ricordiamoci della memoria

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e parla anche Alberoni, noto psicologo, sul « Corriere della
Sera »: « la colpa di questa
abissale ignoranza, il non
sapere a memoria una poesia se non quella che il cantastorie Fiorello ha musicato con versi del grande Carducci ma che per i nostri
alunni è decisamente di
Fiorello e solo di Fiorello...».
Diceva dunque Alberoni
«la colpa è di una concezione pedagogica che si è affermata negli ultimi 20/30
anni, secondo cui imparare
delle cose a memoria è dannoso, è nozionismo. Nella
scuola italiana, salvo poche
eccezioni, non si impara a
memoria più niente... Per
imparare bisogna possedere
uno schema logico entro cui
collocare oggetti, fatti, accadimenti. Bisogna ricordare con assoluta precisione concetti, nomi, personaggi, altrimenti non si capisce nulla, non si ricorda
nulla».
Ricordare, ecco la nota
dolente. Se non si è abituati, se non si è esercitati, ovvero se non si esercita o non si allena la memoria, la memoria fa cilecca e soprattutto non è
pronta a soccorrerci.
Non parliamo degli antichi stenografi in quanto
si dice fossero migliaia e
migliaia le sigle da apprendere, non essendovi
sino a Tirone dei veri si-
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
RICORDIAMOCI
DELLA
MEMORIA
di Emilio Catanese
stemi stenografici (anzi
tachigraf ici)! e anche
dopo e fino ai tempi nostri se pure in numero di
gran lunga inferiore col
G.N. e, in fondo anche
col Meschini.
Diciamo però che la memoria serve allo stenografo non tanto nella rilettura perché il professionista deve basarsi
ADDIO A UN «RAGAZZO DEL ’99»
Il 3 febbraio scorso, in una casa di riposo di
Merate, dove era ricoverato da diversi anni,
dapprima con la moglie, poi, purtroppo, solo,
si è spento il più vecchio giornalista lombardo
e il decano dei giornalisti stenografi italiani,
Damiano Cumer. Era nato il 26 ottobre del
1899 ad Ala di Trento. «Ragazzo del ’99», al
ritorno dal primo conflitto mondiale, era
entrato come stenografo al «Corriere della
Sera», svolgendo anche le mansioni di segretario di redazione della «Lettura» di Dino Buzzati ed Emilio Radius.
Dopo la seconda guerra mondiale, si dimise
dal «Corriere della Sera» per passare al «Corriere Lombardo», come redattore agli esteri.
Terminò la sua attività professionale alla «Notte».
Alla famiglia le più sincere condoglianze dell’ormai striminzito Gruppo Lombardo Giornalisti Stenografi e della nostra rivista.
esclusivamente su quanto scritto dato che deve
essere in grado di rileggere il proprio stenoscritto a distanza di tempo (o
di far rileggere: chiarissimi gli stenoscritti di Crea
che durante una mia brevissima sostituzione estiva di uno stenografo, al
« Corriere », ebbi modo
di battere insieme ai
miei. Solo che i suoi stenoscritti derivavano da
una velocità di 150 parole al minuto, i miei naturalmente da molto, molto meno).
La memoria serve soprattutto quando l’oratore (con questo termine
ormai desueto indichiamo chiunque venga stenografato) nella foga del
suo dire accelera in chiusura di un periodo o nel
punto più rilevante del
discorso e allora la memoria soccorre per recuperare, eventuali parole
sfuggite, nel successivo
momento di sosta che
permetterà a chi parla di
riprendere fiato.
Ritorniamo all’allenamento della memoria da
farsi sin dalla scuola elementare ove si usavano
diversi accorg imenti
mnemonici perché gli
alunni ricordassero con
facilità ad esempio i
nomi delle Alpi: Marittime, Cozie, Graie ecc.
con la frase « ma con
gran pena le reca giù»; o
RIVISTA DEGLI STENOGRAFI
il famoso « 30 giorni ha
novembre ed april giugno e settembre...»; o ancora questa volta per i
giocatori di poker «come
quando fuori piove», per
ricordare l’ordine di valore dei semi: cuori, quadri,
fiori, picche; e chi ha fatto il ginnasio ha mai dimenticato? « spero, promitto, iuro, reggono l’infinito futuro », o ancora,
e ce n’è per tutti: le «ossa
di cane» che servono a ricordare i gas dell’aria: ossigeno, azoto, cripto,
argo, neon, elio. E per finire: gobba a levante
luna calante, gobba a ponente luna crescente o «il
volume della sfera sai
qual è 3/4 PIgreco r3 »,
ma l’elenco potrebbe
continuare.
Come si vede, da sempre
vi fu il problema della
memoria e il vanto di chi
ricordasse di più. Esistono libri che parlano di
mnemonica sin dai tempi
antichi: da Simonide da
Zoa che fu detto l’inventore dell’arte della memoria a San Concordio
autori di un trattato sulla
memoria artificiale, all’
« Ars memoriae » di Publicio o l’« Ars reminiscendi » di Giambattista
Porta (1575); e tra coloro
che ebbero una memoria
formidabile tutti ricordano Pico della Mirandola
nato nel 1463 e morto
giovanissimo (1494), ma
prima di lui: Origene
Alessandrino (250) che a
memoria citava tutti i testi antichi, il cieco Giovanni da Palestina (325) e
il diacono Valente, che
passavano per veri prodigi, e Papa Gregorio III e a
tanti altri.
Tanti e diversi gli autori
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moderni ai giorni nostri
cercano di offrirci possibilità di meglio, e molto,
ricordare.
Come si vede, da sempre
ci fu il problema del ricordare. Esistono libri e
libri, abbiamo detto, che
insegnano, usando particolari tecniche, come
procedere per meglio e
più a lungo « tenere a
mente».
Ma in psicologia si dice
ancora che uno dei mezzi è quello vecchio, della
ripetizione, perché fa
meglio imprimere nella
mente un fatto, una data
o altro.
Noi crediamo che come
al solito sia utile usare un
allenamento particolare
per esercitare la mente a
ricordare, si tratti di poesie, periodi, numeri, figure di oggetti. Ma poiché a
noi interessa il ricordo
della parola parlata, un
buon esercizio potrebbe
essere quello del far ritenere un seguito di parole
dettate (aventi naturalmente nesso logico, dapprima). Cominciando da
due o tre o quattro per
poi arrivare a un numero
sempre maggiore.
E per rifarmi a quanto ho
appreso, ai miei tempi, al
Magistero, ricorderò che
questo era il metodo che
usava con noi il dottor
Andreini, direttore del
Magistero, toscano, che
era solito procedere con
dettature a «strappo» facendo succedere a periodi detti a velocità normale, periodi sia pur brevi a
velocità elevate. Sì che si
era costretti ad accelerare la «manualità» ma soprattutto ad esercitare la
comprensione e la memoria.
CRONOLOGIA STENOGRAFICA
NON SOLO
ARIDE DATE
MA STORIA
DI IDEE
E DI APOSTOLI
«
C
hi avrà la pazienza di scorrere queste note di cronologia stenografica italiana, date con sobri accenni, perché questa è
cronologia e non storia
– scriveva Giuseppe Aliprandi nella sua introduzione – scorgerà, attraverso l’infittirsi delle
notizie l’affermarsi graduale dell’idea stenografica».
Iniziando dal 1806 (e
non dal 1796) 1 e riprendendo soltanto le principali notizie in cadenza decennale è possibile offrire una « occhiata » al sorgere della richiesta di stenografia e
del suo sviluppo fino al
1956. La «Cronologia»,
a suo tempo pubblicata
dalla « Rivista », finisce
infatti col 1962.
Per degnamente onorare Giuseppe Aliprandi,
del quale il 26 novembre dell’anno scorso è
stato celebrato a Padova il centenario della
nascita (v. R. d. S. n.
31), è però doveroso
precisare che la miriade
di notizie registrate dalla «Cronologia» formano nel loro complesso
un vasto «affresco» dalla cui lettura emerge
una visione storica della rinascita della stenografia in Italia, del suo
insegnamento, della
sua diffusione, dei suoi
«apostoli», dei suoi impieghi e dei suoi professionisti.
Anziché della elaborazione di uno stenografo,
la «Cronologia» dell’Aliprandi meriterebbe il
paziente lavoro di analisi e sintesi di uno storiografo capace di interpretarla e trascriverla in
una narrazione che faccia comprendere l’importanza culturale, sociale ed economica avu-
1 La «Cronologia» inizia con la
seguente notizia: «1796, 15 maggio: i Francesi entrano a
Milano », e finisce, secondo
quanto pubblicato sulla « Rivista», col 1962, riportando ben
34 notizie.
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