21/12/2012 << Sono quindici giorni che Siamo svegliati alle quattro Del mattino dai pifferai… Sono zozzi paesani coperti di pelli Di montone che discendono dalle Montagne degli Abruzzi e vengono A fare le serenate alle Madonne Di Roma in occasione del Natale>> Stendhal ( 21 Dicembre 1827) Bernini nacque a Napoli nel 1598 e morì a Roma nel 1680. Fu architetto, pittore, poeta, scenografo, scultore. I suoi maestri furono i modelli classici che studiò con passione e che ripropose con quella linea nervosa e magnifica che lo rese un caposcuola fondamentale. Cominciò a lavorare a 15 anni con il padre, ma le prime opere gli furono commissionate dal cardinale Scipione Borghese, la decorazione della sua villa al Pincio (oggi Villa Borghese) e il " David " nel 1619, opere con le quali il Bernini cominciò ad esprimere la nuova formula barocca che si svincola dal modello manierista. Seguirà nel 1621-22 il gruppo di " Apollo e Dafne ", dove la ricerca del movimento si accentua e perfeziona indicando già uno stile espressivo completamente raggiunto. Francesco Castelli più conosciuto come Borromini, architetto dalla personalità geniale e tormentata, nacque a Bissone, sul lago di Lugano, il 25 settembre del 1599. Scalpellino presso la Fabbrica del Duomo di Milano, si trasferì in seguito a Roma, dove partecipò alla Fabbrica di S. Pietro fin dal 1619, guidata all'epoca da Carlo Maderno. Qui ebbe modo di studiare le opere antiche e quelle di Michelangelo, da allora grande modello dell'artista. Gianlorenzo Bernini e Francesco Borromini furono i due architetti che contribuirono piu' di qualsiasi altro artista a Roma al patrimonio barocco di questa citta'. Indubbiamente due maestri assoluti,ma con personalita' molto differenti. Bernini era nato a Napoli, ma visse a Roma per tutta la vita.E' considerato il piu' grande scultore del suo secolo, vero fondatore della scultura barocca .A Borromini viene riconosciuto di aver introdotto un nuovo linguaggio figurativo nello stile barocco: le sue facciate e i suoi famosi bizzarri campanili scaturivano da insiemi di moduli geometrici che si ripetevano e si alternavano, ottenendo spesso soluzioni innovative, in contrasto con gli stilemi berniniani di impostazione strettamente religiosa ,secondo i quali le proporzioni degli edifici dovevano corrispondere a quelle umane . Borromini era nato nel Canton Ticino. Ci viene descritto come una persona solitaria, impulsiva, melanconica e dal carattere irascibile. La sua fama fu sempre offuscata dalla popolarità di Bernini. Il suo brutto carattere, unitamente alla crescente frustrazione derivante dai successi del rivale, lo spinsero al suicidio. Nel tempo la rivalità dei due artisti divenne leggendaria. “ E’ piccolo lo sole e luce assai, è piccola la luna e ha assai splendore: è piccolo er pennello der pittore pure fa li ritratti belli assai. E’ piccola la rosa e cià valore; è piccola e dà pure pena e guai. Sei piccolina pure tu mi’ amore Sei piccolina e nun me lasci mai.” Ariosa cantata ( ca 1600) Al centro di Piazza Navona sorge una delle opere più famose di Bernini, la Fontana dei Fiumi(1651). La struttura, sormontata da un obelisco romano copia di quelli egizi, è decorata da quattro grandi figure allegoriche che rappresentano i principali fiumi dei 4 continenti del mondo allora conosciuti: il Danubio per l'Europa, il Nilo per l'Africa, il Gange per l'Asia e il Rio della Plata per le Americhe. Sul lato occidentale della piazza, di fronte alla fontana,sorge la chiesa di Sant'Agnese in Agone, i cui lavori erano cominciati sotto la guida di Girolamo e Carlo Rainaldi, ma solo un anno dopo era subentrato loro Borromini. Con una tecnica molto interessante,quest'ultimo aveva disegnato la facciata della chiesa dandole una forma concava , in modo tale che quando la cupola viene osservata dal basso non viene coperta dalla parte sommitale dell'edificio, più vicina all'osservatore di quanto realmente sia, per effetto della prospettiva. Vuole una tradizione popolare che Bernini avesse disegnato due delle figure allegoriche della fontana per burlarsi del rivale; in particolare, una delle due che guardano verso la chiesa, il Rio della Plata, avrebbe la mano sollevata come gesto di protezione dall'imminente caduta dell'edificio. Invece un'altra delle figure,il Nilo, nasconde la testa sotto un velo per non vedere "l' orrenda opera" di Borromini. In realtà il capo velato è un riferimento allegorico al fatto che a quei tempi la sorgente del Nilo era ancora sconosciuta .Alla base del campanile di destra della chiesa si nota la piccola statua di Sant'Agnese ( chiamata dai romani la sora Agnesina ) , la quale si porta una mano al petto;ciò veniva letto dal popolo come un gesto di rassicurazione sulla stabilità della stessa chiesa. Piazza Navona è l'orgoglio della Roma barocca, presenta elementi architettonici e scultorei di maestri come Gian Lorenzo Bernini (la Fontana dei Quattro Fiumi al centro della piazza, che rappresenta il Danubio, il Gange, il Nilo ed il Rio della Plata, i quattro angoli della Terra), Francesco Borromini (la chiesa di Sant'Agnese in Agone) e Pietro da Cortona (autore degli affreschi della galleria di Palazzo Pamphilj).La piazza doveva celebrare la grandezza del casato dei Pamphili,per il riassetto dell'area si ricorse perciò alla demolizione di alcuni isolati, mentre la gara per aggiudicarsi le commesse fu combattuta senza esclusione di espedienti fra i principali architetti del tempo. Un ruolo di rilievo nella scelta degli artisti fu giocato dalla potente Donna Olimpia Maidalchini ,influente e disinvolta cognata di papa Innocenzo X, alla quale Bernini donò il modellino in argento del progetto della fontana, secondo alcune dicerie fu sempre lei a scegliere Borromini per la chiesa.La chiesa ricorda il martirio Santa Agnese subito sulla piazza. Su Piazza Navona troviamo altre due fontane: la Fontana del Moro, scolpita da Giacomo della Porta e ritoccata dal Bernini situata nell'area sud e la Fontana del Nettuno (originariamente fontana dei Calderari), situata nell'area nord, opera di Gregorio Zappalà e Antonio Della Bitta. La piazza ospita un mercato che nel tempo è divenuto tradizionale per la città. Nato come mercato rionale ,simile a quello tuttora attivo di Campo de' Fiori, risultava caratteristico per l'ubicazione dei banchi che seguivano l'ovale. Durante i mesi caldi, il mercato era sospeso per allagare la piazza a fini di refrigerio della cittadinanza, abitudine ancora in uso ,come del resto testimonia un sonetto di Giuseppe Giochino Belli, sino all'Ottocento: Se pò ffregà Ppiazza-Navona mia E dde San Pietro e dde Piazza-de-Spaggna. Cuesta nun è una piazza, è una campaggna, Un treàto, una fiera, un'allegria. Va' dda la Pulinara a la Corzía, Curri da la Corzía a la Cuccaggna ; Pe ttutto trovi robba che sse maggna, Pe ttutto ggente che la porta via. Cqua cce sò ttre ffuntane inarberate: Cqua una gujja che ppare una sentenza: Cqua se fa er lago cuanno torna istate. Cqua ss'arza er cavalletto che ddispenza Sur culo a cchi le vò ttrenta nerbate, E ccinque poi pe la bbonifiscenza. “ (1 febbraio 1833) Nel tempo, anche in ragione della sempre più marcata destinazione turistica del luogo, venne istituito il mercato del periodo natalizio, la "Befana di piazza Navona" uno dei momenti più sentiti dai romani. A partire dal dopoguerra numerosi artisti hanno cominciato a frequentare la piazza insediandovi dei banchi per dipingere e per esporre le loro creazioni; parallelamente, è nato inoltre l’ uso di realizzare ritratti per i passanti . In tempi più recenti la piazza è divenuta luogo di incontro e di performance di artisti di strada che l’hanno resa uno dei punti più vitali ed interessanti della città di Roma. “ Er mercato de piazza Navona Ch'er mercoledì a mmercato, ggente mie, sce siino ferravecchi e scatolari, rigattieri, spazzini, bbicchierari, stracciaroli e ttant'antre marcanzie, nun c'è ggnente da dì. Ma ste scanzie de libbri, e sti libbracci, e sti libbrari, che cce vienghen' a ffà? ccosa sc'impari da tanti libbri e ttante libbrarie? Tu pijja un libbro a ppanza vòta, e ddoppo che ll'hai tienuto per cquarc'ora in mano, dimme s'hai fame o ss'hai maggnato troppo. Che ppredicava a la Missione er prete? "Li libbri non zò rrobba da cristiano: fijji, per ccarità, nnu li leggete".” Giuseppe Gioachino Belli (20 marzo 1834)