Trionfo di Diana, Venere e Amore, Apollo, Minerva, 1750 ca Ca

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ANTONIO GUARDI
Trionfo di Diana, Venere e Amore, Apollo, Minerva, 1750 ca
Ca’ Rezzonico, Sala delle Lacche e Sala del Guardi
Venere e Amore, Sala del Guardi
Minerva, Sala del Guardi
Apollo, Sala del Guardi
Trionfo di Diana, Sala delle Lacche
L’AUTORE
ANTONIO G UARDI (Vienna 1699-Venezia
1760) fu allievo del padre Domenico (pittore e
decoratore originario del Trentino e stabilitosi
a Venezia intonio al 1701, dopo un soggiorno
a, Vienna) si trovò ancor giovane a capo di una
bottega nella quale lavorarono anche i fratelli
Francesco e Niccolò.
Numerose opere uscite dalla bottega familiare sono probabilmente frutto di collaborazione, anche se Giovannantonio dovette conservare a lungo una posizione di preminenza
nei confronti dei fratelli più giovani. Oltre a
copie di dipinti celebri del Cinquecento e del
Seicento per il maresciallo von der Schulenburg, a ritratti e a dipinti firmati – San Gio vanni Nepomuceno (1717, Treviso, collezione
Cogo) e il Transito di san Giuseppe (Berlino,
Staatliche Museen) – si ricordano di lui la pala e le lunette della chiesa di Vigo d’Anaunia
(Trento), le pale delle chiese di Pinzano (Pordenone) e Cerete Basso (Bergamo), le Storie ro mane (Oslo, Villa di Bogstad) e gli otto Episodi
della Gerusalemme liberata (divisi tra Washington, National Gallery, Copenaghen Museum e
collezioni private inglesi), derivati dalle incisioni di Giambattista Piazzetta e ispirati a un
fresco cromatismo rococò e a un agile piglio
narrativo.
GLI AFFRESCHI
I quattro affreschi costituivano la decorazione
di un ambiente del palazzetto Barbarigo all’Angelo Raffaele, poi proprietà Dabalà. Coperti di calce nell’Ottocento, gli affreschi sono
stati recuperati sotto lo scialbo nel 1936 e trasferiti alla collocazione attuale. Benché il loro
stato di conservazione non sia ottimale, affiora
ben evidente in essi lo stile sfrangiato e arioso
di Antonio, cui sono stati riferiti per primo
dall’Arslan (1944). In precedenza, a partire dal
Lorenzetti (1936) che li pubblicò, erano considerati di mano di Francesco.
La provenienza da un edificio prossimo alla
chiesa dell’Angelo Raffaele e la qualità pittori-
ca del tutto simile a quella delle tele della cantoria dell’organo della stessa chiesa hanno fatto sì che anche questi affreschi abbiano subito
simili oscillazioni attributive tra i due fratelli.
Conferma decisiva per l’assegnazione ad Antonio è stata la scoperta di un foglio in collezione Spector a New York, che reca sul recto il disegno preparatorio per la Minerva e sul verso
quello per l’Aurora ora in collezione privata a
Venezia, opera indubitabile del maggiore dei
fratelli Guardi (Morassi 1953; Pignatti 1957).
L’esistenza dei disegni preparatori sullo stesso
foglio accomuna la cronologia dei due complessi decorativi, assai vicini per cifra stilistica.
Entrambi dovrebbero datarsi al 1750, o poco
dopo.
Il Trionfo di Diana costituiva la decorazione
del soffitto; la De Maffei (1966) ne ha indicato la derivazione dalla tela di Sebastiano Ricci
raffigurante il Trionfo della Sapienza che si trova nella biblioteca del Seminario patriarcale di
Venezia.
Gli altri tre dipinti ornavano invece le pareti dello stesso ambiente. Si tratta degli unici
affreschi di Antonio giunti fino a noi; tuttavia
non è da escludere che il pittore ne abbia eseguiti o quantomeno progettati altri, dato che
esistono vari suoi disegni che parrebbero di
studio per una decorazione del genere di quella attuata nel palazzetto Barbarigo. Tra di essi,
il foglio con la Virtù trionfante del Correr a Venezia e i tre disegni della Biblioteca civica di
Fermo, resi noti dal Dania (1966).
SALA DELLE LACCHE
Trionfo di Diana
Affresco strappato riportato su tela, cm 280 x 185
SALA DEL GUARDI
Venere e Amore
Affresco strappato riportato su tela, cm 120 x 245
Apollo
Affresco strappato riportato su tela, cm 120 x 245
Minerva
Affresco strappato riportato su tela, cm 120 x 245
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