni del regista per la prima sonorizzazione del
1929. Come suggerito dallo stesso Buñuel, la partitura
prevede l’alternanza di citazioni e musiche in stile. La
composizione richiede l’esecuzione in sincrono con la
proiezione. La musica non riveste semplice funzione di
commento, ma vuole porsi come strumento di dialogo
tra immagine e universo sonoro, del quale l’interprete
diviene regista». Un’ulteriore prima esecuzione
assoluta è avvenuta il 4 giugno per il Palaces Festival
a San Pietroburgo, dove la Konstantinovsky Symphony
Orchestra diretta da Alessandro Calcagnile ha
presentato Riflessione I per pianoforte e orchestra
d’archi. La composizione verrà ripresa il 29 ottobre al
Festival “Contemporanea... mente” di Avellino,
nell’interpretazione dell’Ensemble Zenit 2000, sempre
Vittorio Montalti
Tre le novità proposte
nel corso dell’estate
Lara Morciano
Il Foro Austriaco di Cultura
ospita a Roma il 4 dicembre,
nell’ambito del Festival di
Nuova Consonanza, Origine
seconda per pianoforte,
nell’interpretazione di
Alexander Vavtar, solista del
Trio 3.0 Salzburg.
16
Studi da camera
T
re le prime esecuzioni assolute nel mese di luglio per
Vittorio Montalti. L’Ambasciata d’Italia a Parigi ha
ospitato il 2 luglio la pianista Gloria Campaner in
Berceuse per pianoforte solo. Spiega l’Autore:
«Berceuse è un breve brano per pianoforte
scritto per Gloria Campaner. Il brano è
stato composto pensando alle peculiarità
di Gloria: dialogando con lei ho capito quali
aspetti mettere in risalto del suo pianismo,
componendo così un brano notturno
basato su un’armonia continuamente
cangiante e dinamiche ai limiti del
pianissimo». L’8 luglio è stato invece il
Centro Culturale Italiano di Strasburgo a
proporre Diffractions n. 2 per clarinetto
basso, violoncello e pianoforte,
nell’interpretazione dell’Ensemble Artefact.
Così Montalti sul nuovo pezzo: «Si tratta di
una sorta di trascrizione dello Studio op.10 n. 6 di
Chopin. Alla struttura formale originaria se ne
sovrappone un’altra di mia invenzione. Una serie di
processi si susseguono in un gioco di straniamento del
materiale originale, modificandone i parametri; come
una rilettura attraverso una lente deformante. Il pezzo si
ispira al lavoro compiuto da Francis Bacon sul ritratto di
sotto la direzione di Alessandro Calcagnile. Questa
l’idea chiave del lavoro, nelle parole dell’Autrice: «In
una concezione neoplatonica, si potrebbe concordare
sulla possibilità che l’intelletto ha di riflettere su se
stesso, assumendo questa operazione come segno
della propria struttura spirituale, come espressione
delle proprie idee che agiscono e si esplicano negli atti
mentali del dubitare, del credere, del ragionare,
dell’avere emozioni. Da Locke a Hume a Fichte
si parla della riflessione come origine delle
idee, una sorta di risonanza più o meno forte e
incisiva, condizionata dal grado di intensità
delle impressioni rispetto alle quali le idee
appaiono con minore validità conoscitiva. In
questa visione Riflessione I per pianoforte e
archi si riflette, in questo arco di ricerca si
muove, in un’evoluzione/involuzione di suoni e
trasparenze». Le ESZ hanno già avviato una
collaborazione con Rossella Spinosa in
occasione del progetto Enarmonia Mundi, che
prevede più serie di produzioni dedicate ai
compositori del catalogo editoriale della C.A.M.
(Creazioni Artistiche Musicali), acquisito dal Gruppo
SugarMusic, al fine di consentire una conoscenza a
tutto tondo della musica dei più grandi maestri del
cinema italiano e internazionale (da Ennio Morricone a
Luis Bacalov, da Nino Rota a Fiorenzo Carpi, tra altri),
con partiture originali o trascrizioni strumentali. Una
proposta musicale che mira a far conoscere la doppia
“anima” di compositori che hanno lasciato una traccia
indelebile nell’immaginario collettivo, a volte conosciuti
al grande pubblico solo per le musiche che hanno
accompagnato celebri pellicole cinematografiche, ma
che hanno anche scritto opere da camera e sinfoniche
destinate alle sale da concerto. Rossella Spinosa ha
avuto il compito di elaborare i programmi musicali e
presentare le musiche in concerto, anche realizzando
nuove trascrizioni. La serie dei concerti prosegue il 12
settembre per lo SlowFluteFestival alle Terme Berzieri
di Salsomaggiore Terme e il 6 ottobre nella Sala Primo
Levi della Biblioteca Archimede di Settimo Torinese,
sempre nell’interpretazione del New Made Ensemble.
Innocenzo X di Velázquez: la figura resta riconoscibile
ma i contorni divengono sfumati. Diffractions n. 2 fa
parte di un ciclo di trascrizioni». Infine, Little Puzzle per
violoncello solo è stato presentato da Carlo Teodoro
l’11 luglio nelle Sale Apollinee del Teatro La
Fenice nell’ambito del Festival “Lo spirito della
musica di Venezia”. In questi termini il
compositore descrive il lavoro: «Little Puzzle è
un breve brano per violoncello solo in cui
differenti figure musicali si susseguono. Si
tratta di una sorta di messa in scena in cui più
personaggi si alternano e le cui fisionomie si
completano a vicenda, come fossero i pezzi di
un puzzle». Don’t Shoot the Piano Players per
pianoforte è stato eseguito dal solista Franco
Venturini il 28 settembre nella Sala delle
Capriate di Palazzo Steri a Palermo,
nell’ambito del Festival PalerModerno 2014,
“Settimana di nuova musica”. Unnamed Machineries
per orchestra è in cartellone il 9 novembre al
Konzerthaus di Dortmund, affidato al Sinfonieorchester
Orchesterzentrum/NRW diretto da John Axelrod. Infine,
i Tage für Neue Musik Zürich propongono il 13
novembre Labyrinthes per flauto basso e elettronica
nell’interpretazione di Paolo Vignaroli.
Michele Tadini
Geometrie metafisiche
Nomos Ensemble de Violoncelle, sotto la direzione di
Michel Pozmanter, ha proposto il 12 luglio al Théâtre
des Arts di Cluny, per il Festival D’Aujourd’hui à
Demain, la prima esecuzione assoluta della Commande
d’État Architecture en espace ouvert per dodici
violoncelli e elettronica. Spiega l’Autore: «L’idea
generatrice, formale e morfologica di questo pezzo è
legata a una geometria semplice, archetipica, dei
legami relazionali tra gli strumenti. Il violoncello solista
è al vertice d’un tetraedro che genera dinamicamente la
sua stessa forma in una serie di propagazioni del gesto
originale, innanzitutto nell’elettronica e poi nelle
iterazioni, nelle moltiplicazioni e nei contrappunti degli
altri strumenti acustici. Una passacaglia (una serie di
dodici accordi) mette a disposizione, con le sue
proprietà, tutte le quantità per gli sviluppi successivi. Su
più scale e dimensioni la forma e la direzione dei gesti
sonori dell’ensemble sono costruite attraverso calcoli di
tensione e di forza, come controllando delle arcate che
si formano, anche graficamente, sulla partitura.
Un’architettura si forma e si distrugge più volte con una
cadenza temporale diversificata, costruendo, tramite le
ripetizioni variate di questa passacaglia, la struttura
globale del pezzo. Benché non vi sia legame diretto con
la pittura di Giorgio De Chirico, l’immagine dei suoi
quadri, con le sue architetture e i suoi personaggi, è
vicina in qualche modo alla natura della materia sonora
immaginata. Il violoncello solista con le sue
propagazioni, benché i suoi gesti costituiscano in realtà
la base d’una costruzione geometrica rigorosa,
potrebbe essere immaginato come certi personaggi che
popolano le tele del maestro italiano, reminiscenza
umana in uno spazio architettonico metafisico, aperto».
Di Michele Tadini sarà possibile ascoltare Hands per
chitarra il 16 novembre a Roma per il Festival di Nuova
Consonanza, nell’interpretazione del solista Luigi
Attademo.
Carmine Emanuele Cella
Tempo disgregato
L’Ex Novo Ensemble presenta in prima esecuzione
assoluta, l’8 novembre al Conservatorio “Benedetto
Marcello” di Venezia nell’ambito della rassegna Ex
Novo Musica, con replica il 10 dicembre all’Auditorium
Pollini di Padova, When the Light Thickens per
clarinetto, violino, violoncello, pianoforte e elettronica in
tempo reale. La produzione si avvale dell’apporto di
SaMPL - Sound and Music Processing Lab, Padova, di
Alvise Vidolin alla regia sonora e di Luca Richelli al live
electronics. Così l’Autore presenta il nuovo pezzo: «Il
lavoro prende le mosse da un passo del III atto, scena
II, del Macbeth di Shakespeare: “Light thickens; and the
crow / Makes wing to the rooky wood: / Good things of
day begin to droop and drowse; / While night’s black
agents to their preys do rouse” (“Già s’ottenebra il
giorno / e il corvo dirige la sua ala / verso il bosco già
fumido di brume, / mentre cedono al sonno e al riposo /
stanche, le miti creature del giorno, / e i tenebrosi
agenti della notte / si levano a ghermir le loro prede”).
L’intero lavoro, dunque, racconta di un passaggio:
Federico Gardella
quello dalla luce all’oscurità. L’aspetto “materico” in
questo caso è essenziale: la scrittura non si inscrive in
un tempo lineare, ma nell’istante e nell’infinito. Il tempo
è allungato, supera la forma e diviene il presente. Le
continue piccole variazioni distruggono la memoria e
disattendono la previsione. Senza memoria e senza
previsione il tempo si disgrega per divenire il solo
momento in cui tutto è stato, è, e sarà. L’elettronica si
rivela come mezzo privilegiato per questo modo di
sentire la musica e si rende tramite essenziale per
realizzarlo. Nuove tecniche di trasformazione
permettono di raggiungere uno spazio irreale in cui le
distanze sono interiori e le relazioni immaginarie. Gli
strumenti e l’elettronica creano un’immagine sonora
indissolubile, senza gerarchie, priorità e tempo».
Un’esecuzione di Improvviso statico per saxofono
contralto e live electronics è stata presentata durante
l’International Computer Music Conference che si è
svolta ad Atene dal 14 al 20 settembre.
Architetture vocali
Federico Gardella ha partecipato al Festival
Internazionale di Musica di Takefu (Giappone) con una
prima assoluta e un’altra esecuzione. Il 14 settembre
The Hilliard Ensemble ha tenuto a battesimo Miniature
per un bestiario anonimo per quattro voci. Questo, nelle
parole dell’Autore, il contesto del nuovo lavoro: «La
cultura medievale ci ha tramandato una serie di testi
miniati in cui la descrizione delle caratteristiche
degli animali è associata alla definizione dei vizi
e delle virtù degli uomini. Alcune descrizioni
riguardano animali immaginari (sirene, unicorni,
draghi), altre si riferiscono ad animali reali
spesso rappresentati in modo paradossale.
Queste Miniature per un bestiario anonimo
riprendono alcuni testi presenti in un bestiario
toscano della fine del XIII secolo relativi a
cinque animali del mondo delle cose “visibili”:
l’ape, la donnola, la balena, il riccio e il gallo. A
ogni animale corrisponde una “miniatura”
caratterizzata da una differente architettura vocale: si
tratta, dunque, d’un breve polittico articolato in cinque
momenti in cui la definizione delle caratteristiche dei
diversi animali avviene attraverso la costruzione di un
microcosmo sonoro». Il 13 settembre Ryoko Aoki e
Mario Caroli avevano ripreso, sempre a Takefu, Voice
of Wind per voce femminile (Utai) e flauto basso. La
medesima interprete vocale riproporrà il lavoro, insieme
a un solista del Plural Ensemble, il 7 ottobre alla
Fundación BBVA di Bilbao e l’8 ottobre a quella di
Madrid. La composizione è stata
inoltre appena incisa, sempre dalla
Aoki e dal flautista Kazushi Saito, ad
apertura del Cd Noh x Contemporary
Music (ALM Records ALCD-98). Di
Federico Gardella è infine possibile
ascoltare, il 22 novembre all’Aula
Magna del Polo Culturale Diocesano
di Brescia, per la rassegna Sulle Ali
del Novecento, Architetture del canto
e del silenzio per flauto, clarinetto,
violino, violoncello e pianoforte,
nell’interpretazione del Dèdalo Ensemble diretto da
Vittorio Parisi.
Novità per l’insolita compagine
di 12 violoncelli realizza
un’architettura sonora analoga
al mondo visivo di De Chirico
Un folgorante passo del Macbeth
ispira una riflessione sulla natura
della percezione del tempo
Doppia presenza al Festival di
Takefu all’insegna della vocalità
e un’incisione per voce Noh
17
Una prima cameristica ispirata a
Ovidio e la rivisitazione di un
balletto di Čajkovskij esaltano il
potenziale della narrativa fantastica
Luca Antignani
Magia del racconto
Quattro le prime esecuzioni per Luca Antignani
nell’ultima porzione del 2014. Il 16 settembre
l’Institution des Chartreux di Lione ha proposto Un
regard dans l’onde, un racconto e tre metamorfosi per
soprano, flauti e fisarmonica su testo liberamente tratto
dalle Metamorfosi di Ovidio, prima esecuzione della
versione ampliata e definitiva, nell’interpretazione del
Trio Alter Echo. Azulejos per arpa, pezzo d’obbligo per
la finale del Concours de Harpe Lily Laskine, sarà
presentato a Parigi il 27 ottobre. Il 25 novembre avrà
luogo ad Annecy la prima di Trio del sogno e del
gabbiano per violino, violoncello e pianoforte, affidata al
Trio Quintes et Sens. Infine, sarà eseguito il 20
dicembre all’Opéra de Lyon, con replica il 26 dicembre
all’Opéra Comique di Parigi, Casse-noisette, racconto
musicale dal balletto di Pëtr Il’ič Čajkovskij, adattamento
di Luca Antignani per voce recitante, quintetto di fiati e
arpa con testi di Agnès Desarthe. Ne saranno interpreti
Nathalie Dessay e l’Ensemble Agora; la scenografia è
Andrea Manzoli
curata da Jean Lacornerie, le luci da Philippe Andrieux, i
disegni da Bastien Vivès. Spiega il compositore: «Una
sera di Natale Clara riceve dal suo stravagante padrino
Drosslmeyer uno schiaccianoci. La notte che segue è
tra le più fantastiche: i giocattoli si animano, lo
Schiaccianoci affronta la Regina dei topi e si trasforma
in Principe. Senza danza, ma grazie all’intimità della
narrazione e del disegno, piccoli e grandi sono invitati a
riscoprire le bellezze del racconto di Hoffmann e della
partitura di Čajkovskij». Il Festival Rencontres
Contemporaines di Lione riprende il 5 ottobre Nix et
nox per flauto, clarinetto, violino e violoncello, così come
Étude sur “la vie” per cimbalom, flauto, clarinetto,
violino, viola e violoncello, nell’interpretazione
dell’Ensemble Les Temps Modernes. Étude sur “la vie”
sarà eseguito anche il 26 ottobre al Tonhalle di
Düsseldorf da Luigi Gaggero al cimbalom e dal Notabu
Ensemble diretto da Mark-Andreas Schlingensiepen.
La vertigine delle prospettive
T
Prime all’Aquila, alla Fenice e a
Vicenza, un lungometraggio con
musica originale alla Biennale
Riproposto per la prima volta a
Venezia un inedito cameristico
custodito alla Fondazione Cini
18
re prime esecuzioni assolute nell’autunno di Andrea
Manzoli. La Stagione dei Concerti dell’Istituzione
Sinfonica Abruzzese ospita il 25 ottobre,
presso il Teatro Comunale dell’Aquila, Blow
per fiati, viola,violoncello e contrabbasso,
con replica il 26 ottobre all’Auditorium del
Conservatorio “L. D’Annunzio” di Pescara.
L’Orchestra Sinfonica Abruzzese sarà diretta
da Patrick de Ritis. The Eggs in the Water per
bayan e violoncello è il lavoro che sarà
proposto da Germano Scurti e Carlo Teodoro
il 15 novembre alle Sale Apollinee del Teatro
La Fenice per il Festival Ex Novo Musica.
Spiega l’Autore: «Una voce continua, che nel
suo fluire nel tempo e nello spazio subisce
improvvise e continue sollecitazioni, crea
intorno a sé un percorso drammatico di forte e mutevole
impatto. In The Eggs in the Water il fulcro centrale è
rappresentato da una cellula melodica, per l’appunto
una voce, che viene sottoposta in maniera vertiginosa a
cambi di prospettiva acustica. Il suono sorge e si
rifrange, s’intreccia in un fitto dialogo fra gli strumenti;
Camillo Togni
l’ondeggiante presenza di linee melodiche viene
accompagnata da processi di accumulazione e
rarefazione delle stesse. Ritmo e gesto
strumentale sono posti in continua relazione
dialettica attraverso passaggi virtuosistici fra
il bayan e il violoncello; i gesti strumentali,
inoltre, sono giustapposti tra loro secondo un
criterio paratattico e la gestione del tempo,
subordinata a tale procedimento, è votata a
produrre smarrimento». Sarà eseguito
dall’Ensemble Musagète il 30 novembre a
Palazzo Leoni Montanari di Vicenza, per la
rassegna Pomeriggio tra le Muse,
Crosswinds per quintetto di fiati. La Biennale
di Venezia presenta infine dal 3 al 12 ottobre
nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian, il
lungometraggio con musiche originali di Manzoli
Mancanza - Inferno di Stefano Odoardi. La musica
originale, dal titolo Wordless per voce femminile e
accompagnamento di percussioni, è interpretata dal
soprano Valentina Coladonato.
Giovanissimo talento
È in programma il 1° novembre a Venezia, al Teatrino
di Palazzo Grassi, nell’ambito della rassegna Ex Novo
Musica, la prima esecuzione assoluta di Invenzione per
quattro clarinetti, affidata ai solisti dell’Ex Novo
Ensemble: Davide Teodoro, Laura Micelli, Filippo
Barbagallo e Maria Benedetti. In questi termini il
catalogo della stagione concertistica presenta questa
composizione giovanile, la cui prima riproposta in tempi
moderni rientra nell’operazione di recupero e
valorizzazione degli inediti di Togni custoditi presso la
Fondazione Cini: «Scritta quando il compositore aveva
appena diciassette anni, prima di aderire al metodo
dodecafonico, l’Invenzione per quattro clarinetti è una
densa pagina di musica cameristica. La cellula sulla
quale si costruisce il brano è tanto breve quanto ricca e
varia al suo interno. È esposta all’inizio dal quarto
clarinetto e ripresa in senso ascendente dagli altri in
struttura canonica, ma mai in maniera pedissequa o
scolastica: non sono rispettati gli intervalli abitualmente
utilizzati per i canoni preferendo l’adozione di procedure
intervallari inusuali; la cellula stessa, pur mantenendo la
sua organicità, subisce continue manipolazioni
cromatiche che ne alterano la fisionomia intervallare.
Dopo le prime esposizioni le voci si ravvicinano,
contendendosi il tema o esponendolo a coppie; fanno il
loro ingresso decorative figurazioni di semicrome che si
trasformano poi in elemento tematico. Un lungo trillo fa
presagire un’esplosione, che si farà però attendere a
lungo. Inventiva ritmica, audaci fusioni timbriche,
sommessi ripiegamenti conducono alla riapparizione
della cellula iniziale, mai uguale a se stessa, che
placidamente conclude il brano». Il 15 novembre
presso l’Aula Magna del Polo Culturale Diocesano di
Brescia, per la rassegna Sulle Ali del Novecento, la
solista del Dèdalo Ensemble Elena Pasotti eseguirà la
Partita corale, trascrizione per pianoforte di Camillo
Togni da cinque Corali per organo di Johann Sebastian
Bach.
Giovanni Sgambati
Civiltà strumentale italiana
Esce in edizione critica per le ESZ la Sinfonia n. 2 in
Mi bemolle (1883) per orchestra di Giovanni Sgambati
(1841-1914), che sarà possibile ascoltare in prima
esecuzione già il 6 dicembre all’Auditorium di Milano
nell’interpretazione dell’Orchestra Sinfonica di Milano
diretta dallo stesso curatore dell’edizione critica,
Francesco Attardi. Ricostruita, in mancanza della
partitura, dalle parti manoscritte, caratterizzate da
interventi autografi di Sgambati, la Sinfonia n. 2, nei
canonici quattro tempi, rappresenta uno dei più
importanti e ambiziosi contributi dello strumentalismo
italiano alla stagione del tardo romanticismo europeo.
Espressione d’una temperie culturale che rivendicava la
vitalità dell’illustre tradizione strumentale nazionale,
surclassata nell’Ottocento dalla popolarità e
dall’immagine internazionale del melodramma, la
Sinfonia venne eseguita nell’acclamata prima romana
del 1885, due anni dopo al Tonkünstlerfest des
Allgemeinen Deutschen Musikvereins a Colonia e nel
1915 in occasione del concerto commemorativo del
compositore, scomparso il 14 dicembre 1914. Allievo,
Giovan Battista Martini
dal 1861 al 1770, di Franz Liszt a Roma e apprezzato
da Wagner, Sgambati fu figura influente,
profondamente innovativa nella concezione della vita
musicale e della stessa missione del compositore.
La presente edizione si propone di sostituire, per
accuratezza filologica e scrupolo documentario, i
precedenti, poco felici tentativi editoriali. Prelude
all’edizione della partitura un’ampia Introduzione
suddivisa in varie sezioni, che propone rispettivamente
la ricostruzione storica della crisi della musica
strumentale in Italia, di cui si scandalizzava
Mendelssohn nel suo soggiorno romano, la
presentazione della figura di Sgambati, padre del
sinfonismo italiano, e della sua opera, le necessarie
note storiche e analitiche sulla Sinfonia, di cui si
documentano le esecuzioni accertate, concludendo con
un’analisi dettagliata della partitura. L’apparato critico
descrive le fonti impiegate, elenca le varianti nelle parti
orchestrali manoscritte e segnala errori evidenti e
integrazioni indispensabili.
Concerto bolognese
Esce in edizione critica per le ESZ la Sinfonia con
violoncello e violino obbligato (HH 27 n. 3) in Re
maggiore di Giovanni Battista Martini. A cura di
Federico Ferri e Daniele Proni, l’edizione appartiene
alla collana dedicata all’opera strumentale del
compositore, teorico e storico bolognese, di cui sono
usciti già tre titoli: la Sinfonia a 4 strumenti (HH. 27 n.
8), la Sinfonia a 4 con corni da caccia (HH. 30 n. 1) e la
Sinfonia con violino e cembalo obbligati (HH. 32 n. 10).
Il lavoro fresco di stampa, destinato all’organico di
violoncello, violino obbligato, due trombe, archi e basso
continuo, risale al 1748 ed è custodito manoscritto
presso il Museo Internazionale e Biblioteca della
Musica di Bologna. Interessante l’indicazione, sulla
fonte stessa, delle feste liturgiche in occasione delle
quali la composizione venne ripresa, nel 1749 e ancora
nel 1752. Si tratta di fatto di un concerto per violoncello
e violino solisti, articolato, secondo il modello veneziano
dominante, in tre tempi: Allegro, Andante e un terzo
tempo veloce privo d’indicazione agogica, che i curatori
suggeriscono d’eseguire, in analogia con altri lavori
martini ani, come Vivace. L’edizione è corredata, come
di consueto, di un essenziale, accurato apparato critico.
Ritorna in edizione critica
e in sala da concerto uno dei
lavori cardini del sinfonismo
italiano dell’Ottocento
Prosegue col quarto titolo la
collana dedicata alla sconosciuta
produzione strumentale del
grande musicista e intellettuale
Johann Sebastian Bach
Armonia e contrappunto
Esce, nella collana “La Lira d’Orfeo” dedicata alle
musiche per liuto e per chitarra, il quarto volume delle
Opere scelte trascritte per chitarra di Johann Sebastian
Bach, a cura di Paolo Cherici. Le opere prescelte sono
questa volta le sei Suites per violoncello solo BWV
1007-1012. Spiega bene lo spirito, la natura e le
implicazioni di questo lavoro il curatore: «Dedicarsi alla
trascrizione delle Suites per violoncello di Bach pone
non pochi problemi in ragione delle difficoltà che
affiorano nel tentativo di redigere una nuova versione
che preservi la coerenza dell’originale nel rapporto tra
scrittura e strumento. Un primo approccio ci porterebbe
a prendere in considerazione la possibilità di
predisporre un’armonizzazione, procedimento questo
che troverebbe una sua legittimazione in riferimento
alla concezione musicale del Settecento che fa del
basso e dell’armonia che da esso si origina gli elementi
fondanti della struttura compositiva. Tuttavia,
relativamente allo stile di Bach, una trascrizione che
consideri le sole implicazioni armoniche della scrittura
rischia un esito riduttivo. Le architetture bachiane
risultano infatti ben più complesse e, pur inglobando in
maniera esemplare la teoria armonica settecentesca, la
dispiegano all’interno di una visione dove la
componente contrappuntistica diviene l’elemento
costitutivo di un linguaggio che non rigetta l’eredità
musicale delle epoche precedenti. Questo è tanto vero
che, anche nei Soli per violino e violoncello, Bach non
rinuncia a imprimere una marcata impronta
contrappuntistica a opere dove la scelta stessa dello
strumento per cui sono concepite, con i suoi limiti
oggettivi, avrebbe piuttosto suggerito una scrittura
affrancata da pretese polifoniche. […] Ne risulta un
organismo musicale estremamente articolato e
complesso, in cui una nuda melodia si muove con
rapide virate in registri diversi allo scopo di richiamare
parti tra loro correlate e dialoganti come in un
contrappunto reale. […] Ritengo che sia lecito provare
ad affrontare la trascrizione di queste opere
proponendo interventi mirati in relazione al carattere del
brano, ovviamente facendo riferimento costantemente
alla ricca e articolata grammatica musicale bachiana,
strettamente ancorata, pur nella precisa definizione
delle funzioni tonali, a una concezione che mette il
contrappunto a fondamento della struttura compositiva.
In questo caso però si tratterà di un contrappunto
orientato a una elaborazione della parte aggiunta nello
stile del “basso diminuito (passeggiato)”, luogo tipico di
molta produzione settecentesca e assunto anche da
Bach come norma per imprimere al basso una marcata
valenza melodica ponendolo in maggiore evidenza nel
dialogo con la voce superiore».
La vocazione bachiana al
contrappunto guida la trascrizione
per chitarra del vertice della
letteratura per violoncello
19
Prime
esecuzioni
Prime
esecuzioni
as
Prime esecuzioni
assoluteassolute
OTTOBRE
Accursio Cortese
O-X-A
Opera da camera per soprano, basso,
performer, ensemble e elettronica
Libretto di Antonio Di Marca
Venezia, La Biennale, Festival
Internazionale di Musica Contemporanea,
Teatro Piccolo Arsenale, 4 ottobre
Orlando Di Marca, libretto e regia
Isabella Terruso, scene e costumi
Anna Piroli, soprano
Alessandro Tirotta, basso
Paolo Cutuli, performer
Ex Novo Ensemble
dir.: Filippo Perocco
Gabriele Cosmi
MAGEN ZEIT OPERA
per tre voci, ensemble e elettronica
Libretto di Michelangelo Zeno
Venezia, La Biennale, Festival
Internazionale di Musica Contemporanea,
Teatro Piccolo Arsenale, 4 ottobre
Alberto Oliva, regia
Marco Ferrara, scene e costumi
Giulia Beatini, soprano
Stefano De Salve, baritono
Marcos Keovoulou, baritono
Ex Novo ensemble
dir.: Filippo Perocco
Admir Shkurtaj
KATËR I RADËS. IL NAUFRAGIO
Opera da camera
Libretto di Alessandro Leogrande dal
romanzo-reportage “Il naufragio”
Venezia, La Biennale, Festival
Internazionale di Musica Contemporanea,
Corderie dell’Arsenale, 12 ottobre
Simona Gubello, soprano
Marzia Marzo, mezzosoprano
Stefano Luigi Mangia, tenore
Alessia Tondo, voce popolare
Marco Ignoti, clarinetto
Giorgio Distante, tromba
Jacopo Conoci, violoncello
Vanessa Sotgiu, pianoforte
Admir Shkurtaj, fisarmonica e oscillatori
analogici
Pino Basile, percussioni
Coro polifonico Violinat e Lapardhase
dir.: Pasquale Corrado
regia: Salvatore Tramacere
in collaborazione con i Cantieri Teatrali
Koreja
Alessandro Solbiati
GESANG IST DASEIN
per soprano e corno inglese su testi di
Rainer Maria Rilke e Emily Dickinson
Basilea, 15 ottobre
Sarah Wegener, soprano
Heinz Holliger, corno inglese
Stefano Gervasoni
DI DOLCI ASPRE CATENE
Tre Madrigali a cinque voci su testi di
Torquato Tasso
London, Bishopsgate Institute, Great Hall,
18 ottobre
Exaudi Vocal Ensemble
dir.: James Weeks
Luis de Pablo
NUBLO
per due pianoforti
Cislago (Varese), Associazione Culturale
Ricercare, Rassegna Microludi, Villa
Isacchi, 18 ottobre
Antonella Moretti e Mauro Ravelli, pianoforti
Javier Torres Maldonado
VIAJE
Azione drammatica musicale in otto
scene per quattro cantanti, quattro
strumentisti e sistema elettroacustico
Libretto tratto dal testo originale di
Cristina Rivera Garza “Prometerlo todo”
Guanajuato (Messico), Festival
Internacional Cervantino, Teatro Juárez,
22 ottobre
Sevan Manoukian, soprano
Baltazar Zuñiga, tenore
Camille Royer, mezzosoprano
Alberto Albarán, baritono
Ensemble Sillages
dir.: Nicolas Chesneau
regia: Christine Dormoy
sound engineer: Nicolas Déflache
informatica musicale: Daniele Amidani
Alessandro Solbiati
A tEma
per flauto, violino, violoncello e
pianoforte
(Commissione della Città di Karlsruhe
con il sostegno della Ernst von Siemens
Musikstiftung)
Karlsruhe, ZeitGenuss, Karlsruher
Festival für Musik unserer Zeit, WolfgangRihm-Forum, 25 ottobre
Ensemble Tema
Andrea Manzoli
BLOW
per fiati, viola, violoncello e contabbasso
L’Aquila, Teatro Comunale, 25 ottobre
Istituzione Sinfonica Abruzzese
dir.: Patrick de Ritis
Luigi Manfrin
EMBODYING SURFACES
per chitarra elettrica e percussione
Reggio Emilia, Festival Aperto 2014,
Sincronie Spettrali, Teatro Ariosto,
26 ottobre
Flavio Virzi, chitarra elettrica
Simone Beneventi, percussione
Maurizio Azzan
OLTRE. STATI DI MATERIA
per clarinetto, violoncello e pianoforte
Milano, Festival di Milano Musica - San
Fedele Musica, Auditorium San Fedele,
27 ottobre
Pierluigi Vienna, video
Solisti dell’Ensemble Intercontemporain:
Pierre Strauch, violoncello
Jérôme Comte, clarinetto
Hidéki Nagano, pianoforte
Luca Antignani
AZULEJOS
per arpa
Paris, Concours de Harpe Lily Laskine,
27 ottobre
NOVEMBRE
Maurilio Cacciatore
IV ANFIBIO / b
per flauto amplificato e live electronics
Seoul, Seoul Computer Music Festival,
Seoul Art Center, Yaju Theatre,
1 novembre
Byung Chul Oh, flauto
Camillo Togni
INVENZIONE
per quattro clarinetti
Venezia, Ex Novo Musica, Teatrino di
Palazzo Grassi, 1 novembre
Ex Novo Ensemble
Carmine Emanuele Cella
WHEN THE LIGHT THICKENS
per clarinetto, violino, violoncello,
pianoforte e elettronica in tempo reale
(Commissione Ex Novo Musica)
Venezia, Ex Novo Musica, Conservatorio
“Benedetto Marcello”, 8 novembre
Ex Novo Ensemble
SaMPL - Sound and Music Processing Lab,
Padova
Alvise Vidolin, regia sonora
Luca Richelli, live electronics
Nicola Sani
SEASCAPE VII - “Venice” 2nd View
per flauto, clarinetto, violino, violoncello,
pianoforte, suoni digitali e live electronics
(Commissione Ex Novo Musica)
Venezia, Ex Novo Musica, Conservatorio
“Benedetto Marcello”, 8 novembre
Ex Novo Ensemble
SaMPL - Sound and Music Processing Lab,
Padova
Alvise Vidolin, regia sonora
Luca Richelli, live electronics
Prime
esecuzioni
Prime
esecuzioni
as
Prime esecuzioni
assoluteassolute
Valerio Sannicandro
BURIAL SONGS
per violino solo
Düsseldorf, KIT, 9 novembre
Paul Rosner, violino
Valerio Sannicandro
AQUAE
per otto strumenti
(Award of Claudio-AbbadoKompositionspreis )
Berlin, Philharmonie, Kammermusiksaal,
9 novembre
Akademie der Berliner Philharmoniker
dir.: Duncan Ward
Andrea Mannucci
MOVIMENTO
per violino e viola
Milano, Teatro Dal Verme, 10 novembre
Raffaello Negri, violino
Raffaella Stirpe, viola
Giovanni Verrando
KRUMMHOLZ
per trio d’archi con e senza corde,
percussioni e elettronica
Milano, Festival di Milano Musica,
Piccolo Teatro Studio Melato,
15 novembre
RepertorioZero
Camille Giuglaris - Cirm Nice, realizzazione
elettronica
Paolo Brandi, regia del suono
Andrea Manzoli
THE EGGS IN THE WATER
per bayan e violoncello
Venezia, Ex Novo Musica, Teatro La
Fenice, Sale Apollinee, 15 novembre
Germano Scurti, bayan
Carlo Teodoro, violoncello
Marco Quagliarini
CINQUE POESIE DI EMILY DICKINSON
Versione per soprano e ensemble
Brescia, Sulle Ali del Novecento, Polo
Culturale Diocesano, Aula Magna,
15 novembre
Ljuba Bergamelli, soprano
Dèdalo Ensemble
dir.: Vittorio Parisi
Marco Quagliarini
MOVIMENTO
per pianoforte
Roma, Festival di Nuova Consonanza,
Villa Aurelia (Accademia Americana),
16 novembre
Alessandro Viale, pianoforte
ESZ
Stefano Gervasoni
CLAMOUR
Terzo quartetto per archi
Bludenz, Bludenzer Tage zeitgemäßer
Musik, 21 novembre
Quatuor Diotima
Pëtr Il’ič Čajkovskij/Luca Antignani
CASSE-NOISETTE
Racconto musicale dal balletto di Pëtr Il’ič
Čajkovskij
Adattamento di Luca Antignani per voce
recitante, quintetto di fiati e arpa
Testi di Agnès Desarthe
Lyon, Opéra de Lyon, 20 dicembre
Nathalie Dessay, voce recitante
Ensemble Agora
Luca Antignani
TRIO DEL SOGNO E DEL GABBIANO
per violino, violoncello e pianoforte
Annecy, 25 novembre
Trio Quintes et Sens
GENNAIO
Giorgio Colombo Taccani
CONTRORA
per pianoforte
Foligno, Amici della Musica, Auditorium
San Domenico, 23 novembre
Francesco Prode, pianoforte
Ivan Fedele
SUITE FRANCESE VI b
Versione per violino elettrico a cinque
corde e elettronica
Roma, Festival di Nuova Consonanza,
Accademia Filarmonica, Sala Casella,
27 novembre
Francesco D’Orazio, violino
Francesco Abbrescia e Massimo De Feo,
regia del suono
Andrea Manzoli
CROSSWINDS
per quintetto di fiati
Vicenza, “Pomeriggio tra le Muse”,
Palazzo Leoni Montanari, 30 novembre
Ensemble Musagète
DICEMBRE
Giovanni Sgambati
SINFONIA N. 2 in Mi bemolle
per orchestra
Edizione critica a cura di Francesco
Attardi
Milano, Auditorium di Milano, 6 dicembre
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
dir.: Francesco Attardi
Valerio Sannicandro
A BOOK OF FORMS
per cinque strumenti in movimento e un
percussionista
La Coruña, 9 dicembre
Vertixe Sonora Ensemble
Valerio Sannicandro, regia del suono
news EDIZIONI SUVINI ZERBONI
Andrea Mannucci
MATTEO 26
per orchestra
Verona, Teatro Filarmonico, 10 gennaio
Orchestra della Fondazione Arena di Verona
dir.: Robert Tuohy
Malika Kishino
NOVITÀ
per nove strumenti
(Commissione Ensemble Aventure)
Düsseldorf, Tonhalle, 12 gennaio
Ensemble Aventure
Pasquale Corrado
INTERFERENCE
per due percussionisti/performer
Monthey (Svizzera), “Oh! Festival ValaisWallis”, 21 gennaio
Ensemble Klangbox
Ivan Fedele
SYNTAX
per orchestra
(Commissione della R. Accademia
Filarmonica di Bologna)
Bologna, Teatro Comunale, 27 gennaio
Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
dir.: Michel Tabachnik
Il calendario completo delle
esecuzioni, costantemente
aggiornato, può essere consultato
all’indirizzo internet:
www.esz.it
Editore: Sugarmusic S.p.A. Galleria del Corso, 4 - 20122 Milano Tel. 02 - 770701 - E-mail: [email protected] - www.esz.it
Direttore responsabile: Maria Novella Viganò - Responsabile del Settore Classica: Alessandro Savasta
Redazione: Raffaele Mellace - Coordinamento di redazione: Gabriele Bonomo - Progetto e realizzazione grafica: Paolo Lungo - Traduzioni: Mike Webb
Aut. del Tribunale di Milano n. 718 del 25-10-1991
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