IL LAGO DI VICO - I laghi del Lazio

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IL LAGO DI VICO
Al centro del comprensorio dei monti Cimini, questo lago, che in antico era anche denominato
appunto lago Cimino, mostra assai più di tutti gli altri (v. Bolsena, Bracciano) la sua origine
vulcanica.
Del resto tutto l’alto Lazio è terra vulcanica, sono vulcani Bolsena e Bracciano, i monti della
Tolfa, i Colli Albani stessi più a sud sono i resti di un antico vulcano, ed è tale anche il complesso
dei Cimini.
Questo è appunto composto da due distinti apparati vulcanici: il M.te Cimino (mt. 1053) che
oltre ad essere il più antico è anche la montagna vulcanica più elevata del Lazio, e lo stesso Vico che
è più recente e che all’interno del suo cratere ospita il lago.
Con una superficie di circa 12 Kmq ed un perimetro di 18,8 Km, è il terzo lago del Lazio per
estensione, anche se non è molto profondo, arriva infatti ai 49,5 mt. di profondità massima, mentre
quella media è di circa 22 metri.
E’ riconoscibile per la sua forma caratteristica a ferro di cavallo dovuta alla presenza dello
sperone del M.te Venere (mt. 838), conetto vulcanico secondario all’interno del cratere, formato
dall’ultima fase eruttiva del vulcano.
Un buon sistema di strade ne censente il periplo, così come pure la percorrenza di sentieri
naturalistici, godendo sempre di stupendi panorami. Il lago nel corso della storia ha subito due
abbassamenti del livello, il primo causato dagli Etruschi che scavarono un canale per far emergere
una cospicua fascia di terreno coltivabile e il secondo nel XVI secolo causato dai Farnese, che
fecero scavare un tunnel più basso del precedente.
Dotato di un piccolo emissario, il Ricano o Vicano che sfocia nel Tevere, il lago è Riserva
naturale della Regione Lazio dal 1982, tutelato per i 3/4 della sua estensione (è escluso il territorio di
Ronciglione su cui è stata edificata una vasta fascia di ville e villini).
Questo perché il lago ospita un ecosistema di eccezionale importanza con i pendii rivolti a
mezzogiorno coperti da boschi di roverelle e cerri mentre nelle zone più fredde compare la faggeta.
Fenomeno assai raro questo, visto che nel Lazio il limite inferiore di questa specie è circa tra i
900 e i 1000 metri s.l.m., mentre qui siamo ad un altitudine di 500 metri circa (il lago si trova a 510
metri s.l.m.), con le punte massime costituite dai monti che circondano il cratere, il M.te Fogliano
(963 mt.) e il Poggio del Nibbio (896 mt.).
A queste particolari formazioni, è stato dato il nome di faggeta depressa.
In basso, fino quasi alle sponde, prevalgono i noccioli che hanno fatto la fama di Caprarola e
Ronciglione, due dei principali centri che sorgono nelle vicinanze (il terzo è S. Martino al Cimino).
La fauna è rappresentata da una nutrita popolazione di rapaci, quali il gheppio, la poiana, il falco di
palude e da varie specie di passo che vedono oltre ai soliti anatidi anche la presenza dell’airone
cinerino e della cicogna, che popolano i folti canneti rivieraschi.
Durante il periodo invernale è possibile infatti osservare folaghe, anatre tuffatrici (che si
nutrono delle alghe del fondo da qui il loro nome), germani reali, alzavole e marzaiole, quasi tutte
specie che trovano nel canneto che offre alimentazione e rifugio sicuro.
I mammiferi invece, per via dell’intensa pressione venatoria praticata negli ultimi decenni sono
quasi del tutto scomparsi o sostituiti da specie che meno risento della vicinanza dell’uomo.
Esemplare è il caso della lontra scomparsa fin dagli anni sessanta e rimpiazzata della ben più
invasiva nutria .
Ma sono soprattutto le acque, non particolarmente inquinate (sul lago gli unici natanti a motore
sono quelli elettrici), ad essere molto ricche e popolate con lucci, coregoni, tinche, persici reali ed
anguille.
E’ anche presente l’ormai rara testuggine d’acqua dolce.
Sempre in inverno inoltre è facilissimo trovare nelle acque aperte del lago il gabbiano comune
e il gabbiano reale.
La presenza umana nella zona risale ai tempi degli Etruschi, poi soppiantati dai romani che
fecero passare la via Cassia lungo il lato meridionale del lago, mentre sono numerose le
testimonianze di architettura medievale e rinascimentale.
Lo stupendo palazzo dei Farnese di Caprarola, capolavoro del Vignola è uno dei più bei
palazzi italiani del ‘500 (per la precisione fu edificato dal 1547 al 1559).
L’abitato medievale di Ronciglione, che presenta anche una parte sei-settecentesca, vale
senz’altro una visita, come la vale l’abitato di S. Martino al Cimino dalla bella urbanistica
seicentesca.
In tempi più prossimi ai nostri, il lago di Vico fu terra di banditi, che la leggenda vuole
avessero il loro rifugio nel Pozzo del Diavolo probabilmente resto di un condotto di fuoriuscita della
lava.
Situato poco più a sud del cucuzzolo centrale (sono 3) della vetta del Monte Venere è ora
rifugio di rapaci notturni come l’allocco e di pipistrelli.
La fama del lago, che lo vuole pericoloso è probabilmente dovuta ad un episodio accaduto nel
lontano 14 maggio 1900, in occasione della festa in onore di S.ta Lucia.
In quella data infatti due grosse barche cariche di giovani, che si trovavano sul lago per i
festeggiamenti in onore della Santa affondarono, causando la morte di ben 40 passeggeri.
A ricordo di quella tragedia, che sancì la fine della festa lacustre, è una lapide posta nella
chiesetta dedicata a S. Lucia sulle rive del lago presso Ronciglione.
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