Contributi pratici

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Contributi pratici
Encefalopatie spongiformi
trasmissibili (EST) dei piccoli
ruminanti: le nuove strategie di
profilassi e controllo in Europa
Introduzione
L’interesse delle Autorità sanitarie
europee, inizialmente concentrato sulla encefalopatia spongiforme bovina
(BSE), si è andato progressivamente
allargando sino ad abbracciare
anche le EST dei piccoli ruminanti.Le ragioni sono diverse
ma legate soprattutto all’ipotesi
- non dimostrata ma al tempo
stesso pressoché non indagata della possibile circolazione dell’agente della BSE nelle popolazioni ovi-caprine. Nel parere
del 18-19/10/2001, la Scientific
Steering Committee (SSC) - il
comitato scientifico direttivo
dell’UE - afferma che le popolazioni ovi-caprine sono state
esposte con ogni probabilità a
mangimi potenzialmente contaminati ed esiste perciò la possibilità di una circolazione dell’agente della BSE in tali specie.
Anche se finora l’attività di
ricerca e i dati di sorveglianza non
hanno portato elementi a supporto di
tale ipotesi, è comunque vero che allo
stato attuale risulta difficile formulare
una stima concreta del rischio di un
eventuale passaggio dell’agente della
BSE nella specie ovina. Esiste comunque la consapevolezza che la eventuale
dimostrazione di tale passaggio rimetterebbe totalmente in discussione
l’adeguatezza delle attuali misure di
lotta alla BSE e di tutela della salute
pubblica.
È stato dimostrato che la distribuzione dell’agente della BSE nell’organismo di pecore infettate sperimentalmente per via orale è simile a
quello dell’agente della scrapie, coinvolgendo - tra l’altro - i diversi distretti
del sistema linforeticolare (milza, linfonodi, tonsille, placche di Pejer ecc.).
Nella pecora l’agente della BSE avrebbe perciò una distribuzione molto più
ampia di quanto non abbia nell’organismo del bovino dove l’infettività appare limitata ai soli materiali a rischio
specifico (SRM). Gli elementi disponibili portano inoltre a supporre che nei
piccoli ruminanti l’agente della BSE
possa avere cicli epidemiologici - e
quindi modalità di trasmissione molto simili a quelle della scrapie, diffondendosi perciò sia per via orizzontale sia per via verticale.
È ovvio che il problema della lotta
alle EST ovi-caprine assume connotati
Allele
ARR
AHQ
ARH
ARQ
VRQ
9
Aminoacido
codificato dal codone
136
Alanina (A)
Alanina (A)
Alanina (A)
Alanina (A)
Valina (V)
Il Progresso Veterinario 1/2004
Umberto Agrimi*, Gabriele Vaccari*,
Andrea Maroni°.
*Istituto Superiore di Sanità, Laboratorio di Medicina Veterinaria, Viale Regina Elena, 299 - 00161 Roma
°Ministero della Salute, Direzione Generale della Sanità Pubblica Veterinaria, degli Alimenti e della Nutrizione,
P.le Marconi, 25 - 00144 EUR, Roma
di urgenza e implicazioni ben diverse
se si considera o meno lo scenario della
possibile presenza della BSE nelle
popolazioni di piccoli ruminanti.
È altrettanto vero tuttavia che
dopo la comparsa della BSE, e
quindi la dimostrazione dell’esistenza di ceppi di EST in
grado di determinare drammatiche epidemie e di trasmettersi dagli animali all’uomo, la
presenza di EST in specie animali produttrici di alimenti per
l’uomo è divenuta, per le autorità sanitarie europee, un
problema particolarmente delicato.
Alle ragioni (e, soprattutto,
alle incertezze) di carattere sanitario si stanno via via sommando forti interessi di tipo
commerciale. Diversi paesi, tra
cui Francia, Olanda, Regno
Unito e Stati Uniti hanno perciò varato programmi nazionali
per la profilassi ed il controllo della
scrapie ovi-caprina.
Le nuove strategie dell’UE per la
profilassi ed il controllo delle EST
ovi-caprine
A livello dell’UE, si stanno discutendo da tempo le strategie di lotta
alle EST dei piccoli ruminanti. A
Aminoacido
codificato dal codone
154
Arginina (R)
Istidina (H)
Arginina (R)
Arginina (R)
Arginina (R)
Aminoacido
codificato dal codone
171
Arginina (R)
Glutamina (Q)
Istidina (H)
Glutamina (Q)
Glutamina (Q)
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causa delle diversità in termini di
patogenesi ed epidemiologia, non è
possibile adottare gli stessi strumenti
impiegati nei confronti della BSE.
Rispetto alle EST dei piccoli ruminanti, tali misure si rivelerebbero inefficaci sia nella lotta alla malattia, sia
nella tutela della salute pubblica.
I comitati scientifici dell’UE, nonché la stessa Commissione, hanno
prestato pertanto particolare attenzione alla possibilità di gestire le EST
ovine attraverso l’applicazione di
piani di selezione dei soggetti portatori di caratteri di resistenza genetica
alla malattia.
La strategia si basa sull’osservazione che gli ovini portatori di un
particolare assetto nei confronti del gene della proteina prionica (PrP) risultano particolarmente resistenti alla
malattia. E’ noto infatti che il gene
della PrP presenta alcuni polimorfismi
in grado di condizionare la suscettibilità/resistenza alle EST. I polimorfismi
più rilevanti sono quelli situati ai
codoni 136, 154 e 171. In particolare, al
codone 136 il gene può codificare per
Alanina (A) o per Valina (V), il codone 154 per Arginina (R) o Istidina
(H), il codone 171 per Arginina (R),
Glutamina (Q) o - più raramente - Istidina (H). (Vedere tabella 1)
VRQ
ARQ
ARR
AHQ
ARH
Numero
di animali
esaminati
Sarda
0
55,1%
39,0%
4,5%
1,4%
Comisana
9,9%
44,6%
41,4%
4,1%
0
485
111
Tabella 1 - Frequenze alleliche rispetto ai
polimorfismi del gene della PrP ai codoni
136, 154 e 171 nelle razze Sarda e Comisana.
Gli ovini omozigoti per A al codone 136, per R al codone 154 e per R
al codone 171, cioè portatori di entrambi gli alleli ARR (schematicamente, ARR/ARR) appaiono quelli più
resistenti alle EST, mentre quelli
VRQ/VRQ, i più suscettibili. Le condizioni di eterozigosi (ad esempio
ARR/VRQ) presentano differenti livelli di suscettibilità intermedia.
Su questa base poggiano i programmi nazionali di lotta alle EST dei
piccoli ruminanti varati da Francia,
Olanda e Regno Unito, e dalla stessa
traggono ispirazione le nuove strategie
di profilassi ed eradicazione recentemente varate dall’UE.
L’UE con la Decisione 2002/ 1003/
CE chiede a ciascun paese membro di
effettuare - entro il 1° luglio di quest’anno - una indagine conoscitiva per definire la frequenza degli alleli della PrP
(ed in primis dell’allele “resistente”
ARR) nelle greggi di “elevato valore
genetico”. Si tratta di un passaggio propedeutico in vista dell’entrata in vigore
della Decisione 2003/100/CE che prevede l’attivazione di programmi di
selezione genetica su tutto il territorio
dell’UE.
In sintesi, i punti rilevanti sono i
seguenti:
– Entro il 1 gennaio 2004, sulla base
dei risultati ottenuti dell’indagine
prevista dalla Decisione 2002/1003/
CE, ciascuno Stato membro deve
introdurre programmi di selezione
genetica per i caratteri di resistenza
nelle greggi delle razze ovine autoctone o che costituiscono popolazioni significative sul proprio territorio.
– L’adesione ai programmi di selezione genetica, che riguarderà le greggi
di “elevato valore genetico”, sarà su
base volontaria fino al 1 aprile 2005,
dopodiché diverrà obbligatoria.
– Obiettivo del programma è ridurre
la frequenza degli alleli legati alla
suscettibilità e di incrementare quella dell’allele “resistente” (ARR).Tale obiettivo verrà perseguito attraverso un programma di selezione che fissa i
seguenti requisiti minimi:
1) castrazione o
macellazione di
tutti i riproduttori maschi portatori dell’allele
maggiormente
suscettibile (VR
Q);
2) divieto di spostamento delle
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Il Progresso Veterinario 1/2004
pecore portatrici dell’allele VRQ,
eccetto che per l’invio al macello;
3) impiego per la riproduzione dei soli
maschi inclusi nel programma.
– In base al genotipo le greggi saranno classificate secondo almeno 2 livelli.
* Livello 1: greggi interamente costituiti da soggetti con genotipo “resistente” ARR/ARR;
* Livello 2: greggi la cui progenie
deriva esclusivamente da montoni
ARR/ARR.
È ovvio che l’obiettivo del programma sarà raggiunto tanto più facilmente e velocemente quanto maggiore sarà la disponibilità e l’utilizzo di
riproduttori portatori del genotipo
ARR/ARR. Questo dipenderà, da una
parte, dalla “naturale” frequenza dell’allele ARR nelle diverse razze ovine,
dall’altra dalla capacità del sistema
attivato nei diversi Paesi membri di
fornire un capillare servizio di “genotyping” agli allevatori e di creare greggi resistenti che fungano da “serbatoio” per fornire riproduttori agli allevatori aderenti al programma.A questi
va aggiunto un altro, fondamentale
elemento, rappresentato dalla necessità di evitare che la selezione per i
caratteri di resistenza alle EST trascuri
o addirittura possa confliggere con i
programmi di selezione per i caratteri
produttivi.
All’atto pratico la selezione genetica
costituirà, verosimilmente, l’asse portante per la classificazione sanitaria
delle greggi mentre, a livello di popolazione, vorrebbe portare alla progressiva riduzione di incidenza - e teoricamente all’eradicazione - della malattia.
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Naturalmente il secondo obiettivo sarà
molto legato alle dimensioni della
popolazione ovina target del programma.
Quest’ultimo rappresenta un aspetto controverso della strategia. La decisione stabilisce che il programma
debba concentrarsi sui greggi “di elevato valore genetico”.Tale definizione,
piuttosto vaga, è tesa a lasciare a ciascun Paese membro la facoltà di includere nel programma qualunque gregge che, per ragioni di opportunità
commerciale, il Paese membro intende fare aderire al programma.
Questa vaga definizione delle dimensioni della popolazione oggetto del
programma presenta al tempo stesso
vantaggi e svantaggi. Da una parte lascia molta autonomia ai Paesi membri,
dall’altra apre la porta ad una forte differenziazione dei comportamenti nell’ambito dei diversi Paesi, con tutte le
conseguenze che ne derivano sia in termini sanitari che commerciali.
A parte le considerazioni di carattere sanitario, peraltro molto controverse, la definizione delle dimensioni
della popolazione oggetto del programma deriva particolarmente da valutazioni di opportunità commerciale. Se
l’UE indica come target primario del programma i greggi
di razza pura, è pur vero che
la certificazione genetica (da
cui certamente deriverà quella sanitaria) potrà rappresentare nel prossimo futuro
non solo un valore aggiunto,
ma un vero e proprio requisito per la commercializzazione
dei prodotti. Fornire garanzie
sui prodotti ottenuti dal 3-4%
degli ovini - questa è la percentuale di soggetti di razza
pura in Italia - potrebbe rappresentare per il nostro Paese
un obiettivo di scarsa ricaduta
dal punto di vista commerciale. D’altra parte, i costi di un simile
programma di selezione genetica sono
ingenti e comprendono, oltre a quelli
di organizzazione e funzionamento di
una capillare rete di laboratori accreditati per le indagini genetiche, anche
le spese di attivazione e funzionamento di una banca dati nazionale, dell’anagrafe dei piccoli ruminanti e i costi
di organizzazione e funzionamento del
sistema di raccolta dei campioni e di
sorveglianza e controllo sugli allevamenti.
Occorre tuttavia considerare, come
elemento di massima riflessione, che la
stessa Commissione europea ha recentemente manifestato la propria intenzione, nel caso in cui il passaggio della
BSE agli ovini venisse dimostrato, di
considerare la certificazione degli animali geneticamente resistenti come
uno dei requisiti indispensabili per
autorizzare la commercializzazione di
carne e latte all’interno dell’Unione.
Questa, che per ora resta una eventualità, potrebbe avere enormi ripercussioni di carattere commerciale per quei
paesi dove l’attività di selezione genetica è solo agli inizi.
Occorre infine considerare che la
Decisione 2002/1003/CE prevede che
gli stati membri possano proporre programmi di lotta alle EST ovi-caprine
alternativi alla selezione genetica.
Questi dovranno essere vagliati ed
approvati dalla Commissione. La possibilità di deroga appare tanto più giustificabile quanto minore risulta essere
l’incidenza della malattia. Senza entrare in dettagli tecnici, vale tuttavia la
pena di sottolineare le enormi difficoltà nel disegnare ed applicare un
piano credibile di lotta alle EST ovine
che si regga sugli “spuntati” strumenti
diagnostici dei quali oggi si dispone.
Per questa ragione l’UE, sulla base dei
numerosi pareri della SSC che si sono
11
Il Progresso Veterinario 1/2004
succeduti negli anni, ha rotto gli indugi
abbracciando come strada privilegiata
quella di puntare al raggiungimento di
popolazioni ovine “costituzionalmente” refrattarie alle EST.
Con il Regolamento CE 260/2003
sono state infine approvate alcune modifiche al Regolamento (CE) 999/ 2001,
particolarmente rilevanti per quanto
riguarda la gestione dei focolai di EST
ovi-caprine.
In particolare, nel caso di conferma
di EST in un ovino o caprino, la nuova
normativa - che entrerà in vigore il 1°
ottobre 2003 - prevede l’uccisione e la
completa distruzione di tutti gli animali
del gregge. È possibile tuttavia optare
per una forma di abbattimento “selettivo” escludendo dalle misure di distruzione:
– i montoni con genotipo ARR/
ARR;
– le pecore da riproduzione prive dell’allele VRQ e con almeno un allele
ARR;
– le pecore con almeno un allele
ARR, destinate esclusivamente alla
macellazione.
È inoltre previsto che solo
soggetti con genotipo analogo
a quello degli animali risparmiati dalle misure di
abbattimento possano essere
introdotti in azienda successivamente all’abbattimento.
Le modifiche proposte al
Regolamento 999/2001 avvicinano gli altri paesi membri
al rigore delle misure già da
tempo in atto in Italia. Tuttavia, la possibilità dell’abbattimento selettivo su base genetica costituisce un ulteriore
passo avanti. Tale strategia,
per andare “a regime”, richiede un sistema nel quale
siano attivi e funzionanti programmi di certificazione dei
greggi, una rete di laboratori
specializzata nelle analisi genetiche e
nel quale siano disponibili soggetti
resistenti per il ripopolamento. Questa, tuttavia, non è la situazione della
maggior parte dei Paesi europei.
Attualmente, in Italia come in quasi
tutti i Paesi membri, la denuncia di un
caso di EST comporterebbe la necessità di sottoporre ad analisi genetica
tutti i soggetti del focolaio. Questo
Contributi pratici
sarebbe possibile solo disponendo di
un servizio di “genotyping” distribuito
sul territorio, oggi non esistente o quanto meno - non organizzato. A
questa difficoltà si aggiunge poi quella
derivante dalla necessità di disporre di
soggetti geneticamente resistenti (e
quindi a genotipo noto) per sostituire i
soggetti abbattuti e ripopolare l’allevamento. Per ovviare a quest’ultimo
problema, il Regolamento prevede
che, in via transitoria sino al 2006, lo
stamping-out o l’eliminazione dei soli
soggetti geneticamente sensibili possa
essere seguito dal ripopolamento
immediato con agnelle non gravide di
qualsiasi genotipo, a condizione di
usare solo maschi ARR/ARR come
riproduttori. Tale alternativa risulta
tuttavia disincentivata dal destino degli
animali introdotti, per i quali esiste la
possibilità dell’invio al macello solo a
condizione di essere portatori di almeno un allele ARR.
La situazione italiana
Le conoscenze sulla suscettibilità/resistenza genetica delle razze ovine
italiane alle EST indicano, in generale,
una significativa associazione della
malattia al genotipo omozigote ARQ/
ARQ o, più raramente ARQ/AHQ.
Per ottemperare alle richieste della
Decisione 2002/1003/CE, sono attualmente in corso studi per determinare
le frequenze alleliche e genotipiche del
gene della PrP nelle razze ovine pure
italiane. Nella tabella 1, a titolo d’esempio, sono riportati i dati relativi alle
frequenze alleliche osservate nelle razze Sarda e Comisana, le più studiate
dal punto di vista della suscettibilità
genetica alle EST.
Tali risultati consentono di effettuare le seguenti osservazioni:
– l’assenza dell’allele “suscettibile”
VRQ nella razza Sarda e la sua relativa scarsa frequenza nella razza
Comisana (9,9%);
– l’elevata frequenza dell’allele “resistente” ARR nelle razze Sarda
(39%) e Comisana (41%).
L’effetto che le nuove misure previste dalle norme europee potranno
avere nella gestione dei focolai in Italia
appare evidente nella tabella 2 che riporta le frequenze dei genotipi osservati in alcuni focolai di scrapie diagnosticati in greggi ovini di razza Sarda
e Comisana. Come si può osservare, a
fronte delle misure di stamping-out
previste dalle norme vigenti oggi in Italia e dal 1 ottobre 2003 in tutta Europa,
la possibilità di applicare i nuovi criteri
di “gestione genetica” consente di
risparmiare - almeno in queste razze una quota consistente dell’effettivo del
gregge colpito.
(Vedere tabella 2)
confermate anche in altre razze
ovine dalla indagine prevista dalla
Decisione 2002/1003/CE, potrebbero costituire un aspetto qualificante del nostro patrimonio ovino
ed agevolare il programma di selezione genetica.
– Risulta urgente anche per l’Italia
elaborare un piano nazionale per la
SARDA
Casi di
scrapie
(%)
ARQ/ARQ
ARQ/ARR
ARR/ARR
ARQ/AHQ
ARR/AHQ
ARQ/ARH
AHQ/ARH
AHQ/AHQ
ARR/ARH
VRQ/ARQ
VRQ/ARR
Soggetti
clinicamente
sani (%)
89,6
10,4
%le Soggetti
risparmiati dallo
abbattimento
29,3
45,8
14,0
3,9
3,9
1,9
0,8
0,2
0,2
COMISANA
Casi di
Soggetti
scrapie
clinicamente
(%)
sani (%)
100
19,8
35,1
17,1
3,6
4,5
10,8
9,0
63,9
56,7
Tab. 2 - Frequenze percentuali dei genotipi della PrP osservati in greggi ovine di razza
Sarda e Comisana colpite da scrapie. In grigio sono evidenziati i genotipi considerati maggiormente a rischio e quindi da abbattere in ottemperanza ai nuovi criteri di “gestione genetica” dei focolai di EST. Nella tabella sono inclusi tra i genotipi da eliminare anche quelli
che presentano un singolo allele VRQ; la normativa europea prevede invece che pecore
portatrici di tali genotipi possano essere risparmiate se non destinate alla riproduzione.
Conclusioni
– La strada della selezione genetica
appare come la scelta privilegiata da
parte dell’UE per la profilassi ed il
controllo delle EST dei piccoli
ruminanti
– Con l’eccezione della Francia, dell’Olanda e del Regno Unito, che
hanno già attivato piani di selezione
genetica, la maggior parte dei Paesi
dell’UE appare in ritardo rispetto
alla accelerazione che la Commissione ha voluto dare alla normativa.
– L’Italia parte da una base di conoscenze soddisfacenti per alcune
razze.La frequenza scarsa dell’allele
VRQ e relativamente elevata dell’allele ARR, qualora ulteriormente
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profilassi e l’eradicazione delle EST
dei piccoli ruminanti tenendo conto
dei nuovi orientamenti dell’UE
rispetto alla selezione dei caratteri
genetici di resistenza.
– La strada già imboccata da Francia,
Regno Unito e Olanda ha importanti ragioni di carattere commerciale. I comitati scientifici dell’UE si sono infatti già pronunciati in merito al
ridotto rischio sanitario posto dagli
animali portatori del genotipo resistente. La selezione per i caratteri di
resistenza genetica alle EST andrà di
pari passo con la qualifica sanitaria
dei greggi e dei loro prodotti ed avrà,
di conseguenza, importanti implicazioni di natura commerciale.
La Bibliografia è disponibilie presso gli autori.
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