1. Canti del periodo fascista
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2. Canti della Resistenza
3. Canto dei Lager: GAM GAM
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4. Valore e significato della musica
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ICS”E. Armaforte”- Altofonte
Progetto Europeo Comenius
“Il dovere della Memoria: la lotta non è mai
finita!”
Incontro di Progetto: Polonia dal 16 al 20/05/05
Index
1. Introduzione ai Canti del Fascismo
2. Canti del Fascismo: Giovinezza, Faccetta Nera. Canti dei Partigiani:
Fischia il vento, Bella Ciao
3. GamGam: canzone dei bimbi nel lager in "Jona che visse nella balena",
film di R. Faenza, ispirato al romanzo autobiografico di Jona Oberski
"Anni d'infanzia".
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4. Salmo di Davide n° 23.
5. Il ghetto di Terezin e il Brundibar: opera composta dai prigionieri nei
lager, per ordine delle SS.
6. Testimonianza: valore e significato della musica nei lager.
Canti del fascismo
Tante sono le marcette composte durante il ventennio a scopo
propagandistico del regime fascista per sottolineare le virtù marziali del
popolo italiano. Si passa dalle più famose “Giovinezza “, “All’armi”;
“Faccetta nera” alle meno note, meno orecchiabili destinate a sparire ben
presto. Mediante una continua pubblicazione di nuovi motivi orecchiabili e
dagli slogan facilmente riconducibili alle direttive del partito (intento
propedeutico), il governo fascista cercava di catturare nuovi adepti o di
difendere le scelte di politica estera italiana contro le “inique sanzioni” o
l’invidia delle “demoplutocrazie”. Tra le righe di alcune canzoni di
successo si possono leggere le direttive precise ordinate agli autori dal
sistema di controllo del governo e dal Ministero della Propaganda Fascista.
Dall’ardore guerriero della gioventù italica, alla vocazione imperiale del
paese, in cui il fascismo non deve mai apparire imperialistico, ossia
desideroso esclusivamente di espansione territoriale o predominio politico,
bensì imperiale, cioè un naturale rappresentante di una forza morale e
diffusiva di una nuova civiltà. In generale, comunque, al centro dei canti
fascisti resta l’apologia del Capo; che si sa, aveva sempre ragione;
l’innalzamento dell’onore a valore assoluto; la venerazione della bandiera
emblema dell’identità e dell’ appartenenza. Sono tutte canzoni popolari
che nascono talvolta da un sentimento diffuso, influenzato da un substrato
mitologico e ideale che desse credito ai miti della patria e dell’eroe
(l’antica Roma e il suo impero) presentandosi come il comune sentire degli
italiani.
All’ascolto, si evidenzia la forza e la vitalità che si nascondono dietro al
ritmo e ai versi della canzone popolare “obbligata “.
Basti pensare ai “Carmina Triumphalia” (altro riferimento all’antica
Roma), che oggi sono documenti non trascurati di un tempo e di
un’atmosfera.
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Propaganda e musica popolare sono infatti il termometro delle atmosfere,
della false credenze e dei sentimenti che impregnano una determinata
epoca.
Giovinezza
Esiste in varie versioni, prima canzone degli arditi, poi, modificata, inno del Fascismo.
Salve, o popolo d’eroi
salve, o Patria immortale!
Son rinati i figli tuoi
con la Fe’ nell’Ideale.
Il valor dei tuoi guerrieri,
la virtù dei pionieri,
la vision de l’Alighieri
oggi brilla in tutti i cuor.
Giovinezza, giovinezza,
primavera di bellezza,
della vita nell’asprezza
il tuo canto squilla e va!
Dell’Italia nei confini
son rifatti gli italiani,
li ha rifatti Mussolini
per la guerra di domani.
Per la gioia del lavoro,
per la pace e per l’alloro,
per la gogna di coloro
che la Patria rinnegar.
Giovinezza, giovinezza,
primavera di bellezza,
della vita nell’asprezza
il tuo canto squilla e va!
I poeti e gli artigiani,
i signori e i contadini,
con l’orgoglio d’italiani
giuran fede a Mussolini.
Non v’è povero quartiere
che non mandi le sue schiere,
che non spieghi le Bandiere
del Fascismo redentor.
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Giovinezza, giovinezza,
primavera di bellezza,
della vita nell’asprezza
il tuo canto squilla e va!
E per Benito Mussolini: Eja, eja, alalà!
Faccetta Nera
Se tu dall'altipiano guardi il mare,
Moretta che sei schiava fra gli schiavi,
Vedrai come in un sogno tante navi
E un tricolore sventolar per te.
Faccetta nera,
Bell'abissina
Aspetta e spera
Che già l'ora si avvicina!
quando saremo
Insieme a te,
noi ti daremo
Un'altra legge è un altro Re.
La legge nostra è schiavitù d'amore,
il nostro motto è LIBERTÀ e DOVERE,
vendicheremo noi CAMICIE NERE,
Gli eroi caduti liberando te!
Faccetta nera,
Bell'abissina
Aspetta e spera
Che già l'ora si avvicina!
quando saremo
Insieme a te,
noi ti daremo
Un'altra legge è un altro Re.
Faccetta nera, piccola abissina,
ti porteremo a Roma, liberata.
Dal sole nostro tu sarai baciata,
Sarai in Camicia Nera pure tu.
Faccetta nera,
Sarai Romana
La tua bandiera
sarà sol quella italiana!
Noi marceremo
Insieme a te
E sfileremo avanti al DUCE
E avanti al Re!
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FISCHIA IL VENTO
Fischia il vento urla la bufera
scarpe rotte e pur bisogna andar
a conquistare la rossa primavera
dove sorge il sol dell'avvenir
...a conquistare la rossa primavera
dove sorge il sol dell'avvenir
Ogni contrada è patria del ribelle
ogni donna a lui dona un sospir
nella notte lo guidano le stelle
forte il cuor e il braccio nel colpir
...nella notte lo guidano le stelle
forte il cuor e il braccio nel colpir
E se ci coglie la crudele morte
dura vendetta verrà dal partigian
ormai sicura è già la dura sorte
del fascista vile traditor
...ormai sicura è già la dura sorte
del fascista vile traditor
Cessa il vento, calma è la bufera
torna a casa il fiero partigian
sventolando la rossa sua bandiera
vittoriosi, e alfin liberi siam!
...sventolando la rossa sua bandiera
vittoriosi, e alfin liberi siam!
Bella Ciao
Una mattina mi sono svegliato,
O bella ciao, bella ciao,
Bella ciao, ciao, ciao,
Una mattina mi sono svegliato,
E ho trovato l'invasor.
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2. O partigiano portami via,
O bella ciao, bella ciao,
Bella ciao, ciao, ciao,
O partigiano portami via,
Che mi sento di morir.
3. E so io muoio da partigiano,
O bella ciao, bella ciao,
Bella ciao, ciao, ciao,
E so io muoio da partigiano,
Tu mi devi seppellir.
4. Mi seppellisci lassù in montagna
O bella ciao, bella ciao,
Bella ciao, ciao, ciao,
Mi seppelisci lassù in montagna
Sotto l'ombra di un bel fior.
5. Tutte le genti che passeranno
O bella ciao, bella ciao,
Bella ciao, ciao, ciao,
Tutte le genti che passeranno
Mi diranno «che bel fior!».
6. E questo è il fiore del partigiano
O bella ciao, bella ciao,
Bella ciao, ciao, ciao,
E questo è il fiore del partigiano
Morto per la Liberta.
GAM gam
“GAM gam” è stata cantata in lingua
ebraica.
È la colonna sonora del film: “Jona che visse nella balena” e dice così:
gam gam gam ki elekh
be be ge tzalmavet
lo lo lo ira ra’
ki atta’ imadi’ (2 volte)
shivtekha umishantecha
hema
hema inaktamuni’
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La musica è stata composta da Joseph Brody e le parole sono quelle di
un salmo; che si recita tradizionalmente prima del “Kiddush” la santificazione
della cena del venerdì sera.
È una musica triste, ma nello stesso tempo molto dolce, che trasmette la malinconia
di un popolo perseguitato, ma anche la sua speranza.
SALMO 23
David compose questo salmo mentre fuggiva dal re Shau'l. Davi'd si era nascosto in una
desolata foresta. Ma Dio non si dimentico' di lui, e irrigo' questa foresta con una rugiada dal
sapore del mondo a venire, rendendo cosi' commestibili anche l'erba e le foglie (come racconta
un Midrash). Davi'd qui ricorda come Dio avesse nutrito Israele per quaranta anni nel deserto.
Si recita questo salmo prima della benedizione del pane. L'Ari' spiega la connessione tra il
salmo 23 e il pasto: il salmo contiene 57 parole, equivalente numerico della parola in ebraico
"nutrimento". Pertanto - secondo la tradizione - coloro che recitano questo salmo saranno
benedetti con l'abbondanza.
Salmo di Davi'd. Hashe'm e' il mio pastore, e nulla mi manca. Su verdi prati mi fara'
riposare; mi guidera' lungo acque tranquille. Egli ristorera' la mia anima, mi condurra' per retti
sentieri, in grazia del suo nome. Anche se dovessi andare nella valle dell'ombra
della morte, non temero' alcun male, perché Tu sei con me, e la tua verga e il tuo
bastone mi danno conforto. Tu mi hai apparecchiato la mensa, a dispetto dei miei nemici; Tu
hai unto con l'olio il mio capo, e hai fatto traboccare il mio calice. Sicuramente la tua bonta' e
la tua carita' mi seguiranno tutti i giorni della mia vita, e io soggiornero' nella casa di Hashe'm
per lunghi anni.
GAM GAM GAM KI ELECH
BE BEGHE TZALMAVET
LO LO LO IRA RA KI ATTA IMMADI *
* anche se dovessi andare nella valle dell'ombra della morte
non temerò alcun male perché Tu sei con me
(dalla canzone dei bimbi nel lager in "Jona che visse nella balena", film di R. Faenza, ispirato al
romanzo autobiografico di Jona Oberski "Anni d'infanzia")
I cattivi sentimenti non ammettono mai di essere
ciò che realmente sono, semplicemente cattivi
sentimenti, ma pretendono di essere nel giusto
con mille e mille ragioni.
Proprio il 27 gennaio del 1945 i russi entrarono nel campo di concentramento polacco di Auschwitz,
liberando i pochi prigionieri sopravvissuti.
Tra le diverse iniziative programmate quest'anno nella Giornata della Shoah (Memoria), ho scelto di parlarvi
di quella organizzata a Bari, dove è stata eseguita, in collaborazione con l'Ufficio Scolastico Regionale per la
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Puglia e con l'essenziale patrocinio di Regione Puglia, Comune e Provincia di Bari, l'opera per ragazzi
Brundibàr del compositore cecoslovacco Hans Kràsa (1899-1944), su libretto di Adolf Hoffmeister.
Premessa storica: il ghetto di Terezìn
Terezìn (Theresienstadt) era in origine un complesso militare fortificato a forma di stella, distante
60 km. Praga; costruito da ingegneri militari italiani tra il 1780 ed il 1790 per volontà
dell'imperatore Giuseppe II, in memoria della madre Maria Teresa d'Austria, a difesa dell'impero
Asburgico.
Verso il 1880 fu abbandonata dalla guarnigione militare che vi prestava servizio e venne quindi
abitata da civili. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu scelta da Reinard Heydrich, capo della
R.S.H.A. (Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich) e da Adolf Eichmann, capo di una sezione
della Gestapo, quale ghetto ebraico e campo di transito per la deportazione verso l'Europa orientale,
in un primo momento dei soli ebrei cecoslovacchi, ed in seguito anche per quelli provenienti da
Germania, Austria, Paesi Bassi, Danimarca, Ungheria e Slovacchia.
Isolata dal filo spinato e circondata da un fossato nel quale confluivano le acque dei fiumi Làbe e
Ohre, Terezìn era organizzata in costruzioni di mattone e celle sotterranee.
A poca distanza da essa si trovava la Piccola Fortezza, una costruzione fortificata che nel giugno
1940 servì come alloggio per gli ufficiali delle SS e come prigione della Gestapo di Praga per i
detenuti politici.
Tra il 1940 ed il 1945 vi furono imprigionati 27.000 uomini e 5.000 donne. Il 24 novembre 1941
iniziarono le deportazioni verso la città di Terezìn. Costruita per "sole" 7.000 persone questa
struttura giunse ad ospitarne quasi…60.000 (mostruoso!)
Dei 139.654 Ebrei ivi detenuti - tra cui ben 15.000 bambini, di cui solo 1600 sopravvissuti - furono
trasferiti verso i Campi di sterminio, mentre 33.419 perirono per malattia o inedia; soltanto 20.000
sopravvissero (…)
Terezin dotata di 9 sub-campi, assunse per il regime nazionalsocialista tedesco la triplice funzione
di campo di transito, di sterminio e di propaganda.
Lo stesso regime presentò Terezìn al Convegno Internazionale addirittura come ghetto modello nel
quale gli Ebrei non erano considerati prigionieri, bensì ospiti (?!) di una piccola città autogestita da
uno Judenrat e nella quale si poteva vivere in condizioni dignitose, con un'attività lavorativa e
persino una propria moneta.
Inoltre, le autorità tedesche del Campo stimolarono i deportati a proseguire le loro attività ricreative
e d'aggregazione sociale, facilitandone altresì l'organizzazione.
A tale proposito venne autorizzata una visita della Croce Rossa Internazionale, che allarmata dalle
voci di uccisioni di massa perpetrate in Europa orientale, chiese ed ottenne di poter visitare un
Campo per verificarne le condizioni igienico-umanitarie.
Il 23 giugno 1944 gli ispettori della Croce Rossa visitarono una parte di Terezìn, accuratamente
rimessa a nuovo nei mesi precedenti la visita (prigionieri, infermi ed invalidi furono per ovvie
ragioni nascosti ed obbligati a non farsi vedere); inoltre assistettero alla rappresentazione
dell'operina per ragazzi e orchestra di Hans Kràsa, Brundibàr. In tale occasione fu anche realizzato
un cortometraggio di propaganda intitolato Der Führer schenkt den Juden eine Stadt ("Il Führer
dona una città agli Ebrei").
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Testimonianza: valore e significato della musica nei lager
Jacques Stroumsa
Violinista ad Auschwitz
Nato a Salonicco nel 1913, da genitori ebrei sefarditi, laureato in ingegneria e
diplomato in violino in Francia, è stato deportato ad Auschwitz nell’aprile 1943,
dove per un mese ha suonato nell’orchestra maschile di Birkenau. Trasferito
succes-sivamente nel campo principale, è riuscito a sopravvivere lavorando
presso l’ufficio di progettazione tecnica. Evacuato nel gennaio 1945 a
Mauthausen, è stato liberato l’8 maggio 1945 nel sottocampo di Gusen II.
Dopo un lungo periodo trascorso in Francia, sul finire degli anni ’60 si è
stabilito a Gerusalemme, dove tuttora abita.
La storia di Jacques Stroumsa, classe 1913, potrebbe essere quella dall'esito tragico di tanti ebrei vissuti in Europa
durante la Seconda Guerra Mondiale ma la cui salvezza finale, come per il pianista raccontato da Polanski, è in qualche
modo legata alla musica, alla sua capacità di suonare il violino, da amateur, come lui stesso si definisce, nonché dalle
sue competenze di ingegnere. Perciò fu subito ingaggiato nell'orchestra di Birkenau, dato che in ogni campo, anche se
è difficile immaginarlo, veniva allestita un'orchestra di prigionieri, in un perverso echeggiare di una colonna sonora
fatta di marce, dei grandi capolavori di Mozart, Beethoven e dei canti di lavoro dei prigionieri.
Stroumsa (che venne deportato con tutta la famiglia) racconta di quando
scese dal treno col violino nella mano sinistra e nella destra la mano di sua
moglie Nora. Immediatamente una SS lo colpì prima sull’uno e poi sull’altro
avambraccio, sequestrandogli il violino. Ma quando dichiarò di saper suonare lo
strumento, Jacques venne inserito nell’orchestra del campo che aveva il
compito di suonare per la marcia che accompagnava l’uscita dei prigionieri dal
campo.
Mostra evidente il suo tatuaggio sul braccio, il numero 121 097, perché dal momento dell'entrata nel campo "Noi non
eravamo più uomini, eravamo stücken, cose perché avevamo perduto non solo il diritto di essere persone, ma anche il
nome: c'è un numero e questo numero è inciso nel sangue!".
Il momento della "selezione" da parte di un SS
"Quando suonai il concerto in la maggiore di Mozart, dopo 10 minuti mi disse: basta io ti ammiro suoni benissimo, ti
condono la mia intenzione di bastonarti, perché anch'io sono musicista, sono pianista".
Ma in quell'atmosfera, com'era possibile e perché i tedeschi organizzarono in maniera così capillare
l'attività musicale nei lager?
"Le SS erano crudeli, erano banditi, non erano umani. Niente era umano, ma non erano stupide e gli uomini con la
musica dimenticavano".
Da un’intervista al violinista di
Auschwitz:
Dopo il nostro arrivo al campo di Birkenau e la scomparsa di mia
moglie e dei miei genitori, fu la musica che mi permise di non
soccombere alla disperazione, perché un uomo senza speranza era già
un uomo morto. La musica mi permise di sopportare l’insopportabile.
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Malgrado il dolore mi ritrovai nel mio elemento. La mattina si
suonavano delle marce mentre le squadre uscivano per il lavoro. Poi si
restava soli e si suonava musica classica.
Grazie alla musica non sono morto moralmente.
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