LA SICILIA MARTEDÌ 20 SE T TEMBRE 2011 ggi Cultura .23 SCAFFALE/1 SCAFFALE/2 Le dimensioni parallele della fisica Pitt sotto il mare incontra la storia I non avvezzi alla fisica quantica ne avranno sentito volgarmente parlare in merito alla celebre serie tv «Lost», che col suo episodio finale costrinse addirittura il presidente Obama a rinviare il discorso d’insediamento: quegli oscuri paroloni sono i pilastri su cui – in modo naif e con ampia libertà di manipolazione romanzesca – gli ispirati autori della fiction posero le basi giustificative per districare le matasse spazio-temporali, di dimensioni parallele e di diversi mondi possibili presenti nei loro script. Nella realtà, il libro di Roger G. Newton – storico della scienza ed emerito fisico presso l’università dell’Indiana, Stati Uniti – dal titolo «La fisica dei quanti sfida la realtà», uscito per Edizioni Dedalo, sviscera i diversi atteggiamenti di due grandi scienziati di fronte alle prospettive della meccanica quantistica: Einstein la riteneva descrizione incompleta e indiretta della realtà fisica; Bohr, al contrario, sostenne come la realtà fisica non potesse essere dedotta a priori, ma fondata su esperimenti diretti. Il libro ripercorre la storia di questa sfumata disciplina, focalizzando l’attenzione sulla sua interpretazione. La padronanza della fisica e delle sue formulazioni permette all’autore di sintetizzare, chiaramente, argomenti che dovrebbero far parte della cultura comune: uno strumento per colmare il gap fra le nuove prospettive empiriche e il sapere condiviso. In tante avventure Dirk Pitt, l’eroe creato dalla penna di Clive Cussler, si è imbattuto in diversi misteri legati alla storia antica ma nell’ultimo romanzo «Alba di fuoco» (Longanesi) all’ingegnere marino lo scrittore di bestseller assegna l’ardua impresa di ritrovare una nave scomparsa che trasportava oggetti appartenuti a Gesù. Da un ritrovamento casuale nel Mar Egeo scaturisce, infatti, una vicenda in cui si mescolano reperti d’epoca romana, che raccontano la storia di una nave inviata dall’imperatore Costantino alla madre con a bordo il sacro corredo del Redentore e una sua immagine, un’imbarcazione di pirati ciprioti e un relitto di epoca ottomana. Cussler mescola antiche storie con attentati terroristici e furti messi in atto da un’organizzazione segreta che mira a far scoppiare una guerra fra Israele e gli Stati Arabi, dando vita a una narrazione ampia e interessante dove la vicenda principale è incrociata con altre secondarie ambientate in luoghi suggestivi come Gerusalemme o Istanbul; ai figli di Pitt, Summer e Dirk Junior, tocca affrontare, la prima in Gran Bretagna, il secondo in Israele, le ricerche storiche e archeologiche sul carico della nave romana scomparsa, così prezioso e pericoloso da causare la morte di uno studioso inglese venuto in possesso della lista di carico che riporta anche un misterioso «Ossario di G.». GIUSEPPE CIOTTA ANNALISA STANCANELLI Angelo Scandurra, raffinatissimo editore, ha dato alle stampe questo preziosissimo scritto del critico catanese, finora sfuggito alle ordinarie logiche editoriali MD E G U STI B U S M Corruzione? E’ soltanto una questione «estetica» SERGIO SCIACCA lcuni scrivono poesia come esercizio calligrafico, e se hanno mano ferma creano disegni nitidi e applauditi. Altri, pochissimi, scrivono poesia come riflessione pensosa sulla propria vita, da condividere sentimentalmente con gli altri. Sono i veri poeti. Altri ancora sanno discernere nei versi altrui quei tratti vitali e sanno, cosa ancora più difficile, comunicarli al lettore, che impara a cogliere i cenni, a svilupparli in sé, a condividerli. Di questi era Carlo Muscetta (1912-2004), grande critico militante che molti a Catania hanno avuto la ventura di conoscere, amare e venerare. Tra questi Angelo Scandurra, raffinatissimo editore di poesia che puntualmente dà alle stampe qualche preziosissimo scritto del Maestro, sfuggito alle ordinarie logiche editoriali. Il volume appena uscito dai torchi (Carlo Muscetta-Alfonso Gatto, Il girasole edizioni), su carta appositamente tirata a mano e con l’impaginatura che si conviene a chi ama il libro come tangibile contrassegno dell’amore per la vita, riporta le pagine di Carlo Muscetta dedicate o indirizzate ad Alfonso Gatto (1905-1976). Critica non formale, per poesie non casuali, in un periodo (quello del fascismo) in cui la scelta di stile era anche scelta di una vita di parte. Direi partigiana se l’aggettivo non creasse equivoci. Non si pensi alla poesia come formalità del suddividere il discorso contando le sillabe e apponendo gli accenti in determinate sedi. Era poesia anche quella che Carlo Muscetta, allora poco più che trentenne, indirizzava all’amico Alfonso descrivendo le proprie peripezie automobilistiche, raccontando degli andirivieni della politica, dei tortuosi tornanti cui costringeva i giovani che volevano restare autonomi nel pensiero. Esperienze personali, reciproca fiducia nel prevalere dell’arte sulle A CARMELO STRANO Tra Muscetta e Gatto poesie specchio di anime e di tempi minuscole ragioni del sopravvivere quotidiano. E’ una esperienza di gioventù. Mi sono commosso vedendo le foto di Muscetta giovane, con i suoi amici: con la giacca, la cravatta e l’atteggiamento imbarazzato di chi attende lo scatto del fotografo. Ma in quello sguardo sicuro vedo lo scintillio che ho conosciuto nel Maestro degli anni ruggenti, nel lettore geniale del Parnaso italiano e del Parnasse francese. Il libro, tra analisi ed epistole, è un vero libro di poesia, cioè una successione di sentimenti autentici e lirici slanci nelle contingenze quotidiane. Fin dalla introduzione di Vincenzo Frustaci (spirito critico finissimo e animo poetico lui stes- so), talmente immerso nel fluire della poesia che non si riesce facilmente a distinguere quello che è prefazione e quello che è il vero saggio poetico sulla scrittura di Alfonso Gatto. Forse potremmo dire che questo è un libro di poesia totale. Che coinvolge il lettore spingendolo ad unirsi anche lui al simposio delle Muse. E non è solo questo: con le sue note, con la sua ricostruzione minuziosa di dati e fatti della vita del poeta e del suo commentatore il volumetto costituisce anche un contributo imprescindibile per chi vuole studiare con sicurezza la poesia e la critica letteraria italiana nel periodo più fervido della creatività italiana dello scorso secolo. IL LIBRO «L’insegnamento della mezzana» Viviamo in tempi decisamente sospetti, quanto a bordelli governativi e cortigiane d’alto rango: a costoro raccomandiamo dunque la lettura del Kuttanimata (Cairo ed., pp. 174), prezioso manuale d’uso composto in lingua sanscrita nell’ultimo ventennio dell’Ottavo secolo da Damodaragupta, ministro del re del Kashmir, poeta e protettore delle arti. Kuttanimata alla lettera significa "L’insegnamento della mezzana": tradotto per la prima volta dal sanscrito da Genevienne Pecunia, racconta l’apprendistato di Malati, una giovane cortigiana che viene istruita da una mezzana vecchia e laida per sedurre uomini facoltosi. Inframmezzati da gustosi inserti novellistici, gli insegnamenti della mezzana rappresentano, oltre che un utile vademecum per le cortigiane d’oggi, anche un’esauriente casistica della professione, con le sue varie declinazioni che vanno dalla semplice prostituta (veshya) alla cortigiana di lusso (ganika), passando attraverso figure come quelle della serva (cetika) e della schiava (dasi) per arrivare alle prostitute di Stato. GUIDO CASERZA JEAN HOUEL «VIAGGIO A CATANIA», INTRODUZIONE DI CARLO RUTA Una «foto» di Catania e dell’Etna di fine ’700 ANTONIO BLANDINI stato recentemente pubblicato un attraente libretto dell’Edi.bi.si: Jean Houel «Viaggio a Catania», introduzione di Carlo Ruta (Messina luglio 2011 pag. 77, della collana "Percorsi e civiltà"). Tradotto in italiano da Annamaria De Somma il testo è tratto, unitamente alle illustrazioni riproducenti 13 delle 264 tavole a guazzo, conservate al Louvre e all’Ermitage, da «Voyage pittoresque des isles de Sicile…» e contiene il resoconto del secondo tour compiuto dal celebre viaggiatore francese nel capoluogo etneo, durante il soggiorno isolano dal 1776 al 1780. Assai interessante la descrizione «fotografica» che il pittore-architetto di Ruen fa dell’eruzione d’acqua dell’Etna nel 1775, dell’ascesa del vulcano, della grotta delle capre, della torre del filosofo e del- E’ LA FOTO DI COPERTINA DEL VOLUME DI HOUEL iente filosofi. Combinano guai. Almeno quelli veri, cioè coloro che producono un aggiornamento del pensiero per mezzo del proprio. Gli storici della filosofia vanno bene. Come qualsiasi altro specialista delle cose "fatte". L’importante è non essere immersi capo e piedi nel proprio frullatore. Quanto segue posso dirlo perché non mi occupo di storia frontalmente. Si può escludere quindi l’autopromozione. Dunque, la politica, non solo nazionale (anche se il Nobel, se fosse previsto per questa materia, lo avremmo già riscosso), è in una condizione di minimi epocali. Politica: il sistema che governa la «polis». Politici: coloro che assolvono a questo compito. Sacrificandosi, concettualmente parlando, e talvolta autoremunerati dalla passione. Concussione? Corruzione? Finanziamenti illeciti? Ma perché perdere tempo ad esternare sorpresa o raccapriccio. Leggere un po’ di storia o anche i classici del mondo greco, e soprattutto romano (ahi, questa Urbe!), servirà a quietarsi. Il problema è estetico. Ossia, nel modo in cui lo si fa. È il modo negativo che sottolinea la decadenza. Quando lo è? Quando la pratica del reato è: a) quotidiana; b) l’unica molla dell’agire; c) priva di veli e di pudore d) spavalda; e) fiduciosa nell’appoggio e nella compiacenza dell’establishment e nell’indifferenza dei consociati stanchi. Una nota di colore: i panni sporchi si lavano in casa. Conseguenza: chi è senza peccato (rosso, bianco, destro, sinistro, alto, basso, nord, sud) scagli la prima pietra. E nessuno la scaglia. Ma ecco un altro segno del modo negativo. I misfatti sul denaro pubblico sono spesso collegati al fare, a un progetto. Cosa accade? Che la cosa è fatta male o punto. Ma si farà bene quell’altra cosa. Forse, così, il quadro clinico è completo. Ma che dico, quadro clinico! Significherebbe il riconoscimento di uno stato morboso. Mentre tutto è normale, fisiologico. L’importanza dell’estetica, del modo. La cosa non la sconfiggerai mai. Con l’estetica puoi cercare di contenerla. Firme illustri di questo giornale, come Barcellona, Giarrizzo, Pippo Vecchio, saprebbero indagare estesamente e disciplinarmente su questi spunti. Aggiungo: siamo in tempi di virtuosità, ossia di vita sociale ed economica da affidare all’equilibrio tra economicità e qualità (quest’ultima ineludibile). Tale stato impone realismo. E allora delle e sulle cose inevitabili si invochi la loro sostenibilità. Concussioni, frodi, e tutto il pertinente vocabolario specialistico: tutto sostenibile. Non possiamo dire ciò che ufficialmente non va detto per principio etico. Ma: per favore, copriamoci di pudore, di eleganza. Darete poi libero sfogo alla contrazione chiacchierando coi direttori delle vostre banche. Siate sostenibili (in questo caso: sopportabili, pure). Ispiratevi ai padri della Patria: eleganti nell’abbigliamento, nel gesto, irreprensibili sempre. L’alternativa alla soluzione estetica? Nerone e la sua follia, con la sua lira (l’euro non era ancora arrivato) e il suo bel canto stonato. E niente filosofi, fatevi aiutare dagli intellettuali di materie storiche: vi daranno un contributo di buon gusto. E poi li cacciate via. Perché rompono assai. N A fianco: Carlo Muscetta, Guido Dorso e Alfonso Gatto nei primi anni Trenta. Sotto, Carlo Muscetta nel suo studio l’escursione alla bocca del cratere centrale, di Randazzo e dei resti dell’antichissima Tissa, sulla strada per Taormina e dell’acquedotto sul Simeto. Alla città etnea risorta, come araba fenice, dal terremoto del 1693, riserva pagine memorabili dalle quali emerge l’ammirazione verso il re di Napoli e il principe di Biscari il quale, prima ancora che su Porta Uzeda fosse apposta, nel 1780, la significativa scritta «DOM/ Sapientiae, et bonis artibus», aveva ricevuto l’incarico di «ispettore dei monumenti antichi». Catania, forse, è l’unica città al mondo dedicata alla «Sapienza e alle belle arti!». Il disegno dell’anfiteatro, che accompagna l’esame dell’insigne monumento, ne costituisce preziosa testimonianza topografica prima del suo inspiegabile interramento, mentre suscita tanta curiosità la descrizione dell’obelisco «egiziano» della Platea Magna legata alla rievocazione della festa di Pentecoste, definita dall’esigente turista «bizzarra e pittoresca», che si teneva portando in processione rami d’albero e l’immagine della Vergine in piazza Duomo. Grazie agli acquarelli di Houel conosciamo come si presentavano i «Bagni antichi», cioè le Terme, dell’Indirizzo e del Tempio di Bacco (Achilliane), sotto la Cattedrale che lo scrittore asserisce, riferendosi ad un inattendibile Pietro Carrera, fosse stata dedicata in origine alla Vergine Maria prima di essere nuovamente ricostruita, riconsacrata e intitolata a S. Agata. Un’affascinante visita virtuale all’interno del Tempio ce lo mostra parato per la «prima festa di S. Agata» in uno stile sontuoso se non lussuoso con la vara della Patrona, il 5 febbraio, nella navata centrale, quando ancora non si teneva il giro interno. Il riferimento alla «festa della Mietitura» ricorda le feste di Cerere e la parte conclusiva, arricchita dalle pitture del Castagno dei cento cavalli e dalla carta della Sicilia del «Voyage», è riservata al Bagno antico di Adranum e ai costumi delle donne di «Aderno».