discipline Scienza fondamentale progresso delle conoscenze e ricadute d’interesse pratico Giovanni Vittorio Pallottino Guardando ad alcune importanti scoperte del secolo scorso si colgono i progressi ottenuti dalla sinergia tra scienza e tecnologia. La ricerca va quindi sostenuta. Ma quale tipo di ricerca: libera o finalizzata? «Studia prima la scienza, e poi seguita la pratica, nata da essa scienza. Quelli che s’innamoran di pratica senza scienza son come ‘l nocchier ch’entra in navilio senza timone o bussola, che mai ha certezza dove si vada. Sempre la pratica deve essere edificata sopra la bona teoria». Leonardo 〈〉 〈 〉 Alla domanda «È vero che Marco non è sposato?» ci aspettiamo in risposta qualche ragione che ha impedito a Marco di formarsi una famiglia e alla domanda «È vero che Giovanni è un imbroglione?», ci aspettiamo di venire a sapere in base a quali elementi Marcello ritiene Giovanni un imbroglione. (A) e (B) sono due esempi di circolo vizioso (detto anche petitio principii o diallele), ossia ragionamenti nei quali la conclusione è assunta tra le premesse. È opportuno sottolineare che, dal punto di vista logico, contrariamente a quanto talvolta taluni affermano, siamo in presenza di ragionamenti logicamente corretti (se la conclusione compare fra le premesse, assumere la verità delle premesse garantisce banalmente la verità delle conclusione). Il punto è che, nel linguaggio comune, normalmente, un ragionamento, come dice il termine, dovrebbe fornire delle «ragioni» a sostegno della verità della conclusione, cosa che non avviene in (A) e in (B). Consideriamo ora il seguente ragionamento: (C) «Marcello è un esperto di informatica. Marcello mi ha detto che il software X è inutile. Quindi il software X è inutile». È facile convincersi che (C), diversamente da (B), non è logicamente corretto. Anche se è vero che Marcello è un esperto di informatica, non è detto che conosca tutti i software, e quindi che si debba prendere come oro colato quanto ha affermato a proposito del software X. Inoltre, anche 〉 L La scienza fondamentale, come è ben noto, mira a rispondere alle naturali curiosità dell’uomo e ad accrescere quindi le nostre conoscenze sulla realtà attorno a noi. Curiosità disinteressate, cioè non orientate a risultati pratici ma soltanto a capire e a conoscere, che l’uomo ha manifestato da quando ha acquisito coscienza. D’altra parte sappiamo anche che i beni materiali e la qualità della vita di cui l’umanità dispone oggi, in particolare nei Paesi industrializzati, senza precedenti nella storia, derivano da uno sviluppo industriale che ha le sue fondamenta proprio nel progresso delle conoscenze, a differenza dei tempi passati, secoli addietro, quando le tecnologie erano basate su conoscenze di natura più empirica che scientifica, e provenivano soprattutto dall’esperienza diretta di tecnici e artigiani. Di qui l’intreccio virtuoso fra scienza e tecnologia, per cui la scienza conduce a progredire le tecnologie, non foss’altro che per disporre degli strumenti necessari ai suoi avanzamenti, mentre l’impiego di nuove tecnologie conduce a risultati scientifici grandiosi e inaspettati. Un esempio straordinario e illuminante dell’impiego di nuovi strumenti è lo sviluppo dell’astronomia dell’invisibile, nella seconda metà del secolo 〉 qualora Marcello usasse abitualmente il software X, e quindi fossimo sicuri che ha competenze specifiche in merito, potremmo immaginare situazioni in cui la sua affermazione può non essere attendibile (ad esempio, Marcello aveva bevuto troppo, oppure Marcello ha elaborato un software in concorrenza con X). Ragionamenti come (C), seppur in molti casi convincenti, vengono detti fallacie ad auctoritatem: in essi la conclusione è giustificata dall’autorevolezza di chi la sostiene. Tuttavia, anche gli esperti possono sbagliare e quindi non possiamo essere certi che la verità della conclusione sia garantita dalla verità delle premesse. Vi sono poi casi in cui si giustifica in modo improprio la conclusione con l’autorevolezza di un esperto, che però può non avere le giuste competenze. Ad esempio: (D) «Rubbia ha vinto il premio Nobel per la fisica. Rubbia afferma che nel prossimo anno l’inflazione crescerà. Quindi nel prossimo anno l’inflazione crescerà». È del tutto ovvio che un grande fisico può non avere alcuna competenza in campo economico, e il ragionamento, oltre a non essere logicamente corretto, a differenza di (C), non appare condivisibile. Dario Palladino - Università di Genova 〈 NUOVA SECONDARIA - N. 7 2009 - ANNO XXVI 87 discipline scorso, che ha condotto a una visione dell’Universo straordinariamente più ricca di quella fornita dall’astronomia tradizionale. Visione che del resto aveva già attraversato una rivoluzione, grazie a Galileo, con il superamento delle osservazioni a occhio nudo, dopo millenni, grazie all’impiego degli strumenti ottici sviluppati a quel tempo. Ma la ricerca scientifica costa. Sicchè di fronte a spese, talvolta assai ingenti, per attività quali l’esplorazione diretta dello spazio extraterrestre oppure la costruzione di grandi macchine acceleratrici per lo studio della più intima costituzione della materia, è naturale chiedersi se non sia piuttosto il caso di spostare l’impegno verso ricerche applicative, orientate per obbiettivi, ossia mirando a risolvere problemi concreti. Individuando quindi i temi di ricerca a livello politico, invece che affidandone la scelta alla comunità scientifica, attraverso decisioni prese da assemblee legislative che rispondono alla naturale esigenza di ottenere risultati a breve termine piuttosto che impegnarsi in investimenti a lungo termine (secondo il criterio per cui gli elettori di domani ancora non votano…). E si può anche porre in questione l’utilità stessa della ricerca fondamentale, sollevando la stessa domanda che il ministro britannico Gladstone rivolse a Michael Faraday al tempo della scoperta dell’induzione elettromagnetica: «a che cosa serve?». Domanda del resto assolutamente legittima. della globalizzazione. Si capisce quindi che senza svolgere un’adeguata ricerca fondamentale che garantisca, oltre all’acquisizione di nuove conoscenze, anche la formazione di personale competente, qualsiasi investimento rivolto a ricerche di tipo applicativo in vista di risultati diretti potrebbe rivelarsi illusorio perché sostanzialmente sterile. Probabilmente però la risposta più convincente riguarda il valore pratico, anche in termini economici, della ricerca fondamentale, più precisamente delle sue ricadute, sia quelle prevedibili che, soprattutto, quelle impreviste, che è assai maggiore di quanto s’immagini comunemente. Per cui si potrebbe anzi arrivare addirittura a concludere che per ottenere risultati di indiscutibile, rilevante ed essenziale valore economico occorra investire nella ricerca libera piuttosto che in quella finalizzata. A questo scopo nel seguito consideriamo quattro ritrovati di particolare rilevanza, introdotti nel quadro di attività di ricerca fondamentale nel corso degli ultimi due secoli: la pila (Alessandro Volta), i raggi X (Wilhelm Röntgen), il laser (Charles Townes e Theodore H. Maiman) e il Web (Tim Berners-Lee), trascurando quindi i numerosissimi altri casi di interesse allo stesso proposito, e soltanto menzionando una recente iniziativa della NASA1 rivolta a illustrare al grande pubblico alcune delle numerose applicazioni pratiche dei ritrovati sviluppati per tutt’altri motivi nel corso dei programmi di ricerca spaziale. È importante osservare che sia la scoperta dell’effetto Volta e l’invenzione della pila sia la scoperta dei raggi X costituiscono ricadute inattese e impreviste di attività di ricerca libera: nessuno infatti aveva commissionato a Volta o Röntgen le attività necessarie allo sviluppo dei loro ritrovati e anzi nè Volta nè Röntgen avevano la William Gladstone, all’epoca Cancelliere dello Scacchiere, fu invitato a una dimostrazione dell’apparato di Michael Faraday per generare l’elettricità, l’ultima più pallida idea di cosa sarebbbe derivato dalla meraviglia della scienza. Faraday predispose l’esperimento e lo fece funzionaloro attività di laboratorio. Diverso è il caso del re, mentre Gladstone osservava freddamente. Al termine della prova, Gladstolaser, che fu realizzato in un laboratorio indune restò in silenzio per un attimo e poi disse a Faraday: «È molto interessante, striale seguendo una precisa indicazione teorisignor Faraday, ma a che cosa serve in pratica?». «Un giorno, signore, voi poca, sebbene anche qui non si avesse alcuna idea trete ricavarne una tassa» replicò Faraday. delle sue possibili ricadute, che si sono poi dimostrate assolutamente eccezionali. Ancora diA tale domanda si possono dare varie risposte. La più fonverso è il caso del Web, per cui l’origine dell’innovazione ridata in linea di principio è quella basata sul riconoscimento siede in un’attività orientata, mirata a favorire comunicadel valore culturale della scienza come bene pubblico di inzioni efficaci fra gli scienziati impegnati in ricerche di fisica teresse generale e dunque oggetto di necessaria promozione fondamentale. Cioè si tratta di una ricerca non «di» fisica da parte della società. Che tuttavia per risultare convincente ma svolta «per» la fisica. Ma anche in questo caso le ricarichiede la condivisione o almeno la comprensione di questi dute del ritrovato, veramente straordinarie, non erano cervalori, cosa tutt’altro che scontata. Certamente più efficace è tamente previste dal suo ideatore. Osserviamo infine anche il discorso secondo il quale senza ricerca fondamentale non che tutti questi ritrovati, con una sola eccezione, non sono si disporrà mai delle conoscenze necessarie per svolgere ristati oggetto di brevetti, sicchè si trovano a disposizione di cerche di natura applicativa. E d’altra parte lo svolgimento tutti, per il beneficio complessivo della società umana. L’ecdi attività di ricerca fondamentale è essenziale perché l’uni cezione riguarda il caso del laser, per cui si è verificata inversità possa impartire una formazione aggiornata di alto livece una vera e propria guerra di brevetti2, che si è protratvello. Questa è infatti un’esigenza a cui non si può sfuggire ta a lungo ed è stata anche piuttosto aspra. in una moderna «società della conoscenza», dove si richiede la disponibilità di quadri di elevata competenza scientifica, tecnica, economica e manageriale. Quadri che possiedano cioè un know-how aggiornato, senza il quale non vi è speran1. http://www.nasa.gov/externalflash/nasacity/landing.htm. za per l’innovazione e quindi per la competitività nel quadro 2. http://materials.usask.ca/interestingtopics/files/PatentWars.pdf. 88 NUOVA SECONDARIA - N. 7 2009 - ANNO XXVI L’effetto Volta e la pila elettrica discipline La scoperta dell’effetto Volta e l’invenzione della pila elettrica si collocano nell’ultimo decennio del Settecento. La vicenda ha origine quando il fisiologo bolognese Luigi Galvani osserva la deposizione elettrolitica (galvanostegia) alla raffinazione che gli arti di una rana scorticata sono soggetti a contrazioni dei metalli. E oggi? A due secoli di distanza, la pila è tuttora quando si trovano a contatto con dei conduttori metallici, atun dispositivo di larghissimo impiego, con un mercato attribuendo il fenomeno a una particolare forma di elettricità, da torno a 60 miliardi di dollari l’anno: essenziale per alimentalui denominata elettricità animale3. Il fisico comasco Alessanre gli apparecchi portatili, oltre che usatissimo nelle automodro Volta, dopo aver ripetuto gli esperimenti di Galvani, attribili nella forma degli accumulatori o batterie secondarie. buisce invece la causa del fenomeno all’azione dei metalli, che a suo parere non vanno considerati come semplici conduttori ma come «veri motori di elettricità». La scoperta dell’effetto I raggi X: una scoperta imprevista Volta è sancita dall’affermazione «È la diversità de’ metalli che fa’». Fra Galvani e Volta nasce allora una disputa, alla quale Negli ultimi decenni dell’Ottocento vari scienziati si dedicapartecipano anche altri scienziati, che si conclude nel 1799, rono allo studio dei fenomeni prodotquando Volta giunge a realizzare la ti dal passaggio della corrente elettriprima pila elettrica. Egli dispone ca attraverso gas a bassa pressione. Il coppie di conduttori fatti di metalli dispositivo sperimentale impiegava il diversi collegandole attraverso «tubo di Crookes», chiamato così dal «conduttori umidi», cioè stoffa imnome del chimico e fisico inglese Wilbevuta di una soluzione acida, otteliam Crookes: un recipiente di vetro a nendo in tal modo un flusso contitenuta nel quale erano inseriti degli nuo di cariche elettriche, cioè una elettrodi metallici fra i quali si applicorrente elettrica. L’importanza di cava un’opportuna differenza di poquesto risultato sta nel fatto che esso tenziale. Qui va ricordato che i tubi di separa nettamente l’epoca precedenCrookes sono i progenitori delle mote, quando usando le macchine eletderne lampade fluorescenti come putrostatiche si potevano produrre solre dei tubi a raggi catodici, fino a ieri tanto piccole quantità di carica eletutilizzati nei televisori e nei visori dei trica, da quella successiva, quando la calcolatori; e anche che fu l’impiego disponibilità delle correnti elettriche di questo stesso dispositivo a conduravrebbe condotto a progressi eccere a due scoperte centrali nello svizionali delle conoscenze: prima luppo della Fisica: l’elettrone (J.J. sull’elettricità, poi sul magnetismo e Thompson nel 1895) e i raggi X. Alessandro Volta quindi nella direzione della teoria Quest’ultima scoperta avvenne l’8 generale di Maxwell con l’unificanovembre 1896, quando il fisico tedezione di elettricità, magnetismo e ottica. Ma si devono anche risco Wilhelm Konrad Röntgen (1845-1923), professore all’unicordare le numerosissime applicazioni pratiche delle correnti versità di Würzburg, era intento a studiare le proprietà dei elettriche degli anni successivi, fra le quali la telegrafia spicca «raggi catodici» (fasci di elettroni) prodotti grazie a una scaper importanza. rica elettrica in un tubo di Crookes. In quell’occasione gli capitò di osservare che una lastra ricoperta di sostanze fluorescenti, che si trovava nel laboratorio a qualche distanza dal La pubblicazione dell’invenzione della pila avviene il 20 tubo, diventava luminosa. Questo fatto, del tutto inaspettamarzo 1800 con una lettera di Volta alla Royal Society di to, attrasse l’attenzione dello scienziato il quale comprese suLondra, la più prestigiosa istituzione scientifica del tempo. bito che doveva trattarsi di un fenomeno sconosciuto, che La comunicazione descrive assai accuratamente l’apparato meritava un’attenta investigazione. Dopo giorni e giorni di sperimentale, in modo tale da poterlo riprodurre assai facilincessante lavoro in solitudine, Röntgen concluse che la mimente, e infatti avviene proprio così. Appena poche settimasteriosa radiazione prodotta dalla scarica elettrica nel tubo ne dopo, il chimico inglese William Nicholson utilizza la corpoteva, a differenza della luce, attraversare la materia, e inolrente fornita dal nuovo dispositivo per realizzare la prima tre che essa non era costituita da particelle dotate di carica elettrolisi dell’acqua, cioè la decomposizione di questa soelettrica, e quindi non si trattava di raggi catodici (cioè eletstanza nei suoi elementi costituenti, idrogeno e ossigeno. E pochi mesi dopo il fisico tedesco Wilhelm Ritter utilizza una pila per realizzare il trasporto di un metallo (rame) fra i due elettrodi di ciò che oggi chiamiamo una cella elettrolitica: un procedimento ricco di impieghi pratici che si estendono dal- 3. L’elettricità animale, una realtà che fu scoperta in seguito e che ha un ruolo essenziale nella diagnostica medica, non aveva in effetti nulla a che fare con l’osservazione di Galvani. NUOVA SECONDARIA - N. 7 2009 - ANNO XXVI 89 discipline presenza di un fotone di opportuna energia, emettere un altro fotone, identico in tutto e per tutto al primo, cioè un vero e proprio clone. La verifica sperimentale di questa idea, ritenuta peraltro inattuabile da alcuni illustri fisici teorici, si deve al fisico americano Charles Townes (1915). Questi realizzò per la prima volta l’emissione stimolata, nel 1953, utilizzando radiazione a microonde, con un apparato e un processo che egli troni). Inoltre, ponendo la sua mano fra il tubo generatore e chiamò maser (microwave amplification by stimulated emission la lastra fluorescente, egli ottenne un’immagine che ne rapof radiation). In molti laboratori, negli anni successivi, gli presentava l’interno, con il dettaglio delle ossa: la prima «rascienziati svilupparono idee e tecnologie per riuscire a readioscopia» della storia. Poiché i raggi X (che Röntgen chiamò lizzare lo stesso processo usando però onde luminose. La così dal simbolo usato in matematica per rappresentare una realizzazione del «maser ottico», cioè la nascita del laser (ligrandezza incognita) risultavano in grado di impressionare ght amplification by stimulated emission of radiation), avvenne una lastra fotografica, il passo successivo fu la realizzazione nel 1960, nei laboratori di ricerca deldi «radiografie». la Hughes, per opera del fisico americano Theodore Harold Maiman Nel dicembre del 1895 Röntgen, con (1927-2007) che utilizzò un cristallo l’articolo «Über eine neue Art von sintetico di rubino per ottenere luce Strahlen» (Su un nuovo tipo di ragrossa con lunghezza d.onda di 694 gi) informò dei suoi risultati la conanometri. Il premio Nobel fu poi munità scientifica e nel mese seguenconferito nel 1964 a Townes, assieme te tenne una conferenza nella quale ai fisici russi Nikolay Basov e Alekdiede una dimostrazione pubblica sandr Prokhorov, che avevano condella nuova radiazione, destando cotribuito indipendentemente a queste sì il più grande interesse, fra gli ricerche. scienziati come nel pubblico. Come è Gli anni successivi vedono lo sviluppo facile immaginare, i raggi X trovarodi una estesa varietà di tipi di laser, fra no presto impiego in campo medico cui quelli a semiconduttore nei quali il e nel seguito le tecniche radioscopiprocesso laser si svolge quando sono che e radiografiche ebbero larghissiattraversati da una corrente elettrica a ma diffusione, rappresentando un tensione molto più bassa dei laser trapasso avanti essenziale nella diagnodizionali, cosa che ne facilita grandestica, portando fra l’altro allo svilupmente l’impiego. La produzione indupo di una nuova industria di noteWilhelm Röntgen striale dei laser a semiconduttore si vole importanza. Nel corso degli anvaluta di oltre un miliardo l’anno, maggiore di tutte le altre ni i raggi X trovarono anche numerosi altri impieghi pratici, versioni di questo dispositivo. Tra le innumerevoli applicaziofra i quali menzioniamo soltanto, per la sua particolare imni dei laser, molte anche di rilevante importanza economica, portanza, l’individuazione di eventuali difetti interni di matevanno menzionate almeno quelle riguardanti le telecomunicariali e manufatti nell’ambito delle prove tecnologiche dette «non distruttive». Per la sua scoperta, nel 1901 Röntgen ricevette il premio NoLaser da laboratorio. bel per la Fisica, ma non volle brevettare il suo ritrovato né trarne alcun profitto, considerando la scienza come un patrimonio comune, aperto al beneficio di tutti. Il laser: le innumerevoli applicazioni di un’idea di Einstein La scoperta del laser, nel 1960, non avviene certamente per caso. Ma anche qui l’imprevisto ha un ruolo essenziale dato che nessuno avrebbe immaginato la straordinaria utilità del ritrovato e soprattutto l’estrema varietà dei suoi impieghi. La teoria essenziale del laser, chiamata emissione stimolata, era stata sviluppata da Einstein parecchi anni prima, nel 1917, stabilendo che un atomo eccitato energeticamente poteva, in 90 NUOVA SECONDARIA - N. 7 2009 - ANNO XXVI zioni, le lavorazioni meccaniche, la chirurgia (in particolare dell’occhio), le misure di distanza e la lettura dei CD. Ricordiamo tuttavia che quando il primo laser venne realizzato, nel 1960, molti lo considerarono una bellissima dimostrazione di un interessante fenomeno fisico, ma di scarso interesse pratico, cioè poco più di una curiosità di laboratorio. Tanto che si disse trattarsi di una brillante soluzione in cerca di un problema. Queste previsioni erano però destinate a essere totalmente smentite dai fatti, dato che questo ritrovato rappresenta certamente uno dei prodotti della ricerca che ha trovato il maggior numero di impieghi pratici nei campi più diversi. Il Web: una tecnologia rivoluzionaria nata nel mondo della ricerca pura Il problema affrontato dal fisico inglese Timothy Berners-Lee (1955) non riguardava direttamente la fisica delle particelle, cioè il tema centrale delle ricerche che si svolgono nei laboratori del CERN4 a Ginevra. Si trattava infatti di sviluppare una tecnologia informatica rivolta a favorire lo scambio di informazioni, in modo rapido ed efficace, fra i membri delle grandi collaborazioni di ricerca operanti nel campo della fisica delle alte energie, che sono tipicamente costituite da decine o addirittura centinaia di ricercatori. Con l’obiettivo di mettere agevolmente in comune tutto il materiale di lavoro, in particolare per quanto riguarda la scrittura di rapporti e di lavori scientifici, e lo sviluppo dei programmi per la gestione degli apparati e l’analisi dei dati. La soluzione proposta da Berners-Lee, che segna la nascita del Web, è esposta in un documento del 12 novembre 1990, intitolato «WoldWideWeb: Proposal for an HyperText Project». Tale soluzione si basa sulla tecnica del collegamento dinamico, detto ipertestuale5, estendendola dal collegamento fra le parti di un singolo documento o fra più documenti residenti in una stessa macchina a quello, estremamente più ricco di potenzialità e di prospettive, fra documenti che si trovano in calcolatori diversi, anche a distanza, connessi fra loro da una rete di comunicazione quale Internet. Ciò richiede evidentemente lo sviluppo di programmi che consentano di attuare la navigazione attraverso la rete, fornendo accesso diretto da una macchina ai documenti (testi, programmi o altro) memorizzati nelle altre macchine ad essa collegate. E infatti nel rapporto del 1990 viene discusso un programma di questo tipo, a cui viene attribuita la denominazione di «browser» (navigatore). Nei mesi successivi Berners-Lee realizza e mette in funzione il prototipo del nuovo sistema, che per la sua efficacia incontra grande favore prima al CERN e presto anche negli ambienti di ricerca operanti nell’ambito delle grandi collaborazioni. Il primo server Web in Usa viene realizzato a Stanford nel 1991, offrendo ai fisici di tutto il mondo l’accesso a una grande raccolta di documenti scientifici. Gli sviluppi successivi riguardano la diffusione del Web al di fuori dell’ambito scientifico, che avviene grazie alla scelta illuminata del CERN di mettere questa tecnologia a libera discipline Del primo laser si disse: una brillante soluzione in cerca di un problema. disposizione di tutti. Come ben sappiamo la crescita è veramente esplosiva: si valuta infatti che ben oltre un miliardo di utenti di Internet abbiano oggi accesso, grazie al Web, all’innumerevole materiale memorizzato in centinaia di milioni di server. E infatti è stato detto che questo nuovo metodo di comunicazione sta avendo un impatto sulla società umana paragonabile a quello dell’invenzione della stampa6. Ma va anche sottolineato, come ricaduta importantissima per la società umana, lo sviluppo di attività e di industrie totalmente nuove, di enorme rilievo dal punto di vista economico oltre che occupazionale. L’apologo dell’imperatore romano e della ricerca di comunicazioni veloci La rapidità delle comunicazioni era essenziale per la sopravvivenza dell’impero romano, in particolare per trasmettere ordini alle legioni che dovevano accorrere a difenderne i confini. Sicchè l’imperatore convocò i sapienti chiedendo loro proposte mirate a velocizzare le comunicazioni a distanza, al tempo affidate a messaggeri a cavallo. Il primo dei sapienti propose di allevare, attraverso incroci, una nuova razza di cavalli particolarmente veloci. Un altro suggerì di migliorare decisamente la percorribilità delle strade rendendone il fondo più liscio. Un altro ancora propose di individuare i foraggi che permettessero ai cavalli di raggiungere le maggiori velocità. L’ultimo, infine, affermò che voleva impegnarsi ad approfondire certi curiosi fenomeni che aveva intravisto studiando una rana morta. È facile immaginare che il contratto di ricerca non sia stato attribuito a quest’ultima proposta. Che dovrà aspettare quasi due millenni per essere attuata. Giovanni Vittorio Pallottino Università «La Sapienza» - Roma 4. Centro Europeo per le Ricerche Nucleari, sostenuto oggi da 20 Stati membri, con sede a Ginevra. 5. Questa tecnica si deve a Ted Nelson e Douglas Englebart, ma le sue radici risalgono a un’idea dello scienziato statunitense Vannevar Bush, che negli anni Trenta immaginò un sistema basato sull’impiego di archivi meccanizzati di documenti (su microfilm) «con una rete di percorsi associativi fra essi» in modo da facilitarne la consultazione. 6. Luciano Maiani, «Mezzo secolo di fisica delle particelle», Sapere, Ottobre 2004, pp. 6-29. NUOVA SECONDARIA - N. 7 2009 - ANNO XXVI 91