Corso interfacoltà in Economia
Politica economica e finanza
Modulo in Teoria e politica monetaria
La domanda di moneta
(quarta parte)
Giovanni Di Bartolomeo
[email protected]
Il ritorno della teoria quantitativa
“L'inflazione è sempre e dovunque un fenomeno
monetario".
Milton Friedman e Anna Schwartz,
Monetary History of the United
States 1867-1960.
Innovazione di Keynes
• Innovazione: introduzione del tasso di
interesse tra le variabili esplicative della
domanda di moneta
• La velocità di circolazione della moneta non è
costante (a differenza di quanto affermato
dalla teoria monetaria neoclassica)
• Ciò implica (come vedremo quando
analizzeremo i meccanismi di trasmissione
della polisca monetaria) il superamento della
dicotomia neoclassica.
L’approccio di Friedman
• Friedman (premio Nobel 1976) ha cercato di
contrastare tale conclusione proponendo una
riconsiderazione della teoria monetaria
neoclassica.
– Si riconduce la domanda di moneta alla domanda
di una qualunque attività che offra un flusso di
servizi.
– Il costo-opportunità del detenere moneta è,
perciò, rappresentato dal flusso di servizi
derivante dalla detenzione di attività alternative
alla moneta.
Domanda di moneta di Friedman
• La domanda di moneta (MD) dovrebbe essere
analizzata nello stesso modo della domanda di
ogni altro bene.
MD = f(W,PM,Pi,u)
• MD dipende dalla ricchezza (W) = vincolo di
bilancio, dal suo prezzo (PM), dal prezzo dei
suoi sostituti più prossimi (Pi) e dalle
preferenze dei soggetti (u)
La ricchezza
• Secondo Friedman la ricchezza dipende dal:
– reddito permanente (teoria del reddito
permanente/ciclo vitale Friedman/Modigliani);
– capitale umano (ricchezza non liquida).
• Ricchezza complessiva:
W= YP/i + h
• YP/i valore attuale del reddito permanente (di
lungo periodo)
Reddito permanente Friedman/Modigliani
€
Ricchezza
Reddito
Risparmio
Consumo
Dissaving
Pensionamento
The End
Il prezzo della moneta e delle alternative
• Moneta contro beni (come in Marshall)
PM = 1/P
• Alternative obbligazioni e azioni
– Obbligazioni (rendimento RT)
– Azioni (rendimento RK)
– Attività reali (rendimento RA)
ii = RT + RK + RA
Rendimento delle obbligazioni
• Il tasso di rendimento delle obbligazioni può
essere suddiviso in:
– tasso di interesse nominale, iT ;
– guadagni (o perdite) in conto capitale derivanti, al
tempo t, da un aumento (da una diminuzione) del
prezzo delle obbligazioni, (1/iT) diT/dt
• Tasso di rendimento complessivo delle
obbligazioni:
RT = iT
(1/iT) diT/dt
• Nota segni: se diT/dt>0, il prezzo dell’obbligazione si riduce.
Rendimento delle azioni
• Il tasso di rendimento delle azioni può essere
suddiviso in:
• tasso d'interesse reale, iK, dato dal rapporto tra
dividendi pagati e capitale investito;
• guadagni (o perdite) in conto capitale derivanti, al
tempo t, da un aumento (da una diminuzione) del
prezzo delle azioni, (1/iK) diK/dt;
• le variazioni del prezzo delle azioni (titoli
rappresentativi di "beni reali") che derivano da
variazioni del livello generale dei prezzi, (1/P) dP/dt;
RK = iK
(1/iK) diK/dt + (1/P) dP/dt
Chiarimento su rendimento delle azioni
• Perché il rendimento delle azioni dipende da
(1/P) dP/dt:
• Possedere una azione significa possedere un “pezzo”
dell’impresa che l’ha emessa ovvero un pezzo del suo
capitale fisico (beni di investimento)
• In questo senso le azioni sono titoli rappresentativi di
"beni reali“ il cui valore varia al variare dei prezzi
• Il rendimento delle azioni quindi varierà al variare del
livello generale dei prezzi, (1/P) dP/dt;
iK
(1/iK) diK/dt + (1/P) dP/dt
• Rivedere la relazione tra variabili reali e nominali
Rendimento attività reali
• Il tasso di rendimento dei beni reali (ad
esempio immobili):
– Servizio dei beni (non monetizzabile, assunto
costante);
– Variazione del loro valore (prezzo dei beni).
• Tasso di rendimento complessivo delle attività
reali:
RA = (1/P) dP/dt
Approfondimento sui rendimenti
• L’arbitraggio dovrebbe uguagliare i rendimenti
delle diverse attività finanziarie: RK=RT, ovvero
iK (1/iK)diK/dt + (1/P) dP/dt = iT – (1/iT)diT/df
• Ovvero se i tassi sono stabili (o co-variano)
iK + (1/P) dP/dt = iT
• Il tasso di interesse reale delle azioni è uguale
a quello nominale meno il rendimento delle
attività reali (variazione dei prezzi)
iK = iT – (1/P) dP/dt
Domanda di moneta in termini semplificati
• MD = f(W,PM,Pi,u) diventa:
MD = f(h, YP, 1/P, iK, iT, (1/P) dP/dt , u)
• Una variazione della quantità di moneta ha
effetti su MD tramite due canali
• Non solo causa una variazione dei tassi d’interesse, via
aggiustamento di portafoglio, come in Keynes/Tobin,
effetto indiretto sulla spesa
• Ma comporta direttamente anche una variazione della
domanda di attività reali e beni di consumo durevoli,
ossia si traduce direttamente in spesa
Friedman vs. Keynes
• Mentre in Keynes la moneta è sostituibile solo con
attività finanziarie, in Friedman essa presenta un
elevato grado di sostituibilità sia con le attività reali
che con quelle finanziarie.
• Un aumento dell'offerta di moneta dà luogo non solo
ad aggiustamenti del portafoglio finanziario e quindi
ad una diminuzione dei tassi di interesse, ma anche
ad un'accresciuta domanda di beni reali.
• Viene ristabilito il nesso causale tra moneta e reddito
nominale presente nell'equazione di Cambridge.
Il modello di Baumol-Tobin
• Approccio micro (I precedenti approcci erano invece
macro)
• Notazione:
Y = spesa totale, effettuata in modo graduale
durante l’anno
i = tasso di interesse sul conto risparmi
N = numero delle volte che l’agente va in banca a
ritirare contante
F =costo di ogni visita alla banca
Una volta in banca
Moneta
detenuta
Y
N=1
Media
= Y/ 2
1
t
I due volte in banca
Moneta
detenuta
N=2
Y
Y/ 2
Media
= Y/ 4
1/2
1
t
Tre volte in banca
Moneta
detenuta
N=3
Y
Media
= Y/ 6
Y/ 3
1/3
2/3
1
t
Scelta ottimale
• In generale, la quantità di moneta detenuta in
media = Y/2N
• Tasso di interesse perso = i (Y/2N )
• Costo di N visite alla banca = F N
• Quindi,
• Dati Y, i, e F, l’agente sceglierà N in modo
da minimizzare il costo totale (total cost)
Costi vs. benefici