Economia aziendale e geopolitica
Un’idea sufficientemente chiara di cosa sia l’economia aziendale io l’ho, ed è per questo che nelle 5 (in
terza) + 5 (in quarta) + 6 (in quinta) ore in cui ci frequenteremo settimanalmente intendo darvi alcune
informazioni utili a farvi comprendere le basi di come opera un’azienda.
Un’idea decentemente chiara di cosa sia la geopolitica, invece, non l’ho, né l’ho di come il ministero
dell’istruzione ritenga opportuno si debba affrontare questa parte della materia.
Tra le tante definizioni che alla “geopolitica” vengono date, fra le meno a me incomprensibili c’è
questa (copia-incollata da wikipedia): “la disciplina che studia i rapporti, le influenze, i condizionamenti e le limitazioni dei
fattori geografici, fisici e umani sulla politica, vale a dire su comportamenti, decisioni, percezioni e azioni dei vari
attori geopolitici, siano essi gli Stati, le entità sovra o subnazionali, o anche le grandi imprese industriali e
commerciali”. Se, intimoriti da tante parole, ne volete una più breve, vi posso proporre quest’altra,
recentemente (2006) partorita dal francese Alain de Benoist: «La geopolitica studia l'influenza della geografia
sulla politica e sulla storia, cioè le relazioni tra lo spazio e la potenza».
In attesa che qualcuno mi chiarisca meglio le idee, per come l’ho capita io non dovrei comunque
sbagliare troppo dandovi alcune informazioni utili a farvi comprendere le basi di come funziona,
principalmente sotto l’aspetto economico, l’ambiente-mondo.
A meno che pensiate di avere, appena diplomati, concrete possibilità di sostituire Barack Obama alla
Casa Bianca o Sergio Marchionne alla guida della Fiat Chrysler, mi sembra in ogni caso più utile dedicare la
maggior parte del tempo all’economia aziendale e meno alla geopolitica, argomento a cui ho quindi
intenzione di destinare, complessivamente nel corso del triennio, non più di alcune decine di ore di lezione
(delle circa 500 in cui dovrete ancora sopportarmi).
Va da sé che, in quelle ore, dovrò toccare argomenti contigui a “Relazioni internazionali”, ma farò in
modo di non interferire con l’operato dell’insegnante di quella materia; nel caso però qualcosa che io dico
o scrivo vi sembrasse in contraddizione con ciò che leggerete sul libro di quella materia, vi chiedo di
segnalarmelo: sarà mia cura cercare di spiegarvi il motivo di quel contrasto, apparente o reale che sia.
Affinché non vi perdiate nel percorso, vi ripropongo alcuni concetti che dovreste già aver compreso e
memorizzato quando distribuii, a voi ancora bimbi, gli appunti “Attività umana, beni, aziende,
produzione e consumo” (quelli che cominciavano con tante figure, tra cui lo scheletro di un poeta, un piatto di soldi e
uno di spaghetti, i Puffi e un bimbo affamato ecc.). Quei concetti ora li ritrovate, insieme ad altri, sintetizzati nel
file “Concetti di base (5 anni in 6 pagine e 25 punti)”, e i punti la cui comprensione e memorizzazione vi
chiedo fin d’ora di verificare sono quelli da 1 a 9 e da 16 a 19, (per un totale di 13 punti e poco più di due pagine).
Per ora potete non curarvi di quelli intermedi (da 10 a 15 compresi, attinenti alla ragioneria) e i finali (da 20 a 25, in
cui si tratta di finanza).
Avverto ancora una volta: se quelle righe vi sembrano facili, allora o siete molto più intelligenti di
quanto ero io a vent’anni e con cervello (ancora) intatto, oppure siete lontani dall’averle comprese. E se
anche fosse vera la prima ipotesi, siete ugualmente invitati ad affrontare quei punti con umiltà e pazienza:
al fine di comprendere l’economia (tutta: aziendale, geo, micro, macro ecc. che sia), quei concetti, oltre a
comprenderli e memorizzarli, devono essere frequentati con una certa assiduità, fino a renderseli familiari.
E questo vale per tutti i punti: anche l’assimilazione dei concetti base di ragioneria e di finanza (cioè dei
punti che per ora potete saltare) è utile per comprendere meglio e più a fondo l’economia.