FAMIGLIA
Gaia e suo marito: fare giocare le
bimbe a calcio? Uno sport troppo violento. La prima comunione? Andrebbe
fatta fare senza tentennamenti. In famiglia ognuno può esprimersi sapendo
di dover accettare le opinioni ultrui.
Certo, il buon rapporto madre-figlia è
di aiuto: «Ci conosciamo e sappiamo
come prevenire bisticci», dice nonna
Cristina. Con l’ex nuora, madre di altri
nipotini, è stato più difficile capirsi, aggiunge la 70enne. In più, la maggiore
distanza dalla loro abitazione non aiuta
a creare una relazione stretta.
Inizialmente, racconta ancora, pren-
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Nora (a sinistra) e Iris con nonno Ferdinando e nonna Cristina.
dersi un impegno fisso non era nei suoi
piani. Quando le bimbe sono nate lavorava ancora. Inoltre, le pesava l’idea di
perdere quegli spazi che aveva riconquistato da poco: «Prima devi accudire i tuoi
figli, poi i genitori anziani… La voglia di
libertà era grande. Però poi costruisci un
rapporto con le nipoti, ti ci affezioni e
tutto prosegue con naturalezza». Oggi
per lei fare la nonna rappresenta una seconda chance: «Sono stata una madre
ansiosa e poco paziente. Ora con Iris e
Nora riesco a essere più rilassata».
Nonno Ferdinando annuisce: «Il vantaggio di fare solo i nonni – dice – è di essere
in seconda linea, meno stressati». ●
Una continua negoziazione
♦ Intervista Vittoria Cesari
Lusso* è docente di psicologia,
consulente e terapeuta.
Si parla spesso di mamme e
nonne, ma anche gli uomini
sono implicati…
Nei suoi testi scrive di genitori junior e genitori senior…
Quando si parla di nonni, ci si
dimentica spesso che sono
pur sempre genitori, che non
solo devono entrare nel ruolo
di nonni, ma anche in quello
di genitori (senior) di neogenitori (junior).
Foto: Sandro Mahler, Charly Rappo
Sono inevitabili degli screzi tra
genitori junior e senior con l’arrivo della terza generazione?
Nel 75% dei casi osservati nel
corso della mia carriera, le
cose vanno bene. Ciò non
esclude però quelle tensioni
«normali». Proprio perché
inevitabili, bisogna farne
buon uso: approfittare degli
attriti per conoscere meglio
l’altro, capirne le aspettative
e le interpretazioni delle situazioni vissute.
Questo però implica buone
capacità comunicative e una
certa apertura…
E ci sono molte persone che
tendono a sentirsi sempre le
vittime. Io sprono molto i genitori senior a essere la parte
più saggia. Ad esempio, abbandonando il ruolo di
«esperti» nei confronti dei
figli e lasciando loro la libertà
di intraprendere altri cammini. Certe neomamme, ad
esempio, hanno così timore
di un’invasione da parte dei
nonni, che respingono qualsiasi gesto gentile. Una cosa è
certa: il modo in cui ci si
esprime conta molto. È normale che consigli o opinioni
irritino se non dati nella forma
adulto-adulto, ma come verità
imposte. Non viviamo più in
un sistema familiare gerarchico: oggi è necessaria una
continua negoziazione.
Sì. Soprattutto i figli e i generi
sono spesso in una posizione
scomoda. Alcuni hanno un
forte legame sia con la madre,
sia con la compagna, ma si
trovano tra l’incudine e il
martello quando le due non
vanno d’accordo. Per questi
uomini è impossibile sottrarsi alla loro situazione.
Ma devono sapere che sono
l’elemento che può introdurre un discorso costruttivo
tra le due parti.
Entriamo nel concreto: molti
genitori junior hanno bisogno
di un sostegno. Ma quanto
aiuto hanno il diritto di
aspettarsi dai genitori senior?
Fin da subito genitori senior
e junior devono chiarire le
loro aspettative distinguendo
tra quello che vogliono, devono e possono fare. Questi
sono i tre pilastri con cui
confrontarsi, nel migliore
dei casi già prima della nascita dei nipotini.
Come fare se le regole
educative e le modalità di cura
seguite dai genitori senior
e junior non combaciano?
Una soluzione del tipo «territorio tuo, regole tue» è ragionevole e porta vari vantaggi.
Ma c’è pure bisogno di una
convergenza degli sforzi per
dare delle basi minime ai
bimbi (comportarsi bene a
tavola, ringraziare, ecc...).
Quindi è importante accordarsi su alcuni principi fondamentali. Se le regole in uno
dei due territori sono infinite,
l’altra parte può adottarne
una o due, ma non ci si deve
aspettare che le segua tutte.
Con gli imperativi non si costruisce un rapporto fruttuoso. Se si vuole andare
d’accordo bisogna essere disponibili allo scambio. ●
*La già professoressa associata
all’Università di Neuchâtel insegna
all’ateneo della Svizzera italiana nel
quadro del programa di Gestione
della formazione per dirigenti di
istituzioni formative ed è autrice di
saggi sulle relazioni intergenerazionali. Fra questi, «Genitori e nonni:
alleati o rivali?» (2014), ed. Erickson.
Cooperazione · N. 30 del 26 luglio 2016 21