LODI e VICEVERSA
LODI
La città fu fondata il 3 agosto 1158 da Federico Barbarossa, in seguito alla distruzione dell'antico
borgo di Laus Pompeia, già municipium romano, sede vescovile e libero comune. Durante
il Rinascimento conobbe un periodo di grande splendore artistico e culturale, dopo aver ospitato
nel 1454 la firma dello storico trattato tra gli Stati regionali italiani noto come Pace di Lodi
Il territorio di Lodi, esteso per 41,43 km², è situato nella parte centro-meridionale della Lombardia,
nella fascia nota come "bassa pianura". Il nucleo più antico della città sorge sul colle Eghezzone,
un'altura di forma approssimativamente trapezoidale ubicata sulla riva destra del fiume Adda; il
resto del centro abitato si trova in parte su un terrazzo morfologico creato dall'opera
di erosione del fiume, e in parte nell'area golenale.
Storia
Il monumento che la città ha dedicato al suo fondatore, Federico Barbarossa.
Lodi lega le sue origini alla distruzione di Laus Pompeia, antico
villaggio dei Celti Boi e in seguito municipium romano, ribattezzato nell'89 a.C. in onore del console Gneo Pompeo Strabone. Essendo situata sulla confluenza delle strade che da
Placentia (Piacenza) e da Acerrae (Pizzighettone) portavano
a Mediolanum (Milano), e nel punto di incrocio con la strada
che da Ticinum (Pavia) proseguiva fino a Brixia (Brescia), Laus
era un nodo di primaria importanza e divenne un fiorente
borgo commerciale ed agricolo. Dopo essere passata sotto il
controllo dei Longobardi (VI-VIII secolo) e successivamente
dei Franchi (VIII-IX secolo), il 24 maggio 1111 Laus Pompeia fu rasa al suolo dai milanesi in seguito
ad un periodo di assedio. Gli accordi di pace prevedevano il divieto di ricostruire gli edifici distrutti.
Quasi cinquant'anni dopo, il 3 agosto 1158, la città fu rifondata dall'imperatore Federico I detto
Barbarossa non sulle rovine di Laus Pompeia (dove oggi sorge Lodi Vecchio) ma lungo le rive
dell'Adda, per consentirle una posizione di maggior controllo sul territorio. L'imperatore accordò a
Lodi straordinari privilegi, malgrado i quali la città crebbe con difficoltà: nel 1167 fu obbligata dai
milanesi ad aderire alla Lega Lombarda e a partecipare alla battaglia di Legnano del 1176. Nel XIII
secolo Lodi continuò a svilupparsi grazie alla protezione di Federico II. A partire dal1251 si susseguirono le signorie dei Vistarini, Torriani, Visconti, Fissiraga e Vignati, finché nel XIV secolo il Contado di Lodi divenne dipendente dal Ducato di Milano, inizialmente sotto i Visconti che fecero costruire il maestoso castello di Porta Regale (1355-1370) e in seguito sotto gli Sforza che,
con Francesco, ampliarono e consolidarono il sistema difensivo mediante la costruzione di due fortificazioni ai capi del ponte sull'Adda. In età rinascimentale si svolsero a Lodi importanti avvenimenti storici: nel 1413 l'antipapa Giovanni XXIII e l'imperatore Sigismondo convocarono
dal Duomo di Lodi il Concilio di Costanza, che avrebbe poi risolto lo Scisma d'Occidente. Il 9 aprile 1454, gli Stati regionali italiani firmarono la Pace di Lodi, che garantì quarant'anni di stabilità politica. Questo segnò anche uno dei periodi più felici della storia lodigiana dal punto di vista culturale, in particolare sotto il vescovato di Carlo Pallavicino.
Nelle età successive Lodi fu sotto il dominio spagnolo, austriaco e francese. Questo corrispose ad
un periodo di declino e di rallentamento della crescita demografica, soprattutto in epoca spagnola,
quando la città fu ridotta ad una vera e propria fortezza. Il 10 maggio 1796,Napoleone Bonapar-
te sconfisse gli austriaci nella celebre battaglia del ponte di Lodi, aprendosi la strada per la conquista di Milano.
Nella seconda metà dell'Ottocento, la città cominciò ad espandersi all'esterno delle antiche mura
medievali, soprattutto in seguito all'apertura della linea ferroviaria Milano–Piacenza nel 1861 e
all'insediamento delle prime industrie (tra cui la Polenghi Lombardo nel 1870)
Simboli
La blasonatura dello stemma comunale è così descritta.
« D'oro alla croce piana di rosso. Ornamenti esteriori di città. »
Sulle origini dell'emblema c'è molta incertezza: alcuni storici sostengono
che risalga all'epoca della prima crociata (1095), sebbene non esista alcuna fonte che attesti la partecipazione della città all'impresa. La maggior
parte degli studiosi individua invece un'origine imperiale, in quanto
la croce d'oro in campo rosso deriva dal vessillo di Costantino; i colori sarebbero poi stati invertiti. Secondo tale interpretazione, il vessillo cittadino sarebbe stato creato ancor prima della crociata, per dichiarare la fedeltà della città alla causa ghibellina e per distinguere le milizie lodigiane
durante le azioni di guerra.
Il gonfalone del comune riproduce sul fronte l'iconografia araldica dello stemma e sul retro due
scene: la prima è dedicata al patrono san Bassiano, mentre la seconda rappresenta il Barbarossa nell'atto di consegnare ai notabili di Lodi le insegne della nuova città.
Il comune di Lodi si fregia del titolo di città ereditato da Laus Pompeia,
antico municipium romano; tale status venne formalmente riconosciuto il 3 dicembre 1158 da un diploma imperiale emesso da Federico Barbarossa e confermato dalla Imperial Regia Patente del 24 aprile 1815
Duomo di Lodi
La Basilica Cattedrale della Vergine Assunta di Lodi, comunemente detta Duomo, è una delle chiese più grandi
della Lombardia. Inoltre è il monumento più antico di Lodi: la prima pietra dell'edificio, infatti, venne simbolicamente posta il 3 agosto 1158, giorno stesso della fondazione della città. In stile romanico, è una delle chiese più
vaste dell'intera Lombardia.
La prima fase della sua costruzione, per la quale furono
probabilmente impiegati molti materiali provenienti dagli
edifici dell'antica Laus Pompeia, risale al periodo compreso tra il 1158 ed il 1163; la cripta infatti fu solennemente
inaugurata con la traslazione delle reliquie di San Bassiano il 4 novembre 1163, in presenza del'imperatore Federico Barbarossa. Una seconda fase è da collocarsi tra il 1170 ed il 1180, ma la facciata fu completata solamente nel 1284.
Agli inizi del XVI secolo l'amministratore apostolico della Diocesi, Claudio di Seyssel, promosse lavori di restauro ed ammodernamento. Il segno più visibile fu l'apertura delle due bifore in facciata
e la costruzione del nuovo rosone.
Successivamente i restauri settecenteschi – realizzati dall'architetto Francesco Croce – alterarono
l'aspetto originario dell'edificio, che venne tuttavia ripristinato negli anni 1958-1965. La chiesa sostituì nelle funzioni di Cattedrale l'antica chiesa di Santa Maria di Lodi Vecchio.
Esterno: La maestosa facciata asimmetrica in cotto, tipicamente romanica con il suo coronamento
ad archetti, presenta un protiro gotico che poggia su sottili colonne sorrette da leoni di pietra. Sono degni di nota anche il grande rosone centrale e due bifore rinascimentali, che ricordano quelle
della Certosa di Pavia e sono state probabilmente realizzate dalla scuola di Giovanni Antonio Amadeo. È presente inoltre un'edicola che ospita una statua in bronzo di San Bassiano, copia di quella
originale in rame dorato, risalente al 1284 e collocata all'interno. Il massiccio campanile, realizzato
tra il 1538 ed il 1554 su progetto del lodigiano Callisto Piazza, rimase incompiuto per motivi di sicurezza militare.
Nello spazio compreso tra l'edificio ed il Palazzo Vescovile, si può visitare il cortile dei canonaci: è
ciò che resta dell'antico chiostro del 1484, realizzato da Giovanni Battagio ed ornato da colonne e
decorazioni in cotto
Interno: L'interno della cattedrale di Santa Maria Assunta è a pianta basilicale, con tre navate separate da archi a tutto sesto poggianti su pilastri cilindrici in cotto e coperte con volte a crociera; le
navate laterali sono sormontate da matronei che si aprono sulla navata centrale con bifore. L'ultima campata di quest'ultima e l'abside sono sopraelevati e costituiscono l'antico presbiterio: qui si
trova l'altare maggiore barocco in marmi policromi. Davanti al presbiterio antico si trova quello
nuovo, realizzato dopo il Concilio Vaticano II, avente per altare un sarcofago in marmo di Verona.
'interno della cattedrale custodisce notevoli opere d'arte, quali un polittico di Callisto Piazza raffigurante La Strage degli Innocenti, un secondo polittico ad opera di Alberto Piazza con la Vergine
Assunta ed un Giudizio Universale del XV secolo. Inoltre, il grande catino dell'abside è adornato da
un mosaico realizzato da Aligi Sassu.
Cripta: L'ampia cripta, al cui ingresso è conservato un bassorilievo del XII secolo che ritrae l'Ultima
Cena, è la parte più antica della Cattedrale. In origine il pavimento era più alto di 65 cm e le volte
erano sorrette da pilastri in cotto. Al centro si trova l'altare del 1856, che custodisce le spoglie di
San Bassiano in una teca d'argento, opera di Antonio Cassani; le scalfiture sono di Giosuè Argenti,
mentre la lamina in rame sbalzato con episodi della vita del Santo, è opera di Tilio Nani. Alla sinistra dell'altare maggiore vi è l'altare di Sant'Alberto Quadrelli, vescovo di Lodi dal 1168 al 1173. I
corpi di entrambi i santi sono stati ricomposti e rivestiti nel 1994.
Tempio Civico della Beata Vergine Incoronata
Uno dei massimi capolavori del Rinascimento lombardo e
rappresenta il monumento più prestigioso della città.
La denominazione di "tempio civico" è dovuta al fatto che
la proprietà dell'edificio è sempre stata appannaggio del
comune – e non della diocesi – fin dal momento della sua
costruzione, promossa dalla cittadinanza e dalle autorità
laiche di Lodi.
La chiesa deve le sue origini ad alcuni avvenimenti – ritenuti prodigiosi dai fedeli lodigiani – che avrebbero avuto luogo nella seconda metà del XV secolo, periodo di massimo
splendore artistico e culturale della città. Nel punto in cui
sarebbe poi sorto il tempio, in contrada Lomellini (l'attuale via Incoronata), si trovava una taverna
frequentata da prostitute, sul cui muro esterno campeggiava un affresco trecentesco raffigurante
Maria incoronata e Gesù bambino. Il 7 ottobre 1487, quando l'immagine sacra – secondo le testimonianze di molti cittadini – cominciò a lacrimare e a compiere fatti miracolosi, i fedeli invocarono
la costruzione di una chiesa dedicata al culto mariano. Le autorità municipali e gli esponenti delle
famiglie più illustri della città appoggiarono l'iniziativa, incaricando del progetto l'architetto lodigiano Giovanni Battagio, allievo del Bramante. Anche il vescovo Carlo Pallavicino intervenne per
dare impulso alla raccolta dei fondi necessari all'edificazione del tempio. L'altare maggiore custodisce l'affresco a cui si devono le origini del tempio La prima pietra dell'edificio – su cui era impresso lo stemma di Lodi – fu posta il 29 maggio 1488.
Battagio guidò la fabbrica per un anno, cedendo poi il compito all'architetto luganese Gian Giacomo Dolcebuono, sotto la cui direzione i lavori proseguirono sino al 1493. L'effigie di Maria incoronata fu trasferita all'interno della chiesa, sull'altare maggiore.
Per espressa volontà del vescovo Pallavicino, l'edificio rimase sempre di proprietà del comune, che
ne aveva sostenuto la costruzione: per tale ragione, all'interno del tempio si trovano alcune rappresentazioni artistiche dello scudo araldico municipale. L'amministrazione finanziaria della chiesa
fu demandata dapprima ad un collegio di funzionari nobili, a cui subentrarono poi il Monte di Pietà
(che aveva sede nel palazzo adiacente al tempio) ed infine il medesimo comune di Lodi.
Nel corso dei secoli, numerosi cittadini lodigiani contribuirono al sostentamento della chiesa; i loro
ritratti sono oggi raccolti nella cosiddetta Galleria dei benefattori, ospitata in un locale accessibile
dalla sagrestia.
Broletto
Palazzo Broletto – noto semplicemente come Broletto – è un complesso architettonico di Lodi,
sede dell'amministrazione comunale della città.Accanto alla Cattedrale, profondamente rimaneggiato, è posto il Broletto, sede del governo della città. Solo la parete in cotto che si affaccia sull'antico cortile è testimonianza della sua fondazione, da collocare entro il 1284. Le fonti antiche forniscono varie attestazioni di una costruzione probabilmente antecedente all'attuale.
Piazza Broletto
Il 19 gennaio di ogni anno, in occasione delle celebrazioni
per la festa di San Bassiano, Patrono di Lodi, la Piazza è
tradizionalmente adibita durante la mattinata alla distribuzione della "buseca" (la trippa), il piatto tipico lodigiano,
mentre al pomeriggio la folla di cittadini e visitatori può
sorseggiare il "vin brulé", vino caldo speziato, offerto dagli
Alpini di Lodi.
Presso il Museo Civico è conservata un'iscrizione che dice:
"Questo Palazzo fu fatto sotto il regime di Corrado Dé
Gonfalonieri di Brescia Capitano della Credenza del popolo lodigiano MCCLXXXIV". Ma Corrado fu
podestà a Lodi nel 1293, mentre nel 1284 lo era Loggo degli Agli, fiorentino. È probabile quindi che
la lapide celebrasse la fine dei lavori iniziati da Loggo. La parete superstite è ritmata nella zona inferiore da quattro archi acuti poggianti su pilastri ciclindrici dai capitelli fogliati; a questi corrispondono delle paraste sulla parete muraria. Il piano superiore presenta tre bifore archiacute con motivo decorativo a torciglione e colonnina centrale con capitello, simile a quelli inferiori. Oggi sono
tamponate.
Due ali del complesso architettonico sono poste in comunicazione mediante
un passaggio sopraelevato, ribattezzato «il Voltone» dai cittadini lodigiani.
Ha subito diversi rimaneggiamenti nel corso del tempo: nel 1656 viene rifatta
una nuova loggia dall'architetto Agostino Pedrazzini e nel XVIII secolo l'edificio muta completamente aspetto.
La facciata, nelle forme attuali, è del 1778 ad opera dell'Ingegnere Castelli di
Milano. Vi si trovano due busti marmorei realizzati nel 1615: a sinistra Gneo
Pompeo Strabone e a destra quello di Federico Barbarossa, copia recente
dell'originale.
Fonte Battesimale. Accanto al fianco settentrionale della Cattedrale, nel cortile del Broletto è posto l'antico fonte battesimale della Cattedrale donato da Bassiano da Ponte nel 1508. Ricavato da
unico blocco di marmo rosa di Verona, presenta forma esterna ottagonale mentre quella interna è
quadrilobata; in origine si trovava nella prima cappella destra, poi trasferito altrove, indi ricollocato nel 1772. Nell'Ottocento viene posizionato nel cortile dei canonici passando, negli anni Cinquanta del secondo dopoguerra, in comodato d'uso al Comune di Lodi che qui l'ha collocato.
CANALE DELLA MUZZA
Il canale della Muzza inizia a 200 metri dal castello Borromeo di Cassano d’Adda prelevando le sue
acque dal fiume Adda. Percorre poi la pianura Lodigiana, spesso correndo parallelo al grande fiume “madre”, dividendosi dopo la centrale elettrica, e percorrendo così in solitario zone prative
punteggiate da rare cascine, da fontanili e da risorgive per circa 39 Km distribuendo acqua alle
campagne.
Giunto in località Tripoli di Massalengo il canale termina il suo corso in una chiusa, da qui si diparte
il colatore Muzza che, attraversando il territorio tra Massalengo e San Martino in Strada si congiunge a Castiglione con l’Adda. Lungo il percorso il canale della Muzza bagna i territori delle provincie di Milano e Lodi e sfiora il territorio del parco agricolo sud.
LODI VECCHIO o Laus Pompeia
Questo nome le fu dato in onore del
Pomeo. Qui venne costruito un foro e
un anfiteatro. Grazie al vescovo Bassiano il territorio divenne cristiano e si eresse la Basilica dei dodici apostoli o di
San Bassiano. Fu il Barbarossa, che a /
Km. di distanza fondò la nuova città di
LAUS (l’odierna LODI)
Oggi, sotto le fondamenta di Lodivecchio, ci sono le rovine dell’antica cittadina romana, e spesso scavando si trovano facilmente reperti archeologici.
Per trovarli bisognerebbe abbattere
completamente la cittadina . . . qui vennero decapitati due militari romani nor-
dafricani per la loro religione cristiana, e qui, in via SS. Nabore e Felice, vicino alla basilica di S. Cassiano, vi è un piccolo altare affrescato in loro ricordo.
Attualmente Lodivecchio è abitata da 7.000 persone.
L’anfiteatro e le rovine della basilica S. Maria si trovano dietro via Papa Giovanni XXIII.
CHIESA DI SAN BASSIANO
La basilica fu fondata dal vescovo Bassiano nel 380 e consacrata sette anni dopo, in origine dedicata agli apostoli.
L’attuale intitolazione fu fatta nel 413, qualche anno dopo
la morte del vescovo che vi fu deposto fino al 1163, quando
il suo corpo fu spostato nel duomo di Lodi nuova (l’attuale
Lodi).
La basilica, a pianta rettangolare è divisa in tre navate.
Quella centrale è più alta delle due laterali, tutte sono coperte da volte in crociera. La struttura perimetrale è in muratura portante, con contrafforti esterni, Il campanile di
dimensioni modeste fu costruito nel 1323.
SANT’ANGELO LODIGIANO
Il paese di S. Angelo Lodigiano è un comune in provincia di Lodi, i suoi abitanti vengono chiamati “Barrassini o Santangiolini”, all’interno del paese scorre
il fiume Lambro.
Nel 1864 S. Angelo assunse il nome ufficiale “S. Angelo Lodigiano”, per distinguersi da altre località
simili.
Fu un castello della famiglia di Bernabò Visconti.
Fu fatto erigere nel 1383 su una fortificazione milanese le cui origini risalgono al 1224 quando i milanesi decisero di costruire a S. Angelo un importante castello a difesa del loro territorio.
La castellana volle che il maniero si distinguesse da molti altri fortilizi: vennero così fatte alla residenza bifore e trifore che ne alleggerirono la pianta poderosa e quadrata. E forse questi dettagli
dovuti al gusto femminile della nobildonna che fanno di questo maniero ben più di un importante
baluardo difensivo.
Monumenti e luoghi d'interesse:
Il Castello di Sant'Angelo è stato realizzato secondo l’architettura militare lombarda, a pianta quadrilatera e torri angolari. Da struttura militare della Signoria di Milano, fu trasformato in dimora
estiva da Regina della Scala, moglie di Bernabò Visconti, la quale, nel 1383 fece costruire la torre
Mastra e aprire le belle finestre a bifora, con una spesa di 100.000 fiorini d’oro, come documentato dalle cronache del tempo. Nel 1452, con il passaggio del potere del ducato di Milano dai Visconti agli Sforza, il feudo e il Castello furono donati, da Francesco Sforza, a Michele Matteo Bolognini,
che ricevette in quell’occasione il titolo di Conte. Negli anni successivi il Castello visse il susseguirsi
delle vicende politiche e militari che hanno interessato la Regione Lombardia. La proprietà rimase
comunque della famiglia Bolognini sino all’ultimo discendente, il conte Gian Giacomo Morando
Bolognini, il quale, all’inizio del 1900, realizzò importanti opere di restauro.