1. Canti del periodo fascista 83 2. Canti della Resistenza 3. Canto dei Lager: GAM GAM 87 4. Valore e significato della musica 91 89 ICS”E. Armaforte”- Altofonte Progetto Europeo Comenius “Il dovere della Memoria: la lotta non è mai finita!” Incontro di Progetto: Polonia dal 16 al 20/05/05 Index 1. Introduzione ai Canti del Fascismo 2. Canti del Fascismo: Giovinezza, Faccetta Nera. Canti dei Partigiani: Fischia il vento, Bella Ciao 3. GamGam: canzone dei bimbi nel lager in "Jona che visse nella balena", film di R. Faenza, ispirato al romanzo autobiografico di Jona Oberski "Anni d'infanzia". 1 4. Salmo di Davide n° 23. 5. Il ghetto di Terezin e il Brundibar: opera composta dai prigionieri nei lager, per ordine delle SS. 6. Testimonianza: valore e significato della musica nei lager. Canti del fascismo Tante sono le marcette composte durante il ventennio a scopo propagandistico del regime fascista per sottolineare le virtù marziali del popolo italiano. Si passa dalle più famose “Giovinezza “, “All’armi”; “Faccetta nera” alle meno note, meno orecchiabili destinate a sparire ben presto. Mediante una continua pubblicazione di nuovi motivi orecchiabili e dagli slogan facilmente riconducibili alle direttive del partito (intento propedeutico), il governo fascista cercava di catturare nuovi adepti o di difendere le scelte di politica estera italiana contro le “inique sanzioni” o l’invidia delle “demoplutocrazie”. Tra le righe di alcune canzoni di successo si possono leggere le direttive precise ordinate agli autori dal sistema di controllo del governo e dal Ministero della Propaganda Fascista. Dall’ardore guerriero della gioventù italica, alla vocazione imperiale del paese, in cui il fascismo non deve mai apparire imperialistico, ossia desideroso esclusivamente di espansione territoriale o predominio politico, bensì imperiale, cioè un naturale rappresentante di una forza morale e diffusiva di una nuova civiltà. In generale, comunque, al centro dei canti fascisti resta l’apologia del Capo; che si sa, aveva sempre ragione; l’innalzamento dell’onore a valore assoluto; la venerazione della bandiera emblema dell’identità e dell’ appartenenza. Sono tutte canzoni popolari che nascono talvolta da un sentimento diffuso, influenzato da un substrato mitologico e ideale che desse credito ai miti della patria e dell’eroe (l’antica Roma e il suo impero) presentandosi come il comune sentire degli italiani. All’ascolto, si evidenzia la forza e la vitalità che si nascondono dietro al ritmo e ai versi della canzone popolare “obbligata “. Basti pensare ai “Carmina Triumphalia” (altro riferimento all’antica Roma), che oggi sono documenti non trascurati di un tempo e di un’atmosfera. 2 Propaganda e musica popolare sono infatti il termometro delle atmosfere, della false credenze e dei sentimenti che impregnano una determinata epoca. Giovinezza Esiste in varie versioni, prima canzone degli arditi, poi, modificata, inno del Fascismo. Salve, o popolo d’eroi salve, o Patria immortale! Son rinati i figli tuoi con la Fe’ nell’Ideale. Il valor dei tuoi guerrieri, la virtù dei pionieri, la vision de l’Alighieri oggi brilla in tutti i cuor. Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza, della vita nell’asprezza il tuo canto squilla e va! Dell’Italia nei confini son rifatti gli italiani, li ha rifatti Mussolini per la guerra di domani. Per la gioia del lavoro, per la pace e per l’alloro, per la gogna di coloro che la Patria rinnegar. Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza, della vita nell’asprezza il tuo canto squilla e va! I poeti e gli artigiani, i signori e i contadini, con l’orgoglio d’italiani giuran fede a Mussolini. Non v’è povero quartiere che non mandi le sue schiere, che non spieghi le Bandiere del Fascismo redentor. 3 Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza, della vita nell’asprezza il tuo canto squilla e va! E per Benito Mussolini: Eja, eja, alalà! Faccetta Nera Se tu dall'altipiano guardi il mare, Moretta che sei schiava fra gli schiavi, Vedrai come in un sogno tante navi E un tricolore sventolar per te. Faccetta nera, Bell'abissina Aspetta e spera Che già l'ora si avvicina! quando saremo Insieme a te, noi ti daremo Un'altra legge è un altro Re. La legge nostra è schiavitù d'amore, il nostro motto è LIBERTÀ e DOVERE, vendicheremo noi CAMICIE NERE, Gli eroi caduti liberando te! Faccetta nera, Bell'abissina Aspetta e spera Che già l'ora si avvicina! quando saremo Insieme a te, noi ti daremo Un'altra legge è un altro Re. Faccetta nera, piccola abissina, ti porteremo a Roma, liberata. Dal sole nostro tu sarai baciata, Sarai in Camicia Nera pure tu. Faccetta nera, Sarai Romana La tua bandiera sarà sol quella italiana! Noi marceremo Insieme a te E sfileremo avanti al DUCE E avanti al Re! 4 FISCHIA IL VENTO Fischia il vento urla la bufera scarpe rotte e pur bisogna andar a conquistare la rossa primavera dove sorge il sol dell'avvenir ...a conquistare la rossa primavera dove sorge il sol dell'avvenir Ogni contrada è patria del ribelle ogni donna a lui dona un sospir nella notte lo guidano le stelle forte il cuor e il braccio nel colpir ...nella notte lo guidano le stelle forte il cuor e il braccio nel colpir E se ci coglie la crudele morte dura vendetta verrà dal partigian ormai sicura è già la dura sorte del fascista vile traditor ...ormai sicura è già la dura sorte del fascista vile traditor Cessa il vento, calma è la bufera torna a casa il fiero partigian sventolando la rossa sua bandiera vittoriosi, e alfin liberi siam! ...sventolando la rossa sua bandiera vittoriosi, e alfin liberi siam! Bella Ciao Una mattina mi sono svegliato, O bella ciao, bella ciao, Bella ciao, ciao, ciao, Una mattina mi sono svegliato, E ho trovato l'invasor. 5 2. O partigiano portami via, O bella ciao, bella ciao, Bella ciao, ciao, ciao, O partigiano portami via, Che mi sento di morir. 3. E so io muoio da partigiano, O bella ciao, bella ciao, Bella ciao, ciao, ciao, E so io muoio da partigiano, Tu mi devi seppellir. 4. Mi seppellisci lassù in montagna O bella ciao, bella ciao, Bella ciao, ciao, ciao, Mi seppelisci lassù in montagna Sotto l'ombra di un bel fior. 5. Tutte le genti che passeranno O bella ciao, bella ciao, Bella ciao, ciao, ciao, Tutte le genti che passeranno Mi diranno «che bel fior!». 6. E questo è il fiore del partigiano O bella ciao, bella ciao, Bella ciao, ciao, ciao, E questo è il fiore del partigiano Morto per la Liberta. GAM gam “GAM gam” è stata cantata in lingua ebraica. È la colonna sonora del film: “Jona che visse nella balena” e dice così: gam gam gam ki elekh be be ge tzalmavet lo lo lo ira ra’ ki atta’ imadi’ (2 volte) shivtekha umishantecha hema hema inaktamuni’ 6 La musica è stata composta da Joseph Brody e le parole sono quelle di un salmo; che si recita tradizionalmente prima del “Kiddush” la santificazione della cena del venerdì sera. È una musica triste, ma nello stesso tempo molto dolce, che trasmette la malinconia di un popolo perseguitato, ma anche la sua speranza. SALMO 23 David compose questo salmo mentre fuggiva dal re Shau'l. Davi'd si era nascosto in una desolata foresta. Ma Dio non si dimentico' di lui, e irrigo' questa foresta con una rugiada dal sapore del mondo a venire, rendendo cosi' commestibili anche l'erba e le foglie (come racconta un Midrash). Davi'd qui ricorda come Dio avesse nutrito Israele per quaranta anni nel deserto. Si recita questo salmo prima della benedizione del pane. L'Ari' spiega la connessione tra il salmo 23 e il pasto: il salmo contiene 57 parole, equivalente numerico della parola in ebraico "nutrimento". Pertanto - secondo la tradizione - coloro che recitano questo salmo saranno benedetti con l'abbondanza. Salmo di Davi'd. Hashe'm e' il mio pastore, e nulla mi manca. Su verdi prati mi fara' riposare; mi guidera' lungo acque tranquille. Egli ristorera' la mia anima, mi condurra' per retti sentieri, in grazia del suo nome. Anche se dovessi andare nella valle dell'ombra della morte, non temero' alcun male, perché Tu sei con me, e la tua verga e il tuo bastone mi danno conforto. Tu mi hai apparecchiato la mensa, a dispetto dei miei nemici; Tu hai unto con l'olio il mio capo, e hai fatto traboccare il mio calice. Sicuramente la tua bonta' e la tua carita' mi seguiranno tutti i giorni della mia vita, e io soggiornero' nella casa di Hashe'm per lunghi anni. GAM GAM GAM KI ELECH BE BEGHE TZALMAVET LO LO LO IRA RA KI ATTA IMMADI * * anche se dovessi andare nella valle dell'ombra della morte non temerò alcun male perché Tu sei con me (dalla canzone dei bimbi nel lager in "Jona che visse nella balena", film di R. Faenza, ispirato al romanzo autobiografico di Jona Oberski "Anni d'infanzia") I cattivi sentimenti non ammettono mai di essere ciò che realmente sono, semplicemente cattivi sentimenti, ma pretendono di essere nel giusto con mille e mille ragioni. Proprio il 27 gennaio del 1945 i russi entrarono nel campo di concentramento polacco di Auschwitz, liberando i pochi prigionieri sopravvissuti. Tra le diverse iniziative programmate quest'anno nella Giornata della Shoah (Memoria), ho scelto di parlarvi di quella organizzata a Bari, dove è stata eseguita, in collaborazione con l'Ufficio Scolastico Regionale per la 7 Puglia e con l'essenziale patrocinio di Regione Puglia, Comune e Provincia di Bari, l'opera per ragazzi Brundibàr del compositore cecoslovacco Hans Kràsa (1899-1944), su libretto di Adolf Hoffmeister. Premessa storica: il ghetto di Terezìn Terezìn (Theresienstadt) era in origine un complesso militare fortificato a forma di stella, distante 60 km. Praga; costruito da ingegneri militari italiani tra il 1780 ed il 1790 per volontà dell'imperatore Giuseppe II, in memoria della madre Maria Teresa d'Austria, a difesa dell'impero Asburgico. Verso il 1880 fu abbandonata dalla guarnigione militare che vi prestava servizio e venne quindi abitata da civili. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu scelta da Reinard Heydrich, capo della R.S.H.A. (Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich) e da Adolf Eichmann, capo di una sezione della Gestapo, quale ghetto ebraico e campo di transito per la deportazione verso l'Europa orientale, in un primo momento dei soli ebrei cecoslovacchi, ed in seguito anche per quelli provenienti da Germania, Austria, Paesi Bassi, Danimarca, Ungheria e Slovacchia. Isolata dal filo spinato e circondata da un fossato nel quale confluivano le acque dei fiumi Làbe e Ohre, Terezìn era organizzata in costruzioni di mattone e celle sotterranee. A poca distanza da essa si trovava la Piccola Fortezza, una costruzione fortificata che nel giugno 1940 servì come alloggio per gli ufficiali delle SS e come prigione della Gestapo di Praga per i detenuti politici. Tra il 1940 ed il 1945 vi furono imprigionati 27.000 uomini e 5.000 donne. Il 24 novembre 1941 iniziarono le deportazioni verso la città di Terezìn. Costruita per "sole" 7.000 persone questa struttura giunse ad ospitarne quasi…60.000 (mostruoso!) Dei 139.654 Ebrei ivi detenuti - tra cui ben 15.000 bambini, di cui solo 1600 sopravvissuti - furono trasferiti verso i Campi di sterminio, mentre 33.419 perirono per malattia o inedia; soltanto 20.000 sopravvissero (…) Terezin dotata di 9 sub-campi, assunse per il regime nazionalsocialista tedesco la triplice funzione di campo di transito, di sterminio e di propaganda. Lo stesso regime presentò Terezìn al Convegno Internazionale addirittura come ghetto modello nel quale gli Ebrei non erano considerati prigionieri, bensì ospiti (?!) di una piccola città autogestita da uno Judenrat e nella quale si poteva vivere in condizioni dignitose, con un'attività lavorativa e persino una propria moneta. Inoltre, le autorità tedesche del Campo stimolarono i deportati a proseguire le loro attività ricreative e d'aggregazione sociale, facilitandone altresì l'organizzazione. A tale proposito venne autorizzata una visita della Croce Rossa Internazionale, che allarmata dalle voci di uccisioni di massa perpetrate in Europa orientale, chiese ed ottenne di poter visitare un Campo per verificarne le condizioni igienico-umanitarie. Il 23 giugno 1944 gli ispettori della Croce Rossa visitarono una parte di Terezìn, accuratamente rimessa a nuovo nei mesi precedenti la visita (prigionieri, infermi ed invalidi furono per ovvie ragioni nascosti ed obbligati a non farsi vedere); inoltre assistettero alla rappresentazione dell'operina per ragazzi e orchestra di Hans Kràsa, Brundibàr. In tale occasione fu anche realizzato un cortometraggio di propaganda intitolato Der Führer schenkt den Juden eine Stadt ("Il Führer dona una città agli Ebrei"). 8 Testimonianza: valore e significato della musica nei lager Jacques Stroumsa Violinista ad Auschwitz Nato a Salonicco nel 1913, da genitori ebrei sefarditi, laureato in ingegneria e diplomato in violino in Francia, è stato deportato ad Auschwitz nell’aprile 1943, dove per un mese ha suonato nell’orchestra maschile di Birkenau. Trasferito succes-sivamente nel campo principale, è riuscito a sopravvivere lavorando presso l’ufficio di progettazione tecnica. Evacuato nel gennaio 1945 a Mauthausen, è stato liberato l’8 maggio 1945 nel sottocampo di Gusen II. Dopo un lungo periodo trascorso in Francia, sul finire degli anni ’60 si è stabilito a Gerusalemme, dove tuttora abita. La storia di Jacques Stroumsa, classe 1913, potrebbe essere quella dall'esito tragico di tanti ebrei vissuti in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale ma la cui salvezza finale, come per il pianista raccontato da Polanski, è in qualche modo legata alla musica, alla sua capacità di suonare il violino, da amateur, come lui stesso si definisce, nonché dalle sue competenze di ingegnere. Perciò fu subito ingaggiato nell'orchestra di Birkenau, dato che in ogni campo, anche se è difficile immaginarlo, veniva allestita un'orchestra di prigionieri, in un perverso echeggiare di una colonna sonora fatta di marce, dei grandi capolavori di Mozart, Beethoven e dei canti di lavoro dei prigionieri. Stroumsa (che venne deportato con tutta la famiglia) racconta di quando scese dal treno col violino nella mano sinistra e nella destra la mano di sua moglie Nora. Immediatamente una SS lo colpì prima sull’uno e poi sull’altro avambraccio, sequestrandogli il violino. Ma quando dichiarò di saper suonare lo strumento, Jacques venne inserito nell’orchestra del campo che aveva il compito di suonare per la marcia che accompagnava l’uscita dei prigionieri dal campo. Mostra evidente il suo tatuaggio sul braccio, il numero 121 097, perché dal momento dell'entrata nel campo "Noi non eravamo più uomini, eravamo stücken, cose perché avevamo perduto non solo il diritto di essere persone, ma anche il nome: c'è un numero e questo numero è inciso nel sangue!". Il momento della "selezione" da parte di un SS "Quando suonai il concerto in la maggiore di Mozart, dopo 10 minuti mi disse: basta io ti ammiro suoni benissimo, ti condono la mia intenzione di bastonarti, perché anch'io sono musicista, sono pianista". Ma in quell'atmosfera, com'era possibile e perché i tedeschi organizzarono in maniera così capillare l'attività musicale nei lager? "Le SS erano crudeli, erano banditi, non erano umani. Niente era umano, ma non erano stupide e gli uomini con la musica dimenticavano". Da un’intervista al violinista di Auschwitz: Dopo il nostro arrivo al campo di Birkenau e la scomparsa di mia moglie e dei miei genitori, fu la musica che mi permise di non soccombere alla disperazione, perché un uomo senza speranza era già un uomo morto. La musica mi permise di sopportare l’insopportabile. 9 Malgrado il dolore mi ritrovai nel mio elemento. La mattina si suonavano delle marce mentre le squadre uscivano per il lavoro. Poi si restava soli e si suonava musica classica. Grazie alla musica non sono morto moralmente. 10