INVESTIGAZIONI FISIOGNOMICHE. Da Leonardo a Sherlock Holmes. La figura di Sherlock Holmes, sembrerà strano, è stata il motivo ispiratore del titolo dato a questo corso. Oltre a quella di Leonardo, naturalmente, altissima. Ma mentre Leonardo risulta ovviamente incluso nella lunga lista inerente il tema fisiognomico, quella di Sherlock è inusuale, eccentrica, appartenente al filone letterario e cinematografico, certo, ma fonte di ispirazione per le strategie di ricerca che il corso intenderebbe suggerire. Sicuramente Sherlock Holmes è l'investigatore più noto e quello che maggiormente ha contribuito alla creazione dei clichè del genere. Un uomo solitario, fatta eccezione per la conoscenza dell'amico, assistente e dottore Watson. Il fatto è che vanta una conoscenza molto pratica e circoscritta nei campi più disparati, chimica, botanica, geologia, ma soprattutto nel campo dell'anatomia. Oltre che dare prova di una certa cultura anche in altri ambiti, quali la letteratura e la pittura. Questa sua conoscenza è volta quasi interamente alla buona riuscita del suo lavoro investigativo. E' eccentrico e dotato di strabilianti doti deduttive, nonchè di una spiccata capacità di osservazione e si considera il fondatore della criminologia, cioè l'applicazione del metodo scientif ico nell'investigazione criminale. Possiede un fisico ben allenato, tanto da essere abile nella box e nella scherma. Lavora perchè lo ritiene stimolante e, se necessario, accetta impieghi persino gratuitamente a patto siano interessanti. La maggior parte delle volte si limita a consulenze dall'appartamento di Baker Street, mettendo in relazione un caso con altri analoghi, attingendo al suo vasto archivio. Non c'è nulla che detesti di più del ripetersi della solita routine e della banalità intrinseca nell'esistenza umana e dimostra una diffusa insofferenza verso le convenzioni sociali. E' retto da un profondo senso di giustizia, talvolta in contrasto con la legge. Un uomo che riesce a fare una radiografia di una persona soltanto osservandola, e poi spiegando i motivi della deduzione e rendendoli semplicissimi. Un po' presuntuoso forse, un genio però, che afferma: "Eliminato ciò che non è possibile, quello che resta per quanto appaia improbabile dev'essere la verità" e che, con questo strano assioma, risolve brillantemente ogni caso. Certo, si tratta di due personalità distinte, una realmente vissuta, l'altra dettata dalla fantasia, ma non è la fantasia un elemento essenziale per un allievo d'Accademia, ben sovrapponibile allo studio analitico? Altrimenti perchè chiamarla Anatomia Artistica? Ora, tornando ai nostri intenti, non vi sembra che la maggior parte delle caratteristiche caratteriali e comportamentali di Sherlock potrebbero corrispondere al buon profilo di ogni allievo di questo corso? Analizziamo il verbo investigare: esso decrive lo scrutare, il cercare a fondo. Analizziamo ora l'etimologia della parola Anatomia, dal tardo latino, a sua volta derivante dal greco, ossia da dissezione, e ulterirmente da tagliare, sezionare. Anatomia, in senso esteso, signif ica struttura di un organismo o di una sua parte". In senso figurato, signif ica anche "esame minuzioso, osservazione analitica di qualcosa (si dice anatomia di un delitto, ad esempio). L'interpretazione del termine in senso " figurato" mi sembra quella più adatta a noi, quali allievi stimolati ad analizzare creativamente e soprattutto fuori dalla routine dello schema tradizionale di studio. Del genio strabiliante e planetario di Leonardo risulta al momento superfluo parlare: la sua figura e i suoi studi di fisiogniomica serviranno a dare l'avvio al motore della nostra ricerca. La strategia di lavoro di stampo fisiognomico proposta risulterà tagliente e incisiva al pari delle famose sedute di dissezione anatomica leonardesche, ma la parte che si preferirà analizzare in questo corso sarà quella che partirà dall'osservazione di superficie morfologicamente esterna. La lente d'ingrandimento di Sherlock in questo senso non risulterà trascurabile, ma contribuirà a rendere visibili e signif icativi tutti i possibili indizi epidermici , uniti all'osservazione dei caratteri, dei gesti , non esclusi gli accenti sul comportamento ed il linguaggio del corpo. Tutti investigatori del corpo, dunque, secondo un'idea fisiognomicamente contemporanea. Alla ricerca di ogni minimo dettaglio rivelatore in qualche modo della personalità , per cercare di capire chi ci sta di fronte: non è forse più interessante , oltre che utile oggi, riuscire come Sherlock a tradurre un'immediata radiografia delle fisionomie e delle personalità, a partire dalla decifrazione dei dati visibili? L'intuito dell'artista, del resto, non ha sempre fornito spunti , realizzato scoperte, consapevoli e inconsapevoli a volte, e accompagnato gli studi medico-scientif ici e psicoanalitici? Le figure artistiche che hanno contribuito e che affronteremo sono moltissime. Non mancheranno alcune aperture in senso strettamente anatomico quando ce ne sarà la necessità. La figura di Shrlock si rapporta al cinema e ci ricorda che, a partire dalla nascita dello stesso, (l'nvenzione dei Lumière,1895) la tradizione delle immagini subirà un mutamento radicale, verrà turbata la tranquillità delle immagini: dei corpi ,fino ad un attimo prima fissi, cominceranno a tremolare sullo schermo. Alla singolarità dell'opera unica , di un'mmagine unica, così come del corpo unico tradizionalmente e accademicamente rappresentato, si sostituirà quella dell'immagine di un corpo in movimento, nel nascere di una cultura moderna, dove l'immagine ha la sfortuna, se così si può dire, non solo di essere riproducibile meccanicamente e di perdere ogni volta l'equivalente in sostanza, ma anche di essere diventata indefinitamente sostituibile, irrimediabilmente labile. Oggi sembra non essere più possibile confidare nell'immagine, trovarvi riposo: il bombardamento delle immagini e dei corpo racchiusi in esse si propone e ripropone incessantemente, senza tregua.. Anche con l'avvento della radiografia, alla fine del 1895 ( per merito del fisico tedesco Rontgen), scompare di colpo tutto un registro della sensibilità europea. "L'antico motivo del cranio e delle tibie viene di colpo demistificato e si offre alle speculazioni un diverso mistero: la gamma di colori e di forme che percepiamo è solo una minuscola finestra nell'immenso ventaglio delle radiazioni che sfuggono ai nostri sensi. Siamo infermi, ciechi e sordi, immersi nell'infinito brusio del mondo. Da questa umiliazione , propria degli artisti, discende l'idea che serpeggierà lungo tutto il secolo: tra tutti gli uomini, "stupido" è il pittore che crede ancora ai pigmenti, alla trementina a all'olio di lino per far condividere la sua visione del mondo. Mortificata, umiliata, l'arte della pittura sarà d'ora in poi vissuta come sopravvivenza, e come domanda ossessiva della sua utilità". Da questo punto di vista si crea una linea di demarcazione tra gli artisti che continuano a raffigurare il cranio in modo tradizionale, come se non fossero stati scoperti i raggi x, e quelli che sembrano aver riflettuto sul radicale rivolgimento semantico e iconografico che questi implicano. A volte è una linea di demarcazione inattesa, che non distingue i "moderni" là dove vengono solitamente situati. Tradizionali quindi, passatisti, Ensor e Cezanne, i quali continuano a manipolare il calvarium come accessorio delle vanità. Moderni invece, orientati verso di noi, Munch e Duchamp, che si interrogano sull'interiorità del corpo e sulle sue proprietà. Il braccio scheletrico del primo, la mascella del secondo hanno una risonanza nuova, aspra: scorgiamo in essi una sorta di gelida constatazione clinica, là dove Cezanne ed Ensor rimangono prigionieri della vignetta romantica" Cit. "L'anatomia impossibile, Jean Claire, in "Identità e alterità. Le figure del corpo". 1895/1995, La Biennale di Venezia. Si parlava di figure artistiche d'esempio fisiognomico. Una tra le molte, interessante per i riscontri del tempo ed il rapporto antropologico, è quella di Edgar Degas. Mi piace ricordare La petite danseuse de quatorze ans, che presentò alla Sesta mostra degli Impressionisti. La faccia della modella corrispondeva alle descrizioni che la "scienza" andava facendo del tipo cranico "degenerato", caratterizzato da angolo facciale acuto, mascella sporgente, zigomi prominenti, fronte assente, lineamenti in cui erano associate, nella fantasia popolare, l'ignoranza e la bestialità delle "classi pericolose". Vi si può vedere una piccola Nanà quindicenne, dal romanzo di Zolà, da poco pubblicato in quel periodo. Infatti, tra i disegni preparatori e il bozzetto del nudo, Degas aveva apportato alla propria modella, Marie van Goethem, un cospicuo numero di modif iche, per meglio aderire allo schema lombrosiano del "delinquente nato" e fare di quella ballerinetta non un topolino come venivano chiamate le giovani allieve dell'Opéra, bensì un animale vizioso uscito dalle fogne unicamente per diffondere la peste tra la buona borghesia. La gabbia di vetro entro cui Degas aveva immaginato di mostrarla venne paragonata a un "barattolo" e accentuò l'idea che la piccola danzatrice non fosse un'opera d'arte, ma una cera anatomica, "fatta per un museo di zoologia, di antropologia, di fisiologia". Alla stessa mostra Degas doveva presentare due pastelli di Fisionomie di criminali, relizzati sulla base di schizzi fatti al palazzo di Giustizia di Parigi, durante le udienze del processo a due giovani assassini, protagonisti di un caso che aveva fatto scalpore nel 1879. In essi vi si riscontra una ricerca fisiognomica rispettosa delle classif icazioni antropologiche del tempo, più che un ritratto fedele degli imputati. Il progetto di un scienza del Bello, poi, ad opera di Paul Richer, neurologo ed anche professore di Anatomia alla Scuola di Belle Arti , che aveva sognato di "mettere a disposizione degli artisti, in merito alle proporzioni umane, le acquisizioni più sicure e recenti della scienza" con la sua "Nuova Anatomia Artistica del Corpo Umano, nel 1906, si rivelerà una limitanta proposta di gelido accademismo senza vita. Solo i regimi dittatoriali negli anni '30 saranno interessati a diffondere queste vignette di corpo troppo razionali, credendo di trovarvi gli esempi di quella sana e muscolosa umanità che intendevano diffondere. Ben diversamente fecondo il libro "L'Art chez les Fous", che Marcel Réjà pubblicherà l'anno dopo, nel 1907, l'anno delle Demoiselles d'Avignon. Era decisamente in direzione dell'abnorme e del "degenerato" che l'arte moderna andava cercando, se non propriamente dei modelli, quanto meno degli oggetti delle proprie indagini e la materia per nutrire la propria febbre e placare l'inquietudine. Il 1985 è una data chiave nella carriera di un uomo senza il quale l'arte di questo tempo non sarebbe diventata quella che conosciamo: Sigmund Freud. Con la sua psicanalisi nulla risulta più fisso, scritto, marchiato, tatuato. Tutto diventa libero, mobile , fluttuante. Tutto si muove, evolve, si trasforma. Lapsus, slittamenti di senso, deformazioni, spostamenti, condensazioni, approssimazioni, anamorfosi. Di colpo appare tutta una morfologia dell'aberrazione che affascinerà gli artisti. Anatomie spezzettate, frammentate, scompaginate delle nuove tecniche fotografiche, corpi sottratti , labili, fluttuanti delle fantasmagorie cinematografiche, membra trasparenti e filigranate delle nuove tecniche di esplorazione non invasive, corpi virtuali delle geometire pluridimensionali, corpi disincarnati delle telecomunicazioni, anatomie anarchiche o teratologiche delle isteriche, che generano inattese membra o parestesie, anatomie meravigliose e sconcertanti dei sogni: a questa infinita proliferazione dei corpi possibili umani che non rientrano più in canoni percettibili, ancora una volta i totalitarismi tentarono di contrapporre l'ortopedia di una Bellezza fredda e tetanica. Tuttavia l'arte moderna proseguiva per la sua strada. Da Rodin a Giacometti, da Martini ad Antonio Lopez, da Gerstl a Lucian Freud, forse nessun altro secolo avrà tentato, contro i deserti che avanzano, di restaurare con tale intensità la presenza umana. "Farai le figure in tale atto il quale sia sufficciente a dimostrare quello che la figura ha nell'animo; altrimenti la tua arte non sarà laudabile". Per tornare a Leonardo, colui che dà l'avvio al nostro motore di ricerca, e con queste sue celebri parole, assistiamo al segnarsi dell'inizio dell'arte moderna come la viviamo ancora oggi, di quell'arte, cioè, esclusivamente occidentale, che viene segnata passo passo da una evolvente volontà di indagine introspettiva. "Una sonda che, con piena consapevolezza teorica, nel corso dei secoli affonda sempre più nell'inconscio individuale e collettivo, fino a sfociare nella caverna e negli spazi dilatati e disomogenei della contemporaneità. Lo strumento fondamentale che guida tale indagine introspettiva e il filo rosso per seguire e comprenderne lo svolgimento sono forniti dalla Fisiognomica, poi evoluta in Psicologia, come l'alchimia è evoluta in Chimica. Infatti, come l'uomo ha pensato se stesso, il proprio volto, così si è rappresentato: l'evoluzione degli studi sul profondo è perfettamente parallela ai mutamenti delle arti, in primis la pittura, alla quale si è specialmente richiesto di dare una forma visibile all'invisibile. Se si consulta un qualsiasi testo di Storia della Psicologia, procedendo a ritroso, si incontra fatalmente e risolutivamente la figura di Leonardo, cioè la mente e la pratica creativa di un pittore. Posso personalmente testimoniare che, quando intrapresi gli studi sull'asse Fisiognomica-Psicologia, gli storici dell'arte, salvo rarissime eccezioni, sembravano sordi sull'argomento. Il motivo di tale preclusione, pensandoci bene, era molto semplice, e andava ricercato nelle settorializzazioni e nella mancanza di collegamenti che affliggono e limitano troppo spesso la disciplina storico-artistica. Accadeva questo: alcuni tentavano di porre il problema fisiognomico solo a proposito di Leonardo; altri cercavano di aprire finestre sul passaggio tardocinquecentesco del Della Porta; alcuni studiosi anglosassoni apparivano coinvolti dalle fondamentali riflessioni seicentesche di Le Brun; gli storici del Neoclassicismo mettevano mano al Lavater; con il problema Gericault cambiavano completamente non solo i nomi degli studiosi, ma, pareva, addiritura la disciplina (fra Passato e Contemporaneità, le indagini sull'Ottocento non si sa mai bene a quale pianeta appartengano); e tutto finiva poi nel mondo di bizzarrie criminologiche cui si legava ingiustamente un considerevole scienziato come il Lombroso. Per una sorta di sclerosi specialistica e purovisibilistica ci si negava perfidamente e autolesionisticamente di accorgersi che invece tutto si lega; che quello della Fisiognomica è un fiume carsico che ora sale in superficie ora scende in profondità, ma è un fiume nel quale le acque sono sempre quelle, nel quale ogni trattatista è perfettamente informato di quello che hanno detto i suoi predecessori e dell'utilizzo che il suo pensiero può avere nelle arti a lui contemporanee: un fiume, soprattutto, che, fra Sette e Ottocento, sfocia nel grande mare della Psicologia. Ma oggi, quando la fisiognomica sembra essere scienza, o pseudoscienza, o pettegolezzo, addirittura di moda, è tempo di fare chiarezza, di slegarla da ogni accezione bizzarra e caricaturale per capire invece che essa è stata un cammino privilegiato, spesso geniale, per introdurci agli immensi problemi epistemologici della cultura che occupa quasi integralmente il nostro sapere ancora oggi ( il romanzo per eccellenza di questo secolo, l'Ulisse di Joyce, è dedicato alla vita interiore di un solo uomo in un solo giorno della sua vita). Cit. da "L'Anima e il volto", di Flavio Caroli. Il corso non si avvale di un modello vivente in posa, perchè le strategie adottate nel corso si differenziano da quelle usuali e sopratutto perchè ognuno potrà avvalersi di sistemi di analisi e ricerca personali, basati anche sull'uso del corpo proprio (autoritratto), o del corpo scelto (ritratto), nell'ipotesi di soluzioni di lavoro che, a partire da quella iniziale legata al disegno e traducibile come pratica costante, potranno evolversi in ipotesi ulteriori inusuali ed eccentriche.