Vito Monitto - Vito Salvatore Monitto

museo civico etno-Antropologico ed Archivio Storico “mario de mauro” - Scordia
SAlvAtore monitto
Vito Monitto
musica: Gioiosa Passione
Aneddoti rAcconti e ricordi
PlAquetteS
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Questa pubblicazione è stata interamente finanziata dalla famiglia Monitto.
Direttore: nuccio Gambera
Comitato scientifico: nino Bellia, nuccio Gambera, domenico ventura, nuccio
Zappalà
Proprietà letteraria e artistica riservata
Indirizzo: museo civico etno-Antropologico e Archivio Storico “mario de mauro”
Indirizzo: via G. marconi, 52 - 95048 Scordia (ct) - tel. e Fax 095.7935921
Indirizzo: e-mail: [email protected]
Distribuzione gratuita
In copertina: il m° vito monitto
Fotocomposizione e stampa: Grafiche Zappalà s.n.c. - Belpasso (ct)
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SAlvAtore monitto
Vito Monitto
musica: Gioiosa Passione
Aneddoti rAcconti e ricordi
museo civico etno-Antropologico ed Archivio Storico
“mario de mauro” - Scordia
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Presentazione
l’apprezzamento, la stima e la riconoscenza di tutta
la società di Scordia meritano la tenacia, l’umiltà e la
generosità che sono alla base di questa pubblicazione. Sullo sfondo di una “normalità” spesso piatta, litigiosa e arrogante, tipica della nostra provincia, si distingue la tensione artistica che permea la famiglia
monitto, fertile animatrice di appassionati musicisti.
Al centro, autorevole riferimento per i suoi discendenti, la figura di vito monitto, rappresentante apprezzatissimo della cultura musicale bandistica così
fortemente radicata nel popolo del meridione d’italia,
e non solo.
Salvatore monitto, in queste pagine che assumono il
valore di significativo documento storico per la nostra comunità, ricostruisce con pazienza e passione la
vicenda artistica e umana di suo padre, impegnandosi in un difficilissimo lavoro di sistemazione e di divulgazione (ancora in corso) della sua esuberante
produzione.
Grazie a lui, finalmente, a tutti è dato di apprezzare
un talento ed una forza creativa che non potevano essere sottratti alla loro duplice funzione di esempio e
di incoraggiamento per i giovani.
la diffusione e l’apprezzamento (in Sicilia e nel
mondo) delle musiche di vito monitto concorrono a
tenere alta nel nostro paese la tensione verso l’arte e
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verso la cultura, confermandone, con i fatti, il valore
irrinunciabile di promozione civile.
Su questa linea, ancora una volta, questa istituzione
si onora di confermare la sobria ed operosa collaborazione di cui è capace.
nuccio Gambera
direttore del museo civico etno-Antropologico
ed Archivio Storico“m. de mauro”
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Salvatore Monitto
vito monitto
musica: Gioiosa Passione
rAcconti Aneddoti e ricordi
note biografiche
nasce a Scordia il 21 agosto 1908, primogenito di sei
figli. inizia lo studio della musica in tenera età, sotto
la guida del nonno che lo inserisce dopo pochissimo
tempo nel complesso bandistico cittadino, presso il
quale suonerà diversi strumenti: il flicorno basso, il
flicorno tenore, il flicorno baritono, la tromba basso.
È un ragazzo molto promettente e ben dotato musicalmente, ma non può continuare gli studi musicali,
dovendo invece dedicarsi al mestiere di falegname
per dare un contributo al sostentamento alla numerosa famiglia. tuttavia la sua immensa passione per la
musica non si esaurirà mai; anzi, vito monitto, oltre
ad essere un valido componente e solista della banda, organizza dei complessini con i quali allieta le serate di festa e impara a suonare strumenti diversi da
quelli della banda, come la chitarra ed altri.
la sua più grande dote è però nella composizione, alla quale si dedica durante tutto l’arco della sua vita.
la sua opera comprende più di 860 marce (sinfoniche, militari, caratteristiche, funebri) ed un numero
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imprecisato di walzer, polke, mazurche, tanghi, ed altre composizioni di diverso genere. tra i titoli del suo
repertorio più noti e più suonati (in Sicilia ed oltre)
compaiono: Piccola innamorata, 1954; Gioia, 1957;
L’asino sapiente, 1945; Giustizia, 1945; Estate d’amore, 1979; La bella primavera, 1981; Orientalina,
1957; e le marce funebri Venerdì Santo, 1957; Dolore, 1966; Lacrime, 1974; La croce di Gesù, 1949;
Estremo dolore, 1958.
Scordia, 25 Ottobre 1932
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l’amore per la musica convive nel musicista con l’amore per la famiglia: il 25 ottobre 1932 sposa infatti
nella Pizzimento e dal matrimonio nascono sette figli.
la mamma raccontava che nel breve periodo di fidanzamento con papà era un continuo susseguirsi di
sorprese piacevoli, ogni sera si improvvisavano serenate che si tramutavano in feste da ballo con musiche dal vivo, tutte le sere era un continuo spostare di
mobili per fare spazio alla pista da ballo, in un batter
d’occhio accorrevano vicini di casa, parenti ed amici, e si iniziavano le danze; d’estate le feste si svolgevano all’aria aperta lungo la strada davanti la casa
dei nonni.
Feste che ebbero un seguito anche dopo il matrimonio. tutto terminò con la tragica sciagura che colpì la
famiglia per la prematura scomparsa del nonno, perito in un incidente sul lavoro; la perdita del suocero
rattristò moltissimo papà, perché i due uomini erano
legati da una reciproca stima e affetto.
attività lavorativa
vito monitto (come già scritto) esercita l’arte del falegname per dar da vivere alla sua numerosa famiglia. Ad un certo punto si creano delle opportunità
che lo spingono ad esercitare la libera professione autonomamente. ma non avendo nel suo carattere quel
pizzico di cinismo per la conduzione di una azienda,
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che serve per il recupero crediti, la piccola azienda
va a rotoli. Pertanto decide di chiudere l’attività per
via della bontà d’animo e del cuore tenero. Spesso
eseguiva dei lavori che non venivano del tutto retribuiti per la compassione verso quella povera gente
che viveva di stenti, e per tale motivo non la pressava più di tanto, per avere il frutto spettante del suo
lavoro. costatata tale situazione, ripiegherà sul lavoro dipendente, che gli dà maggiore garanzie e sicurezza economica.
durante l’esercizio di artigiano autonomo, a Scordia
non esistevano negozi per la fornitura del materiale
per una falegnameria, pertanto gli artigiani per rifornirsi del materiale necessario dovevano recarsi a catania per il legname e gli accessori necessari alla costruzione e alla rifinitura dei mobili da loro costruiti:
fermature, maniglie, cerniere ecc.
vito monitto tutte le volte che si recava a catania per
rifornirsi del materiale necessario al suo fabbisogno,
terminati gli acquisti per l’attività lavorativa, il tutto
gli veniva recapitato tramite un corriere scordiense
che tutti i giorni faceva la spola con catania. Finita
la parte commerciale, si può dedicare agli acquisti
per la sua famiglia: al suo rientro per noi ragazzi era
sempre una festa, perché ci portava i sfinciuni (grosse crispelle fritte), portava il pesce fresco (a tunnina)
oppure altre specie di pesci, e u pani di sìmmula, fatto con semola di grano tenero; per quell’epoca era
una rarità, perché a Scordia non c’era un panettiere
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che faceva questo tipo di pane. i fornai del luogo lavoravano con i privati, le famiglie il pane se lo facevano in casa con la farina di grano duro coltivato nelle nostre zone: a tummunìa, u margaritu ecc., frumento che veniva macinato nei mulini paesani. le
casalinghe preparavano l’impasto ntâ maidda
. . con il
lievito naturale (u cruscenti) e lo mettevano a lievitare. raggiunta la giusta lievitazione, veniva a ritirarlo il garzone del fornaio preventivamente avvisato, che lo portava al forno per la cottura rigorosamente a legna. Fortuna vuole che all’epoca non esistevano altri sistemi ppi iàrdiri u furnu.
attività artistica
nella prima metà del secolo scorso per gli strumentisti più preparati c’era più possibilità di esibirsi, perché si viveva in un’epoca dove le feste religiose locali erano di gran numero superiori alle attuali, spesso la banda del paese veniva chiamata a delle esibizioni nei paesi limitrofi ed oltre. Avveniva spesso che
nelle varie occasioni di festività religiose dei paesi
del circondario venivano chiamati gli elementi più
bravi per rafforzare l’organico delle loro bande.
in quegli anni nei festeggiamenti del carnevale la
banda esercitava la funzione dei complessini attuali,
esibendosi in piazza umberto1° (piazza S. rocco)
con balli dell’epoca: walzer, polke, mazurche, sam11
ba, ecc. molti di questi ballabili erano composizioni
di vito monitto.
Altre esibizioni avvenivano nei teatri dell’opera dei
pupi, all’epoca di gran moda; i complessi musicali
venivano organizzati sul posto. inoltre vi era la possibilità di esibirsi nel teatro del paese, dove venivano
spesso delle compagnie di varietà, accompagnate
musicalmente solo da un maestro di pianoforte, che
reclutava il resto dei musicisti per il completamento
dell’organico dell’orchestrina sottoponendoli ad un
accurato provino; poiché non tutti i componenti della banda avevano la preparazione artistica musicale
idonea ad uno spettacolo teatrale di varietà. da un
aneddoto raccontato da vecchi musicanti si dice che
una compagnia aveva come maestro il giovane Pregadio: il suo nome è legato, come tutti ricorderanno,
alla famosa trasmissione radiofonica e televisiva La
corrida, presentata da corrado sin dalla sua nascita.
il maestro, non avendo a sua disposizione lo spartito
del flicorno tenore, strumento suonato da vito monitto, gli dà lo spartito del pianoforte, tonalità diversa dal tenore. naturalmente nel seguire lo spartito,
mentre suonava, doveva trasportare le note alla tonalità del suo strumento.
Altre occasioni avvenivano una o due volte l’anno
per la venuta in paese di un circo equestre, che usava lo stesso sistema di reclutamento dei musicisti per
il suo fabbisogno.
in tutte queste manifestazioni vito monitto era coinvolto per le sue capacità artistiche.
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Gli anni bui della guerra
durante la seconda guerra mondiale fu richiamato dal
regio esercito, in qualità di riservista. in servizio
viene aggregato alla compagnia artiglieri, la compagnia di cui fa parte è stata distaccata ad Augusta (Sr)
in contrada Punta Cugno. come molti altri commilitoni che della guerra non ne volevano sapere, è stato
costretto a partecipare a diverse azioni militari.
incalzati dalle truppe alleate supportate da un’abnorme superiorità numerica di uomini e mezzi, sottoposti ad un incessante bombardamento aereo e navale,
dopo una strenua resistenza ebbero una forte perdita
di vite umane. i sopravissuti dovettero cedere al nemico la postazione, ritirandosi caoticamente. Approfittando del caos venutosi a creare nella ritirata, con13
siderato che la causa per la quale si battevano la ritenevano ingiusta, colsero l’occasione per tornare alle loro famiglie.
Passata la bufera che ha devastato il mondo e ritornato alla normalità, in ricordo di quei giorni terribili
ha scritto, con tono canzonatorio, un brano musicale
dal titolo: Il valzer di Punta Cugno, 1943. nella seconda parte del brano si percepiscono delle note che
ricordano il crepitio di una mitragliatrice. (Sbarco degli alleati avvenuto il 13 luglio 1943).
l’incalzante avanzata delle forze alleate e le frequenti incursioni aeree spingono gli scordiensi, per
paura che il paese venisse bombardato, a cercare rifugio in campagna.
la famiglia di vito monitto, anch’essa sfollata, trova
rifugio presso la casetta del nonno materno, in un piccolo appezzamento di terreno in contrada Montagna
confinante con la linea ferroviaria. nelle vicinanze
della piccola proprietà esistono delle grotte naturali
dove potersi rifugiare da eventuali bombardamenti. il
piccolo Pippo, approfittando della distrazione della
mamma indaffarata nelle faccende domestiche, sfugge alla sua vista e a quella dei parenti, e si avvia lungo la linea ferrata per andare alla ricerca del padre,
che sapeva per averlo sentito dire ai grandi che era
stato richiamato alle armi. la mamma, appena si accorge della mancanza del figlio, manda qualcuno alla
sua ricerca. lo ritrovano all’altezza del ponte della
ferrovia in contrada Montagna “abbastanza lontano
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dal luogo di partenza” e lo riportano dalla mamma.
A settembre dello stesso anno riceve una lettera dal
fratello umberto.
umberto gli scrive dalla tunisia, dove si trovava prigioniero di guerra dei francesi. nella missiva mette a
conoscenza il fratello di tutte le peripezie passate e
delle crudeltà della guerra. la compagnia di sua appartenenza, sopraffatta dalle truppe alleate, si arrende al nemico. Fatti gli accertamenti di rito nei campi
di concentramento improvvisati, alcuni prigionieri
vengono affidati a delle aziende agricole francesi a
conduzione famigliare, per la coltivazione dei campi
per la produzione di ortaggi, cereali e legumi.
umberto monitto insieme ad altri commilitoni venne
assegnato ad una azienda gestita da una facoltosa famiglia francese, dove venivano trattati con modi affabili. A lui viene affidato il compito di rattoppare i
sacchi di tela bucati che servivano al trasporto delle
merci coltivate.
il proprietario dell’azienda, nel controllare il lavoro
svolto dal monitto, si accorge che è stato eseguito
con grande maestria, lo fa chiamare da un suo uomo
di fiducia e gli chiede se prima di essere chiamato alle armi esercitasse l’arte del sarto. Alla risposta affermativa gli propone di lavorare in casa propria nell’esercizio della sua arte per la confezione degli abiti che sarebbero serviti alla sua famiglia. la proposta
del francese viene accettata volentieri per i vantaggi
di cui godrà evitando i duri lavori manuali.
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confeziona abiti maschili e femminili, pertanto si
istaura un rapporto di cordialità fra lui e la famiglia
ospitante. nel rapporto diretto con la famiglia si
istaura un tenero legame amoroso con una delle figlie, lola, rapporto che la famiglia condivide con
piacere per la simpatia che nutre verso quel prigioniero così affabile e gentile.
i due giovani nei momenti di intimità incominciano
a fare dei progetti per il futuro, cosa del tutto naturale in quei momenti di felicità. Passeggiando mano
nella mano per la tenuta, si parla anche di musica,
perché entrambi ne erano appassionati: la lola era
una ottima suonatrice di pianoforte; umberto mette
al corrente la sua lola che il fratello vito è un musicista compositore. lei, nel sentire che il fratello ha
queste capacità musicali, coglie l’occasione e gli
chiede di scrivere al fratello se era possibile dedicarle una canzone tutta per lei.
la missiva ricevuta da vito monitto, oltre alle assicurazioni sullo stato di salute del fratello e sulle comodità di cui usufruiva nella sua dorata prigionia, lo
mette a conoscenza del desiderio della sua lola.
vito, costatata la bella situazione in cui si trova il fratello, scrive una canzone dal titolo Lola, corredata da versi idonei alla circostanza, e la invia al fratello umberto.
Al recapito della lettera contenente lo spartito per il
pianoforte e i versi, la lola si siede al piano e incomincia ad intonare le note del brano a lei dedicato.
Alla fine dell’esecuzione i componenti della sua fa16
miglia, entusiasti del contenuto musicale, fanno i
complimenti a umberto per le capacità artistiche del
fratello vito.
il corpo bandistico di Scordia ha radici ben profondi
nella nostra storia cittadina, risalenti al 17° secolo; la
sua lunga storia è stata costellata di grandi appassionati musicisti e di virtuose “canaglie”, come tutte le
categorie artistiche, invidiose delle capacità dei più
bravi.
i miei ricordi mi riportano agli anni della mia infanzia. quando papà preparava lo strumento per espletare i suoi impegni musicali, io mi attaccavo alla sua
giacca e gli andavo dietro. ricordo che entrando nella sala di musica, sulla destra dell’ingresso, c’era un
vecchio tavolo che fungeva da scrivania; il tavolo era
sistemato sopra una pedana di legno alta circa venti
centimetri, la pedana abbastanza ampia aveva anche
la funzione di podio per il maestro durante le prove
periodiche della banda; nella parete dietro il tavolo
c’era appeso un quadro contenente una pergamena
con una lista di nomi; al centro in alto della pergamena faceva bella mostra di sé una medaglia; quel
quadro destò in me una certa curiosità, allora chiesi
a papà il significato di quel quadro. Alla mia domanda papà mi racconta la storia di come era pervenuta
quella pergamena: il 31 maggio 1892 la banda musicale di Scordia partecipò ad un concorso bandistico
organizzato nella città di Palermo; quei nomi scritti
sulla pergamena erano i nomi dei componenti della
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banda scordiense che parteciparono al concorso (tra
i componenti della banda c’era anche suo nonno, che
fu colui che lo avviò nell’arte della musica); la medaglia era il simbolo del 3° posto conquistato nell’occasione, a vincere fu la banda di Palermo.
nel corso della seconda guerra mondiale la banda cittadina si era sciolta per la tragedia che il mondo intero suo malgrado era costretto a subire; passato il periodo buio del conflitto, il comune di Scordia con delibera del 5/11/1943 ricostituisce la banda musicale
comunale con la nomina a direttore di domenico trichini, capo banda vito monitto, vice capo banda
Francesco tomagra.
quello fu il segnale del ritorno alla normalità della
vita quotidiana del paese.
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nel dopoguerra va in Germania in cerca di un lavoro. lo trova facilmente, ma la sua avventura alla ricerca di quella fortuna dura ben poco, appena qualche mese, per via della nostalgia che sente per la lontananza dalla famiglia; altrettanta ne prova la famiglia.
la mamma raccontava un aneddoto di questo episodio: il figlio Pippo, ancora in tenera età, scappa di casa per andare alla ricerca del padre, che sapeva essere in Germania, si dirige verso la stazione ferroviaria
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del paese e sale su di un carro merci, “per sua fortuna”. la mamma, costatata la scomparsa del figlio, lo
cerca nei dintorni e non lo trova. A quel punto chiede l’aiuto del cognato nello, che va alla ricerca del
nipote e lo riporta a casa.
Licodia eubea
nei periodi che vanno dal 1950 al 1954 collabora
con il maestro Pizzul di licodia eubea come strumentista e solista.
Alcuni aneddoti del periodo mi sono stati raccontati
dal sig. Peppino rizzo, ex funzionario del comune
di Scordia. nei suoi racconti evidenzia le capacità artistiche musicali, la semplicità e l’umiltà dell’uomo.
un aneddoto che mi torna in mente è: che quando la
banda veniva chiamata per prestazioni fuori sede, e
lui, essendo musicista scritturato come solista, aveva
il diritto di dormire in un letto, mentre il resto della
banda dormiva in un giaciglio di paglia stesa per terra, il monitto lasciava il letto e andava a dormire per
terra assieme ai giovani, scherzando con essi per quasi tutta la notte. cosa che dava la dimensione dell’uomo e della sua umiltà apprezzata da tutti i componenti della banda.
tanti anni fa il sig. Peppino rizzo mi propone di andare a licodia eubea per presentarmi ai componenti
della banda locale che quel giorno svolgevano un ser19
vizio musicale per la processione di una festa religiosa. vado a licodia eubea in compagnia di mio fratello Pippo, dove c’era ad aspettarci il signor Peppino rizzo. Fatte le presentazioni, il gruppo dei dirigenti della banda coglie l’occasione per richierderci
alcune composizioni di nostro padre. nel frattempo
incominciano i preparativi per l’uscita del simulacro.
iniziata la processione, con il signor rizzo ci incamminiamo verso il punto dove era parcheggiata l’auto
per far rientro a Scordia. lungo la via incontriamo
parecchi amici del signor rizzo. Fatta la presentazione con questi signori, alcuni di loro risultano “vecchi musicanti” che avevano conosciuto nostro padre.
Al sentire che eravamo i figli di vito monitto, ci abbracciarono fraternamente come se abbracciassero
personalmente lui; qualcuno di essi sosteneva scherzosamente di conoscere nostro padre molto meglio di
noi che eravamo i figli, alcuni per la personale conoscenza, altri per quanto ne avevano sentito parlare ai
loro padri. tutto ciò ci inorgoglì enormemente, sapendo che nostro padre, a distanza di tanti anni dalla
sua scomparsa, era ricordato con tanto affetto.
ricordando quel periodo, il 7 marzo del 1969 vito
monitto scriverà una marcia militare dal titolo “Un
saluto a Licodia”.
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nel 1948 gli viene commissionato dal comune di
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Scordia il restauro del palchetto a semicerchio a due
piani, che era posto all’interno della sala di musica di
via Guglielmino, che serviva per le prove della banda. Smontato il palco, viene trasportato con l’aiuto di
alcuni giovani musicanti (che ppô zzu Vitu facevano
di tutto) alla falegnameria per la riparazioni del caso.
Finito il lavoro di restauro, avendo a disposizione un
grande spiazzale (u purticatu) davanti alla bottega,
chiama un gran numero di giovani musicanti ed improvvisa un concertino; la gente del quartiere al richiamo della musica si raduna nello spiazzale, partecipando con gioia alla festa improvvisata. Finita la
festa, i ragazzi lo aiutano al trasporto e alla sistemazione del palco in sala di musica (palco che andrà
distrutto con l’abbattimento della vecchia struttura).
ricevuto il giusto compenso economico dal comune, offre ai ragazzi una cena per ringraziarli per l’aiuto ricevuto, cena che si trasforma in una serata di festa con suoni e balli.
come sempre sosteneva lui: chi non sente musica
non sa amare; perchè anche nei momenti più bui e tristi della nostra vita ci ritorna sempre in mente un motivetto che ci ricorda qualcosa di bello.
in quel periodo collaborava con il maestro rosselli,
direttore della banda musicale di Palagonia.
nell’anno 1951, per l’imminente festività di Santa
Febronia, patrona del paese, il corpo bandistico locale è alla ricerca degli elementi utili al rafforzamento
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del proprio organico per approntare al meglio le prestazioni musicali richieste dal comitato organizzatore della festa.
il maestro rosselli invita vito monitto ad unirsi al loro gruppo, invito che viene accettato con piacere per
la stima reciproca dei due musicisti. il maestro, oltre
ad apprezzare le capacità di strumentista del monitto, aveva una grande ammirazione per la grande dote della composizione, dote che a suo modo di vedere non tutti i musicisti hanno la fortuna di avere.
i collegamenti dei due centri abitati hanno lasciato
sempre a desiderare, oggi per fortuna qualche cosa è
cambiata, all’epoca dei fatti narrati il collegamento
avveniva una volta al giorno con un vecchia corriera
malandata; quel giorno sfortuna vuole che la stessa
era in avaria, pertanto era quasi impossibile recarsi a
Palagonia. cerca un mezzo di locomozione per raggiungere la destinazione desiderata, ma non trova
niente. costatata la precaria situazione, chiede l’aiuto ad un suo cugino, che gli mette a disposizione la
sua bicicletta. non avendo mai avuto modo di andare in bici, non riusciva a tenere l’equilibrio. Fanno diversi tentativi, ma alla fine rinuncia alla bici e decide di andare a piedi a Palagonia per onorare l’impegno preso.
scuola di musica 1953/54
chiede all’assessore alla cultura del comune di Scor22
dia l’autorizzazione ad utilizzare la sala di musica comunale e gli strumenti di proprietà dello stesso comune, perché vorrebbe organizzare un corso musicale per giovani (senza alcuno scopo di lucro) per la
formazione di un corpo bandistico giovanile. Avute
le autorizzazioni dal comune, hanno inizio le iscrizioni al corso, aderiscono all’iniziativa circa cento ragazzi.
va a catania, compra 100 metodi “Bona” e li distribuisce agli allievi (molti dei quali non ebbero la possibilità economica di rimborsagli le spese di acqui23
sto). iniziato il corso con molto entusiasmo e dedizione di tutti i componenti, ad un determinato periodo del corso, viene chiesto da un funzionario comunale l’aiuto dei ragazzi per caricare su di un camion
gli strumenti da inviare a catania per la revisione necessaria ad un buon funzionamento degli stessi. operazione eseguita con entusiasmo dai più giovani, consapevoli che gli strumenti sarebbero serviti al proseguimento della loro formazione di strumentisti. dopo molti mesi di sacrifici molti allievi, finito il solfeggio, attesero invano il ritorno degli strumenti che
avrebbe realizzato il sogno di far parte di un corpo
musicale giovanile. Aspettative che fallirono miseramente per la serietà e la sensibilità dei nostri amministratori. tutto questo a dimostrazione (come se ce
ne fosse bisogno) dell’interesse che ebbero, e hanno
ancora oggi, questi signori verso la cultura locale (eccezion fatta per gli artisti che abbiano avuto, o lo hanno ancora, un ruolo attivo in seno alla politica locale).
così finisce l’avventura della scuola di musica, con
perdita di tempo e di danaro. Prima e dopo questo caso a molti aveva dato lezioni di musica solo per trasmettere la sua passione, spiegando ai giovani che la
musica deve unire le persone, non dividerle (purtroppo).
Perché riteneva che la musica è un’arte gioiosa di
amore, non un motivo di lotte intestine per l’assurda
ambizione del comando.
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l’unico allievo che ebbe la possibilità di imparare
uno strumento fu Pippo Scalone: il padre gli procura
una tromba, per continuare gli studi dello strumento.
Studi che segue con diligenza per la grande passione
che ha per la musica.
dai racconti di persone a lui molto vicine degne della sua fiducia, risulterebbe che avrebbe venduto in diverse occasioni delle sue composizioni ad un maestro
di musica di catania, titolare di un negozio di strumenti musicali ed accessori per banda; da questi racconti viene spontaneo pensare che i metodi acquistati per la scuola di musica furono barattati con qualche composizione, constatato che all’epoca, con la
numerosa famiglia da sostenere, non era facile sottrarre “diecimila lire” al fabbisogno di essa.
La settimana santa (1954)
A quei tempi (come succede anche nei nostri giorni)
accadeva spesso che in seno alla banda musicale locale si creavano delle spaccature. ognuno delle parti si creava un suo gruppo (u partitu) e tutto ciò accadeva per l’ambizione del comando, o per invidia
per le capacità altrui. vito monitto, quando succedeva tutto ciò, lasciava perdere tutto e andava via in
punta di piedi, con la convinzione che la musica è la
sublime arte che deve intenerire i cuori, predisporli
all’amore, non a dividerli. (Purtroppo).
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in quell’anno la banda musicale locale si era sciolta.
A quel punto la commissione organizzatrice delle
processioni del giovedì e del venerdì santo ha la necessità di trovare un gruppo bandistico all’altezza di
affrontare tale compito. ma fa l’errore d’invitare un
grande complesso bandistico che non era in possesso
di un repertorio di marce funebri. erano tempi in cui
non esisteva computer, o fotocopiatrice, pertanto si
pone la necessità di trovare un musicista che avesse
le doti necessarie per scrivere almeno un paio di brani per assolvere il compito della processione del giovedì e del venerdì santo. Si rivolgono a vito monitto per la trascrizione di alcuni brani, lavoro che accetta per doveroso rispetto dei cittadini di Scordia, lavora per 48 ore per assolvere l’impegno preso (la trascrizione avveniva tutta a mano) per consentire lo
svolgimento della processione, ricevendo una adeguata ricompensa. le marce scritte furono: Ione,
Schopin, e i brani tradizionali Popolomeo, e Miserere.
qualche mese dopo le feste Pasquali viene invitato
da una facoltosa famiglia di Scordia per l’organizzazione di una grande banda musicale per accompagnare il corteo funebre di un loro congiunto (cav.
Francesco Gangi, morto il 14 maggio 1954).
incarico eseguito con grande professionalità, organizzando un complesso bandistico di circa 50 elementi; nel corteo funebre furono eseguite tutte le
marce che non erano state suonate durante la setti26
mana santa. Al funerale partecipa una marea di gente, dai colleghi commercianti, ai suoi clienti italiani
ed esteri, dai suoi numerosi dipendenti, alla gente comune per il rispetto alla signorilità del grande uomo
scomparso; molti appassionati di quel genere di musica nel frattempo ebbero modo di ascoltare le marce che non avevano avuto la possibilità di ascoltare
durante le processioni della settimana santa…
Festa di san rocco 1955
nel 1955 si verifica la solita lite all’interno della banda (cose già dette che gli davano molto fastidio). ma
in questa occasione si porta con sé i libretti del repertorio (di sua proprietà). A quel punto diventava
impossibile ai componenti rimasti nella banda ap27
prontare la processione della festa di San rocco per
la mancanza della materia prima (il repertorio) e si rivolgono alle autorità per ottenere con la forza il materiale necessario. Si mobilitano Sindaco, vigili urbani, carabinieri, che con arroganza e prepotenza volevano a tutti i costi ottenere quello che non gli apparteneva. vito monitto, che mal sopportava la violenza, non cedette all’arroganza e alla prepotenza, e non
cedette alle minacce. A questo punto interviene il presidente del comitato organizzatore della festa di San
rocco, il sig. Perticone, che con modi garbati e civili ottiene quello che gli altri non avevano ottenuto
con la forza, facendo formale promessa che avrebbe
restituito il materiale subito dopo la festa. Promessa
mantenuta con un regalo da parte del comitato dei festeggiamenti.
quando si creavano questi inconvenienti (le lotte di
potere in seno alla banda), in famiglia si respirava
un’aria pesante, perché nascevano delle piccole polemiche tra marito e moglie. la moglie leggeva sul
volto del marito che mancava di qualcosa, come se si
fosse spezzato qualcosa dentro di lui; capiva che ne
soffriva; che gli mancavano la banda e le serate passate con i giovani, il modo scherzoso con cui li stuzzicava.
la moglie soffriva anche lei nel vedere il marito in
quello stato, e cercava di spronarlo a reagire, non
contro gli invidiosi colleghi, bensì psicologicamente.
A volte venivano fuori dei battibecchi un poco ani28
mati. una volta fui testimone involontario (a loro insaputa) di uno di questi diverbi. A quei tempi ero ancora un ragazzino e diedi una valutazione errata alle
parole della mamma, pensai che non amasse la musica e non condivideva la passione di papà, ma mi
sbagliavo di grosso.
le motivazioni della mamma le accertai molti anni
dopo: che lei non era contraria alla passione che il
marito coltivava per la musica; ma le faceva male vederlo triste e nervoso. crescendo, si acquista la maturità necessaria per capire le parole espresse in determinate circostanze.
Genova Cornigliano
nel 1956 gli viene proposta la direzione della banda
di cornigliano (Genova). Suo malgrado è costretto a
rinunciarvi per via della numerosa famiglia e per lo
stato interessante in cui si trova la moglie in attesa
del settimo figlio.
Dediche
l’ispirazione della composizione Gioia (marcia militare, 1 aprile 1957) gli viene nel vedere muovere i
primi passi alla piccola Silvana, ultima delle sue
creature. uno dei suoi più grandi successi.
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la marcia caratteristica Piccola Innamorata (31 dicembre 1954), che ottiene altrettanto successo, l’autore la dedica all’amore della sua vita, la moglie nella.
nel mare delle sue composizioni ci sono altre brani
con dediche; le dediche per i figli nel giorno del loro compleanno, altre nel giorno del suo anniversario
di matrimonio, dediche per alcuni amici. la marcia
militare Gelsomino (30 luglio 1956) la dedica al caro amico Salvatore Billò; Ciciolena (marcia militare,
7 marzo 1958) è dedicata ad un suo zio a cui avevano appioppato questo soprannome. Alcune dediche
sono per la sua città natia: Scordia (26 maggio 1964)
e Omaggio a Scordia (1 luglio 1955) (marce militari); Scordia in festa (2 aprile 1950) e Scordia risorge
(25 aprile 1981) (marce sinfoniche); Sicilia mia (mar30
cia sinfonica 29 aprile 1981); Siciliana (marcia caratteristica, 2 febbraio 1980).
ultima della lunga serie è nel giorno del suo ultimo
compleanno, dal titolo 72° compleanno (21 agosto
1980, marcia sinfonica).
repertorio e caratteristiche
nel lungo percorso di strumentista e di direttore nel
corpo bandistico locale, il 90% del repertorio di marce sinfoniche e marciabili in genere, erano sue composizioni.
la sua passione per la musica era così grande al punto che scriveva le sue note in qualsiasi cosa che gli
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capitava tra le mani: dai cartoncini dei biscotti per
bambini al compensato di falegnameria, sul retro dei
fogli di calendari, sui santini che avevano il retro in
bianco, su grandi quadernoni di scuola. oltre ai normali fogli di carta da musica. questo nella storia della musica è e resta una sua personale caratteristica.
la carta da musica veniva adoperata esclusivamente
per stilare le partiture. in pratica non sono delle vere
partiture, ma delle “linee guida” dove tracciava con
gli strumenti principali della banda il bozzetto del tema melodico e armonico dell’opera. Su gli altri tipi
di carta o cartoncino scriveva valzer, polche, mazurke, e altri generi di musica adatti alle feste da ballo.
oppure, non appena aveva l’ispirazione di un motivo musicale, lo riportava su questi tipi di carta facendosi lo schema della marcia, che successivamen-
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te riportava nelle partiture: “bozzetti”, moltissimi dei
quali sono rimasti tali; incompiuti.
la strumentazione completa dell’opera avveniva con
l’estrazione delle parti necessarie all’organico bandistico, cosa che faceva ogni qualvolta rinnovava il repertorio della banda.
questa tipologia di scrivere musica all’apparenza
strana e complessa mi porta a fare una riflessione:
l’autore, non aspirando a superare i confini che davano l’essenza alle sue creazioni musicali, usando
questo sistema parsimonioso, risparmiava fondi per
destinarli alla sua numerosa famiglia.
Collaborazione con il M° Migliaccio
nel 1958 collabora con il maestro migliaccio, assunto dal comune di Scordia il 14 settembre 1955 delibera n° 47, nel tentativo di riportare la pace in seno
alla banda, e con la speranza che i musicanti avessero modi e comportamenti più civili nell’interesse del
corpo bandistico.
il maestro, con l’aiuto di un funzionario del comune, convoca i componenti della banda ed espone le
sue idee sul futuro del corpo bandistico, auspicando
la collaborazione di tutti i componenti che in quel periodo costituivano quel che restava della banda.
istituisce un corso musicale dove aderiscono molti
giovani, parecchi iscritti avevano un grande vantag33
gio verso gli altri, per l’esperienza acquisita per aver
partecipato al corso organizzato da vito monitto nel
1953. da quel corso proveniva una comitiva di amici di cui faceva parte Pippo monitto, figlio di vito. il
gruppo di amici partecipa al corso con entusiasmo.
Finito il solfeggio, il maestro assegna gli strumenti.
A Pippo viene assegnata la tromba, all’epoca lo strumento preferito dai giovani. Pippo, appena arrivato a
casa felice per lo strumento che gli era stato assegnato, lo fa vedere al padre. il padre gli fa un sorrisetto e gli dice: “Cchi è uorbu chissu?” la risposta
sconcerta il figlio, che ne chiede spiegazioni. il padre
gli risponde che quello strumento non è adatto al suo
labbro, pertanto gli dà otto giorni di tempo, poi lo deve restituire. così avvenne: al quinto giorno Pippo si
ritrova con il labbro gonfio da non poter proseguire
gli studi con quello strumento, ed è costretto a restituirlo e vede svanire il sogno di diventare un provetto trombettista. il maestro gli cambia lo strumento e
gli affida il clarinetto. il padre, visto il nuovo strumento, gli dice: “questo può andare bene, se hai le
capacità e la volontà di studiare”. cosa che farà con
grande tenacia, sacrificandosi per via della stressante professione che esercitava.
nel frattempo che Pippo era immerso nello studio
dello strumento, il padre coglie l’occasione per incitare il figlio minore allo studio della musica, riesce a
convincerlo e gli propone come strumento il tamburo. il figlio, ancora molto giovane, non vuole accet34
tare lo strumento proposto dal padre, perché lo ritiene riduttivo, gli avrebbe fatto piacerebbe suonare altri strumenti, ma lui con molta pazienza gli prospetta le possibilità che può ricavare da questo strumento: è importante iniziare con il tamburo, perché è il
volano che porta nella via delle percussioni, campo
molto vasto e molto richiesto nel campo musicale, visto che questa classe strumentale non abbondava di
elementi validi, pertanto anche un mediocre percussionista ha la possibilità di sfruttare la musica come
professione. il giovane, attratto dalla bontà dell’argomento postogli dal padre, accetta; la stessa sera si
reca nella sede della scuola di musica per iscriversi,
ma la trova chiusa. qualche ora dopo incontra un
amico che gli offre la possibilità di un lavoro fuori
Scordia, accetta volentieri l’offerta dell’amico per
dare un aiuto economico alla famiglia, così il padre
vede svanire di vedere il figlio musicante.
intanto Pippo continua con lo studio dello strumento. il maestro, da poco residente a Scordia, non aveva ancora tante amicizie, pertanto dava di proposito
per ultimo la lezione al gruppo degli amici di Pippo,
per avere la possibilità di unirsi a loro per una passeggiata serale e scambiare quattro chiacchiere. la
cosa si ripeteva tutte le sere, cosa che ai giovani non
dispiaceva.
Ad un certo punto del corso il maestro, constatate le
capacità di alcuni allievi, li inserisce nella banda (del
gruppo faceva parte anche Pippo) per iniziare a fare
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esperienza, con l’obbligo di continuare lo studio dello strumento. una sera, durante la solita passeggiata
serale, si presenta un vecchio musicante membro della locale banda, si apparta con il maestro per dirgli
qualcosa; finito ciò che aveva da dirgli il signore va
via; il maestro, tornato fra i giovani, chiede al monitto se conosceva quel signore; alla risposta affermativa del monitto, gli chiede cosa era successo fra
lui e quel signore (di cui ritengo sia giusto non citare il nome per correttezza). il monitto gli chiede il
perché di quella domanda: per lui non esisteva nessun motivo. il maestro gli riferisce che quel signore
gli chiedeva insistentemente il suo allontanamento
dalla banda, perché lo riteneva persona poco affidabile. “A mio modo di vedere - risponde il maestro per quel poco che ti conosco, sei una persona seria,
degna della massima stima”. A quel punto Pippo mette al corrente il maestro di quanto è avvenuto qualche anno prima della sua venuta a Scordia. l’astio di
quel signore non è verso la sua persona, bensì verso
il padre, per via delle solite dispute che si verificavano all’interno della banda. il maestro intuisce che
il padre era musicante e gli dice che gli avrebbe fatto piacere fare la sua conoscenza.
Avvenuta la presentazione, il maestro migliaccio nei
discorsi che si fanno in queste occasioni intuisce di
avere al cospetto un bravo musicista, competente nel
campo bandistico. dopo un paio di incontri il maestro chiede a vito monitto la sua collaborazione in
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seno alla banda, ma il monitto gentilmente declina
l’invito, perché restìo al rientro in un ambiente non
consono ai suoi ideali associativi. ma l’insistenza del
maestro, l’opera di convincimento di alcuni musicanti suoi estimatori e amici, il suo rapporto d’amore con la musica, gli fanno accettare l’invito e rientra
in seno alla banda con la mansione di capo banda. Per
l’occasione del rientro scriverà una marcia dal titolo
“La nuova avventura”. il signore che chiedeva l’allontanamento di Pippo monitto, constatato di aver
perso la battaglia (perché tale la riteneva), persa anche la prerogativa di essere il n°1, si dilegua senza lasciare traccia.
la carriera musicale di Pippo monitto durerà ben poco, poiché qualche anno dopo viene chiamato al servizio militare di leva, pertanto dovette restituire lo
strumento di proprietà del comune che aveva avuto
in consegna per lo studio e come componente della
banda. Al ritorno dal servizio di leva non riprenderà
l’attività musicale.
le buone intenzioni dell’amministrazione comunale
falliranno miseramente per via di qualche mala lingua invidioso che disprezza le capacità musicali del
maestro migliaccio e la sua direzione artistica del
corpo bandistico.
la gestione del maestro migliaccio ha più o meno la
durata di cinque o sei anni.
dopo l’espulsione del maestro la guida della banda
viene affidata a vito monitto, che la dirigerà per tut37
to il resto del decennio, abbandonando definitivamente l’attività di strumentista dopo l’ennesimo assalto al potere all’interno della banda. la sua attività
artistica continuerà scrivendo musica ininterrottamente fino alla fine dei suoi giorni.
***
nel giugno del 1963 ad uno dei figli viene offerta da
un amico la possibilità di un lavoro in Svizzera, proposta che accetta molto volentieri. questo amico, che
è un appassionato di musica ex suonatore di clarinetto nella banda di Scordia, conosceva abbastanza bene vito monitto e le sue composizioni, avendole suonate come componente della banda.
trasferitosi in Svizzera, si era inserito nella banda del
paese che lo ospitava (Sargans). non essendo soddisfatto del repertorio della banda, chiede all’amico se, tornando a casa per le ferie, può chiedere al padre di avere una delle sue composizioni che tanto gli piacevano.
tornato a casa per le festività natalizie, il figlio espone al padre il desiderio dell’amico, desiderio che egli
esaudì molto volentieri dando in consegna la partitura di una marcia militare.
Al rientro delle ferie consegna all’amico la partitura
avuta dal padre; cosa che gli fece molto piacere. Alla prima prova della banda porta al maestro la partitura, il maestro da buon musicista dà un primo sguar38
do al contenuto del brano, gli dice: “la marcia sembra molto interessante, ma purtroppo la mia venerabile età e la vista non mi consentono di svolgere un
lavoro impegnativo come la trascrizione di una partitura. (A quei tempi nei piccoli paesi si doveva trascrivere tutto a mano). Però gli chiese se era possibile averla per qualche giorno, perchè gli avrebbe fatto piacere visionarla con più attenzione. l’amico gli
lascia volentieri la partitura.
morale della favola, la partitura resterà nella sala di
musica di Sargans. la giovane età dei due amici li
porta a non dare il giusto valore al manoscritto.
dopo la morte di mio padre da mio cugino Pippo monitto mi viene raccontato un episodio: mio padre nel
sentire il brano che la banda cittadina suonava nel
percorso di una processione religiosa restò sbalordito; finita la marcia lo chiamò e gli disse che il brano
che avevano appena finito di suonare era una sua
composizione; Pippo stentava a credere a quella affermazione, pur sapendo che lo zio non era tipo da
raccontare frottole. Gli rispose che forse c’era una
forte somiglianza con la sua opera, visto che la marcia in questione aveva un titolo tedesco. ma lo zio insisteva nel sostenere che l’opera era sua.
questo racconto mi riportò in mente la famosa partitura lasciata in Svizzera. A quel punto misi a conoscenza mio cugino Pippo di quanto era avvenuto
molti anni prima, e che la zona dove restò la partitura era di lingua tedesca. Pertanto poteva essere avve39
nuto che dopo le dimissioni del vecchio maestro, avvenute due anni dopo la consegna della partitura (anche l’amico aveva già cessato l’attività musicale molto prima del maestro), il vecchio maestro venisse sostituito da un giovane.
chissà se il nuovo arrivato, trovata la partitura, constatato che nessuno la cercava, non si appropria della stessa facendola sua cambiando titolo e nome dell’autore?
tutto ciò e solo una mia ipotesi, anche se c’è una certa logica nel fare questa riflessione.
Lezioni di strumento al nipote Pippo
nello monitto chiede al fratello vito se aveva la disponibilità di dare lezioni di strumento al figlio Pippo, che aveva studiato teoria e solfeggio con il maestro d’Antona, venuto da un paese del circondario
d’accordo con l’amministrazione comunale, per istituire un corso di musica bandistica per giovani da inserire nella banda del paese, di cui gli fu affidata anche la direzione. Pippo fu uno dei pochi ad avere avuto il tempo di finire il corso. il maestro, resosi conto
dell’atteggiamento del clan dei soliti noti, che remavano contro per metterlo in cattiva luce con l’assurda ambizione del potere, lasciò perdere tutto e andò
via. vito monitto accetta l’incarico richiesto dal fratello e gli consiglia come strumento il corno, stru40
mento di ampio respiro che offre molte possibilità nel
campo musicale. Accettato il consiglio dal fratello,
vito inizia con le lezioni e fa una promessa al fratello: gli dice che avrebbe fatto del nipote un provetto
musicante, che al suo inserimento nel corpo bandistico nessuno doveva avere alcunché da ridire sulla
sua preparazione musicale.
la promessa venne mantenuta, con grande soddisfazione del fratello nello, che orgogliosamente decantava la bravura del figlio e del suo maestro, dicendo
agli amici: “Ma frati mi dissa: quannu ta fìgghiu nèscia di ccà, hâ-nnèsciri un musicanti cumpletu”. e
così fu.
qualche anno dopo l’entrata di Pippo nella banda del
paese il maestro gli cambia lo strumento, affidandogli il flicorno contralto, strumento che in seno alla
banda esercitava le stesse funzioni del corno, ma non
offriva altre prospettive diverse dalla banda. la cosa
diede molto fastidio allo zio vito, consapevole che
con quello strumento non avrebbe avuto nessuna prospettiva nel vasto campo musicale. Successivamente
Pippo di sua iniziativa cambierà ancora strumento,
suonando il flicorno soprano.
lo zio, che vedeva nel nipote una spiccata predisposizione per la musica, cerca di coinvolgerlo per sfruttare le sue potenzialità, gli consiglia di continuare gli
studi musicali, e gli dà la sua disponibilità nel dargli
alcune nozioni di composizione,
Pippo, ancora impegnato negli studi liceali, vista an41
che la sua giovane età, non prende in considerazione
la proposta dello zio. dopo la sua scomparsa si renderà conto di aver perso una grande occasione che gli
avrebbe potuto offrire altre prospettive di vita.
Proposta iscrizione s.i.a.e.
nei primi anni settanta cercai di convincere papà ad
iscriversi alla S.i.A.e., ma ogni mio tentativo fu vano. Provai ad insistere in diverse occasioni, ma la sua
risposta era sempre la stessa: “non è il caso”. mi domandavo quale poteva essere il motivo del rifiuto, facevo mille congetture, ma non arrivavo a nessuna
conclusione. Allora pensai che il motivo poteva essere economico: constatata la numerosa famiglia, non
voleva togliere fondi alle sue necessità. una delle
tante volte che si affrontava l’argomento gli chiesi se
riteneva opportuno dirmi il motivo del rifiuto: se era
una questione economica, ero disposto a caricarmi
l’onere di tutte le spese per il disbrigo della pratica
d’iscrizione ed eventuali spese di viaggio. vista la
mia insistenza, mi dice: “non è un motivo economico bensì è questione di fortuna, quella che a noi manca. ma la cosa più importante è che per portare avanti un discorso del genere è fondamentale stare dentro
l’ambiente bandistico, cioè essere in attività. visto
che ne sono fuori, chi pubblicizza queste opere? visto che viviamo un’epoca in cui le bande musicali so42
no in declino, per tale motivo le case editrici non sono interessate alla pubblicazione di questo genere di
musica, anche perché i giovani non sono interessati
né alla banda né al suo genere di musica”.
le motivazioni avute da mio padre, col passare del
tempo e con l’esperienza diretta acquisita dal momento in cui iniziai ad occuparmi della sua musica,
ho potuto constatare (come si dice: toccare con mano) che erano giuste. dopo l’iscrizione postuma alla
S.i.A.e. ho scritto a molte case editrici per una eventuale pubblicazione. le risposte erano tutte uguali;
cioè quasi uguali a ciò che mi disse mio padre anni
prima. le case editrici risposero che questo genere di
musica non aveva più un mercato per via dell’evoluzione dei tempi, che hanno cambiato i gusti musicali dei giovani e meno giovani. Pertanto non erano disponibili alla pubblicazione di questa musica.
Per fortuna la nuova evoluzione dei tempi ha riavvicinato i giovani alla musica bandistica, e con l’avvento del sistema informatico la situazione si è capovolta, dandomi una mano nella divulgazione delle
opere di mio padre.
La proposta
nel gennaio del 1975, mentre si passeggiava con gli
amici nel corso principale del paese (a chiazza), nella comitiva c’era pure mio fratello Pippo. Si presen43
ta un signore, chiede ai miei amici il permesso di poter conferire con i fratelli monitto.
quel signore era il governatore di una delle due confraternite organizzatrici delle processioni del giovedì
e venerdì santo. Gentilmente ci chiede se avremmo
potuto riferire a nostro padre il suo invito alla formazione di un corpo bandistico per le processioni
della settimana santa, poiché con il maestro della
banda locale non correva buon sangue.
da parte mia decisi di non dire niente a papà, perché
non ritenevo opportuno il suo rientro nel campo bandistico, ma mio fratello una sera, venuto a visitare i
genitori, cosa che faceva di frequente, trovandomi in
casa, mi chiede se avevo riferito a papà la proposta
del governatore. Alla mia risposta negativa, gli espone i punti della proposta. A quel punto papà avrebbe
avuto l’occasione di vendicarsi dei torti subiti negli
anni precedenti dai componenti del corpo bandistico.
ma la sua risposta fu secca e decisa: “non sono all’altezza del compito che mi si chiede”. Scusa che a
mio modo di vedere non era consona alle sue capacita e alle tante amicizie su cui poteva contare nel
campo bandistico, dentro e fuori Scordia, come già
aveva dimostrato in diverse occasioni. Prosegue dicendo: “Poi, per quanto mi risulta, a Scordia c’è una
banda all’altezza di tale compito, pertanto non vedo
il motivo per cui si deve creare un secondo gruppo
bandistico che sarebbe lesivo per gli attuali componenti del corpo musicale”.
44
Lezioni di musica al nipote Vito
nel 1979 dà lezioni di musica, all’età di nove anni,
al nipote vito Salvatore monitto junior, figlio di Pippo. vito promette bene, in poco tempo riesce a superare la parte teorica ed il solfeggio.
Superata questa fase di studio, si dà inizio alla seconda fase, la parte strumentale: gli affida il suo strumento personale, “il flicorno tenore”, ed hanno inizio
le prime lezioni di strumento.
vito tutti i pomeriggi si recava in casa del nonno per
la lezione giornaliera. lungo la strada che lo portava
dal nonno, di tanto in tanto incontrava delle persone
anziane che, vedendo quel ragazzino con lo strumento grande quasi come lui, si incuriosiva al punto tale
da fermarlo per chiedergli la sua identità “A-ccù appartieni, bbeddu
. . fìgghiu?”. vito rispondeva di essere
il figlio di Pippo monitto. “Cchi-ssî u niputi di don
Vitu Munitta?”. Alla sua risposta affermativa: “Ah!...
su assimigghi a-tta nannu!”. questa storia della somiglianza e la stima di cui godeva il nonno, inorgogliva vito, però gli dava fastidio il paragone con il
nonno, si chiedeva: “e se non avrò le stesse capacità, che figura ci faccio!?”.
intanto continua con lo studio dello strumento, ma lo
assillava il pensiero della somiglianza artistica con il
nonno. questo stato psicologico lo deprimeva non
poco, fino al punto di distrarlo non applicandosi più
di tanto allo studio. il nonno notava qualcosa che non
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andava nel nipote, ma lo attribuiva alla giovane età e
probabilmente alla mancanza di un compagno di studio. cerca di spronarlo ad impegnarsi di più nello
studio, perché lo strumento non è come la teoria, richiede molta più continuità nell’esercizio dello stesso, altrimenti si rischia di perdere parte di quello che
si è fatto fino a quel momento. Per stimolarlo ancor
di più, gli dice che se ha un compagno di scuola o
qualche amico che vuole studiare la musica lo può
portare volentieri (tutto ciò per cercare qualcuno che
gli sia di compagnia). il discorso del nonno stimola
vito ad impegnarsi più nello studio. Arrivato ad un
livello idoneo per una prima esperienza bandistica,
non tralasciando lo studio dello strumento, per migliorare il suo stato di preparazione, gli fa iniziare lo
studio della chiave di basso, che serve ad abbinare all’uso del flicorno tenore quello del flicorno baritono.
ma quella frase (Su assimigghi a-tta nannu!) lo perseguitava, e la mancanza di un compagno di studio
che gli avrebbe fatto compagnia, lo porta ad abbandonare lo studio della musica. una grande delusione
per il nonno, che vedeva e sperava nel nipote il suo
naturale erede artistico.
Collaborazione col poeta s. sorge di Catania
nel 1976 inizia una collaborazione con il poeta Sebastiano Sorge di catania musicandogli diverse poe46
sie. nella primavera del 1977, uno dei brani (Primavera d’attesa) viene eseguita al pianoforte e cantata
dal maestro nino lombardo, nell’emittente televisiva teletna di catania. non appena il maestro inizia
ad intonare le prime note del tango, il pubblico presente nello studio televisivo si mette a ballare.
il poeta il 17 Aprile del 1980 dedica a vito monitto
una poesia dal titolo “Romanticismo”.
il rapporto di collaborazione durerà sino alla fine dei
suoi giorni.
catania li 17/04/1980
Al caro maestro monitto vito
da Scordia: dedico:
... romAnticiSmo!…
tra il mare piacente della “Plaja”, divina!...
dove si affoga il ferragosto, mese, calura,
m’ispira questa lettera, questa mattina
per dedicarle questa mia “lirica” pura.
Sono un poeta, non lo si può negare
è di romanticismo, il mio senso, beato;
che m’induce con rima, non posso tacere
esprimerlo serenissimo, sempre consolato.
le rime mi scorrono come una canzone!..
il cuore mi palpita, sani sentimenti,
47
costretto alla lirica di tonalità, sane
da mostrare il mio volto, tanto sorridente.
rivolgo a lei, maestro monitto che spera
per la Sua bella musica, una segnalazione;
in una qualsiasi occasione di maniera
per la Sua riuscita, ci sarà occasione.
il sole che volge al tramonto, declina.
catania si addormenta, come il Paesello,
la notte potrebbe donarci fortuna
sognando o da svegli un successo, bello.
questo mio romanticismo, passione beata
dettatomi non tralascia, l’ansia del cuore;
le parole in versi, poesia, musicata
da ella meritano, sublimata gioia, piacere!..
(Sebastiano Sorge)
la ringrazio e la Saluto cordialmente.
Speriamo !…
che qualcuno si commuoverà.
ci vuole sorte !…
48
***
la breve malattia che lo porterà verso la fine dei suoi
giorni lo coglie con la penna in mano intento a scrivere la sua amata musica.
vito monitto muore, assistito da tutta la famiglia, il
14 maggio 1981 nella sua casa di Scordia.
***
dopo la sua morte inizia la sua ascesa alla notorietà
artistica. uno dei figli, con il tacito consenso di tutta
la famiglia che gli lascia libertà di fare a suo piacimento tutto quello che era possibile fare senza mai
interferire sul suo operato, si mette alla ricerca della
49
strada da seguire per l’iscrizione alla SiAe, per la
pubblicazione, la tutela, e la divulgazione del patrimonio artistico ereditato.
dopo varie ricerche ed informazioni sulla via da seguire, il 20 agosto 1983 scrive alla SiAe per chiedere informazioni su una possibile iscrizione. la loro
risposta indica la prassi da seguire e la documentazione che serve per una iscrizione postuma. Preparare il curriculum che serve, richiede un lavoro lungo
ed impegnativo, perché si doveva catalogare tutto il
materiale venuto in mio possesso; stilare l’elenco
completo delle composizioni che serviva per la pratica, approntare i documenti necessari al completamento della pratica. A questo punto era necessario
trovare un aiuto, avendo molti impegni di lavoro quotidiano. Aiuto che trovo nella collaborazione provvi-
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denziale di rosanna marchese (mia cugina). con i
dati da me forniti, si occupa del disbrigo dei documenti necessari al completamento della pratica. insieme alla domanda di iscrizione invia il tutto alla
SiAe.
nel dicembre dello stesso anno si riceve la conferma
dell’avvenuta iscrizione. A quel punto si pone il problema della trascrizione della parte melodica per il
deposito alla SiAe, che venne risolto da Pippo monitto (mio cugino). egli si occupa della trascrizione
del tema principale delle composizioni bandistiche
da inviare alla SiAe per il deposito e la tutela. rosanna, essendo anche lei musicista, si occupa della
trascrizione dei ballabili.
***
da quel momento inizia un vero “calvario” per la trascrizione degli spartiti che servono alle bande per poterli eseguire, e far da traino alla divulgazione delle
sue opere. materia molto complessa che necessita di
un maestro che conosca la tipologia della strumentazione bandistica. Passavo da momenti di euforia, dove tutto sembrava che andasse nel verso giusto, a momenti di vero sconforto, dove tutto e tutti sembrava
che si mettessero di traverso per impedire la divulgazione di queste opere. Finalmente incomincia a
sbloccarsi qualcosa. in merito un ringraziamento par51
ticolare va a Pippo Scalone e Pippo monitto.
Pippo Scalone è stato uno dei pochi amici ad avermi
spronato a fare tutto il possibile per la pubblicazione
di questo capitale culturale, con la ferma convinzione della bontà delle opere e delle capacità artistiche
del suo maestro. nel mese di luglio del 1984, durante le celebrazioni della festa di San Giacomo, patrono di caltagirone, il corpo bandistico locale invita un
gruppo di musicisti di Scordia per rafforzare il loro
organico. del gruppo fanno parte Pippo monitto e
Pippo Scalone. quest’ultimo, approfittando dell’amicizia con il maestro Salvatore napolitano, direttore
della banda di caltagirone, gli chiede la cortesia di
provare una marcia sinfonica, poiché era a conoscenza dell’esistenza di alcuni spartiti della marcia
Giustizia. vengo contattato da Pippo Scalone e mi
chiede se era possibile reperire un numero di spartiti
adeguato all’organico della banda; con la trascrizione di qualche spartito che mancava fu possibile mettere in opera il progetto. Prova che ebbe un positivo
riscontro e vivo apprezzamento da parte dei musicanti che non avevano conosciuto vito monitto.
da questo episodio s’incomincia a muovere qualcosa; il duo monitto Scalone fa pressione al maestro
della banda di Scordia per inserire Giustizia nel loro
repertorio, cosa che il direttore accetta perché aveva
obblighi verso Pippo monitto. qualche tempo dopo
lo interpella a nome mio (previo giusto compenso)
per la trascrizione di due marce di cui avevo sentito
52
decantare la bellezza da vecchi musicanti che avevano avuto il piacere di averle suonate.
lavoro che accetta, non per la mia persona, ma per
dovere verso Pippo monitto. Gli trascrive due marce
(Gioia, marcia militare, prima uscita agosto 85; Piccola Innamorata, marcia caratteristica, uscita dicembre 85) inserendole subito nel repertorio della banda
locale. il maestro non accetta nessun compenso (i
vecchi spartiti erano andati perduti).
le marce ebbero un immediato e grande successo, sia
all’interno della collettività locale, che fra gli addetti ai lavori del circondario. in breve tempo si divulgano per tutta la regione e oltre.
Ancora oggi risultano tra le più suonate.
da quel momento Pippo Scalone inizia con enfasi
l’opera di divulgazione, propagandandole orgogliosamente come le magnifiche opere del suo maestro.
qualche tempo dopo, pressato in forma cortese sempre da Pippo monitto, il maestro trascrive due marce
funebri: Dolore e Venerdì Santo, inserendole nel repertorio della banda. esse vengono accolte con altrettanto entusiasmo, e avranno altrettanto successo.
malgrado ciò c’era sempre qualcosa e qualcuno che
ostacolavano il processo di divulgazione del resto
delle opere. in un momento di sconforto, dove niente andava per il giusto verso, ricordandomi dei piccoli litigi fra mamma e papà sul tema musicale, pensai di mettere alla prova la mamma per accertarmi
quale delle due ipotesi che avevo formulato era giu53
sta: quella da ragazzino o quella da adulto?
in casa avevamo una stufa a legna, presi una delle
tante partiture in presenza della mamma con fare
noncurante. come se parlassi con me stesso, dissi:
“qualche volta brucio tutto”, accennando alla partitura. lei mi lancia uno sguardo minaccioso e mi dice: “E tu arrìsichiti”. A quel punto ebbi la certezza
che la mamma lo faceva per il bene di papà.
incontro con il maestro Marco Peretti
nel mese di agosto del 1984 io e mio fratello abbiamo avuto l’onore di essere presentati al maestro marco Peretti, insegnante di cultura musicale al conservatorio di vicenza, cittadino veneziano sposato con
una ragazza di Scordia. motivo dell’incontro chiede54
re un giudizio tecnico su alcuni composizioni musicali di papà. il maestro Peretti gentilmente si mette a
nostra disposizione.
Si inizia a fargli ascoltare all’epoca l’unica registrazione in nostro possesso, la marcia sinfonica Giustizia, registrata con mezzi di fortuna. il maestro, mentre ascolta, dice di trovare un’impronta verdiana in
questa musica; visionando la partitura, esprime un
giudizio sul brano appena ascoltato: “questa musica
mi sembra stilisticamente arretrata per il tempo in cui
è stata scritta”. Poi si sofferma sullo stile personale
di scrittura, uno stile personalizzato che un solo grande musicista del passato usava. Alla mia considerazione, che un musicante della zona trovava molto povera di contenuti la parte armonica delle composizioni, risponde ironicamente: “Si vede che questo signore ha una grande competenza nella composizione”. mette le mani sulla partitura, sottolineando la
parte armonica e dice: “vede queste note? il signore
non ha capito il significato e la bellezza racchiusa in
queste poche note; solo un bravo maestro è capace di
tirarne fuori la sua bellezza”.
il maestro Peretti, da grande musicista quale è (altrettanto grande è la sua modestia), dice: “il campo
bandistico non è la mia materia, pertanto se me lo
consente io la farei visionare a due amici e colleghi
esperti della materia trattata”. Accettiamo volentieri,
consegnandogli alcune partiture prese a caso. il 25
settembre dello stesso anno riceviamo la sua risposta.
55
A seguire viene riportato integralmente il testo della
lettera.
Gentili Signori,
ho sottoposto quelle copie delle opere del Loro padre
all’attenzione dei maestri Wolfango Dalla Vecchia,
ordinario di Composizione al Conservatorio di Padova, e Adriano Molin, titolare di strumentazione per
banda e direttore di due piccole bande.
Il primo ha espresso un giudizio soltanto sul contenuto musicale dei brani, preferendo lasciare valutazioni tecniche allo specialista. Secondo lui il contenuto ha un suo valore, purché sia inserito nella realtà paesana che ne ha determinato l’essenza: nel senso che, se questa musica non viene sempre posta in
relazione con l’ambiente sociale in cui è stata creata, corre il rischio di venire sottovalutata.
Egli ha tenuto a sottolineare proprio il carattere “popolaresco” delle invenzioni musicali del loro padre,
definendolo come elemento costitutivo principale,
continuamente presente. Alla mia obiezione che questa musica mi pareva stilisticamente arretrata rispetto al tempo in cui è stata composta, egli ha risposto
che per quel tempo di quella realtà ambientale essa
non è arretrata, ma proprio in quello stile andava
scritta, non aspirando l’Autore a superare i limiti
suddetti. Specialmente la marcia sinfonica l’asino
sapiente egli ha trovato interessante musicalmente,
poiché distante da ciò che ha definito “ordinaria am56
ministrazione”, riferendosi alla sostanza di altri brani. Le altre composizioni rivelano padronanza del
mestiere e facile vena melodica.
Il maestro Molin sostiene che questa musica è valida, ma che ne esiste moltissima di altrettanto valida
che non viene più eseguita, perché non trova nessun
maestro di banda disposto a farlo e perché il pubblico di oggi gradisce tutt’altro genere di musica:
giace quindi dimenticata, per colpa della evoluzione
dei gusti.
Secondo lui il modo migliore per onorare la figura e
l’opera dell’Autore è quello di agire sull’opinione
pubblica del paese di Scordia, interessando le autorità e sensibilizzando la cittadinanza intorno al problema. Il loro padre è stato un cittadino di Scordia e
agli scordiensi spetta il compito di divulgarne l’opera, poiché essa è parte del patrimonio culturale del
paese. Sarebbe quindi una manchevolezza deplorevole trascurare, come finora è stato fatto, l’opera di
un cittadino illustre, la quale sicuramente darà lustro
a tutta la comunità. (in quest’ultima frase del maestro molin si può notare la mancanza di conoscenza
degli amministratori scordiensi).
Spero che la figura e l’opera del loro padre possano
trovare il giusto posto tra le cose notevoli di Scordia.
Venezia, 25 Settembre 1984
Cordiali saluti
Marco Peretti
57
***
nell’anno 1985 faccio richiesta all’assessore allo
spettacolo del comune, chiedendo un piccolo spazio
durante l’estate scordiense di quell’anno. ricevo la
formale promessa che avrebbero inserito nel programma una serata con un concerto bandistico con le
musiche di vito monitto.
A quel punto nasce la necessità di approntare il materiale necessario per coprire la durata del concerto.
interpello il musicista locale che aveva trascritto precedentemente le prime quattro marce, chiedendo la
sua collaborazione nella trascrizione dei brani che
servivano per il concerto. trattandosi di un lungo lavoro, gli avevo proposto un adeguato compenso. ma
il rifiuto è stato cortese ma netto, perché a suo dire la
58
salute non lo aiutava. (Scusa che non mi convinse).
constatata l’impossibilità di trovare un punto d’appoggio locale, mi rivolgo ad altri musicisti disponibili a questo lavoro. ne trovai uno a Genova tramite
un mio zio (Saverio monitto), musicista anche lui, residente in quella città.
operazione che mi costa tanti soldi, con il risultato
che la promessa fattami dall’assessore “ grande uomo di parola” fallisce miseramente, grazie anche all’opera di convinzione fatta da alcuni componenti del
corpo bandistico locale, maestro compreso. Anzi! Fu
l’artefice principale, descrivendo i brani in questione
come musica non all’altezza di un programma musicale. da questo fallimento viene fuori la marcia caratteristica La bella Primavera, ottenendo un ottimo
successo fuori del nostro contesto locale. ed altri brani: come: Estate d’amore e Ragazza di fuoco, marce
sinfoniche che hanno ottenuto un grande successo
successivamente.
ennesima scissione
dopo anni di tregua in seno alla banda locale (come
recita un vecchio detto siciliano, U lupu cancia u pilu, no u vìzziu) la storia puntualmente torna a ripetersi. con un colpo di mano viene rimosso il vecchio
maestro dall’incarico della direzione bandistica. incarico che viene affidato ad un giovane maestro di59
plomato di clarinetto al liceo musicale vincenzo
Bellini di catania. il vecchio maestro, ferito nell’orgoglio, minaccia di ritirare dal repertorio della banda
le marce funebri sue e di suo padre (cosa che sensatamente non farà). con la minaccia di un eventuale
ritiro delle marce locali si temeva il malcontento degli appassionati di questo genere di musica, che tenevano tanto al prodotto locale. A questo punto nasce la necessità di rimpiazzarle con altre marce paesane. Si rivolgono alla famiglia monitto per delle
nuove partiture di marce funebri. in quella occasione
vennero trascritte le marce Lacrime ed Estremo Dolore. quest’ultima dedicata dall’autore alla zia Francesca centamore, sorella della sua mamma. Anche
queste marce hanno ottenuto un grande successo.
60
***
nel frattempo Pippo Scalone continua la sua opera di
divulgazione delle opere già trascritte. Approfittando
dell’amicizia del maestro Salvatore napoletano, gli
chiede cortesemente la trascrizione della marcia sinfonica Cuore Siciliano, 30 ottobre 1956, che l’autore
dedica all’amico carissimo Francesco Scalone, papà
di Pippo. cortesia che il maestro gli fa molto volentieri. dopo qualche tempo, con l’aiuto del figlio maestro, Francesco Scalone, 1° flicorno baritono del corpo bandistico dell’arma del carabinieri di roma, fa
trascrivere altre due marce sinfoniche: Donna di
Campagna e L’asino Sapiente, che gli fu ispirata da
un suo collega, che, non avendone le capacità musicali, si permetteva di criticare i grandi compositori
61
che hanno fatto nel mondo la storia della musica.
questo episodio è stato descritto nel libro L’asino sapiente pubblicato dal museo civico etno-Antropologico “mario de mauro” di Scordia. risulta errato,
perché a giudicare le marce della contesa non fu un
musicante chiamato a rafforzare l’organico locale,
ma fu il maestro di un grande corpo bandistico da giro che era stato scritturato con la sua banda per le festività di San rocco. il maestro nel giudizio espresso, porta l’esempio di due avvocati: l’avvocato principe, che con poche parole fa un grande discorso;
l’avversario, che come un principiante parla un’ intera giornata, ma nella sostanza non dice niente.
62
il sogno
con quel materiale a mia disposizione mi viene l’idea di far incidere un cd da un complesso bandistico.
con le spese del tutto a mio carico. cerco la collaborazione di persone competenti, mettendomi in contatto con diversi musicisti per la trascrizione delle
marce mancanti al raggiungimento del numero necessario per il completamento del cd. contatto diversi musicisti per l’organizzazione e la realizzazione
del cd, ma non trovo nessuno che collabori alla realizzazione del progetto. il mio sogno resterà tale.
***
dal materiale rinvenuto rilevo come prima opera
bandistica la marcia sinfonica Giustizia, scritta il 12
giugno 1945, composizione che con la sua dolce melodia simboleggia il ritorno alla quiete della pace, dopo la bufera del secondo conflitto mondiale. ma dai
racconti fatti da vecchi colleghi che lo conobbero abbastanza bene e lo ricordano con immutato affetto,
sono sicuro che dovrebbero esserci altre composizioni bandistiche scritte nel periodo che va dal 1930 al
1945, anno di nascita di Giustizia. tale ipotesi è suffragata dal materiale rinvenuto; alcuni brani sono stati riscritti negli anni 70 (walzer, mazurche, tanghi,
polke ed altri) con le date delle composizioni negli
63
anni in cui furono create, datate fine anni venti, inizio anni trenta. una composizione fu scritta a due
mani con l’amico Pippo Pernice, dal titolo Gloria al
fascismo, marcia sinfonica. vista l’epoca dittatoriale
in cui vivevano, loro malgrado erano costretti a seguire l’andazzo del sistema. il Pernice cura il tema
melodico, il monitto la strumentazione. Si dice che
ne venne fuori un capolavoro. marcia che mi è stata
richiesta nel 1986, ma che non trovo tra le partiture
di mio padre.
***
correva l’anno 1991. in un paesino del nisseno incominciano i preparativi per le imminenti festività pasquali. la commissione organizzatrice si mette alla ri64
cerca di un corpo bandistico in grado di approntare
la processione del venerdì santo. contatta diversi corpi bandistici, ma non ne trova alcuna interessata alla
prestazione richiesta, poiché sono tutti impegnati. un
componente della commissione, amico di Andrea
Scalone, lo contatta telefonicamente, lo mette al corrente delle difficoltà in cui si trovano e gli chiede il
suo aiuto per la formazione di una banda musicale
per approntare la processione religiosa.
Andrea capisce la necessità dell’amico, ma è restio
ad accettare la proposta, poiché per un musicista
scordiense partecipare alla settimana santa locale è
sacro e irrinunciabile. ma l’amico insiste, supplicandolo di non fargli mancare il suo aiuto. vista l’insistenza dell’amico accetta. Gli pone il problema della
mancanza dei libretti necessari per una prestazione
del genere, ma l’amico gli risponde che possono bastare un paio di marce.
Andrea per doveroso rispetto dell’amico accetta l’incarico. Si mette subito all’opera ed in poco tempo riesce a raggruppare un numero di musicanti di sua conoscenza adatti al servizio che erano chiamati a svolgere. nella scelta dei brani non ha nessun dubbio: fra
tanti brani di autori locali sceglie le marce di vito
monitto. le marce sono: Dolore, Venerdì Santo, Lacrime, Estremo dolore.
65
Film e fiction televisive
l’anno 1997 coincide con il primo lavoro cinematografico dal maestro Paolo Buonvino, La piovra 9,
fiction televisiva girata a catania in via crociferi. Per
l’occasione viene inserita la marcia Piccola innamorata, per il carattere generoso e fiammeggiante. il regista stesso, Giacomo Battiato, si accorge che essa,
nella sua linea melodica ed espressiva, più di tutte
s’intona con la scena da girare, con la banda che accompagna una processione religiosa. nel 2004 il
maestro Buonvino musica la fiction televisiva Paolo
Borsellino, girata a Palermo. in questa occasione viene inserita la marcia Gioia. nell’anno 2006 il maestro Buonvino musica il film I Vicerè, film girato a
catania.
con la partecipazione dell’ Associazione musicale
Stesicorea di Scordia, viene inserita la marcia Gioia.
nasce l’associazione Culturale stesicorea
nel 2004 si consuma l’ennesima scissione in seno all’Associazione musicale città di Scordia.
dalla scissione nasce l’Associazione culturale musicale Stesicorea Scordia. Pochi mesi dopo la sua nascita, il direttivo propone al figlio di vito monitto il
coronamento del sogno fatto precedentemente, l’incisione di un cd musicale che tanto aveva desiderato
66
CD 001 Piccola innamorata
di realizzare. Proposta che accetta con entusiasmo;
così nasce il cd Piccola Innamorata, con marce sinfoniche, militari, e caratteristiche. l’opera è stata
possibile grazie alla collaborazione di marco monitto, che si è adoperato per la scelta e la trascrizione
dei brani mancanti per il completamento del cd.
la marcia militare Festosa, inserita nel cd, è stata rinvenuta casualmente, scritta su di un cartoncino di biscotti per bambini; ma si trattava solo di un bozzetto, in pratica esisteva solo il tema melodico, occorreva completarla con la strumentazione; l’arrangiamento è stato curato da marco monitto. il cd viene
67
presentato in occasione del concerto di capodanno
del 2006 a cura dell’Associazione musicale Stesicorea nella chiesa di San domenico Savio di Scordia.
nella locandina di presentazione del concerto, il
maestro Alessandro Strazzulla, diplomato al conservatorio musicale di catania, fa una disamina delle
opere musicali del monitto.
la caratteristica principale riscontrabile nelle composizioni di monitto è la melodia, che è sempre la base delle sue opere. le linee melodiche appaiono scritte di getto e hanno grande fluidità, testimoniando la
grande generosità dell’ispirazione dell’autore. la
strumentazione ha un carattere accessorio e funzionale alla melodia, caratteristica questa che esalta il
carattere “descrittivo” delle sue composizioni, i cui
titoli, ispirati al mondo agreste o alla quotidianità, costituiscono l’ambientazione entro la quale ha luogo la
descrizione musicale.
non poca influenza avrà avuto infine nell’immaginario dell’autore la vita della comunità scordiense del
dopoguerra e oltre, scandita dalle tradizioni e dalle
feste. non sembrerebbe strano, ad esempio, pensare
che l’autore si sia ispirato alle processioni della Settimana Santa di Scordia nella composizione della
marce funebri, che oggi vengono eseguite proprio in
quella occasione.
il cd ha reso popolare vito monitto in italia e oltre,
nello stesso tempo ha reso giustizia all’autore dai denigratori che mettevano in dubbio le potenzialità ar68
tistiche delle sue opere.
il disco ottiene un successo inaspettato e di vaste proporzioni. A conferma di questa tesi esistono testimonianze di e-mail inviate sul sito della banda Associazione musicale Stesicorea Scordia.
e-mail
Seguono alcune e-mail delle tante ricevuti sul sito della Stesicorea, riportate testualmente nella forma in cui
mi sono pervenute
Associazione Celenna, 10/01/2006
Spett.le Associazione,
Siamo l’Associazione Musicale Culturale “Celenna”
della provincia di Foggia.
Abbiamo ascoltato i brani del vostro CD su internet e
vorremmo acquistarlo. È possibile? Ci dite come fare?
Inoltre siamo molto interessati alle marce del maestro Monitto, dato che rientrano nell’ambito di un
progetto che abbiamo intrapreso tempo fa, un progetto di recupero della musica bandistica di inizio secolo, di autori che non ci sono più (Alfredo Pucci,
Orsomando, Lacerenza, Pellegrino, Salvatore Pucci). Quindi le marce del maestro Monitto farebbero
al caso nostro, anche perché abbiamo intenzione di
suonarne qualcuna (sono veramente molto belle…).
Come è possibile avere le parti e partiture?
Aspettiamo una vostra risposta.
69
P.S.: Io non conoscevo Vito Salvatore Monitto, ma
ascoltando le sue composizioni sul vostro sito, ho potuto apprezzarlo e posso affermare che è veramente
un grande autore.
Grazie Ass. Celenna.
Roberto Francescano 30/01/2006
Salve, sono il direttore della banda musicale città di
Amantea (CS)
Complimentandomi con tutti voi per l’ottimo sito e
per la vostra incisione musicale che abbiamo ascoltato con la nostra banda con molto interesse. Volevo
chiedervi se era possibile potervi richiedere la bellissima composizione Piccola innamorata.
Grazie e auguri di sempre maggiori successi.
Anesa Marino, 10/02/2006
Spett. Banda di Scordia,
Mi occupo da vent’anni di studi e ricerche sulle bande musicali italiane. Sono tra l’altro autore di un Dizionario della musica italiana per banda, in due volumi, contenente le biografie e il catalogo delle composizioni degli autori italiani di musica bandistica
dall’inizio dell’ottocento a oggi. Inoltre ho collocato
su internet una bibliografia bandistica internaziona70
le e una Discografia bandistica italiana, nella quale
segnalo i dati delle cassette, dischi e compact disc incisi dalle bande italiane.
Sono venuto a conoscenza che anche la Vs. banda ha
realizzato un CD con le musiche di Vito Salvatore
Monitto. Vi sarò grato se vorrete inviarmene un
esemplare all’indirizzo sotto indicato. In tal modo
potrò anche segnalare i relativi dati nella discografia bandistica in internet.
Ringrazio per quanto potete fare e, in attesa di risposta, Vi invio i più cordiali saluti e auguri per la
Vs. attività.
Anesa marino, 13/02/2006
Caro Marco,
Il CD è arrivato questa mattina ( e poi dicono che le
poste non funzionano!) e ti ringrazio per la gentilezza unita alla solerzia. L’ho già ascoltato e devo dire
che la banda ha dato una buona prova di sé: le esecuzioni sono curate e non “strillate” come troppo
spesso succede, le linee melodiche chiare e gli accompagnamenti composti.
Le musiche di Monitto sono piacevoli. La sua è una
scelta di semplicità e una ricerca della comunicazione immediata col pubblico. Temi molto cantabili, di
impatto accattivante. I suoi modelli appartengono alla classica tradizione bandistica italiana, con un oc71
chio alle innovazioni introdotte, ad esempio, da Ernesto Abbate (marce sinfoniche con ritmi sincopati
derivanti dalla musica leggera). Oltre a far cantare
i clarinetti, usa molto due voci di tromba (non solo
con figurazioni squillanti da fanfara, ma anche in
chiave melodica).
Molto gradevole l’impaginazione della bellissima foto di copertina del maestro Monitto. Un po’ bruttarelle sono invece le quattro foto moderne della banda durante le prove, che però trasmettono l’immagine di un ambiente gradevole e di un gruppo di giovani e meno giovani molto motivato e partecipe al lavoro musicale.
Un piccolo appunto: nell’elenco dei pezzi, oltre al titolo, bisognerebbe sempre indicare il genere della
composizione. Normalmente è il compositore stesso
a indicare sulla partitura “marcia militare, allegra,
sinfonica, caratteristica”, ecc. E’ meglio riportare
per completezza anche questo dato.
(la missiva continua chiedendo informazioni su altri
compositori locali, e con degli esempi delle schede
preparate che ha già pubblicato sui suoi dizionari, inviando la scheda di Pietro Pernice “ già pubblicata”
e poi quella di vito Salvatore monitto).
Per quanto riguarda Vito Salvatore Monitto ti chiedo di volermi cortesemente precisare, per le composizioni elencate nella scheda, il genere, così come segnato dal compositore sulla partitura.
Magari puoi usare lo stesso file, rimandandomelo
72
dopo il completamento. Mi piacerebbe però, visto
che ha scritto centinaia di brani, avere un elenco più
completo. Forse il figlio ha un elenco dei lavori paterni, che può essere fotocopiato? Inoltre dovrei precisare dove sono conservate queste musiche, se presso la banda oppure nell’archivio privato di famiglia
del figlio.
Vedi quello che puoi fare, non c’è fretta.
Chiudo la lunga chiacchierata e ti invio un cordiale
saluto.
Marino Anesa
Associazione Celenna, 11/02/2006
Ciao Marco,
Voglio farti sapere che ho ricevuto ieri il primo pacco contenente il cd e 4 marce.
Ti devo ringraziare innanzitutto per la disponibilità
e la cortesia ad inviarmi il tutto.
Poi volevo farti sapere che, oltre ad apprezzare le
marce di cui ti parlavo per telefono (l’asino sapiente, Piccola innamorata, e la bella di Scordia), ho potuto apprezzare moltissimo la marcia sinfonica
“ESTATE D’AMORE” che mi hai inviato. Anzi, ti dirò, forse è la più bella tra quelle che ho ascoltato.
Ho fatto ascoltare il CD ai componenti del consiglio
direttivo della mia associazione (e musicanti) e ne
sono rimasti entusiasti. Abbiamo convenuto (come
73
già ampiamente previsto) che inseriremo più di una
marcia di quelle contenute nel CD.
Veramente complimenti ancora soprattutto per il bellissimo gesto (che mi spiegavi per telefono) di realizzare un CD con musiche di un compositore che non
ha potuto ascoltare alcune composizioni incluse nel
CD. Questo è senz’altro il più bel gesto di omaggio
che io abbia mai potuto apprezzare in tanti anni di
banda. E fa tanto onore a voi e al figlio del maestro.
Veramente un bel gesto.
Inoltre volevo spronare ancora (come ti dissi per telefono) a PUBBLICIZZARE al massimo queste marce dato che secondo me sarebbero richiestissime e farebbero la fortuna soprattutto delle bande neo costituite che per ovvi motivi non possono suonare marcioni complessi, ma queste marce sarebbero ottimali.
Ti ripeto pubblicizzate al massimo queste musiche e, se
possibile, create un sito ad hoc, tutto sul maestro Monitto dove sia possibile acquistare il CD, scaricare gli
mp3 e soprattutto scaricare la sua musica in PDF. Ti
assicuro che avrebbe un grandissimo successo.
Anche perché, e te lo dico con la massima sincerità,
Monitto non ha nulla da invidiare ad altri compositori molto più noti (penso ad esempio a Salvatore e
Alfredo Pucci del passato e a tanti “compositori” dei
giorni nostri).
Ripeto: pubblicizzate al massimo.
74
Ciao Antonio
Associazione Celenna, 17/02/2006
Ciao Marco,
volevo solo dirti che proprio ieri sera, alla prima
prova stagionale, abbiamo provato la marcia di Vito
Salvatore Monitto GIOIA. Non ti dico il successo,
piace a tutti. Già lo sapevo ma non mi aspettavo un
successo di questa portata.
Dillo a tuo cugino che sicuramente potrà essere orgoglioso.
Ora in queste altre prove vorrei inserire ESTATE
D’AMORE (fantastica…) ma il maestro e il capo
banda vorrebbero inserire L’ASINO SAPIENTE e
GIUSTZIA.
Sicuramente suoneremo anche PICCOLA INNAMORATA.
Ciao Antonio
Nicolino Rosati, 11/03/2006
Complimenti al sito e alla vostra banda! Sono un
compositore e aggiungerò la marce del M° Monitto
al repertorio della banda in cui suono: Leoncini
D’Abruzzo di Piscina (AQ).
A presto
Nicolino Rosati
75
Alfino Lo Verde, 03/08/2006
Abbiamo avuto il piacere di ascoltare le composizioni del maestro Vito S. Monitto. Volevamo chiedervi se
è possibile avere alcune composizioni da eseguire
con la nostra banda.
Nel caso fosse possibile, vi invieremo elenco delle
composizioni. Ringraziandovi anticipatamente.
Alfino Gandolfo Lo Verde POLIZZI GENEROSA (PA)
leonardo la Polla, 12/06/2006
Salve,
Sono Leonardo La Polla, aiuto maestro e capobanda
del complesso bandistico “S. Cecilia” di Cassano Ionio (CS).
Ho ascoltato il Cd contenente le marce del maestro
Vito Monitto e sono rimasto molto colpito.
Ho scaricato anche le parti di Piccola innamorata e
stiamo per inserirla nel nostro repertorio.
Volevo sapere a chi mi devo rivolgere per avere le
partiture e le parti del maestro Vito Monitto quali
“l’asino sapiente” ed altre marce.
Da sottintendersi il fatto che una volta inserite nel nostro repertorio le marce saranno regolarmente registrate nei bollettini SIAE, visto che il responsabile sono io.
Vi ringrazio Leonardo La Polla
76
Massimo Vella, 03/08/2006
Salve, sono Massimo Vella, presidente e direttore artistico del “CORPO BANDISTICO PALERMITANO”. Tempo fa avevo mandato una mail per sapere
se era possibile avere le parti di alcune marce del M°
Monitto, che ho potuto ascoltare dal vostro sito. In
particolare sarei interessato a: RAGAZZA di FUOCO, ORIENTALINA, ESTATE D’AMORE, GIUSTIZIA, L’ASINO SAPIENTE, SANTA DOMENICA, LA
BELLA DI SCORDIA, LA BELLA PRIMAVERA.
In attesa di notizie porgo distinti saluti.
Massimo Vella
Antonio Di Garbo, 09/07/2006
Vi giungano i miei più sinceri complimenti, sia per le
esecuzioni che ho potuto ascoltare che per il sito. Cosa posso fare per ascoltare altre vostre esecuzioni?
Chiedo anche se posso essere informato, tramite posta elettronica, circa il luogo ed il periodo di una Vs.
esibizione nel territorio delle Madonie o in provincia
di Palermo.
Non conoscevo il maestro Monitto, è stato un vero artista.
Saluti da un Vs. ammiratore da Castelbuono (PA)
Antonio Di Garbo
77
Gorgoglione Luigi, 28/07/2006
Carissimi amici, sono Gorgoglione Luigi, capo banda della banda di Pietrapaola (CS); ho visto il vostro
sito e ascoltato le marce del maestro Monitto, mi
piacciono davvero e desidererei averle nel nostro libretto; se potete spedirmele assieme al CD ve ne sarò grato. Grazie e auguri.
Giuseppe Borruso, Palermo,
Argomento: partiture
Caro maestro, complimenti per le marce che scrive,
faccio parte del complesso bandistico “Antonio Marinuzzi” di Palermo. Suono la tuba, e suono con altre bande. Desidero sapere se è possibile, e dove posso trovare alcune marce di sua composizione per poterle eseguire in alcuni servizi; le marce sono: estate d’amore, l’asino sapiente, ragazza di Fuoco, Giustizia, donna di campagna. La ringrazio e cordiali
saluti.
2° CD Venerdì santo
nel 2007 viene prodotto il 2° cd, dedicato alla settimana santa dal titolo Venerdì Santo, con la preziosa
collaborazione di marco monitto nella scelta delle
marce e nella trascrizione dei brani mancanti per il
78
CD 002 Venerdì Santo
completamento dell’opera. l’incisione del cd viene
curata dall’Associazione musicale Stesicorea Scordia.
il cd viene accolto nel campo bandistico (e non) in
italia con maggiore interesse del primo, per la dolce
commovente melodia, e le emozioni che trasmette
agli appassionati di questo genere di musica. la divulgazione degli spartiti musicali è avvenuta a macchia d’olio nel centro e sud italia (e alcuni anche nel
nord) tramite i contatti sul sito della Stesicorea, dove
è ancora possibile poter scaricare gli spartiti, ed i
contatti telefonici avuti personalmente per l’invio del
materiale cartaceo.
A tal proposito riporto una e-mail del 28 aprile 2009,
tratta dal sito della Stesicorea.
79
chi scrive è il signor michele Attardi di valguarnera:
Un cordiale saluto al maestro e a tutti i componenti
del complesso bandistico della Stesicorea di Scordia.
Chi scrive è un ex musicante flicorno baritono che ha
militato nelle varie formazioni bandistiche che si sono avvicendate nel mio paese, Valguarnera Caropepe, dove la musica dovrebbe unire invece che dividere, purtroppo. Ho avuto modo di ascoltare, nel periodo della Settimana Santa da breve trascorsa, il vostro cd di marce funebri composte dal maestro Vito
Monitto, a cui va tutto il mio riconoscimento di grande compositore che ha lasciato alle nuove generazioni un tesoro di inestimabile valore musicale, il
quale va custodito gelosamente. Le marce sono tutte
toccanti, ma una in particolar modo mi ha veramente commosso, quando ho sentito intonare le note della marcia TENEBRE. D’altronde il compito del musicista è di trasmettere un’emozione a chi ascolta. Se
ci riesce vuol dire che è sulla strada giusta. Grazie
per l’emozione che mi avete regalato.
Michele Attardi
3° CD scordia in festa
un 3° cd Scordia in festa è stato prodotto nell’anno
in corso (2010) con marce scelte di comune accordo
con marco monitto, che ne cura la trascrizione e la
registrazione. il cd è tuttora in fase di distribuzione.
80
CD 003 Scordia in festa
Pubblicazioni
due brani sono stati richiesti per la pubblicazione
dalla casa editrice mArAni edizioni musicali di
cesena. la prima marcia pubblicata è La bella di
Scordia, marcia militare, (3 maggio 1955) dedicata
alla figlia Anna maria nel vederla crescere e diventare ogni giorno di più sempre più bella; ma non volle rivelare il nome ai curiosi che gli chiedevano chi
era questa bella ragazza, lasciandoli scherzosamente
nel dubbio chi fosse questa ragazza. la pubblicazione è avvenuta nel novembre 2009.
la seconda pubblicazione è la marcia militare Orientalina. del 22 febbraio 1957, dedicata alla piccola fi81
glia Paola, che durante le feste di carnevale indossava un costume da odalisca, pubblicata nel novembre
2010. Altri due brani sono stati richiesti dalla casa
editrice BoArio di torino; vengono richiesti la
marce Gioia, e Piccola Innamorata; ma é stata rifiutata l’offerta, per via degli ingenti investimenti economici per la divulgazione dei due brani, sostenuti
nel ventennio dalla loro uscita.
richiesta di marce funebri da Malta
Può sembrare del tutto naturale l’interesse che la musica di vito monitto abbia suscitato fra gli addetti al
settore bandistico, ma ciò che stupisce di più è che
questa musica abbia trovato molti estimatori nel pubblico giovanile, la cosa può sembrare strana perché il
82
genere bandistico di solito non entra nei gusti musicali dei giovani, del loro interesse, ne ho avuta testimonianze dirette e indirette. Al riguardo dell’interesse del settore bandistico ho avuto contatti telefonici
con poco più di un centinaio di maestri di banda da
ogni parte della penisola, per richiesta di spartiti musicali. oltre un numero imprecisato che li hanno scaricati via telematica; la cosa mi è stata segnalata dalla Stesicorea dalle e-mail ricevute sul suo sito, inoltre ho avuto la segnalazione che gli è pervenuta una
richiesta di spartiti di marce funebri da una banda
musicale dell’isola di malta.
tutto ciò a dimostrazione che la musica di monitto
ha superato i confini nazionali, la musica è un’arte
che appartiene a tutti e non ha barriere né confini da
superare.
83
interVista
l’idea di questa intervista nasce dall’esigenza di
descrivere meglio, oltre ai fatti prettamente biografici accennati in precedenza, la personalità e le qualità
musicali del maestro monitto tramite le parole di chi
ha avuto la fortuna di conoscerlo personalmente, ma
anche attraverso la sua opera, per questioni anagrafiche, come il maestro enzo Gulizia. costui ha tutti i
titoli per poter esprimere una opinione tecnica: diplomato al conservatorio musicale di catania, ha suonato con quasi tutti i migliori musicisti, in diverse
formazioni, di Scordia; è direttore della Banda musicale Stesicorea, sempre di Scordia; è stato componente della banda provinciale di catania; come componente della catania city Brass orkestra ha collaborato con Phill Woods, dalla quale è nata la pubblicazione di un doppio cd musicale: “Phill on Etna.”
Premesso tutto ciò, ritorniamo all’intervista, o per
meglio dire alla chiacchierata. l’incontro è stato organizzato da Salvatore, figlio di vito monitto, fissando un appuntamento in Piazza “S. rocco”, che in
realtà è intitolata ad umberto i.
tra i partecipanti alla chiacchierata c’è anche Scalone Giuseppe, il più anziano dei tre – più anziano
solo dal punto di vista anagrafico, classe 1940, e non
dalla passione che esprime quando parla di musica,
bande, concerti e giovani che si dedicano a questa arte –, che suona il flicornino nella Banda Stesicorea,
84
una vita dedicata alla musica, passione che ha trasmesso ai tre figli.
il terzo del gruppetto, rocco la Spina, un altro appassionato di musica, ha conosciuto vito monitto
nell’ambito del lavoro di falegname.
la discussione si è sviluppata tra battute di musicisti, che capiscono solo loro, barzellette e, ogni tanto, tra un aneddoto e l’altro, venivano fatte delle domande.
D. Come avete conosciuto Vito Monitto?
r. scalone. Ho conosciuto il maestro don vito monitto tramite mio padre. mio padre, oltre ad essere un
appassionato di musica, era amico di don vito e grazie a questa amicizia sono diventato suo allievo. È
stato il mio primo maestro.
(la cosa che si nota parlando con Giuseppe, don Pippu, è il profondo rispetto nei confronti di una persona più anziana di lui, chiamandola di volta in volta
con un appellativo di cordiale rispetto: don Vitu, zzu
Vitu, maestro).
r. La spina. io, come ho detto prima, sono stato suo
apprendista falegname quando avevo undici anni. la
cosa che ricordo di lui, era la sua disponibilità nei
miei confronti e nel tempo che impiegava nell’insegnarmi il mestiere. Però non ho mai visto scrivere su
di un foglio qualsiasi, come dicono gli altri, quando
aveva un’ispirazione.
r. Gulizia. io non ho conosciuto questo personaggio,
perché ha vissuto la sua epopea artistica precedente
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la mia. tutto quello che so di lui riguarda gli aneddoti raccontati dai vecchi musicisti del paese, tra i
quali vi era mio padre.
D. …e come l’ha conosciuto tuo padre?
r. G. in quel periodo mio padre faceva parte della
banda musicale e quindi ha avuto la possibilità di conoscerlo personalmente.
r. s. come ti ho già detto mio padre era amico dô
zzu Vitu.
D. Dal punto di vista musicale è stato un autore
importante a scordia?
r. G. Sicuramente! vito monitto costituisce un capitolo importante nella storia e nella cultura musicale
di Scordia, perché è riuscito a realizzare qualcosa che
per l’epoca era a dir poco inimmaginabile. essere
compositore a Scordia - tra gli anni 30, 40 e 50, in un
ambiente costituito prevalentemente da contadini e
piccoli artigiani, dove la preoccupazione maggiore
era provvedere ai bisogni quotidiani - è sorprendente.
r. s. io ti rispondo con questo aneddoto: nel 1962 facevo il militare a Firenze, nel reggimento lupi di toscana. in città insegnava il maestro lino Semeraro,
grande maestro. Don Vitu aveva composto per mio
padre una marcia con dedica in calce: all’amico carissimo Francesco Scalone. Ho portato la marcia al
maestro Semeraro a chiedergli un parere sulla qualità del lavoro. come prima cosa ha fatto uscire dalla
sala tutti gli altri musicisti e si è messo a suonarla al
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piano, alla fine ha espresso il seguente giudizio:
“questa musica è stata scritta per un fraterno amico.”
mi ricordo ancora, quando facevo ascoltare a mio padre, disteso sul letto dopo un ictus, Giustizia, una
marcia sinfonica, mio padre piangeva mentre l’ascoltava... A proposito di quei tempi e della povertà.
U ma pinzièri è comu na lucèrtula! Passo da un argomento all’altro. A quei tempi la povertà era tanta
che come lavoro mi facevano addrizzari
i chiova.
...
r. L. vero! lo facevano fare anche a me in falegnameria.
D. La religione ha avuto un ruolo importante nella sua opera?
r. G. Se esaminiamo la sua produzione artistica a
carattere profano, come le marce sinfoniche e le marce militari, si direbbe di no. mentre, se ascoltiamo le
marce funebri, come la Croce di Gesù e Vicino a
Dio, si percepisce una spiritualità elevata e raffinata.
Secondo me: capolavori del genere.
D. Qual è la caratteristica saliente della sua musica?
r. G. Premesso che don vito non ha studi specifici
di composizione. Però, dal punto di vista armonico le
sue composizioni sono abbastanza semplici, ma ciò
non implica una scarsa qualità. don vito monitto
possedeva uno spiccato senso melodico che riusciva
ad equilibrare alla creazione continua di nuovi spunti tematici.
r. s. io ti parlo non della musica ma della persona.
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Don Vitu era una persona umile e sincera, disinteressata e dedita ai giovani.
r. L. vero! lo faceva con me. mi aiutava spesso.
(ciò che doveva essere una intervista singola si è trasformata in una chiacchierata, nella quale è stato detto molto di vito monitto. ovviamente, non era nelle
intenzioni dell’intervista essere esaurienti. l’incontro, tra battute esilaranti ed attimi emotivamente forti, è stato un bel momento).
Hobby
Al termine dell’attività lavorativa, maturati i requisiti per l’acquisizione del diritto alla pensione, può dedicarsi a tempo pieno alla famiglia e ai suoi hobby.
vito monitto, non tralasciando la composizione musicale, coltiva un’altra passione: scrive un bel numero di testi poetici o “semplici pensieri in rima”. A seguire vengono riportati alcuni dei suoi manoscritti.
Dolce musica
ti scrivo dolce musica con il cuore
se non si sente musica non si può amare
se pure in casa c’è dolore
ci viene sempre voglia di cantare
ma specialmente quando si fa l’amore
si gode come l’ebbrezza del mare
la musica fa felici i cuori
la musica fa il male dimenticare.
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L’inverno
Perché ci fai soffrire triste inverno
di grandi piogge la neve al manto
non si può sopportare il tuo freddo vento
di tramontana ogni vita spianta
la vita è una ruota
non si ferma mai
chi nasce
chi muore
chi gode
chi ha guai
non c’è gente
che non ha guai
e tu che non pensi o triste inverno
dimmi l’uomo dovrebbe essere immortale?
La mia regina
tu sei la regina del mio cuore
o moglie sei l’unico amore
ti ho amato sempre o mio splendore
non potrò mai scordare le nostre gioie
siamo vecchi ormai questo è il mio dolore
presto cesserà di battere in nostro cuore
ma prego dio nel suo splendore
di unirci anche nell’aldilà mio dolce amore.
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La vita
l’estate fa troppo caldo
l’inverno molto freddo
dimmi cosa vuoi caldo o freddo?
la risposta è di gran valore
il freddo è pieno d’amore
con il caldo si perde il sapore
così è la vita pene e dolore
chi gioisce troppo
chi di pene muore.
La fontanella
mi ricordo di te o fontanella
dirimpetto alla mia casa stavi
mi rinfrescavo con l’acqua fresca e bella
mi rianimava il cuore o fontanella
la sera dopo aver lavorato in officina
veniva maddalena la sartina
arrivava da te come una stella
a prendere la tua acqua o fontanella
una sera mi trovai a lei vicino
per rinfrescarmi con l’acqua deliziosa
le chiesi amore era così bella
poi ci rinfrescammo da te o fontanella
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ci siamo sposati che bella giornata fu quella
giornata di festa, giornata divina
ma quando in cielo spuntò la prime stella
noi ti lasciammo sola o fontanella
ma ora andrò lontano ahimè meschino
in cerca di lavoro vado lontano
ma mi ricorderò di quanto sei bella
non ti vedrò mai più o fontanella.
quando si fa sera
mi sembra primavera
alla sera e al mattino
viene un angelo divino
mi culla e mi accarezza
mi fa sentire l’ebbrezza
mi bacia con amore
o mamma sei l’angelo del mio cuore.
mi duole e mi addolora il cuore
sono vecchio ti debbo abbandonare
anche se batterà ancor per poco il mio cuore
ma porterò con me il ricordo del nostro amore.
È bella l’aurora
schiariscono le stelle
cantano i galli
canto di armonie novelle
di armonia nuova
di vecchie serenate
sarà bello il giorno
o bella la serata
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serata di allegria
serata di scalpore
aspetto la mia ragazza
pieno di grande amore
quando lei viene
mi porta l’allegria
mi porta tanto amore
speranza e poesia
Speriamo che ci sia
una grande felicità
l’amore è più bello
se c’è sincerità.
l’uomu si voli beni finu ca duna
Si spàgghia ccu punenti e tramontana
ma quannu è vècchiu e cchiù nun duna
È comu na vècchia ’urpi nilla tana.
la felicità non è l’amore
l’amore porta pene e dolore
la felicità è amare il Signore
la preghiera consola il nostro cuore.
idillio ferroviario
Sull’espresso che viene da Parigi
incontrai una bella signora
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corpulenta ma giovane ancora
proprio quelle che piacciono a me
presi posto dirimpètto alla bella
le chiesi con grande cortesia
dove va lei? mi disse in turchia
porca loca ci vengo anche me
la signora fino a sera
tenne ancora la bocca chiusa
ma nei pressi di torino
già l’aprì un pochettino
poi giunti a moncalieri
fa più bello oggi che ieri
proseguendo verso Asti
purché il tempo non si guasti
nel bivio di Stadella
mi succhiò una caramella
ma in quell’istante il controllore appare
il biglietto alla signora vuol bucare
io gli dissi che diavolo le sogna
qui non si buca che nei pressi di Bologna
ma l’emilia non era il paese
che piacesse all’amica di viaggio
perché a lei non piaceva il formaggio
specie poi nella calda stagione.
ma mi pare di aver ben capito
che la bella cedeva pian pianino
proseguendo verso Pesaro e Fano
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vi sarebbe una bella occasione
la signora a Faenza
già cedeva all’insistenza
e nei pressi di Forlì
incominciava a dir di sì
poi giunti a Senigallia
la signora era in maglia
io pure a civitella
avevo solo la flanella
e così andando avanti
restai nudo con i guanti
ma il caldo a castel vito
disse la bella a monte: vito
se ci fosse mio marito
gli risposi a cerignola
meno male che sei sola
di passaggio a San Sidero
nel vedere quel bosco nero
poi giunti a molfetta
io ripresi la burletta
ma in quell’istante il controllore appare
ed il biglietto alla signora vuol bucare
ma gli dissi santo iddio
lasciate fare a me che glielo buco io.
Giunti a Bari gli dissi vi lascio
perché ormai ho raggiunto il mio scopo
ma lei disse il bello viene dopo
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venga pure a Patrasso con me
esitai ma lei soggiunse
se lei viene con me sull’egeo
io le mostro pure quel neo
che madre natura mi diede.
imbarcati sullo ionio
celebrammo il matrimonio
e nei pressi di corfù
ci davamo già del tu
poi in vista di Patrasso
s’allungò sul materasso
e giungendo a chio
m’allungai sopra anch’io
poi le dissi gli dissi guarda bella
questi sono i dardanelli
lei li vide a mitilene
spense il lume e l’acetilene
ero forte come un toro
quando entrai nel corno d’oro
poi gli dissi senti niente
nei pressi dell’oriente
ma lei disse con far discreto
si mi sembra un minuetto.
in quell’istante appare il gran Sultano
che la faccenda vedeva da lontano
ma non so per quali ragioni sue
mise al serraglio tutt’e due.
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Finito di stampare
nel mese di Aprile 2011
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