Lavoro all’estero, “la nostra piattaforma segue il mercato. Richiesta di chef? In Irlanda” Cervelli in fuga Sette ragazzi greci hanno creato Movinhand, che punta a fare da tramite tra aziende e potenziali dipendenti nei settori di turismo e ristorazione. "In molti paesi dell'Europa meridionale - spiegano non ci sono possibilità per tutti, ma al Nord non è così" di Ludovica Liuni | 2 febbraio 2016 Commenti (1) Più informazioni su: Lavoro, Turismo Prossima tappa: trasferirsi all’estero. Quante volte lo sentiamo dire ad amici e parenti dopo l’ennesimo colloquio andato male? Mettere in pratica questo proposito, però, non è cosa facile. Anche perché chi ci assicura che all’estero troveremo un lavoro all’altezza della nostra esperienza? Sette ragazzi greci hanno provato a dare una risposta alle incertezze sulla base delle esigenze del mercato. Il risultato è Movinhand, piattaforma web nata un anno fa, che punta a fare tra tramite tra domanda e offerta di lavoro in base alle necessità del paese di arrivo. In sostanza, per evitare di partire a vuoto. L’idea nasce circa un anno fa: “Tutti i nostri amici in Grecia erano più che qualificati ma sottopagati rispetto ai paesi del Nord Europa, e la stessa cosa avviene per Italia, Spagna e Portogallo, così ci siamo chiesti: qual è il problema?”, spiega a ilfattoquotidiano.it Dimitris Vlachos, responsabile del marketing. La risposta era a portata di mano: “Abbiamo capito che nel mondo c’è uno squilibrio tra domanda e offerta e che noi potevamo fare da tramite tra i datori di lavoro e i potenziali dipendenti”. Il trucco, quindi, sta nel combinare richieste e proposte di lavoro. Pubblicità In inglese si dice to match, per noi altro non è che un abbinamento riuscito. Ma non bisogna pensare solo a un freddo calcolo fatto dai computer; dopo la registrazione (gratuita) i potenziali lavoratori vengono seguiti passo dopo passo: “A chi s’iscrive sulla nostra piattaforma non chiediamo solo il curriculum, ma cerchiamo anche di capire quali capacità sono più spendibili sul mercato in un determinato momento”. E una volta trovato un lavoro compatibile, i giovani non vengono abbandonati a loro stessi: “Sul sito ci sono informazioni su biglietti e alloggi, mentre un calcolatore virtuale fa una stima dei costi dell’eventuale trasferimento”. Per ora Movinhand si occupa del settore turistico e della ristorazione: “Lavoriamo con molte catene di alberghi e ristoranti e conosciamo le aree in cui c’è più bisogno di impiegati”. Così se in Italia uno chef non trova lavoro, attraverso la piattaforma scoprirà che in Irlanda c’è una grande richiesta: “In molti paesi del sud dell’Europa non ci sono possibilità per tutti, mentre al Nord c’è un disperato bisogno lavoratori”, spiega. “Uno dei nostri ultimi casi riguarda un ragazzo tedesco che viveva ai Caraibi e ora, attraverso Movinhand, ha trovato un lavoro da manager in un hotel a 5 stelle in Georgia”, racconta Dimitris. Ma fare le valigie per trovare un lavoro migliore non significa scappare: “All’espressione ‘Cervelli in fuga” preferiamo ‘circolazione di cervelli’, perché ha una connotazione meno forte – sottolinea -, d’altronde che c’è di sbagliato in un professionista che non trova opportunità a livello locale e decide di spostarsi?”. Pubblicità Poi aggiunge: “Al giorno d’oggi è sbagliato pensare che un Paese abbia l’obbligo di trattenere tutti i suoi cittadini e al tempo stesso un cittadino non ha il dovere di stare in un posto per il resto della vita”. Il primo passo è superare la mentalità del posto fisso: “Non esiste più il lavoro che dura tutta la vita – spiega -, oggi i lavoratori pensano a se stessi come un brand da potenziare, per questo è difficile che giurino fedeltà assoluta a una singola azienda – ammette -. Il lavoro deve essere stimolante e mettere continuamente alla prova”. Quindi oggi è indispensabile lasciare il paese d’origine per trovare l’impiego dei propri sogni? “Assolutamente no, se riesci a trovare ciò che desideri a casa tua è anche meglio, puoi godere della vicinanza della famiglia – ammette -, ma a volte può essere nel tuo stesso interesse cercare un’opportunità migliore e metterti alla prova”. Il messaggio è chiaro: “Ai giovani non diciamo ‘devi lasciare il tuo paese’, ma più semplicemente ‘Perché non lasci il tuo paese per un po’? È più facile di quanto pensi’”. La sfida dei sette ragazzi greci per il futuro è allargare i propri servizi anche ad altri settori: “Entro l’estate puntiamo a includere nel nostro database anche infermieri e dottori – racconta -, in Grecia c’è il più alto tasso di medici in Europa, mentre dalla Scandinavia arrivano continuamente proposte di lavoro”. Il prossimo match è già pronto.