Gli arredi della chiesa di San Giusto Davide Orsini Se nel Novecento la chiesa di San Giusto appariva spoglia, nei secoli passati possedeva invece arredi di notevole importanza, come risulta da alcune antiche cronache e guide a stampa. Dalla relazione del visitatore apostolico monsignor Bossi del 27 febbraio 1575 (Archivio arcivescovile di Siena, 21, “Visita apostolica di monsignor Bossio”, cc. 148v-150v) sappiamo che sull’altar maggiore era presente una immagine della Vergine con Santi. Si tratta del Polittico di San Giusto. Madonna con Bambino fra i Santi Giuliana, Pietro, Paolo e Giusto, prima creduto di Taddeo di Bartolo e nel Novecento attribuito con certezza a Pietro Lorenzetti (foto allegata: P. Lorenzetti, Polittico San Giusto). L’altare laterale di destra era dedicato a San Bernardino, con un icona del Santo dipinta sul muro da un pittore quattrocentesco. L’affresco scomparve in occasione del rifacimento della muraglia della chiesa o fu semplicemente coperto da nuovo intonaco. L’altare di sinistra era invece dedicato a San Sebastiano. Un’interessante panoramica degli arredi della chiesa ci viene anche da Giovacchino Faluschi, che sul finire del XVIII secolo scriveva su San Giusto: “Sopra la porta di essa si vedono a fresco dipinte più immagini da Rutilio Manetti. La Tavola, che si venera nell’altar maggiore a olio è del medesimo Rutilio, in altro altare un Crocefisso, e dirimpetto a quello una tela rappresentante S. Anna, che è copia del Romanelli.” (Giovacchino Faluschi, Breve relazione delle cose notabili della Città di Siena, in Siena 1784, per Francesco Rossi, Stamp. del Pubblico, p. 125). Qualche anno dopo, nel 1815, Faluschi torna sull’argomento: “San Giusto, una delle antichissime Parrocchie della Città […] al presente offiziata da una Compagnia laicale degli Esecutori di Giustizia […]. Vi dipinse sopra la porta esternamente il Manetti ed all’interno vi sono cinque pezzi di pittura in fondo d’oro di Taddeo di Bartolo. La Tavola dell’altar maggiore a olio è di Rutilio Mannetti (sic) ed è particolare per essere di uno stile null’affatto Guercinesco, ma vivacissimo, se non troppo, e in parte Barroccesco, ed in un altare vi è S. Anna, che è copia del Romanelli.” (Giovacchino Faluschi Breve relazione delle cose notabili della Città di Siena ampliata e corretta, Siena nella Stamperia Mucci, 1815, p. 107). Si nota come nei secoli gli arredi siano cambiati: in particolare il polittico che nel 1575 si trovava sull’altar maggiore risulta smembrato in “cinque pezzi di pittura in fondo d’oro” sistemati sulle pareti, mentre in suo luogo compare l’Incoronazione della Madonna e i Santi Carlo Borromeo, Giusto, Bernardino e Caterina da Siena, dipinta da Rutilio Manetti tra il 1611 e il 1612 (foto allegata: R. Manetti, Incoronazione Vergine). Il Crocefisso di cui parla il Faluschi, opera di Segna di Bonaventura che lo realizzò nel secondo decennio del Trecento, è oggi conservato nella Pinacoteca nazionale di Siena, come anche il quadro di Rutilio Manetti. Ma l’opera forse più interessante per la storia che la caratterizza è la Madonna con Bambino, San Giusto e San Bernardino, dipinta a olio su intonaco da Rutilio Manetti intorno al 1620 sulla facciata esterna, sopra la porta d’ingresso della chiesa (foto allegata: R. Manetti, Madonna con Bambino). Ettore Romagnoli nella prima metà dell’Ottocento così la descriveva: “sulla porta si vede una deperita pittura di Rutilio” (Ettore Romagnoli, Cenni storico-artistici di Siena e suoi suburbii, Siena presso Onorato Porri, 1840, p. 34). In seguito il dipinto fu in parte coperto e del tutto dimenticato. Quando già era stata autorizzata la demolizione della chiesa, nel 1934, il parroco di San Martino Giulio Pucci si recò in Soprintendenza e avvertì della presenza del dipinto che fu così salvato. È oggi conservato nel museo della Contrada della Torre.