CENTRO SPORTIVO ITALIANO – Comitato Provinciale di Parma P.le Matteotti,9 – 43100 PARMA – Telefono 0521.281226-289870 – Fax 0521.236626 http://www.csiparma.it - E-mail: [email protected] L'itinerario si snoda in luoghi che furono teatro della lunga contesa che oppose Pisa a Firenze. Si inizierà da Calci, situata al centro della Val Graziosa, nota in epoca romana per la fabbricazione dei "coturni", i calzari di cuoio dei legionari, i calcis, da cui prese il nome. Lo stemma della comunità, che vedremo presso una fontana in via Buozzi, presenta appunto tre coturni in campo azzurro. Qui nacquero il papa Eugenio III, pontefice dal 1145 al 1153, ed il pittore Giunta del Gallo detto il Pisano che fu maestro di Cimabue. Dalla Certosa di Calci posta a m 35 si scende all'incrocio, lo si attraversa, si entra nel borgo di Rezzano e, percorsa via dei Madonnoni e via Buozzi ( che piega poi a destra costeggiando il torrente Zambra di Montemagno ) si arriva ad un ponte a due arcate in loc. "Le Corti". Attraversato il piccolo corso d'acqua, si imbocca via Nicosia che, in salita, conduce al malandato Convento Agostiniano di Nicosia ( m 50; 0.20 ). Si segue il segnavia Cai 03 a partire dal piazzaletto antistante l'ancor integro portale di accesso al convento, fondato nel XII secolo per volere di Ugo da Fagiano, Arcivescovo di Nicosia . Le indicazioni ci invitano a svoltare a destra su un sentiero che inizialmente si identifica con una cementata costeggiante un uliveto. Superata sulla destra un'abitazione, il sentiero entra nella vegetazione. Percorsi circa un centinaio di metri, ad un incrocio a T in corrispondenza di una fontana, svoltiamo a sinistra e ci inerpichiamo verso la cima del Verruca. Dopo circa un'ora di faticosa salita, sbuchiamo su una sterrata che seguiamo a sinistra. Sulla strada tagliafuoco aggiriamo il versante nord del monte e dopo circa dieci minuti, sulla destra della sterrata, imbocchiamo un sentiero, via via più stretto, che ci permette di raggiungere l'ingresso principale della Rocca della Verruca, antica fortezza Pisana più volte teatro di battaglie con i Fiorentini. L'ultima cinquantina di metri del sentiero, che corre alla base delle mura, è gradinato nella roccia e largo quanto basta al passaggio di una sola persona alla volta. Ritornati sui nostri passi, poco oltre la deviazione, si apre una larga sella da cui dipartono le sterrate per Montemagno e Vicopisano. Qui inizia anche lo 00 che percorre il crinale dei monti che circondano Calci. Esso, volgendosi prima a nord ovest e poi decisamente a nord, sfiora le Cime di Monte Lombardona (m 630 ), Prat'Erto (m 540 ), e Sasso della Dolorosa, m 682. Sulla nostra sinistra, un'associazione di cacciatori ha eretto il Rifugio San Michele, una struttura in legno, aperta, capace di offrire riparo in caso di maltempo. Più avanti si ergono i ruderi della chiesa di un 'antico monastero. L'abbazia, costruita attorno al 1000 per volere di Ugo di Toscana, era posta sulla direttrice che collegava la pianura pisana a quella lucchese. Attorno alla chiesa, nel medio evo, venne costruito anche un borgo che fu poi abbandonato nel XV secolo, ai tempi delle guerre fra Pisa e Firenze. Ripercorsa a ritroso tutta la sterrata, poco oltre il punto della nostra precedente immissione, si raggiunge un ampio slargo dove inizia una sassosa strada che, con alcuni tornanti, scende alla Focetta ( m 240; 0.40 /2.20 ), punto di convergenza di numerose direttrici. Rispetto al nostro punto di arrivo si imbocca poi la seconda a destra che scende, con pendenza costante, sino alla "piana" di Crespignano e al canale Zambra di Montemagno passando a lato della Torre Upezzinghi di Caprona. La torre, risalente al settecento, apparteneva alla famiglia Upezzinghi che avevano vasti possedimenti in Valdera. Alla base della scoscesa rupe su cui sorge la torre, si apre una dismessa grande cava il cui sfruttamento è iniziato in epoca etrusca come documentano alcuni reperti archeologici costituiti da cippi funerari databili tra il I e il II secolo a.c Dalla sommità del poggio su cui si erge la torre, si domina il borgo di Caprona citato da Dante nel XXI° canto dell'Inferno (*) e il cui castello fu distrutto dai fiorentini quando nel 1433 si impadronirono di Pisa. Una volta raggiunto il torrente, a destra, in una ventina di minuti si ritorna al ponte per Nicosia. ( 1.30/ 3.50 ) (*) Il XXI canto dell'Inferno è dedicato ai "barattieri" cioè a coloro che, per proprio vantaggio, fecero mercato fraudolento della cosa pubblica. Essi sono immersi nella pece e sorvegliati da Malacoda e dai suoi diavoli. Nell'attraversare la quinta bolgia, Dante teme che i Diavoli, troppo remissivi alle esortazioni di Virgilio, tramino qualche inganno. Il suo stato d'animo è simile a quello dei soldati pisani, difensori del borgo di Caprona, che nel 1289 si arresero alla lega guelfa guidata dai fiorentini col patto di aver salva la vita. Per ch'io mi mossi, ed a lui venni ratto; e i diavoli si fecer tutti avanti, sì ch'io temetti ch'ei tenesser patto: così vid'io già temer lì fanti ch'uscivan patteggiati di Caprona, veggendo sé tra nemici cotanti. SCHEDA TECNICA Dislivello: m 500. Tempo: Ore 4.00 escluse le soste ( Se i tempi lo permetteranno, prima di iniziare l’escursione, si visiterà la Certosa di calci ) Partenza alle ore 6,30 da Viale Villetta. Il ritorno è previsto per le ore 20 circa. Pranzo al sacco, scarpe con suola vibram , mantellina, antipioggia, acqua. quota di partecipazione € 20 che comprende il viaggio in pullman