28 Scuola La Guida venerdì 1 febbraio 2013 Ex docenti ed ex allievi del “Silvio Pellico” raccontano la loro lunga esperienza nelle aule della storica scuola cuneese Ricordando gli anni del Liceo Dopo duecento anni di vita, il Classico sarà accorpato allo Scientifico Adriano Rosso ra scuola non posso che augurare di cuore “ad multos annos”! Lacerti e fruscoli di un quarto di secolo passato Ernesto Algranati Ricordi di prof. al Liceo temuti e stimati e del 7 in condotta Squadernato sulla scrivania ho il numero unico “Noi di terza 1949-1950, dedicato all’infanzia acciocché impari”. Si tratta di pagine più o meno brillanti, più o meno spiritose, ma che vogliono segnare il momento importante della raggiunta, o quasi, maturità: il saluto alla cara scuola che ci fece crescere, poesiole e rime varie, una ricca previsione su un futuro lontano, annunci pubblicitari scherzosi e una mirabile Galleria degli Dei (i profe) e degli Eroi (noi studenti) che ci fa balzare davanti agli occhi la prestigiosa figura della “cara e buona immagine paterna” di quel gran signore e gentiluomo che era il preside Sebastiano Gasco, l’umbratile e pensoso eccellente latinista e grecista Boella, l’allampanato e segaligno Fassio con il grigio sacchetto dei numeri della tombola per estrarre gli interrogati, il brillante Baccolo, saggista, romanziere, acuto studioso di Pirandello, il funambolico Giacchi, entusiasta trascinatore della ciurma degli alunni sugli splendidi sentieri dell’arte, la mitica “donna Ligia” appassionata e frenetica divulgatrice delle scienze, il caro matematico Gondolo, lo straordinario docente di educazione fisica Giannessi, e altri ancora che il breve spazio concesso non ci consente di menzionare e, quindi, sono stati ignobilmente trascurati. Quando si intraprende la strada delle rimembranze non si finirebbe mai: si dovrebbe dire di mille avventure, di amici cari rimasti tali per sempre, ma mi accorgo di avere occupato già troppo spazio senza dire dei vent’anni della mia vita liceale come insegnante: quante ore passate in aula o in biblioteca con alunni, alcuni piuttosto vivaci e non studiosissimi, altri veramente straordinari per altezza d’ingegno (“i miei geni” li chiamavano i miei figli, forse un po’ gelosi), ma tutti stimolanti per l’interesse con cui partecipavano alle lezioni. E la cara consuetudine con i colleghi, alcuni un tempo già miei insegnanti e altri di nuova e felicissima acquisizione: da Giaccardi a Torchio, a Perassi, Molinengo, Guerrini, Tassone, Olivero e tanti altri. Quanta umanità e quanta ricchezza mi ha regalato il mio vecchio Liceo! Non è retorica dire che vi ho trascorso gli anni più belli e fecondi della mia ormai lunga esistenza, per cui alla mia ca- Sono passati circa 60 anni da quando frequentavo il Liceo classico “Silvio Pellico”, ma non ho dimenticato nulla di quanto ho vissuto in quel periodo segnato da una molteplicità di episodi, quasi tutti positivi, che ancora oggi affollano i miei ricordi, episodi indissolubilmente legati ai professori più temuti, ma anche più stimati, che non sempre sopportavano le mie intemperanze giovanili. Il mio punto debole infatti era la condotta: ho sempre mantenuto nella classe il primato del voto più basso, anche perché arrivavo cronicamente in ritardo alle lezioni e non sempre trovavo indulgenza da parte del professore. Ho ancora ben presente la figura ieratica del preside Gasco che, piazzato in cima alle scale, al mio arrivo toglieva l’orologio dal taschino e lo muoveva come un pendolo davanti ai miei occhi per documentarmi l’imperdonabile ritardo. In terza Liceo poi venni addirittura sospeso per alcuni giorni per aver contestato la professoressa di scienze, di cui avevo fatto pubblicamente in un teatro di Cuneo la parodia di una sua lezione, il che comportò la mia presentazione all’esame di maturità con 7 di condotta. Ma al di là di quest’episodio dal sapore goliardico, peraltro non del tutto negativo, conservo un ottimo ricordo del rapporto con gli altri professori, in particolare con il prof. Boella e il prof. Fassio, verso i quali avevo un certo timore riverenziale, ma che sono stati determinanti nella mia formazione. Devo sicuramente in massima parte al Prof. Boella il mio attuale interesse per gli scrittori classici, al suo modo di illustrare soprattutto i testi greci, in particolare i poemi omerici che ci aveva insegnato a leggere in metrica. Così come sono indimenticabili alcune lezioni di filosofia del prof. Fassio sui metodi della conoscenza, sul valore del dubbio, sulla inesistenza di una oggettività assoluta in qualsiasi ricerca filosofica, in quanto inevitabilmente condizionata dal risultato che il soggetto si prefigge di conseguire. E più passano gli anni, più mi rendo conto di quanto sono stato fortunato nel frequentare il Liceo classico di Proprio al compimento del suo secondo secolo di vita, il Liceo classico “Silvio Pellico”, perde la sua autonomia e dal prossimo anno scolastico, 2013-2014, viene accorpato allo Scientifico “Peano”. Il bicentenario e la svolta dell’unificazione dei due Licei sono occasione per ricordare il passato glorioso del Classico con l’intervento di alcuni ex allievi ed ex docenti. Cuneo negli anni ’50, quando numerosi erano i professori eccellenti, quelli che, secondo Heidegger, “insegnano ad imparare”, le cui lezioni spiegano nel tempo la loro migliore efficacia. Non posso che augurare agli studenti odierni del Liceo di avere degli insegnanti altrettanto capaci. Michele Mestriner Ho imparato a studiare e il valore dell’amicizia Ho frequentato il Liceo classico nella prima metà degli anni ‘80 ed ho un ricordo ancora vivido di quegli anni, sia perché si trattava degli anni più belli e spensierati della mia vita, sia perché l’aver frequentato questa scuola mi è servito molto per i miei studi universitari in Giurisprudenza; ero nella famosa sezione “B”, con insegnanti del calibro di don Ugo Bessone di greco, don Quaranta di italiano e latino, la Molinengo di matematica e Giaccardi di filosofia, ma nonostante questo, io ed i miei compagni siamo sempre riusciti anche a divertirci. Ho moltissimi ricordi di quegli anni, ma uno in particolare resta indelebile nella mia memoria: ho adorato fin dal primo istante il greco, l’ho sempre paragonato, non so perché, alla matematica, e mi ricordo che in prima Liceo il professore ci diede una versione tratta da un’opera di Plutarco molto difficile e, onestamente, a prima vista poco comprensibile: l’argomento, però, oltre ad essere molto interessante era da me particolarmente sentito (l’impegno degli studenti a scuola, che deve sempre essere affiancato da un po’ di svago) e così feci una versione stupen- da (ricordo ancora il voto: 9 e mezzo), dimostrandomi che spesso, nella vita, si ottengono risultati migliori facendo ciò che ci piace, che non facendo qualcosa controvoglia. Ricordo anche che allora il Classico era molto competitivo negli agoni sportivi ed i giochi della gioventù vedevano spesso i nostri atleti (me compreso) primeggiare nelle discipline di atletica, pallavolo e basket. Il Liceo classico mi ha insegnato due cose importanti: innanzi tutto a studiare, a chiedermi il perché delle cose, a ragionare prima di agire e a non dar mai nulla per scontato; e poi mi ha aiutato a comprendere il significato vero dell’amicizia: tutte le persone che ho conosciuto e frequentato al Liceo sono ancora mie amiche, proprio perché abbiamo condiviso una parte importante della nostra vita, un’esperienza formativa speciale, perché abbiamo apprezzato e faticosamente conquistato la nostra essenza di esseri umani basandoci sull’esperienza di persone sagge vissute prima di noi. Arturo Rosso Ti alleni a cercare il migliore dei mondi possibile Il “Pellico” è un mondo. Ci entri e in cinque anni vivi un’esperienza che non si cancella più, perché porta con sé il sigillo della verità e lo spessore di una stagione dell’esistenza; prima di varcare la soglia del “Pellico” non sai con certezza chi sei e ti adegui volentieri alla volontà di altri: lì invece impari ad essere persona, a scottarti con le prime decisioni prese in autonomia; non c’è più spazio per alibi, ambiguità, toni di grigio più o meno sfumati, perché tutto percezioni, sentimenti, relazioni - è terribilmente vero. Lì anche le malinconie adolescenziali, il vagheggiamento della bella morte, i palpiti dell’amore assoluto diventano seri e nobili, perché incarnati da icone inconfondibili, Leopardi e Foscolo, e nelle icone si inverano; lì impari a detestare lo stato artificiale dei Custodi e dei Guerrieri e ad amare lo stato ideale chiamato genericamente democrazia, la cui vera essenza sta però nell’amore del bello e nell’affermazione della parte migliore della persona e del cittadino: la vita ti insegnerà esattamente l’opposto, ma tu saprai con certezza, sempre, che questo è il modello vero, perché è stato: il fascino della memoria ne legittimerà la manifestazione, sotto qualsiasi cielo. E non ti stancherai di cercare - caparbiamente - il migliore dei mondi possibili, perché a questo ti ha allenato il “Pellico”. Carlo Luigi Torchio Trentacinque anni al Liceo Classico Il Liceo classico “Silvio Pellico”, nei suoi due secoli di vita, è stato frequentato da personaggi illustri: da Edmondo De Amicis a insigni latinisti (Augusto Rostagni, Aldo Ferrabino) e onorato da qualificati docenti (Leonardo Ferrero, Luigi Pareyson, Umberto Boella). Averne fatto parte tra il corpo docente è stato un onore. Ma per me è stata soprattutto una seconda casa. Io vi sono approdato più di mezzo secolo fa, come titolare di cattedra, e tra quelle mura e tra quei banchi ho passato ben trentacinque anni. Quanti i miei ex alunni (alcuni ormai padri maturi, o anche nonni)! Molti sono diventati professori in quello stesso Istituto; altri sono arrivati alla cattedra universitaria sia nelle facoltà umanistiche sia in quelle scientifiche, italiane o straniere; alcuni di loro sono arrivati a posti di grande prestigio e di grande responsabilità. Va a tutti il mio ricordo affettuoso, soprattutto a quelli che ahimé - sono mancati troppo presto, spesso ancora assai giovani. Ormai io ho lasciato quelle aule da parecchi anni, ma ancora ricevo saluti e auguri da parte di tanti ex allievi che mostrano di non avermi dimenticato. Per parte mia io li ricordo tutti volentieri perché il nostro - come ricavo dalle loro parole - è stato un rapporto anche affettivo, oltre che ricco di esperienze e di frutti. Germana Muscolo Dal 1º settembre sarà una scuola unica, una ri-unione Alberto Bosi Innamorato del Liceo classico anche dei muri È possibile innamorarsi di una scuola? Non dico solo della scuola in generale, ma di una scuola in particolare? Prima come allievo, poi come insegnante? Non intendo solo dei compagni, in seguito dei colleghi, degli allievi, ma proprio anche dei muri, dei vetri delle finestre, dei cortili, dell’odore sapete, ogni edificio ha un suo particolare odore - fino agli animali impagliati del museo? E pensare che il Liceo classico di Cuneo è stato eretto alla fine del ventennio in pretto stile di razionalismo fascista… evidentemente certi amori superano anche le opposizioni politiche. Un amore cominciato quando avevo tredici anni e pensavo di dedicarmi da grande alle scienze naturali: ma non ho resistito alla seduzione delle lettere classiche impersonata dalla mia professoressa di allora (la prof. Perempruner), che penso molti miei compagni considerassero una matta scatenata, mentre a me, che pure ero il classico ragazzino molto perbene, non certo abituato al suo stile anticonformista, pareva un tipo formidabile. E poi nel triennio, passato per il greco e il latino sotto la tutela del mitico prof. Boella, avrei conosciuto altri amori, in primo luogo la filosofia (prof. Giaccardi): e avrei capito quel poco che ho capito di matematica e di fisica, grazie ad un vero scienziato che era anche un grande insegnante, il prof. Perassi (in questi campi per il resto della mia vita ho vissuto principalmente di rendita). Certo nel frattempo ho avuto altri amori scolastici e culturali, ma nessuno così intenso e così duraturo. Il fatto è che anche questo amore, come in genere ogni amore passionale, ha comportato un aspetto di fregatura. In che senso? Nel senso che il fatto di condividere per cinque anni - gli anni in assoluto più formativi - le giornate con una équipe di professori per la maggior parte non solo preparati, ma anche appassionati della loro materia, mi ha indotto a ritenere che essi fossero un campione rappresentativo della media della scuola italiana. Errore clamoroso, come avrei in seguito dovuto constatare. Ma troppo tardi, perché nel frattempo avevo preso la laurea in filosofia e mi ero a mia volta avviato sulla strada nella quale essi mi avevano preceduto, finendo per sedermi dove essi si erano seduti. Le norme sul dimensionamento delle scuole sono basate sulla risoluzione di problemi economici. Pertanto, le scuole che hanno un numero di studenti inferiore a 600 unità non possono essere autonome; devono essere accorpate a qualche altra scuola per raggiungere un numero di iscritti che negli anni possa considerarsi stabile rispetto al parametro numerico stabilito. Dov’è il risparmio? Sul personale che diminuisce: un solo dirigente, un solo direttore dei servizi, un “riconteggio” del contingente dei docenti, degli impiegati, dei bidelli e dei tecnici. Nel caso dell’unione tra Scientifico e Classico si aggiunge un’altra ragione: la condivisione dello stesso edificio che agevola la distribuzione degli spazi e razionalizza la spesa per l’utilizzo delle strutture. Questa unione in realtà è una riunione. Lo Scientifico nacque dal Classico nel 1944. Negli anni crebbero, ospitarono docenti illustri e validi studenti che volentieri sono tornati e tornano per salutare i propri docenti; quando ci vengono a trovare guardano le aule, riconoscono il posto occupato, tremano ancora al ricordo di qualche verifica e di qualche prof... la memoria corre alle prime cotte, agli scherzi tra compagni, e a come gli studenti del Classico condividevano la conoscenza con quelli dello Scientifico durante i compiti scritti... Poi lo Scientifico aumentò di dimensioni, allargò gli spazi e con l’avvento di serissime regole per la sicurezza gli studenti delle due scuole non ebbero più tante occasioni per contattarsi. Ma si sa, i ragazzi hanno fantasia e curiosità, trovarono ben presto il modo di comunicare dalle finestre nei cambi d’ora e nell’intervallo... L’anno scorso, quando oltre a dirigere lo Scientifico ebbi in reggenza il Classico, mi trovai davanti studenti volenterosi, brillanti, ricchi di amore per la propria scuola, con la voglia di essere coinvolti e di coinvolgere. In pochi mesi gli studenti dello Scientifico e del Classico non solo fecero amicizia, ma avviarono iniziative comuni di ottimo livello. Adesso io continuo con tutti loro e con i docenti e non docenti a costruire quella che dal 1° settembre 2013 sarà un’unica scuola, fatta da noi. Mi auguro (ma sono abbastanza certa) che con l’intelligenza e la creatività di tutti sapremo valorizzare e accrescere le qualità e le caratteristiche dei due Licei per far sì che nessuno rimpianga il passato e che il Liceo rimanga nella memoria e nel cuore di chi lo frequenta e lo frequenterà. Germana Muscolo Preside del Liceo scientifico e del Liceo classico