la mappatura culturale della città vecchia di genova

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Rita Vecchiattini
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LA MAPPATURA CULTURALE DELLA CITTÀ
VECCHIA DI GENOVA: UN METODO PER UNA
LETTURA NUOVA DELLA CITTÀ
Rita Vecchiattini
La “Mappatura culturale della città vecchia di
Genova”, la cui prima parte è stata eseguita tra il
1994 ed il 1996 e la seconda tra il 1997 ed il
19991, ha riunito i sottoprogetti 2 e 3 del Progetto
Civis Ambiente, cofinanziato dal Comune di
Genova e dall’Unione Europea nell’ambito del
programma Life. I sottoprogetti riguardavano la
creazione di strumenti di supporto alla pianificazione urbana ed in particolare il sottoprogetto 2
prevedeva la realizzazione di un sistema informativo territoriale ambientale per il centro storico ed il sottoprogetto 3 la realizzazione di un
sistema di ricognizione archeologica dei suoli e
statica degli edifici.
Il gruppo di lavoro, costituito da dodici architetti2 facenti capo al Laboratorio di cartografia e
documentazione dell’ex Istituto di storia
dell’architettura (attuale Dipartimento Polis)
della Facoltà di architettura dell’Università degli
studi di Genova, è stato coordinato, per i diversi
ambiti disciplinari, dai professori Andrea Buti 3,
Tiziano Mannoni4 ed Ennio Poleggi5.
Credo sia doveroso, prima di passare ad indicare le modalità di realizzazione ed i risultati
dell’operazione, accennare brevemente alla conce-
zione della città che ha ispirato il lavoro ed al
metodo che ha guidato con sistematicità l’esecuzione della mappatura. Il concetto urbanistico, rielaborato ed applicato in questo lavoro, nasce
dall’approfondimento di studi condotti da storici
francesi quali Bloch 6, Poete, Braudel ed Chastel 7.
Le loro applicazioni hanno dato vita ad una sfera
culturale decisamente innovativa basata sulla
molteplicità delle letture ed è da questo nuovo concetto di storia e di società che discende il modo più
coerente ed efficace di analizzare ed interpretare
la dinamica materiale ed urbanistica degli insediamenti. Con tali premesse e nella convinzione
che non sia possibile imbrigliare una realtà complessa, come quella di un patrimonio edilizio o
anche di un singolo manufatto, in definizioni statiche che fotografano un aspetto od un momento
caratteristico dell’edificio, è stata redatta la mappatura che senza dubbio ha arricchito la storia
urbana ed ha contribuito ad innovare il governo
urbanistico della città8.
Il gruppo di lavoro ha messo a punto, non senza
difficoltà, un data base relazionale9 (Software Ora cle) comprendente più di 40.000 schede di rilevazione documentate da circa 15.000 foto digitali 10
1 Attualmente è ancora in fase di conclusione l’operazione di
inserimento dei dati in Internet ma la maggior parte delle
informazioni sono comunque accessibili al seguente indirizzo:
http://bianco.arch.unige.it/oralink.
2 Daniela Barbieri, Carlo Bertelli, Silvana Brunetti, Marino
Fiorito, Cristina Giusso, Tulliola Guglielmi, Ilaria Ivaldi, Ivo
Massardo, Nicoletta Poleggi, Claudia Resasco, Anna Utke e
Rita Vecchiattini. Con la partecipazione in alcune fasi della
ricerca di Nicoletta Bevilacqua, Claudio Cicirello, Gabriele
Fezia, Maria Rosa Merello, Lucilla Paci, Elisabetta Pieracci e
Maximilian Rizzardi.
3 Professore associato del Corso di Consolidamento degli edifici
storici (DIP.ARC.).
4 Professore associato del Corso di Caratteri costruttivi
dell’edilizia storica e Rilievo ed analisi tecnica dei monumenti
antichi (D.E.U.I. M.).
5 Professore ordinario del Corso di Storia dell’Urbanistica
(POLIS).
6 M. BLOCH 1949, Apologia pour l’historie ou métier d’histo rien, “Cahiers des Annales”, Paris.
7 Il metodo, nato dal lavoro della équipe parigina istituita da
André Chastel per studiare il quartiere delle Halles prima che
fosse demolito in favore della costruzione del Beaubourg
(1965/1977), consente un produttivo ritorno alla descrizione
puntuale degli oggetti edilizi e degli elementi urbani come
documenti di una dinamica di proprietà e di uso. F. BOUDON
et al. 1977, Système de l’architecture urbaine. Le quartier des
Halles à Paris, Paris.
8 Il lavoro è servito da supporto alla redazione del nuovo P.R.G.
della città.
9 Durante la prima fase del lavoro, che ha coinciso con l’effettuazione dei sopralluoghi, è stato utilizzato il softwarePanora ma che è in grado di gestire in modo semi-relazionale tabelle in
formato testo con dimensioni del record particolarmente
ampie. Inoltre Panorama ha consentito di archiviare, in file
Pict separati e predisposti per la conversione finale in JFIFJPEG, le numerose immagini digitali.
10 Realizzate con Quick Take 100, una macchina fotografica
che realizza immagini con lo stesso angolo visuale dell’occhio
umano e pertanto strumento adeguato per documentare dettagli, quali portale o balaustre, meno efficiente per documentare
quadri di insieme, quali prospetti o coperture.
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LO SPESSORE STORICO IN URBANISTICA
ed oltre 1.500 schemi funzionali, redatti sulla
base del rilievo dei piani terra eseguito dal prof.
Luigi Vagnetti 11 nel 1972. Tutte le informazioni
sono collegate ad una mappa numerica (Software
MapInfo) della città vecchia realizzata sulla base
delle carte tecniche regionale 12 (scala 1:5.000) e
m u n i c i p a l e 1 3 (scala 1:1.000), digitalizzate a
schermo con l’aiuto di scansioni, e verificate sulla
base dei contorni del rilievo comunale 14 ( s c a l a
1:500). Il ricorso a tale sistema di gestione della
cartografia consegue alla ricerca di una logica
nuova che permetta una migliore interrogazione
dei fenomeni e dei dati reali. Il fatto di disporre di
una struttura versatile migliora i risultati ottenibili permettendo di scomporre in modo capillare
gli elementi, di attribuire ad essi molteplici classi
di valore o di accedere ad una rappresentazione
visiva asservibile alle diverse necessità. La
mappa realizzata offre infatti la possibilità di
costruire carte inventariali (Fig. 1), che mostrano
la distribuzione delle variabili rilevate, e carte
tematiche (Fig. 2), che consentono di evidenziare
temi specifici. Oltre alla mappa attuale della città
sono state restituite alcune fonti cartografiche
storiche in modo da consentire la visualizzazione
delle variazioni occorse nel tempo all’interno
dell’edificato, mediante la sovrapposizione delle
stesse. La “scoperta” di tali modificazioni, estese
o particolari, unita all’analisi di altre fonti,
dall’iconografia al dato materiale, porta a colmare le grandi lacune esistenti nella conoscenza
dello sviluppo urbanistico ed architettonico della
città (Fig. 3). In particolare sono state digitalizzate la cartografia relativa alla Gabella Possessio num 15 del 1414, la carta dei Padri del Comune16
del 1656, la carta del Catasto napoleonico 17 del
1810 e la carta del Catasto fabbricati del Regno
d’Italia18 del 1907.
Altri elementi dell’indagine, oltre la cartografia, sono le fonti archivistiche e la relativa localizzazione dei dati. Sono state infatti trascritte
alcune fonti a carattere seriale capaci di offrire
riscontri quantitativi quali i dati catastali presenti nell’Estimo della Repubblica Democratica
Ligure per il centro urbano 19 del 1798 e nel Catasto fabbricati del Regno d’Italia 20 del 1907 ed i
dati censuari relativi al Censimento delle
anime21 del 1804 ed al Censimento della popola-
11 Il rilievo venne curato dal prof. Luigi Vagnetti ed eseguito da
particolare caso genovese fu opportuno scendere ad un
approfondimento maggiore ed elaborare le informazioni in
scala 1:1250. Il Catasto napoleonico costituisce uno sforzo di
rappresentazione e di controllo del territorio decisamente innovativo sia nell’uso delle più aggiornate tecniche di rilevamento
ed estimative sia nella concezione fiscale di perequazione e di
sgravio dalle imposte. Innovativo è soprattutto la scelta di utilizzare come base della rilevazione la particella, elemento riconoscibile mediante i suoi attributi quali proprietà e reddito e di
conseguenza oggetto identificabile sul terreno ed anzi connotativo di esso. Il catasto è all’origine sia geometrico (cartografia di
supporto recante le suddivisioni particellari) sia descrittivo
(elaborazione estimativa) ma per quanto riguarda il centro storico genovese ci è giunta soltanto la mappatura di riferimento.
18 A.S.Ge., FONDO CATASTI, Catasto Edilizio Urbano.
Il Catasto Unitario Secondo la regola del Nuovo catasto geometrico particellare (Legge n° 3682 del 1 Marzo 1886), la registrazione delle proprietà dei terreni viene distinta da quelle dei fabbricati: vengono pertanto istituiti ufficialmente il Catasto Terreni ed il Catasto Edilizio Urbano (Catasto Fabbricati).
19 A.S.Ge., ESTIMO, n° 25.
L’Estimo della Repubblica Democratica Ligure venne redatto,
per ordine del Consiglio dei Sessanta (Legge del 7 e 29 Maggio
1798), in seguito ad un provvedimento di urgenza al fine di formare un Catasto provvisorio che permettesse la riscossione
delle contribuzioni, necessarie alla sussistenza della Repubblica. Tale catasto viene mantenuto invariato fino all’emanazione
della Legge n° 3682 del 1 Marzo 1886 che costringe tutti i comuni italiani ad uniformarsi alla regola del Nuovo catasto geometrico particellare.
20 A.S.Ge., FONDO CATASTI, Catasto Edilizio Urbano.
21 A.S.Ge., MAGISTRATO DELLE COMUNITÀ, n° 561.
Il censimento del 1804 è un censimento parrocchiale basato
sulle rilevazioni che venivano eseguite durante la benedizione
delle case in occasione della Pasqua. Tale “stato delle anime” è
in grado di censire solo la popolazione cattolica, che accoglie i
sacerdoti incaricati della benedizione delle case. Non è nota la
finalità del censimento ma, visto che l’Ufficio che promuove la
stesura è quello delle Finanze, si può ipotizzare che tale raccolta di dati costituisca una base conoscitiva per un’imposizione
fiscale personale.
ricercatori e studenti facenti capo all’ex Istituto di rappresentazione architettonica della Facoltà di architettura dell’Università degli studi di Genova. Venne pubblicato nel “Quaderno
dell’Istituto di progettazione” nell’aprile del 1972.
12 Gli errori sono considerevoli per quanto riguarda la limitata
accuratezza della forma geometrica degli oggetti restituiti ma
sono invece ridotti per quanto riguarda l’esattezza geometrica.
Tuttavia gli errori non hanno carattere sistematico perciò le
incongruenze nella misura tendono a compensarsi.
13 L’accuratezza geometrica risulta superiore rispetto a quella
della carta tecnica regionale ma subentrano errori a carattere
sistematico dovuti alle deformazioni dei supporti cartacei per
cause legate al meccanismo di riproduzione eliografica o a fattori igrometrici.
14 Tale rilievo mostra una maggiore precisione nell’individuazione dei principali elementi edilizi.
15 A.S.Ge., FONDO ANTICO COMUNE, n. 559.
La Gabella Possessionum era un tributo, istituito nel Quattrocento, sui fondi e sulle case basato su una sorta di catasto rinnovato di tempo in tempo e del quale si hanno notizie per il
1414, per il 1443 e per il 1454. Un tentativo di utilizzo globale
dei dati contenuti in uno dei registri della Gabella venne condotto nel 1980 da Luciano Grossi Bianchi e da Ennio Poleggi
nell’ambito della restituzione grafica della proprietà immobiliare nobiliare genovese al 1414. È proprio su tale restituzione
che si è basata la digitalizzazione cartografica.
16La Carta dei Padri del Comune, realizzata a tratto ed olio su
tela, costituisce il primo rilievo ufficiale che si conosca della
città di Genova. La rappresentazione planimetrica mostra cinque obiettivi informativi: il perimetro lineare che distingue lo
spazio edificato da quello non edificato, le aree verdi, la sezione
orizzontale delle principali opere pubbliche, le vie e lo specchio
portuale. Una copia della planimetria, risalente al 1786 e realizzata ad inchiostro su carta, è conservata nella Collezione
topografica del Comune.
17 A.S.Ge., FONDO CATASTI, Section O (dite de Molo), Section P
(dite de la Magdalaine) e Section Q (dite de Pré).
Secondo le istruzioni del Ministero, la carta di rilevazione
dell’Impero doveva essere realizzata in scala 1:5000, ma nel
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Fig. 1 - Tipi strutturali: in azzurro strutture a setti continui con orizzontamenti voltati; in rosa strutture a setti continui con orizzontamenti misti; in rosso strutture a setti continui con orizzontamenti di legno; in verde strutture a
pilastri con orizzontamenti di legno; in giallo strutture a pilastri in cemento armato.
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LO SPESSORE STORICO IN URBANISTICA
Fig. 2 - Epoca prevalente (campitura) ed epoca antiquaria (simbolo): in rosso XII-XIII-XIV secolo; in giallo XV secolo; in
celeste XVI secolo; in azzurro XVII secolo; in viola chiaro XVIII secolo; in viola scuro XIX secolo in grigio XX secolo.
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Fig. 3 - Grado di integrità rispetto alla consistenza catastale del 1907: in grigio edifici esistenti; in rosso edifici ricostruiti parzialmente o completamente; in arancione edifici parzialmente demoliti; in giallo edifici demoliti; in verde
aree rilottizzate.
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LO SPESSORE STORICO IN URBANISTICA
Fig. 4 - Strutture semplici e strutture complesse: in nero strutture composte da più corpi; in grigio strutture composte da un solo corpo.
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Fig. 5 - Il civico, il corpo e l’edificio.
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LO SPESSORE STORICO IN URBANISTICA
Fig. 6 - Conservazione storica: in nero strutture con caratteri di epoca medievale; in grigio strutture con caratteri di
epoca moderna.
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Fig. 7 - Conservazione storica: in nero strutture che conservano elementi di epoca medievale; in grigio strutture che
conservano elementi di epoca moderna.
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LO SPESSORE STORICO IN URBANISTICA
Fig. 8 - Localizzazioni (simbolo) e cause (campitura) dell’umidità: in azzurro condensa; in viola perdite localizzate;
in rosa acque non raccolte; in giallo fatiscienza della copertura; in verde risalita; in grigio cause multiple.
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z i o n e 22 del 1871. Il Catasto Unitario del 1907
costituisce l’unica fonte in cui coesistono i dati
cartografico e proprietario ed è proprio a partire
da questo che è stata realizzata una complessa
operazione di riconoscimento delle singole particelle, eseguita secondo un procedimento a rovescio nel caso di identificazione proprietaria ed un
sistema di verifica dei possibili rapporti tra confinanti nel caso di identificazione cartografica. È
importante sottolineare come il dato originale sia
sempre stato conservato nella stessa forma presentata dalla fonte e siano stati aggiunti solo
codici di collegamento con tabelle standard di
attributi normalizzati per unificare i tipi diversi
di informazione.
Pur in presenza di un insieme così vasto di dati,
la fonte principale di informazione rimane tuttavia l’indagine diretta sul costruito eseguita
mediante sopralluoghi durante i quali sono stati
raccolti numerosi elementi riassumibili in alcune
principali categorie caratterizzate da problematiche e contenuti molto diversificati. Il contatto
diretto con i manufatti è risultato essere indispensabile dal momento che la città vecchia di Genova
è caratterizzata da una straordinaria stratificazione la cui “longue durèe” porta a privilegiare proprio quest’ultima rispetto all’identità. La continuità si manifesta, paradossalmente, nel privilegio che l’osservatore è costretto ad accordare alle
differenze ed è proprio nelle differenze che si fonda
l’impressione di unitarietà attribuita ad una così
ricca sovrapposizione di elementi.
I sopralluoghi hanno manifestato subito una
prima difficoltà consistente nell’impossibilità di
individuare l’entità “casa” da schedare e da mappare. Le ragioni sono da ricercare nell’evoluzione
dell’insediamento della città la quale, a partire dal
XII secolo quando era uno dei porti più importanti
del Mediterraneo, non ha mai veramente mutato
le proprie caratteristiche. Infatti fino al XIX secolo
il nucleo cittadino rimase confinato nelle mura
medioevali, nonostante la cinta muraria fosse
stata già largamente ampliata nel Seicento. Le
modificazioni sono sempre avvenute all’interno
mediante sopraelevazioni, accorpamenti, avanzamenti di fronti, creazione di ponti e passaggi da un
isolato all’altro ovvero quelli che possiamo definire
“tentacoli immobiliari” magari protesi verso affacci migliori. La proiezione planimetrica del sedime
di un edificio come un parallelepipedo che raggiunge il livello di gronda è per la città vecchia di
Genova totalmente infedele ed impropriamente
utilizzata per la rappresentazione di unità immobiliari che hanno forme e modalità di relazione
assai complesse. Non tenere conto di una tale problematica avrebbe significato descrivere una città
che non esiste e, di conseguenza, restituire una
immagine falsa ed ingannevole.
La rilevazione ha mostrato quanto sia diffusa
la ricchezza di stratificazione nella città vecchia
(Fig. 4), pertanto è stato necessario realizzare tre
mappe (al piano terra, al terzo piano ed al piano
delle coperture) nonché individuare tre entità differenti che solo insieme sono in grado di descrivere la complessa realtà: il civico, il corpo e l’edificio
(Fig. 5). Ogni entità riflette un livello di percezione
differente: il civico descrive il livello funzionale
così come è percepito dai residenti; il corpo descrive il livello strutturale; l’edificio descrive il livello
costruttivo così come percepito da chi ha un bagaglio di esperienze tale da saper leggere ed interpretare i segnali di processi di stratificazione o di
mutazione avvenuti nel manufatto.
La struttura del data base è caratterizzata da
dieci tavole principali di descrizione che si riferiscono a:
• l’edificio nel suo complesso, secondo una visione sintetica mutuata da tutte le informazioni
raccolte nelle altre schede;
• le strutture verticali, quali muri interni e/o facciate;
• le aperture, quali porte e/o finestre;
• le strutture orizzontali, quali solai, volte e/o
balconi;
• l’atrio di ingresso;
• il vano scala;
• gli appartamenti, limitatamente a quelli accessibili;
• gli accessori strutturali, quali puntoni e/o catene;
• le coperture;
• le attività commerciali al piano terreno; e da
cinque tavole secondarie di relazione che si
riferiscono a:
• i corpi;
• i corpi e le coperture;
• i civici e gli eventuali accessi secondari;
• i civici e le relative immagini digitali;
• i civici ed i vincoli dei beni mobili ed immobili
secondo le leggi di tutela del 1939.
In generale tutti i dati rilevati si possono ricollegare alle tre tematiche principali affrontate
dall’indagine:
- le modalità della trasformazione edilizia nel
tempo, i suoi principali caratteri e le possibilità di
ulteriore modificazione;
- le caratteristiche dei materiali ed il loro esito
nella produzione architettonica, in quanto costi-
22 A.S.C.Ge., REGISTRIDELLAPOPOLAZIONE , n° 1/169.
viene definitivamente superato il tentativo di computare la
“popolazione di diritto” spesso attuato con procedimento statisticamente discutibili di sottrazione di individui facenti parte
di un nucleo familiare ma temporaneamente assenti o addizione di soggetti momentaneamente ospiti.
Il censimento della popolazione fu realizzato sotto la direzione
del Ministero di agricoltura, industria e commercio ed eseguito
dagli uffici comunali sotto la direzione dei Sindaci. I dati sono
giudicati attendibili anche in virtù del fatto che nel censimento
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LO SPESSORE STORICO IN URBANISTICA
tuenti elementi singoli o appartenenti a sistemi
complessi;
- le condizioni di stabilità dell’edificato e le
caratteristiche dei fenomeni di degrado delle
strutture.
Tra gli altri sono stati individuati due obiettivi
fondamentali legati al tema della conservazione
che determinano il valore degli immobili ed incidono sulla qualità della vita degli abitanti:
- la conservazione storica, per valutare il grado
di integrità ed autenticità dei corpi edificati ed
analizzare le dinamiche di trasformazione
all’interno della città vecchia;
- la conservazione dei materiali, per valutare lo
stato dei materiali di superficie ed analizzare il
grave problema relativo all’umidità.
La lettura storica dei manufatti reali, effettuata attraverso la ricostruzione delle principali fasi
cronologiche (con metodi stilistici ma soprattutto
tipologici, poiché la maggior parte degli elementi
architettonici non è valutabile stilisticamente),
permette di stabilire il valore socio-economico ed il
valore storico di ogni corpo edificato. Mentre il
primo è legato all’importanza del manufatto nel
suo tempo, per la sua rarità e/o significatività, il
secondo è legato invece alla sua omogeneità ed alla
capacità di rappresentare oggi una situazione storica. Se un edificio, sia pure poco significativo nel
suo tempo e quindi con un basso valore socio-economico, rimane oggi l’unico o uno degli ultimi
capace di esprimere la situazione storica che lo ha
prodotto è evidente che il suo valore storico
aumenta e che i criteri di intervento da adottare
dovranno essere gli stessi previsti per l’“architettura maggiore”. Al contrario un palazzo di grande
importanza e valore, all’epoca della costruzione,
che è giunto a noi completamente privato dei suoi
caratteri peculiari per aver subito pesanti trasformazioni e stravolgimenti, avrà un basso valore
storico poiché oggi non rimane più nulla a testimonianza dell’elevato valore socio-economico passato, se non documenti scritti che non trovano
riscontro nell’oggetto reale.
È possibile pertanto individuare, per i vari edifici, alcune categorie oggettive, poiché basate sui
dati reali, che tengano conto di entrambi i valori
confrontando i dati storici con quelli materiali per
ogni singolo corpo edificato, in modo da creare una
mappa su cui impostare l’analisi delle dinamiche
di trasformazione all’interno della città vecchia.
Il rilievo eseguito ci ha restituito l’immagine di
una città lontana da quella di una città medievale,
immagine probabilmente influenzata dalla tessitura urbana costituita da stretti vicoli e dai numerosi elementi messi in luce nel corso dei restauri
filologici eseguiti soprattutto nel XIX secolo. In
realtà il medioevo resiste, tranne pochi casi, a
livello di lottizzazione ed al piano terreno mentre
la maggior parte degli edifici ha subito trasforma-
zioni tali da stravolgere il carattere medievale,
conservato solo a livello di reperti archeologici
(Figg. 6 e 7).
Come già avvenuto in altri centri storici italiani, anche a Genova occorre affrontare, a livello
urbano e non di singolo cantiere, la difficile problematica relativa al mantenimento del valore storico
dei manufatti attraverso indicazioni generali ed
interventi volti alla conservazione. Non si intende
la conservazione di qualche elemento storico, con
funzione puramente decorativa o celebrativa, ma
dell’intera unità abitativa, sia pure con gli inevitabili compromessi dettati dalle esigenze di vita
attuali. È evidente infatti che la pratica diffusa di
conservare, magari esaltandone la presenza,
colonnine di polifore, tratti di archetti pensili in
facciata o porzioni di muratura in conci o in laterizi non significa conservare la storia dell’edificio
ma solo distruggere la sua unitarietà per scoprire,
in modo esemplificativo, alcune tracce del passato.
Ritengo che questo sia il modo migliore per creare
un divario non più colmabile tra passato e presente negando la continuità della storia e l’appartenenza dell’uomo al corso degli eventi.
Parallelamente a quella storica è stata condotta l’analisi dello stato di conservazione dei materiali di superficie quali rivestimenti e coloriture e
delle cause dell’eventuale degrado. I criteri di
valutazione sono stati quanto più possibile oggettivi, basati cioè sull’osservazione e sulla descrizione dei fenomeni. In tale modo si è cercato di evitare la soggettività della maggior parte delle valutazioni sullo stato di conservazione le quali si riducono ad aggettivi come buono, mediocre e cattivo,
giudizi che dipendono dal grado di esperienza e dal
tempo di riflessione di ognuno e pertanto risultano
difficilmente interpretabili.
La possibilità di confrontare dati relativi
all’intera città vecchia ha permesso inoltre l’individuazione, localizzazione e caratterizzazione dei
problemi più diffusi. In particolare già dalle prime
elaborazioni che hanno portato a realizzare, tra le
altre, la carta tematica relativa alle “Localizzazioni e cause dell’umidità”, è emersa l’importanza di
approfondire tale problema che riguarda circa la
metà dei corpi edificati (Fig. 8). La diffusione del
fenomeno, anche in aree in cui non è possibile collegare la risalita di umidità con la geomorfologia
ed idrogeologia del territorio, ha indirizzato le
ricerche su altri fronti. Sono infatti state individuate almeno altre tre cause di cui una estesa
all’intera città vecchia, ovvero lo stravolgimento
delle pendenze relative alla maggior parte delle
strade, e due legate a differenti tipologie costruttive, l’assenza di un sistema efficiente di raccolta
delle acque, soprattutto negli edifici del XVIII
secolo e la presenza di antiche cisterne non più
manutenute, particolarmente diffuse in edifici
risalenti al XVI-XVII secolo.
Rita Vecchiattini
Tali esempi evidenziano l’obiettivo principale
della banca dati la quale non si propone solo come
strumento di informazione, direttamente utilizzabile da fruitori pubblici e privati, ma anche come
veicolo di conoscenza utile all’individuazione di
problemi a carattere generale e pertanto alla pianificazione urbana.
Infatti sia la conservazione storica sia quella
dei materiali incidono sul valore del patrimonio
poiché coinvolgono l’immagine, la durata, la qualità della vita e concorrono a stabilire i termini
della recuperabilità dello stesso. Dall’incrocio di
questi due aspetti della conservazione si possono
trarre criteri a carattere generale, ma sempre
basati su dati reali, da adottare in diversi casi di
intervento. Non si propone in tal modo di sostituire l’indagine sul singolo edificio, sempre valida ed indispensabile per la comprensione del
manufatto, ma di tradurre i dati quantitativi e
qualitativi del costruito della città vecchia in criteri di intervento che considerino il singolo oggetto sempre in relazione al contesto in cui è inserito ed agli altri edifici simili o differenti, che di
volta in volta possono modificarne il significato e
la capacità rappresentativa, ovvero il valore storico. È evidente infatti che ogni corpo edificato
deve essere sempre considerato in rapporto al
contesto, poiché questo può, entro certi limiti,
modificarne il valore.
L’elaborazione dei dati, unita all’approfondimento dei singoli casi, potrà tradursi in una serie
di utili indicazioni volte alla soluzione dei problemi più diffusi. Tali indicazioni concorreranno a
creare una valida base progettuale per gli inter-
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venti sui singoli corpi edificati e determineranno
indiscutibili vantaggi, a breve ed a lungo termine,
per operatori pubblici e privati, contribuendo a:
- ridurre i costi di progettazione, spesso eccessivamente onerosi per i piccoli proprietari che finiscono per rinunciare al professionista ed alla sua
importante funzione di controllo rivolgendosi
direttamente alle imprese, presso le quali spesso
domina la logica del maggior guadagno anche a
scapito della qualità del lavoro;
- creare manodopera specializzata, secondo il
principio per il quale la domanda crea l’offerta, in
grado di eseguire le lavorazioni indicate tornando
all’uso delle tecniche e dei materiali antichi che
hanno dato i migliori esiti e maggiormente consapevole dei limiti e delle possibilità dei prodotti
moderni;
- consentire un maggiore controllo da parte
pubblica sugli interventi attuati dai privati anche
nel caso di edifici non soggetti a vincolo secondo le
leggi di tutela del 1939;
- permettere di monitorare gli interventi nel
tempo e valutarne gli esiti al fine di adeguare le
soluzioni adottate e renderle sempre più idonee e
rispondenti alle problematiche della città vecchia.
È proprio la costante attenzione, dalla realizzazione delle schede di rilevazione a quella dei possibili tematismi, rivolta a ricadute reali nelle modalità di intervento sul costruito storico della città
che rende la “Mappatura culturale della città vecchia di Genova” uno strumento concepito e realizzato secondo criteri del tutto innovativi, pur nella
consapevolezza di non rappresentare in alcun
modo un’analisi esaustiva della realtà.
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LO SPESSORE STORICO IN URBANISTICA
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