32-a5 20 N e parla anche Alberoni, noto psicologo, sul « Corriere della Sera »: « la colpa di questa abissale ignoranza, il non sapere a memoria una poesia se non quella che il cantastorie Fiorello ha musicato con versi del grande Carducci ma che per i nostri alunni è decisamente di Fiorello e solo di Fiorello...». Diceva dunque Alberoni «la colpa è di una concezione pedagogica che si è affermata negli ultimi 20/30 anni, secondo cui imparare delle cose a memoria è dannoso, è nozionismo. Nella scuola italiana, salvo poche eccezioni, non si impara a memoria più niente... Per imparare bisogna possedere uno schema logico entro cui collocare oggetti, fatti, accadimenti. Bisogna ricordare con assoluta precisione concetti, nomi, personaggi, altrimenti non si capisce nulla, non si ricorda nulla». Ricordare, ecco la nota dolente. Se non si è abituati, se non si è esercitati, ovvero se non si esercita o non si allena la memoria, la memoria fa cilecca e soprattutto non è pronta a soccorrerci. Non parliamo degli antichi stenografi in quanto si dice fossero migliaia e migliaia le sigle da apprendere, non essendovi sino a Tirone dei veri si- RIVISTA DEGLI STENOGRAFI RICORDIAMOCI DELLA MEMORIA di Emilio Catanese stemi stenografici (anzi tachigraf ici)! e anche dopo e fino ai tempi nostri se pure in numero di gran lunga inferiore col G.N. e, in fondo anche col Meschini. Diciamo però che la memoria serve allo stenografo non tanto nella rilettura perché il professionista deve basarsi ADDIO A UN «RAGAZZO DEL ’99» Il 3 febbraio scorso, in una casa di riposo di Merate, dove era ricoverato da diversi anni, dapprima con la moglie, poi, purtroppo, solo, si è spento il più vecchio giornalista lombardo e il decano dei giornalisti stenografi italiani, Damiano Cumer. Era nato il 26 ottobre del 1899 ad Ala di Trento. «Ragazzo del ’99», al ritorno dal primo conflitto mondiale, era entrato come stenografo al «Corriere della Sera», svolgendo anche le mansioni di segretario di redazione della «Lettura» di Dino Buzzati ed Emilio Radius. Dopo la seconda guerra mondiale, si dimise dal «Corriere della Sera» per passare al «Corriere Lombardo», come redattore agli esteri. Terminò la sua attività professionale alla «Notte». Alla famiglia le più sincere condoglianze dell’ormai striminzito Gruppo Lombardo Giornalisti Stenografi e della nostra rivista. esclusivamente su quanto scritto dato che deve essere in grado di rileggere il proprio stenoscritto a distanza di tempo (o di far rileggere: chiarissimi gli stenoscritti di Crea che durante una mia brevissima sostituzione estiva di uno stenografo, al « Corriere », ebbi modo di battere insieme ai miei. Solo che i suoi stenoscritti derivavano da una velocità di 150 parole al minuto, i miei naturalmente da molto, molto meno). La memoria serve soprattutto quando l’oratore (con questo termine ormai desueto indichiamo chiunque venga stenografato) nella foga del suo dire accelera in chiusura di un periodo o nel punto più rilevante del discorso e allora la memoria soccorre per recuperare, eventuali parole sfuggite, nel successivo momento di sosta che permetterà a chi parla di riprendere fiato. Ritorniamo all’allenamento della memoria da farsi sin dalla scuola elementare ove si usavano diversi accorg imenti mnemonici perché gli alunni ricordassero con facilità ad esempio i nomi delle Alpi: Marittime, Cozie, Graie ecc. con la frase « ma con gran pena le reca giù»; o RIVISTA DEGLI STENOGRAFI il famoso « 30 giorni ha novembre ed april giugno e settembre...»; o ancora questa volta per i giocatori di poker «come quando fuori piove», per ricordare l’ordine di valore dei semi: cuori, quadri, fiori, picche; e chi ha fatto il ginnasio ha mai dimenticato? « spero, promitto, iuro, reggono l’infinito futuro », o ancora, e ce n’è per tutti: le «ossa di cane» che servono a ricordare i gas dell’aria: ossigeno, azoto, cripto, argo, neon, elio. E per finire: gobba a levante luna calante, gobba a ponente luna crescente o «il volume della sfera sai qual è 3/4 PIgreco r3 », ma l’elenco potrebbe continuare. Come si vede, da sempre vi fu il problema della memoria e il vanto di chi ricordasse di più. Esistono libri che parlano di mnemonica sin dai tempi antichi: da Simonide da Zoa che fu detto l’inventore dell’arte della memoria a San Concordio autori di un trattato sulla memoria artificiale, all’ « Ars memoriae » di Publicio o l’« Ars reminiscendi » di Giambattista Porta (1575); e tra coloro che ebbero una memoria formidabile tutti ricordano Pico della Mirandola nato nel 1463 e morto giovanissimo (1494), ma prima di lui: Origene Alessandrino (250) che a memoria citava tutti i testi antichi, il cieco Giovanni da Palestina (325) e il diacono Valente, che passavano per veri prodigi, e Papa Gregorio III e a tanti altri. Tanti e diversi gli autori 21 moderni ai giorni nostri cercano di offrirci possibilità di meglio, e molto, ricordare. Come si vede, da sempre ci fu il problema del ricordare. Esistono libri e libri, abbiamo detto, che insegnano, usando particolari tecniche, come procedere per meglio e più a lungo « tenere a mente». Ma in psicologia si dice ancora che uno dei mezzi è quello vecchio, della ripetizione, perché fa meglio imprimere nella mente un fatto, una data o altro. Noi crediamo che come al solito sia utile usare un allenamento particolare per esercitare la mente a ricordare, si tratti di poesie, periodi, numeri, figure di oggetti. Ma poiché a noi interessa il ricordo della parola parlata, un buon esercizio potrebbe essere quello del far ritenere un seguito di parole dettate (aventi naturalmente nesso logico, dapprima). Cominciando da due o tre o quattro per poi arrivare a un numero sempre maggiore. E per rifarmi a quanto ho appreso, ai miei tempi, al Magistero, ricorderò che questo era il metodo che usava con noi il dottor Andreini, direttore del Magistero, toscano, che era solito procedere con dettature a «strappo» facendo succedere a periodi detti a velocità normale, periodi sia pur brevi a velocità elevate. Sì che si era costretti ad accelerare la «manualità» ma soprattutto ad esercitare la comprensione e la memoria. CRONOLOGIA STENOGRAFICA NON SOLO ARIDE DATE MA STORIA DI IDEE E DI APOSTOLI « C hi avrà la pazienza di scorrere queste note di cronologia stenografica italiana, date con sobri accenni, perché questa è cronologia e non storia – scriveva Giuseppe Aliprandi nella sua introduzione – scorgerà, attraverso l’infittirsi delle notizie l’affermarsi graduale dell’idea stenografica». Iniziando dal 1806 (e non dal 1796) 1 e riprendendo soltanto le principali notizie in cadenza decennale è possibile offrire una « occhiata » al sorgere della richiesta di stenografia e del suo sviluppo fino al 1956. La «Cronologia», a suo tempo pubblicata dalla « Rivista », finisce infatti col 1962. Per degnamente onorare Giuseppe Aliprandi, del quale il 26 novembre dell’anno scorso è stato celebrato a Padova il centenario della nascita (v. R. d. S. n. 31), è però doveroso precisare che la miriade di notizie registrate dalla «Cronologia» formano nel loro complesso un vasto «affresco» dalla cui lettura emerge una visione storica della rinascita della stenografia in Italia, del suo insegnamento, della sua diffusione, dei suoi «apostoli», dei suoi impieghi e dei suoi professionisti. Anziché della elaborazione di uno stenografo, la «Cronologia» dell’Aliprandi meriterebbe il paziente lavoro di analisi e sintesi di uno storiografo capace di interpretarla e trascriverla in una narrazione che faccia comprendere l’importanza culturale, sociale ed economica avu- 1 La «Cronologia» inizia con la seguente notizia: «1796, 15 maggio: i Francesi entrano a Milano », e finisce, secondo quanto pubblicato sulla « Rivista», col 1962, riportando ben 34 notizie.