PARTE SECONDA

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3.5 GALILEO
La teoria copernicana destò anche l’attenzione di grandi scienziati come Galileo Galilei (15641642), che su quella concezione sviluppò correzioni ed estensioni.
Il grande scienziato, convinto della correttezza della cosmologia copernicana, con
l'osservazione delle fasi di Venere fornì il primo riscontro scientifico delle intuizioni copernicane
(1609). Egli naturalmente era ben consapevole che la teoria eliocentrica non si accordava con
le Sacre Scritture che attestavano, invece, una concezione geocentrica dell'Universo. E poiché
la Chiesa considerava la Bibbia ispirata dallo Spirito Santo, la teoria eliocentrica poteva essere
accettata, al più, soltanto come un semplice modello matematico senza alcuna attinenza con
la reale posizione dei corpi celesti. Proprio per questo presupposto, il libro del Copernico - il
De revolutionibus orbium coelestium - non fu condannato subito dalle autorità religiose.
Galileo, fermamente cattolico, credette di poter risolvere il problema rovesciando la soluzione
allora corrente: la teoria copernicana era vera, mentre le Scritture erano state scritte
senza corrispondenza con la realtà, utilizzando un linguaggio che esprime un modello
utile e comprensibile all'uomo. È significativa, a proposito, questa citazione estratta da una
lettera di Galileo a don Benedetto Castelli: “… non è credibile ch’Iddio fermasse il Sole
solamente, lasciando scorrere le altre sfere; perché senza necessità nessuna avrebbe alterato
e permutato tutto l’ordine, gli aspetti e le disposizioni dell’altre stelle rispett’al Sole, e
grandemente perturbato tutto ’l corso della natura …”
Nel 1632 pubblicò il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, ma l’Inquisizione ne
bloccò la vendita e lo processò pronunciando la sentenza nel giugno del 1633:” … ti sei reso a
questo Sant’Uffizio veementemente sospetto d’heresia, cioè di aver tenuto e creduto dottrina
falsa e contraria alle Sacre e Divine Scritture …”. Per avere abiurato Galileo evitò il carcere,
ma venne punito con gli arresti domiciliari nella sua villa ad Arcetri nei pressi di Firenze.
Galileo, in nome della libertà della scienza, nel Dialogo su citato colpì il dogma aristotelico e
i suoi seguaci. Infatti, egli fa dire al suo alter ego, il copernicano Salviati: “[…] Sono i suoi
seguaci che hanno dato l’autorità ad Aristotile, e non esso che se la sia usurpata o presa; e
perché è più facile il coprirsi sotto lo scudo d’un altro che ‘l comparire a faccia aperta, temono,
né si ardiscono d’allontanarsi un sol passo; e piuttosto che mettere qualche alterazione nel
Cielo di Aristotile, vogliono impertinentemente negar quelle che veggono nel cielo della
natura”.
Questa nuova concezione dell’universo creò una grande rivoluzione nella storia del pensiero
dell’uomo e diede vita quasi a un complesso disorientamento.“L’Universo non ha più un solo
centro, ma molti, o forse nessuno. Il mondo non è creato per l’uomo, ed egli ne è soltanto un
punto, effimero e insignificante. Disintegrata la rassicurante certezza su cui per secoli si è
sviluppata la vita, non vi è ora alcuna guida per l’ignoto, poiché ignoto è un universo
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parcellizzato eppure senza confine, al quale non sono applicabili gli strumenti di controllo
noti.”5
A questo si aggiunse il metodo scientifico galileiano che rivoluzionò il modo di procedere del
lavoro di ricerca degli scienziati. Esso si compone della seguente procedura:
- sensata esperienza, cioè l'esperimento scientifico comunemente inteso, che può essere
compiuto o praticamente, o astrattamente attraverso esperienze mentali, ma che deve in ogni
caso seguire ipotesi che siano in grado di guidare il procedimento in modo che esso non
fornisca risultati arbitrari;
- necessaria dimostrazione, ovvero una analisi matematica dei risultati dell'esperimento che
sia in grado di trarre da questo conclusioni non opinabili, che debbano essere ulteriormente
verificati con ulteriori esperimenti, che lui chiamava cimento, cioè è l'esperimento concreto
con cui va sempre verificato l'esito di ogni formulazione teorica.
3.6 EVANGELISTA TORRICELLI E ISAAC NEWTON
Si vuole citare Evangelista Torricelli (1608 –
1647), in quanto nel 1641 egli divenne
assistente di Galileo, alla cui morte, avvenuta
sei anni dopo, rimase suo successore come
matematico presso la corte dei Medici. Egli è
più famoso per l’invenzione del barometro. In
effetti dai suoi studi di idraulica, riportati nel De
motu gravium, pervenne ad un passo dalla
scoperta del secondo principio della
meccanica classica.
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Purtroppo a causa della sua morte prematura,
avvenuta per tifo, non possiamo sapere a che
punto sarebbero arrivati i risultati della sua
ricerca scientifica. In quel tempo, siamo nel
XVII secolo, le idee sulle scoperte delle leggi
naturali, tuttavia, vagolavano già nell’’aria e,
alcune di queste, vennero captate da Isaac
Newton (1643 - 1727) che nel 1684, nel De
Motu Corporum, descrisse le tre leggi della
meccanica classica e con esse pone le basi
della meccanica classica.
Isaac Newton
3.7 RENATO CARTESIO (1596-1650)
Dalle seguenti citazioni estratte dal Discorso sul metodo di Renato Cartesio 6 si evince il suo
pensiero razionalista che ha dato origine alle correnti di pensiero successive, quali
l’empirismo e l’illuminismo, che stanno alla base del pensiero moderno: “Volendo
seriamente ricercare la verità delle cose, non si deve scegliere una scienza particolare,
infatti esse sono tutte connesse tra loro e dipendenti l'una dall'altra. Si deve piuttosto
pensare soltanto ad aumentare il lume naturale della ragione, non per risolvere questa o
quella difficoltà di scuola, ma perché in ogni circostanza della vita l'intelletto indichi alla
volontà ciò che si debba scegliere; e ben presto ci si meraviglierà di aver fatto progressi di
gran lunga maggiori di coloro che si interessano alle cose particolari e di aver ottenuto non
soltanto le stesse cose da altri desiderate, ma anche più profonde di quanto essi stessi
possano attendersi.” […].
“Il modo migliore per provare le falsità di Aristotele è dire che, dopo averli seguiti per tanti
secoli, non si è saputo fare nessun progresso per loro mezzo.”
3.8. IL RAZIONALISMO E L’EMPIRISMO
Il razionalismo è una corrente filosofica basata sull' asserzione che la ragione umana può
essere la fonte di ogni conoscenza. In generale, i razionalisti sostengono che, partendo da
princìpi fondamentali che si possono individuare intuitivamente o sperimentalmente, quali gli
assiomi della geometria euclidea, i principi della meccanica e della fisica, si possa arrivare
tramite un ragionamento deduttivo ad ogni altra forma di conoscenza.
Secondo i razionalisti, in definitiva, la filosofia dovrebbe essere condotta tramite la riflessione e
il ragionamento deduttivo a priori. L'empirismo è la corrente filosofica, nata nel XVII secolo in
Inghilterra, secondo la quale, invece, la conoscenza umana proviene soltanto dai sensi o
dall'esperienza. I maggiori esponenti dell'empirismo anglo-sassone furono George Berkeley e
David Hume i quali sostenevano che gli esseri umani non abbiano idee innate, o che qualcosa
sia conoscibile a prescindere dall'esperienza.
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L'empirismo si contrappose al razionalismo, corrente filosofica questa il cui esponente
principale, oltre Cartesio, è stato Galileo Galilei.
Secondo gli empiristi, invece, alla base del metodo scientifico c’è l'idea che le teorie
dovrebbero essere basate sull'osservazione dei fenomeni piuttosto che sull'intuito o sulla fede.
In senso lato, oggi, l’empirismo corrisponde ad un approccio sperimentale alla conoscenza,
basato sulla ricerca e il procedimento induttivo a posteriori, preferiti alla pura logica deduttiva.
3. 9 L’ILLUMINISMO
La definizione di Illuminismo è data dal filosofo Immanuel Kant:
“ L'illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve
imputare a sé stesso. Minorità è l'incapacità di valersi del proprio
intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a sé stessi è questa
minorità se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla
mancanza di decisione e del coraggio di servirsi del proprio intelletto senza
essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti
della tua propria intelligenza! – è dunque il motto dell'illuminismo(ndr:
Orazio, Epistole). Sennonché a questo illuminismo non occorre altro che la
libertà, e la più inoffensiva di tutte le libertà, quella cioè di fare pubblico uso
della propria ragione in tutti i campi. Ma io odo da tutte le parti gridare: —
Non ragionate! — L'ufficiale dice: — Non ragionate, ma fate esercitazioni
militari. — L'impiegato di finanza: — Non ragionate, ma pagate! — L'uomo
di chiesa: — Non ragionate, ma credete”.
A.-L. de Lavoisier (1743 – 1794), vissuto nel Secolo dei Lumi e ritenuto il
padre della Chimica moderna, nel Traité Èlémentaire de Chimie (1789)
unifica le nuove teorie della chimica ed enuncia il ”principio di conservazione
della materia” connesso con le trasformazioni che avvengono in essa.
Lavoisier si considera il padre della Chimica Moderna.
Il conte L. R. Amedeo C. Avogadro (1776–1856), chimico torinese, nel
1811, sulla base della legge dei volumi di J. L. Gay-Lussac (1808), pervenne
alla legge che porta il suo nome: volumi uguali di gas diversi, nelle
medesime condizioni di temperatura e pressione, contengono lo stresso
numero di molecole. Questa legge non fu compresa dai chimici del suo
tempo per la grande confusione che c’era sul significato di ATOMO e
MOLECOLA. Grazie al giovane e irruente professore siciliano S.
Cannizzaro (1826-1910) che presentò il Sunto di filosofia chimica, circa
cinquant’anni dopo, nel 1860, a quattro anni dalla morte di Avogadro, al
congresso di Karlsruhe, questa legge venne finalmente accettata dalla
comunità dei chimici. Il chimico L. Meyer dopo scrisse: Fu come se a noi tutti
cadesse una benda dagli occhi!. Essa venne ulteriormente confermata da
altri scienziati come il fisico tedesco R. J. E. Clausius (1822–1888) e il
chimico olandese J. H. van ‘t Hoff (1852–1911).
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Immanuel Kant
A.-L Lavoisier
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Svante A. Arrhenius (1859-1927), chimico svedese, nel
1884, in una sua dissertazione per il dottorato di ricerca
all’Università di Uppsala, presentò la sua teoria sulla
dissociazione elettrolitica apportando come esempio la
dissociazione del NaCl. Ciò ebbe un’ondata di obiezioni tra
cui, la più comune, era quella che il sodio a contatto con l’aria
genera un’esplosione e che quando la cuoca mette il sale
nell’acqua per cuocere la minestra, la cucina dovrebbe saltare
in aria!
Arrhenius obiettò in modo deciso: altra cosa è scindere NaCl
in Na e Cl, altra cosa è che esso si scinda in ione Na(+) e in
ione Cl(-).
Nel 1903 Arrhenius ebbe il premio Nobel per la Chimica.
Contemporaneamente venne scoperto il principio dell’equilibrio mobile, indipendentemente
e quasi simultaneamente (come è avvenuto e avviene spesso in campo scientifico), dal
chimico francese H. Le Châtelier (1884) e dal chimico tedesco F. Braun (1885): se un
sistema in equilibrio viene sollecitato dall’esterno, il sistema evolve tendendo a
controbilanciare la sollecitazione apportata. In altre parole, tale concetto include il terzo
principio della dinamica. Secondo il chimico americano W.J. Moore (Università dell’Indiana)
questo principio è universale in quanto si può applicare anche alla psicologia, alle scienze
sociali, all’economia.
3.10. IL CONTESTO, OGGI
Grazie alle diffuse scoperte scientifiche e alla connessa metodologia che hanno caratterizzato
il XVII secolo “nella nostra epoca le conoscenze umane si sviluppano in un ritmo fantastico; e
ogni scoperta rivela nuovi mondi. Le antiche scienze trovano nuovo slancio. Dopo una fuga
spettacolare, la fisica si è posta in testa di assalto contro l’ignoto […]” e la sua avanzata “non
procede alla cieca; i fari delle sue potenti teorie illuminano la strada verso l’ignoto: la teoria
della relatività e la meccanica quantistica”7. Quest’ultima ha circa centodieci anni: il 17
dicembre 1900 Max Planck comunicò alla Società di Fisica dell’Accademia delle Scienze di
Berlino un suo tentativo rivoluzionario di superare una delle tante difficoltà sulla teoria
dell’irraggiamento, esprimendo il nuovo concetto di atomi di energia o quanti. Questo fatto
segnò il passaggio della fisica dalla concezione classica a quella moderna o quantistica.
La teoria della relatività, invece, nacque nel 1905, anno in cui Albert Einstein espresse dei
princìpi generali di carattere filosofico. Tuttavia, è Hermann Minkowski che successivamente
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ne diede un’espressione conclusiva dal punto di vista logico e matematico. Il nome della teoria
è legato ad Einstein in quanto il suo lavoro rappresenta il punto di partenza delle Relatività
Generale, in cui si enuncia una nuova teoria della gravitazione e apre nuove prospettive per
comprendere la struttura dell’universo.8
Senza tener conto di tutto il percorso sofferto della scienza, oggi, da comportamenti e discorsi
di esime personalità politiche e religiose, si evince che, più che nel recente passato, ci sia un
critica alla scienza straordinariamente insolita, che fa presagire un angosciante ritorno ai
tempi trascorsi più tetri. Bisognerebbe rifondare un nuovo Tankebyggarorder (Ordine dei
Costruttori del pensiero) per riacquistare quella Ragione che gradualmente si sta perdendo,
perché la ragione è la gran luce dell’umanità …♦
C’è stato solo un riconoscimento da parte della Chiesa della dignità scientifica di Galileo e
delle sofferenze che gli sono state inflitte, ma non per Giordano Bruno.
Voglio solo riportare alcune citazioni significative:
- Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla di definitivo e che
lascia come ultima misura il proprio io e le sue voglie. 9
- Questi virtuosi tentativi di avvicinare alla scienza i nostri più giovani concittadini basteranno a
cancellare il disinteresse o peggio la diffidenza per la cultura scientifica? Sopravvive tuttora,
per colpa di Benedetto Croce e Giovanni Gentile, il pregiudizio che vede nella scienza una
forma di cultura minore, rispetto alla Cultura con la C maiuscola che era quella umanistica. La
loro influenza è ancora profonda nella scuola: il liceo classico è considerato il più formativo,
anche rispetto al liceo scientifico, […]. Persino sui giornali talvolta le pagine della cultura e
della scienza – quando compaiono! – sono separate, come se la scienza non fosse cultura.
Per Croce in particolare esiste una forma di cultura elevata, quella umanistica, che si
contrappone alla scienza, considerata un mero insieme di tecnologie; secondo lui solo le menti
profonde sono in grado di dedicarsi alla filosofia, mentre <<gli ingegni minuti>> possono
occuparsi di matematica o di botanica. Quanto queste idee siano sbagliate ce lo dimostra
l’opera di Albert Einstein, che è in grado di immaginare realtà così lontane dalla nostra
esperienza quotidiana[…], o le intuizioni di Marx Planck, che danno origine alla fisica
quantistica […] . E se andiamo quattro secoli indietro, arriviamo ai tempi di Galileo Galilei e di
Giovanni Keplero […]. Questi grandi scienziati sono stati anche profondi filosofi che hanno
rivoluzionato le nostre concezioni del mondo. Allora ci domandiamo se ha senso parlare di due
culture, l’umanistica e la scientifica: dov’è il confine tra l’una e l’altra? […] , anche il papa si
permette di accusare gli scienziati di essere arroganti e avidi: <<La scienza moderna a volte
segue solo il facile guadagno e tenta di sostituirsi al Creatore con arroganza, senza essere in
grado di elaborare principi etici, mettendo in pericolo la stessa umanità>>.10
♦
Hirsi Ali
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“Gorgia sosteneva che la scienza si risolve nella manualità, mentre l’azione e l’efficacia si
realizzano attraverso i discorsi” , mentre “Socrate ... insegnò che dobbiamo aver fede nella
ragione umana ma ... guardarci dal dogmatismo ... e che lo spirito della scienza è la critica”.
Da queste citazioni emerge la contrapposizione delle opinioni sulla Scienza già in epoca
remota (circa 2500 anni or sono), e che tale contrapposizione esiste tutt’oggi in quanto la
scuola italiana ora ha un impianto fondato sull’idealismo gentiliano secondo cui “ ... Ogni
scienza è ... empirica e dogmatica, perché presuppone di conoscere il conosciuto: appunto
come Platone presupponeva allo spirito le idee, che sono pure l’oggetto del suo conoscere”.
“Per l’idealismo soltanto la cultura umanistica era in grado di sviluppare le capacità cognitive
fondamentali dell’individuo, mentre l’importanza della scienza nel mondo moderno veniva
ridotta ad aspetti pratici, tecnici, utilitari”. La separazione della cultura umanistica da quella
scientifica e lo squilibrio ponderato tra discipline umanistiche e discipline scientifiche a
vantaggio delle prime potrebbero essere stati alcuni dei tanti fattori che hanno contribuito al
propagandato peggioramento del rendimento scolastico soprattutto nell’attuale era della
multimedialità imperante. Lo stesso “Vittorini ... aveva sostenuto l’unicità della cultura che è
letteraria ma anche scientifica e attribuiva la responsabilità della separazione tra le “due
culture” alla contemporanea letteraria antiscientifica e vecchia; voleva una cultura nuova che,
per essere veramente tale, doveva essere unitamente letteraria e scientifica”. 11, 12
“La conferma di ciò che Ciccio intuiva, e cioè che la posizione dogmatica della chiesa ha
costituito un ostacolo allo sviluppo del pensiero creativo e ha rappresentato un impedimento
alla libertà di pensiero, considerata questa da Ciccio l’unico vero moto rivoluzionario a favore
del progresso dell’umanità, la trovò nello studio della filosofia naturalistica del diciassettesimo
secolo. Ciccio studiando venne a conoscenza che, in quel periodo, il francese Gassendi,
filosofo naturalista, usando un microscopio, individuò particelle minutissime, invisibili ad occhio
nudo, ancor più piccole di quelle che il pensiero umano poteva immaginare. Questo pensatore,
quindi, dovette ammettere l’esistenza degli atomi, anche se le particelle che aveva visto non
erano tali, ricollegandosi al pensiero di chi era vissuto duemila anni prima di lui, gli atomisti.
Anche altri studiosi naturalisti, come Boyle, basarono il loro lavoro di ricerca sull’esistenza di
particelle minutissime. Tuttavia, in quel tempo era pericoloso condividere le idee filosofiche
materialistiche di stampo democriteo perché si temeva di essere considerati atei o sospettati di
eresia dall’Inquisizione. Il materialismo atomista non ammetteva l’esistenza dell’anima
staccata dal corpo! E ciò poteva portare al rogo. La statua di Giordano Bruno a Campo dei
Fiori, a Roma, sta a testimoniare tale assurda atrocità umana. Sosteneva, infatti, questo
filosofo che “La verità è quella entità che non è inferiore a cosa alcuna…”. La parola atomo
era impronunciabile e non poteva esistere nel linguaggio scientifico di allora. Ma Boyle fu, per
forza di cose, indotto ad affermare che “… non appare assurdo supporre che nella formazione
primordiale dei corpi misti, la materia comune di cui essi erano costituiti assieme alle altri parti
dell’universo era divisa in minute particelle…”. Con tale concezione questo sommo scienziato
riprendeva la teoria atomistica. Tuttavia, non volendo contrapporsi al dogmatismo religioso,
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affermò, cercando di dimostrarlo, che l’atomismo non negava l’esistenza di un Ente supremo
anzi ne era la prova, perché gli atomi erano stati creati da Dio. Ciccio riflettendo su tutto
questo, concordava con quello scienziato illustre e pensava che si poteva essere
contemporaneamente credenti e pensatori liberi. Ma cosa impediva all’uomo di credere in Dio
e al tempo stesso pensare che la materia fosse costituita da atomi? Era la stessa mente
umana che contemporaneamente pensava sia l’infinitamente piccolo, cioè l’atomo, sia
l’infinitamente grande, cioè Dio”.13
Pur essendoci un progresso scientifico dai risultati eccezionali, senza precedenti nella storia
dell’uomo, oggi si nota che il grande pubblico mostra una certa riluttanza riguardo le ricerche e
le scoperte scientifiche e si affida a credenze aventi spesso carattere irrazionale, esoterico e
superstizioso, o a tutto ciò che si dice “in televisione”, o alle profezie. Ne è un esempio il
quotidiano ricorso di una moltitudine di persone ai “maghi” e all’oroscopo (si vedano i
quotidiani, i settimanali e certe trasmissioni televisive!). Quest’ultimo - cosa molto significativa utilizza lo zodiaco astrologico (basato sulla tripartizione dei periodi compresi tra i solstizi e gli
equinozi), che è ben diverso da quello astronomico, il quale coincide con le costellazioni
reali, dove compare una 13.ma costellazione, OFIUCO. Non c’è, infatti, nessuna reale
corrispondenza tra i due zodiaci, come si evince dalla seguente tabella:
costellazione
ARIETE
TORO
GEMELLI
CANCRO
LEONE
VERGINE
BILANCIA
SCORPIONE
OFIUCO
SAGITTARIO
CAPRICORNO
ACQUARIO
PESCI
date astrologiche (2400
a.C.)
21/3 – 20/4
2174 – 20/5
21/5 – 21/6
22/6 – 22/7
23/7 – 23/8
24/8 – 22/9
23/9 – 22/10
23/10 – 22/11
23/11 – 21/12
22/12 – 20/01
21/01 – 19/02
20/02 – 20/03
Date astronomiche
(J2000.0)♦
19/4 – 13/5
14/5 – 19/6
20/6 – 20/7
21/7 – 9/8
10/8 – 15/9
16/9 – 30/10
31/10 – 22/11
23/11 – 29/11
30/11 – 17/12
18/12 – 18/01
19/01 – 15/02
16/02 – 11/03
12/03 – 18/04
♦
J2000.0 è l’epoca usata attualmente, che corrisponde al Tempo Universale 12:00, 1 gennaio 2000, corrispondente al
giorno giuliano (2451545) che è il numero di giorni trascorsi dalle ore 12:00 del lunedì 1° gennaio 4713.
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3.11. CONCLUSIONI
A conclusione di questo breve e sintetico excursus, si vuole sottolineare che tutti i discorsi di
carattere scientifico vengono posti al vaglio della filosofia della scienza, il cui interesse
concerne:
il tentativo di determinare l’adeguatezza della rappresentazione scientifica del
mondo,
di vedere se questa può essere riconciliata con ciò che si presenta ai sensi e alla
intelligenza non istruita,
di scoprire quali possano essere i suoi limiti.
Scrive Nagel14 che “Fornire spiegazioni scientifiche e convalidate in misura responsabile è
lo scopo distintivo dell’attività scientifica”, dove bisogna capire cosa significa “convalidate in
misura responsabile” e cosa conti come spiegazione scientifica. C’è la teoria della
spiegazione basata sulla sussunzione deduttiva, in cui un’argomentazione, che è
un’asserzione explanandum, ha come premesse le asserzioni explanans, che includono
leggi generali e condizioni generali. In definitiva, sono spiegazioni fondate su leggi universali
(v. leggi meccanica classica). Tuttavia, molte leggi sono di tipo statistico (es. teoria cinetica dei
gas). In tal caso le asserzioni explanans non implicano deduttivamente le asserzioni
explanandum che invece diventano asserzioni probabilistiche.
Le ipotesi scientifiche, che sono i princìpi teorici su cui si basa una teoria, vengono accettate
in base al maggior numero di prove in loro favore, prove indirette che derivano dai nessi
teorici che un ipotesi ha con altri principi, leggi e ipotesi già confermate, o prove dirette.
Secondo Karl Popper l’accettazione di un’ipotesi dipende dalla sua capacità di resistere a
esami in grado di falsificarla. Le ipotesi costituiscono, comunque, sia gli assiomi della teoria
sia i teoremi che ne seguono.
Una teoria scientifica è un insieme di enunciati (di tipo teorico espressi in formule
matematiche come la legge universale dei gas o di tipo osservativo come la determinazione
empirica di una grandezza fisica, in cui mediante le regole di corrispondenza si assegna
contenuto empirico ai principi teorici) formulati in un linguaggio avente un vocabolario e una
struttura chiaramente specificati. La formalizzazione di una teoria chiarisce quali elementi
siano convenzionali e quali empirici. 14 L’assiomatizzazione della teoria della relatività speciale
di Einstein, ad esempio, indica quali parti di questa teoria hanno conseguenze empiricamente
verificabili e quali no, come la definizione della simultaneità.13
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Si sostiene che una teoria ha significato empirico solo se ha conseguenze verificabili. Tuttavia,
c’è una convinzione che la spiegazione scientifica sia rappresentata da una struttura
piramidale o “torta a più strati”:
teorie più astratte
leggi teoriche
generalizzazioni empiriche
fatti
in cui da un livello più alto si può derivare uno più basso: il progresso della scienza è stato
segnato dalla transizione a teorie di potere esplicativo via via maggiore e la scienza tende
verso la struttura unificata, in cui ogni fenomeno finisca per essere spiegato da una qualche
teoria molto generale e onnicomprensiva.
La storia della scienza è un susseguirsi di teorie, da quella geocentrica o tolemaica a quella
eliocentrica o copernicana, da quella newtoniana a quella di einsteiniana, da quella
lamarckiana a quella darwiniana e così via, ognuna delle quali ha sostituito e migliorato quella
precedente. 15
P. Feyerabend, da parte sua, critica “la torta a più strati” che presuppone due condizioni:
1) la condizione di coerenza secondo la quale ogni nuova teoria debba essere un’estensione
di una teoria precedente, ma quest’ultima, se ben confermata, rimane a far parte dell’apparato
scientifico e viene usata come un caso limite o speciale; tuttavia, questa condizione è
irragionevole perché in alcuni casi elimina una teoria non perché non va d’accordo con i fatti,
ma perché non va d’accordo con un’altra teoria.
2) la condizione di invarianza di significato che richiede che il significato dei termini
scientifici non cambi quando si descrivono e spiegano fenomeni nuovi, ma se il significato non
rimanesse costante non sarebbe possibile rappresentare il progresso scientifico come
cumulativo.16
Per Thomas Kuhn, invece, la scienza dipende non da intuizioni individuali ma dall’esistenza
di comunità legate tra loro da concetti, ipotesi e metodi comuni. 17
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In conclusione, si può ritenere che la concezione relativistica di Protagora, vecchia di
venticinque secoli, ancora una volta si afferma. Definita una teoria, infatti, dobbiamo crearci
dei modelli (classificati in base al linguaggio: iconico, chimico, informatico, grafico, matematico,
logico) che collimino con buona probabilità con le proprietà manifestate dall’oggetto di ricerca.
A proposito dell’atomo, ad esempio, il filosofo della Scienza H. Dingler, già nel 1949,
sosteneva che “... gli atomi sono misurazioni esplicative da noi poste, le quali possono trovare
occasionale realizzazione, ma rappresentano sempre e soltanto uno stadio temporaneo di
scomposizione della realtà, che con il progresso della spiegazione deve cedere ad un altro
stadio più raffinato: giacché la loro realtà non è ontologica, ma solo esplicativa e, in quanto
atomi, solo relativa”18.
Il fisico quantistico V. Rydnik519 , da parte sua a proposito della fisica quantistica, asseriva che
con la meccanica quantistica viene meno il principio del determinismo meccanico secondo cui
tutto avviene per predeterminazione divina, e che determinati concetti possono essere
modificati con l’evoluzione del pensiero scientifico.
Sulla base di queste considerazioni si comprende dunque che “... è impossibile concludere un
pensiero con valori se in qualche modo essi non sono stati introdotti prima della conclusione. E
allora si hanno due possibilità: o si introducono di soppiatto sicché appaiono uscire dalle cose
stesse (n.d.r. pensiero catechetico), oppure se ne dichiara il criterio, tornando a farsi opera
umana, di storia di un uomo o dell’umanità, sempre fino a oggi, con il solito domani incerto
(n.d.r. pensiero dialettico)”.20
Bibliografia
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2
E. Paolo Lamanna, Letture filosofiche, Le Monnier, Firenze, 1953
3
M. Bonazzi (a cura di), I sofisti, BUR, 2007
4
L. Zamperini, Platone, Giunti, 2005
5
Segre-Martignoni – Testi nella storia- vol. 2 – B. Mondadori
6
R. Shorto, Le ossa di Cartesio, Longanesi, 2009
7
Vitalij Rydnik, La meccanica quantistica, Editori Riuniti, 1975
8
Max Born, La sintesi einsteniana, Boringhieri, 1969
9
Cardinale J. Ratzinger - Omelia, 18.4.05
10
M. Hack, Libera scienza in libero stato, Rizzoli, 2010
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11
F. Giuliano, L’apprendimento significativo elle scienze, wwwcsi.unian.it/educa, 16/07/2008
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V. Rydnik - La meccanica quantistica - Editori Riuniti, 1975
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S. Ceccato – (prefazione in H. Dingler) - La storia filosofica della scienza - Boringhieri & C,
1949
Sitografia
www.wikipedia.it
wwwcsi.unian.it/educa/strategie di insegnamento
acume2.web.cs.unibo.it/wiki/images/0/05/Galileo_and_Renaissance_booklet.pdf
(Tutte le foto di questo opuscolo sono estratte dal sito www.wikipedia.it)
Le rivoluzioni scientifiche nella Storia e loro influsso nella Cultura moderna
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(foto di F. Giuliano)
A cura del prof. Francesco Giuliano
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