16 DIBATTITI 27 gen.-2 feb. 2009 La pet therapy assistita aiuta i pazienti ad affrontare tutti i problemi di abilità motorie, Riabilitazione post coma, cure A Roma un progetto sociale affianca l’impiego di cani al recupero graduale DI RITA FORMISANO * isturbi motori, difficoltà nelle capacità cognitive, disturbi dell’umore e comportamentali e altre disabilità sociali, possono essere le dirette conseguenze del trauma cranico e del coma più in generale. La popolazione maggiormente interessata dal traumatismo cranio encefalico (Tce) è composta da giovani, prevalentemente di genere maschile, in età compresa tra i 15 e i 35 anni, sani e nel pieno della loro attività sociale e con una lunga speranza di vita. Il trauma cranico interrompe bruscamente il corso della loro vita, creando già dalla fase acutissima, conseguenze drammatiche come l’immediata emergenza di rischio della vita. Mentre soltanto l’1-2% dei traumi cranici gravi permane in stato vegetativo, la maggior parte esita in deficit neuromotori e cognitivi-comportamentali. In letteratura i deficit della memoria e della personalità sono stati riscontrati come i più disabilitanti rispetto ai deficit fisici. I tempi lunghi di riabilitazione sono confermati da diversi studi che riportano miglioramenti soprattutto nei deficit D cognitivi e nel comportamento sociale anche due anni o più dopo il trauma cranico. Allo stesso modo i deficit cognitivi e comportamentali possono persistere invariati anche dopo molti anni dal trauma cranico. Tra le conseguenze del trauma cranico e del coma, l’isolamento sociale del paziente dall’intera famiglia rappresenta uno dei problemi più significativi a medio e a lungo termine. Tra le cause di questo isolamento, la presenza di disturbi comportamentali del traumatizzato cranico gioca un ruolo di primo piano in quanto la famiglia generalmente preferisce evitare situazioni di confronto sociale che possano sottolineare la gravità delle disabilità neuropsicologiche residue. Tra i disturbi cognitivi e comportamentali, uno degli aspetti più frequenti e più critici è rappresentato dalla compromissione della consapevolezza dei propri deficit, definita anche consapevolezza sociale, in quanto il paziente non è in grado di prevedere le conseguenze del proprio compor- tamento. Questi aspetti, attribuibili generalmente a un danno del lobo frontale, rendono il paziente non collaborante a eventuali programmi riabilitativi, perché non in grado di apprezzare la necessità di una riabilitazione neuropsicologica. Risulta evidente da quanto affrontato come una patologia che determini conseguenze tanto gravi e complesse per tempi lunghi e, talvolta, in maniera persistente, coinvolga la famiglia nella sua coesione e nella sua capacità di aiutare il paziente. Molti familiari, spesso lasciati soli nel momento del ritorno a casa, terminato il ricovero in strutture specializzate, sono molto attivi all’inizio, ma progressivamente vengono sopraffatti dalla stanchezza e soprattutto dallo stress derivato dai disturbi comportamentali del paziente man mano che passano gli anni e la situazione resta invariata. Questa consapevolezza è avvertita e diffusa nel nostro gruppo di lavoro. Infatti già dal dicembre 1999 l’Arco92 Onlus insieme Un giovamento anche per le famiglie all’Irccs Fondazione S. Lucia di Roma e con l’aiuto dell’assessorato alle Politiche familiari e sociali della Regione Lazio, ha dato vita a un progetto sociale che consiste in una struttura demedicalizzata di transizione per i pazienti postcomatosi, prima del definitivo rientro a casa: Casa Dago. Presso questa struttura sono stati e sono tuttora ospitati pazienti con deficit neuromotori e neuropsicologici, i quali assieme ai propri familiari affrontano la delicata fase di passaggio dall’ospedale al ritorno a casa. Ogni attività è svolta con la supervisione di personale e figure professionali specializzate, che aiutano i familiari a gestire e sostenere il paziente nel recupero della maggiore autonomia possibile, nell’ottica del reinserimento familiare, sociale, scolastico e/o lavorativo. All’interno delle attività svolte presso Casa Dago, il nostro progetto ha introdotto le attività e terapie assistite con animali. Con l’ausilio di queste attività assistite con il cane abbiamo proposto interventi socializzanti, ad alta integrazione con le attività di reinserimento. Tra i problemi che hanno evidenziato un sensibile migliora- Giacomo Balla - Dinamismo di un cane al guinzaglio mento grazie a tali interventi, pos- ● difficoltà a livello comunicativo; sono essere inclusi: deficit dell’affettività, della mo- ● strategie di “coping” (adattativazione e dell’iniziativa psico- mento alla disabilità) non efficamotoria; ci; ● ALLERTA DEGLI ESPERTI DAL CONGRESSO INTERNAZIONALE IUSTI l concetto di infezione sessualmente trasmessa può essere fatto risalire agli albori della medicina. Già nell’antica civiltà egizia, infatti, era stata introdotta la nozione di “malattia associata alla pratica sessuale”, come ci testimonia il papiro Ebers, risalente al 1550 a.C. circa. Con l’avvento della medicina moderna venne coniato il termine di “malattia venerea”, rimasto poi in uso fino a pochi anni orsono. È solo dagli anni ’70 che si è cominciato a utilizzare il termine “malattie a trasmissione sessuale”, ridefinendo, quindi, il concetto di base ma, soprattutto, cancellando la connotazione tutta femminile, legata al fenomeno della prostituzione. Negli ultimi anni c’è stata un’ulteriore rivoluzione lessicale, che ha portato alla ribalta il termine di “infezione” al posto di “malattie”, al fine di enfatizzare il problema della contagiosità e della trasmissione ad altri, connessa con tali patologie. Non è solo la definizione, però, a essere mutata col tempo ma anche il contenuto dell’insieme “Ist”. Non a caso, fino agli anni ’60, la nostra legislazione riconosceva solo 4 patologie (sifilide, gonorrea, linfogranuloma venereo e ulcera molle) come infezioni sessualmente trasmesse. Attualmente, con il progredire delle cognizioni scientifiche, la categoria delle Ist si è ampliata, venendo a comprendere molti altri agenti patogeni trasmissibili per via sessuale. La problematicità delle Ist risiede inoltre nella pluridimensionalità, che coinvolge sia la sfera individuale che quella sociale. Tutte queste tematiche sono state al centro del congresso Iusti (International union against sexually transmitted infections), svoltosi nel settembre scorso a Milano. Di particolare I «Malattie sessuali, nuova emergenza» DI A MARCO CUSINI * umenta la diffusione delle malattie sessualmente trasmesse ed emergono casi di patologie finora sconosciute nel nostro Paese: a Milano, in particolare, dal 2000 a oggi i casi di sifilide sono aumentati da 20 a circa 3.000 l’anno; quelli di gonorrea da 10-12 a 120 l’anno. Ma a preoccupare gli Esperti è soprattutto il diffondersi di una forma nuova e sconosciuta di linfogranuloma venereo, diverso dalla forma classica. Milano è in assoluto la città d’Italia che ha registrato il maggior numero di casi: tutti conseguenza di rapporti sessuali passivi non protetti, specialmente in soggetti già colpiti da Hiv, consapevoli di esserlo. A lanciare l’allarme sono stati gli esperti (135 relatori, provenienti da più di 50 Paesi con circa 500 delegati) riuniti a Milano in settembre per il XXIV Congresso europeo dello Iusti: l’International union against sexually transmitted infections, ovvero la più antica tra le società scientifiche che si occupano di Ist, che è anche organo di consulenza dell’Oms. spicco i contributi dei due relatori italiani provenienti dall’Istituto superiore di Sanità. Gianni Rezza (dirigente di ricerca del Dipartimento malattie infettive) ha evidenziato le strette connessioni tra infezione da Hiv e altre Ist, sottolineando come la prevenzione e il corretto trattamento di queste ultime possa rappresentare un mezzo estremamente efficace nel controllo dell’infezione da Hiv. Barbara Suligoi, responsabile dell’Unità di Epidemiologia, ha invece tracciato un ricco panorama sulla diffusione dell’infezione da Hiv e delle altre Ist nei Paesi in via di sviluppo, sottolineando come, a fronte di alcuni La mappa delle Ist (malattie a trasm. sessuale) Batteriche Sifilide (Treponema pallidum) Uretriti ● gonococciche (Neisseria gonorrhoeae) ● non gonococciche - Chlamydia trachomatis - Ureaplasma urealyticum - Mycoplasma hominis - Mycoplasma genitalium Ulcera molle (Haemophilus ducrey) Linfogranuloma venereo Donovanosi Vaginosi batterica risultati positivi che hanno fatto rivedere al ribasso le stime di nuove infezioni da Hiv, rimangano ancora insoluti i problemi del trattamento degli oltre 25 milioni di infetti dell’Africa sub-sahariana. A questo proposito, Derek Freedman (Dublino) ha esposto il tema della circoncisione come mezzo di prevenzione, a basso costo e sicuro, capace di ridurre significativamente l’incidenza delle nuove infezioni da Hiv nei Paesi emergenti, apportando dati inconfutabili, ma poco noti, forse perché poco graditi alle grandi multinazionali del farmaco. Mentre Lutz Gissmann (Heidelberg) ha fatto il punto sullo stato del- Virali Herpes simplex virus 1 e 2 Human papilloma virus Human immunodeficiency virus Hepatitis B virus Virus del mollusco contagioso Hepatitis C virus? Protozoarie Trichomonas vaginalis Micotiche Candida spp. Parassitarie Phthirus pubis Sarcoptes scabiei l’arte delle conoscenze in merito ai nuovi vaccini per il virus Hpv, ponendo particolare attenzione agli aspetti di politica sanitaria e delineando i nuovi fronti della ricerca: la sfida per il futuro è rivolta alla sintesi di nuove molecole, in grado di intervenire anche dopo l’infezione e non solo a scopo profilattico come è il caso dei vaccini attuali. Willelm van der Meeijden (Rotterdam) ha invece affrontato il tema dell’infiammazione dei genitali esterni femminili, mentre King Holmes (Seattle) ha delineato un vasto spaccato della situazione attuale indicando i temi in cui ancora carente è la ricerca e sottolineando anche quanto il mondo delle Ist sia cambiato e Keith Radcliffe (Birmingham) ha sottolineato come la Medicina basata sull’evidenza cioè confortata da risultati di trials clinici controllati - rappresenti il fondamento per una pratica clinica assolutamente corretta basata su Linee guida che rispondano a rigorosi criteri di scientificità. Di grande impatto, infine, la relazione di Peter Vitouch (Vienna) che ha affrontato il problema della comunicazione nel campo delle Ist e della difficoltà di trasmettere messaggi di prevenzione che possano essere universalmente compresi e interiorizzati. Nel corso delle sessioni si è anche fatto il punto della situazione su una infezione emergente o, meglio, riemergente, il Linfo-Granuloma venereo e, in particolare, la proctite linfogranulomatosa. Questa patologia ricomparsa ad Amsterdam nel 2004 si è rapidamente estesa in tutta l’Europa e il Nord America, con casi anche in Italia, e in particolare a Milano nel 2007. A oggi i casi italiani sono una quindicina ma è probabile che il dato, data la dimostrata difficoltà diagnostica, sia sottostimato. Il problema della riemergenza della sifilide e delle interazioni tra sifilide e infezione da Hiv è stato ampiamente dibattuto in diverse sessioni del congresso e ha sancito la necessità di ulteriori ricerche cliniche e biologiche per stabilire un corretto ed efficace iter diagnostico terapeutico nei pazienti co-infetti. * Presidente XXIV Congresso Iusti Europe; Responsabile Centro malattie sessualmente trasmesse, Uo Dermatologia, Fondazione Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena, Milano