Radicafi e fondafi in Cristo, saldi nella fede

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EDITORIALE
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Natale è!
di don Giovanni Isonni
RIVOLI
Parrocchie nella ciƩà
ANNO XIV - N.3
Dicembre 2010
Via F.lli Piol, 44
10098 Rivoli (TO)
www.rivoliparrocchie.org
[email protected]
“Per sua natura l’uomo è PELLEGRINO,
un individuo in cammino.
Qui sulla terra non ha una dimora fissa.
Si sposta di con nuo,
non resta mai fermo in uno stesso posto.
E in questa dimensione trova anche soddisfazione
il desiderio che lo aveva spinto a me ersi in marcia.
Il pellegrinaggio è l’esperienza di persone
che si me ono in cammino verso località precise,
ove percepire in modo par colare la vicinanza a Dio.
Lo scopo del pellegrino
è diventare una cosa sola con Dio.”
Anselm Grün
DireƩore responsabile:
Paolo Paccò
Vice direƩore:
Franco Rolfo
Segreteria di redazione:
Lidia Cuva
Redazione:
Don Giovanni Isonni
Don Angiolino Cobelli
Don Paolo Ravarini
Don Andrea Zani
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Paola Cornaglia
Pierangelo Coscia
Silvano Giordani
Remo Lardori
Fabio Leone
Mariangela Zamariola
Lidia Zane e
ProgeƩo grafico:
Iden tà Mul mediale
Torino
Impaginazione:
Fabio Leone
Stampa:
Ar Grafiche San Rocco
Grugliasco (TO)
Tra i doni che ho ricevuto per il
mio compleanno mi ha colpito un
libre o che mi ha affascinato per
delle foto bellissime di strade e
di orizzon , di ciotoli e di cieli, di
torren e di nuvole, ma anche per
una ricca riflessione sulla spiritualità del pellegrinaggio.
Sì, è proprio vero:
SIAMO PELLEGRINI!
La nostra vita è realmente un unico e meraviglioso pellegrinaggio.
Viviamo camminando, incontriamo
gli altri camminando, raggiungiamo
méte sempre nuove camminando.
Anche la vita comunitaria è un grande pellegrinaggio: persone diverse,
con storie, doni, a ese differen si
me ono in cammino, condividendo le gioie e le fa che della strada.
In ques giorni pensando al Natale,
avvolto da queste immagini di pellegrini, ho rivisto questo evento unico
della nostra storia scoprendovi tu i
segni di un grande cammino.
NATALE è…
- il grande pellegrinaggio di Dio
dall’eternità infinita alla nostra povera e affascinante piccola storia di
uomini,
- il viaggio del Verbo, la Parola, dal
cuore del Padre alle labbra di un bimbo neonato che ci porta l’unica grande no zia dell’amore di Dio per noi,
- il cammino silenzioso di una ragazza palestinese che dal timore
e tremore arriva a dire il suo sì
alla Vita,
- il peregrinare di due giovani che si
me ono in cammino fidandosi della parola di Angeli, custodi del loro
andare,
- il passare da una locanda all’altra
alla ricerca di un ostello per dare accoglienza al piccolo Gesù in arrivo,
- il correre di stupi pastori, sveglia nella no e da un canto di angeli, portando poveri doni, segni di
cuori aper e generosi,
- il pellegrinaggio di alcuni saggi
che partono da lontano lasciandosi guidare dalle stelle che illuminano la no e, danzando in ogni cielo
d’oriente e d’occidente,
- il cammino quasi mido della
piccola e giovane famiglia verso il
tempio, perché gli occhi del vecchio saggio Simeone possano finalmente vedere le meraviglie di
Dio, la sua salvezza,
- il dramma co correre verso
l’Egi o, la terra straniera, per cercare rifugio e salvare la vita dalla
cieca violenza,
- Natale è voli di angeli, sen eri di
pastori, piste di carovane, stradine
di asinelli…
Oggi anche a noi viene chiesto di
farci pellegrini se vogliamo vivere
il Natale, anche le nostre comunità cris ane devono diventare
sempre più pellegrine, se vogliamo davvero percepire la vicinanza
a Dio, se vogliamo diventare una
cosa sola con Dio – il mistero del
Natale!
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“Viviamo camminando,
incontriamo
gli altri camminando,
raggiungiamo méte
sempre nuove
camminando.”
Vorrei così condividere con tu
voi, Carissimi, tre auguri natalizi:
- Gesù bambino ci trovi in cammino, gioiosi e curiosi, a en uditori
degli angeli e vigili osservatori dei
segni della terra, con mani povere
di doni e cuori gonfi di stupore;
- le nostre comunità sappiano farsi ostelli, caldi e accoglien , dalle
porte aperte e con i fuochi accesi,
con le porte spalancate e una tavola fragrante di pane;
- tu noi, piccoli e grandi, giovani
e adul , for e deboli… sappiamo
ritrovare la gioia del cammino,
della strada, dei passi condivisi,
cer che così percepiremo la vicinanza di Dio, il primo Pellegrino,
e riusciremo a diventare una cosa
sola con Lui!
Auguri di un Natale buono!
A tu “Buona strada”!
don Giovanni
La Redazione
di “RIVOLI Parrocchie nella ci à”
porge a tu i le ori
i migliori auguri
di un Santo e Sereno
Natale 2010
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CHIARA LUCE
Chiara Luce Badano,
una giovane che ha volato alto
di Piero ColeƩo
Mol di noi hanno ancora negli occhi le
immagini della bea ficazione di questa
giovane di neppure 19 anni, avvenuta al
Santuario del Divino Amore a Roma il 25
se embre scorso.
Non è consueto un tale avvenimento e
chi pra ca un po’ Internet si rende conto che a orno a Chiara Luce l’interesse
cresce, giorno per giorno, e non solo nel
nostro Paese.
Come è possibile una cosa del genere in
un tempo di disincanto, sce cismo, relavismo?
Forse proprio questo tempo arido reclama il soprannaturale e qualcuno che ne
indichi la strada.
Incuriosisce questa Chiara che la Chiesa,
a 20 anni dalla morte e con un processo
canonico di poco più di 10 anni, ha riconosciuta degna degli altari.
Chiara Badano nasce a Sassello il 29 o obre 1971 a Sassello, un paesino dell’entroterra savonese, a esa dai genitori per
11 lunghi anni. Fu il vescovo, mons. Livio
Maritano, conosciuto anche da noi come
ul mo re ore del seminario di Rivoli, che
avendo fa o visita a Chiara, malata, colse
in lei qualcosa di non ordinario e ne volle
avviare il processo canonico a 9 anni dalla
morte.
Se volessimo definire Chiara con una
frase, potremmo dire che è stata “straordinaria nell’ordinario”. Infa , solo un
occhio molto acuto avrebbe potuto indovinare in lei, bambina e ragazze a, qualche cosa che la dis nguesse dalle coetanee. Certamente i genitori hanno avuto
un ruolo importante, come affermato
da Benede o XVI il 3 o obre a Palermo:
“Oggi voglio so olinearlo in modo par colare. I genitori della beata Chiara Badano sono vivi… e sono tes moni del fa o
fondamentale, che spiega tu o: la loro figlia era ricolma della luce di Dio! E questa
luce, che viene dalla fede e dall’amore,
l’hanno accesa loro per primi: il papà e
la mamma hanno acceso nell’anima del-
la figlia la fiammella della fede, e hanno
aiutato Chiara a tenerla accesa sempre,
anche nei momen difficili della crescita
e sopra u o nella grande e lunga prova
della sofferenza”.
Chiara, da bambina, fu capace di dividere con i coetanei poveri i suoi gioca oli,
scegliendo per loro i migliori, di recarsi
regolarmente nella casa di riposo del paese. Non sempre ubbidiva prontamente
ai genitori, ma era straordinaria a tornare
sui suoi passi dopo un momento di riflessione.
A 9 anni la svolta: conosce le Gen, la
Generazione Nuova del Movimento dei
Focolari e scopre Dio Amore a raverso
la spiritualità di Chiara Lubich. Annotò:
“Abbiamo cominciato subito la nostra
avventura: fare la Volontà di Dio nell’atmo presente. Col Vangelo so obraccio
faremo grandi cose”. Anche i genitori
poco dopo si ritrovano nella medesima
avventura. In apparenza la vita va avan
normale: studio, giochi, sport, ma anche
con la cura delle Gen più piccole. Ciò che
cambia è il modo di vivere queste cose di
tu i giorni. Chiara Lubich anche ai più
giovani dispiega tu a la ricchezza del suo
Carisma, sapendo la loro generosità e capacità di comprensione di realtà elevate,
forse os che per tan adul . È a un congresso delle Gen a 12 anni che Chiara fa
la grande scoperta di Gesù crocifisso e
abbandonato, chiave dell’unità con Dio.
Annota con una determinazione che stupisce: “Voglio sceglierlo come mio primo
sposo e prepararmi per quando viene”.
Dio prende sempre più posto nell’anima
di Chiara e la rende capace di “tagliare”
con un ragazzo al quale incominciava a
voler bene sul serio quando si accorge che
a lui forse “piaceva solo stare con me”. Di
fronte alla bocciatura in IV ginnasio, verosimilmente immeritata: “Per me è stato
un dolore grandissimo. Subito non riuscivo proprio a dare questo dolore a Gesù.
C’è voluto tanto tempo per riprendermi
CHIARA LUCE
un pochino… È Gesù abbandonato”.
Il travaglio dell’adolescenza richiede una
conferma più consapevole e matura delle
scelte preceden . Anche Chiara passa attraverso questa crisi che per un momento allenta il legame con le Gen. Ma ecco,
nell’estate del 1988, l’ina eso: mentre
gioca a tennis, una fi a alla spalla, che si
ripete e le fa cadere di mano la racche a.
Analisi. Ma, solo dopo esami approfondi, la diagnosi: tumore osseo, tra i più dolorosi. Confiderà poi alle Gen: “La mala a
è arrivata al momento giusto, perché stavo per “perdermi”: non cose grosse, ma
comunque il nostro ideale stava passando
in secondo piano”. Trafila di ricoveri ospedalieri a Pietra Ligure e a Torino, terapie
dolorose. Lei sa che la situazione è seria
e quando le comunicano chiaramente la
diagnosi si scatena dentro una ba aglia.
È dramma co abbandonare i propri proge , ma, ricorda la mamma a cui aveva
chiesto di non parlare, in 25 minu risolve
una volta per sempre la ques one, quindi rivolgendosi a lei: “Ora puoi parlare”. È
fa a, ha ride o il suo sì, e non ritorna più
indietro. Dopo un (inu le) intervento chirurgico esclama “Perché Gesù?”, ma pochi istan dopo si risponde da sola: “Se lo
vuoi Tu Gesù, lo voglio anch’io”. In questa
semplice frase c’è la risposta che tan sapien hanno cercato invano nel corso dei
secoli: perché il dolore?
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Il decorso della mala a è duro, ma Chiara
procede con passo fermo su questa strada impervia, fedele alla sua scelta. È una
ragazza risoluta, lo dice con la radiosità
dello sguardo che la cara erizza per tutto il tempo della mala a. È vedendo una
sua foto che Chiara Lubich le assegna un
nome nuovo, come Chiara le aveva chiesto: “Chiara Luce”. Non può esserci nome
più appropriato. Vedendo quello sguardo,
il Card. Saldarini, in visita alle Moline e,
le chiede: “Hai una luce meravigliosa
negli occhi, come fai?” “Cerco di amare
Gesù” è la risposta che affiora, superando la midezza. Negli ul mi tempi, immobilizzata a le o rifiuta la morfina: “Mi
toglie la lucidità, e io posso offrire a Gesù
solo il dolore”. Raggiunge lo “Sposo” il 7
o obre 1990 dopo aver predisposto ogni
de aglio per il funerale e aver chiesto di
esser ves ta con l’abito bianco da sposa.
Desidera che il funerale sia una festa con i
can da lei scel e raccomanda alla mamma di stare vicino al papà perché non
pianga, aggiungendo, con lo humor che
la contraddis ngueva, “avrebbe disturbato”. È lapidario Luigi Acca oli, va canista
del Corriere della sera: “L’umanità di oggi
ha un grande bisogno dei pugni nello stomaco che sanno dare i san ”. Il conta o
con Chiara Luce non lascia indenni, mostrandoci come una grande prova non sia
una disgrazia, ma una opportunità.
Per conoscere
Chiara Luce
più da vicino:
www.chiaralucebadano.it
Io ho tuƩo
di Michele Zanzucchi,
ed. Ci à Nuova
Dai teƫ in giù
di Franz Coriasco,
ed. Ci à Nuova
MARIA,
MADRE DEL BUON RIMEDIO
Nella Chiesa parrocchiale di San Bartolomeo sono custodi alcuni dipin
della Madonna del Buon Rimedio. Il
significato del tolo con il quale viene invocata Maria risale al 1200.
La devozione alla Madonna del Buon
Rimedio venne diffusa da San Giovanni di Matha per la redenzione e
liberazione degli schiavi. San Giovanni di Matha nel 1198 fondò, con
San Felice di Vaiois, l’Ordine della
San ssima Trinità e lo pose so o la
protezione di Maria, invocata con il
tolo di Madre del Buon Rimedio.
Questa devozione fu propagata in seguito dai successori del fondatore, in
par colare da Guglielmo lo Scozzese,
che resse l’Ordine dal 1217 al 1222.
I Trinitari svolgevano la loro missione
recandosi nella Spagna occupata dai
Saraceni e nell’Africa se entrionale
per risca are i cris ani tenu schiavi
dai mussulmani, ai quali pagavano il
prezzo per la loro liberazione. Mol
di ques schiavi libera cadevano
presto ammala per le tribolazioni
subite. Vennero così costrui dai Trinitari alcuni ospedali e la Madonna
del Buon Rimedio venne invocata in
par colare per la guarigione degli
infermi. La preghiera composta da
Mons. Franco Perado o riprende le
due cara eris che della liberazione degli schiavi e della protezione
agli ammala cui rimanda la figura
di Maria nel dipinto. Questa tela ci
impegna a guardare alle varie forme
di oppressione che sono presen nel
nostro tempo e spendere le nostre
energie, sull’esempio di Maria e dei
Trinitari, per la liberazione della persona e res tuirgli la sua dignità umana e di figlio di Dio.
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NATALE
Racconto di Natale
di Pierangelo Coscia
Questo è un racconto di pura fantasia. Non ene conto delle molte tradizioni, leggende e scri ure che esistono sulle figure dei Magi.
Gaspare non vedeva l’ora di essere di nuovo a casa. Ma due domande
lo tormentavano. Avrebbe trovato qualcuno che lo stava aspe ando, a
casa? E, prima ancora: sarebbe riuscito a ritrovare la strada di casa? In
sella al suo cavallo, guardava davan a sé il deserto in cui era sfociato il
sen ero che aveva percorso da quando aveva lasciato i suoi compagni
di avventura. “E adesso?”, si chiedeva angosciato. Quando – gli sembrava secoli prima – aveva lasciato il suo paese per seguire una stella,
era stato tu o facile: la stella lo guidava, e poi aveva incontrato chi stava seguendo lo stesso segno, e viaggiare in compagnia era tu a un’altra cosa. E poi lui non era mai stato un gran viaggiatore, e un conto è
studiare il cielo sulle carte, così, quasi per dile o, un altro è averci a
che fare sul serio. Ma il suo pensiero, sopra u o, correva a quella sua
«(I Magi)
avver in sogno…
per un’altra strada
fecero ritorno al loro paese»
MaƩeo 2,12
fre olosa partenza da casa per seguire
quella stella. Sua moglie non aveva capito che quello era un segno importante, e che lui doveva andare… “Se lasci
questa casa, quando torni non troverai
certo me e il bambino ad aspe ar ”,
aveva sibilato con una rabbia mista a
delusione. Non che rimpiangesse di
non aver ceduto e di essere par to lo
stesso. Ma che prezzo avrebbe pagato
a quello che la moglie credeva un capriccio? La no e, adesso, era veramente nera. Gaspare alzò ancora una volta
lo sguardo al cielo, e vide la stella. Non
era la stessa che lo aveva condo o a
Betlemme: aveva una luce diversa. Anche quella era descri a nei tes come
messaggera di even miracolosi? Prese
la decisione così, d’impulso: avrebbe
seguito anche quella. Con quale speranza, non avrebbe saputo dire.
Baldassarre conosceva bene la strada
che, in pochi giorni, lo avrebbe riportato a casa. Ma lui non poteva tornarci,
se non a costo della vita. Ripensava alla
no e in cui era… fuggito. Doveva par re dopo due o tre giorni, per seguire la
stella di cui parlavano i tes . Ma quella
no e era stato svegliato bruscamente
dal suo servo: “Signore, stanno tramando contro di te… i tuoi nemici… vogliono il regno… Stano e stessa verranno
per uccider … Fuggi… Subito!”. E si era
ritrovato a galoppare furiosamente lontano dalla sua casa, dal suo regno. Che
belli quei giorni, a seguire la stella, a
vivere quella splendida avventura con
Gaspare e Melchiorre: aveva dimencato la sua angoscia, che adesso riemergeva con prepotenza. Cosa avrebbe
fa o? Aveva anche pensato di chiedere ospitalità a Erode, ma poi quel so-
7
NATALE
gno… “par te subito… non tornate da
Erode”… E adesso, vedendo la nuova
stella, brillante, invitante, non ci pensò
un a mo: poteva essere una decisione
scriteriata, ma cosa aveva da perderci?
L’avrebbe seguita. Chissà che non trovasse un posto in cui vivere tranquillo…
Melchiorre era il più anziano dei tre. E,
tu o sommato, anche il più triste. La
fa ca che aveva dovuto affrontare per
seguire la stella non era nulla se paragonata all’angoscia con cui aveva lasciato la sua casa… una casa ormai vuota,
senza più la donna della sua vita, morta
pochi giorni prima della sua partenza.
Una casa – lo decise in quel momento
– in cui non sarebbe mai tornato. Che
senso aveva tornare per soffrire una
solitudine disperata? Che importava
essere considerato il saggio del villaggio che tu tra avano con venerazione e a cui tu chiedevano consiglio?
Scese dalla sua cavalcatura. La pallida
luce di una luna appena velata mostrava un paesaggio spe rale. Lì vicino, una
piccola gro a prome eva un discreto
rifugio. Melchiorre era deciso ad aspettare lì dentro la morte, che certo non
avrebbe tardato. Prima di entrare, alzò
ancora una volta gli occhi al cielo. E la
stella lo fece trasalire. Che cosa significasse quella nuova luce, lo ignorava.
Ma era troppo intensa, troppo invitante. Senza sapere perché, risalì sul cavallo e si avviò in quella direzione. Magari,
pensò con sollievo, quella nuova stella
lo avrebbe condo o là, dove era scri o
che lui doveva morire.
*********
Gaspare seguì il corso della stella quasi
trasognato, sempre con il naso all’insù,
senza badare alle strade e ai paesaggi.
Era sera quando, tornando in sé, si accorse di essere… tornato a casa! La sua
piccola ci à era lì, davan a lui. Lentamente, spinse il cavallo fra le case buie
e addormentate. Fino alla sua, di casa.
E con un tuffo al cuore vide che la finestra era illuminata. Si avvicinò alla porta, ma non osava né aprire né bussare.
Dopo lunghi momen di ansia, la porta si aprì e apparve il suo piccolo, con
gli occhi un po’ assonna che subito si
spalancarono. Con un balzo gli fu al collo e cominciò a strillare: “Mamma, papà
è tornato, papà è tornato!”. La donna
comparve nella tenue luce della cucina,
con il volto fintamente imbronciato. E si
unì all’abbraccio.
Baldassarre ebbe un moto di s zza,
quando si accorse che era arrivato in
vista del suo piccolo regno. Come aveva
fa o a non accorgersi che stava tornando a casa… anzi, nelle fauci del leone?
Quella stella l’aveva tradito, anzi no, era
stato tradito dalla sua stessa stupidità...
Che cosa avrebbe fa o adesso? Stava
per allontanarsi dal pericolo, quando
vide un cavaliere lanciato al galoppo
verso di lui. Ecco, era tu o finito. I suoi
nemici l’avevano visto e riconosciuto.
Non aveva più senso fuggire. A ese immobile l’arrivo del cavaliere, deciso ad
affrontare con dignità qualunque cosa
gli avessero riservato. Il cavaliere lo raggiunse, balzò a terra e… “Mio signore,
grazie al cielo sei tornato. I tuoi nemici
sono sta annienta , tu o il paese
sta aspe ando!”. Entrò in ci à fra due
ali di folla esultante.
Anche Melchiorre arrivò
là, dove la stella l’aveva
condo o… Proprio là da
dov’era par to. Pensò subito che allora era scri o
che la sua tomba sarebbe
stata nella sua ci à. Ma
l’angoscia di dover rientrare in quella casa così
desolatamente vuota, e il
pensiero di quella solitudine che lo a endeva, lo
facevano rimanere inchiodato all’imbocco del villaggio. Poi, un bambino sbucò
da un vicole o, guardò il
vecchio a bocca aperta e
cominciò a correre su e giù
per la strada urlando: “È
tornato! Melchiorre è tornato!”. In un a mo il vecchio si trovò circondato da
tan vol sorriden che gli
davano il bentornato, che
gli offrivano da mangiare
e da bere, che lo invitavano a riposare. Un uomo lo
guardò dri o negli occhi:
“Avevamo paura che non
tornassi più. Cosa avremmo fa o senza di te?”. E
Melchiorre capì che non
sarebbe rimasto mai solo.
*********
Tre uomini, in tre ci à
lontane l’una dall’altra parecchie giornate di cammino, nello stesso momento,
guardavano il cielo
stellato. Nel silenzio
della no e cercavano
la stella che li aveva
riporta a casa. Cercavano una stella che
non c’era più. O forse
non c’era mai stata. O
forse, l’avevano vista
soltanto loro.
DIOCESI
8
Mons. Cesare Nosiglia,
benvenuto tra noi!
Il Papa ha nominato Arcivescovo Metropolita di Torino S.E. Mons. Cesare Nosiglia, finora Arcivescovo di Vicenza. S.E. Mons. Cesare Nosiglia è nato il 5 o obre 1944 a Rossiglione, nella diocesi di Acqui e provincia di Genova. Dopo aver compiuto gli studi nel
Seminario di Rivoli e di Acqui Terme è stato inviato a Roma per proseguire la sua formazione, conseguendo la Licenza in Teologia presso la Pon ficia Università Lateranense e
quella in Sacra Scri ura presso il Pon fico Is tuto Biblico. È stato ordinato sacerdote il
29 giugno 1968 per la diocesi di Acqui.
L’ augurio del Cardinale Severino Poletto
al nuovo Vescovo
Auguro al nuovo Arcivescovo che possa trovarsi bene
con voi come, vi assicuro,
mi sono trovato io. Abbiamo
fa o un bel tra o di strada
insieme con impegno e generosità grazie alla vostra
sincera collaborazione che
vi chiedo di offrire anche al
nuovo Pastore. Volen eri e
con grande pace interiore
ora io entro nell’ombra, pur
rimanendo accanto a voi con
la mia preghiera ed affe o e
con nuando a vivere il mio
ministero di prete e di vescovo in modo diverso. Infa ,
fino alla fine della mia vita
non cessa per me l’impegno
di servire Gesù e la sua santa
Chiesa. Al nuovo Arcivescovo
fin d’ora diamo il nostro cordiale benvenuto esprimendo
la nostra fiduciosa a esa con
queste parole: «Benede o il
Vescovo Cesare, che viene a
noi nel nome del Signore».
Torino, 11 O obre 2010
Severino Card. PoleƩo
Dal messaggio di Mons. Cesare Nosiglia
Ringrazio con voi il Santo Padre Benedetto XVI per la s ma e la benevolenza che
mi ha dimostrato, chiamandomi al servizio di Pastore della nostra Arcidiocesi. In
comunione fedele con il suo ministero e
in costante ascolto del suo Magistero, ho
accolto con gioia la possibilità di camminare con voi per un tra o di strada che il
Signore vorrà concederci.
La mia nomina a vostro Arcivescovo avviene nel giorno anniversario dell’apertura del Concilio ecumenico Va cano II,
avvenuta nell’o obre del 1962. Considero questa coincidenza non puramente casuale, ma dono della Provvidenza di Dio,
che vuole indicarmi la via maestra sulla
quale promuovere, insieme con voi, il
cammino della nostra Chiesa par colare.
Nella mente e nel cuore riemergono tan
ricordi lie e significa vi, lega ad esperienze for vissute nell’Arcidiocesi di Torino e che hanno segnato la mia giovane
vita di seminarista e di prete.
Cari fratelli e sorelle, il mio cuore e tu a
la mia persona sono ormai protesi verso
di voi e mi auguro che presto potremo
incontrarci e collaborare insieme come
si conviene a servi del Signore, al lavoro
nella sua vigna, che ci è affidata. Pregate
per me, affinché possa svolgere con voi e
per voi il mio ministero di Padre, Vescovo e amico e sappia ascoltarvi e seguirvi,
DIOCESI
9
«Giovani, ho bisogno di voi!»
Occorre testimoniare e rendere visibile
la speranza di Cristo.
Con i giovani
bisogna “ esserci” .
sulla strada che state percorrendo, con un
impegno che intendo condividere, fianco
a fianco, per accogliere quanto il Signore
e il suo Spirito ci indicheranno.
Mi affido alla intercessione di S. Massimo,
primo Vescovo della Diocesi, di S. Giovanni Ba sta e della Vergine Consolata,
alla quale ogni torinese rivolge il cuore e
lo sguardo carico di fiducia e confidenza.
Maria ci indica le vie su cui camminare
insieme nell’umiltà, ma anche nella consapevolezza di tan talen preziosi che il
Signore ha donato alla nostra Chiesa. A
Lei, che onoriamo anche con il tolo di
Ausiliatrice, ricorriamo in questo tempo
complesso, ma non così diverso da tan
altri passaggi epocali, che hanno caratterizzato il cammino ecclesiale e civile
dell’Arcidiocesi e della Ci à. Vi benedico
tu e saluto con affe o e amicizia.
Vicenza, 11 o obre 2010
+ Cesare Nosiglia,
arcivescovo ele o di Torino
Da un’intervista esclusiva a
mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo ele o di Torino e pubblicata su “La Voce del Popolo”.
«Io ho bisogno dei giovani. Non per la sociologia religiosa; non solo
perché rappresentano il futuro dell’umanità e la speranza della Chiesa. Non in senso paternalis co, ma in termini di amicizia e di ascolto.
Ho bisogno di sen re il loro affe o, il loro amore ma anche la loro
corresponsabilità». Certo, nulla si improvvisa. Ci sono problemi di
linguaggio, occasioni che magari si sprecano o vanno perdute. «Però
è un fa o che nel cuore dei giovani non c’è una decisione defini va,
un “rifiuto” della fede e tanto meno di Gesù Cristo. A volte siamo
tenta , li consideriamo persi. Non è vero! Sono in ricerca, anche crica magari, ma sempre a enta. Hanno bisogno di essere ascolta ,
cerca . Il Papa va verso i giovani, gira, li convoca, li chiama: questo
è il segno, l’a eggiamento da perseguire. Io ricordo bene la forza e
la convinzione con cui Giovanni Paolo II volle, al centro delle GMG,
la Croce. Si pensava che le Giornate potessero diventare la versione
ca olica globale dei grandi raduni, dei concer rock. Invece si è visto
che i giovani acce ano, “capiscono” la croce, il senso di una sofferenza che salva il mondo. Ecco perché non possiamo non con nuare
a cercare di tenere aperte, con loro, tu e le porte. Dobbiamo uscire
dal “tempio”, dal nostro recinto, incontrarli là dove sono». Ai giovani, che «hanno bisogno di volare alto», mons. Nosiglia pensa anche
come des natari di un messaggio vocazionale, nel senso pieno del
termine, che è quello di interrogarsi seriamente e scoprire la propria
strada, il modo di realizzarsi: nel lavoro e nella famiglia ma anche nella piena consacrazione al Signore e al suo dono». «L’iden tà del prete, il suo lavoro – dice ancora, con calore – è stre amente collegata
alla vocazione. Un prete è come un padre che genera i suoi figli, che
dà con nuità alla famiglia». Così si torna ai giovani, alla «passione»
che è la vita stessa e la sua bellezza.
Mons. Nosiglia sa che a volte sono i linguaggi della Chiesa ad essere
inadegua , lontani o difficili. «Dobbiamo riuscire – conclude – a non
appia rci, a trovare i modi gius per essere in sintonia. Oggi forse
bisognerebbe dire “restare connessi”… Anche le nostre liturgie devono far cogliere la profondità del mistero, quello stesso che a Torino
è raffigurato nella Sindone. È la nostra fede che deve “uscire fuori”,
perché la Chiesa sia davvero convincente».
10
DIOCESI
Il Vescovo: chi è costui?
di Mons. Guido Fiandino
L’arrivo di un nuovo Vescovo per la nostra Diocesi è davvero un’occasione da non perdere per me ere “a fuoco” una figura che nell’immaginario colle vo forse dice potere, grandezza, carriera… distanza.
Dalla teologia sappiamo che i Vescovi sono “i successori degli Apostoli”
e che dunque – come loro – hanno il compito, l’incarico, di tenere desta la “memoria” di Gesù di Nazaret, Figlio di Dio, Salvatore del mondo,
visibilità dell’amore forte e tenero di Dio.
A un Vescovo sta a cuore fondamentalmente questo, che “Cristo sia
annunciato“ perché è convinto, per fede, che è Lui “la via, la verità e la
vita”; perché è convinto che è Lui il modello di uomo da sempre nella
mente e nel cuore di Dio; perché vede fermamente che Lui solo “ha le
parole di vita eterna”.
Il Vescovo “gioca” la sua vita per Cristo, ben sapendo di “possedere un
tesoro prezioso in vasi di creta”. È la scelta sconvolgente di un Dio che
ha scelto uomini fragili come Pietro, Giacomo, Giovanni… Giuda, perché nella loro fragilità rilucesse la potenza d’amore di Dio.
È questa loro (nostra!) fragilità che li s mola a con nua conversione,
ma che s mola anche i cris ani più sensibili a “portare” nella preghiera
il loro Vescovo, i loro Vescovi. Non a caso la Chiesa ci fa pregare ogni
giorno in ogni Messa “per il nostro Papa” e per “il nostro Vescovo”.
San Paolo – che di queste fragilità era consapevole – scrive “per grazia
di Dio sono quello che sono”. Sì, c’è da avere il capogiro e il ba cuore a
pensare alla responsabilità di un Vescovo chiamato a essere tes mone
credibile del Vangelo che annuncia, guida illuminata del popolo a lui
affidato, padre per i figli fedeli e per i figli… lontani da casa, maestro
di verità radicata nel Vangelo di Gesù, fratello di ogni uomo e amico
dei poveri, profeta di verità scomode e consolatore di cuori sofferen ,
“vescovo, amico e fratello” (come si firma il nostro nuovo Arcivescovo)
anzitu o dei sacerdo e diaconi, suoi primi collaboratori. E tu o questo con la consapevolezza ben espressa da S. Agos no: “per voi sono
Vescovo, con voi sono cris ano”. Qui c’è tu a la gioia e la fa ca di un
Vescovo: essere per gli altri padre, maestro e guida; essere in cammino
con tu come cris ano.
Una Diocesi grande ed estesa come la Diocesi di Torino non rende sempre facile la percezione della presenza del Vescovo.
Certo, la Visita Pastorale perme e un incontro del Vescovo con le singole comunità, ma sappiamo che richiede tempi lunghi. Forse non è
ancora abbastanza viva la consapevolezza che il Vescovo si rende costantemente presente a raverso i sacerdo e i diaconi a cui affida – in
suo nome – la guida pastorale delle parrocchie.
Le “le ere pastorali” e i “messaggi del Vescovo” in occasione del Natale e della Pasqua sono modi concre per far giungere a tu il suo
pensiero e i suoi orientamen alla luce del Vangelo. Anche la le u-
ra del se manale diocesano “La Voce
del Popolo” può essere u le strumento
per “sen re” la Diocesi e per sintonizzarci col cammino delle altre comunità.
Sono, ques , modi semplici e “feriali”
che possono favorire un legame di fede
e – perché no? – di amicizia tra Vescovo
e fedeli.
Torino ha una bella tradizione di Vescovi a en alla dimensione pubblica e
sociale della fede. Ne sono segni i messaggi alla “Ci à” alla festa patronale di
San Giovanni Ba sta, il dialogo intenso
– ma nel rispe o delle diverse competenze – con le pubbliche amministrazioni, la presenza del Vescovo nei momen
colle vi di sofferenza che la Ci à vive.
Sì, perchè la Chiesa non è stata pensata da Cristo per se stessa, ma perché “il
mondo creda“ e perché tu “abbiano
la vita e l’abbiano in abbondanza”. Solo
così un Vescovo è fedele alla consegna
di Gesù Risorto: “Andate in tu o il mondo e predicate il Vangelo a tu e le gen”. È mo vo di gioia per me Vescovo veder lievitare la consapevolezza che tu
siamo chiama a essere parte a va
della Chiesa e tes moni e annunciatori
del Vangelo di Gesù.
Come dire che alla fedeltà del Vescovo,
alla sua missione deve corrispondere la
fedeltà di ciascuno alla propria vocazione. Un Vescovo fa bene la sua parte se
nessuno si so rae alla propria responsabilità.
Questa è la Chiesa.
+ don Guido,
vescovo e parroco
CATECHESI
11
Pastorale insieme…
ore 15, una domenica pomeriggio
di Silvano Giordani
Una domenica pomeriggio giovani e meno giovani della ci à di Rivoli si sono ritrova
per ripensare alla fede vissuta, al modo più adeguato per comunicarla in questa società
senz'altro radicalmente e repen namente cambiata nel giro di pochi decenni, per connuare ad essere auten camente comunità cris ana, quindi missionaria perché con nua ad annunciare la sua fede in Cristo che ha cambiato la vita di ciascuno.
Una società radicalmente e rapidamente
mutata
Sollecita dalla domanda sui cambiamenavvenu negli ul mi anni, mol hanno
fa o notare alcuni aspe cri ci della società odierna, pur in presenza di even
posi vi.
Don Michele Roselli, Dire ore dell'Ufficio Catechis co diocesano e coordinatore dell'incontro, evidenzia una società
fa a di contras , di contrapposizioni…
che coinvolgono comunque anche noi.
Sopra u o la comunicazione e la tecnologia ad essa rela va ha cambiato i nostri
s li di vita.
È cambiato il senso dello spazio come
pure il nostro modo di relazionarci, perché lo spazio ha perso la sua profondità,
tu o è lontano, ma anche vicino. E sono
diverse le modalità di vivere il tempo: i
molteplici impegni (anche dei bambini),
la fre a per occupare tu o il tempo e
soddisfare tu e le possibilità ci rendono
schiavi di un tempo appia to sul presente: senza rappor con il passato e senza
prospe ve per il futuro. Anche i rappor
personali sono segna da esasperato individualismo e contemporaneamente da
un profondo desiderio di essere in rete,
quindi in relazione.
comunicare, stare insieme… e investono
anche l'annuncio della fede.
Una crisi di passaggio…
Tempo di crisi… Ma "crisi" significa scelta,
passaggio…cioè pasqua.
È vero che questa società è ormai postcris ana, ma noi crediamo in un Dio che
è "passato" dalla morte alla vita: ciò che
sembrava la fine di tu o è diventato il
centro della nostra fede: la Pasqua!
La crisi che viviamo può quindi diventare
un'opportunità: passaggio da un cris anesimo di facciata a una fede scelta e pracata per convinzione.
La libertà esasperata
Un falso conce o di libertà ci rende fa cosa e lacerante ogni scelta, perché comporta troppe rinunce, in una gamma di
scelta ormai senza limi . Libertà offerta,
ma spesso solo apparente: vale per un
semplice acquisto, come per una no zia
del giornale…
Cambiamen che rendono difficile vivere,
Dalla crisi un volto nuovo di chiesa
Ma proprio questa situazione di crisi può
offrire grandi prospe ve: la parrocchia
può ritrovare il suo ruolo di chiesa locale
dandosi un volto nuovo. E qua ro immagini ci aiutano a ripensare il volto nuovo di
questa parrocchia:
- l'immagine paolina del corpo che ricorda
la diversità e la pluralità delle membra pur
La crisi riguarda tuƫ
Mons. Cavallo o, Responsabile CEI per
la Catechesi, dal 2005 vescovo di Cuneo
e Fossano, ribadisce che la crisi riguarda
giovani e adul . Questa società "liquida"
produce di conseguenza una fede liquida,
volubile, personalizzabile: fede individuale (senza appartenenza ecclesiale), partecipazione saltuaria (senza fede), fede di
tradizione più che di contenu e convinzione. La crisi coinvolge anche la famiglia:
prevalgono altri valori e aumenta l'estraneità alla dimensione auten ca della fede
religiosa. La crisi investe anche la stessa
parrocchia.
Una
conversione
pastorale
La promozione e l’attuazione di idonei i nerari di catecumenato
– o ispira ad esso – non
sono un impegno aggiun vo, ma cos tuiscono una svolta pastorale
che apporta significa vi
cambiamen nell’a vità catechis ca e formava delle nostre parrocchie.
Da alcuni decenni anche
nelle nostre Chiese si registra una crescente attenzione alla scelta del
catecumenato. Progressivamente si è passa da
una riflessione sull’iniziazione cris ana e catecumenato a indicazioni
sempre più opera ve da
parte dei vescovi, quindi
a un’a uazione di i nerari inizia ci ispira al
catecumenato.
Mons. Giuseppe
CavalloƩo
12
CATECHESI
nell'unità dello stesso corpo;
- l'idea della chiesa come madre: la comunità e ognuno deve diventare
come ogni madre per il figlio…anche per il figlio "prodigo".
- la chiesa che vive in mezzo alle case: comunità di persone che condivide
"le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei
poveri sopra u o e di tu coloro che soffrono…".
- la parrocchia come cellula della chiesa universale: siamo chiesa e non
piccolo gruppo di "illusi".
Essere comunione per annunciare in modo credibile
La parrocchia è credibile nell'annuncio del vangelo se è "luogo e scuola di
comunione", se vive la "spiritualità di comunione": cioè se rispe a profondamente tu , sa accogliere e valorizzare persone diverse, sa essere
solidale con quelli più in difficoltà. Sopra u o la parrocchia deve riscoprire la sua auten ca vocazione missionaria, cioè di tes mone dell'amore di
Dio per tu gli uomini. Centrale nell'annuncio è l'AMORE di Dio, la bella
no zia, la grande no zia dell'amore paziente, misericordioso e infinito di
Dio: questo deve essere l'inizio di ogni accompagnamento spirituale, di
ogni percorso. Questa evangelizzazione va modellata sul catecumenato
originario per formare una fede più consapevole, animata e vissuta nella
comunità, incarnata in modo auten co in ogni situazione e condizione di
vita, perché sorre a da un Amore più grande che ci precede e ci accoglie.
Alla ricerca dell'acqua
In questo contesto di crisi assume importanza anche un proge o comune
tra parrocchie, tra zone pastorali… senza dimen care l'iden tà della comunità legata al territorio, al contesto, alle tradizioni par colari. Si deve
ormai proge are insieme in un clima di confronto serio e di ascolto sincero, per condividere idee e realizzazioni concrete, per non disperdere le
forze, per costruire la chiesa e realizzare l'unità necessaria per una tes monianza auten ca. Determinante è il ruolo dei laici in questo cambia-
mento: in ciascuna comunità, nella realizzazione dei proge e sopra u o nella
pra ca quo diana del vangelo nei luoghi
in cui sono chiama a vivere. Dobbiamo
diventare, come suggeriva don Michele
come rabdoman , (I vescovi del Belgio in
un documento sulle difficoltà della comunicazione della fede oggi "Diventare adulnella fede", hanno usato l'immagine del
rabdomante per indicare lo s le che può
cara erizzare oggi la nostra opera evangelizzatrice): per indicare l'opera evangelizzatrice del cris ano oggi capace di scoprire le fon d'acqua viva che lo Spirito ha
seminato nel cuore degli uomini.
Come servi inuƟli
Per tu è valido il consiglio evangelico del
sen rci servi inu li: non lasciamoci scoraggiare dai numeri, perché, come dice il
salmista, "Se il Signore non costruisce la
casa, invano si affa cano i costru ori".
È anche l'a eggiamento suggerito da
Sant'Agos no che si domandava al termine di una catechesi quale fru o potesse
avere la sua parola: e concludeva affidandosi al Salvatore, che solo sa raccogliere i fru a suo tempo, perché il nostro
compito è solo quello di seminare, non di
raccogliere.
Silvano Giordani
Proposta dell’itinerario di Iniziazione Cristiana in AGESCI
Per Iniziazione Cris ana si intende il cammino, che grazie sopra u o ai tre sacramen del Ba esimo, Cresima
ed Eucaris a, introduce nel mistero di Cristo, cioè fa diventare cris ani.
Dal Regolamento Metodologico dell’Agesci (Associazione Guide e Scout Ca olici Italiani): “L’annuncio del Vangelo anima e sos ene l’intera proposta educa va dell’Agesci. Le a vità dell’unità, il clima in essa creato, lo s le
e l’a eggiamento dei Capi cos tuiscono un luogo privilegiato per l’incontro personale con Dio e per il cammino
di fede del ragazzo e della ragazza. La fede è vissuta nella Chiesa; la Comunità Capi vive il suo carisma educavo inserita nella vita della Chiesa locale ed offre, con la specificità dello Scou smo, un modo di educare alla
fede e all’ecclesialità. A tal fine, gruppi e unità ricercano rappor costan e costru vi con organismi pastorali
delle Comunità locali, cui prendono parte nei modi e nei momen appropria . Nel fare la proposta di fede
nelle diverse età l’Associazione si inserisce nel proge o catechis co della Chiesa italiana… per l’elaborazione
di i nerari originali per condurre fanciulli, ragazzi e giovani verso la maturità della fede”. Le nostre parrocchie
ritengono che la proposta educa va dell’Agesci, a raverso i Gruppi Rivoli 1, Rivoli 2 e Rivoli 4, offre ai fanciulli e
ai ragazzi la possibilità di i nerari di fede tali da poter essere considera i nerari di Iniziazione Cris ana. I Capi,
con l’aiuto dell’Assistente Ecclesias co, si impegneranno a fare del loro meglio per essere pron a servire. Buon
Cammino a tu .
Don Andrea
CATECHESI
13
Sì, W il catechismo!!!
È proprio bello a se embre riprendere l’avventura del catechismo dei nostri bambini
e ragazzi! I nostri oratori, le stanze delle nostre parrocchie, i nostri cor li dopo l’ul ma
pausa es va riprendono vita: ci sono le voci, i sorrisi, la voglia di correre e giocare dei
nostri ragazzi, ci sono le “corse” delle mamme e dei papà “taxis ”, le loro domande e
preoccupazioni, ci sono nonni e nonne a en ai loro nipo ni, ci sono le nostre catechiste e anche alcuni catechis con tanta voglia di rivedere i loro “gioielli”. In questo clima
festoso e gioioso è ricominciato nelle nostre qua ro parrocchie il catechismo, con vol
nuovi e altri già conosciu , con calendari, orari e luoghi da scoprire e fissare in agenda,
con entusiasmo e anche con qualche fa ca, con fogli, fotocopie, libri e libre , con
tu o ciò che dice che c’è qualcosa di importante.
IMPORTANTE?!?
Sì, è un’esperienza importan ssima, direi imprescindibile per una comunità cris ana!
La comunità, che ha generato alla fede i suoi figli nel ba esimo, li accompagna, li educa, li fa diventare grandi nella fede. In questa passione educa va ritrova la ragione del
suo essere.
Ora all’inizio di questo cammino ci piace condividere alcuni pensieri.
- Il catechismo dei nostri bambini e ragazzi è un cammino condiviso tra le famiglie e la
parrocchia. I primi catechis siete voi genitori!
- È un dono e una responsabilità di cui dovete essere fieri e “gelosi”. L’avete scelto il
giorno del Ba esimo dei vostri bimbi, quando avete de o con i padrini: “Chiedendo il
Ba esimo per i nostri figli, ci impegniamo a educarli nella fede, perché, nell'osservanza
dei comandamen , imparino ad amare Dio e il prossimo, come Cristo ci ha insegnato”.
La vostra condivisione, presenza e collaborazione è indispensabile per i vostri figli. È il
vostro grande inves mento per la loro vita.
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CATECHESI
- La parrocchia si impegna ad offrirvi il dono di porsi al vostro fianco nella grande impresa di educazione alla fede dei vostri figli.
Ciò che la parrocchia offre è…
- un dono del tu o gratuito vissuto con passione e tanta serenità,
- un servizio che nasce dalla propria consapevolezza di essere una comunità
ves ta di grembiule,
- un aiuto di mani aperte, di teste che si impegnano ad essere preparate,
di cuori accoglien e gioiosi.
Siamo convin che questo cammino educa vo, iniziato con il ba esimo, deve accompagnare tu a la nostra vita, con obie vi, esperienze, modalità diversi, ma comunque
sempre. Non c’è quindi un prima e un dopo, un “ora abbiamo finito!”, un “perché dobbiamo andare ancora a catechismo?”… Ci sono invece delle tappe, dei traguardi intermedi, delle salite fa cose e degli arrivi gioiosi, dei tempi di allenamento e delle grandi
par te tu e da giocare, dei momen di ri ro e dei giorni in cui scendere in campo. E
insieme ragazzi, papà e mamme, catechis e animatori, religiose e sacerdo ne siamo
protagonis , chiama in gioco, senza panchinari, bensì con tan , tu , tolari per un
grande gioco di squadra con un grande allenatore: Lui, Gesù di Nazareth!
Un giorno, viaggiando in pullman durante l’estate-ragazzi, l’au sta mi guardò e sorridente mi chiese: “Don ricordi di me?”. Provai un a mo di imbarazzo. Chi era questo
giovano one, grande e grosso e così simpa co? “Ma sì, don, sono Paolo. Sai, mi sono
sposato e ho anche due bellissimi bimbi. Sono di Borno. Ti ricordi?” e poi con un filo
di velata commozione aggiunse: “Sono proprio Paolo, quello asino, ma asino tanto! Tu
e la catechista mi avete portato alla cresima, perché mi volevate così bene perché ero
proprio asino!”.
Quel giorno Paolo, uno dei miei tan “asini”, mi ha fa o la lezione più bella di cateche ca: catechismo è credere in ogni bambino che hai accanto, volergli bene e fare un
pezzo di strada insieme nella certezza che Gesù oggi ci chiede di essere insieme mani,
piedi, voce, cuore suoi per ogni bimbo e ragazzo, perché Lui sa fare meraviglie anche e
sopra u o con i nostri “asinelli”!
Buon anno di catechismo a tu !
don Giovanni
MISSIONE ADOLESCENTI
Adolescenti ad Assisi...
...sui passi di Francesco e Chiara
PROGRAMMA
GIOVEDÌ 6 GENNAIO
ore 7.00 partenza da Rivoli, pranzo al sacco, arrivo e sistemazione ad Assisi. Visita della Basilica di Santa Maria degli
Angeli, della Porziuncola e della ci à.
VENERDÌ 7 GENNAIO
Ma nata all’Eremo delle Carceri. Pomeriggio visita guidata alle
Basiliche di San Francesco e Santa Chiara.
SABATO 8 GENNAIO
Ma nata al Santuario di San Damiano. Pomeriggio a Perugia con
tes monianza Suore di Clausura. Serata a La Rocca Maggiore.
DOMENICA 9 GENNAIO
Partenza in ma nata, sosta al Santuario de La Verna (Arezzo). Rientro previsto per le ore 19.00 a Rivoli.
COSTI
€ 65,00 per Vi o e Alloggio
+ spesa di viaggio (in base al n° di partecipan ).
Per informazioni e iscrizione, entro e non oltre Sabato 18 Dicembre
2010, rivolgersi agli animatori dei gruppi o a don Andrea.
15
MISSIONE GIOVANI
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Parrocchie di Rivoli con la Diocesi
di Torino alla GMG di Madrid
“Cari amici, vi rinnovo l'invito a venire alla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid.
Con gioia profonda, a endo ciascuno di voi personalmente. La Chiesa conta su di voi!
Ha bisogno della vostra fede viva, della vostra carità crea va e del dinamismo della
vostra speranza. La vostra presenza rinnova la Chiesa, la ringiovanisce e le dona nuovo
slancio.” Papa BenedeƩo XVI
PROGRAMMA
11 AGOSTO: Partenza da Torino per la Diocesi di Tarragona.
"Radica
e fonda in Cristo,
saldi nella fede"
Col 2,7
12-15 AGOSTO: L’Arcidiocesi di Tarragona accoglierà i giovani torinesi per il gemellaggio. Saranno messi a disposizione scuole e centri parrocchiali per la sistemazione. Ricco il programma di incontri,
manifestazioni, spe acoli e visite culturali incentrate alla conoscenza e alla condivisione delle esperienze delle due Diocesi.
15 AGOSTO: Partenza per Madrid . Accoglienza dei pellegrini.
16 AGOSTO: SS. Messa di inaugurazione e apertura Fes val della
Gioventù (concer , spe acoli, esposizioni, mostre, visite guidate a
Musei, opere di teatro e molto altro!!).
17 AGOSTO: Catechesi dei Vescovi. Even del Fes val della Gioventù.
18 AGOSTO: Cerimonia di Benvenuto del Santo Padre. Even Fes val della Gioventù.
19 AGOSTO: Even Fes val della Gioventù e Via Crucis della GMG.
20 AGOSTO: Momento prepara vo a Cuatro Vientos, veglia con il
Papa e No e a Cuatro Vientos.
21 AGOSTO: Messa di invio della GMG. Partenza da Madrid e arrivo
a Torino il 22 agosto.
PRE-ISCRIZIONI E ISCRIZIONI
Le Parrocchie di Rivoli si aggregheranno alla Diocesi di Torino. Il costo di iscrizione comprensivo di tu o (Viaggio in
bus A/R, vi o, alloggio, Zaino del Pellegrino, abbonamento traspor e biglie per le a vità ar s che e culturali
della GMG) è di € 500,00.
Per partecipare sarà necessario pre-iscriversi pagando la
quota di 250 Euro entro il 31 Gennaio dai propri responsabili delle Parrocchie. Saldo della cifra in Primavera 2011.
SCOUT
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Una route di strada:
oltre 400 Km in bici
Quest’estate noi ragazzi del clan abbiamo
vissuto l’esperienza della route in modo
diverso, sia perché forma dall’unione
di due clan preesisten , quello del Rivoli
1 (Brownsea) e quello del Rivoli 4 (Dreaming), sia perché abbiamo deciso di affrontare una route di strada. Questo momento è uno dei più interessan e fa cosi
della vita scout perchè perme e di capire, a raverso la cooperazione e il diver mento, quanto sia affiatata la comunità,
s molando i singoli nei momen di difficoltà; in quest’o ca il clan si è prefissato l’obie vo di entrare maggiormente in
sintonia. Il nostro mezzo di locomozione
è stata la bicicle a: l’abbiamo scelta sia
perché interessante da un punto di vista
ambientale visto il suo impa o zero, sia
perché c’era il desiderio di provare l’ebbrezza di un piccolo Giro. La scelta del
territorio su cui affrontare quest’impresa
non è stata casuale, il Danubio con le sue
lunghe piste ciclabili ci è apparso il luogo
più sicuro e divertente, oltre a garan rci
la libertà di poter parlare tra di noi, scattare qualche foto e conoscerci meglio tra
i due gruppi. Le tappe in genere mai troppo lunghe (circa 70 chilometri al giorno,
ecce o nei pressi di Linz dove abbiamo
pedalato per oltre 100 chilometri so o
un diluvio incredibile) ci hanno porta da
Passau in Germania a Vienna la stupenda
capitale austriaca, passando per la sudde a Linz, il campo di concentramento di
Mauthausen, Melk, Krems ed infine Tulln.
È naturale che in più di 400 chilometri
qualcosa possa succedere, non si contano le cadute, quasi una a testa, gli scontri
e le temibilissime forature. Una chicca?
Siamo riusci a fare un CID in tedesco con
interprete telefonico per il risarcimento
danni tra una nostra bicicle a e una vettura posteggiata: qualcosa di davvero tragicomico.
Finalmente a Vienna siamo accol dai
fra minori nel loro convento e in parcolare da Bernhard Lang, che ci ha fa o
da guida a raverso la capitale grazie alla
sua conoscenza dell’italiano. Abbiamo
usufruito oltremodo della bontà dei fra
Rivoli1
Rivoli1 clan
Rivoli1 branco
o in
Rivoli1 noviziat
e siamo riusci nel nostro giro turis co
anche ad assaggiare l’originale Sacher: davvero squisita!
Il nostro percorso si è concluso con la tradizionale corsa alla stazione (tutte le volte rischiamo di perdere il treno) e il tanto desiderato ritorno a casa
per sedere su comode poltrone.
Rivoli1 reparto
Puglia
SCOUT
18
Rivoli 2 in cammino verso Santiago
di Silvio Montesini
Ciao a tu , volevo informarvi che il
clan-fuoco “La Rupe” del gruppo scout
Rivoli 2 ha percorso circa 114 km del
cammino di San ago de Compostela
nella prima se mana di agosto (2010).
Perché questa comunicazione? Per il
semplice fa o che se siamo riusci ad
andare in Spagna a fare questo pellegrinaggio è anche grazie a tu voi che
contribuite ai nostri banche di autofinanziamento che sono sempre molto
importan per noi; grazie mille per la
vostra generosità! Questa non è stata
una semplice route di strada nei soli
Rivoli2 reparto
o
Rivoli2 noviziat
Rivoli 4 - Festa del decennale
Rivoli2 branco
CAMPO ESTIVO REPARTO CHABERTON
Gaver (Brescia) 25 Luglio - 5 Agosto 2010
Rivoli4 campo lupeƫ
Una delle poche giornate di sole... forse perché è venuto a trovarci Don Andrea? Nonostante il freddo è stato un campo all'insegna
del diver mento e dell'avventura!
MISSIONE
luoghi desola , ma è stata un’immersione nel mondo dei pellegrini e dei
creden che percorrevano il cammino;
oltre a noi c’era anche il clan dell’Acqui
Terme che ha deciso di gemellarsi con
noi per questa route.
La ci à di San ago de Compostela è
conosciuta sopra u o per la sua maestosa ca edrale dedicata a Giacomo il
Maggiore e per essere la tappa finale di
ogni pellegrino che decide di affrontare
il "cammino di San ago di Compostela". Infa solo dopo più di 100Km, a
piedi con lo zaino, abbiamo raggiunto
la nostra meta; il nostro percorso parva da Sarria e si snodava per le colline
e le campagne del nord della Penisola
Iberica.
Per fortuna abbiamo sempre avuto il
tempo dalla nostra parte, senza prendere neanche una goccia di pioggia.
Essendo par senza tende, dormivamo dove trovavamo posto, a volte negli ostelli e una volta abbiamo dormito
anche in un fienile. Il percorso ha lasciato dentro ognuno di noi sensazioni
ed esperienze par colari, sarà perché
camminando si sen vano tante storie
provenien da molte zone d’Italia, ma
anche dalle altre par del mondo perché i pellegrini arrivavano dai paesi più
sperdu del Pianeta, più o meno con
gli stessi obie vi: rafforzare il proprio
corpo e la fede, conoscere nuove persone e arrivare dove è sepolto l’apostolo Giacomo il Maggiore. Penso che
la strada percorsa in Spagna, ma anche quella che ognuno percorre nella
propria vita possa essere affrontata da
sola o in compagnia di altre persone
che ce la possono arricchire in ogni singolo istante della nostra esistenza: noi
abbiamo scelto di percorrerla insieme
e con l’aiuto di Dio, come dice anche
la promessa scout. Spero che tu voi
possiate essere dei buoni amici e fedeli
anche senza percorrere il cammino di
San ago de Compostela, perché, fidatevi, è fa coso e le vesciche so o i piedi vengono fuori come se nulla fosse!
Grazie per la vostra a enzione.
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L’ Africa vera,
occhi negli occhi
di Riccardo Bona
Par re con tanta voglia di scoprire un mondo nuovo, nelle valigie tanto
entusiasmo, disponibilità, ma anche mori, dubbi, paure. Costruire un
gruppo in mesi di incontri, prepara con tanta passione e amore per l’Africa dagli amici Missionari della Consolata, guida dall’instancabile padre
Giordano Rigamon e dalle amiche Roberta e Alessandra di Impegnarsi
Serve, con l’obie vo di farci vivere l’esperienza della missione da uomini
e donne prepara e consapevoli.
Par re e costruire: la missione ha ques verbi nella propria natura. Ed è
quello che abbiamo provato a fare noi del gruppo Maralal, 12 giovani rivo-
MISSIONE
20
lesi e non, tra i quali il nostro don Andrea.
Durante gli incontri abbiamo imparato a
conoscere l’Africa, ci siamo conosciu tra
di noi, abbiamo aspe ato la partenza, che
finalmente è arrivata i primi di agosto.
Siamo sta a Maralal, nord-ovest del Kenya, terra ricca di tes monianze missionarie, ospi nel Pastoral Center dell’instancabile padre Masino Barbero, missionario
della Consolata dalle mille risorse e dai
cento proge . Tra ques proge , che abbiamo avuto modo di conoscere e vedere
dal vivo, c’era anche il “nostro”, quello del
Mkate Wetu (Pane Nostro in swahili, corso per pane eri e acquisto dei forne
per la co ura del pane): nostro perché lo
abbiamo promosso, sviluppato, finanziato con l’aiuto delle comunità parrocchiali
di Rivoli e di tu gli amici che ci hanno
sostenuto.
Oltre ai proge , che come gruppo cercheremo di sviluppare e far conoscere, abbiamo avuto la fortuna di vivere
un’esperienza missionaria completa: il
seminario con i giovani animatori delle
parrocchie della diocesi di Maralal, momento di confronto e scambio culturale
Cosa ci fa un gruppo di temibili pirati in alta quota?
È il branco Rocce Bianche! Quest’estate, durante le Vacanze di Branco, infa , siamo anda a caccia di mostri marini, ma sopra u o alla
ricerca di un grande tesoro nascosto! Per non farci mancare niente,
però, abbiamo anche preparato per i genitori un grande spe acolo
sul Libro della Giungla e le avventure di Mowgli! S amo per iniziare
l’anno! Se piace stare e sopra u o giocare all’aria aperta, meglio
ancora se circondato da tan amici (e sei nato nel 2001 o 2002)…
allora sei perfe o per gli scout!
Akela 3333282294
Che cosa aspe ? Chiamaci!
oppure 3401058754
Bagheera 3483782466
Raksha 3395432040
Rivoli2 branco
ricchissimo; l’esperienza del servizio missionario, con l’oratorio e con i bambini
dell’orfanotrofio di Maralal, seguito con
amore e immenso spirito di servizio dalle
suore di Madre Teresa; le famiglie più disagiate e povere, a cui abbiamo cercato di
portare un sorriso ed una parola di conforto; la visita alle altre missioni, con la
gioia dell’incontro con don Marco e don
Mauro, sacerdo diocesani della missione di Lodokejeck; l’umanità e la simpaa di un vescovo italiano, Mons. Virgilio
Pante, Missionario della Consolata con
l’Africa da sempre nel cuore. Abbiamo visto l’Africa vera, quella della povertà, del
disagio, delle contraddizioni, delle infinite
distese della savana e delle strade sterrate senza fine, ma anche quella di una natura meravigliosa e per noi sconosciuta.
Dopo tre se mane, quelle stesse valigie erano piene di gioia, di sorrisi veri, di
quell’amicizia sana che rafforza il gruppo
e che nasce in queste esperienze, i proge e le idee da portare avan perché
non finisca tu o al rientro a casa; ma sopra u o nelle valigie ci siamo porta la
ricchezza della missione, del donarsi agli
altri, i profumi e i sapori del Kenya, la felicità e la voglia di essere ama , di tu i
bambini che abbiamo incontrato e che ci
hanno donato un’infinità di sorrisi, a raverso occhi meravigliosi, che sapevano di
vita, di voglia di vivere.
Asante Sana Kenya, porteremo nel cuore e cercheremo di trasme ere ad altri la
passione Africa!
ADOLESCENTI
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Gli Adò amici del mare
Dopo un anno di incontri sul tema del
“servizio”, gli adolescen della nostra parrocchia quest’estate hanno deciso di mettersi in gioco in prima persona e passare
dalle parole ai fa ! La prima se mana di
agosto, infa , il gruppo Ado’ della Stella, accompagnato dai suoi educatori e da
don Andrea, si è unito all’associazione
Amici del Mare di Brescia e ha aiutato alcuni disabili a vivere le vacanze es ve in
una colonia di Pinarella di Cervia. Per una
se mana i nostri adolescen sono sta
dei veri e propri assisten per un nutrito
gruppo di disabili della diocesi di Brescia.
Chi dire amente, assistendo uno o più
disabili 24 ore su 24, chi rendendosi disponibile al servizio ai tavoli e alla pulizia
della colonia in cui si soggiornava, hanno
tu dato il massimo per far sì che ques
nuovi amici potessero trascorrere delle
belle vacanze. L’esperienza è stata, senza alcun dubbio, indimen cabile e arricchente ed è stata la prova di quanto può
essere bello il donarsi gratuitamente a chi
ne ha bisogno. Momen di difficoltà non
sono manca , ma l’o ma organizzazione
e sopra u o gli immensi sorrisi, baci e
abbracci che gli “Amici del Mare” davano
in cambio, hanno fa o sì che anche l’ostacolo più grande potesse essere superato!
Ovviamente una parte fondamentale l’ha avuta la condivisione: mol
erano gli adolescen provenien dalla provincia di Brescia lì per la stessa
ragione e non sono manca momen da trascorrere insieme durante il
giorno, la sera o in spiaggia, creando così nuovi legami. È stata fa a una
vera e propria scommessa con i nostri ragazzi: sono sta catapulta in una
realtà nuova e complessa, in cui si chiedeva loro di darsi davvero agli altri,
e loro l’hanno fa o, vincendo così questa scommessa.
Il momento dei salu dell’ul mo giorno è stato sicuramente la prova di
quanto i nostri ragazzi abbiano dato, ma anche ricevuto in cambio, in termini di affe o, in quella se mana: molte volte le lacrime e gli abbracci
parlano più di mille parole. Rivivere nella mente tu a l’esperienza e pensare “sono sta proprio bravi!” scalda il cuore! Bravi Ado’!
Testimoniare la carità
nella società odierna
15 dicembre 2010 - ore 21,00
Teatro San Mar no
Interverrà Don Luigi Cio .
22
ASSISTENZA
Un sostegno per le
famiglie in difficoltà
di Daniela Celli
Il C.I.S.A. (Consorzio Intercomunale Socio-Assistenziale), l’Ente pubblico che
ges sce i servizi socio-assistenziali dei Comuni di Rivoli, Rosta e Villarbasse, ha
sempre ritenuto una delle sue priorità is tuzionali il sostegno alle famiglie in
difficoltà e ha quindi elaborato, nel tempo, servizi e proge rivol alle situazioni più complesse: famiglie con problemi di emarginazione sociale, nuclei con
bambini disabili, madri sole, ecc…
Da qualche anno però la necessità di aiuto si presenta anche nel nostro territorio con cara eris che nuove. Mol problemi hanno cara ere trasversale
e riguardano un numero crescente di famiglie indipendentemente dai diversi
livelli di reddito e di istruzione. Ci amo ad esempio, tra le altre, la fragilità dei
legami di coppia, le difficoltà nell’educazione dei figli, i problemi lega all’assistenza di congiun non autosufficien , ques oni che, se sono più dramma che quando coesistono con difficoltà socioeconomiche, me ono però in crisi
famiglie molto diverse e sono spesso causa, non conseguenza, di impoverimento economico e sociale e richiedono, in ogni caso, interven più ar cola
di quanto previsto in passato.
Nel 2006 il C.I.S.A., u lizzando un contributo regionale che promuoveva l’is tuzione dei Centri per le Famiglie, ha iniziato a me ere a punto e ad ampliare una serie di inizia ve e servizi che ne cos tuissero l’ossatura. Obie vo del
Centro, che si rivolge potenzialmente a tu e le famiglie del territorio, è quello
di consolidare l’offerta di servizi socio-assistenziali nei confron delle famiglie
nella loro accezione più ampia, quindi interven non solo ripara vi, ma anche
e sopra u o preven vi.
Sono sta avvia nuovi servizi di consulenza alla famiglia, di sostegno alle capacità genitoriali, alle relazioni familiari e nelle difficoltà del ciclo di vita, alcuni
gruppi guida di mutuo-aiuto e uno sportello di consulenza legale.
I servizi hanno avuto un’accoglienza molto posi va da parte dei ci adini, a riprova della loro u lità, tanto da porre in modo sempre più evidente l’esigenza
di dare al Centro una sede specifica per consen rne il potenziamento, del tu o
impossibile all’interno degli uffici del CISA, e favorire così l’accesso ai ci adini.
L’Amministrazione Comunale di Rivoli e la Compagnia di San Paolo sono state
determinan nella risoluzione del problema, poiché la prima ha concesso in
comodato i locali al primo piano dell’ex Anagrafe Comunale in via Capra 27
e la seconda si è accollata le spese per l’indispensabile messa a norma e per
l’acquisto degli arredi.
La nuova sede a Rivoli, nell’ex Anagrafe Comunale in via Capra 27, inaugurata
e opera va dal 24 se embre 2010, perme e al CISA di svolgere, in modo più
adeguato, inizia ve di sostegno alla famiglia già a ve da tempo:
- il servizio”Parliamone” per la consulenza alle capacità genitoriali, alle difficoltà di relazione all’interno della famiglia e per il sostegno nelle situazioni di vita
più problema che
- i gruppi guida di auto-mutuo-aiuto, strumento di sostegno individuale e di
rafforzamento della rete di solidarietà fra le persone: a ualmente sono a vi
ad esempio un gruppo di donne con figli, un gruppo di padri separa , quello
delle famiglie ado ve ed affidatarie, dei familiari di persone affe e da Alzheimer, un gruppo di giovani disabili ed altri
- il proge o “Pollicino” per l’accompagnamento delle famiglie in cui nasce un
bambino disabile
- gli incontri in “luogo neutro”, richies dall’Autorità Giudiziaria, per consen re,
monitorare e sostenere gli incontri tra minori e familiari in situazioni par colarmente
problema che, in un ambiente il più possibile favorevole e facilitante
- un servizio di consulenza sui problemi legaal diri o di famiglia
L’Associazione dei familiari delle persone con
Alzheimer (associazione AMA) aprirà il sabato pomeriggio “l’Alzheimer cafè”, per offrire
consulenza e supporto alle famiglie che si
trovano ad affrontare il problema, in modo
però conviviale e socializzante nel tenta vo di rompere l’isolamento a cui spesso la
mala a condanna le famiglie stesse. Il numero dei saba in cui sarà aperto dipenderà
anche da quan volontari affiancheranno i
familiari in questa inizia va e quindi si cercano adesioni… Altri proge e inizia ve sono
in can ere o, perlomeno, sono nei desideri
e nelle speranze di chi man ene gli occhi
aper sui problemi delle persone, ma anche
sulle loro possibilità.
Non sembrano, ques , tempi di desideri e di
speranze, ma non è possibile non averne se
si vuole migliorare la realtà, per quel che ci è
possibile e per quel che riusciremo a fare nel
tempo, se le realtà sociali più a ente del nostro territorio lavorano maggiormente insieme.Penso, infa , che anche il CISA debba
avere, a raverso le sue inizia ve, l’obie vo
di promuovere e di valorizzare le re sociali
e di solidarietà presen nel territorio. Solo
una maggiore e più diffusa consapevolezza
e a enzione ai problemi della colle vità e
delle persone richiede che siano messi al
centro dell’azione poli ca (nel senso vero
del termine) e dell’azione amministra va e
quindi promuove maggiore gius zia e solidarietà umana. Solo una maggiore collaborazione e integrazione fra l’Ente Pubblico, le
associazioni e i vari gruppi di volontariato, il
sostegno alle re spontanee di collaborazione fra le persone e le famiglie possono offrire risposte più ar colate ed efficaci ai problemi dei ci adini, riuscendo ad o mizzare
meglio le risorse e aiutandoci ad affrontare
problemi sociali che si evolvono velocemente e che devono avere priorità di risposta.
ASSISTENZA
23
Rivoli: una città
per i cittadini
di Paola Cornaglia
Dando vita alla fine degli anni novanta
con Rosta e Villarbasse al CISA, l’Amministrazione Comunale ha inteso dare una
risposta costru va ai bisogni socio-assistenziali dei suoi abitan . Al 10/10/2010
il CISA ha in carico 2158 famiglie, di cui
il 91% di Rivoli. Le persone seguite sono
2795: 385 minori, 1183 adul , 1227 anziani, di cui 759 non autosufficien . Qui
parleremo proprio dei servizi dedica agli
anziani. Ecco la scelta di fondo del CISA:
non è il ci adino che deve ada arsi ai
servizi, ma ques devono offrire proge
individualizza , che rispondano al meglio
alle esigenze di ogni singola persona seguita. a responsabilità dei servizi sociali,
assistenziali e sanitari è condivisa tra CISA
e ASL, perché il benessere della persona è
un insieme di fa ori, di cui è riconosciuto
anche il rilievo sanitario e quindi il contributo, anche economico, deve essere
ges to da entrambe le stru ure.
Proprio sulla base della scelta di fondo,
a ualmente si tende a preferire che l’anziano rimanga nella sua casa e quindi si è
creata tu a una serie di servizi di appoggio, che vanno dai pas porta a casa, alla
lavanderia, alla pulizia, a ore di assistenza
domiciliare, al telesoccorso. Quando è
possibile l’affidamento alla famiglia e se
ne rileva la necessità, secondo il DGR n.39
si dà un contributo alla famiglia e/o l’assegno di cura. In caso contrario si provvede
all’affidamento a terzi: con gare d’appalto
Via Capello
molto circostanziate si procede alla scelta delle coopera ve che garan scono servizi alla persona. In par colare ci si accerta che gli operatori abbiano un giusto contra o e che si provveda alla loro formazione specifica.
Al momento 103 anziani non autosufficien hanno interven economici a
sostegno della domiciliarità, tra assegni di cura, contribu di affidamento
familiare e a terzi e altri 224 fruiscono degli altri servizi di domiciliarità.
Purtroppo però la lista d’a esa è molto lunga (ben 331 persone!) e alcuni
a endono da anni, perché mancano i fondi e l’ASL ha bloccato le risposte
per il piano di rientro. Quando l’anziano non vuole o non può, nonostante
i suppor , rimanere nella sua abitazione, interviene il ricovero in casa di
riposo: gli anziani ricovera in stru ure residenziali sono 184. Di ques
alcuni sono nelle 4 stru ure di Rivoli: via Capello, via Querro, villa Mater,
villa Elena, tu e convenzionate con l’ASL. Secondo la LEA (legge sui Livelli
Essenziali di Assistenza) l’ASL contribuisce per il 50% e nei casi di indigenza interviene anche il CISA con il suo bilancio. Quelli che non riescono
ad essere inseri a Rivoli sono ricovera in altre 40 stru ure diverse, sia
nel territorio della nostra ASL, sia fuori ASL, anche perché il meccanismo
dell’ASL non prevede un diri o di prelazione per i rivolesi sui pos di Rivoli
e, tra l’altro, al momento tu i ricoveri sono sta blocca . Per finire due
no zie ca ve ed una buona:
- mancano, e ancor di più
ora, i fondi per offrire servizi
tempes vi ed efficien
- pare quasi certo che la nuova amministrazione regionale azzererà tu o
- il Comune di Rivoli ha già
individuato un terreno, su
cui costruire una nuova casa
di riposo.
Via Querro
Villa Mater
Villa Elena
INCONTRI
24
È possibile dialogare con Dio?
Come pregare con la Bibbia. I primi cinque incontri col Padre Paolo Gionta,
priore dell’ abbazia di Novalesa, per imparare a dialogare con Dio.
di Remo Lardori
COME PREGARE
CON LA BIBBIA
I prossimi incontri:
12 dicembre 2010 - ore 16.00
Le ura della Bibbia
Lampada per i miei passi è la Tua Parola.
13 febbraio 2011 - ore 16.00
Meditazione con la Bibbia
Domenica 10 o obre a San Francesco, nella parrocchia di San Bartolomeo,
c’è stato il primo incontro di un’inizia va comunitaria che si completerà
nei qua ro anni successivi. È l’inizio di un cammino che si propone di arrivare a una meta straordinaria: dialogare con Dio! Tu , o quasi, in genere
presumono di sapere parlare a Dio, di saper pregare, ma il dialogo è qualcosa di diverso: esige la presenza di un altro, l’ascolto delle sue parole e
poi la risposta, il colloquio per chiedere, proporre e poi riascoltare. Questo
“altro” con il quale si vuole entrare in dialogo è Dio stesso. Siamo capaci di
sen rlo, di ascoltarlo, di capirlo, di intervenire poi con le nostre parole per
avviare un dialogo profondo e vero?
Si è riaperto così il discorso sulla Bibbia, Parola di Dio. Con quel libro tra le
mani, anzi da quel libro, come posso sen re la voce di Dio, la sua Parola,
tra le mille parole e vicende umane? La serie di incontri che si svolgeranno
in questo primo tra o di strada dovranno rispondere a queste domande:
si propongono infa di insegnare in modo pra co a parlare con Dio, a
sen rlo innanzitu o, a rispondere. Padre Paolo Gionta, superiore dell’abbazia di Novalesa, in questo primo incontro, ha presentato la mappa del
cammino passando a raverso tre conce fondamentali. Il primo: il senso
della parola umana, mezzo di comunicazione e di formazione, necessaria
per stabilire una relazione, importante ma insieme pericolosa perché ad
ogni crocevia impone delle scelte col rischio di sbagliare la strada da percorrere. Il secondo: la Parola di Dio. È contenuta nella Bibbia, ma la Bibbia
non è un libro de ato da Dio, è fa a di parole umane, è scri a da persone
diverse nel corso di mille anni, racconta vicende umane nella loro realtà
storica, fa a di guerre, di sopraffazioni, di egoismi. Proprio dentro a queste parole umane occorre scoprire la Parola di Dio, che parla a raverso gli
autori, che si sovrappone ad essi, e che arriva fino a noi, nella nostra realtà quo diana. Infine la lec o divina, cioè la le ura della Parola di Dio. È la
le ura vera e propria della Bibbia, impostata sul significato profondo che
Dio ha voluto dare, a raverso l’ispirazione, alle parole umane. È questo il
momento dell’incontro con Dio, con la sua Parola, il momento dell’ascolto, della risposta che si muta poi in riflessione, in preghiera, in azione. È il
momento del dialogo.
Nei prossimi incontri il priore di Novalesa condurrà in modo pra co verso
questo momento non facile e straordinario: l’ascolto di Dio. Erano presen-
10 aprile 2011 - ore 16.00
Orazione con la Bibbia
12 giugno 2011 - ore 16.00
Contemplazione e azione
Gli incontri si svolgono presso
la chiesa di San Francesco in Via
Adamello 6. Tu gli adul delle
parrocchie di Rivoli sono invita a
partecipare.
al primo incontro oltre un cen naio di
persone e ad esse ha lasciato un compito
da svolgere: riservare ogni giorno dieci
minu di tempo al silenzio per me ersi
alla presenza di Dio. Sarà possibile?
Il programma in 4 anni:
1. La Parola di Dio: ascolto per rispondere.
2. La preghiera con i Salmi: Dio parla e
con i Salmi rispondo e faccio presente
la mia situazione.
3. L’adorazione eucaris ca: perché
pregare davan all’Eucaris a.
4. Preghiera con il corpo.
CARITA’
25
Vivere la carità oggi
Serata con Pierluigi Dovis, direttore della Caritas diocesana di Torino, nella Sala della Comunità
della Stella, martedì 26 ottobre 2010.
di Lidia Cuva
Che cosa dobbiamo fare?
S amo vivendo una situazione di grande cambiamento. Di fronte alla situazione economica e sociale prodo asi in
ques ul mi mesi, nessuno sa cosa fare.
Davan a una con nua richiesta di casa,
lavoro e soldi, che cosa possiamo fare?
Fotografia della situazione
C’è una situazione nuova e inedita: non
solo si verifica un inasprimento della
povertà, ma la presenza di nuove forme
di povertà. Persone che non hanno mai
vissuto forme e situazioni di povertà;
sono più vulnerabili, più esposte, senza
“corazze” di protezione. Vulnerabili non
per causa propria, ma per una catena di
conseguenze che non dipendono da chi
si trova in difficoltà. Ques nuovi poveri
sono poco visibili, non hanno il coraggio
di emergere e non si sentono così malanda da dover ricorrere ad aiu . Sono
difficilmente “aiutabili” perché hanno
necessità diverse. Sono più fragili, anche psicologicamente, di altri che sono
poveri da più tempo. L’evento che li ha
colpi li ha spiazza , li ha “messi fuori”.
Spesso ci sono dramma ci tenta vi di
suicidio. I “nuovi poveri” sono, infa ,
figure impreviste e imprevedibili nelle
analisi della povertà. Si affacciano alla
povertà individui appartenen a categorie sociali che fino a poco tempo fa
si ritenevano tutelate, individui che si
considerano e sono considera nel loro
ambiente sociale “persone e famiglie
normali”, non ai margini della società.
Un mutuo, un po’ di credito al consumo,
una separazione coniugale, una malata, la perdita del lavoro, una spesa imprevista possono oggi me ere a rischio
di povertà la maggior parte delle persone, creando migliaia di drammi familiari, di drammi individuali che vengono
spesso consuma in solitudine all’inter-
no delle pare domes che e che non
sono condivisi né condivisibili.
Riprendersi cura delle persone
e del territorio.
È necessario riscoprire l’in ma connessione tra fede e carità: ciò che conta è
una fede che si fa opera mediante la carità. Non dobbiamo avere una fede teorica, ma pra ca. Se non c’è carità non
c’è fede. A enzione a che cosa individuiamo per carità: la carità non sempre è
fa a di servizi, di cose da fare. La carità
è disposizione al servizio. È più facile andare a cercare lavoro per una persona
che me ersi accanto a lei per cercarlo
insieme. La vera carità è me ersi in relazione. Relazione come anima e luogo
della carità e del servizio. Dio ci ha dato
il dono di essere sua immagine e quindi di amare, di essere in relazione, di
essere annunciatori del Vangelo. Dobbiamo concentrarci molto di più sulla
qualità della relazione da instaurare con
le persone che vediamo essere in difficoltà. Se ci preoccupiamo prioritariamente di cosa offrire loro rischiamo la
bancaro a del cuore: le necessità sono
esagerate rispe o alle nostre possibilità
con ngen . Abbiamo invece una buona
scorta di una risorsa essenziale: la relazione, appunto. Dunque, ascol amo
tan ssimo, curiamo l’accoglienza delle
persone, facciamo loro sen re il cuore
che vibra.
È importante fare rete fra noi,
fare comunione.
Il futuro della Chiesa è fa o di piccole comunità che si aggregano ad altre comunità. Occorre cercare le risorse non solo
nel socio-assistenziale. Conseguenze:
- L’azione degli operatori di carità deve
inserirsi in ambito poli co.
La poli ca è la forma più alta di carità,
Pierluigi Dovis. dire ore della
Caritas diocesana di Torino.
perché cerca di rimuovere
le cause profonde di ingius zia. Dobbiamo essere
sogge poli ci, non par ci, per coordinarci con le altre realtà presen sul nostro
territorio.
- L’animazione e la formazione delle comunità: bisogna insistere molto di più
ad animare e formare le
nostre parrocchie nella carità. Oggi più che mai serve
tempo per la formazione
personale e di gruppo.
- La comunità deve dare
tes monianza di carità, essere una comunità che si
vuole bene.
Il fine ul mo è l’incontro
con Cristo. Il nostro modo
di fare servizio non deve
creare dipendenza, ma andare verso l’altro e, a raverso la relazione, me erlo
in condizione di far emergere il seme che c’è in lui,
insieme a lui, per poi “sparire”. Perché “la carità non
è leni va, ma genera va”.
26
Adotta una famiglia in difficoltà
di Mariangela Zamariola
Il 26 se embre si è chiuso a Rivoli l’anno vincenziano che ha celebrato il
350° anniversario della morte di San Vincenzo e di Santa Luisa, fondatori
delle Carità. Un’inizia va nuova è stata lanciata dal Volontariato Vincenziano delle parrocchie di San Mar no e Santa Maria della Stella.
Vuoi ado are un povero o una famiglia in difficoltà? Se vuoi, ne hai possibilità. Abitualmente si fanno “adozioni a distanza” contribuendo al mantenimento di famiglie, agli studi di ragazzi delle terre di missione. Il Volontariato Vincenziano invita ad ado are famiglie, anziani, studen vicini,
persone che vivono tra noi e sono in difficoltà perché manca loro il necessario per arrivare alla fine del mese, per pagare un affi o, per mantenere
un ragazzo a scuola. È questa l’inizia va nuova del gruppo di Volontariato
Vincenziano di San Mar no-Santa Maria della Stella, lanciata nella giornata di sensibilizzazione domenica 26 se embre a chiusura dell’anno vincenziano, celebrato in occasione del 350° anniversario della morte di San
Vincenzo de’ Paoli e di Santa Luisa de Marillac, i san della carità.
Lunedì 4 o obre i gruppi di Volontariato Vincenziano di Rivoli si sono ritrova insieme per a ngere allo spirito di San Vincenzo freschezza, originalità, vitalità nuova nel servizio del povero. Padre Erminio Antonello, provinciale dei missionari di San Vincenzo, ha puntualizzato in modo semplice e
sinte co il ”segreto” dell’energia di San Vincenzo e di Santa Luisa: come è
nato in loro questo straordinario impasto di carità, che cosa li ha sostenu
per una vita intera. In loro é avvenuta una vera e profonda conversione.
In tempi e per strade diverse essi sono sta tocca da Dio, sopra u o
a raverso la sofferenza, hanno percepito la fragilità della loro vita, si sono
libera della loro presunzione ed hanno scoperto la “grandezza”, il “valore” del povero, non nella sua miseria materiale, che già conoscevano, ma
nella visione della fede cris ana: nel povero è presente Gesù Cristo, il servizio del povero è un servizio reso a Dio. “Quello che avete fa o ad uno dei
più piccoli tra i miei fratelli lo avete fa o a me!” aveva de o Gesù. Questa
visione di Dio nel povero è diventata così reale da far dire a San Vincenzo:
“Non devo considerare i poveri dal loro aspe o o dalla loro apparente
mentalità. Molto spesso non hanno quasi fisonomia, né intelligenza, talmente sono rozzi e materiali. Ma rigirate
la medaglia, e vedrete, con la luce della
GRAZIE!
fede, che il Figlio di Dio, il quale ha voluto essere povero, è in essi raffigurato.
Oh Dio! Quanto è bello vedere i poveri se
Una quaran na di persone
li consideriamo in Dio e con la s ma che
hanno già risposto all’inizia egli ne aveva”.
va. Tra loro c’è chi si impegna
Considerare il povero con la s ma che ne
a versare ven cinque, trenha Dio! È un pensiero straordinario, forse
ta euro al mese, e chi, quasi
quasi impossibile umanamente, ma è da
chiedendo scusa, dona cinque
questa visione che sono nate tu e le inieuro so raendoli alla limitata
zia ve di carità che hanno “invaso” la vita
pensione mensile e c’è chi ha
di San Vincenzo e, dopo di lui, in ques
impegnato i figli a risparmiatrecentocinquant’anni, quelle di coloro
re dieci euro ogni mese per i
che a lui si sono ispira . Anche quest’ulpoveri. Tu o questo è bello!
ma piccola inizia va “Ado a un povero”
Grazie!
San Vincenzo de’ Paoli (1581-1660)
patrono di tu e le le opere di carità.
si pone in questa visuale di s ma per la
persona del povero, per aiutarlo a ritrovare la sua dignità, ad uscire dalla sua situazione di difficoltà, a riportarlo alla vita
sociale in libertà dalla miseria.
È possibile “ado are” una famiglia o una persona in difficoltà
dando il proprio nome alla segreteria del gruppo ed impegnandosi a versare una quota mensile
per un anno. Basta anche poco:
cinque, dieci euro al mese.
Per iniziare questo impegno:
me ersi in conta o con qualcuno del gruppo di Volontariato Vincenziano che si conosce
oppure telefonare al numero
340.948.11.25.
Santa Luisa de Marillac (1591-1660)
patrona delle opere sociali.
EDUCAZIONE GIOVANI
27
Emergenza o sfida educativa?
di Bianca Testone
Ogni situazione di emergenza, sia essa un
terremoto, un problema di salute o altro,
richiede una sfida per venirne fuori e la
sfida si basa sulle risorse umane e materiali che sono a disposizione. È anche così
per la situazione educa va. Mol sono
gli aspe del mondo dell’educazione che
preoccupano: dagli a eggiamen a volte incomprensibili dei nostri ragazzi, al
sempre più fa coso mes ere di educare,
sia in casa sia a scuola, alla complessità
socio-culturale che ci circonda, allo scarso
inves mento anche poli co-economico
di cui la scuola sta soffrendo. Ma è anche
altre anto vero che nei ragazzi non possiamo non vedere una prospe va di futuro, non possiamo non percepire in loro
il desiderio di alcune auten cità anche se
nascoste da superficialità e disorientamento. Ed è proprio a ques aspe che
ci dobbiamo riferire per poter cogliere la
Sfida Educa va che come genitori e come
educatori , sen amo di dover cogliere.
Non per riproporre modelli di vita supera , ma per costruire con gli stessi ragazzi
percorsi/proge
di vita nuovi, adegua
al mondo a uale. E la famiglia e la scuola in tu o questo non possono essere lasciate sole.
È in questa prospe va e con la convinzione che “La sfida educa va a raversa tu
i se ori della Chiesa ed esige che siano affrontate con decisione le grandi ques oni
del tempo contemporaneo: quella rela -
va alla natura dell’uomo e alla sua dignità - elemento decisivo per una
formazione completa della persona - e la "ques one di Dio", che sembra
quanto mai urgente nella nostra epoca. (Benede o XVI nov. 2009) … che
la Conferenza episcopale Italiana ha so olineato l’importanza di porsi
delle domande e di cercare risposte a queste problema che. E l’ha fa o
con un Rapporto dal tolo “La Sfida Educa va” appunto, che partendo dal
presupposto che occorre “rilanciare la dimensione antropologica decisiva
dell’educazione e, più in generale, una riflessione sulla realtà esistenziale e socioculturale dell’uomo d’oggi (dall’introduzione al testo), compie
un’analisi profonda dei mondi della Famiglia, della Scuola, della Comunità
cris ana, del Lavoro, dell’Impresa, del Consumo, dei Mass-Media, dello
Spe acolo e dello Sport. Gli Orientamen Pastorali che i Vescovi italiani
hanno varato per il decennio 2010-2020 “sono una grande sfida e un entusiasmante appuntamento in questa direzione.
L’AIMC (Associazione Italiana Maestri Ca olici), che ha una sezione opera va a Rivoli, ha così cominciato a cogliere tale invito organizzando una
giornata nazionale dal tolo “Cento Piazze per la Sfida Educa va” svoltasi il 3 o obre in 110 piazze d’Italia, con l’obie vo di porre i rifle ori
sull’argomento per approfondirlo ma anche per dare un segno tangibile
di solidarietà educa va verso situazioni di povertà educa va (anche se sopra u o in termini materiali) del Burkina Faso e della Romania. Quindi il 3
o obre un gazebo collocato di fronte alla chiesa di S. Maria della Stella, e
il giovedì successivo un incontro con il prof. Arato sul tema delle “Relazioni
giovanili: tra internet e realtà” hanno offerto localmente l’occasione per
parlarne e so olinearne il valore.
Occorre non lasciar cadere l’argomento, svilupparlo a raverso diba
o
altre inizia ve in vari luoghi e se ori (parrocchie, catechesi per ogni età,
scuole ca oliche e non, associazioni e aggregazioni varie) per farne un
“habitus mentale” efficace, una priorità che, come cris ani e quindi come
uomini di speranza, sappiamo portare avan con fiducia ma anche con
efficacia e perseveranza.
28
ARTE SACRA
Una
cerimonia
toccante
Non è di tu i giorni partecipare come a ori alla
“prima volta”, ma domenica 19 se embre, per la
prima volta, è stato u lizzato il Fonte ba esimale
nella chiesa di Santa Maria della Stella. Mancava dalla costruzione del
luogo di culto e l’Associazione Intaglio e Scultura
di Rivoli, su proposta del
vice presidente Franco
Morra, vi ha provveduto
e, ad avviso di mol , alla
grande. Il maestro Enrico
Rimoldi ha inventato la
radice su cui cresce l’albero ed il nido nel quale gli uccellini covano le
uova e sfamano i piccoli,
chiara l’allegoria felicemente correlata alla funzione del Ba esimo nella
religione cris ana.
Vincenzo Imparato ha
collaborato con Enrico
nel dare forma alle idee
ed ai messaggi, qua ro
piccoli bambini sono entra nella comunità dei
cris ani, a ornia dai genitori, e non solo. Siamo
giustamente orgogliosi
della nostra opera che si
affianca idealmente alla
lapide, sempre dell’Associazione, an stante il sagrato della chiesa, in cui
si parla dei mor sul lavoro, due facce della stessa
medaglia ma con esi
diametralmente oppos .
Emilio Ghiggini
Presidente Associazione
Intaglio e Scultura
di Rivoli
Un nuovo Fonte Battesimale
nella chiesa della Stella
Ecco una serie di fotografie che percorrono la storia del Fonte e la descrizione dell'idea
come mi è nata. Conce o: "la linfa sale dalla terra e a raverso le radici dà la vita all’albero, lo irrobus sce, gli garan sce il dare vita ai fru , l’acqua del Fonte Ba esimale libera dal peccato originale e dà la vita spirituale al neonato inserendolo nella comunità
dei Cris ani, senza dis nzione di sesso, di razza e di nazionalità, una conquista di Civiltà
anche per chi non cris ano! Ma la forma è segno della sostanza, le for e ar colate
radici si irrobus scono e si concentrano nel tronco da cui dipartono per aprirsi in un
nido, la famiglia, in cui il piccolo si abbevera e si ciba, per spiccare il volo a suo tempo e
con sicura ro a nel cielo sconfinato e difficile". Per saperne di più si può visitare il sito
www.intaglioescultura.it nella Sezione Even “Genesi e sviluppo di un’idea”.
Modellino in terra.
Lavorazione del tronco.
Il tronco di castagno nella sua forma originale.
ARTE SACRA
Par colari del tronco.
29
Fonte finito.
La rappresentanza dell'Associazione, da sx a dx Emilio Ghiggini
il Presidente - Pino Travierso,
un Socio - Franco Morra il Vice
Presidente, Enrico Rimoldi (maestro in Associazione) il progetsta del Fonte ed esecutore con
Vincenzo Imparato Segretario e
scultore.
Il nostro fonte in porfido Valcamonica...
una storia affascinante di una pietra di luce!
Duecento antamilioni di anni fa, sui mon di Bienno (Valcamonica Brescia), da un vulcano che oggi è il lago "Cò de Mort", si sprigionava
una colata lavica che andava a coprire l'alta Valle Arcina. Il magma,
raffreddandosi, imprigionava, nelle no stellate, la luce delle stelle
che vi si rispecchiavano. Oggi, a distanza di tanto tempo, la maestria
di bravi ar giani ha fa o riemergere quella luce imprigionata allora.
Il nostro fonte mostra, in tu a la sua bellezza, un frammento di cielo
e di luce di duecento antamilioni di anni fa!
30
LIBRERIA
Dire DIO
di Lidia ZaneƩe
Don Marco è noto a quei rivolesi che hanno accolto l’invito a incontrarsi
con lui nella Sala della Comunità il 20 se embre scorso, in occasione della
festa della Stella. Mol altri lo conoscono, forse, per aver cliccato sul sito
www.sullastradediemmaus.it, già consigliato nel numero es vo di questo
giornale. Ma perché tanta a enzione su questo giovane prete? Forse ci
spinge il gusto dei modi tecnologicamente compe vi della sua pastorale e ci conquista il suo lessico così immediato, fresco, capace di bucare
l’ascolto; una parola provocatoria e inconsueta, la sua, svecchiata, che
scende a pa con il vocabolario dell’interlocutore. Sopra u o se è giovane e lontano, come spesso si dice nei nostri contes ecclesiali. Ma c’è
di più, la consapevolezza che la pastorale deve essere oggi più che mai
inculturata, vicina e sorella, cioè, agli uomini e alle donne delle nostre città. Don Marco nel suo nuovo libro comunica questa grande passione. Dire
Dio è una sfida a uale perché il Vangelo non ha perso la sua carica innovava e con nua a essere, oggi e sempre, annuncio di salvezza. Con un linguaggio sostenuto e non di rado tecnico, a raverso il costante rimando ai
tes e ai contenu della teologia, ma anche alle voci di sociologi e filosofi,
l’autore ci conduce in un percorso di avvicinamento all’orizzonte culturale
giovanile del quale decodifica parole, ges , immagini.
Ciò che in primo luogo conquista è lo sguardo che don Marco rivolge ai
giovani e che qui comunica ai suoi le ori: uno sguardo che li libera e li
promuove, emancipandoli dagli stereo pi e dai luoghi comuni del nostro
immaginario, res tuendo loro desideri e passioni auten che, troppo spesso traves con altri abi . L’autore descrive i sintomi di una società nella
quale Dio è sempre più nascosto perché oscurato da un sen re mul forme che nella pluralità dei riferimen ha perso il suo centro; Dio non è
più contestato da una generazione in lo a per la propria emancipazione,
quanto piu osto relegato in un limbo di indifferenza che pericolosamente
colora di sé l’orizzonte valoriale dei giovani e non solo il loro. Nella voce
di don Marco riecheggia un coro di interven che da più par cerca di
dare un nome e un volto al malessere diffuso che permea la società attuale; nel suo libro “L’ospite inquietante” Umberto Galimber , professore di Filosofia della storia e Psicologia dinamica all’Università di Venezia,
chiarisce che il male di cui soffrono tan giovani non è psicologico ma
culturale, proprio perché un ospite inquietante, il nichilismo, si è annidato
nella società odierna e porta alla svalutazione di qualsiasi valore, disse-
minando analfabe smo emo vo e forme
depressive. Ci sembra che proprio l’afasia
emo va di cui parla Galimber sia il tema
che don Marco affronta in questo ul mo
lavoro non per s gma zzare i protagonis e additare i responsabili, sebbene
una seria riflessione autocri ca dovrebbe
coinvolgere adul , educatori e insegnan, ma per trovare soluzioni crea ve liberan e storicamente centrate. Se siamo
sicuri, infa , che la Parola è efficace e
tagliente, “penetra fino al punto di divisione dello spirito e della carne”, realizza
ciò che prome e, an cipa e supera l’uomo, eternamente incontrandolo in Cristo,
allora ci troviamo d’accordo con l’autore
che, analizzando la dichiarazione di irrilevanza assegnata al fa o cris ano dal nostro tempo, giudica inadeguato non già il
messaggio ma la sua mediazione. In parcolare le parole e le immagini. Suggerisce un approccio che rivalu le emozioni
e i desideri e, a par re da ques , pun
ai cuori. Qui sta la fron era della nuova
evangelizzazione: “dire Dio” a uomini e
donne della cui anima più nessuno si cura
preoccupandosi di cogliere la sfida della
post-modernità e trovare parole e simboli comprensibili e eloquen . Il libro è un
viaggio straordinario nei significa e nelle
mitologie della nostra società, un ritra o
fedele e autorevole, confortato da tante
fon fra le quali segnaliamo il bellissimo
libro di Zigmut Bauman, Amore liquido.
Sulla fragilità dei legami affe vi, Laterza,
Bari, 2008. Del grande teologo tedesco H.
U. von Balthasar è invece l’immagine riportata da don Marco a pag. 91, e che qui
trascriviamo per dire come l’amore di Dio
ci preceda e come l’educazione sia sempre, in ul ma analisi, un fa o di cuore che
vede, scomme e, investe e a ende.
Quando la mamma per giorni e setmane intere ha sorriso al suo bambino, giunge il giorno in cui il bambino le risponde con un sorriso. Essa
ha destato l’amore nel cuore del suo
bambino e il bambino, svegliandosi
all’amore, si sveglia alla conoscenza.
La conoscenza comincia ad operare
perché l’amore è stato messo preliminarmente in moto dalla madre.
APPUNTAMENTI
MARCIA
DELLA PACE
16 gennaio 2011
Torna, per la terza volta, la MARCIA PER LA PACE e torna con una
bella novità, un segnale posi vo di ecumenismo e di proficua
collaborazione. Infa nel 2011
la Marcia è organizzata dalle Parrocchie, ma insieme alla Consulta Comunale Pace e agli aderen
al gruppo Conoscere/Accogliere,
come peraltro auspicato già lo
scorso anno.
La Libertà Religiosa - tema centrale della Marcia 2011 - è infatintesa da tu come uno dei
presuppos imprescindibili per
costruire pace, insieme alla promozione dei diri umani e della
gius zia sociale.
Proprio perché si assume la Libertà Religiosa come valore fondante, pur partendo dalla enciclica
sul tema, preannunciata dal papa,
la Marcia sarà a più voci: saranno
presen anche i rappresentan di
altre religioni, dalla chiesa evangelica a quella ortodossa, dagli
islamici ai buddis , agli ebrei…
e, perché no?, ai non creden .
I loro interven concorreranno a
far sì che la Marcia sia la dimostrazione vissuta che si può, anzi
è bello e posi vo, saper convivere
e dialogare, pur partendo da posizioni diverse.
E convivere e dialogare, nel reciproco rispe o, significa essere
davvero capaci di costruire pace.
Paola Cornaglia
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Appuntamenti in AGENDA
La tenda dell’ATTESA
(adorazione del Santissimo)
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui
che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella
e siamo venu ad adorarlo»…Entra nella casa, videro il bambino
con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono.
(Dal Vangelo di MaƩeo)
Dal 16 al 23 dicembre 2010
Dalle ore 7.00 (dopo la celebrazione della S. Messa in chiesa delle ore 6.00, recita delle Lodi e Ufficio delle Le ure) e fino alle ore
21.00. In par colare dalle ore 12.00 del 18 dicembre e fino alle ore
12.00 del 19 dicembre l’adorazione diventerà perpetua con la presenza dei giovani.
Per coloro ai quali facesse piacere coprire con la propria presenza
alcuni turni di adorazione fare riferimento a don Andrea
(347.843.71.34).
1 gennaio 2011 - Giornata Mondiale della PACE
Il tema scelto da Benede o XVI: “Libertà religiosa, via per la pace”
La libertà religiosa è per la dignità e per la vita dell’uomo. Come
hanno insegnato i Padri del Concilio Va cano II infa : «Dio rende
partecipe l’essere umano della sua legge, cosicché l’uomo, so o la
sua guida soavemente provvida, possa sempre meglio conoscere
l’immutabile verità. Perciò ognuno ha il dovere e quindi il diri o
di cercare la verità in materia religiosa» (Dichiarazione Dignita s
Humanae, 3). Una vocazione questa che va quindi riconosciuta
come diri o fondamentale dell’uomo, presupposto per lo sviluppo
umano integrale (Caritas in veritate, 29) e condizione per la realizzazione del bene comune e l’affermazione della pace nel mondo.
Domenica 16 gennaio 2011 (pomeriggio) - MARCIA della PACE
per le vie di Rivoli e riflessione proposta da don Ermis Sega .
Domenica 6 febbraio 2011 - Giornata per la VITA
Venerdì 11 febbraio 2011 - Giornata del MALATO
Venerdì 4 marzo 2011 - Festa di Carnevale
dalle ore 20.00 gioia, animazione e amicizia per tu i ragazzi della
scuola media presso il salone dell’oratorio di San Bernardo.
Sabato 5 marzo 2011
dalle ore 15.00 giochi, musica e colori per tu
famiglie in Piazza Mar ri.
i bambini e loro
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SANTE MESSE
FERIALI
martedì
08.00 - San Bartolomeo
09.00 - Maria Immacolata Ausiliatrice
18.00 - Stella
San Bernardo
mercoledì
08.00 - San Rocco
15.30 - San Francesco
18.00 - Stella
San Bernardo
giovedì
08.00 - San Bartolomeo
09.00 - San Mar no
18.00 - Stella
San Bernardo
venerdì
08.00 - San Bartolomeo
San Rocco
09.00 - Gesù Salvatore
18.00 - Stella
San Bernardo
SANTE MESSE
FESTIVE
sabato
17.00 - Gesù Salvatore
17.30 - Maria Immacolata Ausiliatrice
18.00 - Stella
San Bernardo
San Francesco
18.30 - San Mar no
domenica
08.00 - San Bartolomeo
San Rocco
09.00 - Stella
San Bernardo
09.30 - San Francesco
10.00 - San Mar no
Gesù Salvatore
11.00 - Stella
San Bartolomeo
San Bernardo
Maria Immacolata Ausiliatrice
15.00 - Cappella dell’Ospedale
18.00 - Stella
18.30 - San Rocco
INDIRIZZI E CONTATTI
Parrocchia Santa Maria della Stella
Via Fratelli Piol, 44
Tel. 011.958.64.79 - Fax 011.951.62.91
Parroco: don Giovanni Isonni - cell. 339.660.41.41 - [email protected]
Collaboratore: don Paolo Ravarini - cell. 347.239.05.27 - [email protected]
Diacono: Giacomo Turi - cell. 347.799.90.50
Segreteria: da lun. a sab. ore 8.30-12; mar, mer., ven. anche ore 15.30-17.30.
Chiesa succursale: Gesù Salvatore - Via Cavour, 40
Parrocchia San Bartolomeo apostolo
Via Roma, 149
Tel. e Fax 011.958.02.45
Parroco: don Angiolino Cobelli - cell. 338.684.16.84 - [email protected]
Collaboratore: don Paolo Ravarini - cell. 347.239.05.27 - [email protected]
Diacono: Giuseppe Peca - cell. 327.059.82.22
Segreteria: lun. e sab. 9.30-12; mar. e ven. 9-12; mer. 16.30-19; gio. 16-20.
Chiesa succursale: San Francesco - Via Adamello, 6
Parrocchia San Bernardo abate
Via Beltramo, 2
Tel. 011.958.49.50
Parroco: don Andrea Zani - cell. 347.843.71.34 - [email protected]
Collaboratore: don Paolo Ravarini - cell. 347.239.05.27 - [email protected]
Diacono: Lorenzo Cucco - tel. 011.958.59.14
Segreteria: da mar. a ven. ore 10-11.
Parrocchia San MarƟno vescovo
Via san Mar no, 3
Tel. e Fax 011.958.79.10
Parroco: don Giovanni Isonni - cell. 339.660.41.41 - [email protected]
Collaboratore: don Paolo Ravarini - cell. 347.239.05.27 - [email protected]
Diacono: Bruno Zanini - cell. 349.230.41.61
Segreteria: mar. ore 9.45-12; mer. ore 16-18; gio. 9.30-11; sab. 9-11.
Chiese succursali: San Rocco - Piazza San Rocco
Maria Immacolata Ausiliatrice - Piazza Cavallero
Cappella dell’Ospedale di Rivoli
Ospedale di Rivoli
Cappellano: don Mauro Petrarulo - cell. 328.546.69.34
Negli orari indica è possibile trovare qualcuno in ufficio o al telefono.
Negli altri orari è opportuno chiamare i sacerdo o i diaconi sul cellulare.
SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE
martedì
17.00-18.00 - Stella
mercoledì
07.30-09.00 - Stella
17.00-18.00 - San Bernardo
venerdì
09.30-10.30 - Gesù Salvatore
21.00-22.00 - Stella
sabato
08.00-10.30 - Stella
08.00-11.00 - San Bartolomeo
09.00-10.00 - San Mar no
15.30-16.30 - Stella
15.30-16.30 - San Francesco