micro-macro links

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A14
417
Simona Gozzo
Senso civico e partecipazione
Copyright © MMXII
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Raffaele Garofalo, 133/A–B
00173 Roma
(06) 93781065
isbn 978–88–548–4814–6
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
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senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: maggio 2012
A Matteo
Il sapere sociologico entra ed esce come
una spirale nell’universo della vita sociale,
ricostruendo sia se stesso che l’universo
come parte integrante di questo processo.
Giddens, Le Conseguenze della modernità
Indice
13
Introduzione
PARTE I
I metodo analitico in sociologia
19
Capitolo I
I micro-macro links
1.1. Superare l’impasse micro-macro, 19 – 1.2. L’individualismo strutturale, 23 – 1.3. Causalità generativa e presupposto realista, 26 – 1.4. Il modello generativo: dalla predizione alla spiegazione, 29 – 1.5. Il modello generativo: la spiegazione per meccanismi, 32 – 1.6. Merton: profezia che si auto-avvera e teoria di medio raggio, 37 – 1.7. Boudon: buone ragioni per effetti perversi, 41 – 1.8. La prospettiva cognitivista, 49 – 1.9. L’analisi sociologica della partecipazione, 56
61
Capitolo II
La spiegazione per meccanismi
2.1. Una definizione di meccanismo generativo per le scienze sociali, 61 –
2.2. Spiegare la partecipazione, 66 – 2.3. Meccanismi atomistici e molecolari, 70 – 2.4. Il doppio filtro dell’azione per Elster, 74 – 2.5. BDO theory e
fenomeni sociali, 81 – 2.6. Il Coleman boat, 84 – 2.7. Elster e Coleman: i
meccanismi generativi della partecipazione, 88 – 2.8. Elster e Schelling:
simulare la partecipazione, 97
9
10
Indice
PARTE II
La micro-fondazione del coinvolgimento sociale
107
Capitolo III
Le coordinate sociali della partecipazione
3.1. Il legame sociale come risorsa, 107 – 3.2. Capitale sociale come risorsa micro-relazionale, 109 – 3.3. Dimensioni ontologiche e piani analitici
del capitale sociale, 114 – 3.4. Capitale sociale come risorsa macrorelazionale, 117 – 3.5. Due significati di capitale sociale, 124 – 3.6. La definizione di Coleman, 127 – 3.7. Limiti e pregi della spiegazione lineare,
130 – 3.8. Limiti e pregi della spiegazione circolare, 134
139
Capitolo IV
La fiducia come risorsa relazionale
4.1. La rilevanza della fiducia, 139 – 4.2. Effetti contestuali e capitale sociale, 141 – 4.3. Gli indicatori del capitale sociale: fiducia, reti di relazioni
e senso civico, 144 – 4.4. Thick, thin e astract trust, 149 – 4.5.
L’importanza della struttura relazionale, 151 – 4.6. Genesi della fiducia
nella modernità, 154 – 4.7. Le dimensioni della fiducia, 158 – 4.8. La genesi del senso civico, 165 – 4.9. I “valori” della partecipazione, 169 –
4.10. Partecipazione e valori nella modernità, 178 – 4.11. Priorità valoriali
e istituzioni nella modernità, 182
PARTE III
Modelli generativi dell’azione sociale
189
Capitolo V
La partecipazione politica
5.1. Le opportunità della partecipazione, 189 – 5.2. La rivoluzione invisibile: verso una partecipazione silenziosa, 194 – 5.3. Merton: opportunità
come vincoli, 199 – 5.4. Giddens: opportunità come scelta, 201 – 5.5.
Nuove opportunità per la partecipazione, 204 – 5.6. Perché partecipare.
L’apporto della BDO theory, 210 – 5.7. Le dinamiche cognitive: tre modelli a confronto, 214 – 5.8. Gli scenari della partecipazione, 218 – 5.9. Parte-
Indice
cipazione convenzionale: il primato delle opportunità, 221 – 5.10. Partecipazione non convenzionale: il primato delle credenze, 226 – 5.11. Modelli
alternativi per l’analisi della partecipazione, 230
235
Capitolo VI
La partecipazione sociale
6.1. BDO theory e partecipazione sociale, 235 – 6.2. Le componenti del
coinvolgimento sociale, 243 – 6.3. L’incidenza della cultura civica, 244 –
6.4. L’incidenza dell’associazionismo, 247 – 6.5. Opportunità, desideri e
credenze per la partecipazione civica, 251 – 6.6. Integrati, rinunciatari, sradicati, 254 – 6.7. Le origini dei profili di coinvolgimento, 259 – 6.8. I meccanismi generativi della partecipazione sociale, 261
265
Conclusioni
269
Riferimenti bibliografici
11
Introduzione
Il lavoro mira ad individuare ed analizzare le dinamiche che generano l’azione sociale, con un’analisi specificamente rivolta all’agire
partecipativo, sia sociale che politico. Si tratta di analizzare le dinamiche che spiegano il perché dell’attuale forma assunta dalla partecipazione, intesa come propensione a mobilitarsi per una causa comune,
sia essa di natura politica o civica, al fine di rivelare i meccanismi
“micro” in grado di generare fenomeni collettivi macro-scopici, quali
l’incremento della disaffezione verso la politica o del coinvolgimento
civico. I cambiamenti in questo ambito possono emergere adottando
una prospettiva diacronica e considerando l’incidenza sia delle motivazioni individuali che delle differenze contestuali. L’obiettivo è quello di mettere in luce i cambiamenti nelle dinamiche di mobilitazione,
rilevando al contempo gli effetti sul piano aggregato e le determinanti
sul piano individuale e considerando tra i fattori motivazionali sia
l’elemento cognitivo che quello relazionale.
Il testo, nello specifico, è composto da tre parti che rinviano a tre
livelli differenti di approfondimento, dal teorico all’empirico. La prima parte mira a descrivere le basi epistemologiche e ontologiche di riferimento, fornendo al lettore gli strumenti teorici fondamentali per
l’interpretazione dei risultati della ricerca. Si esplicita la scelta di adottare come presupposto epistemologico il realismo analitico, distinguendolo dal realismo critico di Bhaskar e della Archer. Si prosegue
introducendo il concetto di meccanismo generativo così come definito
nell’ambito della sociologia analitica, facendo riferimento al pensiero
13
14
Introduzione
di alcuni sociologi di particolare rilevanza nell’ambito della prospettiva considerata.
I tre autori su cui ci si sofferma in modo particolare sono Boudon,
Elster e Coleman. Boudon assume particolare importanza in quanto
permette di descrivere al meglio l’ottica su cui si basa l’analisi condotta ed, in particolare, l’idea di individuare effetti “emergenti” sul piano
macro-sociale a partire da componenti e dinamiche micro-fondative.
La prospettiva di Boudon permette, inoltre, di introdurre il dibattito
sul cognitivismo grazie agli studi sulle euristiche individuali e, in particolare, all’introduzione del concetto di “buone ragioni”. La tesi di
Elster si pone in continuità con l’analisi cognitivista di Boudon analizzando, specificamente, i meccanismi inter ed intra-individuali da
cui dipendono le scelte e, quindi, la complessità del legame tra sociale
e individuale. Coleman, infine, assume particolare rilevanza in questo
contesto grazie all’ideazione del Coleman boat, modello che permette
la rappresentazione delle relazioni tra dinamiche generative micro e
macro, riproducendo graficamente il modello matematico circolare di
Boudon e permettendo di formalizzare diverse ipotesi (confermate da
analisi empiriche e studi prospettici cui si rinvia) sull’evoluzione diacronica del coinvolgimento sociale e politico, declinabile in modo diverso a seconda del contesto territoriale di riferimento.
Le tesi di Coleman sono utili anche per strutturare la seconda parte
del testo che si occupa, specificamente, di descrivere ed approfondire
le principali tematiche sull’analisi della partecipazione civica e sui relativi feedback come risorsa per la collettività, tramite cui viene promossa la democrazia, si diffonde la fiducia (anche nel contesto della
modernità) e si genera efficienza istituzionale. I lavori considerati sono quelli che si sono occupati di analizzare la genesi del capitale sociale come risorsa per la collettività, tra cui quelli di Coleman e Nan
Lin hanno assunto un ruolo significativo per la capacità di osservare e
rilevare empiricamente l’incidenza delle strutture relazionali e relative
dinamiche generative di cultura civica e capitale sociale, ponendo particolare attenzione agli strumenti che mette a disposizione, come la
network analysis.
L’ultima parte del testo ha un carattere più marcatamente empirico
e si occupa di individuare, specificamente e sulla base delle considerazioni emerse, le dinamiche cognitive e gli effetti contestuali da cui
Introduzione
15
origina la partecipazione politica e, più in generale, civica nell’Italia
contemporanea. La prospettiva che emerge permette di condurre
un’analisi sia della genesi di vecchie e nuove forme di partecipazione,
sia della minore o maggiore disponibilità di risorse individuali per la
formazione del capitale sociale diffuso su base regionale. Per quanto
riguarda la prima tematica, si riscontrano specifiche differenze in relazione alle dinamiche cognitive e relazionali sottese all’emergere dei
comportamenti di partecipazione politica tradizionali (o convenzionali) e innovativi (o non convenzionali). Rifacendosi alla BDO theory di
Elster, in particolare, emerge come la prima tipologia di coinvolgimento sia fortemente dipendente dalla presenza di opportunità per la
partecipazione del singolo, mentre la seconda – oggi sempre più rilevante – dipende maggiormente dal livello di informazione e dalle credenze individuali sull’importanza effettiva del coinvolgimento, ovvero
dall’emergere di specifiche dinamiche cognitive. Si rilevano, infine,
significative correlazioni positive tra la diffusione di comportamenti
tesi a generare capitale sociale comunitario o allargato e comportamenti riconducibili alla partecipazione politica innovativa o non convenzionale, caratterizzante un profilo di cittadino definito come embedded, cioè integrato nella società sia sul piano relazionale che sul
piano etico e normativo. Queste ultime condizioni concorrono, quindi, a costituire la componente micro-fondativa del capitale sociale come risorsa per la società.
PARTE I
IL METODO ANALITICO
IN SOCIOLOGIA
17
Capitolo I
I micro-macro links
1.1. Superare l’impasse micro-macro
La prima parte del testo mira a definire gli assunti euristici sottesi
al lavoro nel suo complesso, riconducendo lo stesso ai presupposti su
cui si basa la prospettiva sociologica analitica per poi descrivere i termini della stessa, individuare i principali rappresentanti, distinguere le
diverse prospettive ed, infine, ricondurre la problematica della partecipazione al framework che si andrà delineando. L’analisi per meccanismi, prospettiva sperimentale riconducibile alla scuola della sociologia analitica, tende a superare le posizioni sociologiche sottese al dibattito micro-macro a favore di un approccio che media tra le due prospettive e rivaluta l’importanza della ricerca basata su teorie di medio
raggio. Le questioni sollevate nell’ambito di questa prospettiva non
sono inedite e si riferiscono in particolare alla problematica del rapporto tra micro e macro sociologia, optando per la soluzione riconducibile alla posizione dell’individualismo metodologico. Sebbene il
principale problema da affrontare sia riconducibile alla definizione del
metodo, in quanto la distinzione tra studi micro e macro-sociologici
sottende il dibattito su individualismo e olismo metodologico, la questione rinvia alla contrapposizione tra posizioni che confliggono non
solo sul piano metodologico, ma anche su quello epistemologico e ontologico.
19
20
Capitolo I
La prima questione che si pone è anche quella di più ampia portata
ed attiene alla collocazione del lavoro nell’ambito di una specifica
prospettiva epistemologica, definendo innanzitutto il livello di analisi
adottato. Diversi sociologi hanno fornito una risposta alla problematica del rapporto tra livelli di analisi. Esula dalle finalità del testo ripercorrere le tappe di questo dibattito, se non al fine di chiarirne i referenti in modo da rendere comprensibili i termini della discussione e la
“soluzione” specifica ricercata. Il problema di fondo non è trascurabile
in quanto con i termini “micro” e “macro” si sono intese e si intendono spesso cose diverse, tanto che sono stati individuati ben sette diversi modi di intendere micro e macro livello sociologico (Münch e
Smelser, 1987), giungendo infine ad osservare che la dicotomia rimane tale solo se non si considera la valenza analitica dei suddetti termini
(Alexander, 1987). Gli autori hanno esplicitato il carattere e, di conseguenza, la valenza analitica dell’alternativa micro-macro, ossia la sua
dipendenza dal quadro di riferimento categoriale, per cui non ha molto
senso parlare di teorie micro e macro. Le differenze di scala, di livello
e tra struttura e azione sono da intendersi non come specificità reali,
ma come differenze analitiche. La comprensione del carattere essenzialmente analitico della relazione micro-macro è ostacolata dalla tendenza ad assumere una epistemologia secondo cui i concetti rispecchiano la realtà empirica. Il carattere relativo di tale distinzione non
dovrebbe sfuggire: essa dipende dalla scala prescelta e dai sistemi di
riferimento adottati, dalla decisione convenzionale di considerare un
certo oggetto come unità ultima, non ulteriormente scomponibile.
D’altra parte è indubbio che per molti autori la sociologia micro si
occupa essenzialmente dell’interazione intersoggettiva connessa alla
vita quotidiana, avvalendosi di osservazione diretta e/o interpretazione
ermeneutica. Diffusa è, inoltre, l’idea che la sociologia macro si occupi di oggetti e processi di grande entità o “collettivi” come istituzioni,
classi, cultura, rivoluzioni, ecc. Il metodo utilizzato in questo caso sarà
costituito da analisi di dati statistici aggregati, procedure storicocomparative, indagini campionarie, ecc. In tal senso la distinzione si
riferisce ad una effettiva contrapposizione tra posizioni metodologiche, se non prospettive ontologiche, non riducibili alla mera distinzione tra tecniche di indagine empirica. La specificità è da riferire più in
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