RELAZIONE DI CHIMICA Taffarello Filippo, Tagliapietra Simone, Gessato Federico, Polo Leyla, Brescancin Federico Obiettivo verificare il funzionamento della pila di Daniel (o cella galvanica) misurandone la differenza di potenziale tra i due elettrodi tramite un voltimetro (1° esperimento). Verificare inoltre la cella elettrolitica tramite una pila da 4,5 volt (2° esperimento) Introduzione Teorica: Redox: reazione di ossido riduzione, reazioni chimiche nelle quale un reagente si ossida, mentre un secondo reagente si riduce. Numero di ossidazione: rappresenta la carica che ogni atomo assumerebbe se gli elettroni di legame fossero assegnati all’atomo più elettronegativo. Ossidazione: provoca l’aumento del numero di ossidazione. Riduzione: provoca la diminuzione del numero di ossidazione. Pila: La base o principio chimico-fisico di funzionamento di una pila è una reazione di ossidoriduzione che avviene al suo interno, in cui una determinata sostanza subisce un processo di ossidazione, perdendo elettroni, mentre un'altra sostanza subisce un processo di riduzione, acquistandoli. Data la sua configurazione, la pila consente di intercettare e sfruttare il flusso di elettroni tra le due sostanze. Anodo: è l'elettrodo sul quale avviene una semi-reazione di ossidazione. Catodo: è l'elettrodo sul quale avviene una semi-reazione di riduzione. Voltaggio: la differenza di potenziale elettrico o tensione, spesso abbreviata in d.d.p., è definita come la differenza tra il potenziale elettrico di due punti dello spazio. Cella elettrolitica: si indica una particolare cella elettrochimica che permette di convertire energia elettrica in energia chimica. Tale processo viene detto elettrolisi. Valutazione dei rischi In laboratorio è sempre necessario utilizzare l’apposito camice per evitare l’usura dei vestiti, inoltre è consigliato l’uso di guanti in lattice quanto si utilizzano sostanze tossiche, irritanti o corrosive. Il solfato di rame o solfato rameico CuSO4 è irritante per la pelle e pericoloso per l’ambiente. Quindi prestare dovuta attenzione nel maneggiare la sostanza e non disperdere nell’ambiente, ma deporre la sostanza, dopo l’uso, in appositi contenitori di smaltimento sostanze. Il solfato di zinco ZnSO4 è un irritante per gli occhi. L'ingestione è considerata sicuro, in quanto il solfato di zinco viene aggiunto come fonte di zinco essenziale per il corpo. Ma l’ingestione eccessiva ha risultati di difficoltà stomaco acuta, con nausea e vomito. È consigliato non disperdere la sostanza nel l’ambiente, quindi smaltire la sostanza in appositi contenitori per sostanze. Prestare molta attenzione quando si maneggiano le sostanze per evitare eventuali incidenti o malriusciti esperimenti a causa di errori o disattenzioni. 1° Esperienza Strumenti - 2 Becher da 250 ml 1 tubo a U 2 elettrodi Materiali - Bilancia (sensibilità: 0,001 g ; portata: 3000 g) multimetro digitale Sostanze - 1 lastra di zinco 1 lastra di rame 1 mole di ZnSO4 1 mole di CuSO4 KNO3 (soluzione salina) Procedimento Innanzitutto si devono riempire i due becher uno con solfato di zinco(ZnSO4) e l’altro con solfato di rame(CuSO4) per poi disporli uno di fianco all’altro. Dopo aver attaccato l’anodo del multimetro alla lastra di zinco(Zn) ed il catodo alla lastra di rame(Cu) impostare la modalità volt sul multimetro. Svolta l’operazione inserire appunto la lastra di rame nel solfato di rame (entrambi pesati in precedenza) e quella di zinco nel solfato di zinco. Sistemati i due becher prendere il tubo a U e, dopo aver rivolto entrambe le estremità verso l’alto, con molta attenzione versare il KNO3 al suo interno. Dopodiché inserire alle estremità del tubo due pezzi di cotone assicurandosi che non si vengano a creare bolle d’aria all’interno del tubo, infine inserire una spugna nella zona interna al tubo per evitare che le due estremità del tubo tocchino il fondo dei due becher. Preparato cosi il ponte salino bisogna posizionarlo in modo tale che le due estremità tocchino una il solfato di rame e l’altra il solfato di zinco lasciando che la spugna si sostenga sui due becher (il posizionamento deve essere svolto velocemente in modo da evitare perdite di sale nei due solfati). Per finire osservare ciò che compare sul multimetro e, separate dal multimetro ed una volta asciugate, le lastre vanno nuovamente pesate. Dati quantitativi - 150 ml di solfato di rame in un backer da 250 ml 150 ml di solfato di zinco in un backer da 250 ml Voltaggio della pila di Daniel: 1,07 volt Dati qualitativi ZnSO4 si presenta incolore e inodore; CuSO4 si presenta di colore blu intenso ma inodore; La massa della lastra di zinco tenderà a diminuire, anche se poco La massa della lastra di rame tenderà ad aumentare, pur sempre poco Dati bibliografici - Libro http://www.zanichelli.it/ http://www.chimica-online.it/ Elaborazione dati Abbiamo riscontrato un aumento di massa relativo alla lamina di rame dato dall’accumulo di ioni Cu2+ , dovuto all’attrazione a cui essi sono soggetti. Tale attrazione è provocata dall’ eccesso di cariche negative che si accumulano sulla lamina di rame per effetto dell’acquisizione di elettroni. Nella semicella dove c’è l’anodo lo zinco metallico che costituisce uno dei due elettrodi passa in soluzione ossidandosi a Zn2+ e libera elettroni. La semi-reazione di ossidazione è: Zn(s) Zn2+(aq) + 2e- Attraverso il filo conduttore gli elettroni passano nell’elettrodo di rame posto nella seconda semicella e richiamano gli ioni Cu2+ della soluzione essi pertanto si riducono a rame metallico secondo la semi-reazione di riduzione: Cu2+ +2e- Cu Il passaggio di elettroni sarebbe breve perché nella prima semicella si accumulano ioni Zn2+ e nella seconda ioni Cu2+. Vi sarebbe quindi un eccesso di ioni rispettivamente negativi (SO42-) e positivi (Zn2+). Se l’equilibrio elettrico non venisse ristabilito dagli ioni del ponte salino(KNO3) il ciclo si interromperebbe. Zn2+ +2e- Anodo ( - ) Zn Catodo (+) Cu2+ + 2e- Cu Reazione complessiva Zn + Cu2+ Zn2+ + Cu ossidazione riduzione Osservazioni e conclusioni L’ obiettivo iniziale era quello di replicare la pila di Daniel (o cella galvanica) studiandone il funzionamento, ed in particolare il motivo per cui si verifica una reazione di ossidoriduzione e la conseguente produzione di energia elettrica a partire da quella chimica. Alla fine di tale esperienza possiamo decretare il nostro scopo raggiunto anche tenendo conto di eventuali imperfezioni dovute all'inevitabile errore umano. Infatti dopo aver collegato il voltimetro ai due fili metallici che collegavano le semicelle ci siamo accorti che il voltaggio risultava essere di 1.07 V, cioè molto vicino a quello standard generato da celle galvaniche contenenti lo stesso tipo di sostanze (1,10 V). Attraverso la misurazione del voltaggio abbiamo avuto la conferma del passaggio di elettroni dall' anodo dove è avvenuta l'ossidazione (semicella con zinco), al catodo dove è avvenuta la riduzione (semicella con rame). Un' altra conferma dell'avvenuta reazione l'abbiamo avuta nel momento in cui, dopo qualche minuto abbiamo pesato le lamine di rame e di zinco notando che, come previsto, la massa nel primo era aumentata e nel secondo era invece diminuita; segno questo dell'acquisto e della perdita degli ioni rispettivamente Cu++ e Zn++. 2° Esperienza Strumenti - 1 Becher da 250 ml 2 coccodrilli (morsette) 2 elettrodi Pila da 4,5 volt Materiali - Bilancia (sensibilità: 0,001 g ; portata: 3000 g) Multimetro digitale Sostanze - 1 mole di solfato di rame CuSO4 1 chiodo 1 lastra di rame Procedimento Per cominciare si deve inserire nel becher il solfato di rame ed inserire, facendo attenzione che non si tocchino, il chiodo e la lastra di rame scartavetrati in precedenza per rimuovere eventuali impurità che comprometterebbero la riuscita dell’esperimento. Successivamente si devono prendere due cavi elettrici muniti alle estremità di coccodrilli per poi collegarli rispettivamente uno al catodo e uno all’anodo della batteria, fatto ciò bisogna collegare (possibilmente in contemporanea) le altre due estremità dei cavi una al chiodo (anodo) e l’altra alla lastra di rame (catodo). Dopo aver aspettato 20 secondi circa staccare dai coccodrilli il chiodo e la lastra di rame per poi pesarli separatamente. Dati quantitativi - Pila da 4,5 volt, ma passavano attraverso gli elettrodi soltanto 3,5 volt m1(lastra di rame): 12,480 g (prima dell’esperimento) m1(chiodo): 13,562 g (prima dell’esperimento) m2(lastra di rame): 12,462 g (dopo l’esperimento) m2(chiodo): 13,600 g (dopo l’esperimento) Dati qualitativi - Il solfato di rame CuSO4 si presenta con un colore blu intenso ed inodore Il chiodo immerso nel solfato di rame con la lastra di rame diventa ramato (ovvero di colore arancione rame) Dati bibliografici - Libro http://www.zanichelli.it/ http://www.chimica-online.it/ Elaborazione dati Collegando Il polo positivo della pila(+) alla lamina di rame e quello negativo (-) al chiodo, si da inizio ad un flusso di elettroni. La lamina di rame (anodo) perde elettroni, in quanto attratti dal polo positivo della pila e rilascia quindi ioni Cu 2+ ( che si ossidano ) nella soluzione di CuSO4. Gli elettroni si accumulano quindi nel chiodo (anodo), il quale richiama gli ioni Cu2+ dalla soluzione. Essi si dirigono verso il polo negativo (cioè il chiodo), dove vi si depositano (riducendosi) e formando lo strato di rame metallico che riveste il ferro . Per far avvenire la reazione non spontanea la differenza di potenziale deve essere maggiore della tensione necessaria a far avvenire quella spontanea ( 1.1 V ). Ciò giustifica la necessità di utilizzare una pila da 4.5 V. Osservazioni e conclusioni Possiamo innanzitutto osservare che si tratta di una reazione chimica non spontanea. Questa volta non abbiamo le celle galvaniche (che ospitano reazioni spontanee) ma abbiamo delle celle elettrolitiche che rendono la reazione non spontanea. Perciò è necessario avere una sorgente di energia che, in questo caso, sarà una comune pila da 4,5 volt. Collegando l’anodo con la lastra di rame e con un estremità della pila, e il catodo con il chiodo e con l’altra estremità della pila diamo il via ad un ciclo. La lastra cederà i suoi elettroni, diventando rame metallico, al chiodo, il quale cambierà il suo colore da grigio scuro ad arancione (solo nella parte immersa nel solfato di rame). Questo mutamento ci indica che si viene a creare un ciclo di elettroni tra la lastra di rame e il chiodo, ma bisogna ricordare che questi elettroni sono ceduti dalla pila a cui è collegato il tutto. Possiamo affermare che l’esperimento è riuscito e che abbiamo raggiunto l’obiettivo di verificare che esiste uno scambio di elettroni tra il chiodo e la lastra di rame