Il Nucleo Come abbiamo visto, il DNA è la macromolecola che contiene tutte le informazioni necessarie per la struttura ed il funzionamento cellulare. Queste informazioni vengono trasmesse da cellula a cellula e, quindi, da organismo ad organismo, così da avere cellule ed organismi uguali ai progenitori. La scoperta che una cellula deriva da un'altra cellula è stata fatta a metà del XIX secolo, mentre agli inizi di questo secolo è stato dimostrato che i cromosomi sono i depositari dell'informazione genetica. La dimostrazione che il DNA è il materiale ereditario è avvenuta molto più tardi grazie ad esperimenti del 1944 e del 1952. Prima di allora, sebbene fosse chiaro che i cromosomi fossero il "veicolo" dell'ereditarietà e si sapesse che i cromosomi erano costituiti da acidi nucleici, la maggior parte dei ricercatori riteneva che fosse la componente proteica dei cromosomi la responsabile della informazione genetica. La struttura del nucleo Nelle cellule eucariotiche, il DNA non è libero nel citoplasma, bensì racchiuso in una porzione cellulare ben definita, il nucleo. Questo è separato dal resto della cellula da una membrana, la membrana nucleare. Il DNA presente nel nucleo interagisce con specifiche proteine con funzioni strutturali e di controllo dell'espressione del DNA stesso, che formano la cromatina. Il DNA eucariotico si trova organizzato in lunghi segmenti lineari, i cromosomi, che si trovano in differente stato di compattamento a seconda del momento del ciclo cellulare. La membrana nucleare è una differenziazione del reticolo endoplasmatico (RE) e si trova in continuità con quest'ultimo.Consta di due membrane, la cui struttura è sostanzialmente simile a quella del RE e che delimitano uno spazio peri-nucleare. La membrana nucleare è costellata di pori che rappresentano zone in cui le due membrane dell'involucro nucleare si continuano l'una nell'altra. I pori nucleari sono strutture ottagonali attraverso cui transita selettivamente tutto il materiale molecolare per e dal nucleo . Le proteine destinate al nucleo portano nella loro struttura un segnale specifico, che consente loro di accumularsi nel nucleo e solo in esso. La membrana nucleare scompare all'inizio del processo di divisione cellulare per ricomparire quando il processo si è quasi concluso. La duplicazione del DNA Tutte le cellule di un determinato organismo contengono lo stesso quantitativo costante e specifico di DNA. Quando una cellula si divide in due cellule figlie, queste ultime hanno la stessa quantità di DNA della cellula madre, cioè la stessa quantità e qualità di informazione genetica. Tutto questo è assicurato dal processo di duplicazione del DNA, che avviene prima che la cellula madre si divida nelle due cellule figlie. Il meccanismo di duplicazione del DNA è di fatto implicito nella struttura stessa della doppia elica. Affinchè il DNA possa duplicarsi è necessario che i due filamenti che compongono una doppia elica si separino e ciò avviene per mezzo di un enzima specifico presente nel nucleo, la elicasi, che provvede a rompere i ponti idrogeno presenti tra le basi affacciate delle doppia elica. Nelle cellule eucariotiche i filamenti di DNA sono molto lunghi e la duplicazione avviene contemporaneamente in vari punti della molecola; in caso contrario occorrerebbero 800 ore per replicare l'intero genoma umano. I punti dove i due filamenti della doppia elica si separano sono detti bolle di replicazione. I due filamenti singoli a questo punto potranno fungere da stampo ciascuno per un nuovo filamento, dando origine, alla fine del processo, a due nuove doppie eliche, ciascuna composta da un un filamento vecchio e da uno di nuova sintesi. Per questo la duplicazione del DNA viene detta semiconservativa. Sui due filamenti stampo i singoli nucleotidi trifosfato presenti nel nucleo si appaiano secondo la legge della complementarietà. Ad esempio, dato che la adenina può legarsi solo alla timina e la citosina solo alla guanina, se il filamento stampo è costituito dalla sequenza 3'-TACCGATAAGGCTA-5' il filamento di nuova sintesi sarà necessariamente 5'-ATGGCTATTCCGAT-3' La specificità della sequenza di basi lungo i filamenti di nuova sintesi è assicurata dalla legge della complementarietà, mentre la costituzione dello scheletro di zucchero-fosfato viene assicurata dall'azione di un enzima chiamato DNA polimerasi e deputato alla formazione del legame fosfodiesterico tra il gruppo fosforico in posizione 5' ed il gruppo ossidrile del deossiribosio del nucleotide precedente che si trova in posizione 3'. Panorama generale della replicazione del DNA La DNA polimerasi è in grado di catalizzare il legame tra un nucleotide ed un altro solo in direzione 5'-3' e non viceversa e non esiste alcun enzima in grado di catalizzare il legame fosfodiesterico in direzione 3'-5'. La DNA polimerasi, inoltre, può catalizzare solo l'aggiunta di nucleotidi all'estremità 3'-OH di una già catena esistente. Per iniziare serve, quindi una catena già formata che funga da innesco o primer, a cui aggiungere i nucleotidi in sequenza. Una volta che le eliche sono separate una RNA polimerasi, chiamata primasi, che, contrariamente alla DNA polimerasi, può iniziare una nuova catena da singoli nucleotidi, catalizza la formazione di una breve catena di RNA, che fungerà da innesco o primer per la DNA polimerasi. Anche l'innesco di RNA è naturalmente dettato dalla complementarietà, con la sola differenza che al posto della timina verrà introdotto un uracile. A questo punto la DNA polimerasi sostituirà la primasi e provvederà a catalizzare la sintesi delle due nuove eliche. A mano a mano che le catene figlie si estendono, la doppia elica si apre come una cerniera e poichè, come abbiamo visto, i due filameti dell'elica del DNA sono antiparalleli, vanno, cioè, uno in direzione 5'-3' e l'altro in direzione 3'-5', la bolla di replicazione si estenderà in tutte e due le direzioni. Poichè, come abbiamo ricordato, i due filamenti dell'elica corrono in direzione opposta e la DNA polimerasi catalizza il legame solo in direzione 5'-3', la duplicazione avviene in maniera continua solo sul filamento che corre in direzione 3'-5', cioè su quello che presenta un 3'-OH disponibile per la DNA polimersi, e con modalità leggermente differente sull'altro. Infatti, sul filamento che corre in direzione 5'-3', detto filamento in ritardo, si formeranno numerosi inneschi, ad una distanza di qualche centinaio di basi l'uno dall'altro e la DNA polimerasi provvederà ad estendere la catena da un innesco di RNA all'altro; questi frammenti di catena "sintetizzati all'indietro" vengono chiamati Frammenti di Okazaki Nel crescere all'indietro un frammento di Okazaki andrà ad incontrare l'innesco di RNA del frammento precedente e l'attività esonucleasica associata alla DNA polimerasi provvederà a demolire, nucleotide per nucleotide, l'innesco e ad aggiungere deossinucleotidi alla catena di DNA che si sviluppa all'indietro. Quando tutto l'innesco è stato eliminato si troveranno faccia a faccia l'estremità 3'-OH di un frammento con la estremità 5'-P del frammento di Okazaki precedente; tali estremità verranno saldate con un legame fosfodiesterico da un enzima chiamato DNA ligasi La cromatina La lunghezza di tutto il DNA contenuto nel nucleo di una singola cellula umana, se si trovasse in forma lineare distesa, raggiungerebbe circa i 2 metri. In realtà, però, il DNA si trova diviso in 23 coppie di segmenti separati, i cromosomi, ed organizzato nella cromatina. Questa serve al tempo stesso a rendere compatibile la lunghezza del DNA con le dimensioni del nucleo cellulare e a fornire una organizzazione strutturale altamente ordinata che permetta lo svolgimento di tutti i processi nei quali il DNA è coinvolto. Le proteine associate al DNA nelle varie fasi di organizzazione della cromatina svolgono anch'esse sia un ruolo strutturale che di controllo e regolazione. Il primo livello di organizzazione della cromatina è generalmente chiamato "a collana di perle". A questo livello organizzativo contribuiscono delle proteine basiche chiamate istoni. Esistono cinque diversi tipi di istoni: H1 e H2A, H2B, H3, H4. Due molecole di istoni H2A, H2B, H3, H4 interagiscono tra di loro a formare due tetrameri sovrapposti, di forma cilindrica (come due dischi sovrapposti), intorno ai quali la doppia elica di DNA si avvolge ad intervalli regolari di 200 basi: 160 basi intorno al cilindro e 40 di intervallo con la struttura analoga successiva (Fig. 50 a). Ogni singolo complesso DNA-istoni prende il nome di nucleosoma. Gli istoni H1 hanno la funzione di avvicinare ulteriormente i nucleosomi adiacenti. Ogni singola molecola di istone H1 lega contemporaneamente due nucleosomi contigui e prende contatto con un'altra molecola di istone H1, a sua volta legata a due nucleosomi, compattando ulteriormente la struttura. L'energia necessaria per questo compattamento viene fornita dall'idrolisi dell'ATP. Il secondo livello di organizzazione prevede che il filamento "a collana di perle" (A) si impacchetti ulteriormente a formare le fibre di 30 nm (B), che a loro volta si ripiegano in anse che hanno una dimensione di circa 300 nm (C) (terzo livello di organizzazione). La configurazione ad anse rappresenta lo stato fisico nel quale si trova la cromatina delle cellule durante la interfase del ciclo cellulare (D). Durante la mitosi, poi, il filamento ad anse si compatta ulteriormente e si rendono individualmente visibili i cromosomi La cromatina, a seconda del livello di organizzazione, si divide in eucromatina, che corrisponde ai primi tre livelli strutturali e consente l'espressione funzionale del messaggio contenuto nel DNA, ed eterocromatina, che corrisponde ad un livello di compattamento paragonabile al cromosoma visibile e che impedisce l'espressione genica del segmento interessato. Vi sono normalmente passaggi dinamici dalla eterocromatina all'eucromatina a seconda delle esigenze funzionali della cellula. Si parla di eterocromatina facoltativa quando tale passaggio è possibile e di eterocromatina costitutiva, quando tale passaggio non avviene. Nell'ambito dell'eucromatina, comunque, la grandissima parte del DNA di ogni singola cellula (quasi il 90%) è inattivo ai fini dell'espressione genica, cioè della trascrizione di RNA messaggero sullo stampo del DNA. Organizzazione del gene La struttura chimica e l'organizzazione tridimensionale del DNA garantiscono la stabilità nel tempo e la trasmissibilità fedele dell'informazione genetica. La assenza dell'ossidrile del ribosio rende stabile la molecola di DNA. La maggior parte dell'informazione contenuta nel DNA serve per la sintesi delle proteine, che svolgono tutte le funzioni cellulari. Di conseguenza, affinchè l'informazione contenuta nel DNA diventi fruibile da parte della cellula essa deve essere tradotta in proteine. Il trasferimento di informazione non può avvenire in modo diretto, per cui occorre un codice di passaggio da un messaggio scritto nel linguaggio dei 4 nucleotidi ad uno scritto nel linguaggio dei 20 amminoacidi (codice genetico). L'informazione scritta sul DNA è organizzata in geni, cioè in sequenze di nucleotidi, la cui trascrizione e traduzione dà luogo alla sintesi di una singola proteina, e vi sono specifici segnali che indicano l'inizio e la fine di un gene. Inoltre, non tutta l'informazione contenuta nel DNA si deve rendere disponibile in tutti i momenti della vita cellulare ed in modo uguale per tutte le cellule. Il meccanismo di trasferimento dell'informazione genetica dal DNA alle proteine prevede l'intervento di una classe di RNA specifici, detti RNA messeggeri (mRNA). La sintesi dell'RNA (trascrizione) è un processo fortemente selettivo, tanto è vero che solo l'1% della sequenza del DNA viene copiata in sequenze funzionali di RNA (mRNA maturi e RNA strutturali, come RNA di trasferimento ed RNA ribosomali). Una delle caratteristiche salienti dell'RNA è quello di avere una struttura molecolare che, a causa della presenza dell'ossidrile nel ribosio dei nucleotidi che lo compongono, lo rende particolarmente instabile, con una breve vita media, nel citoplasma cellulare. Ciò rende conto della possibilità della cellula di modulare finemente la sintesi proteica a seconda delle proprie necessità funzionali. Gli RNA vengono sintetizzati come catene lineari sullo stampo di uno dei filamenti della doppia elica del DNA. La trascrizione avviene ad opera di uno specifico complesso enzimatico, la RNA polimerasi. Negli eucarioti, esistono tre tipi di RNA polimerasi, che si differenziano a seconda delle specie di RNA che sintetizzano e la cui diversità è stata scoperta per la loro differente sensibilità ad una droga, l'a-amanitina (estratta dal fungo amanita phalloides, quello rosso con i puntini bianchi). L'RNA polimerasi I è localizzata esclusivamente nel nucleolo, trascrive gli RNA ribosomali 18 S, 28 S e 5.8 S ed è insensibile all'azione dell'a-amanitina; la RNA polimerasi II trascrive per gli mRNA ed è sensibilissima all'a-amanitina; la RNA polimerasi III trascrive gli RNA di trasferimento, l'RNA ribosomale 5 S e l'RNA 7 S coinvolto nel processo di maturazione dell'mRNA e presenta una sensibilità intermedia all'a-amanitina. La RNA polimerasi II riconosce delle seguenze specifiche sulla doppia elica del DNA, chiamate promotore, e legandosi in quel punto, provoca una destabilizzazione della doppia elica con conseguente separazione dei due filamenti. I ribonucleotidi liberi si appaiano sul filamento stampo del DNA secondo la legge della complementarietà delle basi, sempre ricordando che l'uracile si appaia all'adenina, e la RNA polimerasi II catalizza la formazione del legame fosfodiesterico solo in direzione 5'-3'. L'organizzazione generale dei geni negli eucarioti prevede ampie sequenze nucleotidiche che non portano alcuna informazione per la struttura delle proteine (introni, IN) intervallate alle sequenze codificanti (esoni, EX). Esempio: è come se la frase "OGGI E' UNA BELLA GIORNATA" fosse scritta così: OGxxxxxxxxGI È yyyyyyyyyyUNA BzzzzzzzzzzzELLA GIORvvvvvvvvNATA EX IN EX IN EX IN EX IN EX Si forma così una copia fedele di tutto il gene, compensivo di esoni ed introni, che prende il nome di RNA eterogeneo nucleare gigante (hRNA). Negli eucarioti il processo di trascrizione avviene nel nucleo, ma la sintesi delle proteine avviene nel citoplasma, per cui gli mRNA devono passare dal nucleo al citoplasma. Le modalità di questo passaggio non sono ancora del tutto chiare. Si conoscono, invece, le trasformazioni che l'hRNA subisce per divantare mRNA maturo, utilizzabile per la sintesi dell proteine. Tali modificazioni, complessivamente indicate come maturazione dell'mRNA, avvengono tutte nel nucleo e sono di tre tipi: 1) Capping o incappucciamento. Al nucleotide posto all'estemità 5' viene aggiunta una 7 metilguanosina, che serve ad impedire inizi casuali della traduzione. 2) Aggiunta di una coda di poli-A all'estemità 3'. Si tratta di un catena di adenosine in serie luga dai 100 alle 200 unità monomeriche e sembra abbia le funzioni di facilitare il trasporto in uscita attraverso il poro nucleare e di stabilizzare nel tempo la vita della molecola di mRNA. 3) Splicing o giuntatura. Attraverso questo processo vengono rimosse le sequenze di RNA corrispondenti agli introni. Al 5' ed al 3' di ogni introne vi sono sequenze nucleotidiche specifiche che guidano il processo di taglio e cucito, che avviene grazie all'intervento di un complesso di riconoscimento ribonucleoproteico, lo spliciosoma. Tale processo deve realizzarsi con estrema precisione, poichè da errori nell'esecuzione dello splicing possono derivare patologie gravi, come, ad esempio, la talassemia. D'altra parte la cellula può, a seconda delle proprie esigenze funzionali, utilizzare nell'ambito della maturazione dello stesso hRNA dei siti di splicing alternativi per la produzione di proteine con porzioni uguali e porzioni differenti, come nel caso delle immunoglobuline. Il meccanismo dello splicing La sintesi delle proteine La sintesi delle proteine è un processo complesso in cui intervengono l'mRNA maturo, che trasporta il messaggio genetico, gli RNA di trasferimento (tRNA), che trasportano gli aminoacidi, ed i ribosomi, che sono deputati all'accoppiamento tra mRNA e tRNA. L'informazione contenuta nel DNA è scritta come una sequenza lineare dei 4 nucleotidi. Gli aminoacidi utilizzati per la sintesi proteica sono 20. Ciò implica che non può esservi una corrispondenza unicoca tra un singolo nucleotide ed un singolo aminoacido e neppure che un aminoacido possa essere specificato da una coppia di nucleotidi adiacenti: infatti, in tal caso, si ritroverebbero solo 16 combinazioni di coppie di nucleotidi rispetto ai 20 aminoacidi. Con una serie di esperimenti condotti intorno agli anni '60 è stato dimostrato che ogni aminoacidi è specificato da una combinazione di tre nucleotidi adiacenti, detti tripletta o codone. Considerato che la tutte le permutazioni possibili dei 4 nucleotidi a gruppi di tre porta a 64 combinazioni, ne deriva che alcuni aminoacidi possono essere specificati da più di una tripletta (degenerazione del codice). Il codice genetico, dunque, è il sistema di traduzione del messaggio genetico dal linguaggio dei nucleotidi, proprio del DNA e dell'mRNA, a quello degli aminoacidi, proprio delle proteine. Esso presenta alcune caratteristiche generali: 1) è universale, cioè è uguale in tutti gli organismi viventi; 2) è degenerato, cioè più triplette codificano per lo stesso aminoacido; 3) non è ambiguo, cioè una tripletta codifica solo per un aminoacido; 4) non ha segni di interpunzione, cioè non vi è nulla che separi una tripletta da un'altra adiacente, per cui la lettura è continua. Tre dei 64 codoni non codificano per nessun aminoacido e rappresentano un segnale di fine della sintesi proteica (UAA, UAG, UGA). I tRNA sono piccole molecole di RNA, generalmente della lunghezza di 70-80 nucleotidi. Essi vengono sintetizzate in forma lineare ed hanno la capacità di formare doppie eliche intracatena che delimitano delle porzioni strutturali specifiche. La forma tridimensionale assunta dalla molecola di tRNA è detta atrifolio o ad L, a seconfda del modello seguito. La struttura a trigoglio presenta uno stelo in cui si trovano appaiate, leggermente sfalsate le estremità 5' e 3' della molecola ed al 3'-OH, dopo il trinucleotide CCA, è legato un aminoacido. Gli altri tre bracci del trifoglio presentano nella porzione terminale delle strutture ad occhiello, senza porzioni appaiate, caratterizzate dalla presenza di basi anomale (dette basi insolite o buffe). Partendo dal 3' si incontra un'ansa importante per il legame con la superficie del ribosoma; fa seguito l'ansa variabile; e quindi il braccio lungo con l'ansa di 7 basi non appaiate contenenti l'anti-codone. Esistono 20 famiglie di tRNA, una per ognuno degli aminoacidi che entrano a far parte delle proteine. A livello dell'ansa dell'anti-codone si trovano tre nucleotidi che costituiscono, appunto, l'anti-codone e sono deputati a riconoscere, in base alla legge della complementarietà, le tre basi del codone sull'mRNA. Gli aminoacidi, per potersi legare al tRNA, devono essere attivati mediante il legame con una molecola di AMP, che viene catalizzato dall'enzina aminoacil-tRNA sintetasi L'aminoacido così attivato rimane strettamente legato all'enzima, fino a quando non incontra una molecola di tRNA specifica per quell'aminoacido. Lo stesso enzima attivante trasferisce l'aminoacido al residuo 3' terminale di adenina del tRNA, che diventa così carico e può partecipare alla sintesi proteica. La specificità di queste reazioni viene garantita dalla presenza nella cellula di tante sintetasi quanti sono gli aminoacidi. I ribosomi sono particelle, che si trovano in tutte le cellule e contengono RNA e proteine in quantità approssimativamnte uguali. I ribosomi delle cellule eucariotiche hanno un coefficiente di sedimentazione di 80 S. Essi sono costituiti da due subunità: una minore di 40 S ed una maggiore di 60S. Il coefficiente di sedimentazione (S -Svedgerg-) è funzione sia del peso molecolare che della forma e ciò spega perchè la somma di 60 +40 S dà 80 S. La subunità 40 S è costituita da una molecola di rRNA di 18 S associata con 33 proteine specifiche, mentre la subunità maggiore è composta da tre molecole di rRNA (28 S, 5 S e 5.8 S) e 49 molecole proteiche. Gli rRNA vengono sintetizzati nel nucleo, a livello di una struttura virtuale, il nucleolo. I geni che portano l'informazione per la sintesi degli rRNA si trovano in molte copie e su più cromosomi; durante l'interfase i vari cromosomi avvicinano le porzioni contenenti l'informazine per la sintesi di tali RNA in una stessa zona del nucleo, dove comincia ad avvenire trascrizione di rRNA in un'unica lunga molecola di 45 S, che verrà poi maturata per dare origine alle tre specie molecolari di 28, 18 e 5.8 S (l'rRNA.5 S proviene da un altro luogo del nucleo). Questo spiega la componente fibrillare della struttura del nucleolo, mentre la sua componente garnulare è dovuta all'assemblaggio degli rRNA maturati con le proteine ribosomali specifiche provenienti dal citoplasma. Le due subunità mature escono separatamente dal nucleo e si uniranno nel citoplasma solo in presenza del mRNA. Il ribosoma contiene tre siti di legame specifici: uno per l'mRNA e due per i tRNA, sito peptidico o P e sito amionoacidico o A. L'mRNA si lega, con l'aiuto di specifici fattori proteici, alla subunità minore del ribosoma a livello di uno specifico codone che viene sempre riconosciuto come segnale di inizio della traduzione, l'AUG. Il tRNA che ha come anticodone l'UAC e porta caricata alla sua estremità 3' la formil-metionina si lega al codone AUG e solo a questo punto la subunità maggiore del ribosoma si associa con quella minore. A questo punto, un secondo tRNA specifico per il codone successivo all'AUG, coperto dalla subunità maggiore, si andrà a posizionare nel sito A. Perchè si costituisca un legame peptidico tra l'esremità carbossilica della formil-metionina e l'estremità aminica dell'aminoacido che occupa il sito A occorre l'intervento dell'enzima peptidil-transferasi, che è una proteina strutturale della subunità maggiore del ribosoma. Tale legame avviene nel sito A del ribosoma e l'energia per la formazione di esso viene fornita dall'idrolisi del GTP. Il tRNA che si trova nel sito P, privato dell'aminoacido, perde affinità per il sito P stesso, mentre il tRNA carico della catena polipeptidica nascente si trasferisce nel sito P e contemporanemente il ribosoma scorre di tre nucleotidi, per cui il sito A sarà vuoto e disponibile per un nuovo tRNA. Questo trasferimento prende il nome di traslocazione del ribosoma. Il processo continua fino a quando nel sito A non si verrà a trovare un codone di arresto. In questo caso si legano al sito A delle proteine citoplasmatiche dette fattori di distacco, che alterano l'attività della peptidil-transferasi inducendola ad aggiungere al peptidil tRNA una molecola di acqua anzicchè un aminoacido. Questo libera la catena polipeptidica dal tRNA cui è ancora legata. A questo punto, le due subunità del ribosoma si staccheranno e libereranno l'RNA, pronte a legarsi ad un altro messaggero per una nuova sintesi. Sebbene vi siano diversi AUG (codone che specifica per la metionina) nel mRNA, viene scelto il primo dopo il cappuccio di 7 metil-guanosina come sito di inizio della sintesi, cui legare la formil-metionina, che rappresenta l'aminoacido d'inizio poichè la formilazione mima un legame peptidico. Questo meccanismo garantisce anche l'accurata griglia di lettura di tutto l'mRNA.