Rita Vecchiattini 129 LA MAPPATURA CULTURALE DELLA CITTÀ VECCHIA DI GENOVA: UN METODO PER UNA LETTURA NUOVA DELLA CITTÀ Rita Vecchiattini La “Mappatura culturale della città vecchia di Genova”, la cui prima parte è stata eseguita tra il 1994 ed il 1996 e la seconda tra il 1997 ed il 19991, ha riunito i sottoprogetti 2 e 3 del Progetto Civis Ambiente, cofinanziato dal Comune di Genova e dall’Unione Europea nell’ambito del programma Life. I sottoprogetti riguardavano la creazione di strumenti di supporto alla pianificazione urbana ed in particolare il sottoprogetto 2 prevedeva la realizzazione di un sistema informativo territoriale ambientale per il centro storico ed il sottoprogetto 3 la realizzazione di un sistema di ricognizione archeologica dei suoli e statica degli edifici. Il gruppo di lavoro, costituito da dodici architetti2 facenti capo al Laboratorio di cartografia e documentazione dell’ex Istituto di storia dell’architettura (attuale Dipartimento Polis) della Facoltà di architettura dell’Università degli studi di Genova, è stato coordinato, per i diversi ambiti disciplinari, dai professori Andrea Buti 3, Tiziano Mannoni4 ed Ennio Poleggi5. Credo sia doveroso, prima di passare ad indicare le modalità di realizzazione ed i risultati dell’operazione, accennare brevemente alla conce- zione della città che ha ispirato il lavoro ed al metodo che ha guidato con sistematicità l’esecuzione della mappatura. Il concetto urbanistico, rielaborato ed applicato in questo lavoro, nasce dall’approfondimento di studi condotti da storici francesi quali Bloch 6, Poete, Braudel ed Chastel 7. Le loro applicazioni hanno dato vita ad una sfera culturale decisamente innovativa basata sulla molteplicità delle letture ed è da questo nuovo concetto di storia e di società che discende il modo più coerente ed efficace di analizzare ed interpretare la dinamica materiale ed urbanistica degli insediamenti. Con tali premesse e nella convinzione che non sia possibile imbrigliare una realtà complessa, come quella di un patrimonio edilizio o anche di un singolo manufatto, in definizioni statiche che fotografano un aspetto od un momento caratteristico dell’edificio, è stata redatta la mappatura che senza dubbio ha arricchito la storia urbana ed ha contribuito ad innovare il governo urbanistico della città8. Il gruppo di lavoro ha messo a punto, non senza difficoltà, un data base relazionale9 (Software Ora cle) comprendente più di 40.000 schede di rilevazione documentate da circa 15.000 foto digitali 10 1 Attualmente è ancora in fase di conclusione l’operazione di inserimento dei dati in Internet ma la maggior parte delle informazioni sono comunque accessibili al seguente indirizzo: http://bianco.arch.unige.it/oralink. 2 Daniela Barbieri, Carlo Bertelli, Silvana Brunetti, Marino Fiorito, Cristina Giusso, Tulliola Guglielmi, Ilaria Ivaldi, Ivo Massardo, Nicoletta Poleggi, Claudia Resasco, Anna Utke e Rita Vecchiattini. Con la partecipazione in alcune fasi della ricerca di Nicoletta Bevilacqua, Claudio Cicirello, Gabriele Fezia, Maria Rosa Merello, Lucilla Paci, Elisabetta Pieracci e Maximilian Rizzardi. 3 Professore associato del Corso di Consolidamento degli edifici storici (DIP.ARC.). 4 Professore associato del Corso di Caratteri costruttivi dell’edilizia storica e Rilievo ed analisi tecnica dei monumenti antichi (D.E.U.I. M.). 5 Professore ordinario del Corso di Storia dell’Urbanistica (POLIS). 6 M. BLOCH 1949, Apologia pour l’historie ou métier d’histo rien, “Cahiers des Annales”, Paris. 7 Il metodo, nato dal lavoro della équipe parigina istituita da André Chastel per studiare il quartiere delle Halles prima che fosse demolito in favore della costruzione del Beaubourg (1965/1977), consente un produttivo ritorno alla descrizione puntuale degli oggetti edilizi e degli elementi urbani come documenti di una dinamica di proprietà e di uso. F. BOUDON et al. 1977, Système de l’architecture urbaine. Le quartier des Halles à Paris, Paris. 8 Il lavoro è servito da supporto alla redazione del nuovo P.R.G. della città. 9 Durante la prima fase del lavoro, che ha coinciso con l’effettuazione dei sopralluoghi, è stato utilizzato il softwarePanora ma che è in grado di gestire in modo semi-relazionale tabelle in formato testo con dimensioni del record particolarmente ampie. Inoltre Panorama ha consentito di archiviare, in file Pict separati e predisposti per la conversione finale in JFIFJPEG, le numerose immagini digitali. 10 Realizzate con Quick Take 100, una macchina fotografica che realizza immagini con lo stesso angolo visuale dell’occhio umano e pertanto strumento adeguato per documentare dettagli, quali portale o balaustre, meno efficiente per documentare quadri di insieme, quali prospetti o coperture. 130 LO SPESSORE STORICO IN URBANISTICA ed oltre 1.500 schemi funzionali, redatti sulla base del rilievo dei piani terra eseguito dal prof. Luigi Vagnetti 11 nel 1972. Tutte le informazioni sono collegate ad una mappa numerica (Software MapInfo) della città vecchia realizzata sulla base delle carte tecniche regionale 12 (scala 1:5.000) e m u n i c i p a l e 1 3 (scala 1:1.000), digitalizzate a schermo con l’aiuto di scansioni, e verificate sulla base dei contorni del rilievo comunale 14 ( s c a l a 1:500). Il ricorso a tale sistema di gestione della cartografia consegue alla ricerca di una logica nuova che permetta una migliore interrogazione dei fenomeni e dei dati reali. Il fatto di disporre di una struttura versatile migliora i risultati ottenibili permettendo di scomporre in modo capillare gli elementi, di attribuire ad essi molteplici classi di valore o di accedere ad una rappresentazione visiva asservibile alle diverse necessità. La mappa realizzata offre infatti la possibilità di costruire carte inventariali (Fig. 1), che mostrano la distribuzione delle variabili rilevate, e carte tematiche (Fig. 2), che consentono di evidenziare temi specifici. Oltre alla mappa attuale della città sono state restituite alcune fonti cartografiche storiche in modo da consentire la visualizzazione delle variazioni occorse nel tempo all’interno dell’edificato, mediante la sovrapposizione delle stesse. La “scoperta” di tali modificazioni, estese o particolari, unita all’analisi di altre fonti, dall’iconografia al dato materiale, porta a colmare le grandi lacune esistenti nella conoscenza dello sviluppo urbanistico ed architettonico della città (Fig. 3). In particolare sono state digitalizzate la cartografia relativa alla Gabella Possessio num 15 del 1414, la carta dei Padri del Comune16 del 1656, la carta del Catasto napoleonico 17 del 1810 e la carta del Catasto fabbricati del Regno d’Italia18 del 1907. Altri elementi dell’indagine, oltre la cartografia, sono le fonti archivistiche e la relativa localizzazione dei dati. Sono state infatti trascritte alcune fonti a carattere seriale capaci di offrire riscontri quantitativi quali i dati catastali presenti nell’Estimo della Repubblica Democratica Ligure per il centro urbano 19 del 1798 e nel Catasto fabbricati del Regno d’Italia 20 del 1907 ed i dati censuari relativi al Censimento delle anime21 del 1804 ed al Censimento della popola- 11 Il rilievo venne curato dal prof. Luigi Vagnetti ed eseguito da particolare caso genovese fu opportuno scendere ad un approfondimento maggiore ed elaborare le informazioni in scala 1:1250. Il Catasto napoleonico costituisce uno sforzo di rappresentazione e di controllo del territorio decisamente innovativo sia nell’uso delle più aggiornate tecniche di rilevamento ed estimative sia nella concezione fiscale di perequazione e di sgravio dalle imposte. Innovativo è soprattutto la scelta di utilizzare come base della rilevazione la particella, elemento riconoscibile mediante i suoi attributi quali proprietà e reddito e di conseguenza oggetto identificabile sul terreno ed anzi connotativo di esso. Il catasto è all’origine sia geometrico (cartografia di supporto recante le suddivisioni particellari) sia descrittivo (elaborazione estimativa) ma per quanto riguarda il centro storico genovese ci è giunta soltanto la mappatura di riferimento. 18 A.S.Ge., FONDO CATASTI, Catasto Edilizio Urbano. Il Catasto Unitario Secondo la regola del Nuovo catasto geometrico particellare (Legge n° 3682 del 1 Marzo 1886), la registrazione delle proprietà dei terreni viene distinta da quelle dei fabbricati: vengono pertanto istituiti ufficialmente il Catasto Terreni ed il Catasto Edilizio Urbano (Catasto Fabbricati). 19 A.S.Ge., ESTIMO, n° 25. L’Estimo della Repubblica Democratica Ligure venne redatto, per ordine del Consiglio dei Sessanta (Legge del 7 e 29 Maggio 1798), in seguito ad un provvedimento di urgenza al fine di formare un Catasto provvisorio che permettesse la riscossione delle contribuzioni, necessarie alla sussistenza della Repubblica. Tale catasto viene mantenuto invariato fino all’emanazione della Legge n° 3682 del 1 Marzo 1886 che costringe tutti i comuni italiani ad uniformarsi alla regola del Nuovo catasto geometrico particellare. 20 A.S.Ge., FONDO CATASTI, Catasto Edilizio Urbano. 21 A.S.Ge., MAGISTRATO DELLE COMUNITÀ, n° 561. Il censimento del 1804 è un censimento parrocchiale basato sulle rilevazioni che venivano eseguite durante la benedizione delle case in occasione della Pasqua. Tale “stato delle anime” è in grado di censire solo la popolazione cattolica, che accoglie i sacerdoti incaricati della benedizione delle case. Non è nota la finalità del censimento ma, visto che l’Ufficio che promuove la stesura è quello delle Finanze, si può ipotizzare che tale raccolta di dati costituisca una base conoscitiva per un’imposizione fiscale personale. ricercatori e studenti facenti capo all’ex Istituto di rappresentazione architettonica della Facoltà di architettura dell’Università degli studi di Genova. Venne pubblicato nel “Quaderno dell’Istituto di progettazione” nell’aprile del 1972. 12 Gli errori sono considerevoli per quanto riguarda la limitata accuratezza della forma geometrica degli oggetti restituiti ma sono invece ridotti per quanto riguarda l’esattezza geometrica. Tuttavia gli errori non hanno carattere sistematico perciò le incongruenze nella misura tendono a compensarsi. 13 L’accuratezza geometrica risulta superiore rispetto a quella della carta tecnica regionale ma subentrano errori a carattere sistematico dovuti alle deformazioni dei supporti cartacei per cause legate al meccanismo di riproduzione eliografica o a fattori igrometrici. 14 Tale rilievo mostra una maggiore precisione nell’individuazione dei principali elementi edilizi. 15 A.S.Ge., FONDO ANTICO COMUNE, n. 559. La Gabella Possessionum era un tributo, istituito nel Quattrocento, sui fondi e sulle case basato su una sorta di catasto rinnovato di tempo in tempo e del quale si hanno notizie per il 1414, per il 1443 e per il 1454. Un tentativo di utilizzo globale dei dati contenuti in uno dei registri della Gabella venne condotto nel 1980 da Luciano Grossi Bianchi e da Ennio Poleggi nell’ambito della restituzione grafica della proprietà immobiliare nobiliare genovese al 1414. È proprio su tale restituzione che si è basata la digitalizzazione cartografica. 16La Carta dei Padri del Comune, realizzata a tratto ed olio su tela, costituisce il primo rilievo ufficiale che si conosca della città di Genova. La rappresentazione planimetrica mostra cinque obiettivi informativi: il perimetro lineare che distingue lo spazio edificato da quello non edificato, le aree verdi, la sezione orizzontale delle principali opere pubbliche, le vie e lo specchio portuale. Una copia della planimetria, risalente al 1786 e realizzata ad inchiostro su carta, è conservata nella Collezione topografica del Comune. 17 A.S.Ge., FONDO CATASTI, Section O (dite de Molo), Section P (dite de la Magdalaine) e Section Q (dite de Pré). Secondo le istruzioni del Ministero, la carta di rilevazione dell’Impero doveva essere realizzata in scala 1:5000, ma nel Rita Vecchiattini 131 Fig. 1 - Tipi strutturali: in azzurro strutture a setti continui con orizzontamenti voltati; in rosa strutture a setti continui con orizzontamenti misti; in rosso strutture a setti continui con orizzontamenti di legno; in verde strutture a pilastri con orizzontamenti di legno; in giallo strutture a pilastri in cemento armato. 132 LO SPESSORE STORICO IN URBANISTICA Fig. 2 - Epoca prevalente (campitura) ed epoca antiquaria (simbolo): in rosso XII-XIII-XIV secolo; in giallo XV secolo; in celeste XVI secolo; in azzurro XVII secolo; in viola chiaro XVIII secolo; in viola scuro XIX secolo in grigio XX secolo. Rita Vecchiattini 133 Fig. 3 - Grado di integrità rispetto alla consistenza catastale del 1907: in grigio edifici esistenti; in rosso edifici ricostruiti parzialmente o completamente; in arancione edifici parzialmente demoliti; in giallo edifici demoliti; in verde aree rilottizzate. 134 LO SPESSORE STORICO IN URBANISTICA Fig. 4 - Strutture semplici e strutture complesse: in nero strutture composte da più corpi; in grigio strutture composte da un solo corpo. Rita Vecchiattini Fig. 5 - Il civico, il corpo e l’edificio. 135 136 LO SPESSORE STORICO IN URBANISTICA Fig. 6 - Conservazione storica: in nero strutture con caratteri di epoca medievale; in grigio strutture con caratteri di epoca moderna. Rita Vecchiattini 137 Fig. 7 - Conservazione storica: in nero strutture che conservano elementi di epoca medievale; in grigio strutture che conservano elementi di epoca moderna. 138 LO SPESSORE STORICO IN URBANISTICA Fig. 8 - Localizzazioni (simbolo) e cause (campitura) dell’umidità: in azzurro condensa; in viola perdite localizzate; in rosa acque non raccolte; in giallo fatiscienza della copertura; in verde risalita; in grigio cause multiple. Rita Vecchiattini 139 z i o n e 22 del 1871. Il Catasto Unitario del 1907 costituisce l’unica fonte in cui coesistono i dati cartografico e proprietario ed è proprio a partire da questo che è stata realizzata una complessa operazione di riconoscimento delle singole particelle, eseguita secondo un procedimento a rovescio nel caso di identificazione proprietaria ed un sistema di verifica dei possibili rapporti tra confinanti nel caso di identificazione cartografica. È importante sottolineare come il dato originale sia sempre stato conservato nella stessa forma presentata dalla fonte e siano stati aggiunti solo codici di collegamento con tabelle standard di attributi normalizzati per unificare i tipi diversi di informazione. Pur in presenza di un insieme così vasto di dati, la fonte principale di informazione rimane tuttavia l’indagine diretta sul costruito eseguita mediante sopralluoghi durante i quali sono stati raccolti numerosi elementi riassumibili in alcune principali categorie caratterizzate da problematiche e contenuti molto diversificati. Il contatto diretto con i manufatti è risultato essere indispensabile dal momento che la città vecchia di Genova è caratterizzata da una straordinaria stratificazione la cui “longue durèe” porta a privilegiare proprio quest’ultima rispetto all’identità. La continuità si manifesta, paradossalmente, nel privilegio che l’osservatore è costretto ad accordare alle differenze ed è proprio nelle differenze che si fonda l’impressione di unitarietà attribuita ad una così ricca sovrapposizione di elementi. I sopralluoghi hanno manifestato subito una prima difficoltà consistente nell’impossibilità di individuare l’entità “casa” da schedare e da mappare. Le ragioni sono da ricercare nell’evoluzione dell’insediamento della città la quale, a partire dal XII secolo quando era uno dei porti più importanti del Mediterraneo, non ha mai veramente mutato le proprie caratteristiche. Infatti fino al XIX secolo il nucleo cittadino rimase confinato nelle mura medioevali, nonostante la cinta muraria fosse stata già largamente ampliata nel Seicento. Le modificazioni sono sempre avvenute all’interno mediante sopraelevazioni, accorpamenti, avanzamenti di fronti, creazione di ponti e passaggi da un isolato all’altro ovvero quelli che possiamo definire “tentacoli immobiliari” magari protesi verso affacci migliori. La proiezione planimetrica del sedime di un edificio come un parallelepipedo che raggiunge il livello di gronda è per la città vecchia di Genova totalmente infedele ed impropriamente utilizzata per la rappresentazione di unità immobiliari che hanno forme e modalità di relazione assai complesse. Non tenere conto di una tale problematica avrebbe significato descrivere una città che non esiste e, di conseguenza, restituire una immagine falsa ed ingannevole. La rilevazione ha mostrato quanto sia diffusa la ricchezza di stratificazione nella città vecchia (Fig. 4), pertanto è stato necessario realizzare tre mappe (al piano terra, al terzo piano ed al piano delle coperture) nonché individuare tre entità differenti che solo insieme sono in grado di descrivere la complessa realtà: il civico, il corpo e l’edificio (Fig. 5). Ogni entità riflette un livello di percezione differente: il civico descrive il livello funzionale così come è percepito dai residenti; il corpo descrive il livello strutturale; l’edificio descrive il livello costruttivo così come percepito da chi ha un bagaglio di esperienze tale da saper leggere ed interpretare i segnali di processi di stratificazione o di mutazione avvenuti nel manufatto. La struttura del data base è caratterizzata da dieci tavole principali di descrizione che si riferiscono a: • l’edificio nel suo complesso, secondo una visione sintetica mutuata da tutte le informazioni raccolte nelle altre schede; • le strutture verticali, quali muri interni e/o facciate; • le aperture, quali porte e/o finestre; • le strutture orizzontali, quali solai, volte e/o balconi; • l’atrio di ingresso; • il vano scala; • gli appartamenti, limitatamente a quelli accessibili; • gli accessori strutturali, quali puntoni e/o catene; • le coperture; • le attività commerciali al piano terreno; e da cinque tavole secondarie di relazione che si riferiscono a: • i corpi; • i corpi e le coperture; • i civici e gli eventuali accessi secondari; • i civici e le relative immagini digitali; • i civici ed i vincoli dei beni mobili ed immobili secondo le leggi di tutela del 1939. In generale tutti i dati rilevati si possono ricollegare alle tre tematiche principali affrontate dall’indagine: - le modalità della trasformazione edilizia nel tempo, i suoi principali caratteri e le possibilità di ulteriore modificazione; - le caratteristiche dei materiali ed il loro esito nella produzione architettonica, in quanto costi- 22 A.S.C.Ge., REGISTRIDELLAPOPOLAZIONE , n° 1/169. viene definitivamente superato il tentativo di computare la “popolazione di diritto” spesso attuato con procedimento statisticamente discutibili di sottrazione di individui facenti parte di un nucleo familiare ma temporaneamente assenti o addizione di soggetti momentaneamente ospiti. Il censimento della popolazione fu realizzato sotto la direzione del Ministero di agricoltura, industria e commercio ed eseguito dagli uffici comunali sotto la direzione dei Sindaci. I dati sono giudicati attendibili anche in virtù del fatto che nel censimento 140 LO SPESSORE STORICO IN URBANISTICA tuenti elementi singoli o appartenenti a sistemi complessi; - le condizioni di stabilità dell’edificato e le caratteristiche dei fenomeni di degrado delle strutture. Tra gli altri sono stati individuati due obiettivi fondamentali legati al tema della conservazione che determinano il valore degli immobili ed incidono sulla qualità della vita degli abitanti: - la conservazione storica, per valutare il grado di integrità ed autenticità dei corpi edificati ed analizzare le dinamiche di trasformazione all’interno della città vecchia; - la conservazione dei materiali, per valutare lo stato dei materiali di superficie ed analizzare il grave problema relativo all’umidità. La lettura storica dei manufatti reali, effettuata attraverso la ricostruzione delle principali fasi cronologiche (con metodi stilistici ma soprattutto tipologici, poiché la maggior parte degli elementi architettonici non è valutabile stilisticamente), permette di stabilire il valore socio-economico ed il valore storico di ogni corpo edificato. Mentre il primo è legato all’importanza del manufatto nel suo tempo, per la sua rarità e/o significatività, il secondo è legato invece alla sua omogeneità ed alla capacità di rappresentare oggi una situazione storica. Se un edificio, sia pure poco significativo nel suo tempo e quindi con un basso valore socio-economico, rimane oggi l’unico o uno degli ultimi capace di esprimere la situazione storica che lo ha prodotto è evidente che il suo valore storico aumenta e che i criteri di intervento da adottare dovranno essere gli stessi previsti per l’“architettura maggiore”. Al contrario un palazzo di grande importanza e valore, all’epoca della costruzione, che è giunto a noi completamente privato dei suoi caratteri peculiari per aver subito pesanti trasformazioni e stravolgimenti, avrà un basso valore storico poiché oggi non rimane più nulla a testimonianza dell’elevato valore socio-economico passato, se non documenti scritti che non trovano riscontro nell’oggetto reale. È possibile pertanto individuare, per i vari edifici, alcune categorie oggettive, poiché basate sui dati reali, che tengano conto di entrambi i valori confrontando i dati storici con quelli materiali per ogni singolo corpo edificato, in modo da creare una mappa su cui impostare l’analisi delle dinamiche di trasformazione all’interno della città vecchia. Il rilievo eseguito ci ha restituito l’immagine di una città lontana da quella di una città medievale, immagine probabilmente influenzata dalla tessitura urbana costituita da stretti vicoli e dai numerosi elementi messi in luce nel corso dei restauri filologici eseguiti soprattutto nel XIX secolo. In realtà il medioevo resiste, tranne pochi casi, a livello di lottizzazione ed al piano terreno mentre la maggior parte degli edifici ha subito trasforma- zioni tali da stravolgere il carattere medievale, conservato solo a livello di reperti archeologici (Figg. 6 e 7). Come già avvenuto in altri centri storici italiani, anche a Genova occorre affrontare, a livello urbano e non di singolo cantiere, la difficile problematica relativa al mantenimento del valore storico dei manufatti attraverso indicazioni generali ed interventi volti alla conservazione. Non si intende la conservazione di qualche elemento storico, con funzione puramente decorativa o celebrativa, ma dell’intera unità abitativa, sia pure con gli inevitabili compromessi dettati dalle esigenze di vita attuali. È evidente infatti che la pratica diffusa di conservare, magari esaltandone la presenza, colonnine di polifore, tratti di archetti pensili in facciata o porzioni di muratura in conci o in laterizi non significa conservare la storia dell’edificio ma solo distruggere la sua unitarietà per scoprire, in modo esemplificativo, alcune tracce del passato. Ritengo che questo sia il modo migliore per creare un divario non più colmabile tra passato e presente negando la continuità della storia e l’appartenenza dell’uomo al corso degli eventi. Parallelamente a quella storica è stata condotta l’analisi dello stato di conservazione dei materiali di superficie quali rivestimenti e coloriture e delle cause dell’eventuale degrado. I criteri di valutazione sono stati quanto più possibile oggettivi, basati cioè sull’osservazione e sulla descrizione dei fenomeni. In tale modo si è cercato di evitare la soggettività della maggior parte delle valutazioni sullo stato di conservazione le quali si riducono ad aggettivi come buono, mediocre e cattivo, giudizi che dipendono dal grado di esperienza e dal tempo di riflessione di ognuno e pertanto risultano difficilmente interpretabili. La possibilità di confrontare dati relativi all’intera città vecchia ha permesso inoltre l’individuazione, localizzazione e caratterizzazione dei problemi più diffusi. In particolare già dalle prime elaborazioni che hanno portato a realizzare, tra le altre, la carta tematica relativa alle “Localizzazioni e cause dell’umidità”, è emersa l’importanza di approfondire tale problema che riguarda circa la metà dei corpi edificati (Fig. 8). La diffusione del fenomeno, anche in aree in cui non è possibile collegare la risalita di umidità con la geomorfologia ed idrogeologia del territorio, ha indirizzato le ricerche su altri fronti. Sono infatti state individuate almeno altre tre cause di cui una estesa all’intera città vecchia, ovvero lo stravolgimento delle pendenze relative alla maggior parte delle strade, e due legate a differenti tipologie costruttive, l’assenza di un sistema efficiente di raccolta delle acque, soprattutto negli edifici del XVIII secolo e la presenza di antiche cisterne non più manutenute, particolarmente diffuse in edifici risalenti al XVI-XVII secolo. Rita Vecchiattini Tali esempi evidenziano l’obiettivo principale della banca dati la quale non si propone solo come strumento di informazione, direttamente utilizzabile da fruitori pubblici e privati, ma anche come veicolo di conoscenza utile all’individuazione di problemi a carattere generale e pertanto alla pianificazione urbana. Infatti sia la conservazione storica sia quella dei materiali incidono sul valore del patrimonio poiché coinvolgono l’immagine, la durata, la qualità della vita e concorrono a stabilire i termini della recuperabilità dello stesso. Dall’incrocio di questi due aspetti della conservazione si possono trarre criteri a carattere generale, ma sempre basati su dati reali, da adottare in diversi casi di intervento. Non si propone in tal modo di sostituire l’indagine sul singolo edificio, sempre valida ed indispensabile per la comprensione del manufatto, ma di tradurre i dati quantitativi e qualitativi del costruito della città vecchia in criteri di intervento che considerino il singolo oggetto sempre in relazione al contesto in cui è inserito ed agli altri edifici simili o differenti, che di volta in volta possono modificarne il significato e la capacità rappresentativa, ovvero il valore storico. È evidente infatti che ogni corpo edificato deve essere sempre considerato in rapporto al contesto, poiché questo può, entro certi limiti, modificarne il valore. L’elaborazione dei dati, unita all’approfondimento dei singoli casi, potrà tradursi in una serie di utili indicazioni volte alla soluzione dei problemi più diffusi. Tali indicazioni concorreranno a creare una valida base progettuale per gli inter- 141 venti sui singoli corpi edificati e determineranno indiscutibili vantaggi, a breve ed a lungo termine, per operatori pubblici e privati, contribuendo a: - ridurre i costi di progettazione, spesso eccessivamente onerosi per i piccoli proprietari che finiscono per rinunciare al professionista ed alla sua importante funzione di controllo rivolgendosi direttamente alle imprese, presso le quali spesso domina la logica del maggior guadagno anche a scapito della qualità del lavoro; - creare manodopera specializzata, secondo il principio per il quale la domanda crea l’offerta, in grado di eseguire le lavorazioni indicate tornando all’uso delle tecniche e dei materiali antichi che hanno dato i migliori esiti e maggiormente consapevole dei limiti e delle possibilità dei prodotti moderni; - consentire un maggiore controllo da parte pubblica sugli interventi attuati dai privati anche nel caso di edifici non soggetti a vincolo secondo le leggi di tutela del 1939; - permettere di monitorare gli interventi nel tempo e valutarne gli esiti al fine di adeguare le soluzioni adottate e renderle sempre più idonee e rispondenti alle problematiche della città vecchia. È proprio la costante attenzione, dalla realizzazione delle schede di rilevazione a quella dei possibili tematismi, rivolta a ricadute reali nelle modalità di intervento sul costruito storico della città che rende la “Mappatura culturale della città vecchia di Genova” uno strumento concepito e realizzato secondo criteri del tutto innovativi, pur nella consapevolezza di non rappresentare in alcun modo un’analisi esaustiva della realtà. 142 LO SPESSORE STORICO IN URBANISTICA BIBLIOGRAFIA M. BLOCH 1949, Apologia pour l’historie ou métier d’historien, “Cahiers des Annales”, Paris. E. POLEGGI, L. STEFANI 1986, Cartografia e istituzioni in età moderna in Atti del Convegno, Genova. F. BONORA 1979, Nota su una archeologia dell’edilizia, in “Archeologia Medievale”, VI, pp. 171-182. E. POLEGGI, L. STEFANI 1987, Cartografia e storia urbani stica. Il contributo del Catasto napoleonico, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, XXVII, I, pp. 89-104. F. 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