1 EDITORIALE 2 Natale è! di don Giovanni Isonni RIVOLI Parrocchie nella ciƩà ANNO XIV - N.3 Dicembre 2010 Via F.lli Piol, 44 10098 Rivoli (TO) www.rivoliparrocchie.org [email protected] “Per sua natura l’uomo è PELLEGRINO, un individuo in cammino. Qui sulla terra non ha una dimora fissa. Si sposta di con nuo, non resta mai fermo in uno stesso posto. E in questa dimensione trova anche soddisfazione il desiderio che lo aveva spinto a me ersi in marcia. Il pellegrinaggio è l’esperienza di persone che si me ono in cammino verso località precise, ove percepire in modo par colare la vicinanza a Dio. Lo scopo del pellegrino è diventare una cosa sola con Dio.” Anselm Grün DireƩore responsabile: Paolo Paccò Vice direƩore: Franco Rolfo Segreteria di redazione: Lidia Cuva Redazione: Don Giovanni Isonni Don Angiolino Cobelli Don Paolo Ravarini Don Andrea Zani Riccardo Bona Paola Cornaglia Pierangelo Coscia Silvano Giordani Remo Lardori Fabio Leone Mariangela Zamariola Lidia Zane e ProgeƩo grafico: Iden tà Mul mediale Torino Impaginazione: Fabio Leone Stampa: Ar Grafiche San Rocco Grugliasco (TO) Tra i doni che ho ricevuto per il mio compleanno mi ha colpito un libre o che mi ha affascinato per delle foto bellissime di strade e di orizzon , di ciotoli e di cieli, di torren e di nuvole, ma anche per una ricca riflessione sulla spiritualità del pellegrinaggio. Sì, è proprio vero: SIAMO PELLEGRINI! La nostra vita è realmente un unico e meraviglioso pellegrinaggio. Viviamo camminando, incontriamo gli altri camminando, raggiungiamo méte sempre nuove camminando. Anche la vita comunitaria è un grande pellegrinaggio: persone diverse, con storie, doni, a ese differen si me ono in cammino, condividendo le gioie e le fa che della strada. In ques giorni pensando al Natale, avvolto da queste immagini di pellegrini, ho rivisto questo evento unico della nostra storia scoprendovi tu i segni di un grande cammino. NATALE è… - il grande pellegrinaggio di Dio dall’eternità infinita alla nostra povera e affascinante piccola storia di uomini, - il viaggio del Verbo, la Parola, dal cuore del Padre alle labbra di un bimbo neonato che ci porta l’unica grande no zia dell’amore di Dio per noi, - il cammino silenzioso di una ragazza palestinese che dal timore e tremore arriva a dire il suo sì alla Vita, - il peregrinare di due giovani che si me ono in cammino fidandosi della parola di Angeli, custodi del loro andare, - il passare da una locanda all’altra alla ricerca di un ostello per dare accoglienza al piccolo Gesù in arrivo, - il correre di stupi pastori, sveglia nella no e da un canto di angeli, portando poveri doni, segni di cuori aper e generosi, - il pellegrinaggio di alcuni saggi che partono da lontano lasciandosi guidare dalle stelle che illuminano la no e, danzando in ogni cielo d’oriente e d’occidente, - il cammino quasi mido della piccola e giovane famiglia verso il tempio, perché gli occhi del vecchio saggio Simeone possano finalmente vedere le meraviglie di Dio, la sua salvezza, - il dramma co correre verso l’Egi o, la terra straniera, per cercare rifugio e salvare la vita dalla cieca violenza, - Natale è voli di angeli, sen eri di pastori, piste di carovane, stradine di asinelli… Oggi anche a noi viene chiesto di farci pellegrini se vogliamo vivere il Natale, anche le nostre comunità cris ane devono diventare sempre più pellegrine, se vogliamo davvero percepire la vicinanza a Dio, se vogliamo diventare una cosa sola con Dio – il mistero del Natale! 3 “Viviamo camminando, incontriamo gli altri camminando, raggiungiamo méte sempre nuove camminando.” Vorrei così condividere con tu voi, Carissimi, tre auguri natalizi: - Gesù bambino ci trovi in cammino, gioiosi e curiosi, a en uditori degli angeli e vigili osservatori dei segni della terra, con mani povere di doni e cuori gonfi di stupore; - le nostre comunità sappiano farsi ostelli, caldi e accoglien , dalle porte aperte e con i fuochi accesi, con le porte spalancate e una tavola fragrante di pane; - tu noi, piccoli e grandi, giovani e adul , for e deboli… sappiamo ritrovare la gioia del cammino, della strada, dei passi condivisi, cer che così percepiremo la vicinanza di Dio, il primo Pellegrino, e riusciremo a diventare una cosa sola con Lui! Auguri di un Natale buono! A tu “Buona strada”! don Giovanni La Redazione di “RIVOLI Parrocchie nella ci à” porge a tu i le ori i migliori auguri di un Santo e Sereno Natale 2010 4 CHIARA LUCE Chiara Luce Badano, una giovane che ha volato alto di Piero ColeƩo Mol di noi hanno ancora negli occhi le immagini della bea ficazione di questa giovane di neppure 19 anni, avvenuta al Santuario del Divino Amore a Roma il 25 se embre scorso. Non è consueto un tale avvenimento e chi pra ca un po’ Internet si rende conto che a orno a Chiara Luce l’interesse cresce, giorno per giorno, e non solo nel nostro Paese. Come è possibile una cosa del genere in un tempo di disincanto, sce cismo, relavismo? Forse proprio questo tempo arido reclama il soprannaturale e qualcuno che ne indichi la strada. Incuriosisce questa Chiara che la Chiesa, a 20 anni dalla morte e con un processo canonico di poco più di 10 anni, ha riconosciuta degna degli altari. Chiara Badano nasce a Sassello il 29 o obre 1971 a Sassello, un paesino dell’entroterra savonese, a esa dai genitori per 11 lunghi anni. Fu il vescovo, mons. Livio Maritano, conosciuto anche da noi come ul mo re ore del seminario di Rivoli, che avendo fa o visita a Chiara, malata, colse in lei qualcosa di non ordinario e ne volle avviare il processo canonico a 9 anni dalla morte. Se volessimo definire Chiara con una frase, potremmo dire che è stata “straordinaria nell’ordinario”. Infa , solo un occhio molto acuto avrebbe potuto indovinare in lei, bambina e ragazze a, qualche cosa che la dis nguesse dalle coetanee. Certamente i genitori hanno avuto un ruolo importante, come affermato da Benede o XVI il 3 o obre a Palermo: “Oggi voglio so olinearlo in modo par colare. I genitori della beata Chiara Badano sono vivi… e sono tes moni del fa o fondamentale, che spiega tu o: la loro figlia era ricolma della luce di Dio! E questa luce, che viene dalla fede e dall’amore, l’hanno accesa loro per primi: il papà e la mamma hanno acceso nell’anima del- la figlia la fiammella della fede, e hanno aiutato Chiara a tenerla accesa sempre, anche nei momen difficili della crescita e sopra u o nella grande e lunga prova della sofferenza”. Chiara, da bambina, fu capace di dividere con i coetanei poveri i suoi gioca oli, scegliendo per loro i migliori, di recarsi regolarmente nella casa di riposo del paese. Non sempre ubbidiva prontamente ai genitori, ma era straordinaria a tornare sui suoi passi dopo un momento di riflessione. A 9 anni la svolta: conosce le Gen, la Generazione Nuova del Movimento dei Focolari e scopre Dio Amore a raverso la spiritualità di Chiara Lubich. Annotò: “Abbiamo cominciato subito la nostra avventura: fare la Volontà di Dio nell’atmo presente. Col Vangelo so obraccio faremo grandi cose”. Anche i genitori poco dopo si ritrovano nella medesima avventura. In apparenza la vita va avan normale: studio, giochi, sport, ma anche con la cura delle Gen più piccole. Ciò che cambia è il modo di vivere queste cose di tu i giorni. Chiara Lubich anche ai più giovani dispiega tu a la ricchezza del suo Carisma, sapendo la loro generosità e capacità di comprensione di realtà elevate, forse os che per tan adul . È a un congresso delle Gen a 12 anni che Chiara fa la grande scoperta di Gesù crocifisso e abbandonato, chiave dell’unità con Dio. Annota con una determinazione che stupisce: “Voglio sceglierlo come mio primo sposo e prepararmi per quando viene”. Dio prende sempre più posto nell’anima di Chiara e la rende capace di “tagliare” con un ragazzo al quale incominciava a voler bene sul serio quando si accorge che a lui forse “piaceva solo stare con me”. Di fronte alla bocciatura in IV ginnasio, verosimilmente immeritata: “Per me è stato un dolore grandissimo. Subito non riuscivo proprio a dare questo dolore a Gesù. C’è voluto tanto tempo per riprendermi CHIARA LUCE un pochino… È Gesù abbandonato”. Il travaglio dell’adolescenza richiede una conferma più consapevole e matura delle scelte preceden . Anche Chiara passa attraverso questa crisi che per un momento allenta il legame con le Gen. Ma ecco, nell’estate del 1988, l’ina eso: mentre gioca a tennis, una fi a alla spalla, che si ripete e le fa cadere di mano la racche a. Analisi. Ma, solo dopo esami approfondi, la diagnosi: tumore osseo, tra i più dolorosi. Confiderà poi alle Gen: “La mala a è arrivata al momento giusto, perché stavo per “perdermi”: non cose grosse, ma comunque il nostro ideale stava passando in secondo piano”. Trafila di ricoveri ospedalieri a Pietra Ligure e a Torino, terapie dolorose. Lei sa che la situazione è seria e quando le comunicano chiaramente la diagnosi si scatena dentro una ba aglia. È dramma co abbandonare i propri proge , ma, ricorda la mamma a cui aveva chiesto di non parlare, in 25 minu risolve una volta per sempre la ques one, quindi rivolgendosi a lei: “Ora puoi parlare”. È fa a, ha ride o il suo sì, e non ritorna più indietro. Dopo un (inu le) intervento chirurgico esclama “Perché Gesù?”, ma pochi istan dopo si risponde da sola: “Se lo vuoi Tu Gesù, lo voglio anch’io”. In questa semplice frase c’è la risposta che tan sapien hanno cercato invano nel corso dei secoli: perché il dolore? 5 Il decorso della mala a è duro, ma Chiara procede con passo fermo su questa strada impervia, fedele alla sua scelta. È una ragazza risoluta, lo dice con la radiosità dello sguardo che la cara erizza per tutto il tempo della mala a. È vedendo una sua foto che Chiara Lubich le assegna un nome nuovo, come Chiara le aveva chiesto: “Chiara Luce”. Non può esserci nome più appropriato. Vedendo quello sguardo, il Card. Saldarini, in visita alle Moline e, le chiede: “Hai una luce meravigliosa negli occhi, come fai?” “Cerco di amare Gesù” è la risposta che affiora, superando la midezza. Negli ul mi tempi, immobilizzata a le o rifiuta la morfina: “Mi toglie la lucidità, e io posso offrire a Gesù solo il dolore”. Raggiunge lo “Sposo” il 7 o obre 1990 dopo aver predisposto ogni de aglio per il funerale e aver chiesto di esser ves ta con l’abito bianco da sposa. Desidera che il funerale sia una festa con i can da lei scel e raccomanda alla mamma di stare vicino al papà perché non pianga, aggiungendo, con lo humor che la contraddis ngueva, “avrebbe disturbato”. È lapidario Luigi Acca oli, va canista del Corriere della sera: “L’umanità di oggi ha un grande bisogno dei pugni nello stomaco che sanno dare i san ”. Il conta o con Chiara Luce non lascia indenni, mostrandoci come una grande prova non sia una disgrazia, ma una opportunità. Per conoscere Chiara Luce più da vicino: www.chiaralucebadano.it Io ho tuƩo di Michele Zanzucchi, ed. Ci à Nuova Dai teƫ in giù di Franz Coriasco, ed. Ci à Nuova MARIA, MADRE DEL BUON RIMEDIO Nella Chiesa parrocchiale di San Bartolomeo sono custodi alcuni dipin della Madonna del Buon Rimedio. Il significato del tolo con il quale viene invocata Maria risale al 1200. La devozione alla Madonna del Buon Rimedio venne diffusa da San Giovanni di Matha per la redenzione e liberazione degli schiavi. San Giovanni di Matha nel 1198 fondò, con San Felice di Vaiois, l’Ordine della San ssima Trinità e lo pose so o la protezione di Maria, invocata con il tolo di Madre del Buon Rimedio. Questa devozione fu propagata in seguito dai successori del fondatore, in par colare da Guglielmo lo Scozzese, che resse l’Ordine dal 1217 al 1222. I Trinitari svolgevano la loro missione recandosi nella Spagna occupata dai Saraceni e nell’Africa se entrionale per risca are i cris ani tenu schiavi dai mussulmani, ai quali pagavano il prezzo per la loro liberazione. Mol di ques schiavi libera cadevano presto ammala per le tribolazioni subite. Vennero così costrui dai Trinitari alcuni ospedali e la Madonna del Buon Rimedio venne invocata in par colare per la guarigione degli infermi. La preghiera composta da Mons. Franco Perado o riprende le due cara eris che della liberazione degli schiavi e della protezione agli ammala cui rimanda la figura di Maria nel dipinto. Questa tela ci impegna a guardare alle varie forme di oppressione che sono presen nel nostro tempo e spendere le nostre energie, sull’esempio di Maria e dei Trinitari, per la liberazione della persona e res tuirgli la sua dignità umana e di figlio di Dio. 6 NATALE Racconto di Natale di Pierangelo Coscia Questo è un racconto di pura fantasia. Non ene conto delle molte tradizioni, leggende e scri ure che esistono sulle figure dei Magi. Gaspare non vedeva l’ora di essere di nuovo a casa. Ma due domande lo tormentavano. Avrebbe trovato qualcuno che lo stava aspe ando, a casa? E, prima ancora: sarebbe riuscito a ritrovare la strada di casa? In sella al suo cavallo, guardava davan a sé il deserto in cui era sfociato il sen ero che aveva percorso da quando aveva lasciato i suoi compagni di avventura. “E adesso?”, si chiedeva angosciato. Quando – gli sembrava secoli prima – aveva lasciato il suo paese per seguire una stella, era stato tu o facile: la stella lo guidava, e poi aveva incontrato chi stava seguendo lo stesso segno, e viaggiare in compagnia era tu a un’altra cosa. E poi lui non era mai stato un gran viaggiatore, e un conto è studiare il cielo sulle carte, così, quasi per dile o, un altro è averci a che fare sul serio. Ma il suo pensiero, sopra u o, correva a quella sua «(I Magi) avver in sogno… per un’altra strada fecero ritorno al loro paese» MaƩeo 2,12 fre olosa partenza da casa per seguire quella stella. Sua moglie non aveva capito che quello era un segno importante, e che lui doveva andare… “Se lasci questa casa, quando torni non troverai certo me e il bambino ad aspe ar ”, aveva sibilato con una rabbia mista a delusione. Non che rimpiangesse di non aver ceduto e di essere par to lo stesso. Ma che prezzo avrebbe pagato a quello che la moglie credeva un capriccio? La no e, adesso, era veramente nera. Gaspare alzò ancora una volta lo sguardo al cielo, e vide la stella. Non era la stessa che lo aveva condo o a Betlemme: aveva una luce diversa. Anche quella era descri a nei tes come messaggera di even miracolosi? Prese la decisione così, d’impulso: avrebbe seguito anche quella. Con quale speranza, non avrebbe saputo dire. Baldassarre conosceva bene la strada che, in pochi giorni, lo avrebbe riportato a casa. Ma lui non poteva tornarci, se non a costo della vita. Ripensava alla no e in cui era… fuggito. Doveva par re dopo due o tre giorni, per seguire la stella di cui parlavano i tes . Ma quella no e era stato svegliato bruscamente dal suo servo: “Signore, stanno tramando contro di te… i tuoi nemici… vogliono il regno… Stano e stessa verranno per uccider … Fuggi… Subito!”. E si era ritrovato a galoppare furiosamente lontano dalla sua casa, dal suo regno. Che belli quei giorni, a seguire la stella, a vivere quella splendida avventura con Gaspare e Melchiorre: aveva dimencato la sua angoscia, che adesso riemergeva con prepotenza. Cosa avrebbe fa o? Aveva anche pensato di chiedere ospitalità a Erode, ma poi quel so- 7 NATALE gno… “par te subito… non tornate da Erode”… E adesso, vedendo la nuova stella, brillante, invitante, non ci pensò un a mo: poteva essere una decisione scriteriata, ma cosa aveva da perderci? L’avrebbe seguita. Chissà che non trovasse un posto in cui vivere tranquillo… Melchiorre era il più anziano dei tre. E, tu o sommato, anche il più triste. La fa ca che aveva dovuto affrontare per seguire la stella non era nulla se paragonata all’angoscia con cui aveva lasciato la sua casa… una casa ormai vuota, senza più la donna della sua vita, morta pochi giorni prima della sua partenza. Una casa – lo decise in quel momento – in cui non sarebbe mai tornato. Che senso aveva tornare per soffrire una solitudine disperata? Che importava essere considerato il saggio del villaggio che tu tra avano con venerazione e a cui tu chiedevano consiglio? Scese dalla sua cavalcatura. La pallida luce di una luna appena velata mostrava un paesaggio spe rale. Lì vicino, una piccola gro a prome eva un discreto rifugio. Melchiorre era deciso ad aspettare lì dentro la morte, che certo non avrebbe tardato. Prima di entrare, alzò ancora una volta gli occhi al cielo. E la stella lo fece trasalire. Che cosa significasse quella nuova luce, lo ignorava. Ma era troppo intensa, troppo invitante. Senza sapere perché, risalì sul cavallo e si avviò in quella direzione. Magari, pensò con sollievo, quella nuova stella lo avrebbe condo o là, dove era scri o che lui doveva morire. ********* Gaspare seguì il corso della stella quasi trasognato, sempre con il naso all’insù, senza badare alle strade e ai paesaggi. Era sera quando, tornando in sé, si accorse di essere… tornato a casa! La sua piccola ci à era lì, davan a lui. Lentamente, spinse il cavallo fra le case buie e addormentate. Fino alla sua, di casa. E con un tuffo al cuore vide che la finestra era illuminata. Si avvicinò alla porta, ma non osava né aprire né bussare. Dopo lunghi momen di ansia, la porta si aprì e apparve il suo piccolo, con gli occhi un po’ assonna che subito si spalancarono. Con un balzo gli fu al collo e cominciò a strillare: “Mamma, papà è tornato, papà è tornato!”. La donna comparve nella tenue luce della cucina, con il volto fintamente imbronciato. E si unì all’abbraccio. Baldassarre ebbe un moto di s zza, quando si accorse che era arrivato in vista del suo piccolo regno. Come aveva fa o a non accorgersi che stava tornando a casa… anzi, nelle fauci del leone? Quella stella l’aveva tradito, anzi no, era stato tradito dalla sua stessa stupidità... Che cosa avrebbe fa o adesso? Stava per allontanarsi dal pericolo, quando vide un cavaliere lanciato al galoppo verso di lui. Ecco, era tu o finito. I suoi nemici l’avevano visto e riconosciuto. Non aveva più senso fuggire. A ese immobile l’arrivo del cavaliere, deciso ad affrontare con dignità qualunque cosa gli avessero riservato. Il cavaliere lo raggiunse, balzò a terra e… “Mio signore, grazie al cielo sei tornato. I tuoi nemici sono sta annienta , tu o il paese sta aspe ando!”. Entrò in ci à fra due ali di folla esultante. Anche Melchiorre arrivò là, dove la stella l’aveva condo o… Proprio là da dov’era par to. Pensò subito che allora era scri o che la sua tomba sarebbe stata nella sua ci à. Ma l’angoscia di dover rientrare in quella casa così desolatamente vuota, e il pensiero di quella solitudine che lo a endeva, lo facevano rimanere inchiodato all’imbocco del villaggio. Poi, un bambino sbucò da un vicole o, guardò il vecchio a bocca aperta e cominciò a correre su e giù per la strada urlando: “È tornato! Melchiorre è tornato!”. In un a mo il vecchio si trovò circondato da tan vol sorriden che gli davano il bentornato, che gli offrivano da mangiare e da bere, che lo invitavano a riposare. Un uomo lo guardò dri o negli occhi: “Avevamo paura che non tornassi più. Cosa avremmo fa o senza di te?”. E Melchiorre capì che non sarebbe rimasto mai solo. ********* Tre uomini, in tre ci à lontane l’una dall’altra parecchie giornate di cammino, nello stesso momento, guardavano il cielo stellato. Nel silenzio della no e cercavano la stella che li aveva riporta a casa. Cercavano una stella che non c’era più. O forse non c’era mai stata. O forse, l’avevano vista soltanto loro. DIOCESI 8 Mons. Cesare Nosiglia, benvenuto tra noi! Il Papa ha nominato Arcivescovo Metropolita di Torino S.E. Mons. Cesare Nosiglia, finora Arcivescovo di Vicenza. S.E. Mons. Cesare Nosiglia è nato il 5 o obre 1944 a Rossiglione, nella diocesi di Acqui e provincia di Genova. Dopo aver compiuto gli studi nel Seminario di Rivoli e di Acqui Terme è stato inviato a Roma per proseguire la sua formazione, conseguendo la Licenza in Teologia presso la Pon ficia Università Lateranense e quella in Sacra Scri ura presso il Pon fico Is tuto Biblico. È stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1968 per la diocesi di Acqui. L’ augurio del Cardinale Severino Poletto al nuovo Vescovo Auguro al nuovo Arcivescovo che possa trovarsi bene con voi come, vi assicuro, mi sono trovato io. Abbiamo fa o un bel tra o di strada insieme con impegno e generosità grazie alla vostra sincera collaborazione che vi chiedo di offrire anche al nuovo Pastore. Volen eri e con grande pace interiore ora io entro nell’ombra, pur rimanendo accanto a voi con la mia preghiera ed affe o e con nuando a vivere il mio ministero di prete e di vescovo in modo diverso. Infa , fino alla fine della mia vita non cessa per me l’impegno di servire Gesù e la sua santa Chiesa. Al nuovo Arcivescovo fin d’ora diamo il nostro cordiale benvenuto esprimendo la nostra fiduciosa a esa con queste parole: «Benede o il Vescovo Cesare, che viene a noi nel nome del Signore». Torino, 11 O obre 2010 Severino Card. PoleƩo Dal messaggio di Mons. Cesare Nosiglia Ringrazio con voi il Santo Padre Benedetto XVI per la s ma e la benevolenza che mi ha dimostrato, chiamandomi al servizio di Pastore della nostra Arcidiocesi. In comunione fedele con il suo ministero e in costante ascolto del suo Magistero, ho accolto con gioia la possibilità di camminare con voi per un tra o di strada che il Signore vorrà concederci. La mia nomina a vostro Arcivescovo avviene nel giorno anniversario dell’apertura del Concilio ecumenico Va cano II, avvenuta nell’o obre del 1962. Considero questa coincidenza non puramente casuale, ma dono della Provvidenza di Dio, che vuole indicarmi la via maestra sulla quale promuovere, insieme con voi, il cammino della nostra Chiesa par colare. Nella mente e nel cuore riemergono tan ricordi lie e significa vi, lega ad esperienze for vissute nell’Arcidiocesi di Torino e che hanno segnato la mia giovane vita di seminarista e di prete. Cari fratelli e sorelle, il mio cuore e tu a la mia persona sono ormai protesi verso di voi e mi auguro che presto potremo incontrarci e collaborare insieme come si conviene a servi del Signore, al lavoro nella sua vigna, che ci è affidata. Pregate per me, affinché possa svolgere con voi e per voi il mio ministero di Padre, Vescovo e amico e sappia ascoltarvi e seguirvi, DIOCESI 9 «Giovani, ho bisogno di voi!» Occorre testimoniare e rendere visibile la speranza di Cristo. Con i giovani bisogna “ esserci” . sulla strada che state percorrendo, con un impegno che intendo condividere, fianco a fianco, per accogliere quanto il Signore e il suo Spirito ci indicheranno. Mi affido alla intercessione di S. Massimo, primo Vescovo della Diocesi, di S. Giovanni Ba sta e della Vergine Consolata, alla quale ogni torinese rivolge il cuore e lo sguardo carico di fiducia e confidenza. Maria ci indica le vie su cui camminare insieme nell’umiltà, ma anche nella consapevolezza di tan talen preziosi che il Signore ha donato alla nostra Chiesa. A Lei, che onoriamo anche con il tolo di Ausiliatrice, ricorriamo in questo tempo complesso, ma non così diverso da tan altri passaggi epocali, che hanno caratterizzato il cammino ecclesiale e civile dell’Arcidiocesi e della Ci à. Vi benedico tu e saluto con affe o e amicizia. Vicenza, 11 o obre 2010 + Cesare Nosiglia, arcivescovo ele o di Torino Da un’intervista esclusiva a mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo ele o di Torino e pubblicata su “La Voce del Popolo”. «Io ho bisogno dei giovani. Non per la sociologia religiosa; non solo perché rappresentano il futuro dell’umanità e la speranza della Chiesa. Non in senso paternalis co, ma in termini di amicizia e di ascolto. Ho bisogno di sen re il loro affe o, il loro amore ma anche la loro corresponsabilità». Certo, nulla si improvvisa. Ci sono problemi di linguaggio, occasioni che magari si sprecano o vanno perdute. «Però è un fa o che nel cuore dei giovani non c’è una decisione defini va, un “rifiuto” della fede e tanto meno di Gesù Cristo. A volte siamo tenta , li consideriamo persi. Non è vero! Sono in ricerca, anche crica magari, ma sempre a enta. Hanno bisogno di essere ascolta , cerca . Il Papa va verso i giovani, gira, li convoca, li chiama: questo è il segno, l’a eggiamento da perseguire. Io ricordo bene la forza e la convinzione con cui Giovanni Paolo II volle, al centro delle GMG, la Croce. Si pensava che le Giornate potessero diventare la versione ca olica globale dei grandi raduni, dei concer rock. Invece si è visto che i giovani acce ano, “capiscono” la croce, il senso di una sofferenza che salva il mondo. Ecco perché non possiamo non con nuare a cercare di tenere aperte, con loro, tu e le porte. Dobbiamo uscire dal “tempio”, dal nostro recinto, incontrarli là dove sono». Ai giovani, che «hanno bisogno di volare alto», mons. Nosiglia pensa anche come des natari di un messaggio vocazionale, nel senso pieno del termine, che è quello di interrogarsi seriamente e scoprire la propria strada, il modo di realizzarsi: nel lavoro e nella famiglia ma anche nella piena consacrazione al Signore e al suo dono». «L’iden tà del prete, il suo lavoro – dice ancora, con calore – è stre amente collegata alla vocazione. Un prete è come un padre che genera i suoi figli, che dà con nuità alla famiglia». Così si torna ai giovani, alla «passione» che è la vita stessa e la sua bellezza. Mons. Nosiglia sa che a volte sono i linguaggi della Chiesa ad essere inadegua , lontani o difficili. «Dobbiamo riuscire – conclude – a non appia rci, a trovare i modi gius per essere in sintonia. Oggi forse bisognerebbe dire “restare connessi”… Anche le nostre liturgie devono far cogliere la profondità del mistero, quello stesso che a Torino è raffigurato nella Sindone. È la nostra fede che deve “uscire fuori”, perché la Chiesa sia davvero convincente». 10 DIOCESI Il Vescovo: chi è costui? di Mons. Guido Fiandino L’arrivo di un nuovo Vescovo per la nostra Diocesi è davvero un’occasione da non perdere per me ere “a fuoco” una figura che nell’immaginario colle vo forse dice potere, grandezza, carriera… distanza. Dalla teologia sappiamo che i Vescovi sono “i successori degli Apostoli” e che dunque – come loro – hanno il compito, l’incarico, di tenere desta la “memoria” di Gesù di Nazaret, Figlio di Dio, Salvatore del mondo, visibilità dell’amore forte e tenero di Dio. A un Vescovo sta a cuore fondamentalmente questo, che “Cristo sia annunciato“ perché è convinto, per fede, che è Lui “la via, la verità e la vita”; perché è convinto che è Lui il modello di uomo da sempre nella mente e nel cuore di Dio; perché vede fermamente che Lui solo “ha le parole di vita eterna”. Il Vescovo “gioca” la sua vita per Cristo, ben sapendo di “possedere un tesoro prezioso in vasi di creta”. È la scelta sconvolgente di un Dio che ha scelto uomini fragili come Pietro, Giacomo, Giovanni… Giuda, perché nella loro fragilità rilucesse la potenza d’amore di Dio. È questa loro (nostra!) fragilità che li s mola a con nua conversione, ma che s mola anche i cris ani più sensibili a “portare” nella preghiera il loro Vescovo, i loro Vescovi. Non a caso la Chiesa ci fa pregare ogni giorno in ogni Messa “per il nostro Papa” e per “il nostro Vescovo”. San Paolo – che di queste fragilità era consapevole – scrive “per grazia di Dio sono quello che sono”. Sì, c’è da avere il capogiro e il ba cuore a pensare alla responsabilità di un Vescovo chiamato a essere tes mone credibile del Vangelo che annuncia, guida illuminata del popolo a lui affidato, padre per i figli fedeli e per i figli… lontani da casa, maestro di verità radicata nel Vangelo di Gesù, fratello di ogni uomo e amico dei poveri, profeta di verità scomode e consolatore di cuori sofferen , “vescovo, amico e fratello” (come si firma il nostro nuovo Arcivescovo) anzitu o dei sacerdo e diaconi, suoi primi collaboratori. E tu o questo con la consapevolezza ben espressa da S. Agos no: “per voi sono Vescovo, con voi sono cris ano”. Qui c’è tu a la gioia e la fa ca di un Vescovo: essere per gli altri padre, maestro e guida; essere in cammino con tu come cris ano. Una Diocesi grande ed estesa come la Diocesi di Torino non rende sempre facile la percezione della presenza del Vescovo. Certo, la Visita Pastorale perme e un incontro del Vescovo con le singole comunità, ma sappiamo che richiede tempi lunghi. Forse non è ancora abbastanza viva la consapevolezza che il Vescovo si rende costantemente presente a raverso i sacerdo e i diaconi a cui affida – in suo nome – la guida pastorale delle parrocchie. Le “le ere pastorali” e i “messaggi del Vescovo” in occasione del Natale e della Pasqua sono modi concre per far giungere a tu il suo pensiero e i suoi orientamen alla luce del Vangelo. Anche la le u- ra del se manale diocesano “La Voce del Popolo” può essere u le strumento per “sen re” la Diocesi e per sintonizzarci col cammino delle altre comunità. Sono, ques , modi semplici e “feriali” che possono favorire un legame di fede e – perché no? – di amicizia tra Vescovo e fedeli. Torino ha una bella tradizione di Vescovi a en alla dimensione pubblica e sociale della fede. Ne sono segni i messaggi alla “Ci à” alla festa patronale di San Giovanni Ba sta, il dialogo intenso – ma nel rispe o delle diverse competenze – con le pubbliche amministrazioni, la presenza del Vescovo nei momen colle vi di sofferenza che la Ci à vive. Sì, perchè la Chiesa non è stata pensata da Cristo per se stessa, ma perché “il mondo creda“ e perché tu “abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Solo così un Vescovo è fedele alla consegna di Gesù Risorto: “Andate in tu o il mondo e predicate il Vangelo a tu e le gen”. È mo vo di gioia per me Vescovo veder lievitare la consapevolezza che tu siamo chiama a essere parte a va della Chiesa e tes moni e annunciatori del Vangelo di Gesù. Come dire che alla fedeltà del Vescovo, alla sua missione deve corrispondere la fedeltà di ciascuno alla propria vocazione. Un Vescovo fa bene la sua parte se nessuno si so rae alla propria responsabilità. Questa è la Chiesa. + don Guido, vescovo e parroco CATECHESI 11 Pastorale insieme… ore 15, una domenica pomeriggio di Silvano Giordani Una domenica pomeriggio giovani e meno giovani della ci à di Rivoli si sono ritrova per ripensare alla fede vissuta, al modo più adeguato per comunicarla in questa società senz'altro radicalmente e repen namente cambiata nel giro di pochi decenni, per connuare ad essere auten camente comunità cris ana, quindi missionaria perché con nua ad annunciare la sua fede in Cristo che ha cambiato la vita di ciascuno. Una società radicalmente e rapidamente mutata Sollecita dalla domanda sui cambiamenavvenu negli ul mi anni, mol hanno fa o notare alcuni aspe cri ci della società odierna, pur in presenza di even posi vi. Don Michele Roselli, Dire ore dell'Ufficio Catechis co diocesano e coordinatore dell'incontro, evidenzia una società fa a di contras , di contrapposizioni… che coinvolgono comunque anche noi. Sopra u o la comunicazione e la tecnologia ad essa rela va ha cambiato i nostri s li di vita. È cambiato il senso dello spazio come pure il nostro modo di relazionarci, perché lo spazio ha perso la sua profondità, tu o è lontano, ma anche vicino. E sono diverse le modalità di vivere il tempo: i molteplici impegni (anche dei bambini), la fre a per occupare tu o il tempo e soddisfare tu e le possibilità ci rendono schiavi di un tempo appia to sul presente: senza rappor con il passato e senza prospe ve per il futuro. Anche i rappor personali sono segna da esasperato individualismo e contemporaneamente da un profondo desiderio di essere in rete, quindi in relazione. comunicare, stare insieme… e investono anche l'annuncio della fede. Una crisi di passaggio… Tempo di crisi… Ma "crisi" significa scelta, passaggio…cioè pasqua. È vero che questa società è ormai postcris ana, ma noi crediamo in un Dio che è "passato" dalla morte alla vita: ciò che sembrava la fine di tu o è diventato il centro della nostra fede: la Pasqua! La crisi che viviamo può quindi diventare un'opportunità: passaggio da un cris anesimo di facciata a una fede scelta e pracata per convinzione. La libertà esasperata Un falso conce o di libertà ci rende fa cosa e lacerante ogni scelta, perché comporta troppe rinunce, in una gamma di scelta ormai senza limi . Libertà offerta, ma spesso solo apparente: vale per un semplice acquisto, come per una no zia del giornale… Cambiamen che rendono difficile vivere, Dalla crisi un volto nuovo di chiesa Ma proprio questa situazione di crisi può offrire grandi prospe ve: la parrocchia può ritrovare il suo ruolo di chiesa locale dandosi un volto nuovo. E qua ro immagini ci aiutano a ripensare il volto nuovo di questa parrocchia: - l'immagine paolina del corpo che ricorda la diversità e la pluralità delle membra pur La crisi riguarda tuƫ Mons. Cavallo o, Responsabile CEI per la Catechesi, dal 2005 vescovo di Cuneo e Fossano, ribadisce che la crisi riguarda giovani e adul . Questa società "liquida" produce di conseguenza una fede liquida, volubile, personalizzabile: fede individuale (senza appartenenza ecclesiale), partecipazione saltuaria (senza fede), fede di tradizione più che di contenu e convinzione. La crisi coinvolge anche la famiglia: prevalgono altri valori e aumenta l'estraneità alla dimensione auten ca della fede religiosa. La crisi investe anche la stessa parrocchia. Una conversione pastorale La promozione e l’attuazione di idonei i nerari di catecumenato – o ispira ad esso – non sono un impegno aggiun vo, ma cos tuiscono una svolta pastorale che apporta significa vi cambiamen nell’a vità catechis ca e formava delle nostre parrocchie. Da alcuni decenni anche nelle nostre Chiese si registra una crescente attenzione alla scelta del catecumenato. Progressivamente si è passa da una riflessione sull’iniziazione cris ana e catecumenato a indicazioni sempre più opera ve da parte dei vescovi, quindi a un’a uazione di i nerari inizia ci ispira al catecumenato. Mons. Giuseppe CavalloƩo 12 CATECHESI nell'unità dello stesso corpo; - l'idea della chiesa come madre: la comunità e ognuno deve diventare come ogni madre per il figlio…anche per il figlio "prodigo". - la chiesa che vive in mezzo alle case: comunità di persone che condivide "le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri sopra u o e di tu coloro che soffrono…". - la parrocchia come cellula della chiesa universale: siamo chiesa e non piccolo gruppo di "illusi". Essere comunione per annunciare in modo credibile La parrocchia è credibile nell'annuncio del vangelo se è "luogo e scuola di comunione", se vive la "spiritualità di comunione": cioè se rispe a profondamente tu , sa accogliere e valorizzare persone diverse, sa essere solidale con quelli più in difficoltà. Sopra u o la parrocchia deve riscoprire la sua auten ca vocazione missionaria, cioè di tes mone dell'amore di Dio per tu gli uomini. Centrale nell'annuncio è l'AMORE di Dio, la bella no zia, la grande no zia dell'amore paziente, misericordioso e infinito di Dio: questo deve essere l'inizio di ogni accompagnamento spirituale, di ogni percorso. Questa evangelizzazione va modellata sul catecumenato originario per formare una fede più consapevole, animata e vissuta nella comunità, incarnata in modo auten co in ogni situazione e condizione di vita, perché sorre a da un Amore più grande che ci precede e ci accoglie. Alla ricerca dell'acqua In questo contesto di crisi assume importanza anche un proge o comune tra parrocchie, tra zone pastorali… senza dimen care l'iden tà della comunità legata al territorio, al contesto, alle tradizioni par colari. Si deve ormai proge are insieme in un clima di confronto serio e di ascolto sincero, per condividere idee e realizzazioni concrete, per non disperdere le forze, per costruire la chiesa e realizzare l'unità necessaria per una tes monianza auten ca. Determinante è il ruolo dei laici in questo cambia- mento: in ciascuna comunità, nella realizzazione dei proge e sopra u o nella pra ca quo diana del vangelo nei luoghi in cui sono chiama a vivere. Dobbiamo diventare, come suggeriva don Michele come rabdoman , (I vescovi del Belgio in un documento sulle difficoltà della comunicazione della fede oggi "Diventare adulnella fede", hanno usato l'immagine del rabdomante per indicare lo s le che può cara erizzare oggi la nostra opera evangelizzatrice): per indicare l'opera evangelizzatrice del cris ano oggi capace di scoprire le fon d'acqua viva che lo Spirito ha seminato nel cuore degli uomini. Come servi inuƟli Per tu è valido il consiglio evangelico del sen rci servi inu li: non lasciamoci scoraggiare dai numeri, perché, come dice il salmista, "Se il Signore non costruisce la casa, invano si affa cano i costru ori". È anche l'a eggiamento suggerito da Sant'Agos no che si domandava al termine di una catechesi quale fru o potesse avere la sua parola: e concludeva affidandosi al Salvatore, che solo sa raccogliere i fru a suo tempo, perché il nostro compito è solo quello di seminare, non di raccogliere. Silvano Giordani Proposta dell’itinerario di Iniziazione Cristiana in AGESCI Per Iniziazione Cris ana si intende il cammino, che grazie sopra u o ai tre sacramen del Ba esimo, Cresima ed Eucaris a, introduce nel mistero di Cristo, cioè fa diventare cris ani. Dal Regolamento Metodologico dell’Agesci (Associazione Guide e Scout Ca olici Italiani): “L’annuncio del Vangelo anima e sos ene l’intera proposta educa va dell’Agesci. Le a vità dell’unità, il clima in essa creato, lo s le e l’a eggiamento dei Capi cos tuiscono un luogo privilegiato per l’incontro personale con Dio e per il cammino di fede del ragazzo e della ragazza. La fede è vissuta nella Chiesa; la Comunità Capi vive il suo carisma educavo inserita nella vita della Chiesa locale ed offre, con la specificità dello Scou smo, un modo di educare alla fede e all’ecclesialità. A tal fine, gruppi e unità ricercano rappor costan e costru vi con organismi pastorali delle Comunità locali, cui prendono parte nei modi e nei momen appropria . Nel fare la proposta di fede nelle diverse età l’Associazione si inserisce nel proge o catechis co della Chiesa italiana… per l’elaborazione di i nerari originali per condurre fanciulli, ragazzi e giovani verso la maturità della fede”. Le nostre parrocchie ritengono che la proposta educa va dell’Agesci, a raverso i Gruppi Rivoli 1, Rivoli 2 e Rivoli 4, offre ai fanciulli e ai ragazzi la possibilità di i nerari di fede tali da poter essere considera i nerari di Iniziazione Cris ana. I Capi, con l’aiuto dell’Assistente Ecclesias co, si impegneranno a fare del loro meglio per essere pron a servire. Buon Cammino a tu . Don Andrea CATECHESI 13 Sì, W il catechismo!!! È proprio bello a se embre riprendere l’avventura del catechismo dei nostri bambini e ragazzi! I nostri oratori, le stanze delle nostre parrocchie, i nostri cor li dopo l’ul ma pausa es va riprendono vita: ci sono le voci, i sorrisi, la voglia di correre e giocare dei nostri ragazzi, ci sono le “corse” delle mamme e dei papà “taxis ”, le loro domande e preoccupazioni, ci sono nonni e nonne a en ai loro nipo ni, ci sono le nostre catechiste e anche alcuni catechis con tanta voglia di rivedere i loro “gioielli”. In questo clima festoso e gioioso è ricominciato nelle nostre qua ro parrocchie il catechismo, con vol nuovi e altri già conosciu , con calendari, orari e luoghi da scoprire e fissare in agenda, con entusiasmo e anche con qualche fa ca, con fogli, fotocopie, libri e libre , con tu o ciò che dice che c’è qualcosa di importante. IMPORTANTE?!? Sì, è un’esperienza importan ssima, direi imprescindibile per una comunità cris ana! La comunità, che ha generato alla fede i suoi figli nel ba esimo, li accompagna, li educa, li fa diventare grandi nella fede. In questa passione educa va ritrova la ragione del suo essere. Ora all’inizio di questo cammino ci piace condividere alcuni pensieri. - Il catechismo dei nostri bambini e ragazzi è un cammino condiviso tra le famiglie e la parrocchia. I primi catechis siete voi genitori! - È un dono e una responsabilità di cui dovete essere fieri e “gelosi”. L’avete scelto il giorno del Ba esimo dei vostri bimbi, quando avete de o con i padrini: “Chiedendo il Ba esimo per i nostri figli, ci impegniamo a educarli nella fede, perché, nell'osservanza dei comandamen , imparino ad amare Dio e il prossimo, come Cristo ci ha insegnato”. La vostra condivisione, presenza e collaborazione è indispensabile per i vostri figli. È il vostro grande inves mento per la loro vita. 14 CATECHESI - La parrocchia si impegna ad offrirvi il dono di porsi al vostro fianco nella grande impresa di educazione alla fede dei vostri figli. Ciò che la parrocchia offre è… - un dono del tu o gratuito vissuto con passione e tanta serenità, - un servizio che nasce dalla propria consapevolezza di essere una comunità ves ta di grembiule, - un aiuto di mani aperte, di teste che si impegnano ad essere preparate, di cuori accoglien e gioiosi. Siamo convin che questo cammino educa vo, iniziato con il ba esimo, deve accompagnare tu a la nostra vita, con obie vi, esperienze, modalità diversi, ma comunque sempre. Non c’è quindi un prima e un dopo, un “ora abbiamo finito!”, un “perché dobbiamo andare ancora a catechismo?”… Ci sono invece delle tappe, dei traguardi intermedi, delle salite fa cose e degli arrivi gioiosi, dei tempi di allenamento e delle grandi par te tu e da giocare, dei momen di ri ro e dei giorni in cui scendere in campo. E insieme ragazzi, papà e mamme, catechis e animatori, religiose e sacerdo ne siamo protagonis , chiama in gioco, senza panchinari, bensì con tan , tu , tolari per un grande gioco di squadra con un grande allenatore: Lui, Gesù di Nazareth! Un giorno, viaggiando in pullman durante l’estate-ragazzi, l’au sta mi guardò e sorridente mi chiese: “Don ricordi di me?”. Provai un a mo di imbarazzo. Chi era questo giovano one, grande e grosso e così simpa co? “Ma sì, don, sono Paolo. Sai, mi sono sposato e ho anche due bellissimi bimbi. Sono di Borno. Ti ricordi?” e poi con un filo di velata commozione aggiunse: “Sono proprio Paolo, quello asino, ma asino tanto! Tu e la catechista mi avete portato alla cresima, perché mi volevate così bene perché ero proprio asino!”. Quel giorno Paolo, uno dei miei tan “asini”, mi ha fa o la lezione più bella di cateche ca: catechismo è credere in ogni bambino che hai accanto, volergli bene e fare un pezzo di strada insieme nella certezza che Gesù oggi ci chiede di essere insieme mani, piedi, voce, cuore suoi per ogni bimbo e ragazzo, perché Lui sa fare meraviglie anche e sopra u o con i nostri “asinelli”! Buon anno di catechismo a tu ! don Giovanni MISSIONE ADOLESCENTI Adolescenti ad Assisi... ...sui passi di Francesco e Chiara PROGRAMMA GIOVEDÌ 6 GENNAIO ore 7.00 partenza da Rivoli, pranzo al sacco, arrivo e sistemazione ad Assisi. Visita della Basilica di Santa Maria degli Angeli, della Porziuncola e della ci à. VENERDÌ 7 GENNAIO Ma nata all’Eremo delle Carceri. Pomeriggio visita guidata alle Basiliche di San Francesco e Santa Chiara. SABATO 8 GENNAIO Ma nata al Santuario di San Damiano. Pomeriggio a Perugia con tes monianza Suore di Clausura. Serata a La Rocca Maggiore. DOMENICA 9 GENNAIO Partenza in ma nata, sosta al Santuario de La Verna (Arezzo). Rientro previsto per le ore 19.00 a Rivoli. COSTI € 65,00 per Vi o e Alloggio + spesa di viaggio (in base al n° di partecipan ). Per informazioni e iscrizione, entro e non oltre Sabato 18 Dicembre 2010, rivolgersi agli animatori dei gruppi o a don Andrea. 15 MISSIONE GIOVANI 16 Parrocchie di Rivoli con la Diocesi di Torino alla GMG di Madrid “Cari amici, vi rinnovo l'invito a venire alla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid. Con gioia profonda, a endo ciascuno di voi personalmente. La Chiesa conta su di voi! Ha bisogno della vostra fede viva, della vostra carità crea va e del dinamismo della vostra speranza. La vostra presenza rinnova la Chiesa, la ringiovanisce e le dona nuovo slancio.” Papa BenedeƩo XVI PROGRAMMA 11 AGOSTO: Partenza da Torino per la Diocesi di Tarragona. "Radica e fonda in Cristo, saldi nella fede" Col 2,7 12-15 AGOSTO: L’Arcidiocesi di Tarragona accoglierà i giovani torinesi per il gemellaggio. Saranno messi a disposizione scuole e centri parrocchiali per la sistemazione. Ricco il programma di incontri, manifestazioni, spe acoli e visite culturali incentrate alla conoscenza e alla condivisione delle esperienze delle due Diocesi. 15 AGOSTO: Partenza per Madrid . Accoglienza dei pellegrini. 16 AGOSTO: SS. Messa di inaugurazione e apertura Fes val della Gioventù (concer , spe acoli, esposizioni, mostre, visite guidate a Musei, opere di teatro e molto altro!!). 17 AGOSTO: Catechesi dei Vescovi. Even del Fes val della Gioventù. 18 AGOSTO: Cerimonia di Benvenuto del Santo Padre. Even Fes val della Gioventù. 19 AGOSTO: Even Fes val della Gioventù e Via Crucis della GMG. 20 AGOSTO: Momento prepara vo a Cuatro Vientos, veglia con il Papa e No e a Cuatro Vientos. 21 AGOSTO: Messa di invio della GMG. Partenza da Madrid e arrivo a Torino il 22 agosto. PRE-ISCRIZIONI E ISCRIZIONI Le Parrocchie di Rivoli si aggregheranno alla Diocesi di Torino. Il costo di iscrizione comprensivo di tu o (Viaggio in bus A/R, vi o, alloggio, Zaino del Pellegrino, abbonamento traspor e biglie per le a vità ar s che e culturali della GMG) è di € 500,00. Per partecipare sarà necessario pre-iscriversi pagando la quota di 250 Euro entro il 31 Gennaio dai propri responsabili delle Parrocchie. Saldo della cifra in Primavera 2011. SCOUT 17 Una route di strada: oltre 400 Km in bici Quest’estate noi ragazzi del clan abbiamo vissuto l’esperienza della route in modo diverso, sia perché forma dall’unione di due clan preesisten , quello del Rivoli 1 (Brownsea) e quello del Rivoli 4 (Dreaming), sia perché abbiamo deciso di affrontare una route di strada. Questo momento è uno dei più interessan e fa cosi della vita scout perchè perme e di capire, a raverso la cooperazione e il diver mento, quanto sia affiatata la comunità, s molando i singoli nei momen di difficoltà; in quest’o ca il clan si è prefissato l’obie vo di entrare maggiormente in sintonia. Il nostro mezzo di locomozione è stata la bicicle a: l’abbiamo scelta sia perché interessante da un punto di vista ambientale visto il suo impa o zero, sia perché c’era il desiderio di provare l’ebbrezza di un piccolo Giro. La scelta del territorio su cui affrontare quest’impresa non è stata casuale, il Danubio con le sue lunghe piste ciclabili ci è apparso il luogo più sicuro e divertente, oltre a garan rci la libertà di poter parlare tra di noi, scattare qualche foto e conoscerci meglio tra i due gruppi. Le tappe in genere mai troppo lunghe (circa 70 chilometri al giorno, ecce o nei pressi di Linz dove abbiamo pedalato per oltre 100 chilometri so o un diluvio incredibile) ci hanno porta da Passau in Germania a Vienna la stupenda capitale austriaca, passando per la sudde a Linz, il campo di concentramento di Mauthausen, Melk, Krems ed infine Tulln. È naturale che in più di 400 chilometri qualcosa possa succedere, non si contano le cadute, quasi una a testa, gli scontri e le temibilissime forature. Una chicca? Siamo riusci a fare un CID in tedesco con interprete telefonico per il risarcimento danni tra una nostra bicicle a e una vettura posteggiata: qualcosa di davvero tragicomico. Finalmente a Vienna siamo accol dai fra minori nel loro convento e in parcolare da Bernhard Lang, che ci ha fa o da guida a raverso la capitale grazie alla sua conoscenza dell’italiano. Abbiamo usufruito oltremodo della bontà dei fra Rivoli1 Rivoli1 clan Rivoli1 branco o in Rivoli1 noviziat e siamo riusci nel nostro giro turis co anche ad assaggiare l’originale Sacher: davvero squisita! Il nostro percorso si è concluso con la tradizionale corsa alla stazione (tutte le volte rischiamo di perdere il treno) e il tanto desiderato ritorno a casa per sedere su comode poltrone. Rivoli1 reparto Puglia SCOUT 18 Rivoli 2 in cammino verso Santiago di Silvio Montesini Ciao a tu , volevo informarvi che il clan-fuoco “La Rupe” del gruppo scout Rivoli 2 ha percorso circa 114 km del cammino di San ago de Compostela nella prima se mana di agosto (2010). Perché questa comunicazione? Per il semplice fa o che se siamo riusci ad andare in Spagna a fare questo pellegrinaggio è anche grazie a tu voi che contribuite ai nostri banche di autofinanziamento che sono sempre molto importan per noi; grazie mille per la vostra generosità! Questa non è stata una semplice route di strada nei soli Rivoli2 reparto o Rivoli2 noviziat Rivoli 4 - Festa del decennale Rivoli2 branco CAMPO ESTIVO REPARTO CHABERTON Gaver (Brescia) 25 Luglio - 5 Agosto 2010 Rivoli4 campo lupeƫ Una delle poche giornate di sole... forse perché è venuto a trovarci Don Andrea? Nonostante il freddo è stato un campo all'insegna del diver mento e dell'avventura! MISSIONE luoghi desola , ma è stata un’immersione nel mondo dei pellegrini e dei creden che percorrevano il cammino; oltre a noi c’era anche il clan dell’Acqui Terme che ha deciso di gemellarsi con noi per questa route. La ci à di San ago de Compostela è conosciuta sopra u o per la sua maestosa ca edrale dedicata a Giacomo il Maggiore e per essere la tappa finale di ogni pellegrino che decide di affrontare il "cammino di San ago di Compostela". Infa solo dopo più di 100Km, a piedi con lo zaino, abbiamo raggiunto la nostra meta; il nostro percorso parva da Sarria e si snodava per le colline e le campagne del nord della Penisola Iberica. Per fortuna abbiamo sempre avuto il tempo dalla nostra parte, senza prendere neanche una goccia di pioggia. Essendo par senza tende, dormivamo dove trovavamo posto, a volte negli ostelli e una volta abbiamo dormito anche in un fienile. Il percorso ha lasciato dentro ognuno di noi sensazioni ed esperienze par colari, sarà perché camminando si sen vano tante storie provenien da molte zone d’Italia, ma anche dalle altre par del mondo perché i pellegrini arrivavano dai paesi più sperdu del Pianeta, più o meno con gli stessi obie vi: rafforzare il proprio corpo e la fede, conoscere nuove persone e arrivare dove è sepolto l’apostolo Giacomo il Maggiore. Penso che la strada percorsa in Spagna, ma anche quella che ognuno percorre nella propria vita possa essere affrontata da sola o in compagnia di altre persone che ce la possono arricchire in ogni singolo istante della nostra esistenza: noi abbiamo scelto di percorrerla insieme e con l’aiuto di Dio, come dice anche la promessa scout. Spero che tu voi possiate essere dei buoni amici e fedeli anche senza percorrere il cammino di San ago de Compostela, perché, fidatevi, è fa coso e le vesciche so o i piedi vengono fuori come se nulla fosse! Grazie per la vostra a enzione. 19 L’ Africa vera, occhi negli occhi di Riccardo Bona Par re con tanta voglia di scoprire un mondo nuovo, nelle valigie tanto entusiasmo, disponibilità, ma anche mori, dubbi, paure. Costruire un gruppo in mesi di incontri, prepara con tanta passione e amore per l’Africa dagli amici Missionari della Consolata, guida dall’instancabile padre Giordano Rigamon e dalle amiche Roberta e Alessandra di Impegnarsi Serve, con l’obie vo di farci vivere l’esperienza della missione da uomini e donne prepara e consapevoli. Par re e costruire: la missione ha ques verbi nella propria natura. Ed è quello che abbiamo provato a fare noi del gruppo Maralal, 12 giovani rivo- MISSIONE 20 lesi e non, tra i quali il nostro don Andrea. Durante gli incontri abbiamo imparato a conoscere l’Africa, ci siamo conosciu tra di noi, abbiamo aspe ato la partenza, che finalmente è arrivata i primi di agosto. Siamo sta a Maralal, nord-ovest del Kenya, terra ricca di tes monianze missionarie, ospi nel Pastoral Center dell’instancabile padre Masino Barbero, missionario della Consolata dalle mille risorse e dai cento proge . Tra ques proge , che abbiamo avuto modo di conoscere e vedere dal vivo, c’era anche il “nostro”, quello del Mkate Wetu (Pane Nostro in swahili, corso per pane eri e acquisto dei forne per la co ura del pane): nostro perché lo abbiamo promosso, sviluppato, finanziato con l’aiuto delle comunità parrocchiali di Rivoli e di tu gli amici che ci hanno sostenuto. Oltre ai proge , che come gruppo cercheremo di sviluppare e far conoscere, abbiamo avuto la fortuna di vivere un’esperienza missionaria completa: il seminario con i giovani animatori delle parrocchie della diocesi di Maralal, momento di confronto e scambio culturale Cosa ci fa un gruppo di temibili pirati in alta quota? È il branco Rocce Bianche! Quest’estate, durante le Vacanze di Branco, infa , siamo anda a caccia di mostri marini, ma sopra u o alla ricerca di un grande tesoro nascosto! Per non farci mancare niente, però, abbiamo anche preparato per i genitori un grande spe acolo sul Libro della Giungla e le avventure di Mowgli! S amo per iniziare l’anno! Se piace stare e sopra u o giocare all’aria aperta, meglio ancora se circondato da tan amici (e sei nato nel 2001 o 2002)… allora sei perfe o per gli scout! Akela 3333282294 Che cosa aspe ? Chiamaci! oppure 3401058754 Bagheera 3483782466 Raksha 3395432040 Rivoli2 branco ricchissimo; l’esperienza del servizio missionario, con l’oratorio e con i bambini dell’orfanotrofio di Maralal, seguito con amore e immenso spirito di servizio dalle suore di Madre Teresa; le famiglie più disagiate e povere, a cui abbiamo cercato di portare un sorriso ed una parola di conforto; la visita alle altre missioni, con la gioia dell’incontro con don Marco e don Mauro, sacerdo diocesani della missione di Lodokejeck; l’umanità e la simpaa di un vescovo italiano, Mons. Virgilio Pante, Missionario della Consolata con l’Africa da sempre nel cuore. Abbiamo visto l’Africa vera, quella della povertà, del disagio, delle contraddizioni, delle infinite distese della savana e delle strade sterrate senza fine, ma anche quella di una natura meravigliosa e per noi sconosciuta. Dopo tre se mane, quelle stesse valigie erano piene di gioia, di sorrisi veri, di quell’amicizia sana che rafforza il gruppo e che nasce in queste esperienze, i proge e le idee da portare avan perché non finisca tu o al rientro a casa; ma sopra u o nelle valigie ci siamo porta la ricchezza della missione, del donarsi agli altri, i profumi e i sapori del Kenya, la felicità e la voglia di essere ama , di tu i bambini che abbiamo incontrato e che ci hanno donato un’infinità di sorrisi, a raverso occhi meravigliosi, che sapevano di vita, di voglia di vivere. Asante Sana Kenya, porteremo nel cuore e cercheremo di trasme ere ad altri la passione Africa! ADOLESCENTI 21 Gli Adò amici del mare Dopo un anno di incontri sul tema del “servizio”, gli adolescen della nostra parrocchia quest’estate hanno deciso di mettersi in gioco in prima persona e passare dalle parole ai fa ! La prima se mana di agosto, infa , il gruppo Ado’ della Stella, accompagnato dai suoi educatori e da don Andrea, si è unito all’associazione Amici del Mare di Brescia e ha aiutato alcuni disabili a vivere le vacanze es ve in una colonia di Pinarella di Cervia. Per una se mana i nostri adolescen sono sta dei veri e propri assisten per un nutrito gruppo di disabili della diocesi di Brescia. Chi dire amente, assistendo uno o più disabili 24 ore su 24, chi rendendosi disponibile al servizio ai tavoli e alla pulizia della colonia in cui si soggiornava, hanno tu dato il massimo per far sì che ques nuovi amici potessero trascorrere delle belle vacanze. L’esperienza è stata, senza alcun dubbio, indimen cabile e arricchente ed è stata la prova di quanto può essere bello il donarsi gratuitamente a chi ne ha bisogno. Momen di difficoltà non sono manca , ma l’o ma organizzazione e sopra u o gli immensi sorrisi, baci e abbracci che gli “Amici del Mare” davano in cambio, hanno fa o sì che anche l’ostacolo più grande potesse essere superato! Ovviamente una parte fondamentale l’ha avuta la condivisione: mol erano gli adolescen provenien dalla provincia di Brescia lì per la stessa ragione e non sono manca momen da trascorrere insieme durante il giorno, la sera o in spiaggia, creando così nuovi legami. È stata fa a una vera e propria scommessa con i nostri ragazzi: sono sta catapulta in una realtà nuova e complessa, in cui si chiedeva loro di darsi davvero agli altri, e loro l’hanno fa o, vincendo così questa scommessa. Il momento dei salu dell’ul mo giorno è stato sicuramente la prova di quanto i nostri ragazzi abbiano dato, ma anche ricevuto in cambio, in termini di affe o, in quella se mana: molte volte le lacrime e gli abbracci parlano più di mille parole. Rivivere nella mente tu a l’esperienza e pensare “sono sta proprio bravi!” scalda il cuore! Bravi Ado’! Testimoniare la carità nella società odierna 15 dicembre 2010 - ore 21,00 Teatro San Mar no Interverrà Don Luigi Cio . 22 ASSISTENZA Un sostegno per le famiglie in difficoltà di Daniela Celli Il C.I.S.A. (Consorzio Intercomunale Socio-Assistenziale), l’Ente pubblico che ges sce i servizi socio-assistenziali dei Comuni di Rivoli, Rosta e Villarbasse, ha sempre ritenuto una delle sue priorità is tuzionali il sostegno alle famiglie in difficoltà e ha quindi elaborato, nel tempo, servizi e proge rivol alle situazioni più complesse: famiglie con problemi di emarginazione sociale, nuclei con bambini disabili, madri sole, ecc… Da qualche anno però la necessità di aiuto si presenta anche nel nostro territorio con cara eris che nuove. Mol problemi hanno cara ere trasversale e riguardano un numero crescente di famiglie indipendentemente dai diversi livelli di reddito e di istruzione. Ci amo ad esempio, tra le altre, la fragilità dei legami di coppia, le difficoltà nell’educazione dei figli, i problemi lega all’assistenza di congiun non autosufficien , ques oni che, se sono più dramma che quando coesistono con difficoltà socioeconomiche, me ono però in crisi famiglie molto diverse e sono spesso causa, non conseguenza, di impoverimento economico e sociale e richiedono, in ogni caso, interven più ar cola di quanto previsto in passato. Nel 2006 il C.I.S.A., u lizzando un contributo regionale che promuoveva l’is tuzione dei Centri per le Famiglie, ha iniziato a me ere a punto e ad ampliare una serie di inizia ve e servizi che ne cos tuissero l’ossatura. Obie vo del Centro, che si rivolge potenzialmente a tu e le famiglie del territorio, è quello di consolidare l’offerta di servizi socio-assistenziali nei confron delle famiglie nella loro accezione più ampia, quindi interven non solo ripara vi, ma anche e sopra u o preven vi. Sono sta avvia nuovi servizi di consulenza alla famiglia, di sostegno alle capacità genitoriali, alle relazioni familiari e nelle difficoltà del ciclo di vita, alcuni gruppi guida di mutuo-aiuto e uno sportello di consulenza legale. I servizi hanno avuto un’accoglienza molto posi va da parte dei ci adini, a riprova della loro u lità, tanto da porre in modo sempre più evidente l’esigenza di dare al Centro una sede specifica per consen rne il potenziamento, del tu o impossibile all’interno degli uffici del CISA, e favorire così l’accesso ai ci adini. L’Amministrazione Comunale di Rivoli e la Compagnia di San Paolo sono state determinan nella risoluzione del problema, poiché la prima ha concesso in comodato i locali al primo piano dell’ex Anagrafe Comunale in via Capra 27 e la seconda si è accollata le spese per l’indispensabile messa a norma e per l’acquisto degli arredi. La nuova sede a Rivoli, nell’ex Anagrafe Comunale in via Capra 27, inaugurata e opera va dal 24 se embre 2010, perme e al CISA di svolgere, in modo più adeguato, inizia ve di sostegno alla famiglia già a ve da tempo: - il servizio”Parliamone” per la consulenza alle capacità genitoriali, alle difficoltà di relazione all’interno della famiglia e per il sostegno nelle situazioni di vita più problema che - i gruppi guida di auto-mutuo-aiuto, strumento di sostegno individuale e di rafforzamento della rete di solidarietà fra le persone: a ualmente sono a vi ad esempio un gruppo di donne con figli, un gruppo di padri separa , quello delle famiglie ado ve ed affidatarie, dei familiari di persone affe e da Alzheimer, un gruppo di giovani disabili ed altri - il proge o “Pollicino” per l’accompagnamento delle famiglie in cui nasce un bambino disabile - gli incontri in “luogo neutro”, richies dall’Autorità Giudiziaria, per consen re, monitorare e sostenere gli incontri tra minori e familiari in situazioni par colarmente problema che, in un ambiente il più possibile favorevole e facilitante - un servizio di consulenza sui problemi legaal diri o di famiglia L’Associazione dei familiari delle persone con Alzheimer (associazione AMA) aprirà il sabato pomeriggio “l’Alzheimer cafè”, per offrire consulenza e supporto alle famiglie che si trovano ad affrontare il problema, in modo però conviviale e socializzante nel tenta vo di rompere l’isolamento a cui spesso la mala a condanna le famiglie stesse. Il numero dei saba in cui sarà aperto dipenderà anche da quan volontari affiancheranno i familiari in questa inizia va e quindi si cercano adesioni… Altri proge e inizia ve sono in can ere o, perlomeno, sono nei desideri e nelle speranze di chi man ene gli occhi aper sui problemi delle persone, ma anche sulle loro possibilità. Non sembrano, ques , tempi di desideri e di speranze, ma non è possibile non averne se si vuole migliorare la realtà, per quel che ci è possibile e per quel che riusciremo a fare nel tempo, se le realtà sociali più a ente del nostro territorio lavorano maggiormente insieme.Penso, infa , che anche il CISA debba avere, a raverso le sue inizia ve, l’obie vo di promuovere e di valorizzare le re sociali e di solidarietà presen nel territorio. Solo una maggiore e più diffusa consapevolezza e a enzione ai problemi della colle vità e delle persone richiede che siano messi al centro dell’azione poli ca (nel senso vero del termine) e dell’azione amministra va e quindi promuove maggiore gius zia e solidarietà umana. Solo una maggiore collaborazione e integrazione fra l’Ente Pubblico, le associazioni e i vari gruppi di volontariato, il sostegno alle re spontanee di collaborazione fra le persone e le famiglie possono offrire risposte più ar colate ed efficaci ai problemi dei ci adini, riuscendo ad o mizzare meglio le risorse e aiutandoci ad affrontare problemi sociali che si evolvono velocemente e che devono avere priorità di risposta. ASSISTENZA 23 Rivoli: una città per i cittadini di Paola Cornaglia Dando vita alla fine degli anni novanta con Rosta e Villarbasse al CISA, l’Amministrazione Comunale ha inteso dare una risposta costru va ai bisogni socio-assistenziali dei suoi abitan . Al 10/10/2010 il CISA ha in carico 2158 famiglie, di cui il 91% di Rivoli. Le persone seguite sono 2795: 385 minori, 1183 adul , 1227 anziani, di cui 759 non autosufficien . Qui parleremo proprio dei servizi dedica agli anziani. Ecco la scelta di fondo del CISA: non è il ci adino che deve ada arsi ai servizi, ma ques devono offrire proge individualizza , che rispondano al meglio alle esigenze di ogni singola persona seguita. a responsabilità dei servizi sociali, assistenziali e sanitari è condivisa tra CISA e ASL, perché il benessere della persona è un insieme di fa ori, di cui è riconosciuto anche il rilievo sanitario e quindi il contributo, anche economico, deve essere ges to da entrambe le stru ure. Proprio sulla base della scelta di fondo, a ualmente si tende a preferire che l’anziano rimanga nella sua casa e quindi si è creata tu a una serie di servizi di appoggio, che vanno dai pas porta a casa, alla lavanderia, alla pulizia, a ore di assistenza domiciliare, al telesoccorso. Quando è possibile l’affidamento alla famiglia e se ne rileva la necessità, secondo il DGR n.39 si dà un contributo alla famiglia e/o l’assegno di cura. In caso contrario si provvede all’affidamento a terzi: con gare d’appalto Via Capello molto circostanziate si procede alla scelta delle coopera ve che garan scono servizi alla persona. In par colare ci si accerta che gli operatori abbiano un giusto contra o e che si provveda alla loro formazione specifica. Al momento 103 anziani non autosufficien hanno interven economici a sostegno della domiciliarità, tra assegni di cura, contribu di affidamento familiare e a terzi e altri 224 fruiscono degli altri servizi di domiciliarità. Purtroppo però la lista d’a esa è molto lunga (ben 331 persone!) e alcuni a endono da anni, perché mancano i fondi e l’ASL ha bloccato le risposte per il piano di rientro. Quando l’anziano non vuole o non può, nonostante i suppor , rimanere nella sua abitazione, interviene il ricovero in casa di riposo: gli anziani ricovera in stru ure residenziali sono 184. Di ques alcuni sono nelle 4 stru ure di Rivoli: via Capello, via Querro, villa Mater, villa Elena, tu e convenzionate con l’ASL. Secondo la LEA (legge sui Livelli Essenziali di Assistenza) l’ASL contribuisce per il 50% e nei casi di indigenza interviene anche il CISA con il suo bilancio. Quelli che non riescono ad essere inseri a Rivoli sono ricovera in altre 40 stru ure diverse, sia nel territorio della nostra ASL, sia fuori ASL, anche perché il meccanismo dell’ASL non prevede un diri o di prelazione per i rivolesi sui pos di Rivoli e, tra l’altro, al momento tu i ricoveri sono sta blocca . Per finire due no zie ca ve ed una buona: - mancano, e ancor di più ora, i fondi per offrire servizi tempes vi ed efficien - pare quasi certo che la nuova amministrazione regionale azzererà tu o - il Comune di Rivoli ha già individuato un terreno, su cui costruire una nuova casa di riposo. Via Querro Villa Mater Villa Elena INCONTRI 24 È possibile dialogare con Dio? Come pregare con la Bibbia. I primi cinque incontri col Padre Paolo Gionta, priore dell’ abbazia di Novalesa, per imparare a dialogare con Dio. di Remo Lardori COME PREGARE CON LA BIBBIA I prossimi incontri: 12 dicembre 2010 - ore 16.00 Le ura della Bibbia Lampada per i miei passi è la Tua Parola. 13 febbraio 2011 - ore 16.00 Meditazione con la Bibbia Domenica 10 o obre a San Francesco, nella parrocchia di San Bartolomeo, c’è stato il primo incontro di un’inizia va comunitaria che si completerà nei qua ro anni successivi. È l’inizio di un cammino che si propone di arrivare a una meta straordinaria: dialogare con Dio! Tu , o quasi, in genere presumono di sapere parlare a Dio, di saper pregare, ma il dialogo è qualcosa di diverso: esige la presenza di un altro, l’ascolto delle sue parole e poi la risposta, il colloquio per chiedere, proporre e poi riascoltare. Questo “altro” con il quale si vuole entrare in dialogo è Dio stesso. Siamo capaci di sen rlo, di ascoltarlo, di capirlo, di intervenire poi con le nostre parole per avviare un dialogo profondo e vero? Si è riaperto così il discorso sulla Bibbia, Parola di Dio. Con quel libro tra le mani, anzi da quel libro, come posso sen re la voce di Dio, la sua Parola, tra le mille parole e vicende umane? La serie di incontri che si svolgeranno in questo primo tra o di strada dovranno rispondere a queste domande: si propongono infa di insegnare in modo pra co a parlare con Dio, a sen rlo innanzitu o, a rispondere. Padre Paolo Gionta, superiore dell’abbazia di Novalesa, in questo primo incontro, ha presentato la mappa del cammino passando a raverso tre conce fondamentali. Il primo: il senso della parola umana, mezzo di comunicazione e di formazione, necessaria per stabilire una relazione, importante ma insieme pericolosa perché ad ogni crocevia impone delle scelte col rischio di sbagliare la strada da percorrere. Il secondo: la Parola di Dio. È contenuta nella Bibbia, ma la Bibbia non è un libro de ato da Dio, è fa a di parole umane, è scri a da persone diverse nel corso di mille anni, racconta vicende umane nella loro realtà storica, fa a di guerre, di sopraffazioni, di egoismi. Proprio dentro a queste parole umane occorre scoprire la Parola di Dio, che parla a raverso gli autori, che si sovrappone ad essi, e che arriva fino a noi, nella nostra realtà quo diana. Infine la lec o divina, cioè la le ura della Parola di Dio. È la le ura vera e propria della Bibbia, impostata sul significato profondo che Dio ha voluto dare, a raverso l’ispirazione, alle parole umane. È questo il momento dell’incontro con Dio, con la sua Parola, il momento dell’ascolto, della risposta che si muta poi in riflessione, in preghiera, in azione. È il momento del dialogo. Nei prossimi incontri il priore di Novalesa condurrà in modo pra co verso questo momento non facile e straordinario: l’ascolto di Dio. Erano presen- 10 aprile 2011 - ore 16.00 Orazione con la Bibbia 12 giugno 2011 - ore 16.00 Contemplazione e azione Gli incontri si svolgono presso la chiesa di San Francesco in Via Adamello 6. Tu gli adul delle parrocchie di Rivoli sono invita a partecipare. al primo incontro oltre un cen naio di persone e ad esse ha lasciato un compito da svolgere: riservare ogni giorno dieci minu di tempo al silenzio per me ersi alla presenza di Dio. Sarà possibile? Il programma in 4 anni: 1. La Parola di Dio: ascolto per rispondere. 2. La preghiera con i Salmi: Dio parla e con i Salmi rispondo e faccio presente la mia situazione. 3. L’adorazione eucaris ca: perché pregare davan all’Eucaris a. 4. Preghiera con il corpo. CARITA’ 25 Vivere la carità oggi Serata con Pierluigi Dovis, direttore della Caritas diocesana di Torino, nella Sala della Comunità della Stella, martedì 26 ottobre 2010. di Lidia Cuva Che cosa dobbiamo fare? S amo vivendo una situazione di grande cambiamento. Di fronte alla situazione economica e sociale prodo asi in ques ul mi mesi, nessuno sa cosa fare. Davan a una con nua richiesta di casa, lavoro e soldi, che cosa possiamo fare? Fotografia della situazione C’è una situazione nuova e inedita: non solo si verifica un inasprimento della povertà, ma la presenza di nuove forme di povertà. Persone che non hanno mai vissuto forme e situazioni di povertà; sono più vulnerabili, più esposte, senza “corazze” di protezione. Vulnerabili non per causa propria, ma per una catena di conseguenze che non dipendono da chi si trova in difficoltà. Ques nuovi poveri sono poco visibili, non hanno il coraggio di emergere e non si sentono così malanda da dover ricorrere ad aiu . Sono difficilmente “aiutabili” perché hanno necessità diverse. Sono più fragili, anche psicologicamente, di altri che sono poveri da più tempo. L’evento che li ha colpi li ha spiazza , li ha “messi fuori”. Spesso ci sono dramma ci tenta vi di suicidio. I “nuovi poveri” sono, infa , figure impreviste e imprevedibili nelle analisi della povertà. Si affacciano alla povertà individui appartenen a categorie sociali che fino a poco tempo fa si ritenevano tutelate, individui che si considerano e sono considera nel loro ambiente sociale “persone e famiglie normali”, non ai margini della società. Un mutuo, un po’ di credito al consumo, una separazione coniugale, una malata, la perdita del lavoro, una spesa imprevista possono oggi me ere a rischio di povertà la maggior parte delle persone, creando migliaia di drammi familiari, di drammi individuali che vengono spesso consuma in solitudine all’inter- no delle pare domes che e che non sono condivisi né condivisibili. Riprendersi cura delle persone e del territorio. È necessario riscoprire l’in ma connessione tra fede e carità: ciò che conta è una fede che si fa opera mediante la carità. Non dobbiamo avere una fede teorica, ma pra ca. Se non c’è carità non c’è fede. A enzione a che cosa individuiamo per carità: la carità non sempre è fa a di servizi, di cose da fare. La carità è disposizione al servizio. È più facile andare a cercare lavoro per una persona che me ersi accanto a lei per cercarlo insieme. La vera carità è me ersi in relazione. Relazione come anima e luogo della carità e del servizio. Dio ci ha dato il dono di essere sua immagine e quindi di amare, di essere in relazione, di essere annunciatori del Vangelo. Dobbiamo concentrarci molto di più sulla qualità della relazione da instaurare con le persone che vediamo essere in difficoltà. Se ci preoccupiamo prioritariamente di cosa offrire loro rischiamo la bancaro a del cuore: le necessità sono esagerate rispe o alle nostre possibilità con ngen . Abbiamo invece una buona scorta di una risorsa essenziale: la relazione, appunto. Dunque, ascol amo tan ssimo, curiamo l’accoglienza delle persone, facciamo loro sen re il cuore che vibra. È importante fare rete fra noi, fare comunione. Il futuro della Chiesa è fa o di piccole comunità che si aggregano ad altre comunità. Occorre cercare le risorse non solo nel socio-assistenziale. Conseguenze: - L’azione degli operatori di carità deve inserirsi in ambito poli co. La poli ca è la forma più alta di carità, Pierluigi Dovis. dire ore della Caritas diocesana di Torino. perché cerca di rimuovere le cause profonde di ingius zia. Dobbiamo essere sogge poli ci, non par ci, per coordinarci con le altre realtà presen sul nostro territorio. - L’animazione e la formazione delle comunità: bisogna insistere molto di più ad animare e formare le nostre parrocchie nella carità. Oggi più che mai serve tempo per la formazione personale e di gruppo. - La comunità deve dare tes monianza di carità, essere una comunità che si vuole bene. Il fine ul mo è l’incontro con Cristo. Il nostro modo di fare servizio non deve creare dipendenza, ma andare verso l’altro e, a raverso la relazione, me erlo in condizione di far emergere il seme che c’è in lui, insieme a lui, per poi “sparire”. Perché “la carità non è leni va, ma genera va”. 26 Adotta una famiglia in difficoltà di Mariangela Zamariola Il 26 se embre si è chiuso a Rivoli l’anno vincenziano che ha celebrato il 350° anniversario della morte di San Vincenzo e di Santa Luisa, fondatori delle Carità. Un’inizia va nuova è stata lanciata dal Volontariato Vincenziano delle parrocchie di San Mar no e Santa Maria della Stella. Vuoi ado are un povero o una famiglia in difficoltà? Se vuoi, ne hai possibilità. Abitualmente si fanno “adozioni a distanza” contribuendo al mantenimento di famiglie, agli studi di ragazzi delle terre di missione. Il Volontariato Vincenziano invita ad ado are famiglie, anziani, studen vicini, persone che vivono tra noi e sono in difficoltà perché manca loro il necessario per arrivare alla fine del mese, per pagare un affi o, per mantenere un ragazzo a scuola. È questa l’inizia va nuova del gruppo di Volontariato Vincenziano di San Mar no-Santa Maria della Stella, lanciata nella giornata di sensibilizzazione domenica 26 se embre a chiusura dell’anno vincenziano, celebrato in occasione del 350° anniversario della morte di San Vincenzo de’ Paoli e di Santa Luisa de Marillac, i san della carità. Lunedì 4 o obre i gruppi di Volontariato Vincenziano di Rivoli si sono ritrova insieme per a ngere allo spirito di San Vincenzo freschezza, originalità, vitalità nuova nel servizio del povero. Padre Erminio Antonello, provinciale dei missionari di San Vincenzo, ha puntualizzato in modo semplice e sinte co il ”segreto” dell’energia di San Vincenzo e di Santa Luisa: come è nato in loro questo straordinario impasto di carità, che cosa li ha sostenu per una vita intera. In loro é avvenuta una vera e profonda conversione. In tempi e per strade diverse essi sono sta tocca da Dio, sopra u o a raverso la sofferenza, hanno percepito la fragilità della loro vita, si sono libera della loro presunzione ed hanno scoperto la “grandezza”, il “valore” del povero, non nella sua miseria materiale, che già conoscevano, ma nella visione della fede cris ana: nel povero è presente Gesù Cristo, il servizio del povero è un servizio reso a Dio. “Quello che avete fa o ad uno dei più piccoli tra i miei fratelli lo avete fa o a me!” aveva de o Gesù. Questa visione di Dio nel povero è diventata così reale da far dire a San Vincenzo: “Non devo considerare i poveri dal loro aspe o o dalla loro apparente mentalità. Molto spesso non hanno quasi fisonomia, né intelligenza, talmente sono rozzi e materiali. Ma rigirate la medaglia, e vedrete, con la luce della GRAZIE! fede, che il Figlio di Dio, il quale ha voluto essere povero, è in essi raffigurato. Oh Dio! Quanto è bello vedere i poveri se Una quaran na di persone li consideriamo in Dio e con la s ma che hanno già risposto all’inizia egli ne aveva”. va. Tra loro c’è chi si impegna Considerare il povero con la s ma che ne a versare ven cinque, trenha Dio! È un pensiero straordinario, forse ta euro al mese, e chi, quasi quasi impossibile umanamente, ma è da chiedendo scusa, dona cinque questa visione che sono nate tu e le inieuro so raendoli alla limitata zia ve di carità che hanno “invaso” la vita pensione mensile e c’è chi ha di San Vincenzo e, dopo di lui, in ques impegnato i figli a risparmiatrecentocinquant’anni, quelle di coloro re dieci euro ogni mese per i che a lui si sono ispira . Anche quest’ulpoveri. Tu o questo è bello! ma piccola inizia va “Ado a un povero” Grazie! San Vincenzo de’ Paoli (1581-1660) patrono di tu e le le opere di carità. si pone in questa visuale di s ma per la persona del povero, per aiutarlo a ritrovare la sua dignità, ad uscire dalla sua situazione di difficoltà, a riportarlo alla vita sociale in libertà dalla miseria. È possibile “ado are” una famiglia o una persona in difficoltà dando il proprio nome alla segreteria del gruppo ed impegnandosi a versare una quota mensile per un anno. Basta anche poco: cinque, dieci euro al mese. Per iniziare questo impegno: me ersi in conta o con qualcuno del gruppo di Volontariato Vincenziano che si conosce oppure telefonare al numero 340.948.11.25. Santa Luisa de Marillac (1591-1660) patrona delle opere sociali. EDUCAZIONE GIOVANI 27 Emergenza o sfida educativa? di Bianca Testone Ogni situazione di emergenza, sia essa un terremoto, un problema di salute o altro, richiede una sfida per venirne fuori e la sfida si basa sulle risorse umane e materiali che sono a disposizione. È anche così per la situazione educa va. Mol sono gli aspe del mondo dell’educazione che preoccupano: dagli a eggiamen a volte incomprensibili dei nostri ragazzi, al sempre più fa coso mes ere di educare, sia in casa sia a scuola, alla complessità socio-culturale che ci circonda, allo scarso inves mento anche poli co-economico di cui la scuola sta soffrendo. Ma è anche altre anto vero che nei ragazzi non possiamo non vedere una prospe va di futuro, non possiamo non percepire in loro il desiderio di alcune auten cità anche se nascoste da superficialità e disorientamento. Ed è proprio a ques aspe che ci dobbiamo riferire per poter cogliere la Sfida Educa va che come genitori e come educatori , sen amo di dover cogliere. Non per riproporre modelli di vita supera , ma per costruire con gli stessi ragazzi percorsi/proge di vita nuovi, adegua al mondo a uale. E la famiglia e la scuola in tu o questo non possono essere lasciate sole. È in questa prospe va e con la convinzione che “La sfida educa va a raversa tu i se ori della Chiesa ed esige che siano affrontate con decisione le grandi ques oni del tempo contemporaneo: quella rela - va alla natura dell’uomo e alla sua dignità - elemento decisivo per una formazione completa della persona - e la "ques one di Dio", che sembra quanto mai urgente nella nostra epoca. (Benede o XVI nov. 2009) … che la Conferenza episcopale Italiana ha so olineato l’importanza di porsi delle domande e di cercare risposte a queste problema che. E l’ha fa o con un Rapporto dal tolo “La Sfida Educa va” appunto, che partendo dal presupposto che occorre “rilanciare la dimensione antropologica decisiva dell’educazione e, più in generale, una riflessione sulla realtà esistenziale e socioculturale dell’uomo d’oggi (dall’introduzione al testo), compie un’analisi profonda dei mondi della Famiglia, della Scuola, della Comunità cris ana, del Lavoro, dell’Impresa, del Consumo, dei Mass-Media, dello Spe acolo e dello Sport. Gli Orientamen Pastorali che i Vescovi italiani hanno varato per il decennio 2010-2020 “sono una grande sfida e un entusiasmante appuntamento in questa direzione. L’AIMC (Associazione Italiana Maestri Ca olici), che ha una sezione opera va a Rivoli, ha così cominciato a cogliere tale invito organizzando una giornata nazionale dal tolo “Cento Piazze per la Sfida Educa va” svoltasi il 3 o obre in 110 piazze d’Italia, con l’obie vo di porre i rifle ori sull’argomento per approfondirlo ma anche per dare un segno tangibile di solidarietà educa va verso situazioni di povertà educa va (anche se sopra u o in termini materiali) del Burkina Faso e della Romania. Quindi il 3 o obre un gazebo collocato di fronte alla chiesa di S. Maria della Stella, e il giovedì successivo un incontro con il prof. Arato sul tema delle “Relazioni giovanili: tra internet e realtà” hanno offerto localmente l’occasione per parlarne e so olinearne il valore. Occorre non lasciar cadere l’argomento, svilupparlo a raverso diba o altre inizia ve in vari luoghi e se ori (parrocchie, catechesi per ogni età, scuole ca oliche e non, associazioni e aggregazioni varie) per farne un “habitus mentale” efficace, una priorità che, come cris ani e quindi come uomini di speranza, sappiamo portare avan con fiducia ma anche con efficacia e perseveranza. 28 ARTE SACRA Una cerimonia toccante Non è di tu i giorni partecipare come a ori alla “prima volta”, ma domenica 19 se embre, per la prima volta, è stato u lizzato il Fonte ba esimale nella chiesa di Santa Maria della Stella. Mancava dalla costruzione del luogo di culto e l’Associazione Intaglio e Scultura di Rivoli, su proposta del vice presidente Franco Morra, vi ha provveduto e, ad avviso di mol , alla grande. Il maestro Enrico Rimoldi ha inventato la radice su cui cresce l’albero ed il nido nel quale gli uccellini covano le uova e sfamano i piccoli, chiara l’allegoria felicemente correlata alla funzione del Ba esimo nella religione cris ana. Vincenzo Imparato ha collaborato con Enrico nel dare forma alle idee ed ai messaggi, qua ro piccoli bambini sono entra nella comunità dei cris ani, a ornia dai genitori, e non solo. Siamo giustamente orgogliosi della nostra opera che si affianca idealmente alla lapide, sempre dell’Associazione, an stante il sagrato della chiesa, in cui si parla dei mor sul lavoro, due facce della stessa medaglia ma con esi diametralmente oppos . Emilio Ghiggini Presidente Associazione Intaglio e Scultura di Rivoli Un nuovo Fonte Battesimale nella chiesa della Stella Ecco una serie di fotografie che percorrono la storia del Fonte e la descrizione dell'idea come mi è nata. Conce o: "la linfa sale dalla terra e a raverso le radici dà la vita all’albero, lo irrobus sce, gli garan sce il dare vita ai fru , l’acqua del Fonte Ba esimale libera dal peccato originale e dà la vita spirituale al neonato inserendolo nella comunità dei Cris ani, senza dis nzione di sesso, di razza e di nazionalità, una conquista di Civiltà anche per chi non cris ano! Ma la forma è segno della sostanza, le for e ar colate radici si irrobus scono e si concentrano nel tronco da cui dipartono per aprirsi in un nido, la famiglia, in cui il piccolo si abbevera e si ciba, per spiccare il volo a suo tempo e con sicura ro a nel cielo sconfinato e difficile". Per saperne di più si può visitare il sito www.intaglioescultura.it nella Sezione Even “Genesi e sviluppo di un’idea”. Modellino in terra. Lavorazione del tronco. Il tronco di castagno nella sua forma originale. ARTE SACRA Par colari del tronco. 29 Fonte finito. La rappresentanza dell'Associazione, da sx a dx Emilio Ghiggini il Presidente - Pino Travierso, un Socio - Franco Morra il Vice Presidente, Enrico Rimoldi (maestro in Associazione) il progetsta del Fonte ed esecutore con Vincenzo Imparato Segretario e scultore. Il nostro fonte in porfido Valcamonica... una storia affascinante di una pietra di luce! Duecento antamilioni di anni fa, sui mon di Bienno (Valcamonica Brescia), da un vulcano che oggi è il lago "Cò de Mort", si sprigionava una colata lavica che andava a coprire l'alta Valle Arcina. Il magma, raffreddandosi, imprigionava, nelle no stellate, la luce delle stelle che vi si rispecchiavano. Oggi, a distanza di tanto tempo, la maestria di bravi ar giani ha fa o riemergere quella luce imprigionata allora. Il nostro fonte mostra, in tu a la sua bellezza, un frammento di cielo e di luce di duecento antamilioni di anni fa! 30 LIBRERIA Dire DIO di Lidia ZaneƩe Don Marco è noto a quei rivolesi che hanno accolto l’invito a incontrarsi con lui nella Sala della Comunità il 20 se embre scorso, in occasione della festa della Stella. Mol altri lo conoscono, forse, per aver cliccato sul sito www.sullastradediemmaus.it, già consigliato nel numero es vo di questo giornale. Ma perché tanta a enzione su questo giovane prete? Forse ci spinge il gusto dei modi tecnologicamente compe vi della sua pastorale e ci conquista il suo lessico così immediato, fresco, capace di bucare l’ascolto; una parola provocatoria e inconsueta, la sua, svecchiata, che scende a pa con il vocabolario dell’interlocutore. Sopra u o se è giovane e lontano, come spesso si dice nei nostri contes ecclesiali. Ma c’è di più, la consapevolezza che la pastorale deve essere oggi più che mai inculturata, vicina e sorella, cioè, agli uomini e alle donne delle nostre città. Don Marco nel suo nuovo libro comunica questa grande passione. Dire Dio è una sfida a uale perché il Vangelo non ha perso la sua carica innovava e con nua a essere, oggi e sempre, annuncio di salvezza. Con un linguaggio sostenuto e non di rado tecnico, a raverso il costante rimando ai tes e ai contenu della teologia, ma anche alle voci di sociologi e filosofi, l’autore ci conduce in un percorso di avvicinamento all’orizzonte culturale giovanile del quale decodifica parole, ges , immagini. Ciò che in primo luogo conquista è lo sguardo che don Marco rivolge ai giovani e che qui comunica ai suoi le ori: uno sguardo che li libera e li promuove, emancipandoli dagli stereo pi e dai luoghi comuni del nostro immaginario, res tuendo loro desideri e passioni auten che, troppo spesso traves con altri abi . L’autore descrive i sintomi di una società nella quale Dio è sempre più nascosto perché oscurato da un sen re mul forme che nella pluralità dei riferimen ha perso il suo centro; Dio non è più contestato da una generazione in lo a per la propria emancipazione, quanto piu osto relegato in un limbo di indifferenza che pericolosamente colora di sé l’orizzonte valoriale dei giovani e non solo il loro. Nella voce di don Marco riecheggia un coro di interven che da più par cerca di dare un nome e un volto al malessere diffuso che permea la società attuale; nel suo libro “L’ospite inquietante” Umberto Galimber , professore di Filosofia della storia e Psicologia dinamica all’Università di Venezia, chiarisce che il male di cui soffrono tan giovani non è psicologico ma culturale, proprio perché un ospite inquietante, il nichilismo, si è annidato nella società odierna e porta alla svalutazione di qualsiasi valore, disse- minando analfabe smo emo vo e forme depressive. Ci sembra che proprio l’afasia emo va di cui parla Galimber sia il tema che don Marco affronta in questo ul mo lavoro non per s gma zzare i protagonis e additare i responsabili, sebbene una seria riflessione autocri ca dovrebbe coinvolgere adul , educatori e insegnan, ma per trovare soluzioni crea ve liberan e storicamente centrate. Se siamo sicuri, infa , che la Parola è efficace e tagliente, “penetra fino al punto di divisione dello spirito e della carne”, realizza ciò che prome e, an cipa e supera l’uomo, eternamente incontrandolo in Cristo, allora ci troviamo d’accordo con l’autore che, analizzando la dichiarazione di irrilevanza assegnata al fa o cris ano dal nostro tempo, giudica inadeguato non già il messaggio ma la sua mediazione. In parcolare le parole e le immagini. Suggerisce un approccio che rivalu le emozioni e i desideri e, a par re da ques , pun ai cuori. Qui sta la fron era della nuova evangelizzazione: “dire Dio” a uomini e donne della cui anima più nessuno si cura preoccupandosi di cogliere la sfida della post-modernità e trovare parole e simboli comprensibili e eloquen . Il libro è un viaggio straordinario nei significa e nelle mitologie della nostra società, un ritra o fedele e autorevole, confortato da tante fon fra le quali segnaliamo il bellissimo libro di Zigmut Bauman, Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affe vi, Laterza, Bari, 2008. Del grande teologo tedesco H. U. von Balthasar è invece l’immagine riportata da don Marco a pag. 91, e che qui trascriviamo per dire come l’amore di Dio ci preceda e come l’educazione sia sempre, in ul ma analisi, un fa o di cuore che vede, scomme e, investe e a ende. Quando la mamma per giorni e setmane intere ha sorriso al suo bambino, giunge il giorno in cui il bambino le risponde con un sorriso. Essa ha destato l’amore nel cuore del suo bambino e il bambino, svegliandosi all’amore, si sveglia alla conoscenza. La conoscenza comincia ad operare perché l’amore è stato messo preliminarmente in moto dalla madre. APPUNTAMENTI MARCIA DELLA PACE 16 gennaio 2011 Torna, per la terza volta, la MARCIA PER LA PACE e torna con una bella novità, un segnale posi vo di ecumenismo e di proficua collaborazione. Infa nel 2011 la Marcia è organizzata dalle Parrocchie, ma insieme alla Consulta Comunale Pace e agli aderen al gruppo Conoscere/Accogliere, come peraltro auspicato già lo scorso anno. La Libertà Religiosa - tema centrale della Marcia 2011 - è infatintesa da tu come uno dei presuppos imprescindibili per costruire pace, insieme alla promozione dei diri umani e della gius zia sociale. Proprio perché si assume la Libertà Religiosa come valore fondante, pur partendo dalla enciclica sul tema, preannunciata dal papa, la Marcia sarà a più voci: saranno presen anche i rappresentan di altre religioni, dalla chiesa evangelica a quella ortodossa, dagli islamici ai buddis , agli ebrei… e, perché no?, ai non creden . I loro interven concorreranno a far sì che la Marcia sia la dimostrazione vissuta che si può, anzi è bello e posi vo, saper convivere e dialogare, pur partendo da posizioni diverse. E convivere e dialogare, nel reciproco rispe o, significa essere davvero capaci di costruire pace. Paola Cornaglia 31 Appuntamenti in AGENDA La tenda dell’ATTESA (adorazione del Santissimo) Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venu ad adorarlo»…Entra nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. (Dal Vangelo di MaƩeo) Dal 16 al 23 dicembre 2010 Dalle ore 7.00 (dopo la celebrazione della S. Messa in chiesa delle ore 6.00, recita delle Lodi e Ufficio delle Le ure) e fino alle ore 21.00. In par colare dalle ore 12.00 del 18 dicembre e fino alle ore 12.00 del 19 dicembre l’adorazione diventerà perpetua con la presenza dei giovani. Per coloro ai quali facesse piacere coprire con la propria presenza alcuni turni di adorazione fare riferimento a don Andrea (347.843.71.34). 1 gennaio 2011 - Giornata Mondiale della PACE Il tema scelto da Benede o XVI: “Libertà religiosa, via per la pace” La libertà religiosa è per la dignità e per la vita dell’uomo. Come hanno insegnato i Padri del Concilio Va cano II infa : «Dio rende partecipe l’essere umano della sua legge, cosicché l’uomo, so o la sua guida soavemente provvida, possa sempre meglio conoscere l’immutabile verità. Perciò ognuno ha il dovere e quindi il diri o di cercare la verità in materia religiosa» (Dichiarazione Dignita s Humanae, 3). Una vocazione questa che va quindi riconosciuta come diri o fondamentale dell’uomo, presupposto per lo sviluppo umano integrale (Caritas in veritate, 29) e condizione per la realizzazione del bene comune e l’affermazione della pace nel mondo. Domenica 16 gennaio 2011 (pomeriggio) - MARCIA della PACE per le vie di Rivoli e riflessione proposta da don Ermis Sega . Domenica 6 febbraio 2011 - Giornata per la VITA Venerdì 11 febbraio 2011 - Giornata del MALATO Venerdì 4 marzo 2011 - Festa di Carnevale dalle ore 20.00 gioia, animazione e amicizia per tu i ragazzi della scuola media presso il salone dell’oratorio di San Bernardo. Sabato 5 marzo 2011 dalle ore 15.00 giochi, musica e colori per tu famiglie in Piazza Mar ri. i bambini e loro 32 SANTE MESSE FERIALI martedì 08.00 - San Bartolomeo 09.00 - Maria Immacolata Ausiliatrice 18.00 - Stella San Bernardo mercoledì 08.00 - San Rocco 15.30 - San Francesco 18.00 - Stella San Bernardo giovedì 08.00 - San Bartolomeo 09.00 - San Mar no 18.00 - Stella San Bernardo venerdì 08.00 - San Bartolomeo San Rocco 09.00 - Gesù Salvatore 18.00 - Stella San Bernardo SANTE MESSE FESTIVE sabato 17.00 - Gesù Salvatore 17.30 - Maria Immacolata Ausiliatrice 18.00 - Stella San Bernardo San Francesco 18.30 - San Mar no domenica 08.00 - San Bartolomeo San Rocco 09.00 - Stella San Bernardo 09.30 - San Francesco 10.00 - San Mar no Gesù Salvatore 11.00 - Stella San Bartolomeo San Bernardo Maria Immacolata Ausiliatrice 15.00 - Cappella dell’Ospedale 18.00 - Stella 18.30 - San Rocco INDIRIZZI E CONTATTI Parrocchia Santa Maria della Stella Via Fratelli Piol, 44 Tel. 011.958.64.79 - Fax 011.951.62.91 Parroco: don Giovanni Isonni - cell. 339.660.41.41 - [email protected] Collaboratore: don Paolo Ravarini - cell. 347.239.05.27 - [email protected] Diacono: Giacomo Turi - cell. 347.799.90.50 Segreteria: da lun. a sab. ore 8.30-12; mar, mer., ven. anche ore 15.30-17.30. Chiesa succursale: Gesù Salvatore - Via Cavour, 40 Parrocchia San Bartolomeo apostolo Via Roma, 149 Tel. e Fax 011.958.02.45 Parroco: don Angiolino Cobelli - cell. 338.684.16.84 - [email protected] Collaboratore: don Paolo Ravarini - cell. 347.239.05.27 - [email protected] Diacono: Giuseppe Peca - cell. 327.059.82.22 Segreteria: lun. e sab. 9.30-12; mar. e ven. 9-12; mer. 16.30-19; gio. 16-20. Chiesa succursale: San Francesco - Via Adamello, 6 Parrocchia San Bernardo abate Via Beltramo, 2 Tel. 011.958.49.50 Parroco: don Andrea Zani - cell. 347.843.71.34 - [email protected] Collaboratore: don Paolo Ravarini - cell. 347.239.05.27 - [email protected] Diacono: Lorenzo Cucco - tel. 011.958.59.14 Segreteria: da mar. a ven. ore 10-11. Parrocchia San MarƟno vescovo Via san Mar no, 3 Tel. e Fax 011.958.79.10 Parroco: don Giovanni Isonni - cell. 339.660.41.41 - [email protected] Collaboratore: don Paolo Ravarini - cell. 347.239.05.27 - [email protected] Diacono: Bruno Zanini - cell. 349.230.41.61 Segreteria: mar. ore 9.45-12; mer. ore 16-18; gio. 9.30-11; sab. 9-11. Chiese succursali: San Rocco - Piazza San Rocco Maria Immacolata Ausiliatrice - Piazza Cavallero Cappella dell’Ospedale di Rivoli Ospedale di Rivoli Cappellano: don Mauro Petrarulo - cell. 328.546.69.34 Negli orari indica è possibile trovare qualcuno in ufficio o al telefono. Negli altri orari è opportuno chiamare i sacerdo o i diaconi sul cellulare. SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE martedì 17.00-18.00 - Stella mercoledì 07.30-09.00 - Stella 17.00-18.00 - San Bernardo venerdì 09.30-10.30 - Gesù Salvatore 21.00-22.00 - Stella sabato 08.00-10.30 - Stella 08.00-11.00 - San Bartolomeo 09.00-10.00 - San Mar no 15.30-16.30 - Stella 15.30-16.30 - San Francesco